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Il Ginepro - Andolfo Bonsai Studio

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<strong>Il</strong> <strong>Ginepro</strong> fa parte della grande famiglia delle Conifere, e nello specifico alla<br />

famiglia delle Cupressacee e comprende più di 60 specie in una vario campionario di<br />

forme, colori e portamento.<br />

Spesso questa essenza viene confusa con il Cipresso (Cupressus sempervirens) per la<br />

vegetazione molto simile, ma estremamente diverso nel portamento, che per la<br />

maggior parte dei casi nel <strong>Ginepro</strong> è globoso o strisciante anziché colonnare e dai<br />

frutti (galbulo) che si presentano carnosi e con colori brillanti e spesso utilizzati per<br />

aromatizzare bevande alcoliche. Questi elementi permettono anche di riconoscere le<br />

diverse specie di Ginepri esistenti, che differiscono per il colore dei galbuli (carnose<br />

bacche di forma tondeggiante), per tipo e colore della vegetazione e per il portamento<br />

del tronco e della vegetazione.<br />

<strong>Il</strong> portamento in natura del<br />

<strong>Ginepro</strong> varia dall'altitudine e dal clima in cui cresce: sulle coste<br />

Mediterranee, in cui generalmente è a portamento arbustivo, (G.<br />

Phoenicea, G. Oxicedrus, G.Ox. Macrocarpa), si presenta spesso<br />

spazzato dai venti che fendo le coste e presenta parti del tronco<br />

ripulite dalla corteccia e sbiancate dall'acqua salmastra e dal sole;<br />

in collina o bassa montagna tappezza ampie zone con una<br />

vegetazione cupa e fitta (G.Comune compressa) o si eleva a<br />

piccoli alberelli conici dalla vegetazione pungente; tra i 1500 e i<br />

2000 metri<br />

abbarbicato alle rocce<br />

o sospeso dai pendii<br />

(G.Sabina, G.Comunis<br />

depressa) lo si trova<br />

impavido a combattere contro le più estreme forze dalla natura, con la<br />

vegetazione diradata su un'intreccio tortuoso di tronchi.<br />

Dalla distillazione delle bacche di <strong>Ginepro</strong> unite alla fermentazione di segale<br />

ed altri cereali si ottiene il Gin, di cui i Paesi Bassi sono i maggiori<br />

produttori. Sin dall'antichità sono state attribuite, ai frutti del ginepro,<br />

proprietà digestive oltre che diuretiche e lassative, per questa ragione molti<br />

digestivi o liquori d'erbe ne contengono le bacche in fermentazione. Oltre<br />

che per le loro qualità curative, alcuni olii, come quello estratto dal ginepro<br />

Virginiana, risultano invece velenosi.<br />

<strong>Il</strong> <strong>Ginepro</strong> rappresenta anche l'essenza maggiormente utilizzata nella realizzazione di giardini,come quello estratto dal<br />

ginepro Virginiana, risultano invece velenosi. specialmente nelle forme coniche e striscianti con i quali i coltivatori<br />

hanno relizzato in vivaio dei cultivar dal fogliame multicromatico con caratteristiche di adattabilità alle diverse esigenze<br />

paesaggistiche. (J. Comunis Compressa , J. Comunis Repanda, J.Comunis Hibernica, J.Comunis Minima, j.Conferta,<br />

J.Squamata "BlueStar", J.Horizontalis "BlueChip", J.Orizontalis "Prince of Walls, J.Orizontalis "Yungstown,<br />

J.Chinensis "Blaauw", J.Chinensis "Gold Coast" J.Chinensis "Pfitzerana", J.Chinensis Procumbens, J.Sabina<br />

Tariscifolia", J.Virginiana).<br />

<strong>Il</strong> <strong>Ginepro</strong>, è tra le conifere, l'essenza che più si adatta alla trasformazione in bonsai, sia per la minuta vegetazione, che<br />

permette di realizzare volumi di chioma notevolmente compatti e proporzionati alla dimensione ridotta dei bonsai, che<br />

per la duttilità del suo legno all'applicazione delle tecniche di torsione.<br />

