IL MAGAZINE PER SAPER SCEGLIERE ... - Alì Supermercati
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La maschera ha sempre assunto un significato rituale: era<br />
lo spogliarsi della propria identità pubblica per seguire con<br />
più libertà i propri istinti, in uno strano miscuglio di verità e<br />
illusione. Una sorta di abito magico che donava un potere<br />
nuovo e insperato a chiunque l’indossasse. Chiunque si<br />
mascherasse aveva l’impressione di non avere più vincoli e<br />
legami con la sua vita di sempre.<br />
Storie e storielle<br />
Celebri sono rimasti a Venezia i carnevali molto allegri di<br />
Elena Priuli, moglie del potente procuratore Federico Venier,<br />
che appostata alla verandina del suo “casinetto” situato sul<br />
ponte dei Bareteri, in piena Merceria, osservava da quel<br />
punto privilegiato lo sfilare delle maschere. Appena notata<br />
una “preda” appetibile, la nobildonna infilava larva e tricorno,<br />
e nascosta dalla sua bautta (la tipica maschera veneziana<br />
conosciuta anche come “volto bianco”) scendeva a sedurre<br />
il prescelto, invitandolo di sopra e trascinandolo nella sua<br />
alcova al suono dei violini di alcuni musicisti nascosti in una<br />
stanzetta attigua da cui la melodia si diffondeva.<br />
La Priuli non temeva certo d’essere sorpresa da qualche visita<br />
improvvisa: stando davanti alla porta d’entrata, da un foro<br />
ancora esistente sul pavimento del salone, semplicemente<br />
sollevando una piastrella, si poteva facilmente riconoscere<br />
il molesto importuno. Secondo la leggenda il Casino Venier<br />
aveva un’uscita segreta proprio sotto il ponte.<br />
Non sempre però l’uso della Bautta garantì dei vantaggi,<br />
come emerge da un episodio del 1548 in cui, dopo aver<br />
partecipato a giostre e tornei in campo Santo Stefano, il<br />
Duca di Ferrandina si recò a Murano per una festa. Celato<br />
dietro la sua maschera, fece un invito troppo galante a una<br />
gentildonna locale, scatenando le ire di due nobili veneziani,<br />
tra cui Marco Giustinian. Ne nacque una rissa in cui il<br />
Giustinian ferì mortalmente alla testa il Duca, e quest’ultimo,<br />
per errore, sferrò una letale stoccata al proprio amico Fantino<br />
Diedo: morirono entrambi pochi giorni dopo.<br />
Si tenne in campo Santo Stefano, il 22 febbraio<br />
1802, l’ultima caccia dei tori di un carnevale<br />
veneziano. Era una sorta di corrida - ne avvenivano<br />
anche con gli orsi - che si teneva nel corso<br />
delle settimane finali, assieme alle più semplici<br />
“regatte” di carriole.<br />
MI VOGLIO BENE<br />
la storia dietro la maschera