Il paesaggio extraurbano (PDF, 9.2 MB) - Comune di Campogalliano

Il sindaco Stefania Zanni
La giunta comunale
La commissione consiliare per il
PSC
Il responsabile del procedimento Ivano Leoni
Il collaboratore Cinzia Gazzotti
Lella Codeluppi, Paola Guerzoni, Linda Leoni, Riccardo
Nascimbeni, Andrea Gualdi
Vanni Gasparini, Loris Goldoni, Matteo Camellini, Damiano Pietri,
Willy Uberti
I progettisti Ezio Righi, Claudio Fornaciari
I collaboratori alla progettazione Simona Rotteglia, Simone Ruini, Anna Trazzi, Emiliano Righi
Il consulente nelle materie sociali
ed economiche
I consulenti per geologia,
pedologia, vegetazione e fauna
Giuseppe Fiorani
Il consulente in materia di
acustica e campi elettromagnetici GTAmbiente
La consulente in materia di
archeologia
La consulente in materia
amministrativa
Il consulente in materia
idraulica
Il consulente in materia di reti di
urbanizzazione:
acquedotto, gasdotto e fognature
Il consulente per il sistema dello
sport
hanno svolto la rilevazione del
patrimonio edilizio rurale
hanno svolto la rilevazione del
patrimonio edilizio urbano
Giorgio Gasparini e Paolo Bessi di Arkigeo, con la collaborazione di
Marco Capitani
Carla Corti
Cinzia Gazzotti
Consorzio Bonifica Emilia Centrale
AIMAG SPA
Luciano Rizzi
Daniela Brandoni, Sonia Cipriano, Emanuela Di Maio, Francesco
Ferraguti, Federica Gozzi, Federico Scacchetti
Daniela Brandoni, Federica Gozzi

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 1
1 ......................................................................................................................... 3
Il paesaggio agrario italiano e regionale ........................................................ 3
1.1 Considerazioni generali sul paesaggio italiano............................................ 4
1.2 La Convenzione Europea del Paesaggio....................................................... 5
1.2.2 Programmi di formazione ......................................................................................................5
1.2.3 Individuazione e valutazione dei paesaggi............................................................................5
1.2.4 Obiettivi di qualità paesaggistica...........................................................................................6
1.3 Lettura e valutazione del paesaggio.............................................................. 6
1.3.1 Sistemi di paesaggio e “architettura dei luoghi” ....................................................................6
1.3.2 Le permanenze storiche........................................................................................................6
1.3.3 La percezione sociale, storica e recente, del paesaggio.......................................................7
1.3.4 L’architettura dei luoghi .........................................................................................................7
1.4 Il paesaggio agrario dell’Emilia Romagna..................................................... 8
1.4.1 Il paesaggio agrario dall’età del bronzo all’impero romano ...................................................8
1.4.2 Il paesaggio agrario nel medioevo ........................................................................................9
1.4.3 Il paesaggio agrario nel XIV e XV secolo ..............................................................................9
1.4.4 Il paesaggio agrario nel XVI e XVII secolo ............................................................................9
1.4.5 Un podere di Campogalliano nel XIX secolo.......................................................................10
1.4.6 Il paesaggio agrario nel XIX e nel XX secolo ......................................................................11
1.4.7 La mezzadria e il paesaggio agrario ...................................................................................11
2 ....................................................................................................................... 13
L’evoluzione del paesaggio urbano e rurale dopo il 1945 .......................... 13
2.1 L’evoluzione del paesaggio nel secondo dopoguerra (1955 – 1980)........ 14
2.2 Il centro urbano nel secondo dopoguerra................................................... 16
2.3 La pianificazione urbanistica ....................................................................... 18
2.3.1 Il Programma di Fabbricazione (1971) ................................................................................18
2.3.2 Il Piano Regolatore Generale (1974)...................................................................................20
2.3.3 La prima Variante Generale al P.R.G. (1981) .....................................................................20
2.3.4 La seconda Variante Generale al P.R.G. (1991).................................................................22
2.4 L’evoluzione del paesaggio nel secondo dopoguerra (1980-2005) .......... 24
2.4.1 La distribuzione attuale della popolazione ..........................................................................24
3 ....................................................................................................................... 27
L’analisi del paesaggio agrario contemporaneo ......................................... 27
3.1 Il territorio di Campogalliano........................................................................ 28
3.1.1 La parte settentrionale ........................................................................................................30
3.1.2 La parte centrale .................................................................................................................32
3.1.3 La parte meridionale ...........................................................................................................34
3.2 Le componenti paesistiche .......................................................................... 37
3.2.1 Gli elementi vegetali............................................................................................................37
3.2.2 Le colture arboree...............................................................................................................45

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 2
3.2.3 L’idrografia ..........................................................................................................................47
3.2.4 I manufatti legati all’idrografia .............................................................................................54
3.3 Le interferenze con il paesaggio agrario..................................................... 57
3.3.1 Edifici industriali isolati ........................................................................................................57
3.3.2 Allevamenti intensivi dimessi ..............................................................................................59
3.3.3 Altre interferenze.................................................................................................................59
3.4 I margini dell’abitato...................................................................................... 61
3.4.1 Le zone produttive...............................................................................................................63
3.4.2 Le zone residenziali ............................................................................................................67
3.5 Le infrastrutture per i trasporti..................................................................... 71
3.6 Gli ambiti del territorio rurale ....................................................................... 73
3.6.1 Ambiti rurali e trasformazioni del territorio...........................................................................73

1
Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 3
Il paesaggio agrario italiano e
regionale

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 4
1.1 Considerazioni generali sul paesaggio
italiano
Una delle prime riflessioni da considerarsi è
che il paesaggio, soprattutto in un territorio
fortemente antropizzato come quello italiano in
generale, della pianura padana in particolare, è
in perenne mutamento; in alcuni casi (malattie
delle colture, eventi naturali più o meno
catastrofici, ecc.) per opera della natura, nella
maggior parte dei casi per opera dell’uomo che
da alcuni millenni (più o meno consapevolmente)
interviene sul paesaggio per adattarlo alle
proprie esigenze. Fino a tutto il XIX secolo però:
“… i limiti tecnologici e spaziali hanno in
qualche misura moderato il suo intervento. La
‘manualità’ ha a lungo imposto una forse
inconsapevole armonia. L’uso di materiali locali
per edificare, per esempio, ha mantenuto
quest’armonia anche di fronte a esempi di
urbanizzazione importanti …” 1
Nel XX secolo invece il progresso
tecnologico, i nuovi materiali, l’avvento della
meccanizzazione agricola, lo sviluppo della rete
viaria hanno progressivamente eliminato i limiti
“tecnologici” che in passato consentivano solo
faticosi e limitati mutamenti nell’assetto
paesaggistico:
“ … la modernizzazione, i processi migratori,
la motorizzazione agraria e le nuove tecnologie
hanno cambiato molte abitudini. […] Il paesaggio
al Nord si è infittito di fabbriche e laboratori, che
spesso hanno sostituito o affiancato le case
coloniche, molte delle quali sono state
abbandonate solo per realizzarne altre più
salubri e più comode, anche se talvolta assai più
brutte dal punto di vista architettonico … ” 2
Comunque, a partire dal neolitico fino ad
arrivare al presente, pur nelle diverse condizioni
sociali, economiche, tecnologiche, si deve
tenere presente che il più incisivo e pervasivo
fattore di modificazione del paesaggio italiano è
stato il fattore umano:
“ … con un’azione continua, profonda di
adattamento, modificazioni, inserimenti,
svolgimenti praticati in funzione delle sue
esigenze di lungo e anche lunghissimo periodo,
e perfino con le sue assenze, le sue defezioni,
diserzioni, sparizioni. […] E di qui ancora il primo
e maggiore – in ogni senso – fra i caratteri del
paesaggio italiano: ossia la sua fortissima
antropizzazione, il suo dominante tratto di natura
umanizzata, il suo linguaggio intensamente
umano.” 3
Dal dopoguerra ad oggi il paesaggio italiano
è cambiato velocemente, ed in modo rilevante,
in tutte le sue forme, dal paesaggio montano a
quello marino, investiti dallo sviluppo turistico,
dal paesaggio collinare a quello di pianura, cioè
le parti di territorio che possiamo (con buona
approssimazione) ritenere appartenenti al
paesaggio agrario:
“E’ soprattutto negli spazi della produzione
che si manifestano con più evidenza le profonde
trasformazione del nostro paesaggio. Esposti
alle logiche di una crescente globalizzazione dei
mercati e delle relazioni economiche, vanno in
crisi paesaggi rurali modellati da processi
secolari di utilizzazione produttiva. Il loro futuro
sembra destinato a divaricarsi. Da una parte, i
paesaggi agricoli che grazie anche a un uso
talvolta distorto degli incentivi comunitari stanno
mutando la loro fisionomia sotto l’effetto di
tecnologie di lavorazione sempre più sofisticate,
che per elevare la produttività chiedono
condizioni di suolo e di clima quanto più uniformi
e livellate possibili: paesaggi … semplificati negli
ordinamenti colturali, smussati delle loro
irregolarità, omogeneizzati … Dall’altra parte, i
territori dell’abbandono che progressivamente
vanno restituendo alla natura quanto era stato
strappato dalle oscure fatiche di generazioni e
generazioni di coltivatori … Qui, in ambiti sempre
più residuali come sta diventando l’agricoltura di
… frangia periurbana, gli spazi che si aprono ai
… programmi di riqualificazione sono subordinati
soprattutto al cambiamento del ruolo … degli
agricoltori. Questi sono chiamati a diventare
produttori di servizi – anche dei servizi sociali
connessi alla conservazione della natura e del
paesaggio – oltre che fornitori di beni alimentari
destinati al mercato … ” 4
Le analisi del paesaggio agrario e delle sue
trasformazioni hanno finora operato (forse
inconsciamente) con uno sguardo rivolto al
passato, e con la nostalgia per un tempo
definitivamente perduto, mancando l’occasione
di ipotizzare un possibile e ordinato sviluppo del
paesaggio agrario, sempre più orientato al
massimo ritorno economico, che di norma (ma
non in tutti i casi) coincide con la massima
produzione:
“Nelle nostre menti i paesaggi agricoli sono
associati all’agricoltura tradizionale, quella di un
secolo fa. Animali da lavoro, attrezzi manuali,
piccole aziende curate da persone modeste e
povere. L’avvenire sarà diverso. Negli ultimi
vent’anni un milione e mezzo di lavoratori ha
lasciato l’agricoltura. Nel 2000 poco più di un
milione di italiani lavora i campi. La tendenza
continua: in avvenire il numero degli agricoltori
diminuirà ancora. A parte qualche recessione
temporanea, saranno più ricchi e useranno più
macchine. I paesaggi agresti futuri saranno
ordinati, puliti e densi di macchine e

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 5
interconnessioni. Saranno automatizzati:
distribuzione di energia, trasporti irrigazione,
raccolta e riciclaggio dei rifiuti e del letame per
produrre energia e fertilizzare. Molte di queste
interconnessioni, intubate, saranno visibili solo a
occhi esperti. Taluno potrà aborrire la regolarità
meccanica dei filari e delle tubazioni, ma
abitueremo l’occhio ai nuovi standard: le aziende
agricole potranno sviluppare forme anche
gradevoli e artistiche allo sguardo.” 5
1.2 La Convenzione Europea del Paesaggio
Nel 2000 gli stati europei firmano la
Convenzione Europea del Paesaggio, in seguito
ratificata dal governo italiano con legge n.
14/2006; nella Convenzione il termine
"paesaggio" viene definito come una zona o un
territorio, quale viene percepito dagli abitanti del
luogo o dai visitatori, il cui aspetto e carattere
derivano dall'azione di fattori naturali e/o culturali
(ossia antropici). Tale definizione tiene conto
dell'idea che i paesaggi evolvono col tempo, per
l'effetto di forze naturali e per l'azione degli
esseri umani. Sottolinea ugualmente l'idea che il
paesaggio forma un tutto, i cui elementi naturali
e culturali vengono considerati simultaneamente.
6
L'originalità della Convenzione risiede nella sua
applicazione tanto ai paesaggi ordinari, che a
quelli eccezionali, poiché sono tutti determinanti
per la qualità dell'ambito di vita. Comprende in
tal modo i paesaggi della vita quotidiana, quelli
eccezionali o degradati, in quanto ogni
paesaggio costituisce un ambito di vita per la
popolazione che vi risiede; esistono inoltre delle
interconnessioni complesse tra i paesaggi rurali
e urbani, in cui vive la maggior parte della
popolazione; infine, vi sono le profonde
modifiche che subiscono attualmente i paesaggi,
in particolar modo quelli periurbani. La
Convenzione si applica quindi a tutto il territorio
e riguarda gli spazi naturali, rurali, urbani e
periurbani. Riguarda tanto il paesaggio terrestre,
che acquatico e concerne le acque interne
(laghi, stagni), come pure le aree marittime. 7
1.2.1 Azioni di sensibilizzazione
Per la Convenzione, il paesaggio appartiene
in parte ad ogni cittadino, che ha il dovere di
averne cura; ne deriva che la buona condizione
dei paesaggi è strettamente connessa al livello
di sensibilizzazione delle popolazioni. In tale
prospettiva dovrebbero essere indette delle
campagne di informazione e di sensibilizzazione
dei cittadini, dei rappresentanti eletti e delle
associazioni sul valore dei paesaggi di oggi e di
domani. 8
La Convenzione, ponendo forse per la prima
volta l’accento sul rapporto tra il paesaggio e le
popolazioni, pone anche una sfida alle
consuetudini sia della pianificazione, che dello
sfruttamento del territorio:
“L’apprezzamento del paesaggio sottintende
sempre il superamento di un rapporto
semplicemente consuetudinario e convenzionale
con il territorio in cui si vive. Comporta passioni
vitali, sentimenti della natura,
autocompiacimento dell’esserci e dell’agire. Solo
atteggiamenti come questi consentono di
operare positivamente e di costruire paesaggi
che riflettano il meglio di una società. Una
società in difficoltà economica, povera di slanci,
priva di fiducia nel domani, povera di
trasmissioni generazionali, non sarà portata a
edificare paesaggi di cui compiacersi, come in
altro modo accadrà a una società freneticamente
impegnata a costruire tutto e subito, avidamente
tesa soltanto a strappare ricchezza dalla natura.”
9
1.2.2 Programmi di formazione
Dato che la salvaguardia, la gestione e la
pianificazione dei paesaggi possono rivelarsi
una questione complessa che coinvolge
molteplici enti pubblici e privati e che comporta
competenze di varie professioni, si dovranno
promuovere programmi pluridisciplinari di
formazione sia per gli amministratori che per il
personale tecnico delle autorità locali, regionali e
nazionali e degli altri enti pubblici o privati
interessati (categorie incaricate della
pianificazione territoriale, dell'ambiente e della
gestione del patrimonio, interessate all'utilizzo
delle terre ai fini dell'agricoltura, del turismo o
dell'industria, oppure coinvolte nei lavori di
edilizia e della costruzione di infrastrutture. 10
1.2.3 Individuazione e valutazione dei
paesaggi
Secondo il testo della Convenzione si
dovranno intraprendere delle ricerche e degli
studi finalizzati ad individuare i paesaggi e ad
analizzarne le particolarità, come pure le
dinamiche e le pressioni che li modificano. I
sistemi informativi territoriali vengono impiegati
per evidenziare le specificità di un paesaggio
(popolamento, principali utilizzazioni del suolo,
attività economiche, zone residenziali, presenza
o assenza di determinate caratteristiche,
testimonianze delle attività umane del passato,
habitat per specie selvatiche, ecc.). Tale lavoro
effettuato sul campo da professionisti deve

