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Istituto Comprensivo “G. Rodari<br />
SCUOLA PRIMARIA “PILE”<br />
Classe IV B a.s. 2011/’12<br />
Presenta il progetto Gemellaggio:<br />
“La Transumanza: dall’Abruzzo alla Puglia”
Come è nato il nostro Progetto<br />
Il nostro progetto nasce dal gemellaggio tra le due<br />
classi IV A della Scuola Primaria “Duca D’Aosta”di<br />
Bari Palese con la classe IV B di Pile “G. Rodari”di<br />
L’Aquila.<br />
La scuola di Bari ci è stata particolarmente vicina nel<br />
periodo post terremoto e il legame affettivo nato tra<br />
gli alunni ha determinato anche la curiosità di trovare<br />
dei valori che li accomunassero e quindi la<br />
Transumanza è stato proprio il filo conduttore che<br />
legano le due regioni.<br />
Lo studio e la ricerca hanno mirato le due classi a favorire:<br />
- una maggiore collaborazione e coesione e conoscenza tra gli alunni, delle due regioni;<br />
- far capire di possedere un grande patrimonio storico,naturalistico e culturale da proteggere e<br />
valorizzare<br />
- alla necessità di conoscere la pastorizia nei suoi molteplici aspetti: storici, culturali, economici<br />
e di coesistenza con la natura<br />
- alla necessità culturale di conoscere l’origine di alcuni aspetti di vita e di lavoro che hanno<br />
caratterizzato, nel passato, località, popolazioni, ambienti, usi e costumi di montagna, collina e<br />
mare;<br />
- alla necessità di presentare agli alunni la molteplicità e variabilità di aspetti della vita del<br />
passato; per far comprendere loro in maniera più consapevole il presente della propria terra;<br />
- all’ esplorazione dell’ambiente storico-geografico, culturale/antropico, scientifico/tecnologico<br />
dell’Abruzzo e della Puglia
Un'alternanza dovuta al fatto<br />
che i pascoli della Puglia<br />
raggiungevano il massimo del<br />
rigoglio nei mesi invernali,<br />
mentre quelli dell'Abruzzo nei<br />
mesi estivi, così si andava a<br />
svernare in Puglia.<br />
Il Tragitto dei transumanti<br />
avveniva lungo larghe vie<br />
erbose: i tratturi.<br />
La Transumanza<br />
La Transumanza era lo spostamento<br />
stagionale di uomini e greggi che, all'inizio<br />
dell'autunno e alla fine della primavera,<br />
percorrendo a piedi centinaia di<br />
chilometri, si muovevano dall'Abruzzo<br />
(precisamente dalla conca dell'Aquila) in<br />
Puglia.
I Pastori (G. D’Annunzio)<br />
Settembre, andiamo. È tempo di migrare.<br />
Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori<br />
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:<br />
scendono all'Adriatico selvaggio<br />
che verde è come i pascoli dei monti.<br />
Han bevuto profondamente ai fonti<br />
alpestri, che sapor d'acqua natìa<br />
rimanga ne' cuori esuli a conforto,<br />
che lungo illuda la lor sete in via.<br />
Rinnovato hanno verga d'avellano.<br />
E vanno pel tratturo antico al piano,<br />
quasi per un erbal fiume silente,<br />
su le vestigia degli antichi padri.<br />
O voce di colui che primamente<br />
conosce il tremolar della marina!<br />
Ora lunghesso il litoral cammina<br />
la greggia. Senza mutamento è l'aria.<br />
Il sole imbionda sì la viva lana<br />
che quasi dalla sabbia non divaria.<br />
Isciacquìo, calpestìo, dolci romori.<br />
Ah perché non son io co' miei pastori?
