La Linea Meridiana della Certosa di San Martino a Napoli
La Linea Meridiana della Certosa di San Martino a Napoli
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LA LINEA MERIDIANA DELLA<br />
CERTOSA DI SAN MARTINO A NAPOLI<br />
<strong>di</strong> Nicola Severino<br />
Roccasecca, luglio 2007 www.nicolaseverino.it<br />
Tutte le foto sono <strong>di</strong> Nicola Severino
<strong>La</strong> certosa <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong> a <strong>Napoli</strong> è famosa, gnomonicamente parlando, per tre orologi solari ivi<br />
realizzati. Forse il più antico e più curioso è quello multiplo che abbiamo esaminato in un articolo<br />
pubblicato su questo sito nello scorso autunno; poi c’è la bella meri<strong>di</strong>ana italica del chiostro <strong>di</strong> cui<br />
rimane oggi solo lo gnomone, mentre la “perla” gnomonica è, a mio avviso, la linea meri<strong>di</strong>ana che<br />
si trova nel Quarto del Priore. Tale linea meri<strong>di</strong>ana è stata <strong>di</strong>menticata per secoli e ai giorni nostri è<br />
stata descritta solamente da Antonio Coppola nel suo bel libro Orologi Solari e Meri<strong>di</strong>ane a <strong>Napoli</strong>,<br />
e<strong>di</strong>to a <strong>Napoli</strong> da Arte Tipografica nel 2002. <strong>La</strong> linea meri<strong>di</strong>ana è famosa, ma stranamente non è<br />
stata mai oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o da parte <strong>di</strong> gnomonisti moderni. Eppure essa si trova in uno dei luoghi<br />
più belli del mondo dove i più illustri personaggi vi hanno soggiornato rimanendo letteralmente<br />
rapiti ed incantati dal fascino del più bel panorama del golfo <strong>di</strong> <strong>Napoli</strong>.<br />
Il Coppola ha dato una buona descrizione generale <strong>della</strong> meri<strong>di</strong>ana, alla quale ci rifaremo in questo<br />
articolo, inquadrandola nel suo insieme architettonico-decorativo definito, da egli stesso, “una tra le<br />
più alte espressioni del ‘700 napoletano”. <strong>La</strong> meri<strong>di</strong>ana è ricavata nella sala 33, dell’antica<br />
Biblioteca, e incastonata in un pavimento <strong>di</strong> riggiole in cotto maiolicato realizzato dall’artista<br />
napoletano Leonardo Chiaiese nel 1741. “Il Tafuri – scrive Coppola – la definì grande e<br />
meravigliosa con tutti i segni dello zo<strong>di</strong>aco <strong>di</strong>pinti nel levigato mattonato…”. Grande non <strong>di</strong>rei, nel<br />
senso che è <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni quasi piccole rispetto alle vere gran<strong>di</strong> meri<strong>di</strong>ane a “camera oscura”, più<br />
giustamente denominate “eliotropiche” dagli astronomi dell’epoca; meravigliosa si. E aggiungerei<br />
scientificamente all’altezza e forse migliore <strong>di</strong> altre linee meri<strong>di</strong>ane realizzate in luoghi <strong>di</strong> scienza <strong>di</strong><br />
primo piano. Una linea meri<strong>di</strong>ana, questa <strong>della</strong> <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong>, che può essere certamente<br />
annoverata tra le più belle d’Italia e tra le più complete.<br />
Dirò subito un particolare che stranamente è sfuggito al Coppola: l’autore <strong>di</strong> questa meravigliosa<br />
opera gnomonica che è Rocco Bova, come è <strong>di</strong>mostrato dalla sua stessa firma sotto l’anno 1772 in<br />
cui si conclusero i lavori <strong>di</strong> realizzazione del monumento. A <strong>di</strong>re il vero, nella mia visita non avevo<br />
notato che la meri<strong>di</strong>ana era firmata dall’autore. Me ne sono accorto solo in un secondo momento, a<br />