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 6
obbligatoriamente rendere partecipi le comunità
locali , i cittadini e i vari soggetti interessati
mediante indagini e riunioni di informazione. 11
Si dovrà stabilire la qualità dei paesaggi così
individuati, tenendo conto del valore specifico
loro attribuito dai cittadini e dai soggetti
interessati, per esempio i proprietari fondiari o
quelli che intervengono nel loro utilizzo e nella
loro gestione. Obiettivo di tale valutazione è
quello di fornire una base che consenta di
determinare quali elementi, nel paesaggio di una
zona determinata, sono preziosi al punto da
doverli proteggere, quali caratteristiche
richiedono una gestione volta a preservare la
qualità del paesaggio e quali elementi o quali
zone meritano che se ne preveda la
valorizzazione. E' un processo che deve tener
conto del parere della popolazione interessata e
degli interessi legati alle politiche settoriali; si
tratta di punti di vista che possono rivelarsi
estremamente vari e soggettivi. 12
1.2.4 Obiettivi di qualità paesaggistica
Si dovranno definire per i paesaggi
individuati e valutati degli obiettivi di qualità
paesaggistica, mediante la consultazione della
popolazione interessata. Prima di adottare
qualsiasi provvedimento di salvaguardia,
gestione e pianificazione di un paesaggio, è
essenziale dare al pubblico una definizione
chiara degli obiettivi che si vogliono conseguire.
La definizione degli obiettivi deve esporre in
maniera chiara le caratteristiche e le qualità
particolari del paesaggio preso in esame, l'idea
generale della politica relativa a detto paesaggio,
gli elementi specifici del paesaggio interessati
dalle misure di salvaguardia, di gestione o di
pianificazione e deve quindi indicare quali sono
gli strumenti che si intende utilizzare per
conseguire gli obiettivi prefissati. Deve apparire
una chiara relazione tra gli obiettivi, i risultati
delle analisi di individuazione e di valutazione e i
provvedimenti giudicati necessari per conseguire
tali obiettivi. 13
1.3 Lettura e valutazione del paesaggio
Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha
recentemente pubblicato le prime linee guida per
l’inserimento paesaggistico degli interventi di
trasformazione territoriale nel volume “Gli
impianti eolici: suggerimenti per la progettazione
e la valutazione paesaggistica”. Questo volume
apre una serie di pubblicazioni sulle principali
categorie di opere previste dall’Allegato Tecnico
del D.P.C.M. del 12. 12. 2005, sviluppando e
dettagliando le indicazioni per l’elaborazione e la
verifica della Relazione Paesaggistica.
Le linee-guida, pur riferite ad un tema
specifico e (almeno in Italia) attualmente
marginale, per il livello di approfondimento
dedicato allo studio del paesaggio, si ritengono
utili anche in questa sede.
.
1.3.1 Sistemi di paesaggio e “architettura
dei luoghi”
Dal punto di vista paesaggistico, i caratteri
essenziali e costitutivi dei luoghi non possono
essere compresi semplicemente attraverso
l’individuazione dei singoli elementi (orografia,
insediamenti, beni storici e architettonici, boschi,
ecc), bensì puntando alla comprensione delle
varie relazioni che legano gli elementi:
“ … relazioni funzionali, storiche, visive,
culturali, simboliche, ecologiche, sia storiche che
recenti, e che hanno dato luogo e danno luogo a
dei sistemi culturali e fisici di organizzazione e/o
costruzione dello spazio (sistemi di paesaggio)”.
14
I sistemi di paesaggio derivano dalle diverse
logiche progettuali che hanno guidato le
trasformazioni dei luoghi, intrecciate e
sovrapposte nel corso dei secoli; tali sistemi
sono presenti e parzialmente leggibili nei
connotati attuali dei luoghi, e contraddistinguono
– insieme ai caratteri naturali (geomorfologia,
clima, idrografia, ecc.):
“ … gli assetti fisici dell’organizzazione dello
spazio, l’architettura dei luoghi: tale locuzione
intende indicare, in modo più ampio e
comprensivo rispetto ad altri termini (come
morfologia, struttura, forma, disegno), che i
luoghi possiedono una specifica organizzazione
fisica tridimensionale; che sono costituiti da
materiali e tecniche costruttive; che hanno
un’organizzazione funzionale espressione
attuale o passata di organizzazioni sociali ed
economiche e di progetti di costruzione dello
spazio; che trasmettono significati culturali; che
sono in costante trasformazione per l’azione
degli uomini e della natura nel corso del tempo,
opera aperta anche se entro gli auspicabili limiti
del rispetto per il patrimonio ereditato dal
passato.” 15
1.3.2 Le permanenze storiche
Lo studio paesaggistico deve ovviamente
basarsi su di un’adeguata conoscenza delle
caratteristiche del paesaggio rispetto ai caratteri
antropici (uso del suolo, monumenti,
urbanizzato, ecc.) e a quelli della percezione,
non solo visiva, ma anche sociale. A tal fine

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 7
risulta di particolare utilità l’analisi storica, che si
articola in una lettura per fasi significative che
illustri le vicende sia della storia naturale che di
quella antropica, evidenziando continuità e
discontinuità dei processi che ne hanno
provocato la trasformazione e che rimangono
ancora oggi leggibili.
“La conoscenza storica va, dunque, articolata
in due momenti sostanziali: una lettura
diacronica, volta a conoscere le trasformazioni
che si sono susseguite nel tempo ed una
sincronica, destinata a riconoscere le tracce del
passato che ancora sono presenti. Attraverso il
confronto tra cartografie storiche e attuali è
possibile cogliere le permanenze del disegno dei
luoghi, dei materiali, dei modi d’uso, dei rapporti
spaziali, visivi e simbolici tra insediamenti e
contesto territoriale. Le conoscenze storiche così
acquisite permettono di evidenziare le
caratteristiche proprie di ciascun paesaggio al
fine di indirizzare le scelte progettuali.” 16
Una prima sintetica fonte di conoscenza delle
vicende storiche e delle permanenze sono i
censimenti dei beni storici, tra i quali si citano, a
titolo esemplificativo, le principali categorie di
beni individuabili, comprendenti sia oggetti
celebrati e/o monumentali, che oggetti minori e
diffusi, di tipo puntuale, lineare, areale o a rete:
- complessi urbani (centri e nuclei storici,
quartieri urbani, aggregati rurali);
- architettura civile (residenziale, non
residenziale, e anche arredi, come statue, cippi,
ecc.);
- architettura della produzione (sia agricola
che industriale, infrastrutture come canali,
impianti di sollevamento, ecc.);
- architettura militare;
- architettura religiosa (edifici per il culto e
monumenti religiosi minori, come croci, maestà,
cappellette, vie crucis, ecc.);
- elementi vegetali (giardini, parchi privati,
orti; parchi pubblici, strade alberate, piazze
alberate, filari, ecc.);
- beni archeologici;
- beni territoriali (centuriazione; vie e
percorsi storici, sistemazioni agrarie, ecc.).
Si deve comunque considerare che il
paesaggio non è costituito dalla somma di
elementi ma, piuttosto, dalle relazioni molteplici
che li legano e che possono essere sia storiche
che recenti.
“Una interpretazione più adeguata, dunque,
dovrebbe mettere in evidenza i sistemi di
relazioni che possono essere denominati sistemi
di paesaggio: essi sono intesi come
individuazione delle logiche progettuali storiche
e recenti (singole e/o collettive, realizzate con
interventi eccezionali o nel corso del tempo),
espressione di strutture socio-economiche e
culturali, che hanno guidato la
costruzione/trasformazione dei luoghi, dando
luogo ad assetti fisici di organizzazione dello
spazio: dalla centuriazione romana, alle
sistemazioni agrarie degli organismi monastici
medioevali, alle tenute dei grandi proprietari
fondiari, alle bonifiche ottocentesche e
novecentesche, alle organizzazioni della
transumanza montana, alle valli da pesca, ai
quartieri di edilizia popolare degli inizi del
Novecento, ecc. Essi possono presentarsi
intrecciati, sovrapposti, frammentati, ecc. nello
stato attuale dei luoghi.” 17
1.3.3 La percezione sociale, storica e
recente, del paesaggio
Risulta di grande importanza, non solo a
livello di studio, ma soprattutto per arrivare ad
una condivisione dei valori paesaggistici che sia
propria di tutti i cittadini, riuscire ad acquisire la
conoscenza relativa alle attribuzioni di significato
delle popolazioni locali ai luoghi e ai manufatti.
La conoscenza del paesaggio implica infatti uno
studio non solo dei luoghi nella loro fisicità e
delle permanenze storiche, in quanto:
“ … il paesaggio è anche luogo della
memoria. Esistono luoghi la cui immagine è
celebrata e consolidata nella cultura collettiva
perché oggetto di rappresentazioni iconografiche
e descrizioni letterarie, poetiche, filmiche; luoghi
celebrati perché teatro di battaglie o perché
natali di artisti, poeti, intellettuali; luoghi epici e
mitici, luoghi associati a tradizioni religiose,
cerimoniali, feste, ricorrenze, luoghi di incontro
abituale.” 18
Si ritiene utile riportare che persino le linee
guida per la valutazione paesaggistica degli
impianti eolici di un paese geograficamente
lontano, e storicamente e morfologicamente
diverso dal nostro come l’Australia
raccomandano lo studio dei valori culturali e
simbolici e la considerazione del tipo di attrattiva
legata al godimento del luogo: ciò significa
confrontarsi con la tradizione dei luoghi, con le
pratiche attuali degli abitanti del luogo, con i
significati attribuiti, con i valori socio-culturali
contemporanei e con il «senso dello spazio»
comunemente riconosciuto. 19
1.3.4 L’architettura dei luoghi
“Si tratta di comprendere come la morfologia,
l’idrografia, la vegetazione, l’uso del suolo, le
permanenze storiche, le qualità visive del luogo
si compongono a definire i caratteri attuali del
sito oggetto di studio nella loro specificità,
determinando la sua unicità e irripetibilità.” 20
L’organizzazione morfologica degli spazi
sarà evidenziata nella specificità dei materiali,
delle tecniche costruttive, ma anche nelle
relazioni (fisiche, funzionali, simboliche, visive,
ecc.) che danno luogo ai «sistemi
paesaggistici».
Alla lettura della percezione visiva
(individuazione di margini, rapporti figura-sfondo,
emergenze, aperture visuali e intervisibilità, punti
panoramici, skylines, ecc., colori) si intreccia

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 8
anche quella legata agli altri fattori percettivi
legati agli altri sensi degli uomini.
L’individuazione dei caratteri fisici peculiari
dei luoghi sarà integrata dalla evidenziazione
degli elementi e dei luoghi oggetto di attribuzioni
di significato da parte della popolazione, e delle
permanenze delle trasformazioni storiche,
lontane e recenti.
1.4 Il paesaggio agrario dell’Emilia
Romagna
Non vi sono ovviamente elementi certi per
ipotizzare quale fosse il paesaggio regionale in
epoca preistorica, anche se si può facilmente
intuire che fosse un paesaggio pressoché
interamente naturale, vista la scarsità della
popolazione umana, e la prevalenza della caccia
e della pesca nell’alimentazione.
1.4.1 Il paesaggio agrario dall’età del
bronzo all’impero romano
Successivamente, in epoca protostorica, e
più precisamente a partire dalla metà del II
millennio a.C., possiamo dire che:
“ … in tutta la zona fra il Panaro e l'Arda – e
a nord del Po – si era affermato il vasto
fenomeno delle «terramare», termine con cui
sono designati i resti (collinette o semplici tumuli)
di ampi villaggi protetti da terrapieni e da fossati
allagati. Quella terramaricola fu la prima cultura
a lasciare un segno duraturo nel paesaggio
regionale … “ 21
La cultura terramaricola (che appartiene
all’età del bronzo), ebbe una brusca e
inspiegabile conclusione attorno al 1200 a.C.;
durante il IX secolo a.C. si sviluppò l’età del
ferro, che si espresse pienamente nella cultura
villanoviana. A partire dal VI secolo a.C.
avvenne la penetrazione etrusca, e in seguito,
verso la metà del IV secolo:
“ … la Pianura Padana fu occupata da tribù
celtiche […] le quali lasciarono però scarse
tracce sul territorio. Gli scavi archeologici hanno
rilevato un generale regresso dei processi avviati
dagli Etruschi mediante l'urbanizzazione ed una
certa organizzazione degli spazi agricoli, nonché
i primi interventi di controllo delle acque …” 22
Durante l’epoca romana, in particolare a
partire dal II secolo a.C., ebbe inizio la fase di
colonizzazione del territorio, con la fondazione a
intervalli regolari – lungo la Via Aemilia – di una
serie di colonie e piazzeforti militari, da cui:
“ … ebbe inizio l’imponente progetto di
pianificazione e di appoderamento che nell’arco
di due secoli mutò radicalmente l’aspetto dello
spazio agrario, introducendo una geometrica
regolarità sconosciuta negli assetti naturali.
L’organizzazione della campagna era basata su
grandi quadrati suddivisi in 100 parcelle
(centuriatio), in cui si praticava un’agricoltura
intensiva basata in massima parte su campi di
cereali alternati a filari di vite maritata ad alberi:
una struttura produttiva non dissimile da quella
della piantata sopravvissuta fino alla metà …
[del ‘900]
Il processo di colonizzazione si protrasse fino
all’epoca di Augusto …; all’inizio dell’era volgare
la Via Aemilia era ormai quasi dovunque
fiancheggiata da una popolosa striscia di terreni
coltivati larga in media una decina di
chilometri … “ 23
Nel reticolato regolare della limitatio romana,
si riscontrano agevolmente due elementi
costitutivi che ne sottolineano la differenza
rispetto alla precedente colonizzazione etrusca:
“ … Il decumanus ed il cardo massimi […]
non son solo delle linee ideali: segnano, col loro
tracciato, i rigorosi e stabili confini dei lotti a
coltura e, ad un tempo, i percorsi di una viabilità
pubblica e vicinale, il cui sviluppo non ha
precedenti … “ 24
Invece il sistema agrario romano non segna
un sostanziale progresso nei confronti di quello
etrusco per quanto riguarda la sistemazione del
suolo, che solo in età assai più tarda:
“ … assumerà un consistente rilievo nel
paesaggio italiano, quando i regolari tracciati dei
fossi di scolo e delle alberature, e le dimensioni
nuove dei campi, verranno a dare la sua
moderna forma al paesaggio delle sistemazioni
di pianura … “ 25
Ancora oggi, in determinate ma estese
porzioni del territorio regionale, le linee della
centuriazione romana condizionano
frequentemente l’orientamento dei campi e dei
filari, come il tracciato dei confini e delle vie
vicinali:
“ … sicché persino le più moderne opere di
bonifica o di sistemazione del suolo debbono
inserirsi in questo quadro prestabilito, ed
adeguare ad esso le proprie forme. Ci troviamo
qui di fronte a uno dei casi più caratteristici di
quella che si potrebbe chiamare la «legge
d’inerzia» del paesaggio agrario: che, una volta
fissato in determinate forme, tende a perpetuarle
– anche quando siano scomparsi i rapporti
tecnici, produttivi e sociali che ne han
condizionato l’origine - finché nuovi e più decisivi