Così Gabriele D’Annunzio disegna le vie della<br />
transumanza, il viaggio carico di fatica che i pastori<br />
d’Abruzzo compivano a metà settembre per dar<br />
foraggio al gregge. E dell’erba verde e soffice della<br />
Puglia si alimentavano le pecore condotte in un<br />
lungo cammino fino allo sbocciare delle prime<br />
piante primaverili.<br />
“Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare.<br />
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori lascian<br />
gli stazzi e vanno verso il mare: scendono<br />
all’Adriatico selvaggio che verde è come i<br />
pascoli dei monti. […] E vanno pel tratturo<br />
antico al piano, quasi per un erbal fiume<br />
silente, su le vestigia degli antichi padri».
Un percorso che ha inizio nella notte dei tempi, che<br />
di magico nel riscoprire masserie e chiese rurali,<br />
cantine, frantoi e segnali in pietra lungo queste vie<br />
primordiali di comunicazione: i tratturi dell’Abruzzo<br />
e della Puglia.<br />
Secondo le ricostruzioni storiche i tratturi inizialmente<br />
dovevano essere solo percorsi in terra battuta<br />
utilizzati dai pastori. Questi tracciati rappresentavano<br />
l’unico mezzo di trasmissione della cultura agropastorale<br />
del bacino del Mediterraneo. Il percorso<br />
principale era ilTratturo Magno (o del Re) che<br />
collegava L’Aquila a Foggia. Lungo ben 244 km ha<br />
cambiato volto nel corso del tempo, per l’introduzione<br />
di rimboschimenti e coltivazioni agrarie. Oggi il<br />
Tratturo Regio percorre il territorio dell’Alta Murgia:<br />
una via carica della bellezza tipica dei paesaggi più<br />
suggestivi della Terra di Puglia. Tra campi e uliveti si<br />
alternano i filari delle viti che vestono di colore i<br />
pendii. Un percorso straordinariamente disomogeneo<br />
tra spazi di pascolo e seminativo.
La transumanza del bestiame avveniva non solo attraverso la via<br />
maestra del Tratturo Magno ma anche tramite tutta una serie di tratturi<br />
“secondari”, tratturelli, bracci che congiungevano tra loro le preziose<br />
distese di tappeti erbosi. Altro importante collegamento è dato dal<br />
tratturo n. 7 tra Pescasseroli (Aq) e Candela (Fg). Dal basso Tavoliere<br />
il percorso si perdeva nell’alta valle del Carapelle, per poi proseguire<br />
verso Isernia e la valle del Sangro. Importanti anche i tratturi n. 6<br />
(Lucera-Castel di Sangro), n.14 (Foggia-Ofanto), n. 5 (Foggia-Celano),<br />
n.21 (Melfi-Castellaneta). Tracce visibili restano nel barese dell’antico<br />
tratturo n.18, che collegava Barletta a Grumo. Lungo 124 km<br />
attraversava le terre di Andria, Trani, Corato, Ruvo di Puglia, Monte<br />
Suagno (strada Quasano – Cassano), Bitonto.<br />
Adesso, “La transumanza e i Regi tratturi” si avviano a divenire<br />
patrimonio UNESCO (candidatura attiva dal 2005) in un ritorno<br />
continuo e costante alla bellezza perduta delle nostre origini, in armonia<br />
perfetta con l’ambiente.
