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Guerra di liberazione - Fondazione Cassa di Risparmio di Fano

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HANNO AMMAZZATO DUE RAGAZZI<br />

Benché pieno <strong>di</strong> <strong>di</strong>fetti e <strong>di</strong> omissioni anche gravi (certi vuoti per fortuna<br />

sono stati colmati dalle pagine <strong>di</strong> Gastone Mazzanti “Dalle vie del<br />

cielo a quelle della città”) è sempre interessante leggere qualche pagina<br />

<strong>di</strong> cronaca fanese della seconda guerra mon<strong>di</strong>ale nel libro <strong>di</strong><br />

Giuseppe Perugini, oggi introvabile.<br />

A pag. 73 del Perugini si legge: “oggi 23 settembre (del 1943 n.d.r.) si<br />

ha a <strong>Fano</strong> il primo fatto <strong>di</strong> sangue. Un soldato tedesco <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a alla<br />

caserma Sant’Agostino (in effetti, si trattava <strong>di</strong> un accantonamento<br />

ricavato dall’Esercito Italiano in un’ala del seminario vescovile, n.d.r.)<br />

è alle prese con dei ragazzi che non vogliono tenersi lontani dalla sentinella;<br />

la guar<strong>di</strong>a tedesca minaccia <strong>di</strong> sparare, poi spara con lo scopo<br />

<strong>di</strong> spaventare e allontanare i ragazzi, che continuano a far ressa sulla<br />

porta della caserma”.<br />

In seguito il Perugini, che non era fra i testimoni oculari della trage<strong>di</strong>a,<br />

freddamente e un po’ <strong>di</strong>strattamente aggiunge: “Com’è, come non è,<br />

forse l’intenzione del soldato era <strong>di</strong> sparare in alto, ma i colpi sono partiti<br />

in anticipo ed hanno colpito tre ragazzi, due dei quali mortalmente:<br />

Renata Marconi <strong>di</strong> anni 14 e Temistocle Paolini <strong>di</strong> anni 8”. Qui finisce<br />

l’asciutta narrazione del Perugini sulla occupazione tedesca della<br />

“Sant’Agostino”. La sua annotazione ha solo un carattere burocratico;<br />

ma il fatto, a ben pensarci, ha un valore emblematico ben <strong>di</strong>verso. I due<br />

ragazzi poco dopo morirono tra la <strong>di</strong>sperazione attonita dei parenti e<br />

degli amici. La città, come già il Perugini, non si scosse più <strong>di</strong> tanto.<br />

La guerra aveva indurito gli animi, la paura li aveva crocifissi; non ci<br />

furono né atti <strong>di</strong> ribellione contro gli occupanti tedeschi né proteste<br />

clamorose. I due ragazzi, innocenti, erano andati verso la caserma <strong>di</strong><br />

Sant’Agostino <strong>di</strong>etro l’esempio degli adulti che in quei giorni tumultuosi<br />

del settembre 1943 avevano fatto man bassa <strong>di</strong> quanto avevano<br />

trovato nella caserma più importante della città; vogliamo <strong>di</strong>re la caserma<br />

“Paolini” dalla quale, però, non fu sottratto nemmeno un fucile.<br />

Quei due poveri ragazzi erano davanti alla caserma <strong>di</strong> Sant’Agostino<br />

sperando <strong>di</strong> trovare un po’ <strong>di</strong> cibo o qualcos’altro che fosse <strong>di</strong> sollievo<br />

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