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 9
sviluppi di tali rapporti non vengano a
sconvolgerle.“ 26
La centuriazione romana, pur essendo nella
nostra regione così pervasiva e di lunga durata,
non ha avuto che in tempi relativamente recenti
il riconoscimento della sua portata storica:
“ … la riscoperta scientifica della
centuriazione emiliana si compirà solo fra il 1869
e il 1886 ad opera del Bombardini, del Legnazzi
e del Rubbiani: un ideologo lombardo, un
geodeta padovano e un restauratore bolognese
che erano consapevoli del valore della
sedimentazione storica.” 27
Nel caso specifico di Campogalliano la
persistenza della centuriazione non è
esemplificata tanto dalla sopravvivenza di alcuni
tratti fisici (che si limitano ad alcuni spezzoni di
cardi e decumani nella estrema porzione
settentrionale del Comune), quanto al
permanere di un’organizzazione del territorio
impostata sull’orientamento generale della
centuriazione stessa, facilmente ritrovabile in
tutta la parte posta a nord della S.P. 13.
1.4.2 Il paesaggio agrario nel medioevo
La crisi dell’impero romano, e un successivo
periodo caratterizzato da scorrerie, occupazioni
barbariche e guerre, portarono pestilenze e
carestie e causarono un forte calo demografico
che impoverì le città e spopolò le campagne. Per
tutto il periodo altomedievale e anche oltre, il
paesaggio (anche quando segnato da presenze
umane), risulta dominato:
“ … da attività del tipo silvo-pastorale, come
quelle della caccia e dell’allevamento brado.
Anche quando si tratta … nelle carte di questa
età, di fondi rustici privatamente appropriati e
ridotti a coltura, non manca mai, nella loro
descrizione, la formula «cum cultis et incultis» …
in queste condizioni, mentre le attività
dell’allevamento brado e della caccia
conservano la loro preminenza su quelle più
propriamente agricole, non può meravigliare che
il processo di rielaborazione di un paesaggio
agrario organizzato si sviluppi lento ed incerto.”
28
Finalmente, nel XII-XIII secolo le città
comunali conobbero una fase di forte crescita
economica e demografica, consolidando la loro
influenza sul contado circostante, anche
attraverso la fondazione di numerosi borghi da
cui prese le mosse una rinnovata colonizzazione
del territorio:
“ … I nuovi abitati si spinsero profondamente
nella pianura occupando le posizioni più
favorevoli, tipicamente lungo i dossi fluviali
(«motte» o «tombe») che si elevano, seppur di
poco, sul piano di campagna; lo spazio agricolo
fu ampliato a scapito dei boschi e dei terreni
incolti e mediante notevoli opere di regolazione
idrica, principalmente canali per facilitare lo scolo
delle acque e arginature per difendere i terreni
asciutti così ottenuti.” 29
1.4.3 Il paesaggio agrario nel XIV e XV
secolo
Nell’epoca delle signorie non vi furono
sostanziali mutamenti nell’assetto territoriale
agrario affermatosi in età comunale, a parte il
proseguimento del processo di concentrazione
delle terre migliori nelle proprietà degli enti
ecclesiastici e dei ceti cittadini più abbienti (i
signori detentori del potere, l'aristocrazia
curtense e, in misura minore, la borghesia
mercantile):
“L’espansione del peso delle città sul
contado fu sancita dal sorgere delle «ville», che
furono sia luogo di svago e di soggiorno […] sia
solide entità economiche i cui profitti confluivano
alle città. Questa condizione di dipendenza –
quando non di asservimento - contribuì ad un
generale depauperamento della realtà contadina
ed ebbe come conseguenza la creazione di una
numerosa classe mezzadrile spesso mantenuta
ai limiti della sussistenza.” 30
Si erano andate affermando nuove colture: la
canapa (nel Bolognese) e il riso nelle terre basse
soggette ad allagamenti temporanei; il
diffondersi dell'allevamento del baco da seta
punteggiò le campagne di filari di gelsi, talvolta
usati come tutori delle viti nelle «piantate». L’alto
valore dei terreni agricoli rendeva
economicamente convenienti costosi interventi
di bonifica. Così:
“ … soprattutto gli Estensi ampliarono di
molto le loro proprietà prosciugando vaste
plaghe palustri con lavori di ampio respiro, veri e
propri progetti di sistemazione territoriale che
inaugurarono la moderna stagione di bonifiche
pianificate, terminata solamente nella seconda
metà del XX secolo. La regolazione della rete di
scolo era volta anche a scongiurare, per quanto
possibile, il succedersi di alluvioni che
interessavano la bassa pianura, rischiando
continuamente di vanificare gli sforzi per
aumentare i terreni asciutti.” 31
1.4.4 Il paesaggio agrario nel XVI e XVII
secolo
Canapa, lana, seta e lino alimentarono una
fiorente attività manifatturiera che conobbe una
fase d’espansione per tutto il XVI secolo,
incrementando notevoli flussi d'esportazione.
Nel XVI e XVII secolo la raggiunta stabilità
politica consentì un sensibile aumento
demografico ed una certa crescita quantitativa
dell'economia, anche se la compagine produttiva
e sociale delle campagne rimase invariata. Nel
corso del Settecento si modificò la struttura della
proprietà terriera con l’affermarsi di una nuova
borghesia che pian piano erodeva gli enormi
possedimenti aristocratici ed ecclesiastici:
“La classe emergente era formata in
prevalenza da mercanti e professionisti cittadini
che investivano i redditi nelle proprietà fondiarie,
ma anche da piccoli coltivatori che riuscivano ad

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 10
incrementare i loro beni grazie ai risparmi
derivati da attività come la bachicoltura o le
lavorazioni artigianali che si andavano
estendendo anche nelle campagne.
Nel Ducato di Parma aveva già allora un
notevole peso l'allevamento bovino e suino che
alimentava un redditizio commercio di formaggi e
salumi; in quello di Modena erano invece
particolarmente estesi i vigneti. Durante il
Settecento si diffusero le nuove colture
americane: la patata, […] il pomodoro ed il mais,
che in breve soppiantò i tradizionali cereali
poveri. […] La tradizionale piantata si sviluppò in
pianura e nei fondovalle pianeggianti fino a
divenire un elemento paesistico di primaria
importanza.” 32
Nella parte centro-occidentale della regione
la maggiore disponibilità di risorse idriche favorì
lo sviluppo di una rete irrigua che consentiva
elevate produzioni foraggere, favorendo lo
sviluppo dell’allevamento zootecnico. Il grano
era la coltivazione principale di un sistema di
rotazione colturale, alternato a leguminose,
cereali minori e mais. Perché queste colture
possano dare un pieno rendimento, è necessario
che – oltre alla concimazione abbondante e
all’avvicendamento si assicuri loro:
“ … la disponibilità di un vero e proprio
materasso terroso, che per una profondità di 35-
40 cm. possa assorbire le precipitazioni
atmosferiche fino al 50% del suo volume, e che
con opportune sistemazioni si garantisca il
regolare sgrondo delle acque … [con] le
sistemazioni permanenti ed intensive che – nei
vari tipi della baulatura a colmo longitudinale,
trasversale o a padiglione – si vengono ora
generalizzando … ” 33
La baulatura a colmo longitudinale è
caratteristica della piantata emiliano-romagnola,
dominante fra Parma, Cesena, e il Po. In questa
sistemazione:
“ … a differenza di quel che avviene per il
cavalletto nella piantata alla bolognese, le
piantate – cioè le strisce di terreno, larghe da 4 a
6 metri, riservate alla coltura della vite alberata –
non sono affiancate da doppie scoline, che
nettamente le delimitino dai campi destinati alle
colture erbacee: lo scolo delle acque resta
affidato, alla testata dei campi stessi, alle
cavedagne, ed ai fossi di raccolta, generalmente
perimetrali, sui confini del fondo.” 34
1.4.5 Un podere di Campogalliano nel XIX
secolo
Per quanto riguarda il territorio di
Campogalliano abbiamo però un documento
specifico (riportato da Alberto Rinaldi nei suoi
scritti sul paesaggio agrario), cioè la Relazione
sullo stato dell'agricoltura del circondario di
Modena nel 1870, redatta dal locale comizio
agrario per il ministero di Agricoltura, industria e
commercio, nel quale si trova la descrizione di
un podere tipico della pianura modenese:
« … i poderi sono divisi in campi della misura
ragguagliatamente di metri 35 di larghezza, su
metri 78 di lunghezza. Da Settentrione e da
mezzodì i campi sono divisi da spianate, larghe
da metri 3,50 a metri 4, che chiamano carraie o
cappezzagne. Da levante e da ponente i campi
hanno solchi e acquai per lo scolo delle acque e
sono divisi da strisce di terra, larghe 4 metri
circa, al mezzo delle quali stanno gli alberi (per
lo più olmi), destinati a sostenere le viti. » 35
Risulta palese, qui, la presenza di scoline
che, a destra e a sinistra di ciascun campo, lo
separavano dalle strisce alberate, secondo la
disposizione considerata caratteristica per l'area
compresa tra Bologna e Ferrara. Questa
circostanza è confermata dalla descrizione
particolareggiata di due fondi, posti l'uno a
Campogalliano e l'altro a Nonantola. 36
« … Il podere “Basse” di Campogalliano è
disposto in tante quadre, lunghe m. 224 e larghe
m. 17,40: separate da banchi elevati m. 0,65 sul
livello delle quadre, e larghi m. 6. Su ciascuno di
questi stanno due filari d'alberi distanti l'un
dall'altro m. 5,20 diretti da settentrione a
mezzodì i filari sono formati d'olmi e di pioppi. I
primi formano il filare di levante, i secondi quello
di ponente. Ciascuna pianta dista dall'altra m.
6,40; e la vite [...] vi è costantemente e
copiosamente maritata [...] I filari di ponente
sono stati posti per sostenere le tirelle o
pendane della vite, che è maritata agli olmi di
levante [...] Come mezzo di scolo ciascuna
quadra ha due carraie: una dalla parte di
mezzodì e l'altra da settentrione: da levante e da
ponente sono due solchi morti. I fossi collettori si
trovano in ottimo stato e disposti
opportunamente ». 37
Un altro podere, il Campazzo di Nonantola,
appartenente allo stesso proprietario, ricalcava
questa descrizione, con poche differenze,
relative alle dimensioni dei campi, lunghi 107
metri, ed alla composizione delle alberate,
essendo entrambi i filari costituiti da alberi vitati,
intervallati da piante di pesco. Pare, quindi, che
la sistemazione a cavalletto fosse adottata non
solo nella parte orientale della provincia di
Modena, come a Nonantola, vicino al
Bolognese, dove sarebbe stato plausibile
attendersela, ma anche in zone, come
Campogalliano, limitrofe al confine reggiano.
Per comprendere la somiglianza tra le opere
idrauliche riscontrate nel Modenese dopo l'Unità
nazionale e quelle considerate caratteristiche
della piantata alla bolognese, può essere utile
ricordare che quest'ultima si formò intorno alla
metà del XIX secolo, quale adattamento ai
terreni argillosi del Bolognese della sistemazione
a rivale, sviluppatasi tra la seconda metà del
Settecento e la prima metà dell'Ottocento nei
canepai di quella provincia, posti nelle terre di
miglior scolo: qui una scolina, scavata al fianco
del filare di viti alberate, era sufficiente a

