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SCENDIAMO IN PIAZZA TAXE PERÇUE TRIESTE TASSA RISCOSSA ITALY “POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB TRIESTE” Iniziativa realizzata con il contributo del Governo italiano ai sensi della Legge 72/2001 L’ARENA DI POLA - Registrata presso il Tribunale di Trieste n. 1061 del 21.12.2002 ANNO LXI - 3260 - Mensile n. 4 del 30 aprile 2005 Fondato a Pola il 29.7.1945 - Organo dell’Associazione del “Libero Comune di Pola in Esilio” - Via Silvio Pellico, 2 - 34122 Trieste Direttore responsabile: Silvio Mazzaroli - Redazione: via Malaspina 1 - 34147 Trieste - Telefono e Fax 040.830294 Quote associative annuali per l’Italia: € 30 - Per le Americhe € 60 - Per l’Australia € 66 - da versare sul Conto Corrente Postale n. 38407722 intestato a L’Arena di Pola - Trieste Le copie non recapitate vanno restituite al CPO di Trieste per la restituzione al mittente previo pagamento resi SMETTIAMOLA DI FARCI PRENDERE E DI PRENDERCI IN GIRO di Silvio Mazzaroli Abbiamo sperato e pazientato; abbiamo creduto o, forse, solo finto di credere; abbiamo riposto in questo o quel politico la nostra fiducia, illudendoci che si sarebbe fatto garante dei nostri diritti. Coerenti con la nostra scelta di un tempo, ci siamo sempre comportati da cittadini rispettosi delle Istituzioni, infoltendo la schiera di quella benemerita “maggioranza silenziosa” che, forse perché sin troppo silenziosa, è sempre stata bastonata. E’ vero! Dopo quasi sessanta anni, abbiamo ottenuto il riconoscimento morale dei nostri sacrifici che è, o quanto meno dovrebbe essere, allo stesso tempo il fondamento giuridico per le nostre rivendicazioni. E’ stato un fatto importante che non può e non deve ri- manere fine a sé stesso anche se qualcuno, con la concessione del “Giorno della Memoria”, pensava di aver chiuso la partita e di averci tacitato per sempre. Non è così! Deve, soprattutto, darci la forza per dire: “Basta prenderci in giro”. Inoltre, essendo stato votato da maggioranza ed opposizione, da destra e sinistra, ci deve far sentire affrancati dalla necessità di ricercare un patrocinio partitico per le nostre istanze; un patrocinio che, lo sappiamo bene, sin qui è risultato negativamente condizionante e che ci ha perlopiù usati, anziché tutelati. Ancora, ci deve convincere che è lo Stato Italiano il nostro principale interlocutore e non questo o quel Governo. Da ultimo, ci deve dare il coraggio di rendere direttamente partecipi dei nostri diritti, anche materiali, i Cittadini italiani che, oggi in maggior numero, hanno incominciato a “sapere” e che noi, con la rinuncia alla conservazione dei frutti del nostro pluricentenario lavoro e l’affidamento dei nostri beni allo Stato Italiano, abbiamo sollevato dal pagamento di un debito che, certamente, non era solo nostro, bensì di tutta la Nazione. Per oltre cinquanta anni abbiamo portato avanti le nostre istanze senza farci soverchie illusioni. Chi ci governava ci aveva praticamente cancellati dalla storia. Quasi non c’eravamo; come potevamo, in quelle condizioni, pensare che i nostri diritti potessero rappresentare per il Paese un problema da affrontare e risolvere? I più di noi avevano capito l’amara realtà. Negli ultimi anni è poi arrivato il cambiamento in cui, certamente in parecchi, riponevamo le nostre speranze. Invece, è bene che ce ne COMUNICATO L ’Esecutivo della Federazione, riunitosi a Padova il 16 aprile 2005 considerato che l’ultimatum al Governo italiano del 19 marzo u.s., con cui si chiedeva un incontro immediato per affrontare il problema dei beni espropriati agli esuli dal regime jugoslavo non ha avuto alcun seguito, malgrado le lettere di sollecito e di sintetica spiegazione inviate al Vicepresidente del Consiglio Fini ed al Ministro dell’Economia e del Tesoro Siniscalco, protesta vivamente per l’inammissibile inerzia che non è giustificata dalla situazione politica. Di fronte al prosieguo degli incontri della Commissione italocroata sulle restituzioni dei beni espropriati dal regime comunista jugoslavo, nega di aver delegato a chiunque altro l’espressione della volontà degli Esuli; chiede di essere preventivamente consultato sulle linee guida che si intendono sviluppare nelle trattative e tempestivamente informato sul loro andamento. Ritiene ora necessario - in previsione della prossima Legge finanziaria - un incontro urgente con le Presidenze di Camera e Senato per chiedere che vengano poste all’ordine del giorno le proposte di legge già presentate da Parlamentari di diversi gruppi in merito agli indennizzi dovuti dallo Stato italiano agli Esuli ed oggetto di inadeguati provvedimenti sin qui assunti dal Parlamento, come la Legge 137/2001. Invita gli Esuli ad una manifestazione nazionale di protesta da svolgersi a Roma nelle prossime settimane, in base alla risposta politica alle richieste avanzate. Giovanni Paolo II, perchè ci hai trascurati? Karol Woytjla, il Papa “venuto da lontano” che non ci ha particolarmente amato. Di fronte alla complessa figura di un Pontefice che scompare, ai bilanci di una stagione della storia della Chiesa e dell’umanità che termina o, più in generale, di una vita che si spegne, ognuno di noi prova dolore ed un senso di vuoto. Credenti o atei, ci accostiamo con rispetto e riconoscenza alla figura di Giovanni Paolo II, il Papa che ha guidato la cristianità verso il nuovo millennio e ha contribuito in maniera decisiva alla vittoria della libertà sui totalitarismi del Novecento e ha difeso, oltre le Sue forze fisiche, la dignità e la sacralità della vita umana. Per tutto questo, il popolo istriano, fiumano e dalmata, costretto all’abbandono della propria terra, spogliato di ogni avere per rincorrere valori di libertà, giustizia e fede cristiana e, ancora dopo sessant’anni, condannato all’esilio, riconosce e ritrova nella sofferenza di Giovanni Paolo II, uo- rendiamo conto, siamo stati semplicemente e sfacciatamente presi in giro. Presi in giro, perché i nostri sacrosanti diritti, sanciti dallo stesso “iniquo” (magari fosse stato applicato alla lettera!) Trattato di Pace, non sono stati impugnati dall’Italia per tutelarci sul piano internazionale, come ampiamente dimostrato mo fra gli uomini, un grande esempio di dignità, speranza e carità. Il ricordo tuttavia ha sempre anche una dimensione personale e, in tale ottica, il ricordo che ALL’INTERNO dall’incondizionato assenso, anzi dal pieno appoggio dato e ripetutamente ribadito, all’ingresso di Slovenia e Croazia in Europa e dalla inconcludenza dei lavori della fantomatica Commissione bilaterale Italo-Croata, la cui unica avvertita finalità è quella di accompagnare alla tomba, amareggiati, gli ormai pochi sopravvissuti all’esodo. SEGUE A PAGINA 2 conserveremo del nostro rapporto con il Papa scomparso non è del tutto privo di zone d’ombra nè contraddistinto da assoluta chiarezza. SEGUA A PAGINA 2 L’Istria piange gli infoibati, Slovenia e Croazia protestano per il falso storico di Nello San Gallo *** Attività di liquidazione degli indennizzi *** Incontro degli ex studenti dell’Istituto Tecnico Agrario di Parenzo di Giordano Antonini *** Una pupa speciale di Silvia Lutterodt Sizzi *** L’Associazione Dalmatica a Pola di Clara Lana *** Lettere in redazione risponde Silvio Mazzaroli CONTIENE I.R.

SCENDIAMO IN PIAZZA<br />

TAXE PERÇUE TRIESTE<br />

TASSA RISCOSSA ITALY<br />

“POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE<br />

IN ABBONAMENTO POSTALE -<br />

D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n°<br />

46) art. 1, comma 2, DCB TRIESTE”<br />

Iniziativa realizzata<br />

con <strong>il</strong> contributo del Governo italiano<br />

ai sensi della Legge 72/2001<br />

L’ARENA DI POLA - Registrata presso <strong>il</strong> Tribunale di Trieste n. 1061 del 21.12.2002 ANNO LXI - 3260 - Mens<strong>il</strong>e n. 4 del 30 apr<strong>il</strong>e 2005<br />

Fondato a Pola <strong>il</strong> 29.7.1945 - Organo dell’Associazione del “Libero Comune di Pola in Es<strong>il</strong>io” - Via S<strong>il</strong>vio Pellico, 2 - 34122 Trieste<br />

Direttore responsab<strong>il</strong>e: S<strong>il</strong>vio Mazzaroli - Redazione: via Malaspina 1 - 34147 Trieste - Telefono e Fax 040.830294<br />

Quote associative annuali per l’Italia: € 30 - Per le Americhe € 60 - Per l’Australia € 66 - da versare sul Conto Corrente Postale n. 38407722 intestato a L’Arena di Pola - Trieste<br />

Le copie non recapitate vanno restituite al CPO di Trieste per la restituzione al mittente previo pagamento resi<br />

SMETTIAMOLA<br />

DI FARCI PRENDERE<br />

E DI PRENDERCI<br />

IN GIRO<br />

di S<strong>il</strong>vio Mazzaroli<br />

Abbiamo sperato e pazientato;<br />

abbiamo creduto o,<br />

forse, solo finto di credere;<br />

abbiamo riposto in questo o<br />

quel politico la nostra fiducia, <strong>il</strong>ludendoci<br />

che si sarebbe fatto garante<br />

dei nostri diritti. Coerenti con la<br />

nostra scelta di un tempo, ci siamo<br />

sempre comportati da cittadini rispettosi<br />

delle Istituzioni, infoltendo<br />

la schiera di quella benemerita<br />

“maggioranza s<strong>il</strong>enziosa” che, forse<br />

perché sin troppo s<strong>il</strong>enziosa, è<br />

sempre stata bastonata.<br />

E’ vero! Dopo quasi sessanta anni,<br />

abbiamo ottenuto <strong>il</strong> riconoscimento<br />

morale dei nostri sacrifici<br />

che è, o quanto meno dovrebbe essere,<br />

allo stesso tempo <strong>il</strong> fondamento<br />

giuridico per le nostre rivendicazioni.<br />

E’ stato un fatto importante<br />

che non può e non deve ri-<br />

manere fine a sé stesso anche se<br />

qualcuno, con la concessione del<br />

“Giorno della Memoria”, pensava<br />

di aver chiuso la partita e di averci<br />

tacitato per sempre.<br />

Non è così! Deve, soprattutto,<br />

darci la forza per dire: “Basta prenderci<br />

in giro”. Inoltre, essendo stato<br />

votato da maggioranza ed opposizione,<br />

da destra e sinistra, ci deve<br />

far sentire affrancati dalla necessità<br />

di ricercare un patrocinio partitico<br />

per le nostre istanze; un patrocinio<br />

che, lo sappiamo bene, sin<br />

qui è risultato negativamente condizionante<br />

e che ci ha perlopiù usati,<br />

anziché tutelati. Ancora, ci deve<br />

convincere che è lo Stato Italiano <strong>il</strong><br />

nostro principale interlocutore e<br />

non questo o quel Governo. Da ultimo,<br />

ci deve dare <strong>il</strong> coraggio di<br />

rendere direttamente partecipi dei<br />

nostri diritti, anche materiali, i Cittadini<br />

italiani che, oggi in maggior<br />

numero, hanno incominciato a “sapere”<br />

e che noi, con la rinuncia alla<br />

conservazione dei frutti del nostro<br />

pluricentenario lavoro e l’affidamento<br />

dei nostri beni allo Stato Italiano,<br />

abbiamo sollevato dal pagamento<br />

di un debito che, certamente,<br />

non era solo nostro, bensì di tutta<br />

la Nazione.<br />

Per oltre cinquanta anni abbiamo<br />

portato avanti le nostre istanze senza<br />

farci soverchie <strong>il</strong>lusioni. Chi ci<br />

governava ci aveva praticamente<br />

cancellati dalla storia. Quasi non<br />

c’eravamo; come potevamo, in<br />

quelle condizioni, pensare che i<br />

nostri diritti potessero rappresentare<br />

per <strong>il</strong> Paese un problema da affrontare<br />

e risolvere? I più di noi<br />

avevano capito l’amara realtà. Negli<br />

ultimi anni è poi arrivato <strong>il</strong><br />

cambiamento in cui, certamente in<br />

parecchi, riponevamo le nostre<br />

speranze. Invece, è bene che ce ne<br />

COMUNICATO<br />

L<br />

’Esecutivo della Federazione, riunitosi a Padova <strong>il</strong> 16 apr<strong>il</strong>e<br />

2005 considerato che l’ultimatum al Governo italiano del<br />

19 marzo u.s., con cui si chiedeva un incontro immediato per affrontare<br />

<strong>il</strong> problema dei beni espropriati agli esuli dal regime jugoslavo<br />

non ha avuto alcun seguito, malgrado le lettere di sollecito e<br />

di sintetica spiegazione inviate al Vicepresidente del Consiglio Fini<br />

ed al Ministro dell’Economia e del Tesoro Siniscalco, protesta vivamente<br />

per l’inammissib<strong>il</strong>e inerzia che non è giustificata dalla situazione<br />

politica.<br />

Di fronte al prosieguo degli incontri della Commissione italocroata<br />

sulle restituzioni dei beni espropriati dal regime comunista<br />

jugoslavo, nega di aver delegato a chiunque altro l’espressione della<br />

volontà degli Esuli; chiede di essere preventivamente consultato<br />

sulle linee guida che si intendono sv<strong>il</strong>uppare nelle trattative e tempestivamente<br />

informato sul loro andamento.<br />

Ritiene ora necessario - in previsione della prossima Legge finanziaria<br />

- un incontro urgente con le Presidenze di Camera e Senato<br />

per chiedere che vengano poste all’ordine del giorno le proposte<br />

di legge già presentate da Parlamentari di diversi gruppi in merito<br />

agli indennizzi dovuti dallo Stato italiano agli Esuli ed oggetto<br />

di inadeguati provvedimenti sin qui assunti dal Parlamento, come<br />

la Legge 137/2001.<br />

Invita gli Esuli ad una manifestazione nazionale di protesta da<br />

svolgersi a Roma nelle prossime settimane, in base alla risposta politica<br />

alle richieste avanzate.<br />

Giovanni Paolo II,<br />

perchè ci hai trascurati?<br />

Karol Woytjla, <strong>il</strong> Papa “venuto<br />

da lontano” che non ci ha<br />

particolarmente amato.<br />

Di fronte alla complessa figura<br />

di un Pontefice che<br />

scompare, ai b<strong>il</strong>anci di una stagione<br />

della storia della Chiesa e<br />

dell’umanità che termina o, più<br />

in generale, di una vita che si<br />

spegne, ognuno di noi prova dolore<br />

ed un senso di vuoto. Credenti<br />

o atei, ci accostiamo con rispetto<br />

e riconoscenza alla figura<br />

di Giovanni Paolo II, <strong>il</strong> Papa che<br />

ha guidato la cristianità verso <strong>il</strong><br />

nuovo m<strong>il</strong>lennio e ha contribuito<br />

in maniera decisiva alla vittoria<br />

della libertà sui totalitarismi del<br />

Novecento e ha difeso, oltre le<br />

Sue forze fisiche, la dignità e la<br />

sacralità della vita umana. Per<br />

tutto questo, <strong>il</strong> popolo istriano,<br />

fiumano e dalmata, costretto all’abbandono<br />

della propria terra,<br />

spogliato di ogni avere per rincorrere<br />

valori di libertà, giustizia<br />

e fede cristiana e, ancora dopo<br />

sessant’anni, condannato all’es<strong>il</strong>io,<br />

riconosce e ritrova nella sofferenza<br />

di Giovanni Paolo II, uo-<br />

rendiamo conto, siamo stati semplicemente<br />

e sfacciatamente presi<br />

in giro.<br />

Presi in giro, perché i nostri sacrosanti<br />

diritti, sanciti dallo stesso<br />

“iniquo” (magari fosse stato applicato<br />

alla lettera!) Trattato di Pace,<br />

non sono stati impugnati dall’Italia<br />

per tutelarci sul piano internazionale,<br />

come ampiamente dimostrato<br />

mo fra gli uomini, un grande<br />

esempio di dignità, speranza e carità.<br />

Il ricordo tuttavia ha sempre<br />

anche una dimensione personale<br />

e, in tale ottica, <strong>il</strong> ricordo che<br />

ALL’INTERNO<br />

dall’incondizionato assenso, anzi<br />

dal pieno appoggio dato e ripetutamente<br />

ribadito, all’ingresso di Slovenia<br />

e Croazia in Europa e dalla<br />

inconcludenza dei lavori della fantomatica<br />

Commissione b<strong>il</strong>aterale<br />

Italo-Croata, la cui unica avvertita<br />

finalità è quella di accompagnare<br />

alla tomba, amareggiati, gli ormai<br />

pochi sopravvissuti all’esodo.<br />

SEGUE A PAGINA 2<br />

conserveremo del nostro rapporto<br />

con <strong>il</strong> Papa scomparso non è<br />

del tutto privo di zone d’ombra<br />

nè contraddistinto da assoluta<br />

chiarezza.<br />

SEGUA A PAGINA 2<br />

L’Istria piange gli infoibati,<br />

Slovenia e Croazia protestano per <strong>il</strong> falso storico<br />

di Nello San Gallo<br />

***<br />

Attività di liquidazione degli indennizzi<br />

***<br />

Incontro degli ex studenti<br />

dell’Istituto Tecnico Agrario di Parenzo<br />

di Giordano Antonini<br />

***<br />

Una pupa speciale<br />

di S<strong>il</strong>via Lutterodt Sizzi<br />

***<br />

L’Associazione Dalmatica a Pola<br />

di Clara Lana<br />

***<br />

Lettere in redazione<br />

risponde S<strong>il</strong>vio Mazzaroli<br />

CONTIENE I.R.


PAG.2 L’ARENA DI POLA N. 4 del 30 apr<strong>il</strong>e 2005<br />

FLASH<br />

A CURA DELLA REDAZIONE<br />

CON LA COLLABORAZIONE<br />

DEI LETTORI<br />

Cagliari. Esodo e scuola<br />

Il Comitato Provinciale di Cagliari<br />

della Anvgd ha organizzato, <strong>il</strong> 10 febbraio,<br />

per celebrare <strong>il</strong> “Giorno della<br />

Memoria”, una giornata ricca di avvenimenti.<br />

Alle ore 11 i rappresentanti<br />

degli esuli, accompagnati da forze<br />

m<strong>il</strong>itari e con diversi labari, si sono<br />

recati al Parco delle Foibe, in via S.<br />

Lucifero, dove hanno deposto un fascio<br />

di fiori sulla lapide che ricorda le<br />

foibe. Di fronte al Parco, nello stab<strong>il</strong>e<br />

dell’ex-macello, si è potuta visitare<br />

una mostra riguardante l’esodo, allestita<br />

dagli alunni della Scuola media<br />

statale “Giacomo Leopardi”.<br />

Alle 17.30, nuovo incontro degli<br />

Esuli nel Parco, dove era stato allestito<br />

uno schermo sul quale venivano<br />

proiettati i vari incontri in corso in diverse<br />

città d’Italia.<br />

Alle 19.30, partita da Piazza Repubblica,<br />

è arrivata nel Parco una<br />

fiaccolata accompagnata dalle Autorità<br />

cittadine e con striscioni significativi<br />

per Pola, Fiume e Zara. Hanno<br />

preso la parola <strong>il</strong> vicesindaco Edoardo<br />

Usai e Giuliano Lodes, che con<br />

poche e sentite parole ha commemorato<br />

<strong>il</strong> dramma delle Foibe, esprimendo<br />

<strong>il</strong> desiderio che tali efferatezze non<br />

si ripetano mai più. Ha fatto seguito<br />

un’altra deposizione di corona sul<br />

simbolo della Foiba da parte del Comitato<br />

10 febbraio, formato dai tanti<br />

giovani del circolo Excalibur e della<br />

Fiaccola. Le cerimonie si sono concluse<br />

con lo struggente canto del “Va’<br />

Pensiero” che unisce gli esuli in ogni<br />

parte del globo. Per interessamento<br />

della giornalista Flavia Corda, la televisione<br />

locale “Videolina” ha messo<br />

in onda un’intervista fatta dalla scri-<br />

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA<br />

In verità, senza nulla togliere ai<br />

Suoi grandissimi meriti, tale rapporto<br />

è stato spesso segnato da dolorosi<br />

equivoci.<br />

Il primo incontro ufficiale con le<br />

Comunità dell’Esodo avvenne nel<br />

lontano 1985. In detta occasione, <strong>il</strong><br />

santo Padre, accogliendo un gruppo<br />

di Esuli dalmati li aveva invitati<br />

a pregare i “loro Santi Cir<strong>il</strong>lo e Metodio”.<br />

Due figure certamente luminose<br />

della storia cristiana, ma<br />

del tutto estranee al mondo italoveneziano,<br />

essendo state salutate<br />

dallo stesso Papa nella Lettera-Enciclica<br />

“Slavorum Apostoli”, appunto,<br />

come due fratelli slavi protagonisti<br />

dell’evangelizzazione dei<br />

popoli slavi. Basti ricordare che<br />

l’alfabeto cir<strong>il</strong>lico fu creato da Cir<strong>il</strong>lo,<br />