casa, analizzando minuziosamente le foto. <strong>La</strong> firma è molto sbia<strong>di</strong>ta e se la meri<strong>di</strong>ana in quel punto<br />
non viene esaminata da pochi centimetri <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza non ci si fa caso. Per questo motivo certamente<br />
non è stata vista prima. Infatti il Coppola ipotizza che l’autore poteva essere un monaco certosino<br />
avvalsosi dell’aiuto <strong>di</strong> Rocco Bovi già autore <strong>di</strong> un’altra linea meri<strong>di</strong>ana oggi scomparsa insieme<br />
all’e<strong>di</strong>ficio che la conteneva, cioè il Palazzo dell’Orsolone ai Camaldoli. <strong>La</strong> certezza <strong>della</strong> paternità<br />
viene solo oggi con l’analisi <strong>della</strong> foto che si rimette qui sotto e dove il nome <strong>di</strong> “Rocco Bovi <strong>di</strong><br />
Scilla”, ingran<strong>di</strong>to, è perfettamente leggibile.<br />
Nell’appen<strong>di</strong>ce è possibile leggere una breve biografia <strong>di</strong> Rocco Bovi tratta dal sito del Comune <strong>di</strong><br />
Scilla. Visto che la linea meri<strong>di</strong>ana reca due date principali, cioè il 1771 e 1772, è ipotizzabile che
esse in<strong>di</strong>chino l’inizio e il termine dei lavori <strong>di</strong> costruzione <strong>della</strong> stessa, così, il Bovi iniziò nel 1771<br />
per terminare le decorazioni delle lastre bronzee con la sua firma nel 1772. Può anche darsi che egli<br />
abbia verificato la precisione <strong>della</strong> meri<strong>di</strong>ana rispetto ai suoi calcoli con osservazioni quoti<strong>di</strong>ane a<br />
iniziare dal giorno del solstizio d’estate fino a quello invernale.<br />
Seguendo il testo <strong>di</strong> Coppola, si ha la seguente descrizione generale:<br />
“… le curve solstiziali sono realizzate con fasce <strong>di</strong> maioliche bianche e in<strong>di</strong>cate con<br />
SOLSTITIUM BRUMALE TROPISUC CAPRICORNI e TROPICUS CANCRI, mentre la retta<br />
equinoziale è in<strong>di</strong>cata con AEQUATOR. Verso l’esterno Sud <strong>della</strong> linea meri<strong>di</strong>ana, vi è quella<br />
che il Tafuri definisce bussola: si tratta <strong>di</strong> una elegante rosa a ventiquattro venti, in tarsia<br />
<strong>di</strong> marmo grigio e rame inserite in una lastra quadrata <strong>di</strong> marmo bianco; sulle parti in rame<br />
sono incisi i nomi dei venti. Al centro vi è una vaschetta con il bordo interno graduato che<br />
probabilmente conteneva un ago magnetico.<br />
In posizione simmetrica rispetto alla linea vi è un’altra rosa a trentadue venti <strong>di</strong> fattura<br />
identica alla precedente, ma senza vaschetta per la bussola, con l’in<strong>di</strong>cazione dei continenti<br />
Europa, Asia, Africa, America, e con la <strong>di</strong>rezione del Nord ruotata <strong>di</strong> 90°.<br />
<strong>La</strong> linea meri<strong>di</strong>ana è incisa su una striscia <strong>di</strong> rame incastonata tra due listelli <strong>di</strong> marmo<br />
bianco affiancati da altre due strisce sempre in bronzo, a loro volta delimitate da ulteriori<br />
due listelli <strong>di</strong> marmo bianco. Il tutto è definito da due fasce <strong>di</strong> maiolica a smalto <strong>di</strong> colore<br />
arancione alcune delle quali, sono decorate con le rappresentazioni zo<strong>di</strong>acali e con la<br />
datazione dei segni delle costellazioni. Sulle strisce <strong>di</strong> bronzo sono incise varie graduazioni<br />
relative alla semiluce <strong>di</strong>urna espressa in ore e minuti con possibilità <strong>di</strong> determinare per<br />