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 11
garantire un rapido sgrondo dei campi formati a
padiglione.
Non così nei terreni argillosi, dove il
maggiore grado di impermeabilità del suolo e la
conseguente lentezza di scolo, provocando il
ristagno delle acque intorno agli alberi, resero
necessaria l'aggiunta di una seconda scolina, in
modo da isolare la piantata nel cosiddetto
cavalletto, un piccolo campo largo circa 6 metri a
cui si ebbe cura di dare una forte baulatura. Pare
logico ipotizzare che una sistemazione adatta ai
terreni argillosi del Bolognese potesse essere la
norma anche nel Modenese, dove la presenza di
questo tipo di suolo non è meno rilevante.
Nel Modenese la piantata a cavalletto
coesistette, ovviamente, con situazioni in cui
l'adozione di quella sistemazione era incompleta
o modificata: molti poderi avevano campi
rettangolari a doppio piovente e cavalletti ad una
o due scoline. In questi casi si aveva, dunque, la
presenza contemporanea, nella stessa tenuta, di
sistemazioni a rivale e a cavalletto. (In
mancanza di riferimenti al tipo di terreno e alle
coltivazioni praticate, non è possibile formulare
ipotesi sui criteri che guidarono all'adozione, di
volta in volta, di una o due scoline). 38
1.4.6 Il paesaggio agrario nel XIX e nel XX
secolo
In ambito regionale tutta la prima metà del
XIX secolo, con la parentesi napoleonica e la
restaurazione, non aveva apportato grandi
cambiamenti, se non quello di un ulteriore
espansione della borghesia nei possedimenti
terrieri, a seguito della crisi delle industrie
artigiane e manifatturiere causato dalla
concorrenza estera. Nei Ducati di Parma e
Modena:
“ … una gestione illuminata e «moderna»
permise di stare al passo con le innovazioni
tecniche e dei mercati, consentendo
l’esportazione di prodotti pregiati quali il vino, i
formaggi e la seta ... ” 39
L’inizio del novecento, in una regione
eminentemente agricola come l’Emilia-Romagna
di allora vide cambiare soprattutto il paesaggio
agrario, in quanto:
“ … I capitali urbani – anziché indirizzarsi
verso l’industria come accadeva altrove –
continuarono ad essere investiti nelle campagne,
trovando impiego nel finanziamento dei lavori di
bonifica e nella precoce diffusione della
meccanizzazione agricola: nel 1910 il numero
dei macchinari agricoli era già più che quadruplo
rispetto alla media nazionale. Il largo uso di
macchine … ebbe … un effetto duraturo sul
paesaggio agrario favorendo le colture industriali
a scapito di quelle tradizionali.” 40
Nel secondo dopoguerra, l’impatto della
ricostruzione e del boom economico sul territorio
rurale fu forse più progressivo di quello relativo
all’ambiente urbano, ma non meno drastico:
“ … scomparso il mondo agricolo
tradizionale, ormai in disuso le conduzioni
mezzadrili e in affitto, si sono imposte l’impresa
familiare sorretta da strutture cooperative e
aziende di capitali. La pianura è diventata
un’efficiente e redditizia fornitrice di materie
prime per l’industria agroalimentare. L’impiego di
macchinari ha portato alla semplificazione del
paesaggio agrario in grandi campi coltivati a
cereali e colture foraggere industriali:
barbabietole da zucchero, pomodori e, negli
ultimi anni, soia, girasole e sorgo. La frutticoltura
si è diffusa con impianti specializzati ad altissima
produttività: piantagioni geometriche hanno
sostituito quasi ovunque la tradizionale
produzione consociata in cui i filari erano
inframmezzati ai campi.” 41
La progressiva e pressoché completa
sostituzione della piantata è dovuta ad una serie
di cause concomitanti: la non più necessaria
integrazione delle frasche della piantata nella
base foraggiera per l’alimentazione del
bestiame, grazie all’uso di mangimi concentrati e
artificiali; l’affermazione di nuovi materiali da
costruzione e di nuovi combustibili in
sostituzione del legname da opera e da ardere
forniti dagli alberi della piantata; non si può
dimenticare infine che:
“ … a rendere le forme tradizionali della
piantata con alberi vitati inadeguate alle nuove
necessità produttive concorre anche, e con
efficacia spesso decisiva, la crescente diffusione
dei mezzi meccanici, impiegati ai fini delle
operazioni di lavorazione e di raccolta, nonché
l’esigenza sempre più urgente, dello sviluppo
delle opere irrigue … ” 42
1.4.7 La mezzadria e il paesaggio agrario
Per quanto riguarda la conduzione a
mezzadria, così diffusa nelle campagne
emiliane, si può dire che, dopo essere stata
progressivamente imbrigliata dall’evoluzione
legislativa, la millenaria mezzadria s’è estinta da
sola, espiando i suoi molti peccati; sparita per
sfinimento storico, dopo un crollo, anzi un
collasso durato pochissimi anni, praticamente
uno schianto.
“ … ogni cosa è dimezzata … perché così
vuole la regola del più antico patto agrario del
mondo quello in cui «damnum et lucrum colonus
cum domino partitur», come sancì il
giurista romano Gaio nel secondo secolo.
La riforma dei patti agrari del ’64 spostò … i
pesi sulla bilancia: 64-36. Ma non era ancora
abbastanza, per gli abolizionisti. Nell’82 l’ultima
legge sull’argomento diede ai mezzadri il diritto
di chiedere unilateralmente la conversione della
colonìa in affitto, e fu la fine.” 43
Già negli anni ’60 le forme di conduzione
agraria sono soggette ad una profonda
trasformazione: confrontando i primi due
censimenti generali dell’agricoltura (effettuati nel
1961 e nel 1970) notiamo che a Campogalliano,

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 12
pu rimanendo pressoché inalterata la superficie
coltivata (che scende leggermente da 3.238
ettari a 3.114) le aziende a conduzione diretta
passano da 202 (su 890 ettari) a 237 (su 1.360
ettari), quelle con salariati passano da 61 (su
490 ettari) a 71 (su 1.234 ettari), mentre le
aziende con forma di conduzione a colonia
parziaria scendono da 249 (su 1.857 ettari) a 81
(su 520 ettari), in linea peraltro con le modifiche
avvenute a livello provinciale.
Alla modifica della struttura delle forme di
conduzione se ne accompagna un’altra, forse
più significativa sul piano del paesaggio:
l’aumento della dimensione media delle aziende.
Se nel 1961 questa era di 4,40 ettari per le
aziende a conduzione diretta, di 8,03 ettari per le
aziende con salariati, e di 7,46 ettari per le
aziende a conduzione a colonia parziaria, nel
1970 la dimensione media diventa
rispettivamente 5,74 ettari, 17,38 ettari, e 6,42
ettari. Possiamo notare come il meccanismo di
accorpamento dei fondi agricoli, con tutte le
conseguenze per il paesaggio agrario che
questo comporta, si sia già decisamente avviato,
in particolare per le aziende agricole che
impiegano personale salariato.
Attualmenta negli Usa infuria la polemica
accademica sugli scritti di Steve Cheung, che
sostiene lo sharecropping come via maestra per
il risorgimento agrario nei paesi poveri, dove le
colture intensive marshalliane hanno fallito. In
Francia, tra gli irrequieti contadini no-global, si
comincia a ripensare ai lati positivi del métayage.
“In Italia invece è ancora troppo profonda la
ferita. La mezzadria non è morta di inefficienza,
ma di ingiustizia. Nel dopoguerra le lotte dei
mezzadri, in Emilia, arrivarono molto vicino alla
sovversione armata. …
«La mezzadria ha avuto meriti storici enormi,
soprattutto nella formazione del paesaggio
agrario», ammette lo storico bolognese Roberto
Finzi, che ha appena mandato in libreria uno
studio dal titolo intrigante, Mezzadria svelata?,
«ma fu anche una tragedia sociale, una forma di
dominio personale assoluto, odioso,
inaccettabile. La sua storia è finita. Però
conteneva alcuni principi che potrebbero essere
recuperati».
La proporzione tra la vita dell’uomo e la
dimensione della terra, ad esempio: … in fondo
era segno concreto della necessità di un
equilibrio tra territorio e sopravvivenza. La
flessibilità delle colture, la sostenibilità di una
micro-azienda dove nulla va sprecato.” 44

2
Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 13
2
L’evoluzione del paesaggio
urbano e rurale dopo il 1945

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 14
Dell’assetto agrario così precisamente
descritto nella Relazione sullo stato
dell'agricoltura del circondario di Modena nel
1870, nel territorio di Campogalliano rimangono
oggi ben pochi segni: scomparsa la piantata, le
sistemazioni a cavalletto o a rivale, le dimensioni
medie dei “campi” o delle “quadre”, riusciamo
ancora a leggere (più dalle foto aeree o satellitari
che nella percezione comune) l’orientamento
principale delle sistemazioni idrauliche minori
(scoline), che tuttora seguono, almeno nella
parte settentrionale del territorio comunale,
l’orientamento tipico della centuriazione romana.
In alcuni casi – soprattutto nei terreni destinati a
colture erbacee - anche la dimensione minore
dei campi (circa 35 metri, -probabilmente riferibili
all’actus romano) richiama quella presente nella
seconda metà del XIX secolo; in altri la
dimensione maggiore si attesta attorno alla
lunghezza delle quadre, ma le tracce del
paesaggio ottocentesco sono pressoché
scomparse.
2.1 L’evoluzione del paesaggio nel secondo
dopoguerra (1955 – 1980)
Come si può notare confrontando alcune
fotografie aeree del territorio, il maggiore
cambiamento si registra nell’intervallo 1995-
1980; in questo periodo, oltre alla costruzione di
importanti infrastrutture viarie (autostrade A1 e
A22) che segnano profondamente il territorio,
assistiamo ad una grande espansione del
territorio urbanizzato, sia per fini residenziali, che
per fini produttivi. La costruzione dell’autostrada
A22, e del relativo svincolo sulla S.P. 13 (via
Ponte Alto – via Di Vittorio) porta anche ad una
polarizzazione degli insediamenti, assegnando
alle zone poste ad est dell’autostrada, e a quelle
poste a nord di via Di Vittorio una destinazione
produttiva, e riservando le zone poste a sud di
via Di Vittorio per le destinazioni residenziali e i
servizi di quartiere.
Anche il territorio extraurbano subisce in
questo periodo delle profonde modificazioni, sia
con la comparsa di vaste zone (limitrofe al fiume
Secchia) destinate alle attività estrattive, sia –
soprattutto – per la trasformazione del
paesaggio agrario. Possiamo facilmente notare
che in questi 25 anni la struttura produttiva
agraria passa da una molteplicità di proprietari e
di colture, ad una semplificazione colturale e a
un accorpamento delle proprietà.
È in questo lasso di tempo che si assiste alla
progressiva scomparsa della piantata
tradizionale, legata intimamente alla scomparsa
pressoché totale della conduzione a mezzadria,
che aveva così tanto peso nella formazione del
paesaggio agrario che potremmo anche definire
“tradizionale”, se ciò non significasse un giudizio
venato dalla nostalgia per un periodo storico, un
assetto proprietario e un paesaggio
definitivamente scomparsi.

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 15
Il territorio di Campogalliano nel 1955
Fonte: Immagini da un territorio. Atlante aerofotografico della Provincia di Modena

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 16
2.2 Il centro urbano nel secondo
dopoguerra
Nel 1955 possiamo notare che l’espansione
del territorio urbanizzato - che caratterizzerà i
decenni successivi - è appena iniziata: gran
parte dell’abitato è ancora compreso nei limiti
dell’ex orto Abbati Marescotti. Solamente verso
sud-est si vedono i primi segni di una nuova
lottizzazione, impostata su via Bonaccini e via
Lelli, e alcune costruzioni nel terreno compreso
fra viale Martiri della Libertà e via Risorgimento.
Il Canale di Carpi costituisce ancora il
margine settentrionale dell’abitato, mentre l’asse
viario dell’odierna via Garibaldi, dopo la
sistemazione anteguerra, si consolida con la
costruzione di alcuni edifici residenziali sul lato
meridionale, e la costruzione del Consorzio
Agrario su quello settentrionale.
Il territorio urbanizzato copriva allora
un’estensione di circa 11 ettari, mentre la
popolazione faceva segnare un piccolo
arretramento, attestandosi a 6.318 abitanti nel
1951; di questi, 4.564 (pari al 72% del totale)
risiedevano nelle abitazioni rurali, mentre solo
1.227 (pari al 19%) risiedevano nel capoluogo; le
famiglie residenti nell’intero territorio comunale
erano 1.215, e il numero medio di componenti
per famiglia era 5,2.
La struttura della popolazione attiva rifletteva
ovviamente questa situazione, presentando
2.630 lavoratori (pari al 73% del totale) ancora
attivi in agricoltura, mentre solo 667 (pari al 18%)
erano attivi nell’industria, e 312 (pari al 9%) nel
settore terziario.
Anche la situazione del patrimonio edilizio
esistente era lontana dal potersi considerare
soddisfacente:
“Stando ai risultati di un’indagine presentata
dal sindaco nell’aprile del 1953, sul territorio
comunale esistevano … 448 case coloniche, di
cui 113 in condizioni non igieniche, 89 sprovviste
di acqua potabile, 43 mancanti di luce elettrica e
195 sprovviste di concimaie. Delle 695 abitazioni
civili censite 123 erano antigieniche, 88 non
disponevano di servizi igienici, 41 non avevano
acqua potabile, 61 non erano allacciate con la
rete elettrica e 182 avevano dotazioni igienico
sanitarie insufficienti …” 45
Nello stesso 1953 il sindaco illustrò un
progetto di ammodernamento del centro abitato
che comprendeva tra le altre cose la
trasformazione in giardino pubblico dell’area
delle Montagnole, e l’ampliamento del nucleo
storico attraverso un Piano Regolatore Generale
incentrato sulla costruzione di strade di
circonvallazione e la previsione di aree
fabbricabili per una superficie di 10 ettari:
“Il PRG … si imperniava sulle future direttrici
di espansione delle aree urbane. A sud,
partendo da via Fontana e proseguendo per via
Barchetta e via Ponte Alto, erano previste le
nuove aree residenziali, mentre a nord, tra via
Ponte Alto, il Canale di Carpi e via San Martino,
si sarebbe sviluppata l’area industriale e
artigianale”. 46
Nel 1960 il Consiglio Comunale approva il
progetto di PRG - elaborato dall’arch. Vinicio
Vecchi – che individuava le zone destinate
all’espansione residenziale, al verde pubblico,
alle attrezzature sportive, alle attività industriali e
artigianali, nonché le nuove strade per
allontanare dall’abitato il crescente traffico
automobilistico. 47
Lo sviluppo del centro abitato negli anni del
dopoguerra era concomitante a importanti
modificazioni della struttura della popolazione, e
in particolare:
“ … il sensibile movimento migratorio in
uscita da Campogalliano e diretto verso i grandi
comuni limitrofi (Carpi, Modena, Sassuolo), dove
la nascita e l’espansione dei poli industriali della
maglieria, della meccanica e della produzione
ceramica stavano richiamando parecchia
manodopera dalle aree rurali del territorio
provinciale … e nel giro di circa un decennio, tra
gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, il comune
venne a perdere una quota consistente di
popolazione in età lavorativa”. 48

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 17
Il territorio urbanizzato nel 1955
Fonte: Nostra elaborazione da fotografie aeree