<strong>il</strong> quale diede, come spiega <strong>il</strong><br />

documento, “un contributo fondamentale<br />

alla cultura e alla letteratura<br />

slave”. Aggettivo usato in poche<br />

pagine per più di 80 volte.<br />

Il secondo incontro arrivò alcuni<br />

anni dopo, nell’ottobre del 1998.<br />

Allora Giovanni Paolo II, in visita<br />

a Spalato, così si era espresso, rievocando<br />

una lunga e mirab<strong>il</strong>e storia<br />

di fede: “Spalato e Salona han-<br />

vente che è stata pubblicata anche sul<br />

“Giornale della Sardegna”.<br />

ANITA BISSARO<br />

Imperia.<br />

Costituito <strong>il</strong> Circolo<br />

Fiumano-Dalmata<br />

della Liguria<br />

Informiamo tutti gli Amici che nello<br />

scorso mese di dicembre è stata<br />

formalmente costituita ad Imperia<br />

l’Associazione “Circolo Giuliano-<br />

Dalmata della Liguria”, con sede legale<br />

in Piazza Dante, 19. Principali<br />

scopi della Associazione sono la testimonianza<br />

e la valorizzazione della<br />

storia, della cultura e delle tradizioni<br />

italiane delle nostre terre cedute alla<br />

ex Jugoslavia, nonché 1’adozione di<br />

iniziative aventi carattere sia culturale<br />

che ricreativo e, non ultimo, lo<br />

svolgimento di opere di solidarietà<br />

verso tutti gli esuli della Liguria, loro<br />

discendenti ed amici. Vi possono<br />

aderire sia gli esuli con i rispettivi fam<strong>il</strong>iari,<br />

sia tutti coloro che ne condividono<br />

gli scopi sociali. Con tale iniziativa<br />

si è inteso sopperire alla situazione<br />

di carenza associativa venutasi<br />

a verificare nella regione e disporre di<br />

copertura legale allorché ci si deve<br />

occupare dei nostri problemi. Onde<br />

favorire una maggiore rappresentatività<br />

sul territorio regionale, lo statuto<br />

del Circolo prevede la possib<strong>il</strong>ità di<br />

istituire sezioni distaccate nelle altre<br />

province liguri. L’attuale organigramma<br />

risulta così formato: Presidente<br />

Cav. Uff. Lino Vivoda; Vicepresidente<br />

Avv. Giancarlo Gonan;<br />

Segretario Sig. Aldo Lucertoni.<br />

La quota associativa è fissata in 3<br />

€ per <strong>il</strong> capofamiglia e in 2 € per ciascun<br />

fam<strong>il</strong>iare aderente. Gli interes-<br />

no un’importanza del tutto particolare<br />

nello sv<strong>il</strong>uppo del Cristianesimo<br />

in questa regione, a partire dall’epoca<br />

croata e poi in quella successiva<br />

romana”. Si sarà, forse,<br />

trattato di un equivoco dovuto alla<br />

traduzione ma, non bastasse l’avere<br />

involontariamente retrodatato l’arrivo<br />

degli slavi in Dalmazia (che<br />

arrivarono a seguito degli Avari tra<br />

<strong>il</strong> VII e l’VIII secolo, centinaia di<br />

anni dopo la morte di Diocleziano e<br />

tre secoli dopo la fondazione di<br />

Spalato!), Sua Santità invitò, altresì,<br />

a ricordare i “martiri croati” uccisi<br />

dai romani, citando Venanzio,<br />

Doimo e Mauro, benedisse la veneta<br />

Madonna dell’Isola come “proto-santuario<br />

mariano delle terre<br />

croate” e terminò salutando i resti<br />

dell’italianità dalmata disperatamente<br />

aggrappati alla loro identità<br />

con queste parole: “Saluto i pellegrini<br />

di Bosnia, Erzegovina, i pellegrini<br />

di lingua italiana...”. Vennero<br />

forse da remote contrade?! Si era<br />

già in anni lontani dalle euforie dell’immediato<br />

dopoguerra e persino<br />

“La Voce del Popolo”, quotidiano<br />

fiumano in lingua italiana, reagì in<br />

maniera pacata ma decisa.<br />

Il Grande Giub<strong>il</strong>eo del 2000 fu<br />

l’occasione in cui diversi di noi<br />

tentarono di “aggiustare la mira”.<br />

sati potranno rivolgersi per maggiori<br />

informazioni al seguente recapito:<br />

Via Diano Calderina, 58 - 18100 Imperia,<br />

tel. e fax 0183 272832.<br />

ALDO LUCERTONI<br />

Varese.<br />

Nuove intitolazioni<br />

In occasione delle celebrazioni per<br />

<strong>il</strong> “Giorno della Memoria”, su richiesta<br />

del locale Comitato Provinciale<br />

Anvgd, <strong>il</strong> giorno 14 febbraio, è stata<br />

inaugurata a Varese - alla presenza di<br />

numerose autorità e nostri consociati<br />

- la nuova targa della via Istria, con la<br />

sottotitolazione “Martiri delle Foibe”,<br />

così come, qualche mese prima,<br />

la via Zara era stata sottotitolata “Medaglia<br />

d’Oro al Valor M<strong>il</strong>itare”.<br />

GUIDO BATTARA<br />

Croazia-Ue. Negoziati rinviati<br />

di un anno<br />

E’ molto probab<strong>il</strong>e che l’avvio del<br />

processo di adesione della Croazia all’Ue<br />

slitti di un anno. Il rinvio risulta<br />

motivato dalla mancata collaborazione<br />

della Croazia con <strong>il</strong> Tribunale Internazionale<br />

dell’Aja in merito al noto<br />

caso della latitanza del Generale<br />

Gotovina, accusato di violazione dei<br />

diritti umani. Contrari all’avvio del<br />

processo risultano ben 21 Stati comunitari<br />

su 25, inclusa l’Italia.<br />

RED.<br />

FEDERAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI DEGLI ESULI<br />

ISTRIANI FIUMANI E DALMATI<br />

In merito alla recente missione di Forza Italia in Istria, la Federazione<br />

delle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati, invitata<br />

a presenziarvi all’ultima ora, pur registrando la positività<br />

dell’iniziativa in se, osserva che le proposte politiche emerse sono<br />

del tutto marginali rispetto ai problemi reali degli esuli, riguardanti<br />

le restituzioni dei beni espropriati dal cessato regime jugoslavo.<br />

L’idea dei mutui per <strong>il</strong> riacquisto delle proprietà, ad esempio,<br />

non risolve comunque alcuno dei problemi sottoposti dalla Federazione<br />

al Governo, suonando piuttosto come una beffa.<br />

L’ESECUTIVO DELLA FEDERAZIONE<br />

Padova, 16 apr<strong>il</strong>e 2005<br />

Ma lo schiaffo arrivò di nuovo, in<br />

occasione di una delle numerose<br />

udienze di quell’Anno Santo.<br />

Fummo salutati come “un gruppo<br />

di fedeli dalla Slovenia e dalla<br />

Croazia”. Gaffe puntualmente ripetuta<br />

<strong>il</strong> giorno dopo da “L’Osservatore<br />

Romano”, precisissimo nel ricordare<br />

centinaia di gruppi: quello<br />

della “Parrocchia di San Francesco<br />

alla Rizzottaglia”, quello della<br />

“Banca di Credito Cooperativo del<br />

Basso Lodigiano e dei Colli Banini”...<br />

Eppure, chi almeno una volta<br />

ha partecipato o seguito una delle<br />

udienze papali sa con quanta puntualità<br />

anche linguistica vengono<br />

menzionati i vari gruppi di pellegrini...<br />

con <strong>il</strong> loro nome, nella loro<br />

lingua. Unica eccezione... <strong>il</strong> gruppo<br />

di “Esuli Giuliano-Dalmati”, la cui<br />

“identità” e presenza, chiaramente<br />

confermata, risultava anche dalla<br />

lettera di assenso, con i relativi permessi<br />

per l’ingresso riservato ai<br />

partecipanti all’udienza, della Prefettura<br />

della Casa Pontificia, firmata<br />

dal Monsignor James Harvey.<br />

“Purtroppo, al devoto entusiasmo<br />

è subentrata l’amara delusione<br />

per non essere stati citati sia nel<br />

corso dell’Udienza sia nell’elenco<br />

ufficiale dei presenti”, scrisse, in<br />

quell’occasione, <strong>il</strong> coordinatore del<br />

pellegrinaggio, Rinaldo Jurcovich:<br />

SMETTIAMOLA<br />

DI FARCI...<br />

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA<br />

Presi in giro, perchè, in tema di restituzione dei nostri beni, si è passati<br />

dal famigerato “pacta sunt servanda”, di cui eravamo - e ahimé siamo - le<br />

uniche vittime sacrificali, all’oscena proposta della restituzione di “ruderi”<br />

o di “beni simbolici”.<br />

Presi in giro, perché, in tema di indennizzi, anziché mettere decisamente<br />

mano alle proposte di legge, da tempo avanzate da entrambi gli schieramenti<br />

politici e giacenti in qualche cassetto, come ultima fantasiosa trovata<br />

è stata avanzata la beffarda proposta per la concessione di “mutui agevolati”<br />

agli esuli per l’acquisto - se e quando sarà rimosso <strong>il</strong> divieto di proprietà<br />

privata, vigente per i soli italiani - di beni immob<strong>il</strong>i in Slovenia e<br />

Croazia, a titolo di anticipo sull’erogazione degli equi e definitivi indennizzi.<br />

Ce n’è abbastanza per dire: “Basta!” O vogliamo continuare a farci turlupinare<br />

da quanti attualmente lo stanno facendo, senza nemmeno prendersi<br />

la briga di dare una formale risposta alle nostre corrette e ufficiali richieste?<br />

O, forse, ci <strong>il</strong>ludiamo che un nuovo ribaltone possa cambiare le<br />

cose e che chi, oggi si bea nel ricevere, per i suoi alti meriti, la cittadinanza<br />

onoraria dalla Slovenia e dalla Regione Istria, si erga domani a paladino<br />

dei nostri diritti?<br />

E’ giunta l’ora - ora o mai più, non avendo nulla da perdere - di renderci<br />

protagonisti delle nostre giuste rivendicazioni così come, in anni ormai<br />

lontani, siamo stati protagonisti unici della nostra drammatica scelta di<br />

farci esuli in Patria e nel mondo, senza r<strong>il</strong>asciare deleghe a nessuno. Per<br />

farlo, bisogna però smetterla di prenderci in giro da noi stessi. E’ necessario<br />

essere realisti e pragmatici; capire che “<strong>il</strong> tutto o niente”, non è un’alternativa,<br />

ma perlopiù una rinuncia; comprendere che chiedere “restituzione<br />

ed indennizzi” non è una strategia vincente per ottenere almeno quest’ultimi.<br />

Non lo è stata sinora; perché dovrebbe esserlo in futuro? E’, tutto<br />

al più, una opportunità di tattica d<strong>il</strong>atoria da noi stessi offerta al Governo,<br />

perché condizionata dalle lungaggini delle trattative diplomatiche e da<br />

una concordanza di molteplici volontà mai sinora manifestatatsi.<br />

E’ necessario, in definitiva, decidere, una volta per tutte, che cosa vogliamo;<br />

individuare un obiettivo, magari limitato, ma conseguib<strong>il</strong>e che, allo<br />

stato dei fatti, sembra essere esclusivamente quello del “rapido, definitivo<br />

ed equo indennizzo”, unito alla rimozione degli ostacoli al nostro diritto<br />

di proprietà in Slovenia e Croazia (inclusa la libera disponib<strong>il</strong>ità delle<br />

nostre tombe), alla tutela della nostra cultura e ad altri aspetti importanti<br />

ma marginali e su questo concentrare tutti gli sforzi portando, se necessario<br />

e pare proprio lo sia, <strong>il</strong> confronto in piazza.<br />

In parecchi, anche tra quanti ci leggono, hanno sollecitato, con forte spirito<br />

critico nei confronti dell’attuale conduzione della Federazione, tale<br />

più decisa linea di condotta. E’ bene che tutti si pensi ora seriamente a detta<br />

eventualità, che ci si prepari spiritualmente e, soprattutto, che ci si renda<br />

disponib<strong>il</strong>i a rispondere alla “chiamata”, se e quando, sarà decisa.<br />

SILVIO MAZZAROLI<br />

Giovanni Paolo II, perchè ci hai trascurati?<br />

“Costernati, ci domandiamo <strong>il</strong> perché<br />

di questa esclusione”. La Prefettura<br />

della Casa Pontificia rispose<br />

ringraziando dei doni, rievocando<br />

la fruttuosa celebrazione, augurando<br />

la cristiana prosperità, ringraziando<br />

per <strong>il</strong> devoto gesto, ma...<br />

non rispose al lamento. Un altro<br />

augusto scivolone... purtroppo!<br />

L’infortunio forse più grave - che<br />

fece chiedere maliziosamente a<br />

questa stessa testata “se non fossimo<br />

noi, veneti delle terre cedute,<br />

concorrenti scomodi per eventuali<br />

accordi in corso in ordine alla restituzione<br />

dei beni della Chiesa in<br />

Slovenia ed in Croazia” - fu però<br />

certamente quello verificatosi in<br />

occasione della Mostra dedicata a<br />

“Arte religiosa e fede dei croati”,<br />

ospitata per <strong>il</strong> Grande Giub<strong>il</strong>eo nella<br />

Biblioteca Apostolica Vaticana<br />

ed inaugurata dall’allora presidente<br />

della Croazia Franjo Tudjman che,<br />

nella circostanza, arrivò a definire<br />

Marco Polo “croato di stirpe e di<br />

nascita”. Una mostra che, in barba<br />

al tentativo di far passare la Bas<strong>il</strong>ica<br />

Eufrasiana di Parenzo quale “alta<br />

espessione dell’arte croata”, non<br />

avrebbe mai dovuto essere fatta. Lo<br />

ammise uno dei coordinatori, <strong>il</strong><br />

professor M<strong>il</strong>jenko Domljan già<br />

presidente del Sabor croato, dicen-<br />

do che sì l’esposizione contrabbandava<br />

col marchio croato molte opere<br />

appartenenti alla cultura italiana,<br />

ma che “non si poteva fare altrimenti,<br />

perché la produzione di<br />

esclusiva etnicità croata ha scarso<br />

valore; non so proprio che cosa potremmo<br />

mostrare, sarebbe tutto<br />

sotto un certo livello”. Risultarono<br />

così “croatizzati” l’arca di San Simone<br />

di Francesco da M<strong>il</strong>ano (nel<br />

catalogo “Franjo iz M<strong>il</strong>ana”), un<br />

argenteo busto di Santo Stefano<br />

(lavoro di un orefice romano), una<br />

statua di S. Giovanni da Traù del<br />

toscano Nicolò Fiorentino, <strong>il</strong> ritratto<br />

del Vescovo di Spalato di Lorenzo<br />

Lotto, una Pietà del Tintoretto,<br />

una pala d’altare di Lagosta dipinta<br />

a Roma dal parmense Giovanni<br />

Lanfranco, un pluteo cristiano precedente<br />

l’arrivo delle popolazioni<br />

slave sulla costa dalmata, piani e<br />

documenti della Cattedrale di Zara<br />

in st<strong>il</strong>e pisano e quella di Sebenico<br />

costruita da Giorgio Orsini da Zara<br />

(ribatezzato Juraj Dalmatinac).<br />

Il papa sorrise, si complimentò,<br />

benedisse la mostra ed i presenti.<br />

Gli esuli gli scrissero una lettera di<br />

protesta, un doloroso appello. Ci rispose<br />

<strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio... sic transit gloria<br />

mundi!<br />

ET


L’ARENA DI POLA N. 4 del 30 apr<strong>il</strong>e 2005 PAG.3<br />

L’ISTRIA PIANGE<br />

GLI INFOIBATI,<br />

SLOVENIA E CROAZIA<br />

PROTESTANO<br />

PER IL FALSO STORICO<br />

di Nello San Gallo<br />

Romano Prodi, ex presidente<br />

della Commissione Ue,<br />

mentre si sono accese le polemiche<br />

sulle Foibe, come si legge<br />

sulla stampa, è stato premiato dal Presidente<br />

della Repubblica slovena, Yanez<br />

Drnovsek, <strong>il</strong> primo marzo 2005,<br />

in riconoscimento del suo “contributo<br />

decisivo” in favore della Repubblica<br />

di Slovenia nel processo di adesione<br />

di questo Paese all’Unione europea,<br />

con una prestigiosa medaglia. Non di<br />

meno ha fatto la Croazia, che tramite<br />

<strong>il</strong> Presidente della Regione Istria,<br />

Ivan Yakovcic, ha proposto Romano<br />

Prodi quale cittadino onorario della<br />

stessa regione perché è <strong>il</strong> “primo uomo<br />

della sinistra italiana che guarda<br />

al futuro della Croazia con rispetto”.<br />

Il titolo al nostro uomo politico è stato<br />

consegnato “ad honorem” nella<br />

“Giornata dello Statuto istriano” che,<br />

per quanto si legge, promuoverebbe<br />

nella Regione anche <strong>il</strong> b<strong>il</strong>inguismo.<br />

Al professore, come suona la motiva-<br />

zione, la medaglia è stata conferita<br />

“per meriti eccezionali nel campo<br />

della diplomazia internazionale a favore<br />

della Slovenia” durante una solenne<br />

cerimonia che ha avuto luogo<br />

nello storico castello di Brdo, vicino<br />

Lubiana. Nella stessa circostanza Romano<br />

Prodi ha sottolineato l’efficacia<br />

del percorso fatto dalla Slovenia verso<br />

l’integrazione in Europa ed ha raccomandato<br />

che venga recuperata la<br />

cooperazione tra Slovenia e Croazia<br />

in particolare per la questione del<br />

confine marino.<br />

Neppure un cenno è stato fatto sulla<br />

possib<strong>il</strong>ità di una r<strong>il</strong>ettura della<br />

“Questione dell’Istria, di Fiume e<br />

della Dalmazia” sulla base del nuovo<br />

assetto delle due Repubbliche in seno<br />

agli Stati uniti d’Europa. Eppure a<br />

margine del vertice Ince, tenutosi a<br />

Trieste nel 2001, che aveva visto radunati<br />

nella città giuliana diversi capi<br />

di governo dell’Unione europea, era<br />

stata prevista una r<strong>il</strong>ettura dei trattati<br />

con Slovenia e Croazia in vista del loro<br />

passaggio nell’Ue, perché Stati<br />

Nuova Carta<br />

dei Servizi<br />

della Lombardia<br />

L’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (comitato di<br />

M<strong>il</strong>ano) ha protestato con la Regione Lombardia per i dati errati contenuti<br />

sulla Carta regionale dei Servizi che - in molti casi - riporta la<br />

dicitura errata sullo Stato di nascita degli esuli dall’Istria, Fiume e<br />

dalla Dalmazia. Alla protesta del Comitato è seguita la pronta replica<br />

della Regione Lombardia che riportiamo di seguito.<br />

Regione Lombardia, come sapete, sta completando in queste settimane<br />

la distribuzione a tutti i cittadini lombardi della CRS-SISS<br />

(Carta regionale dei Servizi - Sistema Informativo socio-sanitario).<br />

Si tratta di un importante progetto di innovazione che coinvolge oltre<br />

nove m<strong>il</strong>ioni di cittadini lombardi e le strutture sanitarie lombarde.<br />

Inoltre, la CRS che i cittadini ricevono svolge importanti funzioni quali:<br />

- è valida come tessera europea di assicurazione malattia<br />

- riporta ufficialmente <strong>il</strong> codice fiscale<br />

- è tessera sanitaria nazionale<br />

- permette <strong>il</strong> riconoscimento certo del titolare per gli scambi e i pagamenti<br />

nella rete internet<br />

In questa impegnativa attività, Regione Lombardia è consapevole<br />

che possono essersi verificati degli errori dovuti in gran parte alle difficoltà<br />

di allineamento tra le varie anagrafi e che hanno determinato, nostro<br />

malgrado, la stampa di alcune tessere con dati anagrafici sbagliati<br />

o incoerenti.<br />

Abbiamo registrato delle segnalazioni di errore che riguardano cittadini<br />

residenti in Lombardia e nati nella città di Fiume, Pola o Zara. Purtroppo,<br />

in alcuni casi, la tessera prodotta e inviata a questi cittadini reca<br />

un luogo di nascita sbagliato.<br />

Mi rivolgo al Comitato provinciale dell’Associazione nazionale Venezia<br />

Giulia e Dalmazia non solo per porgere le mie scuse per <strong>il</strong> disagio<br />

arrecato ma anche per chiedere cortesemente di farvi promotori presso<br />

gli iscritti all’Associazione perché verifichino attentamente i dati riportati<br />

sulla loro CRS e, nel caso di errori, di rivolgersi agli uffici ASL con<br />

la documentazione che attesta i dati corretti (carta d’identità, vecchio<br />

tesserino fiscale ad esempio) in modo che l’operatore di sportello possa<br />

correggere le inesattezze e far partire la procedura di remissione di<br />

una nuova CRS. Per eventuali dubbi o ulteriori richieste i cittadini possono<br />

far riferimento al numero verde del call center del Progetto CRS<br />

800.030606.<br />

CARLO LUCCHINA<br />

DIRETTORE GENERALE DELLA SANITÀ<br />

REGIONE LOMBARDIA<br />

successori della ex Jugoslavia, ormai<br />

inesistente come Stato e come nome.<br />

Si leggeva sul “Corriere della Sera”<br />

del 24 novembre 2001 a proposito<br />

della “Questione giuliana” che<br />

ogni rapporto con le due Repubbliche<br />

e la loro ammissione nell’Ue era subordinata<br />

alla regolarizzazione dei<br />

beni degli esuli italiani e che <strong>il</strong> Governo<br />

italiano, attraverso Fini e al Ministro<br />

degli Esteri di allora Ruggiero<br />

si impegnava a trovare una soluzione<br />

alla questione. L’esame, così si leggeva,<br />

doveva riguardare anche la “disparità<br />

di trattamento nei confronti<br />

dell’Austria in tema di accesso alla<br />

proprietà privata, diritto che è stato<br />

invece negato all’Italia...; l’inopponib<strong>il</strong>ità<br />

degli accordi b<strong>il</strong>aterali tra Italia<br />

e ex Jugoslavia dal 1949 in poi, per la<br />

parte che violava <strong>il</strong> Trattato di Pace<br />

del 1947...; l’opportunità di non firmare<br />

alcun trattato di amicizia e collaborazione...<br />

prima che <strong>il</strong> problema<br />

dei beni non fosse portato a conclusione...”.<br />

Evitando ogni “sense of humor”<br />

si deve constatare che le aspet-<br />

tative degli esuli a seguito delle conclusioni<br />

dell’Ince sono non solo andate<br />

deluse ma sono arrivate, anche<br />

se è assurdo, al limite della tollerab<strong>il</strong>ità.<br />

Siamo ritornati ai tempi della presidenza<br />

in Slovenia di M<strong>il</strong>an Kucan, <strong>il</strong><br />

“tritasassi” per la sua opposizione a<br />

qualsiasi revisione dello “statu quo”<br />

con l’Italia. Il professore a Lubiana<br />

ha avuto un colloquio anche con questo<br />

ex presidente, assertore rigoroso<br />

del Panslavismo postcomunista. Il<br />

Kucan , intervistato al tempo della<br />

sua presidenza, aveva dichiarato: “le<br />

Foibe, l’Esodo forzato, le persecuzioni<br />

titine sono state la conseguenza<br />

delle persecuzioni inflitte a sloveni e<br />

croati dal regime fascista”. Aveva<br />

ammesso però che “ingiustizie c’erano<br />

state da ambedue le parti”.<br />

Circa la disponib<strong>il</strong>ità della Slovenia<br />

ad accogliere le richieste degli<br />

esuli di ritornare in possesso delle loro<br />

proprietà confiscate al tempo di Tito<br />

rispondeva che “anche gli sloveni<br />

di Trieste e di Gorizia erano stati cacciati<br />

durante <strong>il</strong> governo fascista dell’Italia<br />

senza che fosse concesso di<br />

portare con se i propri beni”. Per<br />

quanto riguardava gli esuli italiani<br />

autoctoni, <strong>il</strong> cui numero non era quello<br />

contenuto nelle stime italiane, era<br />

stato anche più rigoroso: “<strong>il</strong> loro rientro<br />

- aveva detto - provocherebbe nel<br />

territorio un inut<strong>il</strong>e squ<strong>il</strong>ibrio da evitare<br />

