16.06.2013 Views

Patriarca - Napoli Bonsai Club

Patriarca - Napoli Bonsai Club

Patriarca - Napoli Bonsai Club

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

fLa aggio<br />

storia del<br />

<strong>Patriarca</strong> I parte<br />

di Armando Dal Col<br />

La storia di questo faggio ebbe inizio nel 1970<br />

quando lo vidi piuttosto sofferente fra le rocce; il mio<br />

pensiero fu quello di “soccorrerlo”, cercando di rinvigorirlo<br />

sul posto praticando una consistente potatura sulla<br />

parte aerea della pianta, tagliando nel contempo dei rovi<br />

e rami di altri arbusti vicini per procurargli luce e una<br />

maggiore ventilazione. Lo seguiremo anno dopo anno<br />

attraverso le numerose immagini che lo hanno visto protagonista<br />

salendo ai vertici mondiali.<br />

Questo è il famoso Faggio<br />

“<strong>Patriarca</strong>”, pluripremiato<br />

in Giappone dalla Nippon<br />

<strong>Bonsai</strong> Association<br />

(NBA), pubblicato la prima volta nella<br />

rivista ufficiale giapponese “BONSAI<br />

SHUNJU” nel 1982 insieme all’autore,<br />

spiegandone la breve storia.<br />

Era stato ripresentato nella<br />

nuova veste nel 1986 in Giappone<br />

all’ “INTERNATIONAL BONSAI AND<br />

SUISEKI EXIBITION” che annualmente<br />

la N B A organizza, classificatosi al<br />

Primo posto fra tutti i concorrenti internazionali<br />

che avevano partecipato<br />

al concorso.<br />

Il Faggio proviene dalla provincia<br />

di Belluno dov’era cresciuto in<br />

mezzo a dei grossi massi, le cui condizioni<br />

di vita erano ridotte al limite<br />

estremo della sopravvivenza.<br />

Fu anche oggetto di “poligono<br />

di tiro”, poiché veniva attaccato<br />

dai cacciatori che sparavano sugli<br />

uccelli che si posavano sulle fronde<br />

dell’arbusto (il tronco verso l’apice<br />

della pianta era semi putrefatto a<br />

causa dei numerosi pallini da carabina<br />

che si erano conficcati nel legno).<br />

La storia del faggio patriarca - I parte<br />

52 - Armando Dal Col -<br />

I rovi avevano avvolto il faggio,<br />

e così pure i muschi a causa della<br />

compattezza delle branche che impedivano<br />

il passaggio della luce.<br />

Le poche fronde ricche di fogliame,<br />

erano regolarmente mangiate<br />

dai caprioli o da altri erbivori, ma<br />

questo contribuiva a creare una ramificazione<br />

più compatta! La miniaturizzazione<br />

del fogliame, infatti, era<br />

collegata alla “potatura” annuale dei<br />

giovani germogli primaverili che erano<br />

mangiati avidamente dai caprioli


e dalle mucche.<br />

Il faggio fu scoperto nel 1970;<br />

è stato potato drasticamente sul luogo<br />

di crescita per ridurne le dimensioni,<br />

ripulito dalle infestanti, nutrito<br />

per cinque anni sul luogo e, successivamente,<br />

espiantato dopo aver constatato<br />

una sua incredibile ripresa<br />

vegetativa.<br />

L’espianto è avvenuto nella<br />

primavera del 1975. In tale epoca, è<br />

stato possibile determinarne l’età attraverso<br />

gli anelli di crescita annuali,<br />

ricavati dalla porzione radiale della<br />

grossa radice fittonante tagliata che<br />

affondava di lato. Con molte difficoltà<br />

è stato possibile evidenziare ben<br />

duecento anelli!<br />

Fortuna volle che sotto la<br />

base del tronco ci fosse una roccia<br />

piatta che faceva da “vaso” per la<br />

pianta, e così, nel corso dei decenni,<br />

si erano formate delle preziose radici<br />

sottili sotto la base del tronco, proprio<br />

a causa del costante accumulo<br />

delle foglie secche trasformatesi in<br />

prezioso humus, il quale ha favorito<br />

il formarsi di imponenti radici secondarie,<br />

creando un bel Nebari.<br />

Il faggio, nel corso degli anni<br />

ha subìto diversi interventi: è stato ripulito,<br />

potato, scalpellato, innestato,<br />

legato con il filo e con i tiranti; ora è<br />

ritornato in vita, anzi alla vita stessa,<br />

conquistando la dignità di albero<br />

entrando a buon diritto nella storia<br />

dei grandi capolavori dei <strong>Bonsai</strong> occidentali.<br />

La storia del faggio patriarca - I parte<br />

- Armando Dal Col -53


1. Il Faggio “<strong>Patriarca</strong>” fotografato nella<br />

primavera del 1982. La forma del faggio,<br />

se pur imponente nella sua compattezza,<br />

dovrà affrontare ancora molti interventi<br />

per migliorare il suo aspetto nel percorso<br />

<strong>Bonsai</strong>. Dal conteggio degli anelli di crescita<br />

annuale avvenuto nel 1975 all’epoca<br />

dell’espianto, il numero complessivo risultava<br />

di ben duecento anelli, e così nel 1982<br />

il Faggio ha compiuto la veneranda età di<br />

207 anni!<br />

2. Il Faggio com’era nell’ambiente naturale.<br />

Il Faggio come si trovava in natura<br />

all’epoca della scoperta nel 1970. Vedendolo,<br />

mai avrei immaginato la grande<br />

evoluzione che avrebbe avuto dopo essere<br />

stato espiantato. Osservai molto attentamente<br />

quella massa arbustiva. Le sue<br />

dimensioni erano abbastanza contenute<br />

poiché in altezza arrivava sui 150 centimetri<br />

circa; qualche ramo si espandeva sui<br />

200/250 centimetri di larghezza. Anteriormente,<br />

il faggio presentava un gran numero<br />

di rami robusti che avevano la tendenza<br />

a verticalizzarsi, mentre sul lato posteriore,<br />

invece, una grossa roccia aveva ostacolato<br />

lo sviluppo vegetativo, cosicché le<br />

branche presenti crescevano verso l’alto<br />

alla ricerca della luce. Questo particolare<br />

mi aveva creato delle difficoltà nel posizionare<br />

i rami, i quali dovevano orientarsi più<br />

o meno orizzontalmente secondo la logica<br />

bonsai.<br />

3. Il Faggio visto nella primavera del 1982<br />

dopo la grande esplosione dei nuovi germogli.<br />

4. La breve storia del Faggio con l’autore<br />

pubblicata nel 1982 sulla rivista ufficiale<br />

del Giappone “<strong>Bonsai</strong> Shunju” della Nippon<br />

<strong>Bonsai</strong> Association (NBA). La direzione<br />

della prestigiosa rivista della NBA a<br />

diffusione mondiale, ha voluto dedicarmi<br />

uno spazio sulla rivista, a testimonianza<br />

del crescente interesse del <strong>Bonsai</strong> amatoriale<br />

in Italia.<br />

5. Il Faggio visto nell’autunno del 1982.<br />

L’incessante ritmo delle stagioni ci fa partecipi<br />

del cambio dei colori che una caducifoglia<br />

come il faggio ci regala.<br />

6. Marzo 1983, il Faggio visto dopo la caduta<br />

delle foglie. Il faggio è una pianta<br />

decidua, per cui a fine inverno ci offre una<br />

immagine molto suggestiva ammirandolo<br />

senza fogliame. La forma è ancora molto<br />

ampia, e la zona apicale del tronco deve<br />

essere risanata e snellita.<br />

7. Cavità del faggio risanate da numerosi<br />

pallini di carabbina.<br />

1<br />

2<br />

4<br />

6<br />

3<br />

5<br />

7<br />

8


11<br />

12<br />

13<br />

9 10<br />

8. Vistose cavità risanate verso la zona<br />

apicale del tronco del faggio. Dopo aver<br />

tolto con sgorbie e scalpelli la parte di<br />

legno imputridita causata dai numerosi<br />

pallini di carabina e dai muschi, avevo<br />

spalmato della cera d’api per proteggere le<br />

ferite dagli attacchi funginei patogeni.<br />

9. Primo piano di una cavità risanata.<br />

Dopo aver tolto il legno putrido con sgorbie<br />

e frese, le cavità sono state trattate<br />

con fitofarmaci e successivamente protette<br />

con la cera d’api.<br />

10. Innesto per approssimazione tra due<br />

grosse branche. Quanti anni saranno stati<br />

necessari per formare questa saldatura<br />

naturale?<br />

11. Innesti sul faggio con la varietà “Tricolor”.<br />

Il faggio era diventato sempre più<br />

vigoroso, così tentai con successo di innestare<br />

un paio di rametti con la varietà<br />

“Tricolor” dal colore rosso rosato con sfumature<br />

bianche.<br />

12. Alcuni tiranti per abbassare le branche<br />

del faggio. Con dei tiranti di tessuto resistente<br />

ho potuto abbassare le estremità<br />

delle branche, facilitando il passaggio della<br />

luce.<br />

13. Il Faggio <strong>Patriarca</strong> con l’innesto riuscito.<br />

Il Faggio incomincia ad assumere una<br />

forma leggermente triangolare secondo i<br />

canoni della filosofia giapponese.<br />

14. Il Faggio è stato temporaneamente<br />

interrato a causa di un incidente accadutogli.<br />

Infatti, appena fotografato il supporto<br />

aveva ceduto trascinando la pianta<br />

per terra. Il bordo del vaso aveva protetto<br />

i rami della pianta, ma non il contenitore.<br />

Ho dovuto interrare subito il faggio per<br />

non correre dei rischi poiché era appena<br />

entrato in vegetazione. Ho applicato un<br />

frangivento per proteggere parzialmente<br />

la pianta.<br />

15. Anno 1985, son passati per il faggio i<br />

primi dieci anni di percorso <strong>Bonsai</strong>. L’estate<br />

del 1985 ci presenta un’altra immagine<br />

del faggio nella lenta trasformazione<br />

verso la perfezione. Il rinvaso del faggio<br />

era stato fatto in primavera a causa della<br />

rottura accidentale del vaso; ma questo<br />

vaso è solo provvisorio poiché non è molto<br />

adatto alle dimensioni della pianta.<br />

16. Primo piano del Nebari del Faggio patriarca.<br />

Il vaso non è adatto poiché risulta<br />

essere troppo piccolo, pur tuttavia il faggio<br />

non sembra risentirne per la scarsità di<br />

terriccio a disposizione dell’apparato radicale.<br />

17. Le “cinque” stagioni del Faggio Patriar-


ca. Il faggio (a livello di <strong>Bonsai</strong>), fa parte<br />

di quel ristretto gruppo di caducifoglie che<br />

trattiene più a lungo le foglie sulla pianta,<br />

infatti,in talune piante molto compatte le<br />

foglie resistono fino alla fine di febbraio o<br />

più prima di cadere completamente. L’albero<br />

spoglio evidenzia la struttura della<br />

ramificazione, e ci offre l’opportunità di<br />

verificarne meglio gli interventi correttivi<br />

futuri.<br />

18. Il Faggio “<strong>Patriarca</strong>” ai vertici della<br />

classifica mondiale. Il Faggio nel 1986<br />

presentato al concorso mondiale, aveva<br />

raggiunto una forma triangolare molto<br />

“accattivante” e probabilmente poco conforme<br />

alla naturale forma dei vecchi faggi<br />

isolati. E’ stato comunque molto apprezzato<br />

al Concorso Internazionale in Giappone,<br />

salendo ai vertici della classifica mondiale,<br />

ed io ebbi l’onore di ricevere dalla Nippon<br />

<strong>Bonsai</strong> Association uno speciale diploma<br />

di merito per la creazione del Faggio.<br />

19. Aprile 1986, le gemme setose “pulsano”<br />

di vita, e già le prime foglioline appaiono.<br />

E’ uno spettacolo emozionante, poiché<br />

in pochi giorni l’albero si coprirà di una miriade<br />

di tenere foglioline. Il faggio è stato<br />

rinvasato un mese prima in questo pregevole<br />

vaso artigianale Tokoname giapponese,<br />

appositamente costruito da un vecchio<br />

maestro vasaio, il quale aveva usato una<br />

tecnica antica ormai in disuso per la cottura<br />

del vaso, come quella del controllo del<br />

raffreddamento con il fuoco d’erba che gli<br />

ha conferito un aspetto “vetrificato”.<br />

20. Maggio 1987, il Faggio è letteralmente<br />

“esploso”, coprendosi di una miriade di<br />

tenere foglioline. La primavera è già alle<br />

spalle, e il faggio prosegue il suo percorso<br />

evolutivo.<br />

21. Luglio 1990,mia moglie Haina posa di<br />

fianco al Faggio patriarca. L’estate è già<br />

arrivata, ma il verde fogliame non ha sofferto<br />

per le alte temperature verificatesi.<br />

22. Agosto 1993, il Faggio <strong>Patriarca</strong> è sempre<br />

più imponente.<br />

23. Novembre 1995, il Faggio ha una veste<br />

dorata. Sono trascorsi già vent’anni<br />

dall’epoca dell’espianto del faggio in natura<br />

e, vedendo la foto iniziale mai avrei<br />

pensato di portarlo ad una simile perfezione.<br />

Grazie per le emozioni che mi dai mio<br />

caro amico <strong>Patriarca</strong>!<br />

24. Dicembre 1996, il Faggio a riposo invernale.<br />

Per affrontare il rigore del freddo<br />

invernale, preferisco interrare il faggio con<br />

il suo prezioso vaso in un letto di foglie le<br />

quali assicurano protezione e umidità co-<br />

La storia del faggio patriarca - I parte<br />

56 - Armando Dal Col -<br />

17<br />

18<br />

21<br />

14 15<br />

19<br />

20<br />

16<br />

22 23


24 25<br />

26 27<br />

28 29 30<br />

30. Aprile 2006, il Faggio <strong>Patriarca</strong> si è risvegliato con un<br />

fogliame dalle sfumature rosate, che emozione! Che abbia<br />

voluto premiarmi per la ricorrenza dei venti anni del Grande<br />

Premio del 1986 che ha avuto in Giappone? Quest’anno<br />

poi, inizia il suo quarto decennio del percorso <strong>Bonsai</strong> e se<br />

ci sarà sempre qualcuno che gli presterà le necessarie cure<br />

potrà essere ammirato ancora per diverse generazioni. Ripercorrendo<br />

a ritroso il suo percorso iniziale, difficilmente<br />

si poteva ipotizzare un così straordinario risultato, il quale<br />

lo ha visto protagonista entrando nella storia del <strong>Bonsai</strong>.<br />

Questo è stato possibile grazie alla mia costante dedizione<br />

31<br />

stante alle radici. Ma attenzione! Le<br />

foglie da utilizzare devono provenire<br />

da alberi sani, poiché nel caso contrario<br />

cederebbero eventuali fitopatie<br />

sulle radici della pianta provocando il<br />

pericoloso “male del colletto”.<br />

25. Marzo 2002, l’apparato radicale<br />

del Faggio <strong>Patriarca</strong> messo a nudo per<br />

l’ennesima volta. Erano trascorsi sette<br />

anni dall’ultimo rinvaso, ma non potevo<br />

attendere oltre, poiché c’erano due<br />

tre rami che mostravano evidenti segni<br />

di “stanchezza”.<br />

26. Ennesimo rinvaso del Faggio <strong>Patriarca</strong>.<br />

Primavera 2002, il Faggio è<br />

stato rinvasato e rimesso nel suo pregevole<br />

vaso Tokoname artigianale giapponese.<br />

Haina si appresta a terminare<br />

il rinvaso, conficcando il terriccio negli<br />

spazi vuoti con l’ausilio dei bastoncini.<br />

27. Primavera 2005, il risveglio del<br />

Faggio <strong>Patriarca</strong> suscita sempre un’immensa<br />

emozione. Sono trascorsi nel<br />

frattempo trent’anni di coltivazione<br />

nel suo percorso <strong>Bonsai</strong> (più cinque<br />

anni sul luogo di crescita), e ad ogni primavera<br />

c’è sempre una certa apprensione<br />

nell’attesa di vederlo rivegetare. I<br />

trent’anni trascorsi dal suo espianto dal<br />

luogo in natura sono un ricordo lontano<br />

per il Faggio, poiché il suo percorso evolutivo<br />

nella veste di <strong>Bonsai</strong> l’ha affrontato<br />

con nuovo vigore, ma soprattutto<br />

consapevole di aver acquisito rispetto e<br />

dignità nel mondo degli Alberi.<br />

28. Febbraio 2006, il Faggio <strong>Patriarca</strong><br />

coperto di neve. Un altro decennio è appena<br />

trascorso e ne inizia un quarto. Ed<br />

è così che il Faggio <strong>Patriarca</strong> festeggia<br />

nel 2006 la veneranda età di 231 anni!<br />

29. Il Faggio ammirato dal lato opposto.<br />

Il posto d’onore nell’area del giardino<br />

è stato riservato al Faggio che lo<br />

fa apparire come un trofeo, orgoglioso<br />

di aver raggiunto i massimi livelli in<br />

campo internazionale.<br />

ininterrotta se ho potuto raggiungere simili risultati, grazie<br />

anche –e soprattutto- al prezioso aiuto di mia moglie Haina<br />

divenuta mia discepola per il suo intenso amore per la<br />

natura, uniti poi ad una mia continua sperimentazione su<br />

moltissime specie di piante, maturando delle tecniche bonsaistiche<br />

innovative, alcune delle quali sono state prese<br />

in prestito e “copiate” da molti bonsaisti sia nazionali che<br />

internazionali, desiderosi anch’essi di ottenere splendidi risultati.<br />

31. Aprile 2006, i coniugi Armando e Haina Dal Col posano<br />

compiaciuti di fianco al Faggio <strong>Patriarca</strong>.