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 18
2.3 La pianificazione urbanistica
Il censimento del 1961 registrava un ulteriore
arretramento della popolazione complessiva del
Comune, con 5.582 abitanti; di questi, 3.413
(pari al 61% del totale) risiedevano nelle
abitazioni rurali, mentre 1.554 (pari al 28%)
risiedevano nel capoluogo; le famiglie residenti
nell’intero territorio comunale erano però salite a
1.314, e il numero medio di componenti per
famiglia era calato a 4,3.
La struttura della popolazione attiva si era già
sostanzialmente modificata, in quanto i lavoratori
attivi in agricoltura erano scesi a 1.666 lavoratori
(pari al 55% del totale), mentre quelli attivi
nell’industria erano saliti a 1.015 (pari al 34%), e
348 (pari all’11%) risultavano attivi nel settore
terziario.
Gli addetti impiegati nelle unità locali di
Campogalliano erano 857, dei quali 80 (pari al
9%) in agricoltura, 559 (pari al 65%)
nell’industria, e 218 (pari al 26%) nel settore
terziario. Confrontando i dati degli attivi con
quello degli addetti (nell’industria e nel terziario)
si può notare come a fronte di 1.363 attivi, gli
addetti fossero solo 777, determinando un
significativo saldo negativo, e le condizioni per
un pendolarismo verso i comuni limitrofi.
Alla metà degli anni ’60 Campogalliano
aveva già subito una profonda trasformazione:
tra il 1951 e il 1968 i residenti del capoluogo
erano aumentati del 65%, mentre la popolazione
complessiva era diminuita, a cusa
dell’abbandono delle abitazioni rurali (i residenti
nei nuclei e case sparse scesero da 4.916 nel
1951 a 3.900 nel 1961, a 2.470 nel 1971).
Nel frattempo, la costruzione dell’Autostrada
del Brennero e del casello autostradale di
Campogalliano stava già operando una
trasformazione del territorio, sia costituendo un
importante riferimento per i programmi di
urbanizzazione, che determinando il sorgere di
zone industriali a fianco dell’autostrada.
2.3.1 Il Programma di Fabbricazione (1971)
Nell’ottobre del 1971 venne approvato il
nuovo regolamento edilizio comunale con
annesso il Programma di Fabbricazione
elaborato dell’ufficio di piano comprensoriale:
“ … che accoglieva tutte le idee di
espansione e ammodernamento del paese
prospettate dalle diverse amministrazioni
comunali a partire dagli anni Cinquanta: dalle
zone residenziali a nord-ovest e sud-est, al polo
scolastico composto dalle scuole elementari e
medie, sino agli insediamenti industriali in
prossimità dell’autostrada”. 49
Prima dell’approvazione del Programma di
Fabbricazione il territorio urbanizzato (in cui
sono comprese non solo le aree residenziali, ma
anche le aree produttive, nonché il Parco delle
Montagnole) copriva allora un’estensione di circa
51 ettari, mentre la popolazione residente era di
circa 5.200 abitanti.
Nel Programma di Fabbricazione troviamo
innanzitutto il progetto dello sviluppo viario, con il
potenziamento di via di Vittorio, di via Canale
Carpi, e la previsione di una circonvallazione che
avrebbe dovuto collegare via San Martino
(passando tra il cimitero e le Montagnole) con
via Madonna e via Barchetta per poi superare
l’autostrada con un sovrappasso e connettersi
con via del Passatore.
Lo sviluppo residenziale è affidato al
completamento delle aree che gravitano su viale
Martiri della Libertà e alle aree di espansione
situate tra via Madonna, via Barchetta e viottolo
Terni; l’espansione industriale è ubicata
principalmente a nord di via Di Vittorio e a sud di
via Barchetta, a ridosso dell’autostrada A22.
Vengono inoltre individuate aree per i servizi
di quartiere e il verde pubblico, con la
progettazione del nuovo polo scolastico e dei
servizi culturali e sociali. 50
Complessivamente il Programma di
Fabbricazione prevedeva un territorio
urbanizzato che avrebbe coperto
complessivamente una superficie di circa 100
ettari, con un sostanziale raddoppio delle aree
già edificate.
Il censimento del 1971 registrava un ulteriore
(anche se modesto) arretramento della
popolazione complessiva del Comune, con
5.223 abitanti; per la prima volta la popolazione
sparsa veniva superata da quella residente nel
capoluogo: 2.159 abitanti (pari al 41% del totale)
risiedevano infatti nelle abitazioni rurali, mentre
2.690 (pari al 52%) risiedevano nel capoluogo; il
numero delle famiglie residenti nell’intero
territorio comunale aumentava ancora,
attestandosi a 1.440, e il numero medio di
componenti per famiglia era ulteriormente calato
a 3,6.
Nel decennio 1961-1971 la struttura della
popolazione attiva subiva una trasformazione più
profonda: la popolazione attiva segnava un
ulteriore arretramento, passando a 2.360 unità; i
lavoratori attivi in agricoltura si dimezzavano,
scendendo a 810 (pari al 34% del totale), mentre
quelli attivi nell’industria aumentavano
leggermente in termini assoluti, arrivando a
1.101 (pari però al 47%); maggiore l’incremento
nel settore terziario, dove gli attivi salivano a 449
(pari al 19%).
Confrontando i dati degli attivi con quello
degli addetti (nell’industria e nel terziario) si può
notare come a fronte di 1.550 attivi, gli addetti
fossero significativamente aumentati fino al
valore di 1.533, cioè sostanzialmente un saldo
nullo, riducendo fortemente le condizioni di
pendolarismo in uscita dal comune.

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 19
Il Programma di Fabbricazione approvato nel 1971
Fonte: Campogalliano dagli insediamenti preistorici all’età delle macchine

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 20
2.3.2 Il Piano Regolatore Generale (1974)
Alla fine del 1972 l’amministrazione assegnò
all’arch. Tiziano Lugli l’incarico di redigere il
Piano Regolatore Generale da attuarsi tramite
piani particolareggiati; l’impostazione del PRG,
che venne definitivamente approvato nel 1974:
“ … considerava ormai compiuta
l’espansione delle aree destinate agli
insediamenti industriali in rapporto alla
disponibilità di manodopera nel territorio
comunale. Per tale ragione si riservava un’ampia
zona ad est dell’autostrada a servizio del
comprensorio per l’insediamento commerciale,
direzionale e di stoccaggio, scelta che preparava
la futura realizzazione del Centro Doganale”. 51
Nell’ambito del PRG venne elaborato anche
un piano particolareggiato per il centro storico,
comprendente un rilievo dettagliato dello stato di
fatto; il progetto prevedeva il recupero per
alcune zone, mentre per altre prevedeva la
demolizione e ricostruzione in forme
contemporanee:
“ … dando spazio ai complessi degli edifici
R1 ed R2, edificati con la tecnologia del cemento
armato e del vetro, materiali all’epoca ritenuti di
avanguardia per la realizzazione di strutture a
destinazione terziaria, indipendentemente dal
contesto urbanistico ove venivano inseriti”. 52
Proprio questi interventi di sostituzione
edilizia, di notevole impatto sul tessuto edificato
storico, provocarono l’intervento di Italia Nostra e
della Regione Emilia Romagna, che sollevò una
serie di obiezioni; l’amministrazione, potendo
contare anche sull’appoggio della minoranza,
decise di procedere ugualmente in quanto:
“ … non vi era nulla da conservare e tanto
meno di storico nel centro di Campogalliano …”
53
Questo atteggiamento (allora consueto)
verso i singoli edifici e l’ambiente costruito nel
suo complesso, allora largamente condiviso da
tutti gli esponenti politici e probabilmente anche
gran parte della popolazione, era motivato dalle
condizioni igieniche e funzionali insoddisfacenti
degli edifici, dalla preoccupazione per i costi del
recupero, e dal desiderio di promuovere
un’immagine “moderna” del paese. L’eccessiva
noncuranza di allora sarà poi progressivamente
sostituita da una crescente sensibilità verso gli
edifici storici, sentiti come indispensabili elementi
di identità.
2.3.3 La prima Variante Generale al P.R.G.
(1981)
Nel 1980 il territorio urbanizzato di
Campogalliano aveva raggiunto un’estensione di
poco meno di 172 ettari, più che triplicando la
superficie urbanizzata in un decennio, mentre la
popolazione residente era risalita a 6.005
abitanti; di questi, 1.404 (pari al 23% del totale)
risiedevano nelle abitazioni rurali, mentre 4.372
(pari al 73%) risiedevano nel capoluogo; le
famiglie residenti nell’intero territorio comunale
erano aumentate a 1.900, e il numero medio di
componenti per famiglia era calato a 3,2.
La popolazione attiva segnava una
significativa ripresa, passando a 3.068 unità,
cioè il valore registrato vent’anni prima; ma la
struttura della popolazione attiva era
profondamente cambiata. Nel 1981, infatti, i
lavoratori attivi in agricoltura scendevano
ancora, attestandosi a 511 unità (pari al 17% del
totale), mentre quelli attivi nell’industria
aumentavano considerevolmente in termini
assoluti, arrivando a 1.789 (pari al 58%);
significativo l’incremento anche nel settore
terziario, dove gli attivi salivano a 768 (pari al
25%).
Anche il saldo tra addetti e attivi, rispetto a
vent’anni prima, era completamente mutato,
arrivando ad essere nettamente positivo e
determinando quindi condizioni per un
pendolarismo in entrata dai comuni limitrofi.
Infatti, confrontando i dati degli attivi con quello
degli addetti nei settori extra-agricoli si può
notare come a fronte di 2.557 attivi, gli addetti
facessero registrare un valore di 3.112.
Nel 1980 il Consiglio Comunale aveva
affidato all’arch. Tiziano Lugli l’incarico di
predisporre una variante generale al P.R.G., in
modo da delineare le aree che avrebbero dovuto
accogliere il centro doganale, le aree per
consentire lo spostamento dal centro abitato di
alcune aziende (Cantina Sociale, Consorzio
Agrario, Crotti, ecc.), e infine le aree residenziali
in quanto quelle previste dal P.R.G. erano già
state saturate. Il nuovo strumento urbanistico:
“ … avrebbe dovuto gestire l’influenza di
carattere intercomunale che il territorio di
Campogalliano aveva subito negli ultimi anni per
la presenza dell’Autobrennero a svincolo libero e
del centro doganale”. 54
La Variante Generale al P.R.G., oltre a
recepire le previsioni e i vincoli del piano
comprensoriale, che assegnava a
Campogalliano un ruolo fondamentale quale
centro nodale rispetto alla viabilità infraregionale,
venne redatto sulla base delle disposizioni della
legge regionale 7 dicembre 1978, n.7.
Oltre all’ampliamento della zona produttiva
posta a nord di via Di Vittorio, la V.G. definiva
anche il polo doganale interprovinciale posto ad
est dell’autostrada lungo via del Passatore;
l’espansione residenziale era localizzata lungo
via Barchetta e via San Martino.
Elemento fondamentale della V.G. era quello
di assegnare al Comune un ruolo primario nella
gestione delle aree da urbanizzare, individuando
per la maggior parte aree PEEP per le zone
residenziali, ed aree PIP per le zone
produttive. 55

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 21
Il territorio di Campogalliano nel 1980
Fonte: Immagini da un territorio. Atlante aerofotografico della Provincia di Modena

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 22
2.3.4 La seconda Variante Generale al
P.R.G. (1991)
Al penultimo censimento (1991) la
popolazione complessiva del comune di
Campogalliano risultava di 6.784 abitanti: nel
capoluogo risiedevano 4.985 abitanti (pari al
74% del totale), mentre 1.485 abitanti (pari al
22%) risiedevano nelle case sparse. Le famiglie
residenti nell’intero territorio comunale erano
aumentate a 2.338 (di cui 1.771 nel capoluogo e
462 nelle case sparse), e il numero medio di
componenti per famiglia era calato a 2,9.
La popolazione attiva aumentava ancora,
arrivando a 3.509 unità, ma stavolta l’aumento
era trainato dall’incremento registrato nel settore
terziario, in cui risultavano attivi 1.369 lavoratori
(pari al 39,0% del totale), mentre quelli
dell’industria rimanevano sostanzialmente stabili
in termini assoluti, arrivando a 1.809 (51,6%), e
quelli attivi in agricoltura scendevano ancora,
arrivando a 331 (9,4%).
Anche gli addetti aumentavano in modo
significativo, arrivando a 4.209 unità.
La seconda VG era stata preceduta da una
variante specifica per le zone agricole, il cui
scopo era quello del recupero del patrimonio
edilizio sparso, del quale più del 20% era in stato
di abbandono; sulla base del censimento
effettuato sugli edifici era stata definita una
normativa che definiva gli interventi edilizi
ammissibili. 56
Agli inizi degli anni ’90 Campogalliano, che,
dopo alcuni decenni di calo demografico, aveva
superato il numero di abitanti censiti nel 1936,
presentava una consistente domanda sia per
aree produttive che per aree residenziali; allo
scopo di controllare questa fase di crescita,
l’amministrazione prese la decisione di adottare
una seconda Variante Generale:
“L’obiettivo è stato quello di porre un limite
ben definito allo sviluppo, individuando intorno
agli 8.000 abitanti la soglia ottimale di crescita
demografica, per mantenere così le
caratteristiche di vivibilità e facilità nell’uso dei
servizi da parte dei cittadini. Elemento prioritario
dello strumento di variante è la programmazione
di una crescita urbanistica consequenziale, che
non comporti un’ulteriore pesante sottrazione di
territorio agricolo …”. 57
La VG prevedeva il recupero a residenza
delle aree del Consorzio Agrario, della Cantina
Sociale e della Crotti Bilance, mentre le
espansioni residenziali erano localizzate ad
ovest (zona San Martino) e a sud-est (fra via La
Torre e via Madonna); per le zone produttive era
prevista un’espansione nella zona settentrionale,
mentre era prevista un’area commercialeterziaria
in prossimità del nuovo casello
autostradale.
La VG era supportata dal Piano del Traffico,
che conteneva come punti fondamentali la
ristrutturazione dell’A22 con eliminazione della
barriera, la collocazione di un nuovo casello con
chiusura delle rampe di via Di Vittorio, e la
creazione di una nuova strada che colleghi
direttamente il nuovo casello con Modena.
Riguardo alla mobilità ciclabile era previsto il
collegamento dei Laghi Curiel con Modena
attraverso la costruzione di un ponte pedonale al
passo della Barchetta.

