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Schede per adozione 2009

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− qualora si tratti di o<strong>per</strong>e pubbliche, integrare il relativo progetto con la previsione dettagliata degli<br />

interventi compensativi;<br />

− nei rimboschimenti, privilegiare l’impianto di essenze tipiche dei luoghi;<br />

− nel caso che il soggetto obbligato sia proprietario di altri terreni disponibili, localizzare il<br />

rimboschimento su questi ultimi in un ambito di sua scelta, preferibilmente senza soluzione di<br />

continuità; in alternativa lo stesso soggetto può sottoporre proposte equipollenti;<br />

− ottenere l’impegno del soggetto obbligato ad assicurare <strong>per</strong> almeno 10 anni l’attecchimento del<br />

nuovo impianto;<br />

– qualora il disboscamento da compensare sia contenuto entro le 10 piante o i mq 250 c.a. di su<strong>per</strong>ficie<br />

forestale, ottenere il pagamento di un’indennità in alternativa al rimboschimento; i relativi proventi<br />

saranno comunque reinvestiti in interventi compensativi.<br />

− dettare disciplina specifica e definire <strong>per</strong>imetri esatti <strong>per</strong> i rimboschimenti compensativi inerenti le<br />

previsioni previgenti, qualora riconfermate.<br />

Fatti salvi i termini legislativi vigenti, sarà privilegiata, nel caso di rimboschimenti compensativi <strong>per</strong><br />

su<strong>per</strong>fici fino a 5 ettari, la localizzazione degli stessi entro gli ambiti comunali nei quali il<br />

disboscamento è richiesto. Analogamente, <strong>per</strong> su<strong>per</strong>fici su<strong>per</strong>iori a 5 ettari, saranno favorite<br />

localizzazioni di rimboschimento in ambito limitrofo (anche se esterno al <strong>per</strong>imetro comunale) alla zona<br />

interessata o, in alternativa, in aree comunque comprese nel territorio provinciale.<br />

La disciplina degli interventi sul patrimonio faunistico <strong>per</strong>seguirà le seguenti direttive:<br />

6. La nella Provincia di Grosseto tutela il proprio patrimonio faunistico sia <strong>per</strong> le caratteristiche<br />

ambientali che <strong>per</strong> la cultura e la tradizione legate fortemente all’attività venatoria.<br />

La Provincia di Grosseto nell’ambito della gestione faunistico venatoria del territorio fonda le proprie<br />

azione sulla qualità dell’ambiente, che rappresenta la vera risorsa attuale e futura anche delle<br />

popolazioni selvatiche.<br />

In questo senso le attività e gli interventi rivolti direttamente o indirettamente alle popolazioni di fauna<br />

selvatica debbono sia privilegiare tutto ciò che può considerarsi “miglioramento ambientale” sia la<br />

ricerca della qualità degli animali immessi sul territorio in particolare lepri, <strong>per</strong>nici rosse e fagiani, oltre<br />

a tutta un’altra lunga serie di attività collaterali.<br />

Il fine dei piani di programmazione settoriale e degli atti conseguenti è rivolto <strong>per</strong> le specie ungulate a<br />

riportare tali popolazioni a livelli di densità compatibili con l’ambiente ospitante sia a livello generale<br />

che specifico.<br />

Nell’ambito della gestione della fauna selvatica stanziale non ungulata la politica di gestione della<br />

Provincia di Grosseto assicura nel futuro un sempre minor ricorso a immissioni di animali sul territorio<br />

privilegiando la riproduzione allo stato naturale attraverso gli istituti a ciò destinati. Nel caso di<br />

immissioni, queste devono far parte di una filiera che a partire dalle fasi riproduttive fino<br />

all’immissione propriamente detta assicurino un livello di rusticità dei soggetti tali da garantire un<br />

effettivo incremento delle popolazioni. Il <strong>per</strong>no della filiera ad oggi si incentra nelle attività dei due<br />

Centri Pubblici di Produzione della Selvaggina (Scarlino e Civitella Paganico) o<strong>per</strong>anti in Provincia di<br />

Grosseto, il che consente un controllo pubblico di tutte le o<strong>per</strong>azioni che ne conseguono.<br />

Il territorio della Provincia di Grosseto è risultato come unico a livello nazionale <strong>per</strong> la presenza di<br />

popolazioni di Capriolo Italico (Capreolus capreolus italicus) che secondo i dati disponibili, risulta<br />

stabile in pochi areali e tra questi si annovera con certezza solo la Toscana meridionale ed in particolare<br />

la Provincia di Grosseto. La collaborazione scientifica con l’ISPRA (ex INFS) tende a verificare<br />

l’identità e variabilità genetica del Capriolo nei vari distretti di caccia.<br />

Le analisi dimostrano che le popolazioni di capriolo presenti nei comuni di Civitella Paganico, Massa<br />

Marittima, Monterotondo m.mo, Montieri, Roccastrada, Campagnatico, Grosseto, Capalbio e Orbetello<br />

sono tutte geneticamente riconducibili alla sottospecie italico mentre negli altri è presente una<br />

situazione mista. Il Ministero dell’Ambiente (con il Piano Nazionale di tutela del capriolo italico) ha<br />

stabilito che la reimmissione di caprioli in aree dove il selvatico era presente ma ad oggi risulta assente<br />

deve essere effettuata solo con soggetti italici come già è avvenuto <strong>per</strong> il Parco del Cilento e <strong>per</strong> il<br />

Parco dell’Aspromonte. A tal fine occorre in primis difendere gli areali dove la popolazione è<br />

geneticamente riconducibile alla sottospecie italico vietando qualsiasi immissione di capriolo, daino,<br />

cervo e altro ungulato in grado di competere con il capriolo e continuando a monitorare la situazione.<br />

Altresì è necessario evitare tutte le attività che in qualche modo limitino il capriolo italico in particolar<br />

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