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Guerra di liberazione - Fondazione Cassa di Risparmio di Fano

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IL GIORNO DELLA LIBERAZIONE<br />

Di quella fine d’agosto <strong>di</strong> mezzo secolo fa rivedo tutto, come se fosse<br />

ieri. La città vuota, molte serrande dei negozi sfondate, case sventrate<br />

ai due angoli <strong>di</strong> piazza XX Settembre col Corso, altre sventrate dal<br />

crollo <strong>di</strong> sette campanili e del Maschio della fortezza malatestiana<br />

demoliti a mine; in tutto il Comune i genieri tedeschi avevano fatto saltare<br />

i ponti in muratura, <strong>di</strong> ferro, <strong>di</strong> legno gran<strong>di</strong> e piccoli. La centrale<br />

della Liscia era un mucchio <strong>di</strong> rovine, i moli irriconoscibili, i pescherecci<br />

affondati, la lanterna fatta saltare.<br />

A tutto ciò bisogna aggiungere i danni precedentemente causati dai<br />

bombardamenti alleati con la <strong>di</strong>struzione delle chiese <strong>di</strong> S. Agostino,<br />

Santa Croce, S. Francesco <strong>di</strong> Paola, S. Cristoforo (la vecchia chiesa in<br />

via Petrucci), dell’Istituto Tecnico commerciale, <strong>di</strong> Palazzo Zavarise e<br />

<strong>di</strong> parte del Gabuccini ecc.<br />

Sembravano una beffa quelle scritte “Vincere e vinceremo”, “Molti<br />

nemici molto onore” ancora balbettanti dai muri in cui erano state<br />

<strong>di</strong>pinte dai fascisti; “Dio stramale<strong>di</strong>ca gli inglesi” aveva tuonato per<br />

anni la ra<strong>di</strong>o del regime: e adesso, per uno <strong>di</strong> quei duri rovesciamenti<br />

<strong>di</strong> aspettative imposti dalla storia (cioé dagli uomini e, in questo caso,<br />

dalla loro capacità <strong>di</strong> guardare in faccia la realtà), il popolo aspettava<br />

come liberatori proprio gli “stramaledetti” <strong>di</strong> ieri.<br />

Nell’ultima settimana del “passaggio del fronte” gli alleati avevano<br />

infittito i bombardamenti <strong>di</strong> artiglieria: dalle colline sulla destra del<br />

Metauro si scaricò una pioggia <strong>di</strong> granate nella zona <strong>di</strong> Saltara e<br />

Cartoceto, qualche colpo toccò l’Eremo <strong>di</strong> Montegiove. Era “l’ultimo<br />

assaggio” contro le postazioni tedesche (poche in realtà) prima che<br />

polacchi e canadesi varcassero il Metauro: i primi a Madonna del<br />

Ponte, Ferriano, Falcineto, i secon<strong>di</strong> nella zona <strong>di</strong> Montemaggiore-<br />

Calcinelli.<br />

Ci furono scontri con morti e feriti fra i combattenti e, purtroppo anche<br />

fra i civili, ma non fu combattuta una vera e propria battaglia; ci fu una<br />

grande manovra <strong>di</strong> avvicinamento alla linea<br />

gotica che si snodava al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> Pesaro e <strong>di</strong> Urbino. Non voglio <strong>di</strong>re<br />

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