Ginepri a scaglie<br />

I Ginepri, in base al tipo di vegetazione possono essere divisi in due grandi gruppi: Ginepri ad aghi con foglie<br />

aghiformi, verticillate e più o meno pungenti e Ginepri a scaglie con foglie squamiformi, embricate (parzialmente<br />

infilate una dentro l'altra come tegole di un tetto), e non pungenti, entrambi apprezzate nell'arte bonsai, purché la<br />

chioma della pianta sia omogeneamente composta da un unico tipo di vegetazione. Può capitare infatti, che una volta<br />

stimolato ad emettere nuovi germogli o a superare una crisi da lavorazione, un <strong>Ginepro</strong> a scaglie emetta vegetazione<br />

giovanile aciculata, cioè più simile a quella pungente. Questo problema può essere corretto durante il periodo delle<br />

cimature intervenendo unicamente sulle chiome più matura e non su quella giovanile che, con il tempo, si trasformerà in<br />

morbida vegetazione a scaglie.<br />

I Ginepri a scaglie più usati in campo bonsaistico sono il Sabina (Juniperus Sabina ) prende il suo nome dalle<br />

popolazioni che abitavano l'antico Lazio (Sabini), solitamente cresce a portamento arbustivo sulle cime tra i 1500 e<br />

2000 metri , sia delle Alpi (Piemonte, Trentino) che degli Appennini (Liguria, GranSasso, Maiella) presente anche in


alcune catene montuose dell'Europa Centrale , della Spagna e della Francia; Virginiana (Juniperus Virginiana) di<br />

origine Nord Americana, in natura può raggiungere i 30 metri di altezza a portamento piramidale ma non supera i 15<br />

metri in Europa, dove è stato introdotto attorno al 1650 e coltivato per il suo legno (Europa centro meridionale)<br />

facilmente lavorabile dal quale si ricavano matite e come pianta ornamentale; Californiano (Juniperus Californica ) non<br />

molto conosciuto ed utilizzato in Europa , questo tipo di <strong>Ginepro</strong> cresce spontaneo sugli altipiani Californiani<br />

avvilupato in sculture naturali con grossi tronchi ricchi di legno morto e carnosa vegetazione verde brillante; Shimpaku<br />

(Juniperus chinansis var.Sargenti) autoctono del Giappone dove viene coltivato come albero ornamentale che può<br />

raggiungere i 18 metri di altezza, rappresenta per i bonsaisti di tutto il mondo, una tra le varietà più apprezzate per la<br />

compattezza ed il colore della sua vegetazione e da non confondere con alcuni cultivar europei, la cui coltivazione risale<br />

a circa 200 anni fa; il Sonare (Juniperus Chinensis var.Procubens) essenza tipica delle coste giapponesi, questa varietà<br />

di Chinensis ha il legno più flessibile rispetto allo Shinpaku, che permette un posizionamento più agevole anche della<br />

ramificazione matura. La vegetazione è di tipo aciculata ma morbida, che si trasforma in scaglie solo a maturità<br />

avanzata.<br />

Rinvaso e substrati<br />

L'espianto in natura dei ginepri risulta alquanto difficile data la natura strisciante delle radici che si incuneano tra le<br />

rocce o serpeggiano nei terreni sabbiosi, pertanto durante la zollatura si perdono una notevole quantità di radichette fini<br />

e utili alla sopravvivenza della pianta.<br />

Questa è una operazione che non consiglio ai giovani bonsaisti ma a persone esperte che conoscono le tecniche di<br />

attecchimento e le migliori condizione ambientali per una rapida ripresa dell'apparato radicale una volta collocata la<br />

pianta in vaso (avendo,comunque, tutti i permessi necessari per poter effettuare il prelevamento). Molte volte ci<br />

troveremo a dover ridurre drasticamente una apparato radicale di un ginepro coltivato in mastelli da vivaio eliminando<br />

