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Fiamma Cremisi - Associazione Nazionale Bersaglieri

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Apparve allora che il vero e inconfutabile autore delle due<br />

leggendarie scritte era Ignazio Pisciotta, nato a Matera nel<br />

1881; diplomato in magistero, aveva studiato scultura a Firenze,<br />

dove aveva aperto un suo primo studio d'arte, assumendo<br />

lo pseudonimo di Aldo Cadige. Il Sernagiotto in<br />

quell’articolo sosteneva che… nella battaglia della Sirte<br />

del 1911, alla testa dei suoi uomini il Tenente Pisciotta del<br />

5° <strong>Bersaglieri</strong> mentre stava caricando il nemico, era stato<br />

raggiunto da una raffica di fucileria che lo aveva colpito in<br />

sette punti diversi. Fu lasciato in terra per morto, ma alla<br />

sera, raccolto il corpo esamine su un’autoambulanza, fu<br />

portato in un ospedaletto da campo ove riprese conoscenza<br />

ed in breve trasportato all’Ospedale Militare di Catania.<br />

Passarono altri mesi, dopo di che il Pisciotta fu mandato<br />

all’Istituto Rizzoli di Bologna per vedere se quei famosi<br />

medici potevano riallacciare il nervo del braccio destro,<br />

troncato da una pallottola e ridargli l’uso della rattrappita<br />

mano destra.<br />

Il Pisciotta nel frattempo si era addestrato a scrivere con la<br />

sinistra ed anche a modellare, talché aveva aperto un suo<br />

studio a Bologna e conosciuto il Sernagiotto di Casavecchia,<br />

aveva stretto con lui una salda amicizia. Ignazio Pisciotta<br />

era decorato di due Medaglie d'Argento e di una<br />

Croce di Guerra al V.M. ed aveva ottenuto la promozione<br />

a Capitano. Dopo Caporetto aveva chiesto di essere riassunto<br />

in servizio. E qui comincia la vera storia delle famose<br />

scritte sul muro di Fagaré del Piave.<br />

Poiché la sua domanda era sta respinta, il Pisciotta si presentò<br />

al fronte dicendo che si offriva come ufficiale di collegamento.<br />

La sua richiesta fu accolta e durante il periodo<br />

che preannunciava la prima battaglia del Piave, legatosi al<br />

polso destro un pentolino di vernice nera, aveva scritto i<br />

due motti servendosi della mano sinistra. Successivamente<br />

fu nuovamente decorato al Valor Militare e promosso<br />

Maggiore sul campo. Il Sernagiotto così prosegue: "Al<br />

fronte ci trovammo in linea e restammo sempre in ottimi<br />

rapporti. Il 9 agosto 1918 mi trovavo a Bologna, allorché<br />

ebbi una visita del Pisciotta. Egli scrisse su un Album che<br />

conservo, il motto «Tutti eroi. O il Piave, o tutti accoppati».<br />

Così prosegue la narrazione del Sernagiotto: “Ignazio<br />

Pisciotta non volle mai che si sapesse che egli era autore<br />

dei due motti. Si tratta di un vero eroe, esemplare per la<br />

sua grande modestia - e prosegue - al cospetto delle asserzioni<br />

dell'ex geniere ricoverato nell'ospizio di Genova si ha<br />

oggi la testimonianza fornita da due ex Ufficiali che recano<br />

nelle carni la prova del contributo di sangue offerto all'Italia<br />

e sul petto i segni del loro valore. Non sembra facile<br />

poter cancellare questa testimonianza, che viene da uomini<br />

i quali hanno visto in carne ed ossa l'eroe materano, anzi il<br />

«civis materanus » come il Pisciotta stesso si definì nella<br />

scritta scolpita nel basamento del suo autoritratto esistente<br />

in Roma”.<br />

Da un articolo di Dante Pariset a cura di Alter<br />

VoCI della steppa<br />

di Carlo Balestra e Italo Riera<br />

Scritto in occasione del 70°<br />

anniversario della battaglia<br />

di Nikolajewka.<br />

Qualche protagonista delle vicende<br />

narrate nel libro tuttora vivente<br />

solo dopo molte sollecitazioni da<br />

parte di familiari si è deciso a render<br />

noto il suo vissuto rendendo<br />

così pubbliche attraverso le pagine<br />

di questo libro esperienze e<br />

drammi rimasti per settanta anni noti solo a se stesso, anche<br />

questo uno dei motivi per cui al libro di cui stiamo parlando<br />

gli autori hanno voluto e saputo dare un'impronta<br />

che mettesse in risalto più che l'aspetto puramente militare<br />

quello umano relativo alla Campagna di Russia.<br />

Gli autori hanno voluto sottolineare il rapporto che si era<br />

venuto a instaurare tra i militari italiani e la popolazione<br />

Russa ma anche con combattenti dell'Armata Rossa che<br />

pur trovandosi davanti ai componenti di un esercito invasore<br />

forse si erano resi conto che questi stavano combattendo<br />

una guerra nella quale non si riconoscevano, ma da militari<br />

non potevano esimersi dal fare il loro dovere anche se<br />

ciò comportava grandi sacrifici e nella maggioranza dei casi<br />

la perdita della vita.<br />

Molto toccante per noi <strong>Bersaglieri</strong> il racconto tratto dagli<br />

scritti dell'allora capitano Ugo Morini comandante della<br />

216 a compagnia controcarri del 7° Rgt. <strong>Bersaglieri</strong> ai quali<br />

fu comandato di consegnare fez, piumetto e ogni segno<br />

che identificasse quei militari come <strong>Bersaglieri</strong> in quanto<br />

sarebbero diventati Alpini. Viste le comprensibili rimostranze<br />

di quei militari che nati <strong>Bersaglieri</strong> non volevano staccarsi<br />

dall'amato piumetto fu loro concesso di portare un piccolo<br />

fez cucito sulla tasca della divisa e le fiamme cremisi cucite<br />

sul rovescio del bavero che avrebbero potuto girare<br />

quando si trovavano nelle retrovie dove avrebbero potuto<br />

pure indossare il fez che era stato loro concesso di tenere<br />

nello zaino. Così nacque la compagnia BersAlpini; pochi di<br />

loro tornarono e lo stesso Capitano Morini fece ritorno a<br />

casa solo dopo qualche anno dalla fine della guerra essendo<br />

stato internato in un campo di prigionia in Siberia ed<br />

avere sopportato inenarrabili sofferenze.<br />

edizioni DBS € 20,00 + spese di spedizione<br />

Il libro può essere acquistato presso la Sezione ANA Feltre<br />

Tel. 0439/80992 mail feltre@ana.it<br />

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