e <strong>il</strong> rifonderli riguarda ormai l’Italia”.<br />

Sulla questione di una revisione<br />

dei confini era stato oltremodo<br />

esplicito: “i confini attuali non si discutono,<br />

come non si discute <strong>il</strong> confine<br />

con la Croazia perché sono un’eredità<br />

giuridica in base alle norme generali<br />

del diritto internazionale. Osimo<br />

non può essere modificato”.<br />

Nella mentalità della diplomazia<br />

italiana, intanto, continua a prevalere<br />

<strong>il</strong> “pacta sunt servanda”, come si era<br />

espresso un noto politico italiano<br />

sfoggiando <strong>il</strong> suo latino liceale.<br />

Nondimeno è stata oggetto di critiche<br />

la fiction sulle Foibe, “Il cuore<br />

nel pozzo”, trasmessa dalla Rai. Nella<br />

zona giuliana della Slovenia c’è<br />

stato un “boom di ascolti”, ma contemporaneamente,<br />

si legge, che ventidue<br />

sindaci sloveni della consulta<br />

della “Primorska” hanno chiesto al<br />

Governo di Lubiana di protestare con<br />

quello italiano per la manipolazione<br />

politica della storia contenute nel f<strong>il</strong>m<br />

e di chiedere che l’Italia si scusi perché<br />

<strong>il</strong> f<strong>il</strong>m dà degli sloveni e degli slavi<br />

in genere l’immagine “di non civ<strong>il</strong>izzati<br />

e autori di genocidi”.<br />

Nel nostro Paese, si sa, spesso per<br />

tradizione la politica è al di sopra della<br />

comprensione della gente comune.<br />

Anche <strong>il</strong> recente congresso di Rifondazione<br />

comunista non si è sottratto<br />

alla logica dei giochi sott<strong>il</strong>i, complicati,<br />

spesso ipocriti che distinguono<br />

la politica italiana. Così, pur condannando<br />

“l’orrib<strong>il</strong>e violenza subita da<br />

quella parte di innocenti che nelle<br />

Foibe sono morti”, non si è mancato<br />

di aggiungere che essa non può essere<br />

dissociata “dal contesto di oppressione<br />

determinato dall’avvento del<br />

fascismo e del nazismo, che dopo un<br />

ventennio di atti di squadrismo e di<br />

condanne del Tribunale speciale<br />

giunsero ai più atroci atti di sopraffazione”.<br />

In quesa fantasmagorica maniera<br />

di ricostruire i fatti si perdono per<br />

strada le gesta di Slobodan M<strong>il</strong>osevic,<br />

l’erede di Tito e delle sue imprese,<br />

sempre sotto processo per aver<br />

trascinato la Serbia in guerra con <strong>il</strong><br />

Kosovo tra la fine del 1997 e l’inizio<br />

del 1998 ed anche l’”affaire Telekom<br />

Serbia”, che ha visto <strong>il</strong> Governo italiano<br />

di allora, così è stato scritto, regalare<br />

900 m<strong>il</strong>iardi di lire, serviti al<br />

dittatore serbo e creare i fondi segreti<br />

per sovvenzionare la criminosa guerra<br />

per la quale è sotto processo al Tribunale<br />

dell’Aja.<br />

Attività di liquidazione indennizzi<br />

Legge 137/01<br />

Si riportano, a lato, i prospetti<br />

relativi alle pratiche ex<br />

legge n. 137/01 definite a tutto <strong>il</strong><br />

28 febbraio 2005.<br />

Come si può r<strong>il</strong>evare sono state<br />

definite 3.366 pratiche da parte<br />

dell’Ufficio X ed emessi 10.861<br />

mandati di pagamento a favore di<br />

altrettanti beneficiari. Sono state,<br />

poi, definite, 620 pratiche di liquidazione<br />

indennizzi ai sensi<br />

della legge 135/85 ed emessi<br />

1.907 mandati di pagamento a favore<br />

di altrettanti beneficiari.<br />

Ai risultati di cui sopra occorre<br />

aggiungere le pratiche definite<br />

dal “Personale INPS”: 451 pratiche<br />

con l’emissione di 1.709<br />

mandati.<br />

In conclusione:<br />

- in attuazione della legge<br />

137/2001, al 28 febbraio 2005<br />

sono state definite 3.817 pratiche<br />

ed emessi 12.570 ordini di pagamento<br />

a favore di altrettanti beneficiari,<br />

- per la legge n. 135/1985 sono<br />

state definite 620 pratiche ed<br />

emessi 1.907 ordini di pagamento.<br />

Come si precisa nel prospetto<br />

predisposto per l’attività svolta<br />

dal “Personale INPS” è necessario<br />

poter disporre di ulteriori<br />

unità se si vuole incrementare <strong>il</strong><br />

numero delle pratiche definite.<br />

La richiesta all’INPS dell’inizio<br />

di novembre dello scorso anno è<br />

rimasta senza riscontro nonostante<br />

i ripetuti solleciti.<br />

FERNANDO CARPENTIERI<br />

DIRETTORE<br />

DIPARTIMENTO DEL TESORO<br />

DIREZIONE VI<br />

AL 28 FEBBRAIO 2005<br />

n. domande pervenute<br />

TOTALE 14.510 8.863 TC 5.647 ZB<br />

n. pratiche interessate<br />

TOTALE 11.608 7.090 TC 4.518 ZB<br />

n. domande ex legge 137/01 inserite nel sistema informatico<br />

(l’inserimento di ogni singola domanda nel sistema informatico ha<br />

comportato l’esame di tutta le pratiche interessate, <strong>il</strong> r<strong>il</strong>evamento<br />

dei relativi valori all’anno 1938 dei beni da indennizzare e l’operazione<br />

di input)<br />

TOTALE 11.608 7.090 TC 4.518 ZB<br />

n. pratiche esaminate<br />

(quantificazione degli esami effettuati sulle pratiche - movimentazione<br />

pratiche)<br />

TOTALE 10.507 5.883 TC 4.624 ZB<br />

n. pratiche definite<br />

(numero autorizzazioni ministeriali emesse)<br />

TOTALE 3.366 1.553 TC 1.813 ZB<br />

n. ordini di pagamento emessi<br />

TOTALE 10.861 importo in euro 17.313.062,71<br />

importo in lire 33.522.763.950<br />

ATTIVITA’ DELLA COMMISSIONE<br />

INTERMINISTERIALE AMMINISTRATIVA<br />

AL 28 FEBBRAIO 2005<br />

n. pratiche d’indennizzo esaminate<br />

dalla Commissione interministeriale amministrativa<br />

totale delle pratiche finora predisposte per l’esame<br />

della Commissione interministeriale 753<br />

totale delle pratiche finora esaminate<br />

dalla Commissione interministeriale 538<br />

totale delle pratiche tuttora da inviare all’esame<br />

della Commissione interministeriale 215


PAG.4 L’ARENA DI POLA N. 4 del 30 apr<strong>il</strong>e 2005<br />

S’ciopo de un soldo,<br />

can de un fiorin<br />

di Mario Frezza<br />

In autunno molte domeniche<br />

mio padre andava a caccia, e<br />

col tempo ebbi anch’io <strong>il</strong> permesso<br />

di accompagnarlo. In quegli<br />

anni la caccia era necessità, più che<br />

passatempo, non era ancora <strong>il</strong> decadente<br />

sfoggio consumistico che è diventata<br />

ai giorni nostri. Armi e munizioni<br />

erano quello che erano e le<br />

padelle non si contavano, specie sui<br />

volat<strong>il</strong>i, anche per questo, molto<br />

spesso, non ritenuti degni del rischio<br />

di una cartuccia. “ S’ciopo de un soldo,<br />

can d’un fiorin” ripeteva <strong>il</strong> “nonno<br />

vecchio”, padre di nonno Bepi,<br />

quando <strong>il</strong> discorso cadeva sull’arte<br />

venatoria. Ma neanche i cani erano<br />

spesso all’altezza: incroci azzardati,<br />

... e can d’un fiorin<br />

istruzione carente, fame antica (el<br />

can devi magnar quel che ghe stà<br />

sotto’na zata). Quest’ultima condizione,<br />

poi, era spesso comune anche<br />

al padrone, per cui più pesava <strong>il</strong> selvatico,<br />

più carne c’era attaccata e più<br />

ambita era la preda. Verdi, ambientalisti,<br />

è chiaro, erano ancora al di là da<br />

venire.<br />

Il giorno dei Santi, quasi una tradizione,<br />

cominciavano i primi arrivi<br />

delle beccacce. Quell’anno <strong>il</strong> passo<br />

era iniziato già ad ottobre, presago,<br />

come dicevano i vecchi, di buoni<br />

carnieri.<br />

Uscimmo presto, mio padre ed io,<br />

quel mattino e, dopo aver slegato la<br />

cagna, ci avviammo per <strong>il</strong> viottolo<br />

che dalla strada maestra, all’inizio<br />

del paese, s’inerpicava su per la collina.<br />

Nell’aria uno spolverio d’acqua<br />

che sembrava nebbia; ma quando<br />

iniziarono le prime piante del bosco,<br />

grondavano dai rami gocce come<br />

confetti. Avanzavamo con fatica nell’intrico<br />

ed ogni ramo ci restituiva<br />

sul viso, come una fionda, sferzate<br />

d’acqua fredda e pungente. Davanti,<br />

la L<strong>il</strong>la vogliosa e d<strong>il</strong>igente non tralasciava<br />

nulla e ne seguivamo l’azione,<br />

alla distanza, dal mutante suono<br />

del bubbolo che la bestia aveva al<br />

collo.<br />

Giungemmo, ora, in uno slargo<br />

più rado, l’acqua che cadeva dai rami<br />

e dal cielo ci aveva inzuppato gli<br />

abiti e riempito le scarpe. Mio padre<br />

teneva <strong>il</strong> fuc<strong>il</strong>e con le canne rivolte<br />

al terreno perché non si riempissero<br />

di pioggia. Il suono del campanello,<br />

ad un tratto, cessò. Ci fermammo e<br />

tendemmo gli orecchi: s<strong>il</strong>enzio. Ancora<br />

un tintinnio e poi nulla. Solo i<br />

goccioloni che cadevano sul letto di<br />

foglie. La L<strong>il</strong>la l’aveva nel naso, la<br />

conoscevamo troppo bene per avere<br />

dei dubbi.<br />

Ci avviammo con prudenza, io<br />

dietro, nelle direzione che sembrava<br />

giusta. Sul terreno <strong>il</strong> tappeto di foglie<br />

attutiva <strong>il</strong> rumore dei passi, e i colori<br />

autunnali del bosco pareggiavano<br />

ogni forma o cosa che non fosse<br />

tronco o pietra.<br />

Ad un tratto mio padre intuì la sagoma<br />

della cagnina, immob<strong>il</strong>e contro<br />

un roveto, ma non ebbe <strong>il</strong> tempo<br />

di accertarsene meglio che un’ombra<br />

falchettò via dall’altro lato senza<br />

ch’egli potesse neppure imbracciare<br />

<strong>il</strong> fuc<strong>il</strong>e. E subito riprese <strong>il</strong> suono del<br />

bubbolo, e la L<strong>il</strong>la fu scodinzolante<br />

ai suoi piedi. “Brava, brava L<strong>il</strong>la”<br />

sussurrò, un po’ contrariato, “son mi<br />

che son sémpio”.<br />

Continuammo <strong>il</strong> cammino verso<br />

la zona dove <strong>il</strong> beccolungo poteva<br />

essersi rimesso. La cagnetta riprese<br />

la corsa mentre la pioggia stava cessando<br />

d’intensità.<br />

Io ebbi un pensiero di felicità completa:<br />

respirai a pieni polmoni e mi<br />

sentii sano, leggero, appagato. Ho<br />

vissuto altre volte momenti così nella<br />

vita ed ho compreso che <strong>il</strong> carpe<br />

diem non è la ricerca di piaceri inarrivab<strong>il</strong>i,<br />

ma la saggezza di cogliere<br />

anche un solo momento felice, se pure<br />

questo non potrà durare che un<br />

giorno, un’ora o anche un solo minuto.<br />

Ma poi che giorno,<br />

ora o minuto, a<br />

volte è un istante, un<br />

battito di ciglia che<br />

deve esser colto. Se<br />

non lo si fa, subito<br />

dopo non lo si ritrova<br />

più, scomparso per<br />

sempre con una parte<br />

di noi.<br />

Quasi a conferma<br />

di questi pensieri, la<br />

L<strong>il</strong>la s’inchiodò come<br />

un sasso, a due<br />

passi da noi, sul netto.<br />

Capimmo all’istante,<br />

mio padre mi fece cenno di<br />

indietreggiare di qualche passo e attese.<br />

Nulla! Il selvatico sapeva di essere<br />

allo scoperto e temeva l’involo.<br />

Mio padre emise un sib<strong>il</strong>o tra gli incisivi,<br />

la L<strong>il</strong>la guidò di un passo, due,<br />

un bel maschio si levò arrabbiato<br />

verso <strong>il</strong> cielo plumbeo. Un colpo<br />

preciso mise fine alla tenzone. Mio<br />

padre raccolse lo scolopacide, ne aggiustò<br />

con le dita le piume scomposte<br />

della testa, ne vide l’occhio d’acqua<br />

profonda e, con un gesto abituale<br />

del braccio, lo ripose nel tascapane.<br />

I nostri animi erano sereni, vivevamo<br />

nella natura, della natura, e quel<br />

sacrificio apparteneva ad una gestualità<br />

antica, connaturata con <strong>il</strong> nostro<br />

vivere di allora e con l’eterno rincorrersi<br />

di vita e morte, morte e vita. Rivissi<br />

quell’episodio in anni recenti,<br />

dopo che la caccia aveva acquistato<br />

per me altro sapore e novello giudizio.<br />

Ebbene, nulla avvertii di dover<br />

cambiare di quell’episodio, né nell’essere,<br />

né nel sentire. Così tutto era<br />

stato e così tutto avrebbe dovuto rimanere.<br />

E oltre la M<strong>il</strong>levoia, al di là del lìmido<br />

verso la terra del Prete, alla sera<br />

si sentiva <strong>il</strong> ciurlare delle pernici,<br />

quando si radunava <strong>il</strong> ciàpo, sulle<br />

stoppie, per trascorrervi la notte.<br />

Quella che doveva essere la sfolgorante<br />

avventura del conflitto che<br />

ci vedeva coinvolti, non si stava dimostrando<br />

tale. Alla sera mio padre<br />

ascoltava Radio Londra con <strong>il</strong> nostro<br />

vecchio apparecchio Marelli di radica<br />

che aveva in basso un’apertura <strong>il</strong>luminata<br />

che, nel buio della stanza,<br />

appariva come la bocca di una maschera<br />

tragica.<br />

Le notizie della guerra erano diverse<br />

da quelle che si sentivano in giro,<br />

quotidianamente, dalle voci della<br />

propaganda, e piano piano per molti<br />

cominciarono ad avere <strong>il</strong> sapore della<br />

verità.<br />

Quel settembre ci fu <strong>il</strong> ribalton.<br />

Tutti quelli che indossavano una divisa<br />

cercavano abiti civ<strong>il</strong>i per tagliar<br />

la corda. Anche nonna Virginia rivestì<br />

Antonio, un piccolo cifariél amico<br />

dello zio che, salva la pelle, voleva<br />

tornarsene a Procida. Ricordo che<br />

quando partì, piangeva, abbracciava<br />

tutti e diceva: “Nonna Virginia, tu<br />

Asini e bal<strong>il</strong>la<br />

per me si na’regina”.<br />

E venne <strong>il</strong> giorno della vendetta.<br />

Le truppe titine, già da tempo in agguato<br />

lungo i confini orientali e le<br />

isole, entrarono sul territorio. Come<br />

ad un segnale convenuto la follia<br />

razziale si scatenò, specie nelle campagne.<br />

Scoppiarono i rancori sopiti,<br />

ci furono spiate e vendette personali.<br />

Finalmente ci si poteva vendicare<br />

dei torti subiti negli anni, forse nei<br />

secoli. Anche nel paese successero<br />

cose terrib<strong>il</strong>i. A Monte Madonna alcuni<br />

m<strong>il</strong>itari furono legati a dei s<strong>il</strong>uri<br />

e fatti saltare in aria. Brandelli umani<br />

erano sparsi per mesi nelle campagne<br />

intorno. La moglie di Bortolo<br />

che aveva visto la scena tornò a casa<br />

e vomitò per una settimana.<br />

Fortuna volle che i tedeschi non ci<br />

misero tanto ad attraversare l’Istria<br />

ed entrare in città. Anche se per l’esercito<br />

tedesco, da alleati improbab<strong>il</strong>i,<br />

ci eravamo trasformati in voltagabbana,<br />

a noi i mangiapatate, per<br />

anni di consuetudine, facevano meno<br />

paura dei rustici soldati con la<br />

stella rossa. Ma con i tedeschi in casa,<br />

come tutti oramai si aspettavano,<br />

cominciarono i bombardamenti della<br />

città. Si era tra due fuochi, si trattava<br />

di scegliere quello che scottava<br />

meno.<br />

Già da tempo <strong>il</strong> tempio di Augusto,<br />

l’arco dei Sergi ed altri monumenti<br />

storici erano stati imbragati da<br />

strutture protettive in legno, che li facevano<br />

somigliare a strani animali<br />

preistorici, ma l’Arena no. Lei, nuda<br />

e sola nella sua possanza, sembrava<br />

attendere a pié fermo anche la sfida<br />

dei B17 americani.<br />

Erano i primi giorni del gennaio<br />

1944, e un mattina successe <strong>il</strong> finimondo.<br />

Nonna Virginia continuò a stirare<br />

mentre suonava l’allarme e ci approntavamo<br />

a correre al rifugio. Disse<br />

che con tutto quello che aveva<br />

passato nella vita, non aveva più<br />

paura di nulla. Povera nonna, non sapeva<br />

che <strong>il</strong> brutto doveva ancora venire!<br />

Quando capì che facevano sul<br />

serio, scappò terrorizzata a mettersi<br />

in salvo, e la trovammo in rifugio,<br />

morta dalla paura, che indossava una<br />

scarpa differente dall’altra.<br />

Lo scoppio delle bombe faceva<br />

entrare nella galleria violente folate<br />

d’aria calda. La gente piangeva e<br />

pregava, io ammutolito mi stringevo<br />

ai miei. All’uscita dal rifugio di<br />

monte San Michele, al cessato allarme,<br />

lo spettacolo era di quelli che<br />

non si dimenticano. Le strade sconvolte<br />

dai crateri delle bombe, <strong>il</strong> gas<br />

che usciva dalle tubature tranciate, le<br />

fogne scoperchiate, l’odore degli incendi<br />

e tutta una folla vociante che si<br />

avviava verso casa con la speranza<br />

di trovarla ancora in piedi. La città<br />

bruciò per parecchi giorni e dal paese,<br />

di notte, ne vedevamo i bagliori a<br />

distanza.<br />

Subito le strade che portavano in<br />

periferia ed ai paesi vicini, si riempirono<br />

di gente che fuggiva con ogni<br />

mezzo, portando in salvo le poche<br />

cose scampate al bombardamento.<br />

Anche a casa del nonno si rifugiarono<br />

i figli, con nuore e nipoti, che abitavano<br />

in città. Da principio ci fu un<br />

po’ di difficoltà, poi con <strong>il</strong> passare<br />

dei giorni ognuno ebbe <strong>il</strong> suo posto a<br />

letto e a tavola.<br />

La tragedia di quei fatti non toccava<br />

che superficialmente noi ragazzi<br />

che, anzi, vedevamo nell’eccezionalità<br />

degli avvenimenti qualcosa di<br />

nuovo e di eccitante. La città fu colpita<br />

molte altre volte. Si sentivano<br />

arrivare da lontano, spesso di notte,<br />

le fortezze volanti con <strong>il</strong> brontolio<br />

dei loro motori, poi le sirene lugubri<br />

ed infine la martellante sarabanda<br />

delle bombe. I riflettori pennellava-<br />

no <strong>il</strong> cielo e la contraerea lanciava<br />

tracce di fuoco verso l’oscurità.<br />

Di giorno gli aeroplani lanciavano<br />

pagliuzze argentate per confondere i<br />

radar e più avanti mandarono giù<br />

contenitori di latta verde con sigarette,<br />

biscotti, gomma da masticare ed<br />

ogni altro ben di Dio. Era come dire<br />

state con noi e vedrete che abbondanza<br />

vi toccherà. Serpeggiava oramai<br />

scopertamente e s’ingigantiva<br />

giorno dopo giorno <strong>il</strong> malcontento,<br />

la rassegnazione, la voglia di finire<br />

quanto prima quella tragica operetta<br />

che era stato <strong>il</strong> regime e la sua ridicola<br />

coda che voleva essere la repubblica<br />

di Salò.<br />

La vita di sfollati nella casa del<br />

nonno aveva i suoi lati piacevoli.<br />

Nel paese erano arrivate anche altre<br />

famiglie dalla città. C’era Teresa,<br />

una ragazzina allampanata, pallida,<br />

che abitava in una casa delle Corti<br />

vicina alla nostra. Ed io le mostravo<br />

con orgoglio la Viola nella stalla che<br />

aveva appena fedàto e <strong>il</strong> grande trattore<br />

OM nella fabrerça dello zio Mario.<br />

Un giorno andai in M<strong>il</strong>levoia a<br />

raccogliere dell’uva regina che le<br />

portai in un involucro di foglie di fico.<br />

Al ritorno a casa presi due ceffoni<br />

da mia madre che, per un suo contorto<br />

ragionamento che non mi fu<br />

chiaro, ritenne la cosa scoveniente.<br />

La scuola del paese era vicina alla<br />

chiesa. Ci andavamo tutte le mattine<br />

assieme ai cugini. Eravamo tutti nella<br />

stessa classe, alunni di prima, di<br />

seconda e di terza, con una maestra<br />

che impiegava più tempo a tenere <strong>il</strong><br />

s<strong>il</strong>enzio che non ad insegnarci qualcosa.<br />

Abituato alle severe regole della<br />

mia scuola di piazza Alighieri, mi<br />

sembrava tutto più fac<strong>il</strong>e e divertente.<br />

Avrei dovuto frequentare la seconda,<br />

ma mi sembrava di cavarmela<br />

anche meglio di quelli di terza.<br />

Non è che fossi un secchione, solo<br />

che ero andato più a scuola che a pascolar<br />

i samèri, come la maggior<br />

parte di loro.<br />

D’altronde, anch’io avevo avuto a<br />

che fare con gli asini. Fu quando un<br />

giorno in Serraia ne vidi uno che stava<br />

brucando, pacifico, in un campo<br />

di verze. Armato di bastone, lo rincorsi<br />

per un bel tratto di strada, ma<br />

alla fine mi avvicinai troppo e quando<br />

fui a tiro, la bestia mi sferrò un<br />

calcio al plesso solare e fui subito nel<br />

mondo dei sogni. Mi risvegliai dopo<br />

qualche minuto, mentre gnagna Virginia<br />

mi schizzava in faccia acqua e<br />

Pola subì otto bombardamenti<br />

aceto. Da allora ogni volta che annuso<br />

l’aceto, risento violenta una botta<br />

allo stomaco. Potere rievocativo delle<br />

sensazioni odorose.<br />

Della rappresentatività allocativa<br />

dell’asino non c’è quasi più traccia.<br />

La bestia è stata per anni la rappresentazione<br />

più triviale dell’ignoranza,<br />

della testardaggine, dell’inettitudine.<br />

Il povero animale non aveva<br />

considerazione alcuna nella scala<br />

zoologica. Era <strong>il</strong> più maltrattato dei<br />

cosidetti amici dell’uomo. Aveva cominciato<br />

Collodi a mettere le lunghe<br />

oreccchie al suo burattino e poi, durante<br />

<strong>il</strong> regime, i maestri giù bacchettate<br />

sulle mani ed esclamazioni di<br />

rimprovero come “raglio d’asino al<br />

ciel non sale” ed altre ancora, non<br />

meno retoriche. Così ci volle poco<br />

perché l’asino diventasse, in breve, <strong>il</strong><br />

più vituperato degli animali dell’Arca.<br />

Anche da noi, in campagna, <strong>il</strong><br />

samèr non godeva di considerazione<br />

alcuna: per lui <strong>il</strong> punto più scomodo<br />

e fatiscente della stalla, non parliamo<br />

del cibo, paglia quando andava bene<br />

e poi bastonate a non finire. Non riceveva<br />

neppure la minima parte delle<br />

attenzioni di cui erano circondate<br />

le mucche, gli stessi maiali e perfino<br />

i polli. Il samèr non produceva nulla,<br />

altro che fatica, dunque avesse quello<br />

che si meritava!<br />

“Ti son grande come un samèr e<br />

ancora ti pissi in leto” diceva la zia<br />

inviperita trovando ancora le lenzuola<br />

di Aldo bagnate fradice. Ma perché<br />

scomodare l’asino, per <strong>il</strong> paragone,<br />

se esistevano altri animali di mole<br />

certamente maggiore? Proprio<br />

perché attraverso la sua rappresentazione<br />

si volevano insinuare ben altri<br />

difetti come la pigrizia, la trascuratezza,<br />

lo scarso amore per la pulizia<br />

che, del tutto ingiustificatamente,<br />

venivano attribuiti al povero ciucco.<br />

“Samèri” diceva zio Nini (con una<br />

sua personale mutazione di vocale) a<br />

noi ragazzi quando non avevamo ottemperato<br />

ad un suo ordine preciso.<br />

E mia madre “mus, asino e samèr”<br />

per rafforzare <strong>il</strong> suo rimprovero, in<br />

modo che non sorgessero dubbi in<br />

proposito.<br />

E così la tragedia dell’asino durò<br />

nel tempo. Durò in pratica fino agli<br />

anni postbellici della rivoluzione industriale,<br />

fino a quando, in Italia,<br />

Agnelli mise le ruote a tutti, anche al<br />

simpatico e tanto vituperato somaro<br />

che, così, fu salvo.<br />

(CONTINUA)<br />

Errata corrige<br />

Nel capitolo “Fede e Superstizione” di Asini e Bal<strong>il</strong>la (L’Arena di Pola<br />

del 31 marzo 2005) c’è stato un errore di composizione dei versi<br />

della canzoncina popolare che vanno letti invece così:<br />

E roco-co, roco-co e roco-co<br />

e se tu dormi sì ed io no,<br />

e se tu dormi con una bella maritata<br />

noi ti faremo la serenata.<br />

Cari compagni non state a cantar più<br />

che nel mastello mi ha messo Lulù,<br />

ed io son qui più di mezza nottata<br />

dentro <strong>il</strong> mastello dell’acqua gelata.