una gran quantità di radici attorcigliate nel vaso.<br />

Questo costituisce il classico tipo di rinvaso di formazione. I componenti del substrato da utilizzare in questi casi<br />

devono permettere una buona ossigenazione delle nuove radici, mantenere sempre una discreta umidità, non trattenere<br />

l'acqua in eccesso ed avere un Ph tendenzialmente alcalino. I materiali da preferire nella composizione del substrato<br />

saranno ghiaia fine o sabbia grossolana, pomice ed akadama a grossa granulometria, da evitare la torba o altri terricci di<br />

natura acida.<br />

Di buona norma è sempre bene collocare sul fondo del vaso un buon drenaggio unito a carbone di legna, che aiuterà a<br />

stabilizzare il Ph del terreno che potrebbe alterarsi con le future bagnature e concimazioni. Prevedere un saldo<br />

ancoraggio ai fori di drenaggio del vaso che eviterà la rottura dei giovani capillari in caso di spostamenti della pianta in<br />

fase di radicazione.<br />

Nei casi invece in cui il rinvaso sia di contenimento o riduzione di un pane radicale già formato, cioè ricco di radichette<br />

cresciute vicino al tronco, dovremo solo eliminare le radici più grosse e legnose, facendo attenzione a salvaguardare una<br />

buona quantità di radichette e, nel caso di ginepri con grossi shari, garantire un sufficiente afflusso ai canali linfatici ben<br />

visibili sul tronco. In caso di esemplare maturi la granulometria diminuirà e la quantità di terriccio a macro porosità<br />

(akadama, pomice) sarà maggiore rispetto a quello drenante (ghiaia, lapillo vulcanico).<br />

È bene non rinvasare un <strong>Ginepro</strong> completamente in dormienza ma aspettare i primi segnali di ripresa vegetativa, da<br />

preferire perciò i periodi di marzo/aprile e settembre/ottobre in relazione al luogo di coltivazione .Dopo un rinvaso,<br />

specialmente se drastico, è preferibile proteggete l'apparato radicale da gelate, pioggia e lunghi periodi al sole e aiutarlo<br />

con la somministrazione di fitostimolanti a base di Vitamina B1 evitando le concimazioni per tutto il periodo vegetativo<br />

in corso.<br />

Per il <strong>Ginepro</strong>, così come per tutte le conifere, è preferibile usare vasi in gress non smaltati, per questioni puramente<br />

estetiche mentre la forma e le dimensioni del contenitore dovranno sposarsi con lo stile e le dimensioni della pianta.<br />

Prevenzione e cura delle malattie<br />

Durante il periodo primaverile-estivo la maggior parte dei Ginepri è soggetta all'aggressione da parte della cocciniglia,<br />

che può facilmente essere debellata con l'utilizzo di antiparassitari a base di olii minerali atti ad asfissiarla nell'arco di<br />

24 ore. Se miscelati ad afidicidi od insetticidi generici può contestualmente essere messa in atto un'azione preventiva.<br />

Durante il periodo caldo e secco e bene tenere sotto controllo l'eventuale comparsa di acari, che vanno tempestivamente<br />

trattati con prodotti specifici. La mancanza di luce, l'insufficiente ricambio d'aria o un ambiente estremamente umido<br />

possonofavorire la comparsa di crittogame che attaccano sia l'apparato radicale (specialmente se non sufficientemente<br />

drenante) che quello fogliare, in questi casi bisogna irrorare uniformemente sia chioma che radici con anticrittogamico<br />

sistemico, isolare la pianta e porla in posizione possibilmente più soleggiata ed areata.