A lezione di suiseki<br />

Liberamente tratto da:<br />

Stile e Gusto<br />

Circa la valutazione delle rocce, nell’apprezzamento “raffinato” e “volgare” (popolare)<br />

di Mr.Wangyigao, master nell’apprezzamento del suiseki, raccolto nel fiume Yangtze in Cina<br />

a cura di Luciana Queirolo e Ben Li<br />

Il valore delle pietre soddisfa l’esigenza<br />

spirituale delle persone<br />

ed i valori spirituali e culturali<br />

dell’arte, al pari delle opere d’arte<br />

dell’uomo.<br />

Opere d’arte suddivise tra<br />

gusti raffinati e gusti popolari, non vi<br />

sono punti di stile superiore o inferiore:<br />

sono il riflesso della cultura artistica<br />

del creatore.<br />

Sotto il personale condizionamento<br />

di una pietra meravigliosa,<br />

suddivisa in gusti raffinati e popolari,<br />

ci sono superiori o inferiori punti di<br />

stile per assaporare il gusto e la rifles-<br />

Stile e Gusto 58 - Luciana Queirolo e Ben Li -<br />

sione del giudizio.<br />

L’Apprezzamento delle pietre,<br />

della scultura, della calligrafia<br />

e della pittura è l’apprezzamento<br />

di eleganti lavori d’arte e di attività<br />

culturali, che hanno regole estetiche<br />

comuni, hanno un proprio autonomo<br />

linguaggio artistico, sono in grado<br />

anche di usarsi reciprocamente come<br />

riferimento, ma non possono essere<br />

copiate meccanicamente ed applicate<br />

servilmente.<br />

La loro differenza principale<br />

sta nella soglia di sensibilità che può<br />

essere molto alta oppure molto bassa,<br />

a prescindere dall’apprezzamento<br />

delle rocce da parte di esperti e<br />

studiosi, rispetto alla gente comune<br />

o gente ignorante che possa partecipare.<br />

Tutti i partner possono, in larga<br />

misura, partecipare; ragionevolmente,<br />

può essere definita come eleganza<br />

notevolmente “volgare”.<br />

Essa gode dell’idea della<br />

pietra,ma il fascino suscitato dal<br />

shangshi può anche mostrare estrema<br />

differenziazione. Ya-Bo (eleganti<br />

e volgari) sono impressionanti<br />

pietre di considerevole eleganza sia<br />

antiche che moderne; fondono allineandolo<br />

il magnifico interesse per<br />

la natura a comprendere il significato<br />

artistico, percepito attraverso la<br />

meditazione sulla filosofia della vita;<br />

di volgare, nient’altro che una buona<br />

gente sconosciuta che insegue lo<br />

sconosciuto pericolo al fine di ottenere<br />

un profitto meraviglioso come<br />

obiettivo finale.<br />

La conoscenza di Calligrafia,<br />

Pittura, Scultura ed altri artefatti<br />

umani appartiene alla cultura d’élite,<br />

e si è sempre realizzata all’interno<br />

di gruppi sociali d’élite. Dopo più di<br />

5000 anni di graduale sviluppo, si ha il<br />

sostegno sistematico teorico dell’apprezzamento<br />

artistico, si ha il supporto<br />

di una ricerca professionale e<br />

didattica delle istituzioni ( università<br />

etc), ci sono critici d’arte Jiangshan<br />

(esperti del territorio), e molto prima,<br />

l’impegno nel promuovere la<br />

divulgazione dell’arte ed il patrimonio<br />

del Tai Jiang (contea a sud-ovest<br />

di Guizhou). Di conseguenza, un artista<br />

al medesimo tempo Elegante


e Volgare (Popolare), spesso facilmente<br />

ottiene il consenso della comunità<br />

Yi Xingcheng.<br />

Riconosciuti dalle tradizioni<br />

classiche tramandate, le loro capacità<br />

artistiche e di espressione artistica<br />

sono molto qualificate; radicate profondamente<br />

nell’arte, ma anche ricche<br />

di originalità artistica, hanno una<br />

individualità intensa, con divario tra<br />

opere apparentemente normali, di<br />

dimensione meravigliosa, ma sfuggente<br />

(Uygur) (gli Uiguri oggi vivono<br />

principalmente nella Regione Autonoma<br />

del Xinjiang).<br />

I dipinti di Bai Qi Shi, ad esempio,<br />

possono sembrare semplici, ma<br />

è principalmente per l’applicazione di<br />

tecniche, che le sue opere sono piene<br />

di innocenza, e l’innocenza infantile,<br />

naturale, cordiale, e quindi elegante,<br />

è d’elite.<br />

Un altro esempio è Huang<br />

Binhong, contando su una forte competenza<br />

nelle linee di calligrafia, dal<br />

nero, denso, spesso contenuto di inchiostro<br />

pesante di parole forma lo<br />

stile vigoroso delle sue opere, i suoi<br />

quadri non hanno molti colori luminosi,<br />

non adula sui generis, così è elegante.<br />

...<br />

La pietra meravigliosa diventa<br />

un articolo del collezionista<br />

emergente. Il suo valore è sradicato<br />

dall’importanza estetica unica<br />

della forma come apparenza esterna,<br />

che divenne naturalmente nel<br />

tempo.<br />

Ma le bella pietra è lo speciale<br />

prodotto naturale in funzione<br />

dell’ambiente, il suo meccanismo di<br />

formazione e l’aspetto morfologico<br />

non ha una forma fissa e l’aspetto<br />

di un solo modello, non vi è un tema<br />

prestabilito, non vi è alcun limite naturale<br />

(Tai Mei). Il cosiddetto “Gente<br />

differente ha differenti punti di vista”<br />

chiunque sappia apprezzare, conosce<br />

la comprensione attraverso il proprio<br />

addestramento di conoscenza.<br />

A causa dell’irregolarità della<br />

partecipazione della sua comunità;<br />

perché è molto difficile avere<br />

l’opportunità di lasciare ogni Shi<br />

Stile e Gusto<br />

- Luciana Queirolo e Ben Li -59


A lezione di suiseki<br />

Zhongji, lasciare la società nella stessa<br />

piattaforma di valutazione, perché<br />

il sistema difetta nel godere dell’istruzione<br />

di orientamento teorico (Shang<br />

Dan) di cui stiamo discutendo a causa<br />

di una formazione di accumulo a<br />

lungo termine di esperienze sociali e<br />

congiuntamente per seguire le norme<br />

che disciplinano i principi sociali<br />

e di seguito, a causa che l’idea dei<br />

conoscitori professionisti delle pietre<br />

meravigliose è originale nella concezione;<br />

infinitamente varie, rispettivamente<br />

strette ed all’estremità,<br />

queste realtà rifiutano di accettarsi<br />

reciprocamente.<br />

Alla valutazione delle meravigliose<br />

pietre “eleganti e volgari”,<br />

anche di tutti i generi, è preferita la<br />

pietra popolare, che per la società<br />

vale per piantare; è, naturalmente, la<br />

mescolanza di gente buona e gente<br />

“difettosa” (Longshehunza ); bene e<br />

male è difficile da distinguere.<br />

Chi ha goduto concretamente<br />

nella pratica del shangshi, ha<br />

goduto di tutto il corpo della pietra<br />

al fine di decidere di scegliere la meravigliosa<br />

pietra che ha suscitato il<br />

suo interesse ed ha inoltre deciso di<br />

concentrare il suo livello di apprezzamento<br />

per la Shangshi determinando<br />

differenze interessanti tra gusto raffinato<br />

e volgare.<br />

Le Shangshi (pietre meravigliose)<br />

mostrano una varietà di immagini<br />

fisiche che possono essere<br />

indubbiamente sconosciute, ma è<br />

solamente agli iniziati che l’apprezzamento<br />

approfondito riflette ciò<br />

che pensa il vettore.<br />

Le Shangshi sono il prodotto<br />

della Natura, della complessità<br />

dei suoi relativi cambiamenti, della<br />

connotazione di grandezza, di copiose<br />

manifestazioni, di difficile visione<br />

d’insieme. Ma, soltanto quando una<br />

prominente caratteristica individuale<br />

che rappresenta il prodotto di alta<br />

qualità, nello stile della sua scuola, è<br />

presente, l’oggetto è una rappresentazione<br />

classica.<br />

Le necessità di godere di ogni<br />

parte della pietra attraverso profondi<br />

studi e auto-coltivazione, l’energia<br />

(Yi) l’attenzione e l’impegno che vi<br />

si concentrano, solo allora si può<br />

esplorare per afferrare la conoscenza<br />

Stile e Gusto 60 - Luciana Queirolo e Ben Li -<br />

di lei; occorre apprezzare l’intero con<br />

la realizzazione dell’insieme e non<br />

indipendentemente, scopri allora il<br />

suo toccante punto luminescente,<br />

prosegui sulla tua ricerca per creare,<br />

l’atmosfera affettiva è alta.<br />

Non è un modello fisso, una<br />

semplice norma, come ad esempio in<br />

gioielleria di oro e di argento, con le<br />

sterline da spendere, contando sulla<br />

risorsa finanziaria per chiamare 斤<br />

(Jin) Due spendono, vale a dire, la banalità<br />

può essere alta.<br />

Molte persone si fermano<br />

alla rappresentazione della Shangshi<br />

cercano novità facendo il semplice<br />

confronto con immagini fisiche (Butsuzo),<br />

amano parlare di “What is it<br />

like”; “Questa cosa è niente, questa<br />

cosa è tutto”; riconosce Shi Zhong,<br />

l’illuminazione individuale, riconosce<br />

il tema, la chiara connotazione,<br />

riconosce l’incarnazione, chiara<br />

performance, rimanda sul “leggere”<br />

è negligente nel “godere”; non<br />

guarda alla individualità unica della<br />

Shangshi, non guarda alla connotazione<br />

energetica della Shangshi, non<br />

guarda la forza espressiva dell’arte<br />

delle Shangshi, manca di opinione<br />

individuale, in mancanza di un pensiero<br />

indipendente, si approvvigiona<br />

all’umore generale della società per<br />

godere (Shi Zhe);<br />

forse viola le regole dell’estetica artistica:<br />

è perplesso nei dettagli, non<br />

può vedere l’insieme, indulge nelle<br />

stranezze, non vede l’opinione pubblica,<br />

infatuato dal “fiato del tesoro”,<br />

mette in mostra la ricchezza e l’onore,<br />

dai quali gode l’idea di imbarcarsi<br />

la pietra, l’avvertimento nel selezionare<br />

la Shangshi fu veramente difficile<br />

da dire per l’altezzosità.<br />

Pur tuttavia, il generale umore<br />

della società così va, si diffonde<br />

ampiamente, permette di godere la<br />

pietra in modo giusto e sbagliato sino<br />

ad essere confuso, difficile distinguere<br />

i gusti raffinati e popolari.<br />

“Volgare” corrisponde ad “elegantemente”,<br />

molte cose, le cose di strato<br />

superficiale, le cose popolari. “Volgare”<br />

sta seguendo il gregge ed il<br />

plagio, non già una interpretazione<br />

auto.creativa e di pensiero, e sempre<br />

con la testa degli altri dietro alle<br />

cose.<br />

Poiché gode dell’insieme della<br />

pietra e non possiede la realizzazione<br />

del difetto, la testa nella sabbia<br />

e non sapendo, andando soddisfatto<br />

di se stesso, va essendo arrogante e<br />

presuntuoso.<br />

Gode della notizia del possesso<br />

della pietra che è la ruota e la<br />

sincronizzazione sociale; anche se un<br />

po’ non piace, al momento immaturo


ma a rotazione in avanti tutta, certamente<br />

sarà maturo, alla fine.<br />

Shangshi come portatrici<br />

della cultura del tempo, una volta<br />

che abbiano rispecchiato lo stile di<br />

uno status personale, abbiano inoltre<br />

attirato gli sguardi sullo stile<br />

dell’umano spirito, il loro personale<br />

status elegante volgare, finalmente<br />

potrà passare attraverso l’attenzione<br />

storica, esaminato attentamente<br />

come punto di riferimento. Si potrebbero<br />

trovare le Shangshi che nella<br />

storia si sono distinte, sono sicura-<br />

mente quelle che hanno esse stesse<br />

l’artistica e culturale connotazione,<br />

ci trasmettono che il tempo gode<br />

dell’idea della pietra tramandata, registrando<br />

il momento di godere della<br />

pietra, per sviluppare il percorso delle<br />

Shangshi come cosa preziosa.<br />

Mr.Wangyigao è un famoso collezionista che gode di enorme popolarità nella raccolta delle pietre<br />

del Yangtze River. Ingegnere strutturale, così come Direttore Generale della Sichuan Yibing<br />

Jiujia Trade Company, Presidente del Consiglio di Sichuan Yibing Jiuqiang Real Estate Development<br />

Company.<br />

Colleziona opere d’arte antica cinese, pittura storica, porcellane appartenenti alle dinastie Song<br />

e Yuan. Il signor Wang ama la Natura e la sua propensione lo portò a raccogliere rare pietre naturali<br />

del fiume Yangtze. La sua raccolta ha superato i 200 pezzi di pietre rare e di oltre 100 pezzi<br />

di porcellana delle dinastie Tang, Song, Yuan, Min, Qin. Il suo cavallo per la raccolta si chiama:<br />