ogni giorno l’ora dell’alba e del tramonto, l’altezza e la declinazione del sole.<br />
Sono in<strong>di</strong>cati per i Giorni del Mese i cicli del Sole, ovvero l’epatta, la Lettera Domenicale, i<br />
gra<strong>di</strong> dell’eclittica, una scala geometrica ticonica, le ellissi apparenti nelle <strong>di</strong>mensioni<br />
assunte dall’imago del Sole al suo passaggio sulla <strong>Meri<strong>di</strong>ana</strong> ed altro….<br />
Il punto del solstizio d’estate cade a 1,10 m dal piede <strong>della</strong> verticale passante per il foro,<br />
mentre il punto iemale (solstizio d’inverno) cade a 7,26 m e il punto equinoziale a 3.02 m.”<br />
Il nome e la funzione <strong>di</strong> questa linea meri<strong>di</strong>ana è inciso nell’ellisse del Tropico del Capricorno dove<br />
si legge:<br />
MERIDIANA SEMITA AD FIXAS A VERTICE AD GR. 64 ET MIN. 30 IN SEPTENTR.<br />
BRUMALE SOLSTITIUM HABENS A DIE XXI MENSIS DECEMBRIS.<br />
Via meri<strong>di</strong>ana alle (stelle) fisse, dallo zenit fino a 64° 30’ verso settentrione. Il solstizio invernale si<br />
ha il giorno 21 del mese <strong>di</strong> Dicembre.<br />
<strong>La</strong> scritta in<strong>di</strong>ca la possibilità <strong>di</strong> osservare anche le stelle fisse che transitano al meri<strong>di</strong>ano su un<br />
arco <strong>di</strong> sfera celeste compreso tra lo zenit e 64° 30’. Ma per questo sarebbe necessario un secondo<br />
foro gnomonica situato sul lato opposto <strong>della</strong> linea meri<strong>di</strong>ana. Forse era solo in progetto e non fu<br />
realizzato.<br />
Questo frontespizio <strong>della</strong> meri<strong>di</strong>ana ci fa restare incantati per la sua semplicità e ricchezza <strong>di</strong><br />
dettagli che rivela quell’amore per il gusto e l’arte del suo costruttore, come il volto stilizzato, forse<br />
un piccolo autoritratto dello stesso Bovi, oppure il piccolo panorama del golfo con una barca a vela<br />
e i gabbiani, immagine poetica che esprime pace serenità, fino alla bella immagine del segno del<br />
Capricorno ad in<strong>di</strong>care che siamo nell’area <strong>della</strong> linea meri<strong>di</strong>ana delimitata dal solstizio invernale.<br />
Nella sua figura complessiva artistica, la linea meri<strong>di</strong>ana è adornata da due colonne stile classico<br />
(tipo ionico o dorico) rappresentate dalle due fasce bronzee che portano incise molte informazioni<br />
calendariali, le quali sono sormontate da un arco che delimita la parte finale <strong>della</strong> linea meri<strong>di</strong>ana<br />
nel solstizio invernale. Anche quest’arco è un calendario astronomico. Nel suo complesso quin<strong>di</strong>, il<br />
monumento gnomonico fu concepito anche con una maestria artistica oltre che tecnica, non<br />
certamente inferiore a molte altre linee meri<strong>di</strong>ane <strong>della</strong> sua epoca.
Nella prima immagine a sinistra si vede la parte finale <strong>della</strong> linea meri<strong>di</strong>ana. <strong>La</strong> scritta, riportata sopra, riproduce nel<br />
suo cerchio ovale l’immagine allungata del Sole nel giorno del solstizio invernale. All’interno l’ellise è decorata dal<br />
simbolo e <strong>di</strong>segno del Capricorno, dalla scritta Tropicus Capricorni, da un volto umano che sovrasta un piccolo<br />
panorama marittimo con barche a vela al <strong>di</strong> sotto del quale vi è riportato l’anno in cui fu terminata la linea meri<strong>di</strong>ana, il<br />
1772 e la firma dell’autore che è Rocco Bovi <strong>di</strong> Scilla. Nelle altre immagini sono due dettagli.