Applicazione del filo e torsioni e tecniche particolari<br />

Rametto da sfoltire (1) prima dell'applicazione del filo:<br />

questa operazione faciliterà il passaggio del filo e permetterà di definire maggiormente le forme (2).<br />

Durante il posizionamento tutta la vegetazione deve essere ben distribuita e raddrizzata nella parte apicale verso l'alto per<br />

creare il volume del palchetto e crescere vigorosa verso la luce<br />

I Ginepri, specialmente quelli a scaglie, rispondono molto bene all'applicazione del filo e alle torsioni, purché queste<br />

operazioni vengano effettuate nei periodi in cui l'attività linfatica risulta più modesta e siano prese alcune precauzioni.<br />

Per impegnative torsioni del tronco o della ramificazione primaria, di considerevole dimensione, è preferibile<br />

proteggere la corteccia con rafia o nastro agglomerante in gomma preceduto da uno strato di separazione in carta o<br />

tessuto. La porzione soggetta alla torsione dovrà essere tenuta umida per alcuni giorni durante i quali aumenteremo la<br />

nebulizzazione della chioma e ridurremo le annaffiature. In caso di eccessiva resistenza del legno alla torsione è<br />

preferibile effettuare delle incisioni longitudinali al tronco, lesionando così una<br />

minima parte di vasi linfatici anziché rischiare fratture perpendicolari che potrebbero<br />

mettere a rischio la sopravvivenza del ramo o addirittura della pianta stessa.<br />

Un'altra tecnica utilizzata per diminuire la resistenza alla torsione, consiste nel ridurre<br />

la quantità di legno interno alla zona soggetta alla piega, facendo ben attenzione a non<br />

danneggiare la parte di cambio e vasi linfatici più esterni che garantiscono l'afflusso<br />

linfatico alla vegetazione.<br />

Per quanto riguarda la legatura mirata alla ristrutturazione della forme della chioma,<br />

riguardante i rametti più sottili, potremo intervenire in qualsiasi periodo dell'anno<br />

purché la pianta si presenti vigorosa e venga opportunamente protetta dopo la<br />

lavorazione. Questo tipo di lavorazione permetterà di direzionare tutti i germogli verso<br />

l'alto e disporli in modo ordinato in modo da formare dei volumi di vegetazione a<br />

forma di nuvoletta. Prima di effettuare questo tipo di lavorazione è consigliabile<br />

spazzolare la corteccia con una spazzola a setole dure o in ottone, facendo attenzione a<br />

non danneggiare i vasi linfatici, fermandosi cioè quando questa apparirà di color rosso<br />

intenso.<br />

Questa operazione tende a esaltare il contrasto cromatico tra la corteccia e le zone di<br />

legno morto , opportunamente trattato, per assumere a sua volta un colore bianco perlaceo.<br />

Grande importanza di natura estetica, sui ginepri, ricoprono le parti di legno morto, che costituiscono nella maggior<br />

parte dei casi il punto di interesse visivo predominante. La realizzazione e la definizione di queste parti, dovrà essere<br />

effettuata prendendo come esempio i tronchi e i rami maltrattati dagli agenti atmosferici sia sui pendii delle coste che<br />

sulle cime delle montagne. L'intervento di creazione può essere realizzato sia con attrezzi manuali (coltelli, sgorbie,<br />

pinze, spazzole) che elettrici (frese, smerigliatrici, trapani, questi ultimi accellerano lo sgrossamento e l'asportazione di<br />

grasse quantità di legno, mentre per una più accurata rifinitura con aspetto naturale è consigliabile l'utilizzo delle<br />

tecniche manuali. Le parti scolpite dovranno essere protette contro il precoce invecchiamento e marciscenza con una<br />

soluzione di solfato di calcio.<br />

L'infittimento della chioma dipenderà principalmente da quattro fattori: l'esposizione, che nel periodo vegetativo dovrà<br />

essere più soleggiata possibile; l'annaffiatura, che non dovrà mai essere eccessiva ma garantire il normale sostentamento<br />

della pianta; la concimazione abbondante durante il periodo vegetativo, possibilmente di tipo organico; e la pinzatura


dei nuovi germogli durante tutto il periodo vegetativo, asportando con la punta delle dita i germogli apicali più<br />

esuberanti.<br />

Per infittire la vegetazione del ginepro pizzicare con le dita la pnta dei germogli quando hanno ancora un colore più chiaro rispetto al resto della<br />

chioma, durante tutta la stagione vegetativa.

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