L’Aquila e la transumanza<br />
L’Aquila fino alla metà del XX secolo, aveva un’economia agricola, coltivazioni ed<br />
allevamenti di ovini e bovini.<br />
Sfruttava, quindi, la risorsa più importante delle montagne che la circondavano: i<br />
pascoli. Durante i mesi invernali, il clima, molto rigido, non permetteva di sfruttare i<br />
pascoli, quindi i pastori presero l’abitudine di trasferire le greggi verso il sud d’Italia e<br />
precisamente in Puglia. Si diede così origine al fenomeno della Transumanza.<br />
La parola TRANSUMANZA deriva dal latino “trans” (al di là) “humus” (terra).<br />
Questa tradizione è comune a diverse aree del Mediterraneo: Spagna, Francia,<br />
Romania, Grecia, Portogallo.<br />
In Italia la transumanza ha caratterizzato fortemente la storia e lo sviluppo delle civiltà<br />
di tutto l’arco appenninico centro-meridionale. E’ in questi territori che la transumanza<br />
ha strutturato una complessa rete di “vie erbose” dette “Tratturi”.<br />
Il nome Tratturo deriva dal termine latino “Tractoria”, ossia il privilegio, previsto nei<br />
codici degli Imperatori Teodosio e Giustiniano, di libero passaggio dei pastori sui<br />
pubblici sentieri della transumanza.<br />
Con i Sanniti i Tratturi diventano fondamentali per l’economia, tanto che molti centri<br />
fortificati sorgono proprio lungo il loro percorso.<br />
Ma è con i Romani che i Tratturi diventano un vero e proprio sistema produttivo, infatti<br />
il termine “Pecunia” (denaro) deriva dal latino “Pecus” cioè pecora.<br />
Solo nel tardo Medioevo viene istituita la “Regia dogana della mena delle pecore”.<br />
La fine della civiltà della Transumanza può essere collocata nel 1806 quando furono<br />
trasformati i tratturi in terreni coltivabili.<br />
La Transumanza appenninica è proseguita però fino agli anni ‘60 – ’70 del secolo<br />
scorso.
I Tratturi<br />
La Transumanza conduceva ogni anno milioni di pecore<br />
dall’Abruzzo in Puglia.<br />
Questa migrazione aveva bisogno di larghe vie erbose che<br />
potessero fornire alimenti al gregge durante il lungo viaggio<br />
che durava in media due settimane.<br />
I Tratturi erano quindi sia strade, sia pascoli e sia luoghi in<br />
cui si formavano centri abitati.<br />
Essi erano disposti come i meridiani e i paralleli, formati<br />
quindi da Tratturi e Tratturelli,<br />
una rete che ricopriva tutto il territorio del passaggio della<br />
transumanza.<br />
Lungo queste strade circolavano persone, animali e merci.<br />
Oggi i tratturi non vengono più utilizzati come vie di<br />
comunicazione ma costituiscono delle preziose<br />
testimonianze della storia del passato.
Numeri sui Tratturi<br />
Tratturi erano larghi 60 passi napoletani(che corrispondono a 111m circa).<br />
I Tratturelli erano strade secondarie larghe 37 o 27 o 18m.<br />
Per le soste degli animali c’erano vasti spazi erbosi.<br />
Ogni 1000 pecore erano necessari dai 7 ai 10 pastori ai quali andavano aggiunti altri addetti.<br />
A capo di tutti c’era il Massaro aiutato dai pastoricchi che si disponevano ai lati e alla testa<br />
del gregge e durante il trasferimento, tutti venivano aiutati dai cani<br />
I Butteri erano le persone che trasportavano qualsiasi materiale sui muli.<br />
I casari erano gli addetti alla produzione del formaggio.<br />
Ogni Transumanza quindi di 15-20 mila pecore impegnava almeno 150-200 persone.<br />
I pastori rimanevano sui monti abruzzesi per circa 5 mesi cioè da Giugno a Ottobre, per poi<br />
tornare verso i pascoli Pugliesi per i restanti 7 mesi.
Geografia di un tratturo<br />
Il Tratturo Magno con i suoi 244Km è il più lungo tra i tratturi italiani.<br />
Esso inizia dal piazzale della Basilica di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila,<br />
scende lungo la valle dell’Aterno-Pescara passando nei pressi di Sant’Elia,<br />
Bazzano, Onna e San Gregorio. Superato Poggio Picenze, il percorso si discosta<br />
dall’Aterno per risalire verso l’altopiano di Barisciano inoltrandosi nel territorio del<br />
Parco Nazionale del Gran Sasso Monti della Laga.<br />
In questo tratto il tracciato ricalca quello dell’antica via Claudia Nova raggiungendo l’antica Peltuinum.<br />
Il percorso attraversa anche la piana di Capestrano, quindi supera il valico di Forca di Penne (918m) per<br />
ridiscendere verso le colline del chietino.<br />
Si dirige, quindi, verso Lanciano per raggiungere la costa Adriatica in prossimità della foce del fiume Osento. Si<br />
interna di nuovo nella pianura di Vasto per costeggiare di nuovo la costa alla foce del fiumeTrigno nel Molise. Da<br />
qui iniziava a raccogliere le greggi del Molise costeggiando la ferrovia di Foggia-San Severo per poi raggiungere<br />
Foggia, città sede della dogana delle pecore, con lo stesso punto di arrivo del tratturo Celano-Foggia presso la<br />
Chiesa delle Croci ed il monumento dell’Epitaffio.