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 23
La Variante Generale al P.R.G. approvata nel 1991
Fonte: Campogalliano dagli insediamenti preistorici all’età delle macchine

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 24
2.4 L’evoluzione del paesaggio nel secondo
dopoguerra (1980-2005)
Nell’intervallo temporale 1980-2005 si nota il
consolidarsi delle tendende delineate nel periodo
precedente, con un ulteriore ampliamento del
territorio urbanizzato (anche se in termini meno
imponenti del periodo precedente).
Viene ovviamente confermata la suddivisione
già impostata nei decenni precedenti tra zone
produttive e zone residenziali. Anche nel
territorio extraurbano si assiste al
consolidamento della tendenza all’accorpamento
proprietario dei fondi, e alla semplificazione
colturale, in senso sempre più intensivo.
Compare un altro importante segno sul
territorio: il tracciato della linea ferroviaria ad alta
velocità, che - a causa del suo tracciato –
determina una marginalizzazione dei terreni
agricoli compresi tra l’autostrada A1 e l’asse
ferroviario.
Nell’ambito delle infrastrutture viarie che
segnano il paesaggio agrario di Campogalliano,
si nota anche l’abbandono dello svincolo tra via
Di Vittorio e l’autostrada A22, e lo spostamento
del casello a sud dell’abitato, creando una nuova
polarizzazione delle aree industriali; la creazione
di via del Lavoro favorisce l’insediamento a est
dell’autostrada di imprese strettamente legate
alla mobilità a medio e lungo raggio, come
logistica e manutenzioni centralizzate.
La parte residenziale del centro abitato –
costretta entro i vincoli costituiti da via Di Vittorio
e l’autostrada A22 – accentua la sua espansione
lungo un asse virtuale nordovest-sudest,
grossomodo imperniato su via S. Martino / via
Garibaldi / via Barchetta.
Grossomodo nel settore centrale di questo
asse troviamo piazza Vittorio Emanuelele II, su
cui affacciano gli edifici comunali e la chiesa
parrocchiale; questa polarità urbana trova un
contraltare nell’areale – urbano, ma direttamente
affacciato sul territorio rurale – del polo
scolastico / cimitero / parco delle Montagnole.
2.4.1 La distribuzione attuale della
popolazione
All’ultimo censimento (2001) la popolazione
complessiva del comune di Campogalliano
risulta di 7.762 abitanti in 2.983 famiglie; nel
capoluogo risiedono 5.890 abitanti (pari al 76%
del totale) in 2.334 famiglie, mentre nelle case
sparse risiedono 1.304 abitanti (pari al 17%);
confrontando queste cifre con quelle del 1991
possiamo notare come l’incremento degli abitanti
e delle famiglie si sia concentrato soprattutto nel
capoluogo, interessando anche i centri frazionali
di Saliceto Buzzalino e Panzano. Il numero
medio dei componenti per famiglia arretra
ancora, attestandosi a 2,6 componenti, in linea
con l’andamento provinciale.
La popolazione attiva risulta ancora in
crescita rispetto al decennio precedente,
arrivando a 3.970 unità, ed anche in questo caso
l’aumento è determinato dall’incremento
registrato nel settore terziario, in cui risultano
attivi 1.800 lavoratori (pari al 45,3% del totale),
mentre quelli dell’industria rimangono
sostanzialmente stabili in termini assoluti,
arrivando a 1.889 (47,6%), e quelli attivi in
agricoltura scendono ancora, arrivando a 281
(7,1%).
In questo ultimo decennio anche gli addetti
aumentano in modo significativo, arrivando a
5.039 unità.
Al 2005 il territorio urbanizzato occupa una
superficie di circa 263 ettari.

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 25
Il territorio di Campogalliano nel 2005
Fonte: Elaborazione da Ortofotopiano della Provincia di Modena

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 26

3
Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 27
3
L’analisi del paesaggio agrario
contemporaneo

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 28
3.1 Il territorio di Campogalliano
Attualmente il territorio di Campogalliano (di
35 kmq complessivi) può essere
schematicamente suddiviso (procedendo da
nord verso sud) in tre settori diseguali, delimitati
– oltre che dai confini comunali - dalla S.P. 13 e
dall’Autostrada del Sole.
Questa suddivisione fa riferimento, più che
agli elementi geomorfologici (che pure in parte
coincidono con i manufatti che dividono il settore
centrale da quello meridionale), agli elementi
antropici e alla loro percezione, considerando il
territorio agrario principalmente come il risultato
delle modificazioni operate dall’uomo nel corso
del tempo.

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 29
Il territorio di Campogalliano e la sua suddivisione
Fonte: Elaborazione cartografica

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 30
3.1.1 La parte settentrionale
La parte più estesa (circa 22 kmq), posta a
nord della S.P. 13, è caratterizzata da un
impianto della viabilità e dei lotti in senso NNE-
SSO, caratterizzati da una giacitura angolata di
circa 22° rispetto al nord geografico. Questo
orientamento è sicuramente riconducibile
all’impianto della centuriazione romana, anche
se di questa non rimangono che alcuni “relitti” di
non semplice identificazione situati nella parte
settentrionale del territorio comunale.
Tre strade con andamento NNE-SSO, tra
loro grossomodo parallele e distanti dai 1300 ai
1500 metri innervano il territorio; da ovest verso
est sono via Fornaci, via Canale di Carpi e via
Nuova. Sfuggono a questo schema via Canale
Erba ad ovest, parallela alle altre (ma più vicina)
e che segna il confine comunale e provinciale
verso Rubiera e San Martino in Rio, e via
Vecchia ad est, che ha un andamento diagonale
rispetto alla giacitura principale del terreno.
Si rileva che delle strade con andamento
NNE-SSO, le sole via Canale Carpi e via Canale
Erba si trovano in gran parte ad una quota
altimetrica superiore a quella dei terreni
circostanti.
Vi sono poi una serie di strade con
andamento ONO-ESE che intersecano le strade
precedenti, formando una maglia quasi
ortogonale (anche se con dimensioni differenti
tra i lati nord-sud e quelli est-ovest: partendo da
nord troviamo via Argine Panzano (che segna il
confine comunale verso Carpi), via Levata/via
Bassa, via Chiesa di Panzano/via Jugularia, via
Rangoni/via Lama/via Giglio, via
Cristina/stradello Nacmani, via Dogato/via
Vandelli, via Bastiglia/via Tonelli, …
Anche il reticolo idrografico, formato dai
canali di irrigazione e di scolo, si dispone in
senso ortogonale, essendo composto quasi
interamente da corsi d’acqua di origine
antropica. Unica eccezione è costituita dal Cavo
Lama, su cui l’intervento umano ha inciso in
maniera minore; l’andamento è sinuoso e taglia
in diagonale la parte settentrionale del territorio
comunale.
Si segnala, all’estremità orientale del
territorio comunale, il fondo Lotario, un grande
quadrangolo di circa 800 x 800 metri, delimitato
a sud da via del Giglio, ad ovest da via Gigliata,
a nord ed est dal Canale di Ganaceto,
caratterizzato dalla estrema regolarità dei campi
coltivati (400 x 75 metri) impostati su una croce
centrale di distribuzione.

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 31
Vista dal sovrappasso di via Nacmani
Vista dal sovrappasso di via Canale Carpi

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 32
3.1.2 La parte centrale
Mentre la parte settentrionale del territorio è
contraddistinta quasi interamente da un
paesaggio agrario fondamentalmente ordinato e
rilevante (pur se dominato dalle colture
intensive), la parte centrale (tra la S.P. 13 e
l’autostrada A1), con una superficie di circa 9
kmq, è contraddistinta per buona parte da un
paesaggio urbano che si sfrangia in paesaggio
periurbano dove convivono (senza che risulti
sempre percepibile un chiaro intento ordinatore)
le ultime propaggini del tessuto urbano e ciò che
rimane del territorio agricolo. Nella parte centrale
del territorio il disegno regolare della campagna,
dell’idrografia e della viabilità si perde
progressivamente, fino ad essere non più
leggibile nell’estremo settore meridionale, cioè
quello posto a sud del tracciato dell’Autostrada
del Sole.
La rete viaria è impostata anche in questo
caso su due strade in gran parte parallele,
distanti però tra loro solo 500-600 metri, via
Albone e via Madonna, che dal capoluogo – con
andamento NNE-SSO - arrivano sino al fiume
Secchia, affiancate parzialmente da via Bosco
ad est, e da viottolo Valle e viottolo Paolucci ad
ovest. Decisamente meno sviluppato il reticolo
viario ortogonale, affidato a via Zucchini, via
Rubiera, via Barchetta/via VIII Settembre e via
Magnagallo.
Il margine orientale del territorio comunale è
facilmente identificabile, essendo costituito in
gran parte dal corso del fiume Secchia,
identificabile anche a media distanza dalle
alberature poste sulle sponde o nelle zone
golenali.
Questo settore è stato recentemente
interessato dal tracciato della linea ferroviaria ad
alta velocità, che – abbandonando
l’affiancamento all’autostrada A1 - descrive un
lungo arco, passando inoltre da un tracciato a
raso, prima ad un rilevato, per divenire un
viadotto che sovrappassa l’autostrada A22 e
l’argine del fiume Secchia.

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 33
Il margine urbano ad ovest del Parco delle Montagnole
Il tracciato ferroviario dell’Alta Velocità

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 34
3.1.3 La parte meridionale
Questo settore (di circa 4 kmq) è dominato
dal corso del fiume Secchia (che segna il confine
orientale e meridionale del territorio comunale),
dalle escavazioni di ghiaia, dai bacini dei laghi
Curiel e dalle arginature della cassa di
espansione. La rete viaria è costituita pressoché
interamente dalle parti terminali di via
dell’Albone e via Madonna, e sono praticamente
inesistenti tracciati viari in senso est-ovest.
Anche in questo settore la presenza del fiume è
segnalata dalla presenza delle alberature.
Proprio questa parte del territorio, che in passato
è stata pesantemente modificata dall’intervento
antropico, assume ora – con la sistemazione dei
Laghi Curiel e dei bacini della cassa di
espansione del fiume Secchia - i caratteri di un
ambiente “naturale”. Le differenze tra il settore
meridionale e quello centrale appaiono
particolarmente evidenti percorrendo i
sovrappassi all’autostrada A1, che consentono
di confrontare da una posizione sufficientemente
elevata i diversi paesaggi extraurbani.

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 35
Il settore meridionale con le alberature del fiume Secchia
I laghi Curiel

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 36
I laghi Curiel dall’alto
L’autostrada A1 e l’attraversamento del fiume Secchia

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 37
3.2 Le componenti paesistiche
L’analisi paesaggistica di un territorio di
pianura come quello del Comune di
Campogalliano deve forzatamente basarsi su
componenti diverse da quelle che sarebbero
prese in considerazione per l’analisi di un
territorio collinare o montano; anche la
percezione delle singole componenti
paesaggistiche è completamente diversa,
dovendo contare, più che sulla percezione
simultanea delle diverse componenti, su
un’operazione di confronto tra le diverse parti del
territorio. Quasi assenti (con l’eccezione del
fiume Secchia e degli ambienti delle casse di
espansione) le componenti paesistiche maggiori,
cioè fiumi, laghi, orografia, ecc. nel territorio di
Campogalliano troviamo essenzialmente
componenti paesistiche minori, 58 come canali di
irrigazione e di scolo, laghetti, alberi isolati o in
gruppo, siepi, viali, parchi, ecc.
3.2.1 Gli elementi vegetali
Tra le componenti maggiormente presenti
possiamo annoverare i giardini privati delle
residenze nobiliari e gli alberi in filare
(solitamente pioppi cipressini), mentre gli alberi
isolati o accoppiati compaiono meno
frequentemente.
I giardini gentilizi, che solitamente
costituiscono il contraltare “naturale” degli edifici
di maggior pregio architettonico, sono
solitamente gestiti come bosco, cioè una
variante semplificata ed economicamente meno
impegnativa del cosiddetto “giardino all’inglese”.
Gli esemplari arborei – in alcuni casi
significativi anche come singoli elementi – sono
da considerarsi, dal punto di vista paesaggistico,
soprattutto nel loro complesso: i giardini boscati
costituiscono un elemento fondamentale della
struttura paesaggistica della pianura,
punteggiandone il territorio e fungendo da
segnale visivo per la localizzazione.
La maggior parte di questi giardini è
localizzata nel settore settentrionale del territorio
comunale, e in particolare si possono segnalare
gli esempi della corte alberata di Casa Ricchi, e i
parchi di Casa Paltrinieri (via Dogaro 2), Casa
Bertacca, Casa Bulgarelli, Casa Gambarati (via
Ponte Alto 19).
Esempi di piantumazioni più o meno
ricercate si ritrovano anche accanto a diverse
semplici abitazioni rurali, con la funzione di
schermo contro il vento e, soprattutto, la
radiazione solare.

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 38
Giardino boscato lungo via Canale Carpi, all’incrocio con via Levata
Giardino boscato lungo via Bastiglia

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 39
Gli alberi accoppiati (solitamente pioppi
cipressini) segnano di solito l’ingresso del fondo
agricolo, ma possono trovarsi anche
semplicemente ai margini della strada.
Assai rari sono gli esempi di arboreti
(pioppeti, noceti, ecc.); pressoché assenti le
siepi naturali che in passato delimitavano le
proprietà.
Tra i filari di alberi (in particolare: pioppi
cipressini) maggiormente significativi dal punto di
vista paesaggistico possiamo citare il filare di
Casa Bertacca, e il doppio filare di pioppi che
compone la citata corte alberata di Casino
Ricchi, nonché - seppur di impianto molto
recente - sia il doppio filare che da via Albone
conduce alla Madonna della Sassola, che il
doppio filare che affianca la parte di viottolo
Valle; merita inoltre una citazione il doppio filare
che affianca la pista ciclabile di via Croce,
costituendo un margine netto e ordinato del
centro abitato rispetto al territorio agricolo.
Altri filari di pioppi cipressini si trovano come
elementi di schermatura di edifici industriali in
zona agricola, e come marginatura della zona
industriale di via Ferrari.

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 40
Esemplari arborei accoppiati all’incrocio fra via Rangoni e via Canale Erba
Esemplari arborei accoppiati come fondale di via Vecchia

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 41
Filare di pioppi cipressini di Casa Bertacca, visto da via Levata
Il Canale di Calvetro e la corte alberata di Casino Ricchi

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 42
Doppio filare di pioppi cipressini affiancati alla pista ciclabile di via Croce
Schermatura della zona industriale di via Ferrari

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 43
La tipologia della “provana” non è
particolarmente diffusa nel territorio di
Campogalliano, in quanto si trovano solamente
alcuni esempi di doppio filare a segnare la via di
accesso alla casa padronale.
Tra questi, segnaliamo quelli che segnano
l’accesso a Casa de’ Pietri, a Casa Gambarati, a
Casa Dallari.
Il censimento effettuato nel 1986 ha rilevato
oltre 200 esemplari arborei isolati e una decina
di filari alberati, poi sottoposti ai vincoli dell’art.
59 delle norme del P.R.G.. 59
Tra gli alberi isolati, la specie più diffusa
(poco meno della metà) di quelli rilevati era la
quercia, ma erano ben presenti (alcune decine di
esemplari ciascuna) anche olmi, robinie e pioppi
cipressini; questi ultimi costituivano anche la
metà dei filari alberati; gli altri filari erano
costituiti da robinie ed olmi.
E’ in corso una revisione speditiva del
censimento che riporti la situazione aggiornata
sugli esemplari arborei tuttora presenti.
Tenuto conto che gli alberi non sono presenti
in modo significativo nel territorio agrario, anche
per l’avvenuto accorpamento di fondi contigui,
l’esigenza di una tutela degli esemplari arborei si
deve confrontare con la scarsezza di strumenti
normativi afferenti la disciplina urbanistica.
Potrebbero essere più efficaci strumenti
regolamentari propri della potestà comunale
(come ad esempio il regolamento del verde) se
opportunamente integrati con la strumentazione
urbanistica vera e propria.
Un altro elemento che potrebbe contribuire
alla salvaguardia degli alberi (ma anche di altri
elementi del paesaggio agrario) è costituito da
un’azione di coinvolgimento e di confronto con la
cittadinanza, puntando alla condivisione del
valore attribuito agli elementi significativi (arborei
e/o antropici) del paesaggio.