L’ARENA DI POLA N. 4 del 30 apr<strong>il</strong>e 2005 PAG.5<br />

Istituto tecnico<br />

industriale<br />

“F.lli “F.lli<br />

Liani”,<br />

classe I D<br />

Prima f<strong>il</strong>a: ? , Martinesi Lina, Ferfoglia Maria, Prof. Giovanni Biasi e Mario<br />

Smeriglia, Goglia Jolanda, ? , Poropat; Seconda f<strong>il</strong>a: ?,Gortan Agnese, Carpenetti<br />

Marisa, Prazan, Agostinis Nives, Nicoletti Ornella, De Palma Gina, Spetti<br />

Marcella, Solinas Nevia, M<strong>il</strong>ia Nerina, ? , Vosc<strong>il</strong>la e Bani; Terza f<strong>il</strong>a: ?, Voivoda<br />

Maria, ?, ?, Sirolla, Giovi L<strong>il</strong>iana, Benussi, ?, Jurig Elisabetta, ? Fedele,<br />

Francese Anita, ?.<br />

F oto<br />

di gruppo: anno scolastico 1941/42 alle “F.lli Liani” di via Besenghi,<br />

angolo via Sissano, classe ID. Che bei tempi quelli! Mi iero ancora<br />

mexa indormensada, ma ga bastà pochi giorni de scola e una compagna<br />

de banco più svea de mi a cambiar la mia timidessa in strafottensa e adesso ve<br />

conto. Primo giorno de scola alle “Liani”, cussi la ciamavimo noi; che bela Scola,<br />

con quei scaloni de marmo sempre cussì bianchi e le colonine sempre piturade<br />

de fresco che le pareva un bombon. Ma poi semo rivade noi dela ID e qualcossa<br />

xe subito cambia. Iero finida nel secondo banco lato porta, parte interna e<br />

come compagna me son trovada con una cocola muleta che se ciamava Coglia<br />

Jolanda; cavei rissi de un bel biondo rame e carnagion de late come me piaseva<br />

tanto a mi che invesse de cavei iero scura. La doveva esser più timida de mi cussì<br />

che per tuta la lession no fassevimo che scrutarse de soto ocio, ma gnanche<br />

una parola. Go subito capì che la me piaxeva e che saremo andade d’acordo e<br />

de quel primo incontro me xe rimasto impresso el bel bracialetin de f<strong>il</strong>igrana<br />

che la portava al polso. No ricordo ben se fossi sta proprio el primo giorno de<br />

scola, ma sicuramente la prima lession de italian con la prof. Cattinara, una signora<br />

che me par la fossi meridional, coi cavei neri tirai drio la testa e fermai a<br />

cocon. Nissun trucco a ravivar el colorito olivastro. La doveva gaver all’incirca<br />

l’età dele nostre mamme, ma per sto inizio no la se xe de sicuro comportada come<br />

tale. La stava spiegandone qualcossa quando xe riva el bidel a ciamarla,<br />

cussi la ne ga racomandà de star bone e no far bacan. Figurarse! No la iera<br />

gnanche fora la porta che xa se scadenava el finimondo! Tute a scambiarse domande,<br />

curiose come le cheche de saver in due minuti vita, morte e miracoli<br />

una dell’altra. No ricordo se in quei pochi minuti che la xe stada assente, mi e la<br />

Jolanda se semo scambiade due parole, ma son sicura de no. Ma el fato xe che in<br />

mezo a tuto quel bacan se verxi de scato la porta e la entra tuta infuriada: “chi ha<br />

disobbedito?” la urla e noi mute come pessi. La ne guarda una per una con due<br />

oci che par che la ne voi fulminar e dopo qualche altro rimbrotto e promessa de<br />

punision, la punta el dito su de mi e la me domanda: “tu come ti chiami?” “Nerina<br />

M<strong>il</strong>ia” ghe rispondo tuta spaventada. “Per punizione cambierai di banco,<br />

prendi la tua roba e trasferisciti nel quarto banco vicino alle finestra!”. Ancora<br />

ogi me domando come la ga fato in mexo a quel bacan sentì da drio la porta a individuarme<br />

proprio mi che forsi forsi, sensa esagerassion, iero quela che no gaveva<br />

verto boca. Me quel che xe el bel, forsi perché no la iera esperta de psicologia,<br />

la me ga trova la compagna de banco ideal, quela che a parer suo doveva<br />

esser senz’altro un angelo e questa iera la Marisa Carpenetti: no ve digo altro.<br />

Ela che la se iera ficada nel quarto banco, lato finestra, per poder distrarse guardando<br />

fora la finestra mentre 1’insegnante de turno fasseva lession e la se iera<br />

scelta per compagna l’amica Nives Agostinis, la xe restada mal de doverse separar<br />

da ela, come del resto mi dala Jolanda, ma tant’è, cussi gaveva deciso la profesoressa<br />

e noi site site, gavemo traslocà. Da quel giorno, la mia vita de putela<br />

timida xe cambiada dal giorno ala note: se la Marisa iera el capo, mi la seguivo<br />

a roda e le altre tute drio de noi. Quante che ghe ne gavemo combinade! La scola<br />

iera per noi no un logo de istrusion, ma una palestra. Tuto finiva in scherso, le<br />

lessioni iera un divertimento, specialmente quele de fisica fate nell’aula piena<br />

de reperti: usei impalai, foss<strong>il</strong>i, el corpo umano de cartapesta. Questa iera<br />

senz’altro la nostra lession preferida anche perché el Prof. iera un omo mite e<br />

noi profitavimo. Co el ne spiegava i vari organi del corpo umano ghe fassevimo<br />

sparir i tochi e se li passavimo da una all’altra e lui po’diventava mato a sercarli<br />

fin che i ricompariva come per miracolo: el fegato iera torna al suo posto, ma<br />

mancava un ventricolo del cuor e via a sercarlo e cussi el tempo passava, sonava<br />

la campanela e noi no gavevimo impara un bel niente. Povero Prof., chissà come<br />

che el se sarà sentì a lession finida! Forsi un incapace? Spero tanto de no e<br />

se per caso ghe capitassi de legerme, anche a nome dele mie care compagne de<br />

allora, ghe domando scusa dal più profondo del cuor. Anche la lession de musica<br />

iera uno spasso col Prof. che ne insegnava i solfeggi, el valor dele note e po’<br />

el se meteva al piano e mentre lui tacava la scala musical noi tacavimo a cantar<br />

qualche cansoneta in voga. Ripensandoghe ogi a distansa de tanti anni, me par<br />

proprio che gnanche alora i fioi iera quei angioleti che se vol far creder; forsi no<br />

ierimo proprio tanto cattivi, ma gnanche boni boni de sicuro!<br />

E cussi xe passa el 1° e el 2° anno con la promossion proprio per un pel. A<br />

metà del secondo anno, la Marisa se ga ritirà e cussì se semo un poco calmade,<br />

forsi perché stavimo ormai diventando dele signorinette.<br />

NERINA MILIA<br />

Incontro<br />

degli ex studenti<br />

dell’Istituto tecnico<br />

agrario di Parenzo<br />

Invio una fotografia significativa e storica, scattata in occasione di una gita a Monte Sant’Angelo nella primavera del<br />

1938, con i nomi di coloro che sono in grado di ricordare: da sinistra, f<strong>il</strong>a in alto: MACORINI, PARENZAN, AGOSTI-<br />

NELLI, TRAMPUS, DEPICOLZUANE, BACCARI, BORRUSO, BRACCALI, PAOLUZZI ANTONIO, PICCOLI, PAO-<br />

LUZZI CESARE, CEROVAZ, MARINAZ PINNA, DE CASTELLO, RAMANI, SARAMELLA, CHITTERO; terza f<strong>il</strong>a, in<br />

piedi: COFFAU, STEFANI, BORRI, BORGHI, MATTIOLI, BASSANESE, ALBANESE, CALCIC, ANONINI, MARULLI,<br />

MARZINI, DEL BELLO, CELIAN, MONICA, LENARDUZZI, SIMONIT, TEDESCHI, SCIOLIS; seconda f<strong>il</strong>a, in piedi:<br />

FABIANCI, COCCIANI, MARUSSI, PUNIS, MARTINI, MARCUCCI, STOINI (Tucci), SANDRI, ?, ..., BONETTI, ROC-<br />

CO; seduti: DOZ, PACOVICH, GIACHIN, GIACIC, BAICI, VERZINI, TEDESCHI (Junior), SARTORETTO, FERRARA<br />

(disteso con sciarpa e cappello).<br />

La fotografia è stata ripresa<br />

dall’allora Primo Assistente<br />

CESARE FINELLI (di Marcaria,<br />

MN), in occasione di una delle<br />

tante passeggiate domenicali di primavera,<br />

mese di maggio, che consentivano<br />

di effettuare le nostre<br />

escursioni, attraverso la bellissima e<br />

rigogliosa campagna del circondario<br />

di Parenzo che ci ospitava, studenti,<br />

provenienti da Trieste , dall’Istria,<br />

dalle isole di Veglia, Cherso e Lussino;<br />

necessario svago ricreativo, durante<br />

le pause dello studio, che diveniva<br />

più intenso con l’approssimarsi<br />

della fine dell’anno scolastico. Si arrivava<br />

alla collina costeggiando campi<br />

verdeggianti, intersecati da f<strong>il</strong>ari di<br />

vite ed olivi, passando accanto al<br />

Lazzareto ed al camposanto di Parenzo,<br />

lungo una stradina comunale<br />

polverosa, protetta da siepi di biancospino<br />

e di rovo. Dall’alto del Monte<br />

Sant’Angelo appariva <strong>il</strong> bellissimo<br />

panorama di Parenzo, lambito dal<br />

meraviglioso suo mare e coronato da<br />

bellissime pinete e che ancora continua<br />

ad esercitare una grande attrazione<br />

ed è meta di intenso turismo. Certamente,<br />

però, non è più in grado di<br />

recepire i sentimenti, i cari ricordi e<br />

la nostalgia che noi tutti conserviamo<br />

per i luoghi fam<strong>il</strong>iari che, tuttora, ci<br />

fanno ricordare, con commozione e<br />

gratitudine, <strong>il</strong> nostro Istituto Agrario,<br />

gli amici della giovinezza e gli educatori<br />

che ci hanno consentito di affinare<br />

la conoscenza ed aiutato a maturare.<br />

Mi preme quindi ricordare la ragione,<br />

dopo diversi anni dal nostro<br />

forzato Esodo, del nostro raduno nazionale.<br />

Ci ha consentito di ritrovarci<br />

più maturi e variamente responsab<strong>il</strong>i<br />

degli incarichi conseguiti nel frattempo,<br />

ma con lo stesso spirito ed entusiasmo,<br />

fedeli rappresentanti della<br />

nostra amata terra d’Istria. Per <strong>il</strong> ritrovo<br />

fu scelta la località “VILLOT-<br />

TE” del comune di San Quirino, in<br />

provincia di Pordenone. Una scelta<br />

azzeccata e significativa. Nella località,<br />

infatti, successivamente all’Esodo<br />

si è insediata una grossa comunità<br />

agricola, suddivisa in appoderamenti,<br />

che comprendono tuttora un centinaio<br />

di famiglie istriane, esuli dall’Istria<br />

occidentale, che stanno tramandando<br />

in terra friulana le tradizioni e<br />

la cultura tipica istriana. L’incontro,<br />

iniziato presso le ex scuole delle V<strong>il</strong>lotte,<br />

ora trasformate in circolo per le<br />

attività del tempo libero delle fami-<br />

Le nostre radise<br />

glie istriane residenti, ha voluto essere,<br />

dopo tanti anni, un doveroso riconoscimento<br />

al nostro Istituto di Parenzo.<br />

La semplice ed intima cerimonia<br />

è stata occasione per una bella e<br />

riuscita rimpatriata fra amici e compagni<br />

di studio, di cui molti accompagnati<br />

dalle rispettive mogli, giunti<br />

da diverse città d’Italia. Tralascio di<br />

nominarli tutti, per non correre <strong>il</strong> rischio<br />

di dimenticare qualcuno. Il raduno,<br />

organizzato dal Cav. Uff., perito<br />

agrario, Marzari, assieme a Della<br />

Marna, è stato ospitato, in qualità di<br />

coordinatore da Angelo Nichelato.<br />

Marzari ha <strong>il</strong>lustrato l’importanza<br />

dell’incontro e motivato la scelta della<br />

località, che ha consentito, tra l’altro,<br />

un cordiale e affettuoso scambio<br />

di saluti e presentazioni con le famiglie<br />

istriane colà insediatesi. Finita la<br />

cerimonia ci siamo ritrovati presso <strong>il</strong><br />

Circolo “Le V<strong>il</strong>lotte” per <strong>il</strong> pranzo ristoratore,<br />

“all’ istriana” e suffragato<br />

da buon vino locale, che ha concluso<br />

<strong>il</strong> raduno in armonia, gioia e grande<br />

soddisfazione per esserci ancora ritrovati<br />

per ricordare, con nostalgia e<br />

amore, i felici anni trascorsi nella nostra<br />

cara scuola di Parenzo.<br />

GIORDANO ANTONINI<br />

Volè meter quele radise tenere, senza forza che le nassi in tere fangose, che<br />

ale prime joze de piova sparissi tuto, perché tuto xe cresù senza gnente<br />

soto e senza fondamenta.<br />

Le nostre radise le nassi de una tera dura, forte, ma piena d’amor. Una tera<br />

alegra e ventosa, fert<strong>il</strong>e e generosa, con acque fresche e sane. Sane come i propri<br />

fioi che la ga nel cuor, nei pensieri e nei ricordi.<br />

I ricordi: tuti li gavemo i nostri ricordi co ierimo fìoi, le prime simpatie, le feste<br />

del nostro patrono, le gite fate in giornada, ma preparade con ansia e emozion.<br />

Le stagioni piene de laboriosità e gioia. El Nadal che mai più gavarà l’incanto<br />

de quei tempi. La Pasqua col profumo de pinze e dele titole che se sentiva<br />

per tuto el paese. Questi e tanti tanti ricordi xe nel nostro cuor.<br />

Fazemo alora che no i vadi persi e le ocasioni che gavemo per trovarse no<br />

stemo sprecarle, parlemo insieme, e che ogni persona conti le sue robe e tuto<br />

sia scrito per un domani, per i nostri fioi e nipoti. Che i sia orgogliosi dele proprie<br />

radise che le vien de gente semplice e onesta; dei usi e modi che se gaveva<br />

per viver in serenità nella nostra bella terra d’Istria.<br />

ALMA PETRIGNA


PAG.6 L’ARENA DI POLA N. 4 del 30 apr<strong>il</strong>e 2005<br />

A cura della Redazione di M<strong>il</strong>ano diretta da Piero Tarticchio<br />