Geografia di un tratturo<br />
Lungo il percorso ancora oggi si osservano numerose chiese campestri o chiese tratturali per<br />
il riparo e il conforto dei pastori, ad esempio la Chiesa di S. Paolo di Peltuinum<br />
e la Chiesa di Santa Maria dei Centurelli dove si separa il tratturo.<br />
Lungo il tracciato tratturale , nel corso dei secoli sono sorte taverne, fontane. Le taverne<br />
possono essere considerate i Motel della Transumanza. Gli abbeveratoi sonodisseminati<br />
lungo tutti i percorsi. Questo patrimonio archeologico presenta notevoli caratteristiche di<br />
qualità ed originalità. In Abruzzo, Molise, Campania e Puglia sopravvivono ancora oggi le<br />
antiche feste religiose legate alla transumanza. Si ritrovano ancora antiche attività artigianali<br />
connesse all’allevamento pastorale transumante, come la tessitura della lana, ‘artigianato<br />
orafo, la produzione dei merletti al tombolo, la lavorazione della ceramica, oggetti in legno<br />
intagliati, fuscelle in vimini, prodotti di pellame di pecora o agnello.
La vita pastorale<br />
Alcuni pastori potevano possedere fino a 5000 o 10000 ovini, oltre ai numerosi cani, muli,<br />
asini e cavalli per il trasporto sia di cose che di persone. Il tutto era gestito dal<br />
massaro che veniva aiutato dal caciaro cioè l’addetto alla mungitura e alla<br />
lavorazione del formaggio e della ricotta. Vi erano poi i butteri<br />
che procuravano l’acqua, la legna, la paglia, costruivano le recinzioni per gli animali. Vi<br />
erano poi i semplici pastori affiancati da cani e dai pastoricchi.<br />
I pastori avevano un cappello, i gambali di pelle di agnello, la bisaccia, un bastone con il<br />
manico ad uncino e un coltellino.<br />
Tra Settembre e Ottobre il pastore aveva un giorno di riposo prima della partenza. Preparava<br />
la bisaccia e andava a farsi consegnare i soldi dal padrone da poter consegnare alla sua<br />
famiglia. Il giorno dopo si procedeva al rito del Guado cioè tutti gli uomini si disponevano a<br />
imbuto e permettevano il passaggio delle pecore in modo da poterle ricontare.<br />
Il ritorno invece dalla Puglia avveniva tra Aprile e Maggio e naturalmente la marcia era più<br />
lunga. I ricoveri in montagna erano Pagliare cioè costruzioni simili a qui trulli pugliesi ma qui i<br />
pastori si rifugiavano per ripararsi, adoperavano anche le grotte o i ripari tra le rocce
Vita del pastore<br />
Se vi piace ascoltar cari signori<br />
E, donne belle mi venite accanto.<br />
D’antichi cavalier d’armi e d’amori<br />
Io vi voglio avvertir non il mio canto,<br />
Ma sol di greggi armenti e di pastori<br />
Io questa volta di cantar mi vanto.<br />
Dunque porgete volentier l’orecchio<br />
Che a dilettarvi un po’ mi apparecchio.<br />
La partenza è ver che è dolorosa<br />
Che distaccarsi non può far piacere,<br />
Perché si vive una vita incresciosa<br />
Delle Puglie il vostro Tavoliere<br />
Che lascia la consorte o l’amorosa,<br />
I figli, i genitor. Triste mestiere!<br />
Per la miseria a campar la vita<br />
La famiglia non può viver unita<br />
Sempre attenti e vigili i pastori<br />
Acciò che il gregge mai non gli svia,<br />
Che se mancaqualcosa son dolori<br />
Del massaro soffrir la tirannia.<br />
E così sempre fra dubbi e timori<br />
Si va avanti per la lunga via.<br />
A tutto ormai mi sono abituato<br />
A godere talvolta anche a soffrire<br />
Si spera un tempo migliorar lo stato<br />
Se splende un giorno il sol<br />
dell’avvenire<br />
Da questa speme io son confortato<br />
Quasi sono certo che non può fallire,<br />
E verrà tempo come si predice<br />
Veder l’umanità tutta felice.