Descrizione <strong>della</strong> fascia con la linea meri<strong>di</strong>ana<br />
<strong>La</strong> linea meri<strong>di</strong>ana inizia sulla verticale del foro gnomonico eliotropico con un fregio <strong>di</strong> bronzo, poi<br />
uno stemma che sembra essere formato da due lettere e una croce che nell’insieme formerebbero le<br />
iniziali RB <strong>di</strong> Rocco Bovi. Poi da uno schema del “punctum perpen<strong>di</strong>culi”, cioè il punto in cui la<br />
verticale <strong>della</strong> bronzina interseca il piano del pavimento. Le tangenti delle <strong>di</strong>stanze del Sole dal<br />
prossimo solstizio (che in questo caso è quello estivo) l’arco semi<strong>di</strong>urno espresso in ore e minuti.<br />
Sulla linea è possibile vedere il crescere e il decrescere <strong>della</strong> durata del giorno chiaro in prossimità<br />
del passaggio del sole al meri<strong>di</strong>ano. Le <strong>di</strong>stanze delle piccole sud<strong>di</strong>visioni sono molto fitte verso la<br />
parte sud, in corrispondenza del solstizio estivo, e molto <strong>di</strong>latate vicino al solstizio invernale.<br />
Avvicinandosi all’inizio <strong>della</strong> linea meri<strong>di</strong>ana “funzionale”, cioè dove inizia il solstizio estivo che si<br />
trova a 1.10 metri dal punto <strong>della</strong> verticale dello gnomone, si vedono incisi sulla lastra (che fin qui è<br />
ancora una sola) sei cerchi 4 dei quali si <strong>di</strong>stinguono bene per mezzo del simbolo che ne in<strong>di</strong>ca il<br />
pianeta, cioè Mercurio, Venere, Marte e Saturno. Gli altri e due in<strong>di</strong>cano probabilmente la Terra e la<br />
Luna.<br />
L’inizio <strong>della</strong> linea meri<strong>di</strong>ana in corrispondenza del “punctum perpen<strong>di</strong>culi”
Dettaglio dell’inizio <strong>della</strong> lamina in cui si vede lo stemma del Bovi con le lettere RB e una croce<br />
Lo sviluppo <strong>della</strong> linea meri<strong>di</strong>ana fino all’inizio del solstizio estivo. Si vedono i sei cerchi <strong>di</strong> cui 4<br />
relativi ai pianeti.
In corrispondenza dell’ultimo cerchio la fascia <strong>della</strong> linea meri<strong>di</strong>ana viene accompagnata dalle altre<br />
due fasce esterne in prossimità del solstizio estivo. Bella anche la rappresentazione delle<br />
costellazioni, definite da piccole stelline, lungo la linea meri<strong>di</strong>ana in corrispondenza del periodo<br />
dell’anno in cui transitano a mezzanotte sul meri<strong>di</strong>ano locale.<br />
Sotto: Le due fasce laterali che accompagnano quella centrale con la linea meri<strong>di</strong>ana ad iniziare<br />
dall’ellisse dell’immagine del sole nel solstizio d’estate.
Dal punto del solstizio estivo, localizzato con una ellisse <strong>di</strong> grandezza pari all’immagine <strong>della</strong><br />
macchia <strong>di</strong> luce solare prodotta dal foro gnomonico in quel punto, la linea meri<strong>di</strong>ana viene<br />
affiancata dalle altre due fasce che rappresentano artisticamente due colonne su un pie<strong>di</strong>stallo che<br />
poi vanno a chiudersi ad arco nella parte finale dello strumento. Ognuna <strong>di</strong> esse riporta 5<br />
informazioni calendariali le quali sono:<br />
TANGENTES DISTANTIARUM SOLIS A PROXIMO AEQUINOCTIO<br />
DIES MENSIUM<br />
EPACTA SIVE CYCLUS SOLIS<br />
LITTERAE DOMINICALES<br />
GRADUS ECLIPTICAE<br />
L’ellisse dell’imago del sole, rappresentata artisticamente come un sole dai raggi fiammanti, riporta<br />
invece le seguenti scritte:<br />
SIGNA ZODIACI DESCENDENTIA – CANCRI TROPICUM JUNII DIE XXII<br />
SIGNA ZODIACI ASCENDENTIA – AESTIVUM SOLSTITIUM<br />
Inoltre è presente il simbolo, il <strong>di</strong>segno del segno del Cancro e alcune casette.
