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Guerra di liberazione - Fondazione Cassa di Risparmio di Fano

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LA PACE FRA GLI UOMINI: NE SONO CAPACI?<br />

La prima bomba atomica fu lanciata il 6 agosto 1945 sulla città giapponese<br />

<strong>di</strong> Hiroshima: quella data è ricordata da pochi. Allora molti<br />

plau<strong>di</strong>rono perché la bomba atomica praticamente poneva fine alla<br />

sanguinosa seconda guerra mon<strong>di</strong>ale. Ricordo che solo “L’Osservatore<br />

Romano” prese le dovute <strong>di</strong>stanze da quell’orribile or<strong>di</strong>gno.<br />

Erano le otto e un quarto del mattino e le sirene dell’allarme nemmeno<br />

suonarono poiché solo due aerei statunitensi volavano sopra la città<br />

<strong>di</strong> Hiroshima abituata a vedere sul proprio cielo grossi stormi <strong>di</strong> velivoli.<br />

Poi qualcosa si staccò da uno degli aerei e giunto a qualche centinaia<br />

<strong>di</strong> metri dal suolo scoppiò e come un lampo abbagliante investì<br />

la città. Era entrata nella storia la bomba atomica: un nuovo potente<br />

strumento <strong>di</strong> morte si trovava nelle mani dell’uomo.<br />

Morirono all’istante 71.000 persone; le case presero fuoco; verso le<br />

quattro del pomeriggio l’ evaporazione prodotta dal gigantesco incen<strong>di</strong>o<br />

si trasformò in torrenziale pioggia. Una moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> urlanti<br />

ustionati aveva cercato illusorio rime<strong>di</strong>o gettandosi nell’acqua dei<br />

canali. Solo allora arrivarono i primi soccorsi: erano i gesuiti (ma chi<br />

lo sa?) che abitavano in una vicina collina; tra essi c’era padre Pedro<br />

Arrupe, destinato a <strong>di</strong>ventare Generale della Compagnia <strong>di</strong> Gesù. Di<br />

loro parlò poi con ammirazione la relazione ufficiale giapponese.<br />

Mi sembra opportuno aggiungere quanto sul quel tragico avvenimento<br />

scrisse Valerio Volpini attingendo da Robert Jungk che aveva avuto un<br />

colloquio con uno dei pochi superstiti <strong>di</strong> quel tragico sei agosto. Si<br />

chiamava Kazuo e quando scoppiò la bomba aveva quattor<strong>di</strong>ci anni.<br />

Quel ragazzo nove giorni dopo lo scoppio e la scomparsa <strong>di</strong> Hiroshima<br />

gridando come un pazzo “tutti gli uomini sono degli imbecilli (Otona<br />

, Wa Bo-ka)” fece a pezzi ciò che aveva <strong>di</strong> più caro: il suo libro <strong>di</strong> lettura.<br />

Dopo quello che aveva visto a che serviva pensare e sapere?<br />

La scena, evocata da Volpini ha valore anche per noi che pre<strong>di</strong>chiamo<br />

la pace fra gli uomini; ma essi ne sono capaci?<br />

2007<br />

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