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 44
Provana in pioppi cipressini di Casa De Pietri
Viale di accesso e provana in pioppi cipressini di Casa Gambarati

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3.2.2 Le colture arboree
Tra le colture di maggior pregio e
investimento economico sono ben rappresentati
sia i vigneti che i frutteti, che – nel settore
settentrionale - si dispongono essenzialmente
nelle parti orientali ed occidentali del territorio,
mostrando una significativa rarefazione nella
zona centrale, dove corre il tracciato
dell’Autostrada del Brennero.
Vigneti e frutteti sono presenti (con una
leggera prevalenza dei frutteti) anche nel settore
centrale, mentre sono invece praticamente
assenti nel settore più meridionale, cioè quello
posto a sud dell’Autostrada del Sole.
Bisogna però aggiungere che la componente
paesaggistica costituita dalla presenza di colture
arboree, e dall’alternanza di vigneti e frutteti che
scongiura il rischio di paesaggi agrari
monocolturali, pur contribuendo alla costruzione
e alla percezione di un paesaggio vario ed
ordinato, è una componente variabile anche in
tempi brevi, dipendendo in buona parte dalle
politiche agricole comunitarie.

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 46
Vigneto su via Argine Panzano
Frutteto fra via … e via Rubiera

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3.2.3 L’idrografia
Dal punto di vista paesaggistico, l’elemento
idrografico di maggiore impatto è costituito dal
fiume Secchia, che costituisce il confine
meridionale e sud-orientale del territorio
comunale. Nella parte più meridionale il fiume
scorre incassato tra bordi dei terrazzi fluviali, ma
il suo corso è denunciato da una possente
copertura vegetale posta sulle rive, composta da
vegetazione spontanea affiancata a volte da
colture legnose (pioppeti). Proprio il bordo
estremo di un antico terrazzo fluviale costituisce
una significativa componente paesaggisticomorfologica
della parte meridionale del territorio:
nella zona posta immediatamente a sud ed
ovest dei pozzi acquedottistici, ad ovest di via
Albone, (presso la possessione Riva, un
toponimo morfologicamente significativo)
troviamo infatti un netto salto altimetrico (circa
due/tre metri) non ancora cancellato dalle
pratiche agricole, come invece avvenuto allo
stesso terrazzo proseguendo verso est, lungo
via Madonna, dove questo salto - anche a causa
dell’intersezione con entrambi gli assi
autostradali - è stato progressivamente spianato
fino ad essere pressoché impercettibile.
Il fiume Secchia – all’interno del territorio
comunale – subisce una trasformazione,
passando progressi-vamente da alveo incassato
ad alveo semi-incassato e affiancato da
arginature e zone golenali, ma la percezione di
questo cambiamento morfologico è ostacolata
dalla sovrapposizione del tracciato per l’alta
velocità ferroviaria.

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Il “rivone” visto da via Madonna
Il “rivone” visto da via dell’Albone (Possessione Riva)

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Altro elemento idrografico di interesse
paesaggistico è il Canale di Carpi, che – a nord
del capoluogo – corre (affiancato dalla strada)
con andamento pressoché rettilineo su un dosso
di probabile origine antropica, rialzato di 1-2
metri rispetto al piano di campagna. Lungo
questo asse, che si può considerare il più
importante in senso paesaggistico, troviamo
anche alcuni fra i più significativi esempi di
giardini boscati associati a residenze nobiliari.
Il Cavo Lama - pur essendo meno artificiale
del Canale di Carpi - ha attualmente una valenza
paesaggistica minore, in quanto la sua
percezione visiva è sfavorita dall’assenza di
arginature, dalla modesta dimensione
trasversale, dal mancato affiancamento di assi
viari lungo quasi tutto il suo percorso, nonché
dalla pressoché totale assenza di vegetazione
arborea.
Merita recepimento nella pianificazione la
proposta del Consorzio di bonifica Parmigiana-
Moglia-Secchia per la valorizzazione
paesaggistica e ambientale del Cavo Lama,
come corridoio verde e supporto di un percorso
ciclopedonale che consentirebbe la percezione
del territorio rurale da punti di vista inusuali.
Nel settore centrale, cioè quello compreso tra
la S.P. 13 e la A1, ritroviamo il Canale di Carpi,
ma con una valenza paesaggistica minore, non
correndo più su un dosso; esso è intersecato
ortogonalmente dal Canale di Calvetro, che
corre – rettilineo e parzialmente arginato – con
andamento ONO-ESE, lambendo una struttura
vegetale di grande valenza paesaggistica, la
corte alberata di Casino Ricchi, che domina
l’orizzonte meridionale.
I laghetti presenti nel territorio sono tutti di
origine antropica, derivando da escavazioni di
argilla per fornire la materia prima alle fornaci di
laterizi, oppure da escavazioni di inerti. Il
recupero paesaggistico di queste strutture non è
stato particolarmente complesso, consistendo
essenzialmente nel riempimento degli invasi e
nella messa a dimora di alberature.
Si segnala, nel settore meridionale del
territorio comunale, anche la presenza del
Canale di Calvetro, che – pur con un andamento
pressoché rettilineo, e arginato solo nella parte
più orientale – costituisce un elemento
paesaggistico importante, anche perché il suo
tracciato sovrappassa il Canale di Carpi, corre
adiacente alla corte alberata di Casino Ricchi, e
lambisce il borgo bracciantile di Carrobbio.

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Il Canale di Carpi immediatamente a nord del centro urbano
Il Canale di Carpi all’altezza di via Levata

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Il Canale di Carpi e gli impianti di sollevamento
Il Cavo Lama affiancato a via Cristina

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Il Canale di Calvetro all’altezza di via Bosco
Laghetti di origine artificiale nel settore settentrionale del territorio

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Il Canale di Calvetro all’altezza del Casino Ricchi
Il Canale di Carpi all’altezza di Casa de Pietri

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3.2.4 I manufatti legati all’idrografia
Nel territorio di Campogalliano i manufatti
storici strettamente legati all’idrografia (con
l’eccezione dell’impianto di sollevamento
attestato sul Canale di Carpi), sono riconducibili
essenzialmente a due categorie: i ponti e i
manufatti regolatori.
Dei ponti costruiti in muratura e tuttora
utilizzati per il transito veicolare lungo la viabilità
pubblica rimangono alcuni esempi, come quello
sul [?] lungo via Jugularia, quello sul [?] lungo
via Fornaci e quello sul Cavo Lama lungo via
Nuova. Vi sono ovviamente anche esempi di
manufatti privati, per collegare il fondo agricolo
alla viabilità pubblica; di questi si segnala in
particolare quello (non più utilizzato) sul Canale
di Calvetro, a sud del fondo Carrobbio.
Mentre i ponti meno recenti sono costruiti
interamente in mattoni, con arco a tutto sesto o
leggermente ribassato, quelli più recenti
presentano la travata in calcestruzzo e le
spallette in muratura.
Le stesse tipologie costruttive che possiamo
ritrovare nei manufatti regolatori, a seconda
dell’epoca di costruzione. Tali manufatti sono
sparsi in tutto il territorio comunale, con un’ovvia
rarefazione nel settore meridionale, dove le
opere idrauliche sono poco rilevanti.
In alcuni casi, come quello del Canale di
Calvetro, i manufatti regolatori sono integrati ai
ponti (lungo via Madonna e via Bosco).

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Il ponte di via Nuova sul Cavo Lama
Manufatto regolatore del Canale di Calvetro

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3.3 Le interferenze con il paesaggio agrario
Se, complessivamente, il territorio di
Campogalliano è caratterizzato da una buona
qualità paesaggistica, con un uso ordinato del
territorio, sono però presenti alcuni tipi di
interferenze con il paesaggio agrario, che
meritano di essere esaminate più in dettaglio al
fine di elaborare strumenti normativi e
regolamentari che ne possano contrastare
l’insorgenza, o possano porvi rimedio.
3.3.1 Edifici industriali isolati
Le maggiori interferenze sono costituite
essenzialmente dalla presenza di edifici
industriali (anche di grande dimensione) in
territorio agricolo, spesso in assenza di
adeguate schermature arboree che non siano
quelle strettamente utili all’attività stessa: in
diversi casi il filare arboreo è posto sul solo lato
meridionale del lotto, in altri casi anche su quello
occidentale.
Significativo di un modo “limitato” di
intendere il paesaggio è, a questo proposito, il
caso dell’industria ceramica Italgraniti, situata nel
territorio comunale di San Martino in Rio (RE): i
grandi volumi edificati, posti a ridosso del
confine comunale (e provinciale), risultano
schermati (anche se in modo non
completamente efficace) verso i lati sud ed
ovest, che guardano verso il territorio di San
Martino in Rio, mentre risultano privi di
schermatura sui lati est e nord, che guardano
verso il territorio di Campogalliano.
Non è certo casuale che gli insediamenti
industriali più impattanti verso il paesaggio siano
costituiti dagli stabilimenti ceramici; ciò è legato
alla tipologia e alle dimensioni (solitamente
ragguardevoli) sia degli impianti che dei piazzali
per lo stoccaggio del prodotto finito.
L’occasione di modesti ampliamenti (anche
nelle superfici dei piazzali esterni), o
trasformazioni funzionali, può costituire
l’occasione – se supportata da idonei strumenti
urbanistici e regolamentari – per arrivare a
soluzioni compatibili con il paesaggio agrario
circostante.

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Stabilimento ceramico (posto nel Comune di S. Martino in Rio) visto da via Canale Erba
Stabilimento ceramico posto fra via Levata e via Argine Panzano

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3.3.2 Allevamenti intensivi dimessi
Nel territorio di Campogalliano si trovano
alcuni grandi allevamenti zootecnici (ora
dismessi) che costituiscono un indubbio fattore
negativo del paesaggio agrario, a causa delle
tipologie, dei materiali usati, delle dimensioni, e
ovviamente del degrado legato all’abbandono.
Non essendo al momento ipotizzabile la loro
riutilizzazione originaria, con ampliamenti (anche
modesti) che consentano interventi di
miglioramento paesaggistico, gli strumenti
urbanistici dovranno trovare una soluzione che
ne incentivi l’abbattimento e la trasformazione.
3.3.3 Altre interferenze
Tra le altre interferenze presenti nel territorio
agrario possiamo citare l’impianto di essenze
arboree ed arbustive non idonee, come ad
esempio l’uso massiccio di cupressus arizonica
(al posto dei più indicati carpini), o di reti
schermanti alte diversi metri per costituire una
barriera non solo fisicamente ma anche
visivamente impenetrabile.
Tali barriere, assolutamente estranee al
paesaggio locale, frammentano la percezione
visiva del territorio agricolo, e dovrebbero essere
evitate; gli strumenti sanzionatori propri della
disciplina urbanistica dovrebbero essere integrati
da quelli afferenti agli strumenti regolamentari.
Altri elementi meritevoli di attenzione da
parte della disciplina urbanistica sono la
frammentazione delle aree comuni e l’uso
incongruo di pavimentazioni estranee al contesto
rurale. In generale, gli interventi di recupero sul
patrimonio edilizio rurale dovrebbero curare
particolarmente la valorizzazione del contesto e
degli elementi che rapportavano l'edificio
all'ambiente circostante (siepi, viali, rete viaria,
parco, ecc.).

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 60
Allevamento zootecnico dismesso
Recinzione incongrua con il paesaggio agrario

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3.4 I margini dell’abitato
Anche il margine del capoluogo non è
sufficientemente risolto verso il territorio agricolo,
sia nelle zone residenziali (con la lodevole
eccezione di via Croce), che – soprattutto - nelle
zone produttive; nella maggior parte dei casi
manca un intento progettuale che concluda
positivamente l’area urbana, schermando
visivamente gli edifici verso il contesto agricolo.
Se in alcuni casi gli interventi di sistemazione
possono rivelarsi ardui a causa delle condizioni
al contorno, come nel caso degli edifici industriali
che si affacciano su via Nuova e via Ponte Alto
(e il fronteggiante paesaggio agrario) senza
alcun tipo di filtro o schermatura, in altri le
trasformazioni urbanistiche possono giocare un
ruolo decisivo nel miglioramento della qualità
della fascia periurbana.
Esaminando il margine dell’abitato (sia delle
frazioni che del capoluogo) in rapporto alle
possibili trasformazioni urbanistiche, e al loro
impatto sul paesaggio agrario, possiamo notare
che nel caso delle due frazioni di Panzano e
Saliceto Buzzalino un modesto e localizzato
incremento della superficie urbanizzata potrebbe
consentire un’adeguata marginatura arborea
verso il territorio agrario.

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Il margine settentrionale dell’abitato di Saliceto Buzzalino
Il margine meridionale dell’abitato di Panzano

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3.4.1 Le zone produttive
Per quanto riguarda il capoluogo, la
situazione è naturalmente molto più variegata.
Relativamente alle zone produttive, il margine
settentrionale della zona produttiva posta a nord
di via Di Vittorio potrebbe beneficiare di un
incremento della superficie urbanizzata,
consentendo una migliore marginatura
dell’abitato, e andando a incidere su un
paesaggio agrario di qualità medio-bassa.
Diverso il caso della zona posta nel
quadrante compreso tra l’autostrada A22 e la
dismessa via Ponte Alto: attualmente gli
insediamenti produttivi posti a margine di via
Nuova non presentano alcun tipo di marginatura
verso il paesaggio agrario, e la conferma della
modesta espansione prevista ad ovest di via
Nuova consentirebbe almeno un’adeguata
marginatura verso nord. Nell’area posta ad est di
via Nuova e a nord di via Ponte Alto invece, la
conformazione del paesaggio sconsiglierebbe
ampliamenti della zona produttiva.
Nel quadrante compreso tra via Ponte Alto e
via del Lavoro – che può contare su adeguati
collegamenti viari sia con Modena che con
l’autostrada A22, e attraverso questa con l’A1 -
un incremento meridionale può essere
compatibile con il paesaggio agrario,
mantenendo le dovute distanze dalle arginature
del fiume Secchia, e predisponendo una fascia
arborea adeguata.