L’arco (foto sotto) che collega le due colonne esterne alla linea meri<strong>di</strong>ana, costituisce la parte finale<br />
dello strumento e raccoglie in 7 fasce, sette tabelle calendariali presumibilmente per il calcolo <strong>della</strong><br />
data <strong>della</strong> Pasqua. <strong>La</strong> prima fascia in alto è resa illeggibile nel lato sinistro dove c’è la scritta<br />
esplicativa, da una tavola <strong>di</strong> legno <strong>di</strong> calpestio. <strong>La</strong> scritta però dovrebbe essere sopperita con<br />
“Paschae Aprilis” in quanto vi sono i numeri da 1 a 25 che rappresentano l’intervallo <strong>di</strong> giorni<br />
massimo <strong>di</strong> aprile in cui può cadere la Pasqua nel mese <strong>di</strong> aprile. Sotto, parzialmente coperta, vi la è<br />
la fascia <strong>della</strong> Lettera Domenicale, quin<strong>di</strong> l’Epatta e una fascia più larga contenente i do<strong>di</strong>ci simboli<br />
zo<strong>di</strong>acali e quelli dei pianeti. Segue una fascia con l’intervallo <strong>di</strong> giorni minimo e massimo in cui<br />
può cadere la Pasqua nel mese <strong>di</strong> Marzo e la relativa Lettera Domenicale, con l’Epatta.<br />
Uno strumento completo quin<strong>di</strong>, non realizzato solo per ragioni <strong>di</strong> decorazione artistica, ma<br />
evidentemente con l’esigenza <strong>di</strong> avere uno strumento <strong>di</strong> calcolo astronomico-calendarialegnomonico<br />
<strong>di</strong> buona fattura, come se ne trovavano già a <strong>Napoli</strong>.
GALLERIA FOTOGRAFIA<br />
L’imago del Sole il 19 agosto e il 19 aprile quando è nella costellazione <strong>della</strong> Vergine e del Toro. Vi è<br />
rappresentato il “Bito Regnum”<br />
L’imago del Sole il 21 novembre e il 20 gennaio con i segni del Sagittario e Acquario<br />
Al centro vi è il golfo <strong>di</strong> <strong>Napoli</strong> con alcune barche
Una veduta d’insieme <strong>della</strong> stanza del Quarto del Priore con la linea meri<strong>di</strong>ana. Si nota la fascia del<br />
Solstizio invernale, Tropicus Capricorni che è realizzata come la normale linea <strong>di</strong> declinazione del<br />
solstizio invernale in un orologio orizzontale.