Gli animali della transumanza<br />
Gli animali tipici dei Pastori della transumanza erano le pecore, alcune capre, gli<br />
asini, i muli, i cavalli, i cani ; a volte lungo i loro percorsi trovavano i lupi e gli orsi che<br />
potevano attaccare il gregge.<br />
Le pecore<br />
Le pecore tipiche dei pastori transumanti abruzzesi appartenevano alla razza “Gentile<br />
di Puglia”.<br />
E’ un animale piccolo ben adatto ai lunghi spostamenti sul tratturo. È’ ,per lungo<br />
tempo, considerata la migliore razza ovina italiana soprattutto per la produzione della<br />
lana, ma anche per la carne e il latte..<br />
Oggi questa razza è in estinzione poiché la lana non viene più usata come una volta<br />
nel settore tessile.<br />
Taglia media<br />
Caratteristiche morfologiche<br />
Testa Con corna robuste nei maschi<br />
Vello(pelliccia) Bianco a lana fine<br />
Altezza 71cm i maschi<br />
62 cm le femmine<br />
Peso 67kg i maschi<br />
43kg le femmine
Le capre Esse venivano allevate per la produzione di latte che era più adatto all’alimentazione<br />
dei bambini e dei neonati.<br />
Gli asini, i muli e i cavalli Venivano utilizzati per trasportare la merce<br />
e gli arnesi per la produzione dei formaggi e per la costruzione di stazzi<br />
(recinti per le pecore).<br />
I cani<br />
Erano di solito di razza “Pastore Maremmana-Abruzzese”, con pelo bianco, cane<br />
adatto a “badare “ greggi di pecore, resistente alle malattie e alle intemperie, non<br />
richiede grandi cure.<br />
Lupi e orsi<br />
I pastori avevano la necessità di difendere il gregge dall’attacco dei lupi e<br />
orsi. L’orso preda di solito una pecora nel gregge; il lupo invece compie<br />
vere e proprie stragi.<br />
I pastori avevano elaborato alcuni sistemi di difesa: i cani avevano un<br />
collare con delle punte per proteggere il collo dai morsi; lo stazzo veniva<br />
protetto dai recinti.<br />
Anche il pastore portava con sé sempre un bastone con un manico<br />
abbastanza lungo e un’accetta
Tutto ciò che dobbiamo conoscere sulla pecora<br />
La pecora insieme con il cane, furono i primi animali addomesticati dall’uomo.<br />
Il gregge procede silenzioso lasciandosi raggruppare e guidare dal pastore o dai cani che<br />
vigilano attenti.<br />
Le pecore riunite in gruppo sono tranquille, basta però un fruscio per creare scompiglio in<br />
tutto il gregge e dare inizio ad una corsa frenetica e scomposta.<br />
Esse brucano i pascoli costituiti da erbe spontanee e foraggi.<br />
Sono animali poco esigenti anche se sono ghiotti di erba fresca ed acqua limpida.<br />
Preferiscono scegliere le erbe più gustose, ma riescono a raccogliere il necessario per vivere<br />
anche in zone del terreno dove cresce poca erba e dove c’è siccità.<br />
La raccolta di un pasto sufficiente richiede continuo movimento e nelle zone dove i pascoli<br />
sono meno rigogliosi le pecore riescono a procurarsi, con ore di cammino, le poche erbe.<br />
Un tempo proprio per cercare pascolo nelle due stagioni dell’anno i pastori con le greggi,<br />
transumavano; oggi invece si usano gli automezzi per fare gli spostamenti.<br />
Nel gregge sono presenti: agnelli, pecore, montoni. La femmina degli ovini, aspetta per 5<br />
mesi la nascita del cucciolo, a volte ne nascono due e raramente tre.<br />
Il pastore sapeva che quando la pecora aspetta l’agnellino, aveva bisogno di foraggio e di<br />
bere acqua mai gelida.<br />
Dopo 2 o 3 mesi dalla nascita, il piccolo inizia a nutrirsi gradualmente di erba, inoltre se la<br />
pecora mangia erba fresca in quantità abbondanti, continua a produrre latte anche quando<br />
non allatta più i suoi agnellini.