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Il margine settentrionale della zona produttiva tra via Canale Carpi e l’autostrada A22

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Il paesaggio agrario situato a nord di via Ponte Alto

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Il margine orientale della zona produttiva di via del Passatore / via del Lavoro
Il margine occidentale della zona produttiva di via Ferrari

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3.4.2 Le zone residenziali
Relativamente alle zone residenziali, è
indubbio che la conformazione di Campogalliano
lascia disponibile per un ampliamento i soli
quadranti meridionale e sud-occidentale. In
queste zone, e particolarmente nella parte di
territorio compresa tra la zona produttiva posta
ad ovest dell’autostrada A22 e via dell’Albone, la
qualità del paesaggio agrario è decisamente
elevata, comprendendo sia edifici di interesse
architettonico (Madonna della Sassola, Villa De
Pietri, Casino Ricchi), che elementi vegetazionali
di pregio.
Inoltre, la conformazione specifica delle zone
residenziali, disposte ai lati della zona inedificata
delle Montagnole, e della contigua zona
cimiteriale, offre la rara opportunità di mantenere
aperto un varco inedificato verso il territorio
agricolo, con vedute significative verso Villa De
Pietri con la sua provana, la Madonna della
Sassola, l’imponente corte alberata del Casino
Ricchi, e, più oltre, le fasce alberate del fiume
Secchia, e l’Appennino.
Infine, la posizione di via Croce e via
Madonna, poste ai margini dell’edificato,
consentono visuali dinamiche sul paesaggio
agrario circostante.
Per queste ragioni, si ritiene di gran lunga
preferibile che un ampliamento delle zone
residenziali sia localizzato nella zona occidentale
dell’abitato, a nord di via Zucchini; ciò
consentirebbe anche di migliorare il rapporto tra
abitato e territorio agrario, attualmente carente in
quanto l’edificato presenta verso la campagna le
parti posteriori degli edifici, senza interposizione
di nessuna fascia alberata.

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Il margine meridionale della zona residenziale di via Croce

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Il margine meridionale della zona residenziale di via S. Martino (zona musicisti)

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Viste della zona agricola (situata fra via Madonna e via dell’Albone)
posta ai margini dell’abitato

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3.5 Le infrastrutture per i trasporti
Le grandi infrastrutture viarie che solcano il
territorio di Campogalliano hanno inciso sul
paesaggio in maniera differente: mentre l’impatto
dell’Autostrada del Brennero può essere definito
rilevante (soprattutto per la mancanza di
adeguate schermature arboree ai margini delle
due aree di servizio) ma non eccessivamente
traumatico, in quanto si sviluppa
tendenzialmente in direzione nord-sud seguendo
(pur con un angolo diagonale) l’impianto
generale della viabilità storica e dei lotti della
parte settentrionale del comune, l’Autostrada del
Sole incide più profondamente nel settore
meridionale del comune, segnando un confine
abbastanza netto tra le parti del territorio poste a
nord dell’arteria e quelle poste a sud,
praticamente isolate dal resto del comune. A ciò
si deve aggiungere il fatto che ai lati
dell’autostrada hanno trovato sistemazione
alcune attività industriali (in parte dismesse) che
non solo non si integrano o si mimetizzano nel
paesaggio rurale circostante, ma ne
costituiscono gravi interferenze.
Interferenza ancora maggiore è quella
portata dal tracciato ferroviario ad alta velocità
nella tratta Milano-Bologna, che – proprio nel
territorio di Campogalliano - abbandona
l’affiancamento a raso all’Autostrada del Sole
per distaccarsene verso nord con un tracciato in
gran parte su viadotto (per superare gli ostacoli
costituiti dall’Autostrada del Brennero e dalle
arginature del fiume Secchia). Questa
configurazione del tracciato taglia
completamente fuori dalla percezione visiva a
media distanza il grande apparato paesaggistico
costituito dalla vegetazione cresciuta sulle
sponde del fiume Secchia, prima pienamente
percepibile da ampie porzioni del territorio
meridionale del Comune.
Nel volgere dei prossimi 10-20 anni la
vegetazione già messa a dimora nelle fasce di
ambientazione della TAV soppianterà
probabilmente del tutto la percezione della
vegetazione spontanea del fiume Secchia,
nell’orizzonte visivo meridionale del capoluogo e
delle aree limitrofe. Il tracciato sopraelevato della
TAV compromette inoltre la percezione del
cambio di paesaggio perifluviale, che – nella
parte sud-orientale del territorio - passa
dall’alveo incassato alle opere di difesa idraulica
costituite dagli argini golenali.

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L’autostrada A22, il viadotto ferroviario TAV e il corso del fiume Secchia
Il viadotto ferroviario TAV ad est dell’autostrada A22

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3.6 Gli ambiti del territorio rurale
Nel territorio di Campogalliano gli ambiti del
territorio rurale identificati dalla legge regionale
24 marzo 2000, n. 20, cioè le aree di valore
naturale e ambientale, gli ambiti agricoli di rilievo
paesaggistico, gli ambiti ad alta vocazione
produttiva agricola, e gli ambiti agricoli
periurbani, 60 sono spesso tra loro intrecciati e
variamente sovrapposti.
Per rispettare le indicazioni regionali, nella
scelta dell’assegnazione di parti del territorio
rurale ad un ambito piuttosto, si è in generale
seguito questo criterio: sono stati in primo luogo
identificate le aree di valore naturale e
ambientale, che comprendono l’area protetta
delle Casse di espansione del fiume Secchia,
con il rispettivo invaso e alveo e le relative
golene, le zone umide, nonché l’area occupata
dai Laghi Curiel.
Successivamente sono stati identificati gli
ambiti agricoli di rilievo paesaggistico, che
essenzialmente comprendono le aree vincolate
dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio -
cioè una fascia di 150 per lato - relativamente ai
corsi d’acqua compresi nell’elenco delle acque
pubbliche (Fiume Secchia, Cavo Lama e Fossa
Marza); analogo trattamento è stato riservato ad
altri due corsi d’acqua ritenuti significativi
(Canale di Carpi e Canale di Calvetro). Si è
inoltre ritenuto di inserire in questa
classificazione una zona caratterizzata da una
grande qualità del paesaggio agrario, posta a
nord di via Ponte Alto e a est di via Nuova.
Un’altra vasta zona, posta tra i Laghi Curiel e il
margine sud dell’abitato di Campogalliano, è
stata inserita in questo ambito grazie alla
compresenza di valori geomorfologici (presenza
della scarpata di un terrazzo fluviale, e di un
dosso, anche se poco percepibile), storici
(presenza di alcuni mulini e di alcune ville e
annessi rurali di interesse storico architettonico),
paesaggistici (corte alberata di Casino Ricchi,
angoli visuali significativi dal centro abitato verso
il margine meridionale e viceversa).
Per alcune parti del territorio particolarmente
rilevanti sotto il profilo del rapporto tra paesaggio
urbano e paesaggio rurale (zona a nord della
zona produttiva, compresa fra il Canale di Carpi
e l’autostrada A22, zona posta a sud e a ovest
del nuovo ambito residenziale di via Zucchini,
zona compresa fra i borghi rurali di Carobbio e
Galleria e la zona produttiva di via Ferrari) si è
ritenuto di utilizzare la classificazione di ambiti
agricoli periurbani.
Tutto il resto del territorio agricolo, dove gli
aspetti naturali e paesaggisti, pur se presenti,
non sono preponderanti, è stato classificato
come ambiti ad alta vocazione produttiva
agricola; si consideri che – nel caso di
Campogalliano – questa non è una
classificazione di comodo, ma rispecchia
l’effettiva utilizzazione agricola, dove la presenza
di colture specializzate (vite e pera) è un
elemento caratterizzante del paesaggio.
3.6.1 Ambiti rurali e trasformazioni del
territorio
Da un punto di vista generale, con ampie
ripercussioni anche a livello paesaggistico, la
parte di territorio più complessa sotto il profilo
urbanistico è senza dubbio quella meridionale,
dove l’ampia compresenza di fattori naturali
(legati essenzialmente al fiume Secchia e al
reticolo idrografico minore), seminaturali con
ampia utilizzazione ludico-sportiva (Laghi Curiel),
infrastrutturali esistenti (pozzi acquedottistiici,
autostrade A1 e A22, linea ferroviaria ad alta
velocità) e progettati (bretella e nuovo raccordo
con A1, collegamento viario con la tangenziale di
Modena, collegamento ferroviario con lo scalo
merci di Marzaglia), e antropici (margini del
territorio urbanizzato, con relative espansioni sia
residenziali che produttive), richiede grandi
capacità nell’individuare la soluzione più
conveniente.
Nella parte settentrionale del territorio
comunale la situazione appare senza dubbio
meno complessa, ma si segnalano come fattori
potenzialmente significativi dal punto di vista
paesaggistico le zone di margine fra aree
produttive e territorio agricolo, e le possbili
interferenze tra usi antropici e siti archeologici
(soprattutto nella zona posta a nord del Cavo
Lama) sia visibili – come gli elementi della
centuriazione – che sepolti.

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 74

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio 75
Note
1 Adriano Agnati, Prefazione, in Il paesaggio italiano. Idee, contributi, immagini, Touring Editore, Milano, 2000, pag. 9.
2
Ulderico Bernardi, Il paesaggio e le culture locali, in Il paesaggio italiano. Idee, contributi, immagini, Touring Editore,
Milano, 2000, pag. 136.
3
Giuseppe Galasso, Il paesaggio disegnato dalla storia, in Il paesaggio italiano. Idee, contributi, immagini, Touring
Editore, Milano, 2000, pagg. 37-38.
4
Alberto Clementi, La rigenerazione dei paesaggi italiani, in Il paesaggio italiano. Idee, contributi, immagini, Touring
Editore, Milano, 2000, pagg. 215-216.
5
Roberto Vacca, Il paesaggio che ci sarà, in Il paesaggio italiano. Idee, contributi, immagini, Touring Editore, Milano,
2000, pag. 236.
6 Convenzione Europea del Paesaggio, art. 1. Firenze, 20 ottobre 2000.
7 idem, art. 2.
8 idem, art. 6, par. A.
9
Eugenio Turri, Il paesaggio tra persistenza e trasformazione, in Il paesaggio italiano. Idee, contributi, immagini,
Touring Editore, Milano, 2000, pag. 71.
10 Convenzione (op. cit.), art. 6, par. B.
11 idem, art. 6, par. C1a.
12 idem, art. 6, par. C1b.
13 idem, art. 6, par. D.
14 Lionella Scazzosi, Linee-guida per il progetto di paesaggio degli impianti eolici, in Gli impianti eolici: suggerimenti
per la progettazione e la valutazione paesaggistica, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Gangemi Editore,
Roma, 2006, pag. 14.
15 idem, pag. 14.
16 Anna Di Bene, Lionella Scazzosi (eds.), Gli impianti eolici: suggerimenti per la progettazione e la valutazione
paesaggistica, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Gangemi Editore, Roma, 2006, pagg. 20-24.
17 idem, pagg. 20-24.
18 idem, pag. 24.
19 Australian Wind Energy Association and Australian Council of National Trusts, 2005
20 Gli impianti eolici (op. cit.), pag. 24.
21 Mario Vianelli, Paesaggi dell’Emilia-Romagna, Edizioni Pendragon, Bologna, 1999, pagg. 22-23.
22 idem, pag. 23.
23 idem, pag. 27.
24 Emilio Sereni, Storia del paesaggio agrario italiano, Editori Laterza, Roma-Bari, 1984, pag. 31.
25 idem, pag. 31.
26 idem, pag. 32.
27 Lucio Gambi, Lo spazio ambientale del mondo contadino, in Cultura popolare nell’Emilia Romagna. Strutture rurali e
vita contadina, Amilcare Pizzi, Cinisello Balsamo, 1977, pag. 16.
28 Storia del paesaggio agrario italiano (op. cit.), pag. 53.
29 Paesaggi dell’Emilia-Romagna (op. cit.), pag. 30.
30 idem, pagg. 36-37.
31 idem, pagg. 36-37.
32 idem, pagg. 37-38.
33 Storia del paesaggio agrario italiano (op. cit.), pagg. 269-270.
34 idem, pag. 271.
35 Bullettino del Comizio agrario di Modena, VII, 1872, n. 1/4, p. 3.
36
Alberto Rinaldi, Alcune considerazioni sulla storia del paesaggio agrario emiliano, in Studi Storici n. 1, gennaiomarzo
1995, anno n. 36.
37 Bullettino del Comizio agrario di Modena, IV, 1869, n. 9/10, pp. 130-131.

Comune di Campogalliano PSC – QUADRO CONOSCITIVO – paesaggio e beni culturali 76
38 Alcune considerazioni … (op. cit.).
39 Paesaggi dell’Emilia-Romagna (op. cit.), pag. 43.
40 idem, pag. 48.
41 idem, pag. 51.
42 Storia del paesaggio agrario italiano (op. cit.), pag. 325.
43 Michele Smargiassi, Meglio mezzadro che operaio, la Repubblica, 25 agosto 2007.
44 idem.
45 idem, pag. 77.
46 idem, pag. 78.
47 idem, pag. 90.
48 idem, pag. 93.
49 idem, pag. 109.
50 Gian Luigi Benatti e Luciano Lugli, L’evoluzione ambientale a Campogalliano dal 1860 ad oggi, in Campogalliano –
dagli insediamenti preistorici all’età delle macchine, Comune di Campogalliano, Centro Culturale, 1996, pag. 107.
51 1860-1980. Campogalliano. (op. cit.), pag. 110.
52 L’evoluzione ambientale a Campogalliano … (op. cit.), pag. 107.
53 1860-1980. Campogalliano. (op. cit.), pag. 111.
54 idem, pag. 121.
55 L’evoluzione ambientale a Campogalliano … (op. cit.), pagg. 109-110.
56 idem, pagg. 112-113.
57 idem, pagg. 112-113.
58 Mario Di Fidio, Architettura del paesaggio, Pirola Editore, IV ed., Milano, 1993, pagg. 81-82; 92-94.
59 Ivano Leoni, PRG - Norme Tecniche di Attuazione, testo coordinato aggiornato con le Varianti Specifiche, 2005.
60 Allegato – Contenuti della pianificazione, artt. A-16, A-17, A-18, A-19, A-20.