Zhiweizhai.<br />

Stile e Gusto<br />

- Luciana Queirolo e Ben Li -61


Noi... di <strong>Bonsai</strong> Creativo school<br />

di Roberto Raspanti<br />

e Carlo Scafuri<br />

Il Pa d r e<br />

storia di un cipresso<br />

Il cipresso è un’essenza che mi ha sempre suscitato<br />

un sentimento di grande ammirazione, sia per<br />

il senso di austerità che trasmette, sia per la sua<br />

simbologia, così fortemente legata al concetto<br />

di resurrezione. Questi elementi, uniti alla forma<br />

svettante verso il cielo, fanno di quest’albero il guardiano<br />

per antonomasia di chiese e cimiteri.<br />

I cipressi di Arles dipinti da Van Gogh (foto 1),<br />

o quelli di Bolgheri resi immortali da Carducci, riconducono<br />

ad un immaginario denso di significati di un<br />

albero longevo e mitico.<br />

Pur avendo colonizzato gran parte dell’areale<br />

italiano, ed in special modo della Toscana, trovare<br />

piante di cipresso educabili a bonsai non è facilissimo.<br />

Il Padre. Storia di un cipresso<br />

62 - Roberto Raspanti, Carlo Scafuri -<br />

Soltanto nel corso di anni sono riuscito ad<br />

avere dei materiali degni di nota con caratteristiche<br />

interessanti per farne dei bonsai di pregio. Uno<br />

di questi è “il padre”, un cipresso così chiamato in<br />

omaggio a mio padre che me lo segnalò al ritorno<br />

da un’escursione in montagna. La raccolta di questo<br />

araki avvenne alla fine degli anni novanta; pur non<br />

avendo grandi capacità e conoscenze bonsaistiche,<br />

mi resi conto immediatamente dell’enorme potenziale<br />

di questo materiale. L’albero presentava caratteristiche<br />

che mai avevo riscontrato su altri cipressi<br />

che avevo osservato. Visitando diverse cipressete,<br />

avevo potuto apprendere come i cipressi si deversifichino<br />

tra loro per crescita e qualità del fogliame, così


Roberto Raspanti - Curriculum Professionale<br />

come per la corteccia e il portamento della chioma.<br />

Ciononostante tutti i cipressi hanno una caratteristica<br />

che li accomuna tutti: la forza. Sono dotati di una<br />

grande energia e vigoria vegetativa, caratteristiche<br />

queste che se ben canalizzate, permettono di ottenere<br />

in breve tempo delle chiome molto mature<br />

e rifinite. “Il padre” aveva una magnifica corteccia,<br />

dalla texture scurissima, molto spessa e magnificamente<br />

fessurata. Era inoltre dotato di un portamento<br />

molto inusuale per un cipresso: un’enorme chioma<br />

sviluppata in orizzontale, quasi fosse un ginepro<br />

da giardino, e poi un movimento avvitato del tronco,<br />

probabilmente determinato da eventi meccanici<br />

difficilmente attribuibili a fattori come neve, frane o<br />

Dal 1997 ferquenta regolarmente la scuola<br />

“<strong>Bonsai</strong> creativo Europe School” ottenendo<br />

nel 2001 la qualifica di “istruttore di 3° livello”.<br />

Si interessa di realizzazioni di piccoli<br />

spazi verdi, con riferimenti specifici circa il<br />

giardinaggio orientale, la realizzazione di<br />

giardini acquatici e di laghetti per koi.<br />

Novembre 1997: 3° class. nel concorso “bonsai<br />

creativo” svolto a Frosinone.<br />

Novembre 1998: 3°class. nel concorso “bonsai<br />

creativo” svolto a Latina.<br />

Settembre 2000: Cura la progettazione e la<br />

realizzazione dello spazio espositivo dell’associazione<br />

“Pistoia <strong>Bonsai</strong>” alla Biennale del<br />

fiore di Pescia (medaglia d’oro come migliore<br />

spazio espositivo presentato da amatori).<br />

Settembre 2002: Cura la progettazione e la<br />

realizzazione dello spazio espositivo del “Coordinamento dei <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong>s della Toscana” alla Biennale del fiore di<br />

Pescia ( medaglia d’oro come migliore spazio espositivo presentato da amatori).<br />

Maggio 2001 : Un allestimento bonsai dal titolo “tra i rami soffiano venti antichi” vince il premio di” miglior Tokonoma”<br />

a Roma presso l’Orto Botanico.<br />

Giugno 2002 : A S. Sofia (FO), vince la selezione nazionale “Talento italiano 2002”. Tale affermazione lo candida<br />

come il bonsaista rappresentante l’Italia nel Concorso “Talento Europeo 2003” che si svolgerà a Maggio nella Repubblica<br />

Ceca, nell’ambito del congresso Europeo del <strong>Bonsai</strong> (EBA).<br />

Ottobre 2002: Viene invitato in qualità di dimostratore alla manifestazione bonsai So-Saku tenutasi a Roma.<br />

Diversi articoli vengono pubblicati su bonsaitalia. Numerosi articoli sono stati pubblicati in internet e all’interno<br />

del “Notiziario del coordinamento bonsai clubs della Toscana”.<br />

Aprile 2003: In occasione del Congresso Nazionale UBI, tenutosi a Fermo, vince il premio IBS per il bonsai (Istruttori<br />

bonsai & suiseki).<br />

Maggio 2003: In occasione della mostra del Coordinamento <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong> della Toscana, svoltasi a Pisa una sua<br />

pianta vince il premio “Miglior <strong>Bonsai</strong>”. La stessa pianta si aggiudica inoltre il premio “Memorial Elio Boni” , quale<br />

miglior pianta autoctona presente in mostra.<br />

Giugno 2003 :In occasione del congresso EBA tenutosi a Jihlava (Repubblica Ceca) risulta il vincitore del concorso<br />

“new talent contest” , il più ambito premio per i giovani bonsaisti emergenti, al quale partecipano i rappresentanti<br />

di tutte le associazioni nazionali europee.<br />

Settembre 2003: Entra a far parte del Collegio Nazionale Istruttori <strong>Bonsai</strong> e Suiseki (I.B.S.)<br />

Ottobre 2003: Viene invitato quale dimostratore alla seconda edizione della mostra So-Saku tenutasi a Roma.<br />

Dicembre 2003: Riceve l’attestato di “arte e mestiere” presso la <strong>Bonsai</strong> Creativo Europe School.<br />

Maggio 2004: Con la lavorazione di un cipresso si aggiudica il prestigioso trofeo “arcobonsai” riservato agli istruttori.<br />

Maggio 2005: Dimostratore Congresso EBA Arco di Trento<br />

Ottobre 2005: Menzione di merito So-Saku Roma (buxus)<br />

Ottobre 2006: Vincitore trofeo So-Saku Demo Award Roma (cupressus)<br />

Novembre 2006: Premio presidente UBI <strong>Napoli</strong> (cupressus)<br />

Febbraio 2007: Menzione di merito Congresso UBI Fermo (cupressus)<br />

Settembre 2007: Giudice unico mostra bonsai centro italia Foligno - giudice unico per il bonsai 10° coordinamento<br />

Emilia Romagna e S. Marino (Cesena)<br />

Settembre 2008: Espositore e dimostratore BCI-IBS Congress St. Vincent (Olea oleaster & demo cupressus)<br />

Settembre 2009: Menzione di merito per il bonsai categoria istruttori Giareda R. Emilia (pinus silvestris)<br />

Settembre 2009: Secondo classificato demo istruttori a confronto Giareda R. Emilia (juniperus sabina)<br />

o quant’altro. Osservai che era l’unico in quella zona<br />

ad avere un portamento simile. L’ipotesi più plausibile<br />

della sua strana crescita è che dipendesse dalla<br />

deflagrazione di qualche ordigno bellico lanciato durante<br />

la seconda guerra mondiale. Ad avvalorare tale<br />

ipotesi, il ritrovamento a pochi metri dallo scavo, di<br />

una scheggia di bomba, sulla quale tuttora prospera<br />

un kusamono di sassifraga.<br />

Ricordo ancora tutta l’operazione di raccolta.<br />

Lo prelevammo con una enorme zolla che dovemmo<br />

necessariamente alleggerire stesso sul luogo di raccolta;<br />

tale operazione ci permise di scoprire un apparato<br />

radicale già ben formato. Una volta a casa lo invasammo<br />

in un grosso mastello nero (foto 2 - il vaso nero<br />

Il Padre. Storia di un cipresso<br />

- Roberto Raspanti, Carlo Scafuri -63


Noi... di <strong>Bonsai</strong> Creativo school<br />

garantisce un riscaldamento più rapido rispetto agli<br />

altri, in virtù del fatto che il nero non riflette le radiazioni<br />

luminose, e quindi si può ottenere una migliore<br />

emissione di nuove radici) utilizzando come substrato<br />

solo pomice dalla grana grossolana. Ritengo che<br />

la pomice sia un materiale idoneo per l’attecchimento<br />

e la corretta coltivazione dei cipressi; esso garantisce<br />

caratteristiche ottimali in fatto di leggerezza,<br />

drenaggio, ed ossigenazione delle radici.<br />

“Il padre”, oltre a dover superare lo shock<br />

della raccolta, aveva bisogno di produrre abbondante<br />

vegetazione. La granulometria usata assicurava<br />

proprio questa rapida crescita di cui ero alla ricerca.<br />

Il primo step di lavoro, a due anni dalla raccolta,<br />

fu assai poco stressante: un alleggerimento<br />

generale della vegetazione, il posizionamento di un<br />

vecchio ramo discendente e l’abbozzo delle porzioni<br />

di legna secca derivanti dalla potatura di un grosso<br />

ramo (foto 3).<br />

Ricordo che il cipresso può essere lavorato<br />

in diversi periodi dell’anno; tutto dipende dalla tipologia<br />

degli interventi che andremo ad operare. Per<br />

quelli di una certa importanza - come prime significative<br />

impostazioni o piegature su tratti particolarmente<br />

ostici - è preferibile attendere il periodo di<br />

stasi vegetativa invernale (dicembre e gennaio). Per<br />

Il Padre. Storia di un cipresso<br />

64 - Roberto Raspanti, Carlo Scafuri -<br />

2 3<br />

1


interventi meno importanti -<br />

come una semplice filatura con<br />

conseguente modellatura - si può<br />

operare sia in primavera che autunno.<br />

E’ anche possibile filare<br />

e modellare nel mese di agosto,<br />

purché non si debbano fare grosse<br />

torsioni. Il mese di giugno, invece,<br />

è l’ideale per praticare incisioni<br />

sulla corteccia utili a raccordare<br />

jin e shari: in questo mese la linfa<br />

scorre copiosa ed i calli cicatriziali<br />

si sviluppano in poco tempo.<br />

Per tutto il periodo dell’attecchimento,<br />

ho seguito un protocollo<br />

di coltivazione preciso e<br />

rigoroso, che mi ha permesso di<br />

rinforzare adeguatamente “il padre”,<br />

e di fargli produrre una vegetazione<br />

più che abbondante (foto<br />

4). Preparare in modo coscienzioso<br />

i materiali necessari ad una prima<br />

impostazione è paragonabile<br />

al lavoro di allenatore che prepara<br />

un atleta per un grande appuntamento:<br />

nulla viene lasciato al<br />

caso, tutto viene programmato<br />

fin nei minimi particolari!<br />

La scelta oculata del substrato<br />

di coltivazione, ha permesso<br />

di effettuare una massiccia<br />

concimazione organica per tutta<br />

la stagione di crescita, il tutto coadiuvato<br />

da una esposizione ottimale,<br />

e dall’applicazione di acidi<br />

umici e di concimi fogliari addizionati<br />

a microelementi. In questo<br />

modo, oltre alla produzione di<br />

un’incredibile massa vegetativa,<br />

è stato raggiunto il massimo vigore<br />

dell’esemplare che ha scongiurato,<br />

tra l’altro, l’insorgenza di<br />

patologie derivanti da funghi e da<br />

micidiali tracheomicosi. L’elevato<br />

vigore raggiunto dalla pianta viene<br />

testimoniato dalle minuscole<br />

gocce di resina cristallizzate tra<br />

le scaglie delle squame. Tale fenomeno<br />

viene talvolta scambiato<br />

per un attacco di cocciniglia, ma in<br />

realtà è la dimostrazione dell’ottimo<br />

lavoro svolto finora.<br />

Con l’aiuto dell’amico -<br />

maestro Sandro Segneri, iniziam-<br />

mo ad analizzare il cipresso nel suo<br />

insieme; ne scegliemmo il fronte<br />

e pianificammo gli interventi da<br />

fare. Passammo alla potatura di<br />

tutta la vegetazione superflua per<br />

il disegno finale, per poi legare e<br />

modellare minuziosamente tutte<br />

le branche utili (foto 5). Il padre rispose<br />

bene a queste prime operazioni,<br />

ed a distanza di un solo anno<br />

fu possibile eseguire il rinvaso nel<br />

primo vaso bonsai (foto 6, 7).<br />

Il nebari si presentava<br />

con molte buone radici radiali al<br />

tronco, e quelle poche fittonanti<br />

vennero prontamente rimosse,<br />

permettendo così di utilizzare un<br />

vaso non troppo profondo. Superata<br />

brillantemente anche questa<br />

fase delicata e critica, mi concentrai<br />

sulla sua corretta coltivazio-<br />

4 5<br />

6 7<br />

ne, cercando di fargli raggiungere<br />

quanto prima il vigore ottimale.<br />

E’ trascorso un altro anno, è<br />

il 2005, ed “il padre” appare estremamente<br />

forte e vigoroso, con vegetazione<br />

bella densa e suddivisa.<br />

Si riprende la modellatura dell’albero,<br />

questa volta mirata a far<br />

emergere tutte le particolarità ed i<br />

suoi pregi; la legna secca dovrà essere<br />

rifinita ad hoc, la vegetazione<br />

sfoltita e riordinata per applicare<br />

la filatura (foto 8-15). Il cipresso<br />

ha un legno molto ricco di resina<br />

e dall’inconfondibile odore. Con la<br />

tecnica dello strappo, si riescono<br />

(in special modo a legno fresco)<br />

a realizzare interessanti opere di<br />

jinning; si sfibra manualmente il<br />

legno, un po’ per volta, seguendo<br />

e scoprendo nuovi fasci tirando<br />

Il Padre. Storia di un cipresso<br />

- Roberto Raspanti, Carlo Scafuri -65


8<br />

9<br />

10<br />

11


12<br />

13<br />

14<br />

15


Noi... di <strong>Bonsai</strong> Creativo school<br />

fuori il movimento e l’evolvere del<br />

tempo inciso nella pianta. Successivamente<br />

si può passare il fuoco<br />

sulla legna secca che, oltre a eliminare<br />

tutti i pelucchi, leviga, invecchia<br />

e indurisce il legno. Sono<br />

tutti lavori questi, che oltre ad evidenziare<br />

i punti di pregio, permettono<br />

di entrare ancor più in sintonia<br />

con l’albero. Durante queste<br />

fasi si possono notare nuovi particolari<br />

e punti di interesse. Tali<br />

operazioni sono particolarmente<br />

emozionanti e gratificanti per un<br />

bonsaista: l’albero finalmente inizia<br />

a prendere quella forma desiderata<br />

e immaginata per anni... finalmente<br />

il bonsai si materializza,<br />

ma tanto, tanto più bello di quanto<br />

avevo immaginato.<br />

16<br />

17 18<br />

19 20<br />

Il Padre. Storia di un cipresso<br />

68 - Roberto Raspanti, Carlo Scafuri -<br />

21


22<br />

Il Padre. Storia di un cipresso<br />

- Roberto Raspanti, Carlo Scafuri -69


25<br />

23 24<br />

E’ il 2006, il cipresso è pronto per la terza ed<br />

ultima modellatura (foto 16-30). Quando si inizia a filare<br />

una così ragguardevole pianta quasi si rimpiange<br />

d’aver fatto il bonsaista, ma la meticolosità e la<br />

lunga filatura ci permettono di apprezzare, rivalutare<br />

e di entrare ancor più in intimità con l’albero, di<br />

rinforzare con esso un legame che dura da anni, e di<br />

finalizzare nuovamente tutto il lavoro nell’espressione<br />

artistica raffigurante un albero in miniatura.