Dal vello al filo di lana<br />
D’Inverno alla pecora cresce un lungo vello di lana che serve per tenerla calda.<br />
Il vello delle pecore domestiche, può essere più o meno folto e più o meno lungo; alla fine della<br />
Primavera il vello viene tosato.<br />
La lana poi deve essere lavata, districata, filata, cardata, tinta e pettinata.<br />
La lavorazione della lana<br />
La lavorazione della lana si divide in due momenti fondamentali:<br />
1) La cardatura in cui si separa la lana da utilizzare per la filatura da quella di qualità inferiore<br />
utilizzata per l’imbottitura;<br />
2) La filatura in cui dalla lana di alta qualità si ottengono i gomitoli.<br />
Caratteristiche ed uso della lana<br />
La lana ha eccellenti proprietà di isolante termoacustico.<br />
Può assorbire grandi quantità di acqua e in caso di incendio non è facilmente infiammabile,<br />
inoltre non emette sostanze tossiche.<br />
A differenza delle fibre vegetali (come il cotone e il lino) può essere attaccata da tarme o<br />
parassiti e deve quindi essere trattata per evitare questi problemi.<br />
I materassini ed i rotoli in lana di pecora vengono utilizzati per l’isolamento di pareti, cappotti<br />
interni ed esterni nelle costruzioni.<br />
Nella nostra regione, una volta la lana serviva soprattutto per la fabbricazione delle coperte,<br />
che avevano disegni e colori particolari.
Le coperte abruzzesi<br />
La lavorazione della lana non era effettuata<br />
durante il periodo estivo in cui le greggi<br />
dimoravano sulle montagne poiché le donne<br />
dovevano aiutare i mariti, ma non appena le<br />
greggi transumavano dall'Abruzzo in Puglia, le<br />
donne riprendevano la lavorazione della lana<br />
durante l'autunno e l'inverno.<br />
In ogni famiglia si costituiva un piccolo lanificio;<br />
i bambini scarmigliavano la lana, le donne poi la<br />
cardavano, la filavano, la ordivano, la tessevano.<br />
Gli apparecchi usati erano semplici: dalla<br />
cardella alla conocchia, dall'arcolaio all'aspo ed il<br />
piccolo telaio a mano che si usa ancora oggi.<br />
I tessuti ottenuti venivano venduti in tutto l'Abruzzo ed anche in regioni<br />
lontane, confezionati, o a metraggio nelle fiere primaverili dalle stesse<br />
donne.<br />
Dalla lana si ricavavano: mantelli a ruota chiamati in dialetto cappe,<br />
vestiti, camici ecc.<br />
La lana bianca non si usava nel colore naturale, ma si tingeva.<br />
L'arte della tintoria si svolgeva mediante procedimenti originali; si traevano<br />
i principi attivi per la colorazione tanto dalle piante (foglie, radici e<br />
cortecce), quanto dagli insetti, e le sostanze usate erano frutto di<br />
preparazione locale.