Mi e l’Ovo<br />

Oh, finalmente , lo gavè capì<br />

che l’ovo lo dovevi dar a mi<br />

perché xe scrito in marmo, scolpì in pionbo<br />

che l’ovo, xe ovo de Colombo.<br />

Pur precisando, ragionando a f<strong>il</strong>o,<br />

Cristoforo lui era, e mi Dan<strong>il</strong>o.<br />

In ogni caso (e qua mi ve lo provo)<br />

gò da inportansa, e tanta, sempre all’ovo.<br />

Ovo de conpra, ovo de galina:<br />

sbatudo, duro, fato in fritadina<br />

col parsuto che, posso assicurar,<br />

se ‘l xe istrian, el fa risussitar.<br />

I me dava, co’ ero in caregon<br />

ovi crudi con goce de limon<br />

e, ani dopo, me son inamorà<br />

d’ovo in camisa, d’ovo strapassà<br />

e, spesso, go ciapà anca la bala<br />

bevendo ovi sbatudi col marsala.<br />

Co’ iero a Pola, studente liceal<br />

go almanacado su l’Ovo Universal<br />

che, secondo i cinesi (se lo sà<br />

no ghe xe roba che i no ga inventà:<br />

i gelati, la pasta, i tortellini,<br />

el sushi, el codin e i bastonzini)<br />

saria stado el comincio de la tera<br />

del mar, dei monti, d’ogni roba insoma<br />

che in un ovo ga el suo genoma.<br />

De ogni roba che se toca e vedi,<br />

de ogni altra che se pensa e credi:<br />

l’amor, la fame, l’odio, l’abondansa,<br />

el bruto, el bel, la guera, el mal de pansa,<br />

i abitanti del mondo, bianchi o mori,<br />

i povareti, i furbi, i mona, i siori,<br />

le bestie, i pessi, i microbi, i usei,<br />

turchi, eschimesi, greghi e abissini,<br />

polesani, ciosotti e zaratini.<br />

Come caratere spesso mi me trovo<br />

a cercar el famoso pel nel’ovo<br />

e nel’ovo de Pasqua go paura<br />

che la sorpresa sia ‘na fregatura.<br />

Come ogni abitante de ‘sto mondo<br />

son nato da un oveto, picio e tondo<br />

in cui, corendo a gran velocità,<br />

un spermatozoo se gà inpirà.<br />

Ma, deto questo, adesso volaria<br />

ringrassiar la sbandata compagnia<br />

che, bontà sua, se ga dado la pena<br />

de conferirme ovo e pergamena.<br />

Prometo che sarà piaser e cura<br />

covar ‘sto ovo. Farà bela figura<br />

tra atestati, cope, teredei,<br />

foto, ricordi, costadi pochi schei.<br />

Finisso ringrassiandove de novo<br />

Colombo, in rima, ve ga fato l’ovo.<br />

Aladino<br />

PO E S I A<br />

Assegnati i premi<br />

“El Vovo de Venexia” 2005<br />

VENEZIA - Anche quest’anno<br />

l’Akademia de i “Sbandai” ha<br />

assegnato i premi “El Vovo de<br />

Venexia”, un riconoscimento,<br />

ideato da Romana de Carli Szabados<br />

nel 1990 e conferito annualmente<br />

a quelle personalità<br />

che si sono particolarmente distinte,<br />

per professionalità e prestigio,<br />

nei settori dell’arte, della<br />

letteratura, della scienza, del<br />

giornalismo, della scuola, dell’imprenditoria,<br />

dello sport ed<br />

in altri settori del mondo del lavoro<br />

e della cultura. La cerimo-<br />

nia di consegna è avvenuta sabato<br />

19 marzo 2005 alle ore<br />

11.00, alla presenza di un folto<br />

pubblico, al Ristorante Conca<br />

d’Oro, Campo SS. F<strong>il</strong>ippo e<br />

Giacomo in Venezia.<br />

Riportiamo l’elenco dei premiati<br />

T. Bianchini per <strong>il</strong> giornalismo;<br />

F. Bonini per l’università:<br />

L. Chinese per l’arte; D.<br />

Colombo per la narrativa; F. De<br />

Piccoli per lo sport; L. Donorà<br />

per la musica; M. Perale per la<br />

letteratura. Omaggio alla donna<br />

2005 a Paola Gavagnin. red.<br />

Una pupa speciale<br />

Se sa ben che a mi<br />

me piasi le mostre,<br />

le fiere, i festival.<br />

Xe senpre merav<strong>il</strong>ie de<br />

veder e se scopri tante robe<br />

interessanti. Go visto<br />

quadri che conossevo ma<br />

no gaveria mai sperà de<br />

amirarli dal vero. Armature<br />

e armi de varie epoche<br />

e diversi paesi; reperti<br />

archeologici, costumi,<br />

libroni antichi. E po', via<br />

via, automob<strong>il</strong>i “antid<strong>il</strong>uviane”,<br />

le classiche “caffettiere”<br />

che le caminava<br />

a la velocità de 25 km l'ora!<br />

Mostre de l’artigianato<br />

(lavori in legno de far<br />

restar a boca averta),<br />

gioieleria e ornamenti de<br />

l'antica Roma e carabatole<br />

medioevali (ingeniosi<br />

tuti), e ancora barche e<br />

batei de tuti i tipi, incluso<br />

un autentico barcon vichingo;<br />

festival a profusion,<br />

e fiere del libro, de<br />

francoboli, mostre de fiori,<br />

de gati, de ricamo e tapesseria<br />

che me fasseva<br />

pensar a la gara fra Minerva<br />

e Aracne. Fra le robe<br />

de guera go visto fra l'altro - de<br />

produssion de una fabbrica tedesca,<br />

subito falida - un autentico somergib<strong>il</strong>e<br />

per una sola persona, no<br />

più lungo de un sandolin - e elicoteri<br />

de tuti i tipi, foge e colori che<br />

se gaveva calà sul Tamigi durante<br />

i festegiamenti per el 50° Anniversario<br />

della Vittoria.<br />

Per una come mi, che no go de sicuro<br />

viagiado el mondo in lungo e<br />

largo, no xe mal! E dopo questa<br />

lunga introdussion, voio dirve cossa<br />

che vado a veder in questi ultimi<br />

ani. Roba ben diversa. Mostre<br />

de orsi de strassa, pupe e casete<br />

per le pupe. Merav<strong>il</strong>ie, perchè i<br />

espositori crea scene fiabesche, de<br />

sogno, con grande cura per ogni<br />

minimo particolar. E nele case de<br />

le pupe, tuto se se pol trovar nel<br />

magico mondo de le storie fatate,<br />

come viver drento la storia con<br />

grandesse e miserie de ogni epoca,<br />

Creazione di Edda G.<br />

Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia<br />

Comitato Provinciale di Udine<br />

di S<strong>il</strong>via Lutterodt Sizzi<br />

el tuto presentà in miniatura.<br />

Bon. Fra tanta goduria, de recente<br />

son stada a una mostra de “bambole<br />

antiche e moderne”, che per mi<br />

significa rinverdir i ricordi e tornar<br />

indrio ai tempi de l'infansia. Quante<br />

robe che go trovà là e che gavevimo<br />

anche noi de pice! E che valor,<br />

ogi! (Dove xe finide le nostre<br />

pupe de Lenci, la machineta de cusir<br />

Necchi dela Rita, la giostra co’i<br />

aroplani de tuti i colori che a incarigarla<br />

i girava svolando? E i letini,<br />

la carossela, le camerete de leto<br />

e due salotini ereditadi de nostra<br />

mama?)<br />

Una pupa in particolar me gaveva<br />

colpì. Capigliatura bruna abondante,<br />

un poco arufada, viseto<br />

tondo, oci lunghi, vagamente<br />

orientali, espression un poco triste.<br />

La me iera fam<strong>il</strong>iar! La me<br />

gaveva ciapà ‘ssai tempo prima de<br />

conprarla. Po' me go deciso perche'<br />

sentivo per ela un'atrassion<br />

speciale.<br />

Tornada a casa, con tanto de far,<br />

CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA<br />

DELLA STORIA E DELLA CULTURA DELL’ISTRIA,<br />

DI FIUME E DELLA DALMAZIA<br />

A cura di S<strong>il</strong>vio Cattalini<br />

UN’OPERA DI 5 VIDEO VOLUMI<br />

CHE ARRICCHISCE LA BIBLIOTECA DELL’ESODO<br />

1. Pola - 2 Capodistria - 3. Fiume - 4. Zara<br />

5. - Sebenico - Traù - Salona - Spalato - Ragusa<br />

Per informazioni e prenotazioni rivolgersi<br />

al Comitato ANVGD di Udine<br />

Vicolo S<strong>il</strong>lio, 5 - tel/fax 0432.506203<br />

solo prima de andar a<br />

dormir la gavevo discartada<br />

per amirarla. Dopo<br />

averghe petinado un poco<br />

i cavei, me la vardavo e<br />

cocolavo... gnanche che<br />

la fossi stada la mia pupa<br />

“Ciocchi”, ancora esistente<br />

perché, essendo de<br />

strassa, la gavevo rifata<br />

diverse volte per preservarla<br />

da la disintegrassion<br />

totale. Me son acorta<br />

de questo mio atacamento<br />

ala nova rivada e po' de<br />

colpo el cervel me se ga<br />

snebià: sta pupa gaveva<br />

qualcossa ne la espression<br />

che me ricordava<br />

mia mama nele foto de<br />

picia, come quela de la<br />

Prima Comunion. Stesso<br />

viseto largo un poco triste,<br />

stessi oci vagamente<br />

orientali che - la ne contava<br />

- a scola le mulete la<br />

ciamava “la cinesa” e ela<br />

se rabiava tanto!<br />

Che nome ghe darò a sta<br />

pupa? me go dito. Mia<br />

mama se ciamava Gina.<br />

Eco, Ginetta anderà ben.<br />

Ma mia mama iera stada<br />

batesada Domenica - come una<br />

dele none, e ela no voleva saverghene<br />

de quel nome, perché, sempre<br />

a scola, le compagne ghe diseva:<br />

-“Ara che fortunada, per ti xe<br />

sempre domenica.”- opur -“Ti sa,<br />

Domenica, go un fradel che se<br />

ciama Sabato...”- E ela, a cicarghe<br />

sora. -“No voio esser ciamada<br />

Domenica, per tuti mi son Gina!”-<br />

-“Tasi, che ti ga i oci come una cinesa!”<br />

-“No xe vero!” -“Vardite in<br />

specio! Cinesa! Cinesa!” -“No<br />

son una cinesa, mi!”- E zo, lagrimoni!<br />

E cussi', sta pupa “magica” me la<br />

meto a sentar sui zenoci (de scondon,<br />

che in casa no i me vedi e i<br />

pensi che sia mata, anche se certe<br />

mie tendense xe ben conossude) e<br />

me la cocolo, dandoghe baseti sule<br />

ganasse tonde, come se fussi<br />

mia mama de picia. S.L.S.<br />

Contenitore 5 VHS - € 47,60<br />

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L’ARENA DI POLA N. 4 del 30 apr<strong>il</strong>e 2005 A cura della Redazione di M<strong>il</strong>ano diretta da Piero Tarticchio<br />

PAG.7<br />

Dopo <strong>il</strong> Trattato di Rapallo<br />

che assegnò al nuovo Stato<br />

della Jugoslavia la Dalmazia,<br />

tranne Zara e le isole di<br />

Lussino, Cherso, Lagosta e Saseno,<br />

molti dalmati preferirono trasferirsi<br />

in Italia anziché adattarsi a<br />

vivere nel nuovo stato balcanico,<br />

che non riconosceva loro la possib<strong>il</strong>ità<br />

di avere scuole italiane né di<br />

usare l’italiano negli atti pubblici,<br />

com’era stato possib<strong>il</strong>e invece<br />

sotto <strong>il</strong> defunto impero austroungarico.<br />

Un notevole numero di profughi<br />

cercò la prima sistemazione nella<br />

vicina Istria, a Pola, Pirano, e a<br />

Trieste. Alcuni, già funzionari dello<br />

stato austriaco, furono assunti<br />

dallo Stato italiano mentre molti<br />

altri, piccoli commercianti, artigiani<br />

e liberi professionisti incontrarono<br />

grandi difficoltà nel riprendere<br />

da zero la loro attività.<br />

Gli anni del dopoguerra furono<br />

molto diffic<strong>il</strong>i, specialmente in<br />

Istria. Per questi motivi sorsero,<br />

ad opera dei profughi dalmati, numerose<br />

Associazioni che tendevano<br />

a tenere uniti gli esuli ed a aiutare<br />

i più bisognosi. In un primo<br />

tempo presero la denominazione<br />

di “Associazioni politiche tra gli<br />

italiani irredenti, sezioni dalmatiche”.<br />

In quegli anni queste Associazioni<br />

riunirono un notevole numero<br />

di soci; si organizzavano<br />

balli, lotterie, riunioni per ritrovarsi<br />

e per reperire fondi per l’assistenza<br />

ai meno abbienti. I sodalizi<br />

avevano un Labaro ispirato allo<br />

stemma della Dalmazia, lo stesso<br />

che si vede oggi nella bandiera<br />

croata: tre leopardi in campo azzurro.<br />

L’Associazione Dalmatica<br />

di Pola incaricò Gigi Vidris, non<br />

ancora celebre ma già allora molto<br />

stimato e vicino ai problemi degli<br />

istriani, di disegnare <strong>il</strong> labaro.<br />

Il primo bozzetto, elaborato in azzurro,<br />

bianco e nero, recava a sinistra<br />

in alto tre leopardi entro uno<br />

scudetto azzurro, al centro una lucerna<br />

con fiamma accesa, a significare<br />

le onde dell’<strong>Adriatico</strong> e la<br />

speranza - sempre viva - del ritorno.<br />

A destra <strong>il</strong> motto “NU CON TI<br />

E TI CON NU” e sotto, a grandi<br />

caratteri Associazione Dalmatica<br />

- Pola. I bordi azzurri a dentelli inquadravano<br />

bene l’insieme, ma<br />

creavano un problema di diffic<strong>il</strong>e<br />

realizzazione nella stoffa, trattandosi<br />

di un labaro che doveva essere<br />

sostenuto solo da due aste, una<br />

verticale e una orizzontale.<br />

Il bozzetto di cm 40x30 prevedeva<br />

un labaro di cm 85x65, ma per i<br />

motivi sopra esposti fu ut<strong>il</strong>izzato<br />

soltanto per cartoline e stampe<br />

che ne valorizzarono la grafica<br />

impeccab<strong>il</strong>e.<br />

La versione definitiva del labaro,<br />

realizzata nel 1926 (<strong>il</strong> bozzetto è<br />

andato perduto) risulta estremamente<br />

semplificata: tre leopardi in<br />

varia tonalità di giallo-marrone,<br />

grintosi come quelli disegnati da<br />

Vidris, su fondo azzurro e sotto la<br />

scritta in lettere gialle: Associazione<br />

Dalmatica - Pola. Il labaro<br />

in seta è stato ricamato da mani<br />

esperte, purtroppo rimaste ignote.<br />

Ora si trova nell’Archivio - Museo<br />

della Dalmazia a Venezia nella<br />

Chiesa di San Giorgio e Grifone.<br />

Con questo labaro, abbrunato<br />

in segno di lutto per la sorte della<br />

Dalmazia, l’Associazione Dalmatica<br />

di Pola partecipò <strong>il</strong> 20 luglio<br />

1930 allo scoprimento del cippo<br />

dedicato allo spalatino Francesco<br />

Rismondo, bersagliere, eroe della<br />

prima guerra mondiale.<br />

Erano presenti alla cerimonia, con<br />

i labari, anche le Associazioni dalmatiche<br />

di Trieste e di Pirano, unitamente<br />

ad un folto gruppo di pro-<br />

D O C U M E N T I<br />

L'Associazione<br />

Dalmatica a Pola<br />

fughi. La dedica sul cippo sotto i<br />

leopardi in bronzo e <strong>il</strong> f<strong>il</strong>o spinato<br />

recita:<br />

XXI-VII-MCMXV<br />

Francesco Rismondo<br />

di Spalato<br />

da questi epici gioghi<br />

tratto ferito al supplizio<br />

attestò col martirio<br />

che la Dalmazia tutta<br />

è terra d’Italia.<br />

I dalmati irredenti<br />

In fiduciosa attesa<br />

XXI - VII - MCMXXIX<br />

A.VII<br />

Il Labaro<br />

della<br />

Associazione<br />

Dalmatica di<br />

Pola è stato<br />

realizzato su<br />

disegno di<br />

Gigi Vidris.<br />

Attualmente<br />

è custodito<br />

nella<br />

sacrestia<br />

della Chiesa<br />

dei Santi<br />

Giorgio e<br />

Grifone a<br />

Venezia.<br />

di Clara Lana<br />

Sotto - Monte San Michele, 20 luglio 1930. Scoprimento della stele in memoria<br />

di Francesco Rismondo di Spalato, volontario nella guerra 1915-<br />

18. L’Associazione Dalmatica di Pola è presente con <strong>il</strong> labaro abbrunato.<br />

A Pola, <strong>il</strong> ballo dalmatico si svolgeva<br />

annualmente durante <strong>il</strong> carnevale<br />

nei locali del Circolo Commerciale<br />

o del Circolo Savoia.<br />

Talvolta furono fatti arrivare da<br />

Zara i costumi originali dalmati<br />

indossati da un gruppo di belle<br />

“mule” e da qualche giovanotto.<br />

Nella foto d’epoca spicca al centro<br />

Libero Sauro, figlio dell’eroe<br />

capodistriano, mentre più difficoltosa<br />

è l’identificazione delle ragazze.<br />

Il costume era costituito da una<br />

camicetta bianca ricamata a punto<br />

croce con motivi geometrici e ornata<br />

da fiocchetti rossi e neri, una<br />

A lato l’invito alla Grande Veglia di Beneficenza.<br />

Sopra - I costumi del Ballo Dalmatico (1929).<br />

Al centro della foto si riconosce Libero Sauro, figlio<br />

dell’eroe capodistriano.<br />

gonna ampia di lana grezza, un<br />

grembiule pure di lana, con alta<br />

frangia rossa sui tre lati, in testa<br />

una “capiza” - berreto rotondo -<br />

con frangia nera.<br />

I balli e le lotterie avevano sempre<br />

grande successo perché i problemi<br />

dei profughi erano molto sentiti<br />

dalla cittadinanza polesana. Intervenivano<br />

le Autorità civ<strong>il</strong>i,<br />

quelle m<strong>il</strong>itari e <strong>il</strong> Prefetto che,<br />

per primi mettevano nel bac<strong>il</strong>e <strong>il</strong><br />

loro contributo, di molto superiore<br />

al prezzo del biglietto.<br />

Tutti i cartoncini erano disegnati<br />

da Gigi Vidris che volutamente<br />

rappresentava i leopardi grintosi.<br />

Non è stato possib<strong>il</strong>e rintracciarli<br />

tutti, ma solo alcuni. L’invito alla<br />

grande veglia di beneficenza<br />

“Una notte in Dalmazia pro profughi<br />

dalmati” del 23 febbraio 1929<br />

svoltosi al Casino Commerciale<br />

recava inoltre “saranno molto<br />

graditi i costumi in carattere con<br />

la serata”, mentre l’invito al ballo<br />

del 14 febbraio 1930 recava in<br />

grassetto: “l’incasso sarà devoluto<br />

al fondo sociale di assistenza”.<br />

Nella quarta facciata dell’invito<br />

spiccava <strong>il</strong> motto di Gabriele<br />

D’Annunzio “Patria ai Veneti tutto<br />

l’<strong>Adriatico</strong>”. Si distribuivano<br />

anche cot<strong>il</strong>lons in carattere con la<br />

serata: fazzoletti di seta da collo e<br />

da taschino azzurri, con i leopardi<br />

dipinti a mano da volenterosi artisti.<br />

Le lotterie, con oggetti generosamente<br />

offerti dai commercianti<br />

polesani, contribuivano a<br />

rendere più piacevoli le serate.<br />

Al ballo partecipavano famiglie di<br />

tutti gli strati sociali con vecchi e<br />

bambini, questi ultimi spesso in<br />

costume folcloristico. L’atmosfera<br />

era particolarmente festosa, per<br />

una sera si dimenticavano i guai e,<br />

con una punta di malinconia al<br />

canto del “Sì”, qualche palpebra si<br />

inumidiva pensando alla patria<br />

lontana.<br />

Nonostante <strong>il</strong> misero b<strong>il</strong>ancio,<br />

l’Associazione inviò nel 1929 alla<br />

Cassa Ammortamento del Ministero<br />

delle Finanze la somma di<br />

Lire 100, capitale nominale titoli,<br />

e <strong>il</strong> nome dell’Associazione fu<br />

iscritto alla pagina 279 del 2° volume<br />

del gran Libro della Riconoscenza<br />

Nazionale, come risulta<br />

dal diploma r<strong>il</strong>asciato.<br />

L’argomento è stato ricavato da<br />

documenti e fotografie conservati<br />

in famiglia. Non sono in grado di<br />

precisare la data di fondazione<br />

dell’Associazione, probab<strong>il</strong>mente<br />

avvenuta tra <strong>il</strong> 1925 e <strong>il</strong> 1926. Al<br />

vertice era stato eletto un Direttorio<br />

di cui facevano parte <strong>il</strong> Sig.<br />

Antonio Bonavia, <strong>il</strong> dottor Scomersi<br />

e <strong>il</strong> professor Vittorio Lana,<br />

che nel 1931 si dimise dall’incarico<br />

per trasferimento in un’altra<br />

città. Ne diede notizia oltre al<br />

quotidiano di Pola “Il Corriere<br />

Istriano”, anche <strong>il</strong> giornale bisettimanale<br />

di Zara “Il Littorio Dalmatico”<br />

del 17 ottobre 1931. C.L.<br />

L’Arena ha perduto un’altro componente della sua squadra.<br />

Il 31 Marzo u.s., a Toronto in Canada, si è spenta<br />

improvvisamente Uccia Ivis Superina. Nostra apprezzata<br />

collaboratrice, dalle colonne di questo giornale aveva st<strong>il</strong>ato<br />

bellissimi articoli di ricordi legati ai suoi ritorni in Istria.<br />

Il nostro glorioso foglio sta mostrando sempre<br />

più i segni del tempo. E’ probab<strong>il</strong>e che la vecchia guardia,<br />

ormai in disarmo, si stia ricompattando nei Campi Elisi per<br />

fondare Lassù una nuova Arena. La redazione e i lettori<br />

del nostro giornale si uniscono al dolore della famiglia<br />

porgendo le più vive condoglianze.<br />

Addio Uccia, non ti dimenticheremo!