27<br />

29<br />

26<br />

28<br />

30


L’opinione di...<br />

Al f r e d o S A l A c c i o n e<br />

www.bonsailab.it<br />

L’ occasione della <strong>Bonsai</strong> Competition ci consente, questo mese, di<br />

raccogliere l’opinione di un giovane bonsaista di Milano, di recente<br />

nominato istruttore IBS.<br />

Il bonsai, sin da piccolo, lo ha scelto. Lui ha fatto del bonsai una sua<br />

scelta di vita. Un amante delle montagne, delle sfide, ma sempre disponibile<br />

e attento verso chi comincia la propria bonsai-do.<br />

Non vi anticipo altro, e vi lascio in compagnia delle parole di Alfredo.<br />

Buona lettura,<br />

Pietro Strada<br />

Alfredo Salaccione<br />

72 - Pietro Strada -<br />

intervista a cura di Pietro Strada


Ciao Alfredo, dal tuo sito<br />

leggo che la passione per i bonsai nasce<br />

a 13 anni, in uno storico negozio<br />

di Milano. Lì i tuoi genitori ti regalarono<br />

un libro e un piccolo acero. Poi<br />

varie esperienze, come autodidatta,<br />

fino al 1999, anno dell’incontro con<br />

Salvatore Liporace. Dopo un periodo<br />

di perfezionamento sotto la guida di<br />

Donato Danisi e Patrizia Cappellaro,<br />

tre anni intensi presso lo Studio Botanico,<br />

dove maturi una bella esperienza<br />

a fianco di Liporace, contribuendo<br />

attivamente alla cura, alla<br />

ristrutturazione e alla realizzazione<br />

di moltissimi bonsai. Dal 2005 intraprendi<br />

la tua carriera professionale,<br />

iniziando a collaborare con Oltre il<br />

Verde, centro bonsai di Cernusco sul<br />

Naviglio (MI) http://www.oltreilverde.com,<br />

presso il quale tieni lezioni<br />

di tecnica per il bonsaiclub Amici del<br />

Verde. Nel 2006 hai vinto il concorso<br />

per il talento Italiano, rappresentando<br />

l’Italia al congresso Eba ad<br />

Ostenda, ed hai realizzato il tuo sito<br />

web (www.bonsailab.it). Nel 2007<br />

hai organizzato la prima edizione<br />

della Oltre il Verde <strong>Bonsai</strong> Competition.<br />

In questi anni hai presentato e<br />

preparato diverse piante per mostre<br />

regionali, nazionali ed internazionali.<br />

Sei stato inoltre invitato per<br />

dimostrazioni in Italia e in diversi<br />

paesi europei.<br />

Beh.. innanzitutto un ringraziamento<br />

per la disponibilità che hai riservato<br />

a B&S M in questi due giorni che ti<br />

hanno visto molto impegnato per la<br />

<strong>Bonsai</strong> Competition. A nome della<br />

redazione i complimenti e gli auguri<br />

per la tua crescita professionale....a<br />

proposito, notizia freschissima, a<br />

Settembre 2009 sei stato nominato<br />

istruttore IBS! Cosa ha significato<br />

per te ?<br />

Sin dai tempi dello Studio<br />

Botanico, quando ho cominciato a<br />

frequentare persone come Patrizia<br />

Cappellaro, Donato Danisi e lo stesso<br />

Salvatore Liporace, mi sono reso<br />

conto che, lavorare con degli istruttori,<br />

confrontarmi con loro, era uno<br />

passo praticamente obbligatorio per<br />

migliorare il mio percorso. In seguito<br />

a queste considerazioni la scelta<br />

di diventare istruttore è diventata<br />

praticamente un mio obiettivo. Ogni<br />

anno preparavo la documentazione,<br />

ma poi per un motivo o per l’altro non<br />

la consideravo mai sufficiente, sino a<br />

che ci sono riuscito. L’esame IBS è<br />

stato un esame in piena regola, non<br />

è stata una formalità. Ed è una cosa<br />

che mi è piaciuta molto, un valore<br />

positivo sia per il mio lavoro, sia per<br />

quello dell’IBS.<br />

Sono contento di essere entrato<br />

nell’IBS, di far parte di questo<br />

gruppo.<br />

Il tema di questi due giorni<br />

è ovviamente la seconda edizione<br />

della “Oltre il Verde <strong>Bonsai</strong> competition”,<br />

manifestazione organizzata<br />

da te assieme ai responsabili di Oltre<br />

il Verde (ricordiamo che la BC è una<br />

manifestazione alla quale possono<br />

partecipare solo bonsai di amatori/<br />

collezionisti, ed è riservata a bonsaisti<br />

non professionisti). Ci puoi illustrare<br />

le differenze rispetto all’edizione<br />

della manifestazione 2007 ?<br />

Innanzitutto abbiamo ridotto<br />

il numero delle piante e di conseguenza<br />

degli espositori. Nel 2007 abbiamo<br />

avuto 92 partecipanti, e questo aveva<br />

creato diversi problemi logistici e organizzativi,<br />

il più evidente di tutti la<br />

gestione degli spazi espositivi. Probabilmente,<br />

quando è nata questa<br />

idea della <strong>Bonsai</strong> Competition, siamo<br />

andati a stimolare molti amatori che<br />

non avevano mai partecipato ad una<br />

mostra, e quindi la risposta all’iniziativa<br />

è stata, da un certo punto di<br />

vista, superiore alle aspettative, costringendoci<br />

ad esporre le piante in<br />

spazi ristretti.<br />

Quanti partecipanti avete<br />

previsto per questa edizione?<br />

Proprio per evitare i piccoli<br />

disagi che si sono verificati nella prima<br />

edizione abbiamo deciso di ridurre<br />

il numero degli espositori a 65, un<br />

numero che corrisponde alla reale<br />

disponibilità della serra, appunto per<br />

poter dare uno spazio più degno ad<br />

ognuno degli espositori.<br />

Questa scelta ha comportato<br />

anche una selezione dal punto di<br />

vista qualitativo?<br />

L’idea della manifestazione è<br />

e rimane sempre quella di poter dare<br />

una possibilità a tutti di partecipare<br />

e poter esporre la propria pianta.<br />

Chiaramente, dato anche il forte miglioramento<br />

qualitativo delle piante<br />

lavorate dagli amatori, alcuni criteri<br />

di selezione sono stati applicati.<br />

Ci sono differenze anche nelle<br />

attività di supporto alla mostra?<br />

Sì, c’è stato un forte impegno<br />

da parte nostra per cercare di migliorare<br />

le attività a contorno della mostra,<br />

cercando di creare, con proposte<br />

culturali all’interno del vivaio, un<br />

percorso di stimolo o quantomeno di<br />

curiosità, verso il mondo del bonsai<br />

o più in generale della cultura orientale,<br />

anche per persone non addette<br />

ai lavori. Abbiamo quindi ospitato<br />

una mostra di francobolli dedicati al<br />

bonsai, una esposizione di shitakusa<br />

e kusamono curata da Gianpaolo<br />

Scoglio e una dimostrazione di<br />

qwan ki do. Oltre naturalmente alle<br />

lavorazioni di Sandro Segneri e Nicola<br />

Crivelli.<br />

Alfredo Salaccione<br />

- Pietro Strada -73


L’opinione di...<br />

Come si è presentata la distribuzione<br />

geografica dei partecipanti?<br />

E’ molto legata all’area in cui<br />

operate tu e Oltre il Verde oppure<br />

l’interesse per questa manifestazione<br />

si è dimostrato più esteso?<br />

Direi che l’interesse per la<br />

manifestazione è andato al di là delle<br />

nostre aree di influenza, si sono<br />

presentati espositori provenienti dal<br />

Piemonte, dal Veneto, dalla Liguria,<br />

dall’Emilia e dalla Svizzera.<br />

E come valuti il livello medio<br />

delle piante presentate ? Quali a tuo<br />

parere le essenze preferite?<br />

Posso dire che a distanza di<br />

due anni il livello medio delle piante<br />

presentate e della competenza degli<br />

amatori è sicuramente cresciuto, per<br />

quanto riguarda le essenze quest’anno<br />

c’è stata una netta prevalenza di<br />

ginepri, per la versatilità dell’essenza.<br />

Però, dato il periodo, non sono<br />

mancate le latifoglie. In termini percentuali<br />

direi un 60% per le conifere<br />

e 40% per le latifoglie.<br />

Come hai trovato lo spirito<br />

dei partecipanti?<br />

Direi in linea con lo spirito<br />

della manifestazione. Lo definirei<br />

uno spirito olimpico. Qui le persone<br />

possono ritrovare il gusto di partecipare<br />

e di esporre, di mettersi in gioco<br />

senza un livello d’ansia eccessivo<br />

mantenendo comunque la consapevolezza<br />

di quello che vanno a fare.<br />

Confermo però quanto detto prima,<br />

il livello medio delle piante presentate<br />

si è alzato, come si è alzato il livello<br />

della presentazione delle stesse.<br />

Alfredo Salaccione<br />

74 - Pietro Strada -<br />

Per esempio nel 2007 arrivavano<br />

piante senza tavolino, quest’anno la<br />

cura dell’esposizione e dei particolari,<br />

come piante di compagnia e muschiatura<br />

è stata maggiore.<br />

Avete dovuto respingere<br />

qualche iscrizione per non ottemperanza<br />

alle regole della manifestazione?<br />

Oppure tutta la fase preparatoria<br />

si è svolta regolarmente ?<br />

No, tutto si è svolto regolarmente<br />

e non ci sono stati problemi.<br />

Questa formula che avete<br />

ideato, ovvero il fatto di far partecipare<br />

solo bonsai di proprietà di amatori/collezionisti<br />

come è stata accolta<br />

dai partecipanti e dai colleghi?<br />

I colleghi hanno accolto senza<br />

problemi l’iniziativa, non ci sono<br />

stati assolutamente difficoltà. Per<br />

quanto riguarda i partecipanti, oltre<br />

all’entusiasmo, soprattutto nella prima<br />

edizione, ci sono state alcune polemiche.<br />

Ritengo quindi giusto chiarire<br />

un concetto di fondo legato al regolamento<br />

della manifestazione. Questa<br />

formula non vieta il fatto che la pianta<br />

possa essere lavorata con l’aiuto<br />

di un istruttore o di un club, perché<br />

questo sarebbe negare la realtà del<br />

bonsai in Italia. A parte l’impossibilità<br />

materiale di effettuare dei controlli di<br />

merito, lo spirito con il quale Sergio<br />

Della Torre (uno dei due fratelli responsabili<br />

della Oltre il Verde n.d.r.)<br />

ha voluto organizzare la manifestazione<br />

è proprio<br />

il poter<br />

riconoscere,<br />

con i premi<br />

della BC,<br />

l’impegno di<br />

chi fa bonsai<br />

per passione,<br />

investendo<br />

tempo, spesso<br />

“rubato”<br />

alla famiglia, e<br />

soldi (piante,<br />

vasi, attrezzi<br />

ecc.).<br />

La formula ha favorito una<br />

maggior partecipazione? A tuo parere<br />

i partecipanti si sono sentiti più<br />

tutelati rispetto ad altre manifestazioni<br />

dove la presenza mista, di<br />

istruttori ed amatori, forse consentiva<br />

una competizione meno equilibrata.<br />

In parte sì, conosco amatori<br />

che negli anni si sono allontanati da<br />

alcune competizioni a causa di questo.<br />

Penso che sia molto importante<br />

dare maggiore spazio e risalto al<br />

bonsaisimo amatoriale. Poi va valutato<br />

anche il problema del periodo<br />

in cui si svolge la mostra, la sovrapposizione<br />

con altre iniziative e il fatto<br />

che le persone non possono essere<br />

dappertutto, quindi decidono dove<br />

è più opportuno andare, anche in<br />

base a criteri economici….visti i tempi.<br />

L’edizione precedente si era svolta<br />

in Novembre, e non c’erano altre<br />

mostre in quel periodo, difatti stiamo<br />

valutando, per la prossima edizione,<br />

di riproporre la BC a Novembre.<br />

Vista in prospettiva futura,<br />

ritieni che il fatto di dividere in maniera<br />

chiara i ruoli (dell’amatore/<br />

collezionista e dell’istruttore/professionista)<br />

all’interno delle manifestazioni<br />

bonsaistiche possa migliorare<br />

il successo e la credibilità di<br />

queste manifestazioni?<br />

Penso che sarà un passo<br />

necessario. Nel senso che ci sono<br />

amatori e collezionisti che lavorano<br />

benissimo. Il discorso è che un pro-


fessionista, proprio perché tale, ha a<br />

disposizione piante e materiali di partenza<br />

in quantità e qualità superiori a<br />

quelle che un amatore può permettersi.<br />

Col tempo sarà quindi necessario<br />

arrivare a manifestazioni con<br />

categorie separate, come comunque<br />

avviene già in alcune competizioni.<br />

Torniarmo a parlare di te.<br />

Ho visto che tra le tue passioni ci<br />

sono l’arrampicata e in generale la<br />

montagna. Riesci ancora a ritagliare<br />

del tempo per te stesso per coltivare<br />

queste passioni oppure il bonsai è<br />

sempre più presente nella tua vita?<br />

Fortunatamente riesco ancora<br />

a ritagliarmi del tempo libero,<br />

anche se questo mestiere ci obbliga<br />

spesso a lavorare durante il Sabato<br />

e la Domenica. Tornando alla domanda,<br />

l’arrampicata l’ho un po’ abbandonata,<br />

ci vado poco, principalmente<br />

perché richiede un allenamento intenso<br />

e costante, mentre la montagna<br />

continua a piacermi molto, e ci<br />

vado spesso, per fare camminate.<br />

Tra i tuoi lavori ho visto ottimi<br />

risultati da essenze considerate<br />

più umili rispetto ad altre. Se interpreto<br />

bene il tuo pensiero mi sembra<br />

un messaggio importante, lavorare<br />

con pazienza e umiltà cercando di<br />

cogliere il meglio da tutti i materiali<br />

disponibili. E’ corretto ?<br />

Il mio pensiero è questo. Il<br />

bonsai, come tutte le passioni legate<br />

al collezionismo, può richiedere costi<br />

d’investimento molto elevati. La mia<br />

scelta, per non scoraggiare ad esempio<br />

le persone che iniziano, e si spaventano<br />

di fronte ai prezzi delle piante,<br />

è di spiegare loro che è possibile<br />

far bonsai di livello medio o comunque<br />

discreto, utilizzando materiali<br />

potenzialmente validi ma dal costo<br />

abbordabile. Certo, poi le persone<br />

devono sforzarsi da sole, imparare a<br />

cercare il materiale, riconoscerlo, saperlo<br />

valutare, allenare l’occhio.<br />

In pratica riapplico quello che<br />

capitava a me agli inizi, a tredici anni<br />

di soldi non ne giravano tanti e scar-<br />

pinavo per vivai alla ricerca di materiale<br />

per fare esperienza. Più in generale,<br />

il bonsai si può fare a diversi<br />

livelli, e ognuno di questi livelli ha un<br />

proprio valore, una propria dignità,<br />

e ritorna determinate soddisfazioni<br />

a fronte delle proprie aspettative e<br />

capacità. Applico gli stessi concetti<br />

anche nel club, sino a quando non<br />

vedo che le persone hanno acquisito<br />

le competenze e le capacità tecniche<br />

necessarie sconsiglio loro l’acquisto<br />

di yamadori, dirottandoli su materiali<br />

più adeguati al loro livello di esperienza.<br />

Hai accennato nella risposta<br />

precedente al club che segui per la<br />

formazione e la didattica (bonsaiclub<br />

Amici del Verde www.bonsaiclubamicidelverde.it).<br />

Ti va di raccontarci<br />

qualcosa delle attività del<br />

club?<br />

Mi occupo delle lezioni del<br />

<strong>Bonsai</strong><strong>Club</strong> Amici del Verde da ormai<br />

quattro anni. E’ un club eterogeneo<br />

nel senso che l’età dei soci è<br />

molto variabile ed anche il livello di<br />

esperienza. Incito e stimolo tutti a<br />

lavorare e sperimentare il più possibile,<br />

perché secondo me nel bonsai la<br />