Dal latte degli ovini ai formaggi abruzzesi<br />
I formaggi tipici abruzzesi sono tra qui prodotti che<br />
rappresentano la memoria storica dell’Abruzzo ed è per<br />
questo motivo che la nostra regione veniva ritenuta la “Terra<br />
dei pastori”. Tutto ciò sta a significare che nella nostra regione<br />
c’è sempre stato un ambiente adatto alla pastorizia.<br />
Le differenti tipologie di formaggi dipendono dal tipo di pascolo le cui erbe hanno particolari<br />
sapori e odori al latte di mungitura.<br />
I formaggi tipici sono ottenuti con il latte appena munto. Per la coagulazione si adoperano i cagli<br />
di origine animale o vegetale.<br />
Le stagionature dei formaggi avviene in grotte o vecchie cantine.<br />
Per avere quindi un formaggio di qualità si deve usare un latte di qualità e quindi i pastori della<br />
nostra regione adottano alcune accortezze, come:<br />
1) Utilizzano il latte dell’ultima<br />
mungitura, perché è più buono;<br />
2) Il latte migliore è quello<br />
proveniente da animali riposati;<br />
3) Per fare un formaggio ricco di<br />
sapore si devono mungere le<br />
pecore che hanno già partorito<br />
gli agnellini dopo un mese.
Le fasi di lavorazione del latte per realizzare il formaggio<br />
I fase:<br />
Il latte viene filtrato e poi riscaldato fino ad una temperatura di 35-40°C<br />
per 15-20minuti;<br />
II fase:<br />
Si aggiunge il caglio (una sostanza naturale che serve a far coagulare il latte per ricavare il<br />
formaggio) naturale ottenuto dallo stomaco dell’agnello o del capretto;<br />
III fase:<br />
Ora si deve rompere la cagliata con un cucchiaio di legno per ottenere tanti chicchi come quelli di<br />
mais;<br />
IV fase:<br />
Si cuoce un’altra volta la cagliata riscaldandola fino a 40-45°C per 15 minuti circa;<br />
V fase:<br />
Sistemazione della cagliata nelle “casere” e si comprime per eliminare il siero, rivoltando ogni<br />
tanto le forme di formaggio per due giorni;
VI fase:<br />
Vengono salate le forme e si sistemano su tavole di legno in ambienti freschi e areati;<br />
La stagionatura va dai 2 mesi per i formaggi morbidi, fino ai 9-10 mesi per quelli più<br />
stagionati. In quest’ultimo caso le forme vengono unte con olio per evitare che si secchino<br />
troppo.<br />
Il formaggio di pecora ha una pasta dura e il peso delle forme varia da 0,5Kg a 2,5Kg; il<br />
colore varia dal bianco sporco al giallastro e la sua crosta è liscia o canestrata; il suo sapore<br />
è più o meno piccante.
ClLASSE IV B PLESSO “PILE”<br />
ANNO SCOLASTICO 2011/2012<br />
1. Bernardi Eleonora<br />
2. Boianelli Erika Vanda<br />
3 .Brugnone Naomi<br />
4 .Bucci Mattia<br />
5 .Cerasoli Chiara<br />
6 .Cicchetti Claudia<br />
7. Di Battista Marco<br />
8. Di Pietro Alessio<br />
9. Marinangeli Federica<br />
10. Masciola Lorenzo<br />
11. Massari Giulia<br />
12. Nibid Lara<br />
13. Pagliariccio Davide<br />
14. Riccitelli Giulia<br />
15. Salvatori Jacopo<br />
16. Santoro Chiara<br />
17. Tomei Nikolin<br />
Le insegnanti di<br />
Bari-Palese:<br />
Mariella<br />
Maiorano<br />
e<br />
Rita Numerato<br />
Le insegnanti di<br />
L’Aquila:<br />
Tamara Aversa<br />
e<br />
Paola Di Marco