PAG.8 L’ARENA DI POLA N. 4 del 30 apr<strong>il</strong>e 2005<br />

Esuli e rimasti<br />

Egregio Direttore, con opportuna<br />

tempestività, ha colto e pubblicato,<br />

sul n. 3/05 dell’Arena, l’articolo dal<br />

titolo “Le due anime dell’Esodo” che<br />

tratta, semplificando al massimo, la<br />

legittima aspirazione dei nostri fratelli<br />

italiani, residenti oggi oltre confine,<br />

a venire considerati “italiani” a tutti<br />

gli effetti, per appartenenza etnica,<br />

antica tradizione e cultura. Una aspirazione<br />

che vorrebbero non venisse<br />

oscurata dalla valanga mediatica che<br />

qualche mese fa si è riversata sulla<br />

questione dell’Esodo e delle foibe,<br />

dando a noi esuli grande visib<strong>il</strong>ità.<br />

Una visib<strong>il</strong>ità, peraltro, risultata per<br />

noi praticamente inesistente per sessant’anni<br />

mentre, a dir <strong>il</strong> vero, loro<br />

qualche menzione riconoscente, per<br />

<strong>il</strong> pertinace impegno nella conservazione<br />

dell’italianità in quelle terre,<br />

l’hanno talvolta ottenuta, in tempi recenti,<br />

addirittura dal Presidente della<br />

Repubblica italiana. Questo particolare<br />

smentisce, di fatto, la velata accusa<br />

d’abbandono rivolta alla nazione<br />

“madre” da parte dell’articolista.<br />

Magari avessimo avuto noi, nei precedenti<br />

cinquant’anni, pari comprensione<br />

e soddisfazione nelle nostre sacrosante<br />

aspirazioni anche, ma non<br />

solo, economiche! Ma non è questo <strong>il</strong><br />

tema della mia odierna riflessione.<br />

La centralità del problema - incarognita<br />

vexata questio - va posta sul<br />

fatto se siamo noi, ultimi esuli superstiti,<br />

disposti a riconoscere ai nostri<br />

conterranei rimasti una patente di italianità<br />

che, per antichissimi e documentati<br />

insediamenti, non può, in effetti,<br />

essere disconosciuta. E’ questo<br />

riconoscimento che, palesemente,<br />

vanno ricercando in ambito nazionale<br />

e che, pur avendolo già diffusamente<br />

ottenuto, ritengo dovrebbe essere loro<br />

garantito anche da noi esuli; non<br />

per una presuntuosa ed ingiustificata<br />

pretesa di arrogare a noi detta facoltà,<br />

ma semplicemente perché atto equo e<br />

motivato. Proveniamo tutti da un unico<br />

ceppo - quello italico - e tutti abbiamo<br />

parimenti sofferto per questa<br />

orgogliosa appartenenza etnica; noi<br />

per un plebiscitario Esodo, loro per<br />

una stravolgente aggregazione ad una<br />

Nazione indubbiamente diversa per<br />

tradizioni, lingua e cultura. Né la<br />

scelta, attuata dai nostri nonni e dai<br />

nostri padri, di renderci esuli ci dà <strong>il</strong><br />

diritto di ergerci a giudici impietosi di<br />

quanti oggi portano le conseguenze<br />

della opposta scelta di rimanere, assunta<br />

dai loro predecessori. Sono state<br />

decisioni che hanno arrecato, a noi<br />

e a loro, grandi difficoltà e fatto pagare<br />

un altissimo prezzo per rimanere<br />

sempre e comunque italiani!<br />

Abbiamo già avuto modo di scrivere,<br />

in parecchi, che ci saremmo sempre<br />

rispettosamente uniformati, al riguardo<br />

di questi rapporti, alle posizioni<br />

assunte dai fam<strong>il</strong>iari e dai discendenti<br />

dei nostri martiri infoibati o<br />

barbaramente soppressi; a loro, anche<br />

a mio parere, spetta sulla questione<br />

l’ultima parola. Da sempre! Ma può<br />

questo... valere per sempre? Tempi e<br />

situazioni evolvono con sconvolgente<br />

rapidità, portando sostanziali mutamenti<br />

nelle persone e nei comportamenti<br />

e sempre nuovi protagonisti sul<br />

palcoscenico della vita. E, se fermi e<br />

decisi devono rimanere i nostri giudizi<br />

su fatti, accadimenti cruenti e personaggi<br />

negativi di un epoca passata,<br />

vogliamo non considerare con occhio<br />

diverso <strong>il</strong> nuovo che avanza? Nuovo<br />

perché generazionalmente tale e perché,<br />

ovviamente, non corresponsab<strong>il</strong>e<br />

di azioni e scelte di diecine di lustri<br />

addietro. Qualsiasi diverso parere<br />

merita, comunque, rispettosa considerazione.<br />

VENIERO VENIER<br />

Caro Venier, diffic<strong>il</strong>e non condividere<br />

la sua opinione. Ritengo, infatti,<br />

che la patente di italianità non possa<br />

e non debba essere in alcun modo negata<br />

dagli esuli ai rimasti; semmai,<br />

sono altre le “patenti” che potrebbero<br />

essere messe in discussione, ma<br />

queste rientrano nelle libertà, se onestamente<br />

e correttamente interpretate,<br />

di ciascun individuo. Ciò che importa<br />

è che ci si rapporti entrambi<br />

con rispetto, senza pretendere di giudicare,<br />

di essere gli uni più “italiani”<br />

degli altri o di dare agli altri lezioni<br />

di democraticità e via discorrendo.<br />

Noi e loro siamo vittime di un passato<br />

che purtroppo non si può cancellare<br />

ma che è sicuramente sbagliato, oltre<br />

che controproducente, voler perpetrare<br />

all’infinito. Dovremmo tutti,<br />

con cognizione di quello che è stato, è<br />

e sarà, provare a scrollarcelo da addosso.<br />

Josip Broz, alias Tito<br />

Sul numero dell’Arena di Pola del<br />

27 gennaio 2005 ho letto l’articolo di<br />

Carlo Montani: “Tito. Fine di una parabola”.<br />

Era da tempo che volevo<br />

buttar giù qualche rigo sulla figura<br />

del defunto maresciallo Tito, <strong>il</strong> persecutore<br />

di noi italiani. Penso che ben<br />

pochi di noi esuli sappiano dei natali<br />

del maresciallo jugoslavo, per l’anagrafe,<br />

Josip Broz. Tito era nato a<br />

Kumrovec, in Croazia, nel 1892 da<br />

padre trentino e da madre croata. Il di<br />

lui padre Giovanni Broz era di Vallarsa,<br />

del Maso Broz (da Brozzi, nome<br />

di origine toscana). A seguito di ricerche<br />

fatte negli anni cinquanta, <strong>il</strong> defunto<br />

giornalista e scrittore Stefano<br />

Terra (vero nome, Giulio Tavernari)<br />

scrisse un saggio - “Tre anni con Tito”<br />

- pubblicato e subito fatto ritirare<br />

dalle librerie. In quegli anni era ancora<br />

aperta la questione di Trieste e sulla<br />

zona B, sotto amministrazione jugoslava.<br />

Quindi, Tito nome di battaglia,<br />

non sarebbe <strong>il</strong> vero Josip Broz. Da<br />

notare che costui, dalla fine della prima<br />

guerra mondiale (dopo l’avvento<br />

della rivoluzione russa dell’ottobre<br />

del 1917) e sino allo scoppio della seconda,<br />

si trovava nell’Unione sovietica.<br />

Chi era, dunque, costui? Qui, in<br />

Australia, risiedono a Myrtleford,<br />

nello stato del Victoria in qualità di<br />

immigrati dei Broz; sono di origine<br />

trentina e veneta. L’anno della morte<br />

di Tito, avvenuta a Lubiana nel 1980,<br />

non ricordo bene, la rivista Oggi o<br />

Gente aveva riportato un ampio articolo<br />

sulla figura del Maresciallo jugoslavo.<br />

J. Broz Tito aveva una cugina<br />

a Trento. Il padre di Tito assieme a<br />

suo fratello (lo zio) si recò in Croazia<br />

in cerca di lavoro. Caso volle che lì<br />

s’innamorasse d’una ragazza di<br />

Kumrovec sposandola.<br />

GINO SALVADOR<br />

Caro Salvador, temo che <strong>il</strong> Suo<br />

scritto possa ingenerare confusione<br />

in qualche lettore in quanto <strong>il</strong> mistero,<br />

da Lei sollevato sul personaggio<br />

in questione, non mi sembra sussista.<br />

Secondo Nora Beloff (una tra i più<br />

accreditati biografi del Maresciallo)<br />

Josip Broz, più noto come Tito, nacque<br />

nel 1892 a Kumrovec (paesetto<br />

croato prossimo al confine con la<br />

Slovenia) da padre croato (possib<strong>il</strong>i,<br />

per altro, le sue origini trentine) e da<br />

madre (cattolicissima) slovena che lo<br />

fece comunicare e cresimare, facendo<br />

fare (quasi incredib<strong>il</strong>e!) al giovane<br />

Josip persino <strong>il</strong> chierichetto. Cittadino<br />

austro-ungarico, servì come soldato<br />

l’Impero, raggiungendo <strong>il</strong> grado<br />

di caporale (grado fatidico per quasi<br />

tutti i futuri dittatori del XX secolo) e<br />

combattendo, nella I Guerra mondiale,<br />

prima sul fronte serbo e poi su<br />

quello russo. Qui fu ferito e fatto prigioniero<br />

dai zaristi. Curato, fu poi<br />

impiegato come meccanico nella ferrovia<br />

transiberiana, aderendo alla rivoluzione<br />

russa. Visse in Russia dal<br />

Lettere in Redazione<br />

risponde <strong>il</strong> sindaco S<strong>il</strong>vio Mazzaroli<br />

1915 al 1924, diventando un fervente<br />

comunista. Affinò le sue capacità m<strong>il</strong>itari<br />

partecipando alla guerra civ<strong>il</strong>e<br />

in Spagna. Ritornato nella terra d’origine,<br />

assurse rapidamente alla guida<br />

del locale movimento comunista.<br />

Il resto, purtroppo, lo conosciamo<br />

molto bene.<br />

Pensioni INPS<br />

Egregio Direttore, sono un profugo<br />

istriano residente a M<strong>il</strong>ano e ci siamo<br />

sentiti circa un anno fa. Le chiedo,<br />

cortesemente, se ci sono novità in<br />

merito al ricorso presentato dall’IN-<br />

PS alla Corte di Cassazione contro<br />

l’esito a noi favorevole della Corte<br />

d’Appello di Firenze sul problema<br />

della perequazione della pensione per<br />

i profughi. Ringraziandola anticipatamente<br />

le porgo distinti saluti.<br />

DOMENICO BENUSSI<br />

Caro Benussi, la risposta più aggiornata<br />

concernente <strong>il</strong> suo quesito<br />

la può trovare nell’articolo a pag. 3<br />

dell’Arena n. 3/05, scritto dal nostro<br />

collaboratore Carlo Montani.<br />

Peto, de novo, venia<br />

Caro Direttore, in merito al “cartellone”<br />

della Mostra tenutasi a Trieste a<br />

Palazzo Vivante, in occasione del 50°<br />

Anniversario del ritorno della Città<br />

all’Italia, da Lei pubblicato su un precedente<br />

numero del giornale, ed in<br />

cui appariva la data, da me contestata,<br />

del trasferimento de “L’Arena di<br />

Pola”, da Pola a Trieste, avevano ragione<br />

loro. Dicono che ... “la notte<br />

porta consiglio” e, dopo aver dormito<br />

sopra la mia protesta per un certo periodo,<br />

mi sono ricordato di alcuni<br />

particolari di eventi verificatisi a<br />

Trieste nel 1997, 50° Anniversario<br />

dell’iniquo Trattato. Allora “Il Piccolo”<br />

dedicava almeno 3 pagine ogni<br />

giorno agli eventi di cinquant’anni<br />

prima, pubblicando, tra l’altro, anche<br />

la ristampa delle prime pagine di alcune<br />

“Arene” stampate all’epoca a<br />

Pola. Scartabellando nel mio “archivio”<br />

cartaceo (la memoria talvolta mi<br />

gioca qualche brutto scherzo) ho ritrovato<br />

anche quella datata 14 maggio<br />

1947, che Le allego in copia, che<br />

mi smentisce inequivocab<strong>il</strong>mente.<br />

Per la involontaria “faloppa”, peto<br />

de novo venia!<br />

ALIGI VIDOSSI<br />

Caro Vidossi, La prego di non rimproverarmi<br />

se, per sintetizzarla, ho<br />

stravolto la Sua lettera; credo, comunque,<br />

di averne salvato, sull’argomento<br />

specifico, lo spirito, compresa<br />

la simpatia che sempre caratterizza i<br />

Suoi scritti. Pubblico, sicuro che ai<br />

nostri lettori farà piacere r<strong>il</strong>eggerlo,<br />

<strong>il</strong> saluto loro rivolto dall’Arena all’atto<br />

del trasferimento a Trieste, che<br />

così gent<strong>il</strong>mente mi ha inviato. Non<br />

c’è due... senza tre; a quando... la<br />

prossima “faloppa”? Peto venia anche<br />

mi, per la libertà che mi sono<br />

concessa.<br />

Gli “esploratori”<br />

della Parrocchia<br />

di Sant’Antonio<br />

Caro Direttore,<br />

offro anch’io <strong>il</strong><br />

mio piccolo contributo<br />

di “memorie”,inviandoLe<br />

le foto della<br />

chiesa parrocchiale<br />

di<br />

Sant’Antonio a<br />

Pola, unitamente<br />

a quella del suo<br />

gruppo di baldi<br />

“boy scout”.<br />

PADRE MARIO<br />

GERMANO<br />

DIANA<br />

Caro Padre Germano, pubblico<br />

con grande piacere le Sue foto. Data<br />

la giovane età degli “esploratori”<br />

che vi sono rappresentati, ritengo<br />

possib<strong>il</strong>e che qualcuno dei nostri lettori<br />

vi si riconosca e che magari si rifaccia<br />

vivo raccontandoci una delle<br />

sue avventure di allora. A Lei un caro<br />

saluto in attesa di incontrarLa nuovamente<br />

al prossimo raduno de<br />

“L’ultima mularia”.<br />

La mia leggenda<br />

Non so come cominciare a<br />

scrivere, così comincio ricordando<br />

mio marito, Libero Stefano,<br />

che nel suo lavoro era “un<br />

grande”! Era un meccanico,<br />

motorista ed elettricista specializzato.<br />

Coi motori era bravo<br />

come un dio; fatti con le sue<br />

mani duravano decenni. Ricordo<br />

una sera a Pola, eravamo al<br />

ballo del “Pattinaggio”; improvvisamente<br />

mancò la luce e<br />

lui, in breve tempo, rimise tutto<br />

a posto. Poi lo persi di vista; mi<br />

mancò così, come quella sera<br />

venne a mancare la luce.<br />

Arrivarono i giorni dolorosi<br />

dell’Esodo e noi ci ritrovammo<br />

a La Spezia, alla caserma “Ugo<br />

Botti”. Il Destino volle così!<br />

Nel ‘48, dopo aver frequentato<br />

un corso di elettricista ed elettrauto,<br />

Libero partì per l’Argentina.<br />

Ci sposammo <strong>il</strong> 29<br />

maggio 1949 e lo raggiunsi.<br />

Fin dal principio gli diedi man<br />

forte; erano tempi duri. Tutti i<br />

santi giorni sino a tarda sera<br />

Saluto ai cittadini di Pola<br />

trattavo con i suoi clienti. Ci si fermava<br />

solo alle nove di sera ed allora<br />

l’abbracciavo stretto, chiamandolo<br />

per nome: Libero, Libero! Il lavoro<br />

gli ha dato tanta soddisfazione ed anch’io<br />

ho lavorato tanto, anche da sarta.<br />

Ora, dopo cinquanta anni di duro<br />

lavoro, riposa in pace.<br />

Il 1950, era l’Anno<br />

Santo; io ed alcune amiche<br />

decidemmo di prendervi<br />

parte e ci imbarcammo<br />

per Roma sulla<br />

“Buenos Aires”, una<br />

nave di emigranti. Durante<br />

<strong>il</strong> ritorno una tempesta<br />

spaventosa ci colse<br />

per mare; dovetti lottare<br />

tutta una notte con<br />

la paura ed <strong>il</strong> mal di mare.<br />

Sono convinta di essere<br />

stata aiutata dal mio<br />

Angelo Custode. Arrivata,<br />

mio marito mi<br />

portò a visitare <strong>il</strong><br />

centro di Buenos<br />

Aires, che è fantastico,<br />

ma io per la stanchezza<br />

dormivo in<br />

piedi. Anzi sognavo!<br />

Ad un tratto mi<br />

rividi a Pola, nell’ora<br />

del crepuscolo,<br />

quando <strong>il</strong> cielo si<br />

tinge di rosso fuoco.<br />

Ero vicino al mare,<br />

nei pressi dello Stab<strong>il</strong>imento<br />

di Marina,<br />

a Sisplas... poi<br />

mi svegliai. Che grande delusione<br />

provai; non ero a Pola, ma in America.<br />

EDDA SALVADOR<br />

Carissima signora Edda, bella la<br />

Sua leggenda e struggente <strong>il</strong> suo sogno.<br />

Soprattutto bellissima la sua<br />

storia d’amore con Libero; bella come<br />

lo possono essere solo le storie<br />

che hanno visto lottare e costruire<br />

tantissimo insieme per la propria vita<br />

di coppia. Complimenti.<br />

“L’Arena di Pola” nel duro momento del distacco dalla Città, sente <strong>il</strong> dovere di inviare <strong>il</strong> suo riconoscente<br />

saluto a tutti gli italiani che si trovano tuttora a Pola.<br />

A loro va pure un sentito ringraziamento, per ogni appoggio ricevuto in questo travagliato periodo.<br />

Un particolare pensiero “L’Arena di Pola” rivolge ai polesi esuli in Italia, ringraziandoli per le manifestazioni<br />

di affetto e di simpatia al giornale più volte tributate.<br />

“L’Arena”, che segue la loro stessa sorte, si troverà ancora al loro fianco, perché la famiglia polese spiritualmente<br />

si riunisca e riviva quelle ore di patriottismo e di fede che inondarono per questi due anni Pola;<br />

perché la fiamma del nostro amore all’Italia riscaldi quei cuori nei quali sembra essersi spenta.<br />

Questo sentimento, così radicato nell’animo nostro, continuamente alimentato da un inestinguib<strong>il</strong>e<br />

anelito alla libertà, potrà risanare tante piaghe che corrompono, con la complicità dell’incoscienza, intenti<br />

onesti e retti.<br />

A tutti i cittadini di Pola, dunque,”L’Arena” porge <strong>il</strong> suo: Arrivederci!<br />

POLA, 14 MAGGIO 1947


L’ARENA DI POLA N. 4 del 30 apr<strong>il</strong>e 2005 PAG.9<br />

A cura della Redazione di M<strong>il</strong>ano diretta da Piero Tarticchio<br />