pratica e la condivisione delle espe-<br />

rienze sono due fattori molto molto<br />

importanti. Inoltre svolgiamo anche<br />

un lavoro più teorico, finalizzato<br />

alla progettazione e all’estetica, con<br />

l’obiettivo di sviluppare fantasia ed<br />

immaginazione. E’ un bel gruppo e<br />

mi diverto molto con loro!<br />

Quali sono le tue essenze<br />

preferite?<br />

Io mi trovo bene con i pini.<br />

In particolare con i mughi e i silvestri.<br />

Dei mughi mi piace la lavorazione<br />

del secco, che è quasi paragonabile<br />

a quella dei ginepri. E poi<br />

penso, soprattutto per i mughi, di<br />

aver compreso bene i loro meccanismi<br />

di funzionamento. Inoltre, il<br />

mugo è una pianta tipica da roccia,<br />

cresce nei posti più sofferti e solitari,<br />

creando spesso dei bonsai naturali.<br />

In queste scelte entrano in<br />

gioco anche altri fattori, come la<br />

passione per la montagna e per l’arrampicata,<br />

e quindi il fatto di poter<br />

osservare nel tempo queste essenze<br />

nei loro ambienti naturali, che mi ha<br />

permesso di sviluppare un’affinità<br />

e una sensibilità verso queste piante<br />

e di subirne l’irresistibile fascino.<br />

Ti affezioni alle piante che<br />

Alfredo Salaccione<br />

- Pietro Strada -75


L’opinione di...<br />

lavori, riesci ancora ad emozionarti,<br />

nonostante il bonsai sia per te un lavoro?<br />

...sì, mi affeziono tremendamente.<br />

(Accenna un sorriso. In<br />

laboratorio ci sono due piante splendide,<br />

“Spirito dormiente” e ”Notte<br />

d’Estate”, si avvicina a loro, inizia<br />

a raccontare... intervistare concede<br />

qualche privilegio).<br />

I tuoi progetti per l’anno<br />

prossimo?<br />

Penso di ritornare a fare un<br />

viaggio in Giappone. L’ultima volta ci<br />

sono stato nel 2006. Sarà un viaggio<br />

di lavoro, per la Oltre il Verde, dove<br />

sicuramente macineremo centinaia<br />

di km. per visitare i giardini dei maestri,<br />

però sono esperienze, perché<br />

oltre alla parte commerciale puoi acquisire<br />

tantissime altre informazioni.<br />

In un periodo di crisi, non<br />

solo economica ma anche di mancanza<br />

di valori, come quello che<br />

stiamo attraversando, scegliere di<br />

vivere solo con il bonsai sicuramente<br />

non è una scelta facile. Se tu potessi<br />

tornare indietro nel tempo rifaresti<br />

le stesse scelte, oppure … ?<br />

SI, rifarei le stesse scelte. Sin<br />

da ragazzino la vita stessa mi ha spinto<br />

verso il <strong>Bonsai</strong>, facendomi incontrare<br />

le persone giuste al momento<br />

opportuno, e permettendomi di far<br />

diventare un hobby una professione.<br />

L’unico rimpianto che ho è quello di<br />

non essermi iscritto subito a un club,<br />

ma aver perso alcuni anni da autodidatta.<br />

Mi sono serviti comunque, per<br />

la coltivazione e per altre cose, ma se<br />

mi fossi iscritto prima a un club avrei<br />

probabilmente guadagnato anni di<br />

tecnica. Secondo me l’associazionismo<br />

è importantissimo, a tutti livelli,<br />

perchè ti consente di andare avanti<br />

più velocemente, di confrontarti e di<br />

migliorarti.<br />

Hai avuto modo di visionare<br />

il nostro magazine on-line? Cosa ne<br />

pensi? Credi che una rivista elettronica<br />

e gratuita possa essere utile<br />

Alfredo Salaccione<br />

76 - Pietro Strada -<br />

nel mondo del bonsai ?<br />

Mi piace, la sfoglio volentieri<br />

ogni mese perché trovo sempre<br />

articoli diversi, anche di personaggi<br />

famosi. La trovo completa, perché<br />

spazia su moltissimi temi, dalla fitopatologia,<br />

all’estetica, dai giardini<br />

giapponesi alle lavorazioni e così via.<br />

E poi è innegabile la comodità di Internet,<br />

il magazine non occupa spazio<br />

in libreria e posso riprenderlo in<br />

qualsiasi momento. Sì, trovo che sia<br />

davvero utile e ben fatta.<br />

Termina qui questa intervista<br />

con Alfredo Salaccione, grazie<br />

ancora per la tua disponibilità e per<br />

il tuo lavoro nel mondo del bonsai,<br />

prima di chiudere vuoi fare un saluto<br />

ai nostri lettori?<br />

Saluto tutti i lettori del Magazine,<br />

e spero di vederli e conoscerli<br />

alla prossima edizione della <strong>Bonsai</strong><br />

Competition, che si terrà nel 2011, o<br />

in occasione di altre mostre.<br />

Un mio personale suggerimento,<br />

cercate di partecipare a<br />

quante più mostre riuscite, guardate<br />

più che potete foto, cataloghi, arricchite<br />

il vostro bagaglio di immagini,<br />

vi aiuterà per prendere ispirazione<br />

durante il vostro lavoro.


Lo stile<br />

dei<br />

Letterati<br />

di Antonio Ricchiari<br />

Il termine giapponese è bunjinji,<br />

che è la traduzione del termine<br />

cinese wenjen, il nome dei dotti<br />

maestri d’arte cinesi. La rappresentazione<br />

degli alberi raffigurati nei<br />

loro dipinti è stata la fonte che ha<br />

ispirato questo raffinatissimo stile.<br />

Lo stile dei Letterati vuole<br />

rappresentare ciò che si osserva<br />

in circostanze particolari in natura:<br />

quando un albero nasce e si sviluppa<br />

su una spiaggia, quindi in presenza di<br />

fattori atmosferici come vento, acqua<br />

salmastra, rialzi termici etc. oppure<br />

quando un albero ha vissuto flagellato<br />

da rigide condizioni atmosferiche<br />

o ambientali o è dovuto sopravvivere<br />

fra altri alberi, quindi la vegetazione<br />

della parte inferiore è morta.<br />

Credo che il Literati sia l’essenza<br />

dell’estetica nippo-cinese e per<br />

questo merita particolare attenzione<br />

e studio e la sua realizzazione pratica<br />

è difficoltosa e richiede una preparazione<br />

ed uno studio di alto livello.<br />

E’ bene ricordare a questo<br />

punto che i concetti di estetica giapponese<br />

non hanno nulla a che vedere<br />

con quelli studiati dagli occidentali<br />

e nel detta glio sarà argomento in<br />

A scuola di estetica


A scuola di estetica<br />

orientale: leggeva poemi classici,<br />

studiava e perfezionava la calligrafia,<br />

ascoltava musica koto, suonava,<br />

componeva in versi e dipingeva seguendo<br />

attentamente il Manuale di<br />

pittura del giardino dei semi di senape,<br />

una specie di Vangelo per i pittori<br />

litterati. Malgrado il suo estremo<br />

impegno intellettuale, trovava<br />

il tempo, nei momenti di riposo, di<br />

bere l’immancabile tè osservando<br />

ed ammirando un <strong>Bonsai</strong> Literati<br />

che abbelliva il tokonoma.<br />

Con il passare degli anni<br />

si assiste allora ad un progressivo<br />

cambiamento anche concettuale<br />

dello stile che la tradizione ha riportato<br />

diviso in tre fasi:<br />

- la prima, iniziale, dove il termine<br />

Litterato si riferiva a “<strong>Bonsai</strong> apprezzati<br />

da letterati”, quindi apprezzati<br />

dai pensatori ed aristocratici<br />

Lo stile dei Letterati<br />

78 - Antonio Ricchiari -


dell’epoca;<br />

- la seconda fase era quella dove i<br />

Litterati erano “<strong>Bonsai</strong> di coloro che<br />

avevano i gusti dei letterati”;<br />

- infine l’ultima fase inizia dal secondo<br />

conflitto mondiale (1939) dove<br />

purtroppo il concetto dello Stile Literati<br />

subisce una certa sminuizione e<br />

dove il suo significato ed il concetto<br />

stesso risente dell’era nella quale viviamo.<br />

La definizione sommaria<br />

dell’ultima fase forse ci fa capire perché<br />

tanti amanti del bonsai e della<br />

natura non riescono ad apprezzare<br />

questo Stile, non ne condivide o, ancora<br />

peggio, non ne capisce la struttura,<br />

la forma, non lo trova “albero”<br />

perché purtroppo il concetto di “albericità”<br />

essendo standardizzato o<br />

canonizzato in una certa maniera, e<br />

quindi rientrando in certi schemi ben<br />

delimitati, viene interpretato a senso<br />

unico.<br />

Ragione per cui il fusto alto<br />

e spoglio, proteso ed inclinato in un<br />

gioco di equilibrio, l’apparente assenza<br />

di staticità etc. vengono intesi e<br />

tradotti come fattori negativi per cui<br />

il bonsai viene visto come albero con<br />

poca grazia, spoglio, strano proprio<br />

perché non rientra negli Stili che siamo<br />

abituati a vedere. O, perlomeno,<br />

di solito siamo o ci hanno abituati a<br />

vedere piante spesso discutibili e per<br />

la forma e per la tecnica, figuriamoci<br />

poi quanto ne corre ad accettare e<br />

capire un <strong>Bonsai</strong> Literati.<br />

Avendo trattato i riferimenti<br />

storici e passando all’essenza bonsai<br />

diciamo che questo è lo stile che lo<br />

rappresenta meglio di tutti poiché ne<br />

estrinseca la ricerca del vuoto, l’essenzialità<br />

dello Zen attraverso la linea<br />

del tronco e ‘estrema raffinatezza<br />

dell’andamento e delle palcature. Il<br />

bonsai di bunjin non si impone all’occhio<br />

dell’osservatore, lo asseconda<br />

con il suo tronco esile ed agile ma al<br />

contempo vetusto, elegante nel suo<br />

andamento quasi sempre azzardato.<br />

La vegetazione, molto discreta, mai<br />

preponderante, si sviluppa su pochissimi<br />

rami, lasciando spazio all’essenzialità<br />

della linea del tronco. Bisogna<br />

tenere conto di due elementi fondamentali<br />

per impostare un Literati:<br />

- la linea del tronco che costituisce il pun-<br />

to focale di maggiore interesse;<br />

- l’equilibrio dato dal posizionamento dei<br />

rami e di conseguenza;<br />

-l’equilibrio dato dalle masse vegetative.<br />

Particolare cura va posta<br />

all’andamento del tronco che darà<br />

slancio alla silhouette del bonsai, che<br />

apparirà sbilanciato, proteso verso<br />

l’alto con una serie di curve che potrebbero<br />

sembrare assurde ma che<br />

andranno a bilanciarsi con le poche<br />

impalcature dei rami e con la scarsa<br />

vegetazione di questi. Anche la massa<br />

che la vegetazione va a determinare<br />

dovrà essere ben calibrata per determinare<br />

un giusto peso visivo. Un’altra<br />

regola importante è quella di un<br />

controllo costante della vegetazione:<br />

quindi non esitate a procedere a drastiche<br />

potature o, nel caso di conifere,<br />

alla riduzione degli aghi. Quindi,<br />

mai come in questo caso, giuocano<br />

un ruolo determinante la fantasia e la<br />

bravura del bonsaista che, in un precario<br />

equilibrio di masse e direzioni<br />

di forza, andrà a comporre una pianta<br />

che dovrà risultare all’osservatore<br />

come un gioco di abilità della natura.<br />

Si possono creare varie silhouette,<br />

anche con più tronchi e questi<br />

possono anche avere una rigida<br />

verticalità che richiama lo stile Eretto<br />

Formale oppure curve di 90 gradi<br />

che creano movimenti di spazi pieni e<br />

vuoti o addirittura Literati impostati<br />

negli stili Cascata o Semicascata.<br />

Per completare l’effetto di<br />

questo Stile è quasi obbligatorio fare<br />

ricorso a jin che ritroviamo con abbondanza<br />

più che in ogni altro Stile<br />

ed anche qui vi è un riscontro preciso:<br />

alberi di siffatta forma che in natura<br />

sono cresciuti in zone impervie,<br />

in anfratti o dirupi sono soggetti ad<br />

ogni tipo di evento naturale, non ultime<br />

frane e smottamenti che spezzano<br />

rami, danneggiano la corteccia<br />

provocando di conseguenza vistose<br />

cicatrici. Anche la creazione di shari,<br />

specialmente per le conifere, trova la<br />

stessa giustificazione di cui sopra.<br />

Da dove iniziare? - La scelta del materiale<br />

di partenza è vario: si può iniziare<br />

dal seme, con il solito problema<br />

“tempo” che in questo caso non è poi<br />

così avvilente poiché non sono necessari<br />

dei tronchi molto robusti ma<br />

con il grande vantaggio di potere impostare<br />

il tronco esattamente come<br />

si vuole e così pure i rami.<br />

Nei vivai si possono trovare<br />

delle piante spesso scartate per il<br />

loro aspetto, per i pochi rami, per il<br />

tronco spoglio che invece si presterà<br />

benissimo al nostro scopo oppure<br />

salvare anche dei bonsai che hanno<br />

subito patologie che hanno danneggiato<br />

parte della pianta o che hanno<br />

subito fatti traumatici come la rottura<br />

di qualche ramo e trasformarli in<br />

un interessante Literati. E poi non dimentichiamo<br />

la grande risorsa della<br />

natura che ci offre sicuramente piante<br />

sofferte che, con opportuni interventi,<br />

diverranno ottimi <strong>Bonsai</strong>.<br />

Anche se nella maggior parte<br />

dei casi abbiamo potuto ammirare<br />

esemplari di conifere impostate<br />

in questo Stile, si possono scegliere<br />

senza alcun problema anche piante<br />

decidue come il biancospino, il cotoneaster<br />

etc.<br />

In linea di massima, la pianta<br />

che ci occorre deve essere naturalmente<br />

bene in salute, vigorosa, con<br />

almeno 3 o 5 rami sul tronco (se sono<br />

più numerosi ci permetteranno una<br />

selezione più ampia) che, con opportune<br />

potature, svilupperanno la ramificazione<br />

secondaria che, attenzione,<br />

non dovrà essere esagerata.<br />

Particolare attenzione, al<br />

momento del rinvaso, va riservata<br />

all’apparato radicale che dovrà essere<br />

ricco e privo di grosse radici per<br />

le dimensioni molto contenute del<br />

vaso che andrà ad ospitare il <strong>Bonsai</strong>:<br />

per questo motivo bisognerà abbondare<br />

di sabbia o materiale simile<br />

Lo stile dei Letterati<br />

- Antonio Ricchiari -79


A scuola di estetica<br />

Lo stile dei Letterati<br />

80 - Antonio Ricchiari -<br />

nella composizione della miscela, scegliendo<br />

per questo componente una<br />

granulometria grossa.<br />

Una caratteristica dei rami del<br />

Literati è la loro inclinazione che tende<br />

spesso esageratamente verso il basso e<br />

per questo è più agevole lavorare giovani<br />

rami o, se ci si trova in presenza di<br />

sezioni grosse, usare la solita tecnica di<br />

cui abbiamo già parlato, e cioè asportare<br />

un triangolo di legno nella parte<br />

interna della curva per permettere<br />

l’inclinazione. Le parti che andranno a<br />

combaciare si salderanno non lasciando<br />

nessun segnale evidente.<br />

La potatura di mantenimento<br />

deve essere continua ed il controllo e<br />

l’eliminazione di succhioni o nuove crescite<br />

indispensabile perché non si alteri<br />

la silhouette della pianta.<br />

Il vaso è anch’esso molto discreto,<br />

con una forma elegante e delicata.<br />

Si selezioneranno vasi bassi rotondi per<br />

valorizzare ed esaltare ancora di più il<br />

particolare andamento della pianta e<br />

dalla linea sobria: questa linearità non<br />

disturberà l’insieme del bonsai.