I SEGNI ZODIACALI DELLA LINEA MERIDIANA
LE COSTELLAZIONI A DECORAZIONE DELLA LINEA MERIDIANA
APPENDICE<br />
ROCCO BOVI<br />
Astronomo. Nacque il 7 agosto del 1743 da Francesco e Caterina Dieni. Lo zio Giuseppe<br />
notò subito le doti dell'ingegno del giovane Rocco e lo avviò agli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> lettere, matematica e<br />
me<strong>di</strong>cina. Entrato nel Seminario <strong>di</strong> Reggio Calabria allo scopo <strong>di</strong> continuare gli stu<strong>di</strong> intrapresi, fu<br />
allievo del Morisani; passato poi al Convento dei Minimi <strong>di</strong> S.Francesco da Paola dove perfezionò<br />
gli stu<strong>di</strong> delle scienze fu inviato infine a Bologna per intraprendere gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina. Prima <strong>di</strong><br />
partire alla volta <strong>di</strong> Bologna accadde un fatto singolare, per un omonimia con un ricercato accusato<br />
<strong>di</strong> un ferimento, fu coinvolto dalla giustizia in questa spiacevole vicenda e dopo aver chiarito<br />
l'equivoco cambiò il cognome in Bovi. Giunto a Bologna si de<strong>di</strong>cò agli stu<strong>di</strong> <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina, <strong>della</strong><br />
fisica, dell'astronomia e del calcolo. Qui scoprì che la sua passione riguardava proprio lo stu<strong>di</strong>o<br />
dell'astronomia tanto da "delineare quattro orologi solari ai quattro angoli <strong>della</strong> specula".<br />
Trasferitosi a Firenze, dove fu attratto dagli esperimenti <strong>di</strong> elettricità dell'Abate Fontana, fu socio<br />
dell'Accademia Fiorentina, degli Apatisti e <strong>di</strong> quella Botanica. Dopo il rifiuto <strong>di</strong> recarsi in Giappone<br />
per delle osservazioni astronomiche sul pianeta Venere, si recò a <strong>Napoli</strong> per assumere la cattedra <strong>di</strong><br />
fisica sperimentale nel Reale Collegio del Salvatore, giunto con gran ritardo trovò la cattedra già<br />
occupata e dovette accettare <strong>di</strong> insegnare matematica nel collegio <strong>di</strong> Salerno. Chiamato dal Priore<br />
<strong>della</strong> <strong>Certosa</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Martino</strong>, delineò sul pavimento <strong>della</strong> biblioteca <strong>della</strong> <strong>Certosa</strong> una meri<strong>di</strong>ana,<br />
compilando una memoria per il re Fer<strong>di</strong>nando IV. Nello stesso periodo si stava preparando la<br />
grande carta geografica del Regno ed il <strong>di</strong>rettore dell'opera Mons. Galliani, appresa la bravura del<br />
Bovi, gli affidò l'incarico <strong>di</strong> coa<strong>di</strong>uvare il geografo Giovanni Antonio Rizzi Zannoni. Agli inizi<br />
dell'800 elaborò un'altra meri<strong>di</strong>ana nel Monastero <strong>della</strong> Trinità <strong>della</strong> Cava.<br />
A causa del terremoto del 1783 moriva lo zio Giuseppe ed il Bovi era costretto a tornare nella natia<br />
Scilla per tutelare gli interessi <strong>della</strong> famiglia. Qui ebbe modo <strong>di</strong> dare un importante contributo<br />
all'Accademia Reale, che aveva inviato insieme con illustri scienziati il dotto scillese Antonio<br />
Minasi, suo famoso cugino, per stu<strong>di</strong>are i fenomeni causati dal <strong>di</strong>sastroso terremoto. Fece altrettanto<br />
allorché si recò in visita del fratello Mariano a Londra, dove mise in evidenza gli errori commessi<br />
dall'Hamilton nella relazione sul terremoto in Calabria.<br />
Stabilitosi definitivamente a Scilla, <strong>di</strong>venne Sindaco e profuse tutto il suo impegno per migliorare<br />
sia gli scambi commerciali sia per risolvere le numerose contese tra l'Università Scillese ed il<br />
Feudatario. E proprio per risolvere una lite con il Ruffo gli fu dato l'incarico <strong>di</strong> compilare la pianta<br />
topografica del territorio <strong>di</strong> Scilla. A lui si deve l'aver sostenuto e proposto l'importanza <strong>di</strong> un porto<br />
a Scilla, egli stesso presentò un progetto per la costruzione del porto, portandolo alla visione sia dei<br />
Sovrani <strong>di</strong> Francia che del Regno delle Due Sicilie, ma non gli fu dato ascolto. Soltanto alla fine del<br />
secolo un altro valente sindaco, Gaetano Minasi, riprese il progetto del Bova e sotto il regno <strong>di</strong><br />
Vittorio Emanuele II Scilla ebbe il su porto.<br />
Rocco Bova lasciò la sua vita terrena, ricca <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> e ben spesa per i posteri, il 27 giugno 1831.