I mali dell’Italia<br />

È<br />

’ molto fac<strong>il</strong>e imbarcarsi a giudici imparziali,<br />

dispensatori dall’alto di condanne e<br />

di assoluzioni, quando si scrive su un giornale,<br />

o quando si discute al bar o dal<br />

barbiere. E difatti nella bocca dei giornalisti<br />

italiani abbondano allarme,<br />

condanne e moralismo. E così anche<br />

nelle discussioni al bar.<br />

Lo studioso Galli della Loggia ha sottolineato<br />

questa antica tradizione della<br />

gente dello stivale, e soprattutto delle<br />

sue élites intellettuali - vedi per esempio<br />

<strong>il</strong> Leopardi - di versare nella condanna<br />

globale dei costumi, delle mentalità,<br />

dei difetti di tutta una classe politica e di<br />

tutto un popolo.<br />

Gli Italiani sono portati al giudizio morale, alla<br />

lamentela e alla giaculatoria. Le condanne, le<br />

proposte, le soluzioni ai problemi che affliggono<br />

l’umanità derivano in Italia da uno spiccato gusto<br />

che ha la gente per <strong>il</strong> teorico, per la discussione,<br />

per l’esibizionismo. Il giornalismo italiano è in<br />

genere - vedi Enzo Biagi - un giornalismo moralizzatore,<br />

in cui <strong>il</strong> predicar bene nasconde spesso<br />

<strong>il</strong> razzolar male. Biagi, per esempio, nonostante<br />

<strong>il</strong> suo voler apparire bastian contrario, a me è apparso<br />

sempre un uomo in sintonia con <strong>il</strong> potere.<br />

Fatta questa lunga premessa, voglio anch’io<br />

esprimere un parere su certi mali che affliggono<br />

l’Italia, e da cui gli Italiani farebbero bene ad affrancarsi.<br />

Uno dei più gravi, secondo me, è l’oralità incontinente,<br />

cioè <strong>il</strong> gusto per le chiacchiere, per la<br />

verbosità, per la polemica. Se c’è una parola che<br />

ricorre incessantemente dalle Alpi alla Sic<strong>il</strong>ia,<br />

questa è appunto “polemica”. So che un popolo<br />

non cambia carattere fac<strong>il</strong>mente. Ma io non propongo<br />

che gli Italiani diventino dei pesci d’acquario,<br />

incapaci di esprimersi, introversi, poco<br />

amanti del contatto umano, frigidi insomma (come<br />

la gente di qui, tanto per intenderci). Il popolo<br />

Irestai<br />

Quando semo andai via, gavemo classificà<br />

quei che restava, o perchè comunisti<br />

sfegatai o perchè no i voleva molar<br />

quei quatro grenbini de tera che i gaveva:<br />

s'ciavi de seconda categoria e come tali<br />

li gavemo senpre considerai. Ma ormai<br />

dopo squasi sessant'ani, quei come noi<br />

che xe ancora sul pianeta, se conta sui diti<br />

de una man: el problema dei restai no sussiste<br />

più. Ormai semo duti europei e quei<br />

che ancora no xe lo sarà presto.<br />

Quel pugneto de s'ciavi che parla italian,<br />

xe perchè i ghe lo ga insegnà a scola e in<br />

Gente mia, xe ‘ssai probab<strong>il</strong>e che,<br />

quando ‘sta ciacolada la vegnerà<br />

su la ‘Rena, la Sede Vacante la<br />

sarà za ocupada de un novo Papa. Me go<br />

fato i mii pianti per Giovanni Paolo II che<br />

el gà ‘compagnà ‘sti ultimi 27 ani de la<br />

mia vita, essendo squasi un vissin de casa.<br />

Infati da la mia finestra, su la destra,<br />

vedo el retro del Vaticano co’l cupolon,<br />

poco lontani in linea d’aria. Ma, mentre a<br />

la sua elession, nel ‘78, a spetar la fumada<br />

bianca in Piassa San Pietro mi ero con<br />

mama e papà e ancora giovinota (se fa<br />

per dir- gavevo 50 ani), ‘desso, a pianserlo,<br />

son restada sola davanti al televisor.<br />

Alora, a sentir quel cognome, Wojtyla, in<br />

piassa iera passà, come un rèfolo, un sussuro:<br />

-“Gavemo un Papa african?”- se semo<br />

diti. Invesse sul balcon se ga presentà<br />

un toco de marcantonio de pele ciara, ‘rivado<br />

de l’Est, che el ne ga dito che: “se<br />

sbaglio, voi mi corrigerete!”<br />

E la gente, come mata, a baterghe le man.<br />

Sei Papi xe passai de quando, nel ‘37, go<br />

fato la Prima Comunion: Pio XI (Ratti),<br />

Pio XII (Pacelli), Giovanni XXIII (Ron-<br />

di Claudio Antonelli<br />

tal modo i se beca le sovension del governo<br />

italian, per questa o quela inissiativa. A<br />

qualchedun dei veci infoibadori i ghe passa<br />

anca la pension. Noi che coi nostri beni<br />

abandonai gavemo saldà duto el debito de<br />

guera a la Jugoslavia de Tito, stemo ancora<br />

'spetando el rinborso: me pare, direto<br />

interessà come anca me mare, xe morto a<br />

novantanove ani, me mare a otantanove,<br />

el sotoscrito ghe ne ga presto otantauno,<br />

xe poco de far i conti, ma lassemo perder<br />

per carità de patria...<br />

Come se vedi el problema dei restai se ga<br />

risolto da solo (coi nostri sghei). Me fa un<br />

po' pena quei quatro nostalgici che ancora<br />

se strassina per l'Istria per riveder le vece<br />

case, el mar i monti. Perchè rinovar disperato<br />

dolor che al cor ci preme? Siora Tere-<br />

che ha avuto sempre l’ossessione del bello è troppo<br />

cosciente della bellezza dei gesti, delle parole,<br />

dei suoni, per immeschinirsi e ridursi a delle ombre.<br />

Ma le chiacchiere e la retorica sono<br />

dei veri cancri, in un’Italia dove dal<br />

presidente della Repubblica all’imbianchino,<br />

passando per i magistrati,<br />

fanno tutti a gara a chi esterna di più.<br />

E se un tempo vi era <strong>il</strong> culto della frase<br />

pomposa, oggi l’oralità incontinente<br />

priv<strong>il</strong>egia lo scimmiottamento della<br />

parlata americana. Gli Italiani, non dimentichiamolo,<br />

sono dei grandi imitatori.<br />

Invece dovrebbero dare un bel<br />

calcione alle parole inglesi che oscurano le frasi e<br />

rendono ridicolo un intero paese. Ma cos’è questa<br />

“Devolution”? Bisognerebbe forse chiederlo<br />

al “Ministro del Welfare” nel “Questions period”?<br />

E non sono solo le parole inglesi, mal pronunciate<br />

e mal capite, che andrebbero ostracizzate.<br />

Sarebbe da correggere anche una parte del vocabolario<br />

che gli Italiani usano, perché approssimativo.<br />

Una di queste parole sballate è “immigrato”.<br />

“Immigrati” vengono chiamati, infatti, i<br />

clandestini extracomunitari quando sono ancora<br />

su natanti di fortuna in alto mare.<br />

Parole e frasi come “<strong>il</strong> senso dello Stato”, “i nodi<br />

verranno al pettine”, “servo del padrone”, “fede<br />

antifascista” e certe altre sono state in gran parte<br />

abbandonate. Adesso si fa invece un grande abuso<br />

dell’aggettivo “civ<strong>il</strong>e”. Nel paese dove tutti<br />

sembrano avere un enorme “coraggio civ<strong>il</strong>e”,<br />

duole constatare che è <strong>il</strong> coraggio tout court a far<br />

spesso difetto.<br />

Voglio mettere infine <strong>il</strong> dito sui due peggiori cancri<br />

che affliggono l’Italia: la malavita organizzata,<br />

che controlla larghe fette del territorio nazionale,<br />

e lo spirito di parte, ossia lo spirito settario,<br />

dottrinario, partitico di larghi strati di una popolazione<br />

che appare sprovvista di vera coscienza<br />

nazionale. C.A. (Montréal, Canada)<br />

di Edda Garimberti<br />

La città di Segrate<br />

intitola un parco<br />

ai Martiri delle Foibe<br />

ASegrate, importante polo<br />

commerciale alle porte di M<strong>il</strong>ano,<br />

domenica 20 marzo 2005 è<br />

stato inaugurato un parco pubblico<br />

intitolato ai Martiri delle Foibe.<br />

Alla manifestazione<br />

hanno partecipato:<br />

<strong>il</strong> Sindaco<br />

uscente Bruno<br />

Colle, numerose<br />

Autorità civiche, <strong>il</strong><br />

Comitato Provinciale<br />

ANVGD di<br />

M<strong>il</strong>ano con <strong>il</strong> suo<br />

Presidente Giovanni<br />

Grig<strong>il</strong>lo,<br />

Romano Cramer<br />

per <strong>il</strong> Movimento<br />

Istria Fiume e Dalmazia,<br />

inoltre numerosirappresentanti<br />

delle Associazioni<br />

d’Arma con i loro gonfaloni.<br />

La toccante omelia e la benedizione<br />

al monumento sono state<br />

impartite da don Gianni Pravettoni.<br />

Prendendo la parola, <strong>il</strong> Sindaco<br />

ha espresso l’auspicio che i cittadini<br />

di Segrate, sostando nel parco,<br />

onorino <strong>il</strong> sacrificio di tante vittime<br />

innocenti, ma<br />

apprendano anche<br />

la storia dell’Istria,<br />

incisa sulle tre targhe<br />

di ottone fissate<br />

ai cippi.<br />

Piero Tarticchio,<br />

La Bandiera del Papa<br />

calli), Paolo VI (Montini),<br />

Giovanni Paolo I (Luciani) e<br />

Giovanni Paolo II. (Wojtyla).<br />

Bon, de questi sei, come ve<br />

gavevo za contà ‘na volta, me<br />

xe rimasti in tel cuor Papa Pacelli<br />

(veramente grande in<br />

tempi ‘ssai dific<strong>il</strong>i) che ogni<br />

domenica el vigniva su la sua<br />

finestra a benedìr i fedeli che<br />

tornava fora de San Pietro dopo<br />

la Messa de mesogiorno.<br />

Cussi bianco, alto, ieratico con<br />

quei brassi spalancai, el pareva<br />

‘na Crose vivente!<br />

Con mama e papà gavemo seguì i sui funerai<br />

co’ i 1o ga portà de Castelgandolfo<br />

a Roma. No riesso a capir come un giovine<br />

discendente de quel casato (el principe<br />

sa, gnagna Maria, barba Giacomo, no i xe<br />

più: te senti solo parlar tananà. Quando<br />

qualchedun te saluda in italian e el serca<br />

de atacar discorso se senti subito che "cicio<br />

no xe per barca": xe un italian andà de<br />

mal, el nostro bel parlar no ga più casa da<br />

queste parti. La Serenissima, da cui el nostro<br />

vecio dialeto discende, xe divegnuda<br />

foschissima per i zovanoti del logo: per<br />

salvar la facia i dovaria farghe studiar anca<br />

quache comedia del Goldoni, ma<br />

tant'è... Concludo manzonianamente: addio<br />

terra specchiantesi in un limpido mare,<br />

terra dove da secoli riposano le ossa<br />

dei miei avi, terra della mia giovinezza e<br />

dei miei primi amori, terra un tempo felice<br />

e or non più, come fa male al cuore ricordar<br />

<strong>il</strong> tempo che fu... Gechi<br />

Ascanio) no ga pensà che strassinar un<br />

cognome cussì <strong>il</strong>ustre e venerado in tel<br />

scovasson del “Grande Fratello” par mi<br />

xe stà, come minimo, una bestemmia.<br />

Dopo Papa Pacelli ghe go volù ben a<br />

quela merav<strong>il</strong>iosa meteora che<br />

xe stà Albino Luciani, Papa<br />

Giovanni Paolo I, in quei 33<br />

miracolosi giorni del suo pontificato.<br />

Per lù, qua in casa, gavemo<br />

pianto e quando, qualche giorno<br />

dopo, in te la nostra terassa<br />

xe capità a zampetar un colombo<br />

tuto bianco (in quel periodo<br />

colombi in giro no ghe<br />

ne iera tanti), mama ga dìto<br />

convinta: -”…ne xe vignù a<br />

trovar Papa Luciani!”-<br />

Dopo de ‘sti due ghe go volù ben a Papa<br />

Wojtyla che in ‘sti 27 ani de pontificato<br />

el ga incantà i giovani e conquistà tuti<br />

quei che no ga ‘vù paura del suo carisma.<br />

Me ricordo de la sua visita, quà in paro-<br />

di Simona Mottola<br />

figlio di un infoibato, nativo di<br />

Gallesano ma segratese di adozione,<br />

dopo aver ringraziato l’Amministrazione<br />

Comunale e deposto<br />

una corona a nome di tutti i figli<br />

dei martiri, ha ribadito<br />

che <strong>il</strong> monumento,<br />

per lui<br />

denso di significati,<br />

lo fa sentire meno<br />

lontano dalla<br />

sua terra natia.<br />

“Poiché ancora<br />

oggi - ha rimarcato<br />

Tarticchio a conclusione<br />

del suo<br />

intervento - non so<br />

dove riposino i poveri<br />

resti di mio<br />

padre, d’ora in<br />

avanti i tre cippi<br />

diventeranno, per<br />

me, un luogo di pellegrinaggio e di<br />

raccoglimento, perché “memoria”<br />

e “dolore” fanno parte dello stesso<br />

insieme.<br />

Ora anche Segrate ha una lapide,<br />

dove coloro che credono nei valori<br />

della vita umana possono portare<br />

un fiore e dire una preghiera per<br />

tutti quei martiri<br />

che, dal fondo dell’abisso,<br />

da sessant’anniaspettano<br />

di essere sepolti<br />

in terra consacrata.<br />

S.M.<br />

chia de San Giuseppe al Trionfale, l’8 genaio<br />

1981, quatro mesi prima de l’atentato<br />

che ga dà inissio a tute le sue soferense<br />

fisiche e morali, sempre più gravi in tei<br />

ani, insegnandone come afrontarle con<br />

trasparensa, dignità e coragio. De quela<br />

visita ve mando una foto dove figuro anca<br />

mi.<br />

Solo un dispiasser me ga dà ‘sto Papa:<br />

no’l deve gaver avù le idèe ciare su noi<br />

esuli giuliani-dalmati, ma no xe de merav<strong>il</strong>iarse;<br />

per 60 ani no semo esistidi gnanca<br />

quà in Patria. ‘Desso, Lassù, i ghe dirà<br />

che, con tuto el rispeto, i nostri Santi Protetori<br />

no xe Cir<strong>il</strong>lo e Metodio e che la<br />

mostra de Arte Croata in Vaticano in<br />

realtà iera ‘na rassegna de arte veneta. E<br />

la Bandiera del Papa? La ghe entra solo<br />

de straforo. No sò se iera el nome de ‘na<br />

riceta de risi lessadi e passai in padela<br />

con ovi sbatudi, o se ‘sto piato el vigniva<br />

ciamà cussì de mia mama per via dei colori:<br />

bianco e gialo che xe i colori de la<br />

bandiera papale!<br />

E finisso con un augurio per el novo Papa:<br />

che el sia se stesso. E.G.


PAG.10 L’ARENA DI POLA N. 4 del 30 apr<strong>il</strong>e 2005<br />

Aligi Vidris idris<br />

nel ricordo<br />

della figlia<br />

El giorno dela sua morte<br />

nostro papà Aligi<br />

gaveva 83 ani, ma el<br />

cervel e l’anima che i lavorava<br />

ancora come un violin.<br />

Quando che la famiglia iera<br />

riunida, se fazevimo domande<br />

che riguardava el pasato, iera<br />

lui che gaveva subito pronta<br />

la risposta giusta, senza esitazion.<br />

No el perdeva mai el<br />

senso del humor. Che piaseva<br />

contar le sue barzelete; no le<br />

ghe mancava mai! De quel<br />

che me ricordo, el amava sempre<br />

ricordarse dela sua cara<br />

Pola: xe là che el ga lasà el<br />

cuor! No el finiva mai de parlar<br />

dela sua gioventó e dei sui<br />

cari amici polesani. Tante volte<br />

noi fie sercavimo de ciamarlo<br />

al telefono e no se riusciva,<br />

perché ghe piaseva ciacolar<br />

ore coi sui amici.<br />

Niente iera più importante,<br />

POESIA<br />

di Julie (Giovanna) Vidris Hagel<br />

per lui, dela sua famiglia.<br />

Quando che el iera circondà<br />

dale sue fie, dale nipotine, dal<br />

nipotin e da tuto el resto dela<br />

famiglia no el gaveva bisogno<br />

de altro; niente altro gaveva<br />

più valor! I ultimi ani se ritrovavimo<br />

tuti più speso, perché<br />

volevimo portarghe un poca<br />

de alegria e farghe dimenticar<br />

le ore che el pasava in ospedal<br />

fazendo la dialisi. El gaveva<br />

sempre el soriso pronto<br />

quando el verzeva la porta e<br />

el ne trovava tuti su la scalinada.<br />

Ghe piaseva le visite de<br />

sorpresa e nei ultimi ani le iera<br />

frequentisime anche da<br />

parte de tanti amici che i veniva<br />

a trovarlo specie de domenica.<br />

La nostra mama ghe ga<br />

slongà la vita, nei ultimi ani,<br />

dandoghe volontà e coragio<br />

nonché amor e tenereza, congiunti<br />

a boni pasti, fati espressamente<br />

per lui, come che ghe<br />

piaseva. Grazie a la mama el<br />

ga visù così a lungo.<br />

Quando che el nostro caro<br />

papà Aligi xe morto, el ne ga<br />

lasà una eredità speciale e indimenticab<strong>il</strong>e:<br />

la sua passion<br />

per la vita, per la musica, per<br />

l’arte e la storia; el suo inteleto<br />

e, non ultima, la devozion<br />

per la famiglia. El ne ga lasà<br />

un immenso calor!<br />

Purtropo el ne xe scampà,<br />

senza disturbarne, nel pomeriggio<br />

del 23 otobre 2004. Fin<br />

al ultimo ghe gavemo volù un<br />

ben immenso e continua intenso<br />

el suo ricordo.<br />

IMPEGNO<br />

Tu porti negli occhi <strong>il</strong> cielo limpido polacco,<br />

un cielo che sovrasta <strong>il</strong> mondo senza alcun confine,<br />

e accoglie le rondini ad ogni primavera<br />

e matura nel solco <strong>il</strong> seme stagionale.<br />

Con questi spazi di sguardi e di atmosfere<br />

sei arrivato nella Roma degli imperi<br />

portando del curato l’um<strong>il</strong>tà severa:<br />

che l’abito per te non fece <strong>il</strong> monaco<br />

indossando <strong>il</strong> colore vaticano.<br />

Venisti senza la velleità di un Papa Borgia<br />

o l’inquieto papato incline alle Crociate:<br />

la tua crociata fu indetta sottovoce e fu diversa<br />

dei cavalieri armati da sorti mercant<strong>il</strong>i.<br />

La popolavi col palpito dei cuori<br />

fluttuando al vento <strong>il</strong> bianco della veste<br />

che ti vide pellegrino sulla terra<br />

per le strade di tutti i continenti.<br />

Ed ora sì che puoi donare a Gesù Cristo<br />

<strong>il</strong> consuntivo dell’assiduo apostolato,<br />

mentre conservi negli occhi <strong>il</strong> cielo di Polonia<br />

all’ombra delle palpebre abbassate;<br />

mentre lasci l’impegno cracoviano in divenire<br />

sull’orizzonte del terzo dei m<strong>il</strong>lenni.<br />

Tu, Karol Wojtyla, ragazzo di Wadowice...<br />

OTELLO DE CRIVIS<br />

Ricordo di Uccia<br />

Mi ha<br />

raggiunto<br />

come un fulmine<br />

a ciel sereno una<br />

telefonata di Nerina<br />

M<strong>il</strong>ia, che<br />

annunciava la<br />

dipartita da questa<br />

terra di Uccia<br />

Ivis Superina. E<br />

proprio io che ne<br />

ho appena scritto<br />

sull’Arena, sento<br />

dal profondo<br />

del cuore che la<br />

devo ricordare.<br />

Noi crediamo che noi stessi, le cose, le epoche, le<br />

persone, ... debbano durare per sempre, per la nostra<br />

gioia, la nostra gratificazione, perché le possiamo<br />

usare, ne possiamo godere e ci scaldiamo <strong>il</strong> cuore alla<br />

loro vicinanza: invece è dura legge dell’esistenza<br />

che tutto debba avere un termine.<br />

Non conoscevo questa donna istriana se non per i<br />

suoi scritti sul nostro giornale, e per quanto mi venne<br />

dato di apprezzare di lei in quel breve incontro a Sissano<br />

di cui ho parlalo in un recente numero dell’Arena.<br />

Sembrava ancora una ragazza, quella sera, giacca<br />

e pantaloni, scarpe basse e bianche da camminatrice,<br />

maglietta chiara, una “mise” semplice e di classe,<br />

come <strong>il</strong> taglio dei capelli, come <strong>il</strong> bel volto sereno<br />

appena un poco abbronzato, <strong>il</strong>luminato da un dolce<br />

sorriso. Ci siamo scritte una volta, dopo l’incontro, e<br />

le mandai l’articoletto preparato per l’Arena insieme<br />

alla foto che ci ritraeva insieme.<br />

Ho <strong>il</strong> vezzo amoroso, quando sono in Istria, di raccogliere<br />

fiori e piccoli rametti e di seccarli, così i<br />

miei libri si vanno riempiendo di crocchi e margherite,<br />

di ciclamini e campanule, di violette e rose di<br />

graia ed altro come capita. Dopo molto tempo, quando<br />

nemmeno me ne ricordo più, li trovo tra le pagine<br />

perfettamente seccati e conservati e, allora, me li riguardo<br />

con tenerezza, ricordando le lunghe camminate<br />

nel verde, quando mi sentivo inebriata dalla<br />

brezza profumata di m<strong>il</strong>le erbe o dal respiro del mare;<br />

li guardo mentre fuori dalla finestra del mio appartamento<br />

di città industriale transita quel traffico<br />

caotico e malsano, che lentamente ci avvelena <strong>il</strong> respiro.<br />

I miei fiorellini sono segno di un’altra realtà,<br />

meravigliosa, che per fortuna esiste ed è di speranza,<br />

ancora, alla nostra esistenza: la natura. E accade che,<br />

quando mi metto in corrispondenza con persone care<br />

e comunque amiche, qualcuno dei miei secchi, ma<br />

Ad un anno di distanza<br />

dalla scomparsa del caro<br />

amico Pasquale De Simone, è<br />

ancora fresco in noi <strong>il</strong> ricordo<br />

commovente e la consapevolezza<br />

che la nostra Comunità di<br />

Esuli polesani ha perso un uomo<br />

di elevate virtù ed integerrimo,<br />

un istriano autentico e genuino,<br />

fedele alle sue radici.<br />

Sempre cordiale ed affab<strong>il</strong>e con<br />

tutti, raramente, al massimo<br />

dell’ira, si lasciava andare a<br />

qualche brontolio di protesta<br />

quando non condivideva opinioni<br />

contrarie sulle ingiustizie<br />

subite dai nostri compatrioti<br />

nelle purtroppo diverse circostanze<br />

legate alla triste ed<br />

estremamente dura storia degli<br />

Esuli. Al contrario sul suo giornale<br />

- “L’Arena di Pola” - era<br />

capace di stigmatizzare tutta<br />

A un anno dalla scomparsa<br />

di Pasquale De Simone<br />

l’amarezza e l’indignazione<br />

verso coloro che brutalmente,<br />

in cambio di una comprensib<strong>il</strong>e<br />

umanità, ci avevano riservato<br />

diffidenza e penosa ost<strong>il</strong>ità.<br />

La sua profonda conoscenza<br />

della nostra amara e luttuosa<br />

vicenda ha sicuramente stimolato<br />

le sue capacità intellettuali,<br />

così da consentirgli una cospicua<br />

produzione di pubblicazioni<br />

riferite a tutte le conseguenze<br />

dell’ingiusto Trattato di Pace,<br />

dell’Esodo e delle Foibe.<br />

Per <strong>il</strong> loro rigore scientifico, alcune<br />

delle sue opere letterarie<br />

ancora oggi potrebbero essere<br />

assunte come testi di storia del<br />

secolo appena trascorso, da insegnare<br />

e spiegare finalmente<br />

nelle scuole italiane come parte<br />

integrante della storia nazionale.<br />

Persona di grande umanità,<br />

ha saputo cogliere mirab<strong>il</strong>mente<br />

le ansie, le gioie della gente<br />

istriana, dando senso e completezza<br />

a quel mondo di confine.<br />

Il suo pensiero era sempre occupato<br />

dal sentimentalismo e<br />

dal dolore per le ingiustizie<br />

provate, durante e dopo la seconda<br />

guerra mondiale, da tutti<br />

coloro che, come lui, hanno dovuto<br />

patire l’esodo. La gente di<br />

non meno affascinanti, fiorellini istriani vadano a<br />

raggiungere, col mio scritto, la persona con cui sto<br />

comunicando. Così fu anche con Uccia, che mi rispose<br />

cosi:<br />

“...rientrando ho trovato la sua lettera e <strong>il</strong> cuore mi<br />

ha regalato <strong>il</strong> primo balzo. Dopo averla aperta e<br />

averne visto <strong>il</strong> contenuto, in particolare quel rametto<br />

secco, sono rimasta talmente commossa che le lacrime<br />

mi sono venute giù, cosi da sole... Nessuno mai<br />

mi aveva messo in una lettera, un fiore, una foglia<br />

secca, tranne <strong>il</strong> mio papà. Conservo le sue violette,<br />

ciclamini e trifogli, come un bene prezioso ed a loro<br />

andrà ad aggiungersi <strong>il</strong> suo rametto; dire grazie è assai<br />

poco e lei mi capirà. Ho pensato a te più volte<br />

(permettimi <strong>il</strong> tu) e al nostro incontro cercato e voluto<br />

a tutti i costi, come a uno di quei doni preziosi che<br />

fa la vita. A te, la mia “firma” pred<strong>il</strong>etta dell’Arena,<br />

non dirò mai abbastanza quanto ti abbia ammirata<br />

per <strong>il</strong> tuo modo di scrivere non solo, ma per quel sentito,<br />

profondo, tenace amore per Sissano. Ho “bevuto”<br />

letteralmente ogni tua parola. L’averti incontrata<br />

è stato per me 1’“hig - lights” del mio viaggio di<br />

quest’anno. Quindi leggere ora quanto hai spedito<br />

alla redazione dell’Arena, leggere i tuoi commenti<br />

sul nostro incontro e quelli che fai sulla mia persona<br />

mi lasciano completamente e letteralmente confusa.<br />

Non mi sono mai vista così come mi descrivi né mai<br />

ci ho pensato minimamente. A Pola vado perché adoro<br />

quei luoghi, adoro ogni sasso, ogni pino, ogni<br />

viottolo, ogni orlo; perché li sento parte di me stessa<br />

e spero sempre di tornarci ancora una volta. La lunghezza<br />

del viaggio non mi ha mai dato troppo da<br />

pensare, penso solo al modo in cui arrivarci prima e<br />

con meno fatica..., data l’età! (Uccia era della classe<br />

1925). I tuoi commenti quindi, troppo lusinghieri,<br />

non possono fare altro che commuovermi. Ti abbraccio<br />

e, partendo per la Florida, mi porto la tua lettera e<br />

la foto con me per gustarmele meglio laggiù, dove<br />

mare, sole e vento sono di casa e dove l’estate bussa<br />

alla finestra in ogni stagione. Non più neve, gelo,<br />

nebbia, per un mese intero. Ti ringrazio ancora, di<br />

nuovo, con tutto <strong>il</strong> cuore. Con i più cari saluti anche<br />

a tuo marito. Uccia.”<br />

Questo <strong>il</strong> nostro ultimo saluto scritto. Il penultimo<br />

fu un abbraccio intenso, stretto, da sorelle, nel cort<strong>il</strong>e<br />

della casa di Sissano ormai invaso dalle ombre della<br />

sera; in me un presentimento, molto forte, come è<br />

normale accada in sim<strong>il</strong>i situazioni: “chissà se ci rivedremo<br />