Carpinus turczaninowii, 63 cm<br />

foto tratta dal catalogo Kokufu n°77<br />

L’essenza del mese


L’essenza del mese<br />

- Ca r p i n u s b e t u l u s -<br />

Il carpino comune ha solchi e striature sulla corteccia<br />

grigia molto simili al faggio. Le foglie sono ovali<br />

allungate, di un bel verde brillante e in autunno diventano<br />

giallo-brune. Sopporta il taglio in qualsiasi stagione e<br />

vegeta bene in tutti i tipi di terreno ed in tutti i climi compreso<br />

quelli molto freddi. E’ una pianta molto facile (da<br />

coltivare e gli errori che si possono fare con la potatura, si<br />

riescono correggere in breve tempo perché possiede una<br />

vegetazione abbondante ed una ramificazione molto fitta.<br />

- Ca r p i n u s laxiflora -<br />

Il carpino rosso è un carpino a foglie piccole di colore<br />

rosso il tronco ha una corteccia liscia e di colore grigio-marrone<br />

chiaro. Produce amenti molto interessanti<br />

in autunno.<br />

- Ca r p i n u s t u r C z a n i n o w i i -<br />

Il carpino della Corea ha foglie verdi molto piccole,<br />

rami sottili ed una buona ramificazione. In autunno<br />

l’albero si colora di un bel rosso-arancio grazie alla colorazione<br />

delle foglie.<br />

- selezione d e l m at e r i a l e d i pa rt e n z a -<br />

Le specie di carpini reperibili in Italia, sia spontanei<br />

sia coltivati nei vivai, sono il carpino bianco (Carpinus<br />

betulus), il carpino nero (Ostrya carpinifolia) ed il carpinello<br />

(C. orientalìs) un ibrido con le foglie più piccole dei nostri,<br />

mentre le varietà più esotiche giapponesi (C.japonica<br />

e C.laxiflora), russe (C.tschonoski) e coreane si trovano<br />

occasionalmente presso i centri bonsai. Spesso, se non se<br />

ne conosce l’origine, l’accertamento della varietà di carpini<br />

fatti bonsai resta puramente formale poiché è molto<br />

difficile notarne le differenze.<br />

Il carattere più sicuro è infatti la diversità di forma dell’infiorescenza<br />

femminile, che ben raramente si arriva a vedere<br />

in soggetti coltivati in miniatura, anche se vecchi.<br />

Considerando che il Carpino (conosciuto nelle<br />

nostre latitudini anche come Betullino o Faggio bianco) è<br />

un materiale molto impiegato nelle composizioni di giardini,<br />

non è difficile trovare piante in vivaio o centri di giardinaggio.<br />

Molto diffuso anche in natura, il Carpino è una<br />

delle piante più facili da raccogliere, poiché il suo apparato<br />

radicale si compone di molte radici fini e, tranne che in<br />

terreni molto rocciosi, non emette radici eccessivamente<br />

grosse. Dato che sopporta perfettamente la potatura delle<br />

radici, non è necessario avere il ceppo troppo grande.<br />

L’epoca di recupero più adatta è l’autunno-inverno, proprio<br />

quando le sue foglie sono passate dal rosso al marrone<br />

ed hanno cominciato a cadere. Si tratta di piante a sviluppo<br />

generalmente rapido, il cui legno divenuto maturo<br />

assume una rigidità e durezza considerevoli (tanto che in<br />

inglese il carpino è chiamato ironwood o “legno di ferro”):<br />

conviene perciò lavorarle partendo da materiale ancora<br />

giovane e flessibile, oppure da soggetti già così ben costruiti<br />

da non doverne modificare la struttura di base.<br />

Un’altra possibilità, che sfrutta la tendenza a<br />

produrre abbondanti germogli un po’ ovunque sul legno<br />

vecchio (intervenendo a pianta “ carica di zucchero”), è di<br />

conservare soltanto la parte basale di un tronco interessante<br />

e di creargli di nuovo e completamente la struttura,<br />

usando la ramificazione neoformata, più facile da far<br />

crescere secondo il proprio desiderio. Il soggetto dovrà<br />

ovviamente essere coltivato, per quel paio di stagioni necessarie<br />

a dargli le giuste proporzioni, in piena terra o in<br />

un contenitore sufficientemente grande, lasciando che i<br />

rami destinati a diventare le branche principali si allunghino<br />

prima di accorciarli, affinché i loro diametri si accordino<br />

con le dimensioni del vecchio tronco sottostante.<br />

- pr o pa g a z i o n e p e r s e m e -<br />

Si può seminare appena raccolto il seme in autunno<br />

però questo germina a maggio, come quello seminato<br />

in febbraio (previa stratificazione).<br />

- pr o pa g a z i o n e p e r ta l e a -<br />

Va eseguita in primavera, al momento della potatura<br />

utilizzando i rami tagliati. Si privano della parte<br />

apicale e togliendo un po’ di corteccia nella parte basale,<br />

vanno cosparse di ormoni radicali e piantate in terriccio<br />

formato da sabbia e torba in parti uguali. Il contenitore<br />

con le talee va tenuto all’ombra<br />

- pr o pa g a z i o n e p e r ta l e a l e g n o s a<br />

e semilegnosa -<br />

Va da effettuare dalla fine della primavera fine<br />

metà estate.<br />

Il giardino giapponese: scenografia rappresentata in piccoli spazi<br />

82 - Gian Luigi Enny -


Il melogranoII parte<br />

di Elisabetta Ruo<br />

- fi o r i d i ba C h -<br />

Centaury è il rimedio per le persone “zerbino”,<br />

per chi non sa dire di no; per coloro che si lasciano sottomettere,<br />

che hanno difficoltà a difendersi, che sono sempre<br />

gentili e disponibili nei confronti degli altri e finiscono<br />

per assumere più carico di quanto possano sostenere<br />

trascurando se stessi. Il rimedio rafforza la volontà, la determinazione<br />

e la risolutezza personale donando, inoltre,<br />

vitalità, energia e capacità di esprimere il proprio punto<br />

di vista.<br />

La qualità positiva che CENTAURY evoca è la VO-<br />

LONTA’. Il colore che esprime la volontà è il ROSSO ME-<br />

LOGRANO. Il ROSSO MELOGRANO è la tonalità di rosso<br />

più equilibrata. La tinta è composta da rosso sfumato con<br />

nero e stemperato con giallo. La lieve sfumatura di nero<br />

Non tutti sanno che...


Non tutti sanno che...<br />

In Italia si conoscono le cultivar: Dente di Cavallo,<br />

Neirana, Profeta Partanna, Selinunte, Ragana e Racalmuto,<br />

tutte agro-dolci o dolci, adatte per il consumo fresco.<br />

- pr o d u z i o n i -<br />

I frutti di melograno hanno proprietà astringenti<br />

e diuretiche; vengono generalmente consumati freschi e<br />

sono molto spesso usati per preparare bibite ghiacciate<br />

(“sherbet”, “sorbet”, “granatina”); in alcuni Paesi i frutti<br />

sono usati per la decorazione di macedonie servite in apposite<br />

coppe. La pianta è di grande effetto ornamentale<br />

specialmente gli esemplari con branche e tronchi contorti.<br />

Tanto il P. granatum, con frutti eduli, quanto il P. nana,<br />

a taglia ridotta e con frutti non commestibili, vengono<br />

utilizzati in parchi e giardini come piante singole o a gruppi,<br />

e soprattutto per realizzare siepi e bordure. Per i bonsai<br />

in genere si utilizza la ormai nota Punica granatum.<br />

- Cu r i o s i t à -<br />

Nelle arti decorative il simbolo della melagrana<br />

è molto ricorrente, come nel caso dell’arte del tessuto e<br />

nell’arte della ceramica.<br />

Usata spesso come simbolo di fratellanza e unione,<br />

a oriente come in occidente, la melagrana è un simbolo<br />

di fertilità, fecondità e prosperità, simboli che ben si<br />

adattano all’immagine e alla struttura della melagrana.<br />

Fin dai tempi antichi quest’albero ha ispirato diverse<br />

leggende, all’interno di varie culture e tradizioni, come<br />

quella che dice che il suo succo sia il sangue del dio Dioniso,<br />

dio greco che rappresentava quell’energia naturale<br />

che, per effetto del calore e dell’umidità, portava i frutti<br />

delle piante alla piena maturità. Era dunque visto come<br />

una divinità benefica per gli uomini da cui dipendevano i<br />

doni che la natura stessa offriva: tra questi, l’agiatezza, la<br />

cultura, l’ordine sociale e civile. Ma poiché questa energia<br />

tendeva a scomparire durante l’inverno, l’immaginazione<br />

degli antichi tendeva a concepire talvolta un Dioniso<br />

sofferente e perseguitato. Proprio in suo onore la dea<br />

dell’amore Afrodite lo piantò sulla terra.<br />

Il melograno e’ un albero leggendario di antica<br />

tradizione, sinonimo da millenni della fertilita’ per tutte<br />

le culture che si sono lasciate sedurre dai suoi frutti, ricchi<br />

di semi di accattivante colore rosso, espressione dell’esuberanza<br />

della vita. In epoca cristiana divenne l’allegoria<br />

della Chiesa che accoglieva a se i fedeli. Non a caso i pittori<br />

dei secoli XV e XVI mettevano spesso una melagrana<br />

nella mano di Gesù Bambino, alludendo alla nuova vita<br />

donata da Cristo all’umanità.<br />

Nell’arte copta si incontra l’albero del melograno<br />

come simbolo di resurrezione. Le sue radici affondano fin<br />

nell’antica Grecia dove questa pianta era sacra a Giunone<br />

(moglie di Giove) e a Venere (dea dell’amore). Le spose<br />

romane usavano intrecciare tra i capelli rami di melograno<br />

come simbolo di ricchezza e fertilità .<br />

Il melograno - II parte<br />

84 - Elisabetta Ruo -<br />

Esemplare in formazione di<br />

Punica granatum var. Rosea plena<br />

Coll. Carlo Scafuri<br />

Nella tradizione asiatica il frutto aperto rappresenta<br />

abbondanza e buon augurio. Il notevole<br />

numero dei suoi grani ha ispirato numerose leggende:<br />

in Vietnam la melagrana si apre in due con<br />

l’augurio di avere cento bambini, le spose turche la<br />

lanciano a terra perchè si dice che avranno tanti figli<br />

quanti sono i chicchi che usciranno dal frutto spaccato.<br />

In Dalmazia invece la tradizione vuole che lo sposo trasferisca<br />

dal giardino del suocero al suo, una pianta di melograno.<br />

Di origine indiana e’ la credenza che il succo di<br />

questo frutto combatta la sterilità. Ancora oggi fra le popolazioni<br />

asiatiche il frutto aperto della Melagrana simboleggia<br />

l’abbondanza e il buon augurio e in Africa la buccia<br />

del frutto viene utilizzata per conciare il cuoio, mentre<br />

dalla buccia essiccata si estrae un colorante giallo, ritrovato<br />

anche in alcune tombe egizie. In presenza di ferro<br />

essa da’ una tinta nera adatta per farne inchiostro, anche<br />

i fiori possono servire per preparare un inchiostro rosso.<br />

Il frutto oltre a essere un insolito dessert, e’ il protagonista<br />

di golose gelatine, bevande dissetanti, granite,<br />

marmellate. Il succo di melagrana e’ adoperato in cucina<br />

nella preparazione dei dolci ma anche della carne.<br />

- de C o z i o n e C o n t r o la t e n i a -<br />

Far bollire 750 ml di acqua con 70 grammi di corteccia<br />

di radici finchè l’acqua non si riduce di un terzo.<br />

Dopo un giorno di dieta, la decozione va somministrata<br />

in tre volte a digiuno con tre ore d’intervallo. Due ore<br />

dopo l’ultima dose si fa seguire un purgante.<br />

Per le proprietà antinfiammatorie, antiossidanti<br />

ed anticancerogene il Melograno è stato scelto come<br />

simbolo della medicina nel corso del Festival del Millennio<br />

della Medicina (Millenial Festival of Medicine), tenutosi<br />

nell’anno 2000 nel Regno Unito.


