Guerra di liberazione - Fondazione Cassa di Risparmio di Fano
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QUANDO LA RESISTENZA ERA GIÀ CONCLUSA<br />
Recentemente, a proposito dei fatti avvenuti in Italia nel 1945, ha fatto<br />
molto <strong>di</strong>scutere “Il sangue dei vinti”, il libro <strong>di</strong> Giampaolo Pansa,<br />
uomo non <strong>di</strong> destra, in cui si parla sia delle violenze sia <strong>di</strong> certe sommarie<br />
esecuzioni toccate ai fascisti repubblicani dopo il 25 aprile.<br />
Presentando a Roma il libro <strong>di</strong> Pansa, il giornalista e storico Paolo<br />
Mieli ha opportunamente ricordato che dopo quel 25 aprile, sia subito<br />
sia per parecchio altro tempo, venne anche versato il sangue dei “vincitori”.<br />
Infatti trovò la morte non solo qualcuno che non aveva niente<br />
a che fare con le nefandezze nazifasciste, ma che ad<strong>di</strong>rittura aveva<br />
preso parte alla Resistenza e dopo la <strong>liberazione</strong> si era posto su posizioni<br />
democratiche, ovviamente antitotalitarie. In particolare è stato<br />
detto che “è davvero incre<strong>di</strong>bile” il numero dei preti fatti fuori in quegli<br />
anni. Costoro, dei quali fino ad oggi s’è parlato poco o anche per<br />
nulla come in gran parte dei libri scolastici <strong>di</strong> storia, caddero per mano<br />
<strong>di</strong> comunisti, o <strong>di</strong> “rossi” in generale, per i quali la Resistenza non si<br />
era conclusa e forse pensavano che ad<strong>di</strong>rittura fosse stata tra<strong>di</strong>ta. Così<br />
continuarono a fare la loro guerra che non era più <strong>di</strong> <strong>liberazione</strong> dai<br />
nazifascisti ma (quando non era mossa da privata vendetta scambiata<br />
per giustizia) era solo guerra <strong>di</strong> classe per affermare la <strong>di</strong>ttatura del<br />
proletariato. È questa una storia che non è passata nella memoria collettiva<br />
perché qualcuno ha avuto interesse a metterla a tacere, ma che<br />
deve essere integralmente conosciuta, perché questa è la tesi <strong>di</strong> Mieli<br />
che noi con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo, non si può far finta che non sia accaduto ciò che<br />
invece è purtroppo accaduto.<br />
I più noti dei morti innocenti sono don Pessina, ucciso il 16 giugno<br />
1946 e il sindacalista cattolico (<strong>di</strong> cui è in corso la causa <strong>di</strong> beatificazione)<br />
Giovanni Fanin ammazzato il 4 novembre 1948. Si potrebbero<br />
fare molti altri nomi <strong>di</strong> coloro che soprattutto in Emilia-Romagna caddero<br />
nel famigerato “triangolo rosso”, che aveva uno dei suoi vertici a<br />
Reggio Emilia ed è stato considerato da molti, cre<strong>di</strong>amo giustamente,<br />
come ra<strong>di</strong>ce delle Brigate rosse vecchie e nuove.<br />
È questa una storia che non è passata nella memoria collettiva perché<br />
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