ancora, chissà!?...”.<br />

Addio, Uccia cara. Un giorno ci rivedremo certamente<br />

e saremo libere da dolori, ingiustizie, affanni,<br />

nella Pace per sempre. Arrivederci.<br />

IRMA SANDRI UBIZZO<br />

Gorizia - di cui è stato Sindaco<br />

per otto anni, in un periodo diffic<strong>il</strong>e<br />

- lo ricorderà sempre per<br />

le importanti iniziative intraprese,<br />

ponendo le basi per la<br />

grande viab<strong>il</strong>ità e lo sv<strong>il</strong>uppo<br />

della Città. Diede notevole impulso<br />

all’aspetto culturale, promuovendo<br />

incontri con i maggiori<br />

scrittori italiani; uomo di<br />

grandi aperture, fu precursore<br />

nel favorire i rapporti con l’Est.<br />

Nel cuore dei polesani Pasquale<br />

De Simone rimarrà per<br />

sempre <strong>il</strong> Direttore de “L’Arena<br />

di Pola”, caro nome della<br />

Città in cui è nato <strong>il</strong> giornale<br />

che, nelle sue ultracinquantennali<br />

edizioni, ha raccontato una<br />

storia che ha rispecchiato le<br />

passioni, le speranze e le paure<br />

del popolo degli esuli e che,<br />

tuttavia, ha saputo far rivivere<br />

idealmente anche gli anni giovan<strong>il</strong>i<br />

dell’amicizia lieta come,<br />

purtroppo, quelli dell’abbandono<br />

e delle lacrime.<br />

Con queste poche note, nel<br />

ricordo dell’amico L<strong>il</strong>lino, desidero<br />

rinnovare l’espressione<br />

del più vivo cordoglio alla cara<br />

Signora Luciana, alle figlie<br />

Laura e Giuliana ed alla sorella<br />

Clara.<br />

BERNARDO GISSI


L’ARENA DI POLA N. 4 del 30 apr<strong>il</strong>e 2005 PAG.11<br />

...INSIEME<br />

A UN FIORE<br />

... ELARGIZIONI<br />

ALLA MEMORIA<br />

Per onorare la memoria<br />

della carissima amica<br />

SIRA LEGHISSA<br />

in VENDITTI,<br />

formulando<br />

le sentite condoglianze<br />

al di Lei marito Tommaso<br />

ed ai fratelli<br />

Sabino e Saturno,<br />

ONORINA BUCCI RANNI<br />

devolve € 20 pro Arena<br />

Onorando la memoria di<br />

LILIANA GOSDAN<br />

GIOVIAL<br />

e formulando<br />

le sentite condoglianze<br />

al marito Renato<br />

ed al figlio Giancarlo,<br />

ONORINA BUCCI RANNI<br />

elargisce € 20 pro Arena<br />

Nel I anniversario<br />

della scomparsa di<br />

ANITA GHERSETTI,<br />

la sorella FIORA la ricorda<br />

con affetto e, in Sua memoria,<br />

devolve € 50 pro Arena<br />

Per ricordare la cara amica<br />

BIANCA BRANDIN<br />

IERBULLA,<br />

deceduta recentemente,<br />

FIORA GHERSETTI<br />

elargisce € 50 pro Arena<br />

Ricordando <strong>il</strong> caro cugino,<br />

mulo polesan,<br />

CARLO HRELIAK,<br />

deceduto all’età di 83 anni<br />

a MONTEVIDEO (Uruguay),<br />

SILVANO CIACCHI<br />

e IOLANDA STERPIN<br />

ne onorano la memoria<br />

devolvendo € 30 pro Arena<br />

Per onorare la memoria<br />

dell’amico<br />

CARLO HRELIAK,<br />

deceduto in URUGUAY<br />

l’ottobre scorso,<br />

DINO FUNCIS<br />

elargisce € 20 pro Arena<br />

In ricordo<br />

della cara cugina<br />

GERTRUDE MEDEN<br />

in RONZANI<br />

deceduta a Conegliano Veneto<br />

<strong>il</strong> 28 marzo 2005<br />

le sorelle BRUNA, INES<br />

e MARIELLA<br />

DESSARDO-MEDEN<br />

devolvono € 30 pro Arena<br />

...PERCHÈ<br />

L’ARENA VIVA<br />

Ines RITOSSA RIOSA € 80<br />

Alma BUCCI LINZI € 30<br />

S<strong>il</strong>veria APOSTOLI € 100<br />

Vincenzo BOLASCO € 20<br />

Gian Paolo<br />

RENSOVICH € 20<br />

Piero RIOSA € 7<br />

Pietro DEVESCOVI € 5<br />

Rodolfo MATELLA € 20<br />

Marisella MAZZAROLI € 50<br />

Mario IVE € 100<br />

Vittorio MILETA € 20<br />

Cesare PETRACCO € 20<br />

Riccardo SPETTI € 20<br />

Alla cara memoria<br />

dell’amico<br />

ARRIGO APOSTOLI,<br />

nel IV anniversario<br />

della Sua scomparsa,<br />

la moglie PAOLA<br />

e la cognata IDA<br />

devolvono € 20 pro Arena<br />

Per onorare la memoria<br />

della moglie,<br />

Dott.ssa SIRA LEGHISSA,<br />

<strong>il</strong> marito<br />

TOMMASO VENDITTI<br />

devolve € 50 pro Arena<br />

Ricordando con immenso<br />

ed immutato affetto<br />

GILDO BIASI,<br />

i cognati LEA<br />

e PIERO VEGLIA<br />

devolvono € 55 pro Arena<br />

In ricordo di<br />

LUCIANA MAROCCO<br />

ARGENTINI<br />

deceduta <strong>il</strong> 23 apr<strong>il</strong>e1996,<br />

LIVIO ARGENTINI<br />

devolve € 50 pro Arena<br />

Il 09 marzo è mancata<br />

improvvisamente la cara<br />

AMELIE - LILY<br />

MICHELINI,<br />

ne partecipano con dolore<br />

<strong>il</strong> marito GALDINO<br />

e le famiglie PIASENTIER<br />

di TRIESTE ed ADELAIDE.<br />

In Sua memoria devolvono<br />

€ 100 pro Arena<br />

Per onorare la memoria<br />

del caro marito e padre<br />

LIVIO PIZZECCO<br />

nel 29° anniversario<br />

della Sua scomparsa,<br />

GEMMA RUSIC PIZZECCO<br />

e GIULIANA<br />

devolvono € 20 pro Arena<br />

Per onorare la cara memoria<br />

del padre,<br />

prof. VITTORIO LANA,<br />

la figlia LALLA<br />

devolve € 30 pro Arena<br />

In ricordo di<br />

LILIANA GOSDAN<br />

GIOVIAL,<br />

GIOVANNA, LUCIA<br />

e ALBERTO DA CORTE<br />

devolvono € 30 pro Arena<br />

Per onorare la memoria del<br />

Dott. FERRUCCIO<br />

VERONESE<br />

nel 26° anniversario<br />

della scomparsa<br />

<strong>il</strong> fratello GIOVANNI<br />

devolve € 60 pro Arena<br />

In memoria dei tanti amici<br />

e compagni<br />

dell’Istituto Tecnico Agrario<br />

di Parenzo<br />

che ci hanno lasciato,<br />

GIORDANO ANTONINI<br />

elargisce € 30 pro Arena<br />

Per onorare<br />

la memoria di<br />

BIANCA BRADINI<br />

recentemente scomparsa<br />

<strong>il</strong> fratello GIOVANNI<br />

devolve € 100 pro Arena<br />

Nel I anniversario<br />

della scomparsa di<br />

SILVIO GIORGI<br />

<strong>il</strong> figlio AGOSTINO<br />

devolve € 30 pro Arena<br />

In ricordo dei d<strong>il</strong>etti genitori<br />

LUCIA ROCCO<br />

e dott. GUGLIELMO<br />

PARENZAN<br />

<strong>il</strong> prof. TULLIO PARENZAN<br />

elargisce € 50 pro Arena<br />

In ricordo del caro<br />

don MARCELLO<br />

GLUSTICH<br />

che tanto ha amato<br />

la sua Istria,<br />

la famiglia MIASCHI<br />

elargisce € 30 pro Arena<br />

Ricordando sempre<br />

i miei fratelli<br />

ALVISE e STELIO<br />

e tutti i miei cari,<br />

ALIDE ANGELINI,<br />

devolve € 50 pro Arena<br />

La cara sorella<br />

IOLANDA PINCIN<br />

ved. GIUDICE<br />

nata a Pola nel 1921<br />

è deceduta<br />

a New York State Island<br />

<strong>il</strong> 14 giugno 2004.<br />

Con profondo dolore<br />

lo annunciano<br />

la sorella DORA<br />

con <strong>il</strong> marito NINO TONELLO<br />

e la figlia CLELIA e famiglia.<br />

La sorella PALMA<br />

residente in Australia,<br />

<strong>il</strong> marito MARIO<br />

rimasto a Pola e i nipoti tutti.<br />

Per onorarne la memoria<br />

devolvono € 100 pro Arena<br />

Nel VII anniversario<br />

della scomparsa della mamma<br />

LUIGIA CROVATO<br />

GIORGINI<br />

i figli ROBERTO e MARIA<br />

con <strong>il</strong> papà<br />

VINCENZO GIORGINI<br />

la ricordano elargendo<br />

€ 50 pro Arena<br />

Per onorare la memoria di<br />

ARMANDO PAOLETTI<br />

nel VII anniversario<br />

della sua morte<br />

la moglie CAMILLA<br />

ricordandolo con affetto<br />

e rimpianto con le figlie<br />

ed al di lui fratello<br />

elargisce € 50 pro Arena<br />

Per ricordare<br />

BRUNO CINCO<br />

“mulo dell’Ultima Mularia”<br />

e fratello dell’amica LIDIA,<br />

ELDA e RINA LAZZARI<br />

con ISA IURSICH,<br />

elargiscono € 60 pro Arena<br />

In memoria dei<br />

PROPRI CARI,<br />

ONORINA BONVILLANI,<br />

LUCIANO e MARISA<br />

BIASON<br />

devolvono € 30 pro Arena<br />

In ricordo di<br />

EDO APOLLONIO<br />

la famiglia DE SIMONE<br />

devolve € 50 pro Arena<br />

In memoria di<br />

ETTORE LENASSI,<br />

MARINO LENASSI<br />

devolve € 50 pro Arena<br />

In memoria dei genitori<br />

IDA RIBARICH<br />

e GIUSEPPE SBISA’<br />

la figlia GIULIA<br />

devolve € 20 pro Arena<br />

In memori dei propri<br />

CARI GENITORI,<br />

LIDIA COGLIATTI<br />

elargisce € 10 pro Arena<br />

Per commemorare<br />

NIDIA DINELLI<br />

con un fiore,<br />

FRANCA DINELLI<br />

devolve € 50 pro Arena<br />

In ricordo dei GENITORI<br />

e della sorella ADELMA,<br />

ELIGIO IURIG<br />

elargisce € 20 pro Arena<br />

In ricordo dei suoi<br />

CARI DEFUNTI,<br />

MARIA GRABELLI<br />

FIORANTI<br />

elargisce € 15 pro Arena<br />

Per ricordare i suoi<br />

CARI DEFUNTI,<br />

LIDIA CONFAL<br />

elargisce € 20 pro Arena<br />

I perenne ricordo<br />

del marito ORFEO<br />

e della cognata ARGEA,<br />

NEVIA SBRIZZAI<br />

elargisce € 50 pro Arena<br />

Il 10 gennaio 2005 si è spento<br />

ROBERTO BRESSAN,<br />

la cugina RENEA<br />

con i figli<br />

elargiscono € 50 pro Arena<br />

Per onorare la memoria<br />

dell’Ing. ANTONIO<br />

LODES,<br />

ALIGI VIDOSSI<br />

elargisce € 50 pro arena<br />

Per onorare la memoria<br />

del caro amico<br />

ALIGI VIDRIS,<br />

ROMEO VLAHOV<br />

devolve € 50 pro Arena<br />

La famiglia di<br />

ALIGI VIDRIS<br />

ringrazia i cari amici<br />

per essersi ricordati di lui,<br />

ed in sua memoria,<br />

MERI e le figlie GIULIANA,<br />

LORENZA e SYLVIA<br />

elargiscono $ 200 pro Arena<br />

Si è spento<br />

Lino Sardos<br />

Albertini<br />

Si è spento a Trieste, venerdì 22<br />

apr<strong>il</strong>e, l’avvocato Lino Sardos<br />

Albertini. Nato ad Abano Terme<br />

nel 1915 dove la famiglia, lasciata<br />

Capodistria, aveva cercato rifugio<br />

allo scoppio della Prima Guerra<br />

Mondiale, dopo <strong>il</strong> 1918, rientrato<br />

a Capodistria, ha dovuto nuovamente<br />

lasciarla a seguito della<br />

Seconda Guerra Mondiale. E’ vissuto<br />

quindi a Trieste dove ha svolto<br />

attività di avvocato e libero professionista.<br />

A seguito del Memorandum<br />

di Londra, ha promosso, nel<br />

1954, la costituzione dell’Unione<br />

degli Istriani che ha presieduto fino<br />

al 1963. E’ stato quindi nominato<br />

dal Vescovo Mons. Antonio Santin,<br />

Presidente della Giunta Diocesana<br />

dell’Azione Cattolica. Rieletto<br />

Presidente dell’Unione degli Istriani<br />

nel 1967 ha ricoperto tale incarico<br />

fino al 1976.Ha svolto diverse attività<br />

in ambito associativo quale<br />

Presidente, tra l’altro, del Cenacolo<br />

Triestino, dell’Unione Paneuropea,<br />

dell’Archeo Club di Trieste; è stato<br />

membro del Lions Club e delle<br />

Guardie d’Onore alle Tombe Reali<br />

del Pantheon. Dirigente, fin dagli<br />

anni ‘50, della Lega Nazionale, ne<br />

è stato nominato Socio Onorario.<br />

Autore di svariati studi di carattere<br />

giuridico e civico nonché, quale<br />

Presidente della Fondazione<br />

“Andrea Sardos Albertini”, di<br />

diversi volumi di natura spirituale,<br />

di largo successo editoriale.<br />

Scomparso<br />

Mario<br />

de’ Vidovich<br />

Il 16 apr<strong>il</strong>e è deceduto a<br />

Cremona Mario de’ Vidovich;<br />

avrebbe compiuto 94 anni a<br />

luglio. Era in attesa che Ciampi gli<br />

appuntasse sul petto, a ottobre,<br />

l’onorificenza di “Cavaliere di<br />

Gran Croce”. Purtroppo mancherà<br />

all’appuntamento che tanto aveva<br />

a cuore. de’ Vidovich, ha speso la<br />

sua vita per gli altri: esuli istriani,<br />

malati, persone in difficoltà, combattenti<br />

e reduci, m<strong>il</strong>itari in attività<br />

o in congedo. Da pensionato è<br />

stato responsab<strong>il</strong>e dell’Ufficio di<br />

pubblica tutela dell’ospedale.<br />

Arrivato a Cremona da Zara nel<br />

1945, impiegato prima all’ispettorato<br />

del Lavoro e poi dirigente dell’allora<br />

Umberto Piacenza, è stato<br />

una bandiera dell’Esodo. Invalido<br />

di guerra, aveva la passione dei<br />

viaggi. Gli piaceva scrivere: lettere<br />

ai giornali, scambi d’opinione con<br />

Montanelli e ricordi come “Cose di<br />

Zara”, ultima delle sue 32 pubblicazioni.<br />

Poca politica (era stato<br />

presidente provinciale del Pli),<br />

molta attenzione alle gente e tanta<br />

passione nelle cose che faceva.<br />

Tenace nelle amicizie, rispettoso<br />

delle istituzioni, ma mai schiavo<br />

del potere.<br />

MARIO IVE


PAG.12 L’ARENA DI POLA N. 4 del 30 apr<strong>il</strong>e 2005<br />

A Gorizia c’è...<br />

“La storia in testa”<br />

dal 20 al 22 maggio<br />

Si svolgerà a Gorizia, dal<br />

20 al 22 maggio, la manifestazione,<br />

ideata da Giuliana<br />

Lenzoni Variola (figlia di<br />

Anteo) con <strong>il</strong> sostegno della Regione<br />

Friuli Venezia Giulia, intitolata<br />

“La Storia in Testa”. Si<br />

tratta di tre giornate dedicate alla<br />

Storia, durante le quali <strong>il</strong> pubblico<br />

sarà messo in contatto diretto<br />

con gli autori, attraverso l’intervista<br />

ed <strong>il</strong> confronto a più voci,<br />

con <strong>il</strong> dibattito allargato ai presenti.<br />

La manifestazione è particolarmente<br />

rivolta all’Università ed<br />

alle scuole superiori.<br />

Gorizia, posta al centro di tante<br />

vicende e percorsi della storia italiana<br />

ed europea, crocevia di<br />

molte culture, ricca di istituzioni,<br />

centri di studio e luoghi che ancora<br />

riecheggiano eventi di portata<br />

storica, è davvero <strong>il</strong> luogo ideale<br />

a promuovere ed ospitare questa<br />

manifestazione. Inoltre, <strong>il</strong> 2005 si<br />

trova ad essere particolarmente<br />

ricco di appuntamenti con la storia,<br />

venendo a cadervi <strong>il</strong> 90° anniversario<br />

dell’entrata dell’Italia<br />

nella Prima guerra mondiale ed <strong>il</strong><br />

60° dalla conclusione della Seconda:<br />

un arco di trent’anni segnato<br />

da eventi tragici e conflitti<br />

devastanti, ma anche terreno di<br />

cultura per la costituzione dell’Unione<br />

europea.<br />

Vi saranno anche delle sezioni<br />

dedicate alla storia antica, medievale<br />

e moderna e non mancheranno<br />

temi e personaggi di attrazione,<br />

curiosi e preziosi f<strong>il</strong>mati<br />

d’epoca provenienti dall’archivio<br />

dell’Istituto Luce e visite guidate<br />

ai luoghi storici, in collaborazione<br />

con l’Associazione M<strong>il</strong>itary<br />

Historical Center .<br />

La manifestazione è destinata a<br />

ripetersi ogni anno in questo periodo.<br />

Gli organizzatori auspicano<br />

che per le prossime edizioni<br />

possano giungere suggerimenti e<br />

proposte.<br />

Il programma, tuttora in bozza,<br />

sarà presentato ufficialmente in<br />

Comune a Gorizia <strong>il</strong> 12 o 13<br />

maggio. Si segnalano, comunque,<br />

quelli che potrebbero essere<br />

gli eventi di maggior r<strong>il</strong>ievo per<br />

ciascuna giornata:<br />

Venerdì 20 Maggio<br />

09.30/12.00: Cinema Vittoria,<br />

per le scuole superiori: “1940<br />

- 1945: la guerra degli italiani”,<br />

con proiezioni dell’Istituto Luce.<br />

Intervengono C. Cressati, A.<br />

Piersanti, R. Spazzali<br />

16.30:Tensostruttura ai giardini:<br />

“1915 - 2005: una Storia verso<br />

l’Europa”. Presenta Sergio<br />

Romano<br />

17.30:Tensostruttura ai giardini:<br />

G.Crainz, G.Oliva, R.Pupo:<br />

“L’esodo e le foibe, un dibattito<br />

aperto”. Modera G.P. Carbonetto<br />

(Messaggero Veneto)<br />

Sabato 21 Maggio<br />

11.00: Auditorium della Regione,<br />

per le scuole superiori: “Insegnare<br />

la Storia”. Intervengono F.<br />

Cardini, R. Cimmino, F. Salimbeni,<br />

R. Spazzali; modera A.<br />

Mezzena Lona (Il Piccolo).<br />

17.30:Tensostruttura ai giardini:<br />

“1915 - 1918 la Grande Guerra:<br />

una storia globale”. Intervengono<br />

M. Isnenghi, A. Sema, D.<br />

Stevenson; modera D. Fert<strong>il</strong>io<br />

(Corriere della Sera).<br />

Domenica 22 Maggio<br />

10.30:Tensostruttura ai giardini:<br />

“1940-1945: la guerra degli<br />

italiani” con proiezioni dell’Istituto<br />

Luce. Intervengono A. Piersanti,<br />

P. Melograni, e A. Caruso;<br />

modera R. Chiaberge (Domenicale,<br />

Il Sole 24 Ore)<br />

Gli interessati a conoscere<br />

maggiori dettagli possono rivolgersi<br />

a: AZ-Comunicazioni<br />

S.r.l., Paolo Scandaletti cel.335<br />

7220714 o Giuliana Variola cel.<br />

337 530769 o e-ma<strong>il</strong>: ufficiostampa@az-comunicazioni.com<br />

Ritratto di un’amicizia<br />

49° Raduno nazionale dei Polesani<br />

13, 14 e 15 maggio<br />

- la Santa Messa, sabato 14 alle ore 17.30, sarà celebrata nella<br />

Cappella di Sant’Elena che si trova vicino al Duomo;<br />

- lo spettacolo, che precederà la cena di sabato, consisterà nella<br />

recita di alcune Elegie di Biagio Marin, accompagnate da un sottofondo<br />

musicale dal vivo e dalla proiezione di immagini della nostra<br />

Istria.<br />

L’estate vibra nell’aria, <strong>il</strong> cielo si specchia nel mare<br />

e nell’abbraccio l’orizzonte si fonde e sparisce.<br />

Il sole al tramonto bacia le rocce lungo la costa che<br />

luccicano di salsedine. L’aria profuma di gelsomino e<br />

le rose scoppiano in grandi macchie rosse sui lunghi<br />

steli. Il cuore ansioso, timoroso palpita ed aspetta...<br />

L’incontro è breve, intenso, carico di affetti perduti e<br />

sempre cercati.<br />

Giuliana Lanz è una donna formidab<strong>il</strong>e, idealista,<br />

briosa, intelligente ed artista. Artista della mente e del<br />

cuore. I suoi quadri di fiori recisi sono capolavori unici,<br />

perfetti e lei stessa è un fiore di generosità e memorie.<br />

E’ fac<strong>il</strong>e perdersi nel suo parlare. E’ figlia della nostra<br />

Istria, come l’Istria dolce e madre, fert<strong>il</strong>e e aspra<br />

come le zolle di terra rossa, la cui nostalgia vive tenace<br />

nei cuori di chi là è nato. Nel collage dei suoi lavori,<br />

in quelle foglie e in quei fiori vive eternamente lo spirito<br />

della terra perduta. I suoi quadri non sono fatti da<br />

lei ma sono essa stessa perché in essi è <strong>il</strong> suo cuore e<br />

sono leggeri e delicati come ali di farfalla. A lei ho offerto<br />

la mia casa e <strong>il</strong> mio cuore. Oggi quest’amicizia è<br />

forte legata da un nastro bianco rosso e verde: la nostra<br />

gioia, la nostra emozione, <strong>il</strong> nostro rimpianto. Il<br />

nostro oggi è <strong>il</strong> nostro ieri solo così <strong>il</strong> tempo è senza<br />

tempo.<br />

LAURA DEGRASSI FABRETTO<br />

Ad integrazione di quanto già comunicato sul precedente numero, si rende noto che:<br />

POESIA<br />

Troppo lungo<br />

<strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio<br />

troppo lunga<br />

la complicità<br />

con l’aggressore.<br />

A questi nostri<br />

fratelli italiani<br />

dobbiamo<br />

dare una voce.<br />

La loro tragedia<br />

è la nostra tragedia;<br />

ricordiamola<br />

insieme.<br />

Violenti<br />

comunisti jugoslavi<br />

invasero<br />

la loro terra,<br />

violarono le loro case<br />

e noi,<br />

nel resto d’Italia,<br />

quasi nulla<br />

sapevamo.<br />

Il potere comunista<br />

impediva<br />

che si sapesse,<br />

tutto coprendo,<br />

le persecuzioni<br />

e le foibe.<br />

Gli altri tacquero.<br />

Occupati eravamo<br />

a riallacciare<br />

i f<strong>il</strong>i<br />

d’una vita normale,<br />

spezzati,<br />

dalla disfatta.<br />

ultima ora<br />

Una mostra<br />

a M<strong>il</strong>ano<br />

Il Movimento nazionale<br />

Istria Fiume e Dalmazia<br />

organizza<br />

per <strong>il</strong> 15 maggio p.v.<br />

una mostra storico-culturale<br />

che potrà essere visitata<br />

in piazza del Cannone<br />

a fianco del Castello Sforzesco<br />

a M<strong>il</strong>ano<br />

dalle 9.30 alle 19.30.<br />

L’afflusso si prospetta “interessante”! Si ricorda che è possib<strong>il</strong>e<br />

intervenire anche alle sole occasioni d’incontro conviviale, previa<br />

prenotazione all’amico Piro, cel. 335 8256727.<br />

Si ricorda ai signori Consiglieri ed ai Revisori dei Conti che sono<br />

convocati per <strong>il</strong> Consiglio comunale di sabato 14 maggio e per l’Assemblea<br />

generale di domenica 15 maggio.<br />

TRIESTE MIA<br />

NEL CINQUANTENARIO<br />

DEL SUO RITORNO ALL’ITALIA<br />

Non prestammo<br />

attenzione<br />

alla vostra tragedia,<br />

che anche nostra<br />

era.<br />

Perdonateci<br />

se potete.<br />

Questa bandiera,<br />

che da cinquant ‘anni<br />

si apre al vento<br />

sulla citta<br />

di San Giusto,<br />

l’avete conquistata<br />

nel dolore,<br />

nel sangue.<br />

L’italianità’<br />

di Trieste<br />

e dei territori vicini<br />

non indica<br />

nazione,<br />

ma identità.<br />

Per difenderla<br />

partiste.<br />

Siete ovunque<br />

nel mondo,<br />

ovunque onorando<br />

col vostro lavoro<br />

i nostri valori.<br />

La dottoressa Maria Vera<br />

Corsini di Bologna, emigrata<br />

in Canada nel 1955, dedica<br />

questa poesia ai Giuliani<br />

Istriani, Fiumani e Dalmati<br />

sparsi nel mondo<br />

L’ARENA DI POLA<br />

Periodico dell’Associazione del<br />

“Libero comune<br />

di Pola in Es<strong>il</strong>io”<br />

Direttore responsab<strong>il</strong>e<br />

S<strong>il</strong>vio Mazzaroli<br />

Editore:<br />

LIBERO COMUNE DI POLA<br />

IN ESILIO<br />

Via S<strong>il</strong>vio Pellico, 2<br />

34122 Trieste<br />

Redazione di Trieste:<br />

L’Arena di Pola<br />

Via Malaspina, 1<br />

34147 Trieste (TS)<br />

Telefono-fax 040 830 294<br />

redazione.arena@tiscali.it<br />

Redazione di M<strong>il</strong>ano:<br />

Residenza del Cantone, 761<br />

20090 M<strong>il</strong>ano 2 Segrate (MI)<br />

arenadipola@libero.it<br />

Comitato di redazione:<br />

Argeo Benco, Bernardo Gissi,<br />

Marina Rangan Minisci,<br />

Piero Tarticchio, Veniero Venier<br />

e Lino Vivoda<br />

Stampa:<br />

Artigraficheriva srl<br />

via Malaspina, 1 - Trieste

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