- Ce n n i s to r i C i -<br />

Già nell’antichità questa pianta era tenuta<br />

in grande considerazione per le sue proprietà benefiche;<br />

lo stesso Ippocrate ne esaltava le preziose<br />

virtù, che hanno trovato conferme sia negli usi<br />

tradizionali che nelle moderne ricerche scientifiche.<br />

È citata più volte nella Bibbia come uno dei frutti<br />

della terra promessa: questo testimonierebbe che gli<br />

ebrei la conoscevano e ne consumavano i frutti, anche<br />

sotto forma di succo, già in tempi assai remoti. Nell’antico<br />

Egitto era nota e ritenuta pianta medicinale per le sue<br />

proprietà terapeutiche e vermifughe, ed era inoltre utilizzata<br />

nelle cerimonie funebri. Le melagrane sono state<br />

raffigurate nelle tombe egizie del 2500 a.C., sono state<br />

nominate nelle iscrizioni di Tutmosi I (1547 a.C.), simboli<br />

del frutto del melograno sono stati ritrovati nella tomba<br />

di Ramses IV (1145 a.C.). Persefone fu condannata agli inferi<br />

per aver mangiato sette chicchi di melagrana.<br />

- op e r e d’a rt e -<br />

Plinio il Vecchio lo chiamava Malum Punicum:<br />

una chiara allusione ad una sua probabile origine Fenicia.<br />

Nel corso del 1400 la melagrana è rappresentata in numerosissime<br />

opere d’arte, nella pittura, nella scultura e<br />

nelle arti decorative.<br />

Per la pittura: “La Madonna della Melagrana” del<br />

Botticelli conservata alla galleria degli Uffizi di Firenze; la<br />

“Madonna della Melagrana” o “Madonna Dreyfus” di Leonardo<br />

da Vinci, conservata alla National Gallery of Art<br />

di Washington; “Madonna della Melagrana” di Raffaello<br />

Sanzio conservato all’Albertina Museum di Vienna. Per<br />

la scultura: “Madonna della Melagrana” di Jacopo della<br />

Quercia, scultura in marmo bianco conservata al museo<br />

della cattedrale di Ferrara.<br />

- le t t e r at u r a -<br />

“L’albero a cui tendevi la pargoletta mano, il verde<br />

melograno da’ bei vermigli fior…” cantava Giosuè Carducci<br />

nel suo poema “Pianto Antico”. Mai frutto ha ispirato artisti,<br />

miti e leggende come il melograno, da sempre è stato<br />

un albero legato alla simbologia alle religioni, e ha saputo<br />

essere un aiuto all’uomo con le sue virtù farmacologiche.<br />

- in Cu C i n a e in mediCina -<br />

Al momento di acquistare una melagrana, occorre<br />

fare attenzione che la buccia sia priva di macchie e di<br />

spaccature, che potrebbero favorire l’infiltrazione di muffe<br />

e batteri. Il colore della buccia deve essere rosso con<br />

sfumature gialle. È sempre consigliabile evitare l’acquisto<br />

dei frutti acerbi, poiché la melagrana è un frutto che matura<br />

esclusivamente sull’albero. Dopo l’acquisto la mela-<br />

grana si conserva in un luogo fresco e asciutto per 7-10<br />

giorni.<br />

La cucina medievale faceva largo uso dei chicchi<br />

della melagrana, mentre nella cucina moderna i chicchi<br />

vengono frequentemente usati solo per scopo decorativo.<br />

Il lento scomparire dalla cucina è dovuto probabilmente<br />

alla difficoltà nel mondarlo e a causa dei numerosi<br />

semi che potrebbero risultare fastidiosi durante il consumo.<br />

Il succo di melagrana è di facile reperibilità e alcuni<br />

paesi è una bevanda piuttosto diffusa. Le cucine orientali<br />

- come quella persiana e libanese - fanno largo uso della<br />

melagrana nelle loro pietanze.<br />

Con il succo di melagrana si prepara una bevanda<br />

dissetante chiamata granatina. L’infuso dei grani macinati<br />

è un purificatore per l’intestino. Si ritiene che 50ml di<br />

succo al giorno aiutino a combattere il colesterolo e l’arteriosclerosi.<br />

Da uno studio svolto dall’ Università Americana<br />

del Wisconsin, emerge che alcuni componenti presenti<br />

nel succo di melagrana possono contrastare lo sviluppo<br />

del tumore alla prostata o prevenirne la comparsa.<br />

La melagrana vanta proprietà antiossidanti, contiene<br />

cioè delle sostanze in grado di proteggere le nostre<br />

cellule dai radicali liberi, prevenendo od ostacolando la<br />

formazione di alterazioni cellulari, pertanto previene la<br />

nascita e lo sviluppo di tumori. Un altro studio a livello<br />

universitario condotto in Israele, riconosce alla melagrana<br />

la proprietà di combattere le malattie cardiovascolari,<br />

tenendo sotto controllo il livello di colesterolo.<br />

Il frutto del melograno, oltre ad essere usato<br />

come decorazione nei dolci, serve per preparare gelatine,<br />

marmellate, sciroppi, bibite dissetanti e granite. con il<br />

succo inoltre si possono preparare ottime salse da servire<br />

con la carne.<br />

Ricetta della gelatina<br />

Ingredienti: Melograno, zucchero, scorza di arancia grattugiata.<br />

Preparazione: Scegliete delle melograne mature, tagliatele<br />

e separate per bene i semi dalla pellicola bianca che<br />

non và utilizzata. Mettete i semini in un setaccio e premete<br />

bene per ottenere la maggiore quantità di succo.<br />

Pesate il succo, unitevi uguale peso di zucchero, scorza<br />

d’arancia grattugiata e mettete quindi sul fuoco. Portate<br />

a bollitura e lasciate poi cuocere a fuoco vivace fino<br />

a quando versando una goccia su un piatto si rapprenderà<br />

velocemente. Togliere dal fuoco, mettere nei vasi e<br />

coprire. Invasatela ancora calda fino ad 1 cm dal bordo<br />

del vaso, e mettete il coperchio ermetico. A questo punto<br />

capovolgete il vasetto per 5 minuti in modo che la marmellata<br />

ancora bollente impregni l’interno del coperchio.<br />

Si effettua così una specie di autosterilizzazione.<br />

- Co n C l u s i o n i -<br />

Per descriverne esattamente le proprietà bisognerebbe<br />

entrare nel tecnico, ma una cosa è lampante:<br />

un essenza magari apparentemente meno interessante<br />

come il melograno cela tanti segreti quanti i suoi chicchi.<br />

Il melograno - II parte<br />

- Elisabetta Ruo -85


Note di coltivazione<br />

1<br />

Il lavoro che qui per la prima volta presento, è frutto<br />

di una ricerca sulle fasi di micorrizzazione applicate<br />

ad esemplari bonsai. L’intero lavoro, durato due anni,<br />

è tra i più evoluti tra le pratiche agronomiche ad oggi<br />

conosciute negli ambiti bonsaistici. Le micorrize utilizzate<br />

per questo lavoro sono in formulato liquido, ma questo<br />

non esclude l’utilizzo anche di formulati polvirulenti.<br />

I ceppi fungini inoculati sono polivalenti e tale pratica è<br />

stata eseguita anche su specie della macchia mediterranea,<br />

cupressacee e pinacee, ottenendo risultati in termini<br />

vegetazionali sorprendenti.<br />

Le materie prime utilizzate nella pratica sono state:<br />

- Acidi Umici<br />

- Acqua Distillata<br />

- Luogo caldo-umido in penombra/scarsissima illumina-<br />

zione<br />

- Temperature medie giornaliere superiori ai 10 °C (periodo<br />

primaverile).<br />

Il composto per l’attivazione è stato così preparato:<br />

- In una vaschetta molto più larga che profonda, si inseriscono<br />

circa 5 lt d’acqua distillata, in cui viene disciolta la<br />

dose equivalente di Acidi Umici.<br />

L’uso delle<br />

MICORRIZE<br />

nella coltivazione<br />

BONSAI<br />

II parte<br />

di Luca Bragazzi<br />

- Nella soluzione ottenuta, si discioglie la polvere o il liquido<br />

micorrizzante (a seconda del formulato commerciale acquistato)<br />

e dopo mescolazione e agitatura leggera e accurata,<br />

si pone il tutto in luogo chiuso, con °t e umidità relativa<br />

elevate, rispettando una condizione di luce molto scarsa o<br />

penombra.<br />

- Dopo circa 24 ore, nel composto può essere aggiunto dello<br />

sfagno opportunamente sfaldato e separato nei suoi filamenti,<br />

che rimarrà in ammollo per altre 24 ore.<br />

L’uso delle micorrize nella coltivazione bonsai - II parte<br />

86 - Luca Bragazzi -<br />

2


L’applicazione durante le fasi di concimazione:<br />

Dopo aver applicato i concimi secondo le regole dei professionisti<br />

giapponesi, (applicazione normale o intensiva)<br />

l’applicazione dello sfagno micorrizzato sugli stessi<br />

cilindretti, darà luogo ai processi di micorrizzazione in<br />

maniera più completa ed efficace, riducendo i tempi di<br />

instaurazione del processo simbionte che, nella fattispecie,<br />

sono definiti nell’ordine delle tre settimane, anziché<br />

cinque. Le micorrize contenute nello sfagno, già attivate<br />

dalla presenza di Acidi Umici nella vaschetta di innesco,<br />

possono svilupparsi più velocemente, grazie anche alla<br />

presenza di concime solido organico, che ha lo scopo di<br />

fornire alimento per lo sviluppo delle ife miceliari (Foto 1).<br />

Estensione delle ife miceliari agli strati limitrofi di substrato:<br />

Una volta sulla superficie del substrato, le ife miceliari<br />

presenti negli spazi limitrofi al concime, formano una<br />

rete fitta e solida, capace di reggere a sé il terreno tutt’intorno<br />

al cilindro che non si disfa neanche dopo il sollevamento<br />

del cilindretto stesso (Foto 2). Lo sviluppo di tali<br />

ife ha luogo in tempi molto ristretti, ovvero in circa una<br />

settimana, e, dopo circa due settimane e mezzo i cilindri<br />

si presentano completamente aggrediti dalle micorrize e<br />

da altri funghi della decomposizione (Foto 3). Questa condizione,<br />

rende possibile l’utilizzo del processo di simbiosi<br />

per le radici in tempi molto brevi, aumentando i benefici<br />

che le radici traggono dai rapporti con tali funghi. Dopo<br />

circa tre settimane, i cilindri si presentano completamente<br />

ricoperti di funghi della decomposizione, e ridotti nel<br />

loro contenuto di nutrienti.<br />

Tempi di crescita:<br />

I settimana: contaminazione del suolo e delle radici/inizio<br />

della simbiosi.<br />

II settimana: sviluppo micelio esterno con trattenimento<br />

di parti di substrato.<br />

III settimana: sviluppo ottimale micorrizazione.<br />

Osservazioni:<br />

- Riduzione dei tempi di raggiungimento dell’Optimum di<br />

micorrizazione.<br />

- Stimolo dell’attività decompositrice della microflora e<br />

microfauna terricola.<br />

-Miglioramento della cessione dei nutrienti.<br />

L’uso delle micorrize nella coltivazione bonsai - II parte<br />

- Luca Bragazzi -87<br />

3


Tecniche bonsai<br />

percepire il<br />

Wabi-Sabi di<br />

Percepire il Wabi-Sabi<br />

88 - Antonio Acampora -<br />

Antonio Acampora<br />

Cercherò di illustrare in maniera chiara tutto<br />

quello che ho compreso e percepito sul wabi e<br />

sabi dal Maestro H. Suzuki anche se, con esempi<br />

concreti si rischia di diventare un po’ banali.<br />

Questi principi estetici una volta acquisiti influenzano<br />

fortemente il modo di intendere il bonsai e lavorare gli alberi.<br />

Voglio perciò con questo scritto, condividere con voi<br />

questa fonte inesauribile d’inspirazione... e di dubbio.<br />

Che cosa è wabi sabi? Se facciamo questa domanda<br />

ad un giapponese ci sarà probabilmente un lungo<br />

silenzio. Perché per i giapponesi il sabi e wabi non è legato<br />

rigidamente ad un elenco di caratteristiche fisiche.<br />

Piuttosto, è una coscienza estetica profonda che trascende<br />

l’aspetto. Può essere sentito ma raramente può essere<br />

verbalizzato, molto meno definito.


Illustrare il wabi sabi in termini<br />

fisici è come spiegare il gusto di un<br />

pezzo di cioccolato dalla sua forma<br />

e colore a qualcuno che non l’ha mai<br />

assaggiato. Per vedere la sua vera essenza<br />

uno deve valutare oltre l’apparenza,<br />

uno deve guardare oltre.<br />

Wabi e sabi sono parole<br />

per descrivere i sentimenti, non per<br />

l’aspetto fisico degli oggetti. E‘ un<br />

modo per calarsi nella natura attraverso<br />

le piccole cose. E‘ uno dei modi<br />

di “percepire” la natura, di “percepire”<br />

la bellezza.<br />

La caratteristica originale<br />

del wabi si basa sulla solitudine,<br />

sul distacco dalla società vissuta<br />

dall’eremita, suggerendo nel pensiero<br />

popolare miseria ed una triste desolazione.<br />

Solo dal XIV secolo in Giappone<br />

sono state attribuite qualità<br />

positive al Wabi e quindi applicate.<br />

L’isolamento cercato e la povertà<br />

volontaria dell’eremita e dell’asceta<br />

vengono considerati un’occasione di<br />

ricchezza spirituale.<br />

Infatti, wabi indica letteralmente<br />

la povertà, ma non quella riferita<br />

alla mancanza di beni materiali,<br />

ma alla non dipendenza da beni materiali.<br />

Wabi è una rinuncia dei beni<br />

materiale che supera la ricchezza<br />

materiale. Wabi è la semplicità che si<br />

è scrollato di dosso i beni materiali al<br />

fine di un rapporto diretto con la natura<br />

e la realtà.<br />

Questa assenza di dipendenza<br />

permette anche di liberarsi dall’orpello,<br />

dallo sfarzo. Wabi è l’appagamento<br />

sereno con le semplici cose.<br />

Precorre l’applicazione dei<br />

principi estetici applicati ad oggetti e<br />

alle arti, cioè all’essere Sabi. La vita<br />

dell’eremita venne ad essere chiamata<br />

in Giappone: wabizumai, sostanzialmente<br />

“la vita di wabi”, una vita<br />

di solitudine e semplicità.<br />

Sabi come l’espressione di<br />

valori estetici è costruita sui principi<br />

metafisici e spirituali dello Zen. Sabi<br />

indica i processi naturali prodotti su<br />

oggetti che sono imperfetti, modesti,<br />

e sfuggenti. Gli oggetti riflettono<br />

un flusso universale di “provenienti<br />

da” e “ritorno a”.<br />

Il poeta giapponese Basho<br />

trasformato in wabizumai ha vissuto<br />

in poesia il sabi, e la malinconia della<br />

natura è diventata una sorta di<br />

nostalgia per l’assoluto. I principi di<br />

progettazione di Sabi sono state applicate<br />

nell’ambito delle espressioni<br />

culturali giapponesi, compresi giardini,<br />

la poesia, la ceramica, i bonsai la<br />

calligrafia, cerimonia del tè, ikebana,<br />

tiro con l’arco, musica e teatro.<br />

Il termine incarna una sensibilità<br />

estetica e raffinata che era<br />

molto evidente nell’arte antica giapponese<br />

e cinese e nella letteratura.<br />

I giapponesi e i cinesi non sono nati<br />

con questa sensibilità estetica. Loro<br />

l’hanno sviluppata attraverso lo studio<br />

della letteratura classica, dello<br />

shodo e specialmente della poesia.<br />

Consideriamo questo haiku<br />

famoso: ”Mentre mangio i Cachi,<br />

sento la campana del Tempio“.<br />

Questa poesia rappresenta bene la<br />

sensazione di WABI SABI, esprime<br />

con questa forma di pochissime parole,<br />

in tutto diciassette sillabe, una<br />

sensazione molto forte. In questo<br />

caso il Tempio è quello di Nara, antica<br />

città, già capitale del Giappone prima<br />

di Kyoto, e rappresenta tutti i Templi<br />

giapponesi nei quali la campana suona<br />

di sera, verso il tramonto. Il suo<br />

suono è molto malinconico, nel completo<br />

silenzio esalta la sensazione di<br />

wabi e sabi.<br />

La funzione del frutto del<br />

Caco è quella di evidenziare che la<br />

stagione è l’autunno. La poesia quindi<br />

esprime questa scena: l’ambiente<br />

è un po’ buio, una persona anziana,<br />

Percepire il Wabi-Sabi<br />

- Antonio Acampora -89


Tecniche bonsai<br />

verso sera, sta mangiando un Caco, è autunno, in lontananza,<br />

nell’aria umida, si sente vibrare il suono della campana<br />

che proviene dal Tempio. Tutto è vetusto, o meglio, antico.<br />

Questi versi richiamano una coscienza estetica profondamente<br />

personale, una miscela agrodolce della solitudine<br />

e della serenità, un senso di scoramento che fornisce<br />

un appoggio per liberarsi dagli intralci delle cose materiali.<br />

Questo è quello che s’intende per wabi sabi.<br />

Da questo esempio possiamo capire, che sono molti<br />

i fattori che determinano questa sensazione: la stagione,<br />

il momento della giornata, l’ambiente, la forma il colore, il<br />

proprio sentimento. Quando tutto ciò si fonde, allora si può<br />

veramente “sentire” WABI SABI.<br />

Per quanto riguarda la stagione, questa non deve<br />

dare sensazioni troppo violente o forti. Il periodo migliore<br />

è la fine dell’autunno, non è più caldo, le foglie diventano<br />

rosse e il sentimento che proviamo assomiglia un po’ alla<br />

malinconia, all’abbattimento.<br />

Percepire il Wabi-Sabi<br />

90 - Antonio Acampora -


In questo stato d’animo è<br />

facile entrare nell’atmosfera di wabi<br />

sabi. L’ora del giorno è data dall’intensità<br />

della luce del sole, wabi sabi<br />

si avverte un attimo prima che il sole<br />

cali completamente, quando si vede<br />

ancora qualcosa: delle ombre. In quel<br />

momento percepiamo una sensazione<br />

di tristezza, mestizia. Per quanto<br />

riguarda l’ambiente, non deve essere<br />

nuovo, lucido ma vecchio, opaco,<br />

antico. Una capanna in montagna,<br />

una cascina vecchia su un altopiano,<br />

l’interno di una casa antica, sono tutte<br />

condizioni che favoriscono wabi<br />

e sabi. È una sensazione quindi che<br />

non permane. Dovremmo sforzarci<br />

di provare a percepirla questa sensazione<br />

e non arrivare a conoscerla<br />

attraverso la ragione.<br />

Chiaramente, questa coscienza<br />

estetica non è riservata solo<br />

agli asiatici. Basta guardare le immagini<br />

delle sedie vuote del fotografo<br />

Andre Kertesz, o il cortile centrale<br />

nella casa in Abiquiu di Georgia O’Keeffe<br />

(pittrice statunitense) per riconoscere<br />

una consapevolezza estetica<br />

simile. Il Sabi-Wabi non è uno stile<br />

definito dall’aspetto superficiale. È<br />

un ideale estetico, uno stato quieto<br />

e sensibile della mente, raggiungibile<br />

imparando a vedere l’impercettibile,<br />

togliendo via quello che non è necessario.<br />

Vediamo adesso questa<br />

sensazione trasferita al BONSAI. Si<br />

inizierà a percepire qualcosa soltanto<br />

quando, con gli anni, il vaso e la<br />

pianta saranno diventate tutt’uno<br />

e sarà cresciuto il muschio. Quindi il<br />

bonsai non deve essere stato impostato<br />

di recente ma deve aver subito<br />

molti anni di mochikomi. Essere interessante<br />

dai piccoli dettagli, spesso<br />

ignorati, inaccessibili alla prima occhiata.<br />

La vecchiaia del bonsai non è<br />

solo la sua età effettiva, ma, soprat-<br />

Percepire il Wabi-Sabi<br />

- Antonio Acampora -91


Tecniche bonsai<br />

tutto, va ricercata nell’aspetto di albero<br />

maturo, che è evidente frutto<br />

di un’attenta coltivazione (mochikomi):<br />

la corteccia deve essere molto<br />

vecchia, incisa profondamente, gli<br />

aghi molto compatti perché con gli<br />

anni diventano più corti e più folti,<br />

anche il nebari deve dare la sensazione<br />

del tempo passato coperto<br />

di vecchi muschi e licheni dalle<br />

sfumature delicate di grigio verde.<br />

La pianta deve essere molto<br />

raffinata, ed esprimere dolcezza e<br />

calore, semplicità, purezza, la rimozione<br />

di ogni artificio inutile. Le ramificazioni<br />

dei rami molto fitti, con movimenti<br />

che testimoniano di anni ed<br />

anni di lavoro. Il colore del vaso deve<br />

avere una patina di vecchio con delle<br />

imperfezioni dello smalto su un vaso<br />

antico. Il Wabi del nostro bonsai passa<br />

dalle storie che i nostri alberi dicono.<br />

L’esposizione deve focalizzarsi<br />

solo su un oggetto raffinato<br />

ed essenziale ed isolare lo spazio da<br />

tutto il resto. Niente deve disturbare<br />

la concentrazione. Per i giapponesi<br />

questo ambiente può essere il Tokonoma.<br />

Il Tokonoma è realizzato<br />

all’interno, in tre stagioni: non in<br />

estate perché è troppo caldo.<br />

Percepire il Wabi-Sabi<br />

92 - Antonio Acampora -<br />

Infatti, anche la temperatura<br />

è importante così come l’illuminazione<br />

che deve essere sempre<br />

bassa. Quando ci sono tutte queste<br />

condizioni il <strong>Bonsai</strong> provoca la<br />

sensazione di Wabi Sabi, impossibile<br />

in un ambiente troppo luminoso,<br />

troppo freddo, troppo caldo,<br />

troppo appariscente, stravagante.<br />

Essi esprimono entrambi un<br />

entrare in contatto con l’anima del<br />

la natura attraverso le piccole cose,<br />

il sentirne la bellezza nel profondo<br />

fino a provare una sorta di tristezza<br />

malinconica. Si può dire che wabi è<br />

suscitato da sobrietà, frugalità, umiltà,<br />

da tutto ciò che non è eccessivo o<br />

estremo, dall’utilizzo delicato ed elegante<br />

di materiali semplici, poveri,<br />

grezzi; sabi è tutto questo, però legato<br />

anche allo scorrere del tempo:<br />

è il muschio che ricopre le rocce, il<br />

senso di antico, polveroso, non nuovo<br />

o lucido ma opaco, ricco di storia<br />

e prestigio, è il fascino delle cose<br />

vecchie che pur arrugginite o rotte si<br />

mantengono ancora bene, eleganti,<br />

maestose.<br />

Tutto ciò, va visto come<br />

un’opportunità per riappropriarci dei<br />

ritmi e dei valori veri della vita, che<br />

possiamo ritrovare solo nell’avvicinarci<br />

in modo umile alla natura.


il fa g g i o<br />

ii pa rt e<br />

di Carlo Oddone<br />

L’angolo di Oddone


L’angolo di Oddone<br />

Il faggio - II parte<br />

94 - Carlo Oddone -<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

po tat u r a a n C h e d r a s t i C a,<br />

p u r C h é generalizzata<br />

Molti amatori hanno l’impressione che il faggio produca una<br />

sola cacciata per stagione e non reagisca quindi alle ci mature. Tale convinzione<br />

è dovuta forse al fatto che i soggetti osservati potreb bero non<br />

esser stati fertilizzati a suffi cienza, oppure che solo pochi rami, e magari<br />

quelli in basso, siano stati taglia ti. In tali circostanze o anche quando<br />

si cima in estate molto avanzata, può dav vero verificarsi che non compaiano<br />

nuo vi germogli, ma la pianta risponde ugual mente producendo<br />

delle gemme che si apriranno la primavera successiva.<br />

Molte piante inoltre, e tra queste il faggio, presentano delle<br />

gemme pronte, cioè completamente evolute, solo alla base delle due<br />

o tre foglie prossime all’estremità di ogni ramo, mentre le al tre più indietro<br />

sono tanto immature da non essere neppure visibili (fig. 2). Se<br />

si accorciano molto i rami, anche questa potrebbe essere una ragione<br />

della man cata risposta. Vale la pena quindi di ricordare la ne cessità di<br />

potare lasciando all’estremità dei rami delle gemme a pari sviluppo.<br />

no n p r o p r i o u n a d e f o g l i a z i o n e<br />

Molti soggetti promettenti hanno una vegetazione fitta, malauguratamente<br />

però solo all’estremità di rami eccessivamente lunghi<br />

e nudi. A questo inconveniente si può ovviare con una corretta potatura<br />

al momento del prelievo dal terreno, ma pochi amatori hanno in genere<br />

il coraggio di eseguirla sufficientemente drastica, e solo dopo qualche<br />

tempo si rendono conto della gravità del difetto. Il rimedio consiste allora<br />

nel fertilizzare bene il soggetto così raccolto durante la primavera<br />

e l’estate e poi, all’inizio dell’autunno, simulare ciò farebbe una capra,<br />

ossia asportare tutta quanta la vegetazione che non sia completamente<br />

lignificata: gemme, foglie e rametti dell’annata.<br />

Se la pianta è vigorosa e ben nutrita si può contare, per la primavera<br />

successiva, su di una vera e propria esplosione di piccole gemme<br />

ovunque sul legno vecchio. Questo consente di accorciare tutti i rami e<br />

godere di una nuova vegetazione, che per il fatto stesso di essere così<br />

fitta, sarà anche minuta. Si tratta veramente di un recupe ro estetico del<br />

bonsai (fig. 3).<br />

Come nella maggior parte delle pian te, anche nel faggio i rami alti vegetano<br />

più vigorosi, ed è per rendere più unifor me lo sviluppo che torna<br />

utile rallentar ne la crescita riducendo a un terzo il lembo delle loro foglie,<br />

senza cimarli se non dopo un paio di settimane (fig. 4).<br />

ap p l i C a z i o n e d e l filo, m o lta C a u t e l a<br />

n e l l’u s o<br />

Si sa che l’educazione col filo, con gli inevitabili traumi ai vasi<br />

linfatici, rallen ta la circolazione nei rami trattati. Tale fenomeno spesso<br />

provoca come s’è det to il risentimento dell’albero, col rischio che le parti<br />

coinvolte possano morire.<br />

Un trucco per rendere l’operazione meno pericolosa in questo senso è<br />

di ri durre adeguatamente la dimensione del le foglie sugli altri rami: ral-


allentando an che qui il flusso linfatico il computer non avverte<br />

la disparità e non si hanno guai.<br />

fertilizzazione: p r i m a i g i oVa n i<br />

Per la concimazione conviene distin guere i soggetti in formazione<br />

dagli esemplari adulti. Quelli che devono an cora<br />

crescere possono essere fertilizzati subito all’inizio della<br />

stagione vegetati va: faranno grandi foglie e vigorose cacciate.<br />

Ai bonsai maturi dì cui invece si preferisce tenere<br />

controllate le dimen sioni il concime va somministrato tardi,<br />

quando i germogli si sono già allungati quasi completamente:<br />

il ritardo serve ad evitare che la vegetazione sia<br />

troppo esuberante e aiuta a far restare le foglie piccole e<br />

gli internodi corti.<br />

pr e V e n z i o n e e C u r a delle m a l at t i e<br />

Dipendendo strettamente dalla simbiosi con<br />

la micorriza, un bonsai di faggio col tivato in vaso in un<br />

terriccio troppo com patto, divenuto asfittico o surriscaldato<br />

da una lunga esposizione al sole estivo potrebbe<br />

esser privato della utile flora batterica, e le sue radici<br />

non essere in gra do di assorbire normalmente l’acqua e<br />

tutti i sali minerali necessari. Anche un eccessivo abbassamento<br />

della tempera tura durante l’inverno può essere<br />

dan noso per le piante coltivate in contenito re. Ecco<br />

perché talvolta si possono ma nifestare disturbi anche<br />

gravi, sotto for ma di sviluppo irregolare della nuova vegetazione,<br />

comparsa di malattie fungine o di carenze.<br />

Data la rapidità con cui inizialmente cre scono queste<br />

partì della chioma, una ca renza di ferro o magnesio, che<br />

riduce l’effi cacia della fotosintesi, può far raggiun gere in-<br />

Per gentile concessione della Crespi Editori<br />

fatti alle sue pallide foglie una grandezza spropositata.<br />

Magnesio e ferro possono essere som ministrati anche<br />

per via fogliare: la faci le correzione della carenza del primo<br />

elemento restituisce un sano colore verde in pochi giorni,<br />

mentre per ripristinare il contenuto in ferro della pianta occorre<br />

spesso anche più di due settimane. Solfato di magnesio<br />

e chelati di ferro non si possono miscelare in una unica<br />

applicazione. Nonostante il loro aspetto coriaceo, le foglie<br />

del faggio sono sensibili all’azione irritante di molte sostanze<br />

chimiche e di questo bisogna preoccuparsi nelle zone soggette<br />

a piogge acide. La Cecidomia è un insetto che causa la<br />

comparsa di galle acuminate sulla chioma, dove ha punto per<br />

deporre le uova. Tali foglie vanno allontana e distrutte.<br />

Afidi e cocciniglia infestano talvolta questa essenza e la difesa<br />

consiste nei consueti interventi di asportazione manuale o<br />

applicazione di insetticidi specifici, con una certa cautela nelle<br />

dosi. Altre evenienze patologiche sono generalmente rare.<br />

Rispetto al gelo il faggio è relativamente vulnerabile in giovane<br />

età, ma una certa protezione zone a clima assai rigido può<br />

esse vantaggiosa per i soggetti maturi allo scopo di difendere<br />

soprattutto le radici e la loro micorriza quando il freddo arriva<br />

precocemente.<br />

Il faggio - II parte<br />

- Carlo Oddone -95


Vita da <strong>Club</strong><br />

As s o c i a z i o n e<br />

Cu lt u r a l e<br />

Ro m a<br />

Bo n s a i<br />

di Laura Monni<br />

L’Associazione Culturale Roma <strong>Bonsai</strong> nasce<br />

nel 1998 e di essa fanno parte cultori<br />

ed amatori dell’arte bonsai. L’impostazione<br />

data è ricca anche di sani principi filosofici.<br />

Tutti noi ci prefiggiamo l’obiettivo di divulgare tra giovani<br />

e meno giovani il rispetto della natura in primo luogo, di<br />

insegnare nozioni di botanica e di fisiologia delle piante,<br />

oltre ovviamente le tecniche bonsai.<br />

L’Associazione culturale “Roma <strong>Bonsai</strong>” dal 2004<br />

è ospitata all’interno della “Città dei Ragazzi” ed usufruisce<br />

di un ambiente molto spazioso dove si tengono gli<br />

incontri ed ha anche uno spazio dove è stato realizzato<br />

un piccolo giardino per bonsai con un laghetto (foto 1, 2,<br />

3, 4).<br />

La “Città dei ragazzi”, per chi non la conoscesse,<br />

fu fondata nell’immediato dopoguerra da Mons. John Patrick<br />

Carroll-Abbing, per ospitare i giovani orfani di guerra.<br />

In base all’art. 3 dello Statuto, l’Opera si propone di “(…)<br />

provvedere all’assistenza, all’educazione sociale e professionale<br />

dei ragazzi” privi di un valido supporto familiare<br />

ed esposti a rischi di devianza. Lo strumento pedagogico<br />

che caratterizza questa realtà fin dalla sua fondazione è<br />

l’Autogoverno, che regolamenta la vita comunitaria.<br />

Lo scorso anno Eraldo Affinati, ha scritto un libro<br />

sulla Città, molto appassionato e molto commovente.<br />

Lo scrittore insegna alla Città dei Ragazzi di Roma che<br />

oggi è abitata da giovani protagonisti delle nuove rotte<br />

Associazione Culturale Roma <strong>Bonsai</strong><br />

96 - Laura Monni -<br />

1<br />

2<br />

3<br />

dell’immigrazione clandestina che attraversano Afghanistan,<br />

Iran, Turchia, Grecia per arrivare in condizioni inumane<br />

in Italia e che per puro e fortuito caso si trovano a<br />

vivere parte della loro giovane vita a Roma.<br />

Durante l’anno per due volte al mese ci riuniamo<br />

nella nostra sede e lavoriamo insieme, una volta seguiti<br />

dai nostri istruttori, nell’altra invece si svolgono anche diverse<br />

attività.<br />

Vi sono dei seminari molto istruttivi, come quello<br />

sui suiseki, ce ne sarà uno sull’allestimento del tokonoma.<br />

Inoltre vi sono delle dimostrazioni pratiche tenute<br />

dai vari istruttori con vari tipi di lavorazione: bonsai su<br />

pietra, tecniche di impostazioni dei vari stili, lavorazione<br />

del secco, rinvasi, etc.


5<br />

Una volta all’anno si svolge<br />

il “Concorso tra i soci” che consiste<br />

in questo: ciascuno di noi porta una<br />

pianta di vivaio oppure un prebonsai<br />

già in parte impostato e lo lavora nel<br />

tempo concesso per il concorso.<br />

Partecipiamo suddivisi in<br />

tre categorie: Avanzata, Base ed<br />

Elementare. La prima per quelli che<br />

sono da più tempo iscritti, la seconda<br />

per quelli iscritti da più di un anno e la<br />

terza per gli iscritti nell’ultimo anno.<br />

Si ricrea così, in piccolo, il clima<br />

di un vero concorso con tanto di<br />

votazioni e premi per i più votati.<br />

Bene, nonostante il clima<br />

amichevole che c’è in tutte le occasioni<br />

di incontro, un pò di emozione<br />

la proviamo tutti ed in particolare i più<br />

inesperti si sentono sotto esame, ma<br />

con una buona possibilità di accrescimento<br />

delle nostre conoscenze!<br />

Il primo weekend di maggio<br />

organizziamo la Mostra di Primavera<br />

nella suggestiva ambientazione<br />

dell’Orto Botanico di Roma, ormai divenuta<br />

tradizione.<br />

Allestita in concomitanza<br />

della “Festa della Primavera” organizzata<br />

dall’Orto Botanico, viene frequentata<br />

da un pubblico molto vario.<br />

E’ una idea molto innovativa dare la<br />

Associazione Culturale Roma <strong>Bonsai</strong><br />

- Laura Monni -97<br />

6<br />

4


7<br />

>> Vita da <strong>Club</strong><br />

possibilità a tutti di accedere ad una<br />

Mostra <strong>Bonsai</strong>, mentre, quasi sempre,<br />

tali mostre sono riservate ad un<br />

pubblico selezionato ed appartenente<br />

all’ambiente del bonsai. Anche il<br />

Concorso tra i partecipanti e la cerimonia<br />

della premiazione sono aperti<br />

a chiunque voglia assistere (Foto 6).<br />

Inoltre i soci dell’Associazione,<br />

che assistono i visitatori e rispondono<br />

alle più disparate domande,<br />

offrono la possibilità di votare per il<br />

“<strong>Bonsai</strong> preferito dal pubblico” con<br />

la partecipazione all’estrazione finale<br />

di un bonsai, in genere, offerto da un<br />

Vivaio.<br />

Durante la Mostra grande<br />

successo hanno le dimostrazioni dei<br />

maestri di altri club, il pubblico interviene<br />

sempre numeroso e rimane<br />

a seguire il lavoro per alcune ore.<br />

Quest’anno ci sono state anche delle<br />

dimostrazioni in work shop, a cui<br />

hanno partecipato alcuni soci giovani<br />

che hanno realizzato con successo<br />

dei bei lavori, attirando l’attenzione<br />

anche in questo caso di molto pubblico<br />

(Foto 7).<br />

Per alcuni anni abbiamo<br />

ospitato il “So-Saku <strong>Bonsai</strong> Award”,<br />

organizzato con la Scuola di <strong>Bonsai</strong><br />

Creativo di Sandro Segneri.<br />

La manifestazione, che si teneva<br />

presso la nostra sede, ha sempre<br />

avuto molto successo, con una larga<br />

partecipazione di pubblico proveniente<br />

da tutta Italia. Dal 2008 organizziamo<br />

la “Mostra d’autunno”, nel<br />

mese di ottobre, a cui partecipano le<br />

Associazioni del Centro Italia e maestri<br />

provenienti da tutta la penisola, e<br />

in questa occasione viene aperto anche<br />

un mercatino molto interessante<br />

e che sta avendo molto successo. Gli<br />

stands presenti offrono molti articoli<br />

tra cui attrezzature varie, terricci, vasi anche artigianali e molto apprezzati, e naturalmente<br />

prebonsai di ottimo livello. Anche in questa occasione si svolgono delle<br />

dimostrazioni di maestri ad alto livello (Foto 8), veramente molto istruttivi per tutti,<br />

iscritti e non. Una recente iniziativa, richiestaci, ci ha portato ad utilizzare uno<br />

spazio in un centro commerciale della capitale, dove abbiamo allestito una piccola<br />

mostra con qualche esemplare bonsai. Ed inoltre per due giorni i soci si sono esibiti<br />

in dimostrazioni di tecnica bonsai di fronte alle persone che venivano a fare una<br />

passeggiata nel centro commerciale o a fare la spesa. Abbiamo suscitato la curiosità<br />

di persone di tutte le età dai bambini agli anziani, che si sono fermati con noi a<br />

parlare ed a fare domande.<br />

E’ stata un’esperienza interessantissima e molto divertente ed è in programma<br />

ripeterla in altri centri commerciali (Foto 9). Riteniamo che sia un ottimo<br />

modo per far conoscere l’arte bonsai sul territorio con immediatezza, e visto che<br />

la città di Roma ha una enorme estensione, bisogna lavorare anche in modo capillare.<br />

Non è facile gestire tante attività e conservare la stima e<br />

l’affetto di tanti iscritti, ormai abbiamo superato la cinquantina,<br />

ed accontentare le richieste degli istruttori.<br />

Abbiamo anche scelto di organizzare momenti di aggregazione<br />

e quindi durante la giornata di lavoro all’Associazione<br />

viene preparato anche il pranzo per tutti i presenti. Inoltre una<br />

volta l’anno, prima di salutarci per la pausa estiva, andiamo tutti<br />

a fare una gita in montagna a per stare insieme in mezzo alla<br />

natura. Lo spirito è quello amichevole e goliardico in molte occasioni,<br />

come è giusto che sia in un ambiente formato da molti<br />

giovani. Quello che ho capito, in questi anni di frequentazione,<br />

è che la peculiarità dell’Associazione culturale Roma <strong>Bonsai</strong> è<br />

proprio la semplicità ed il mantenimento della impostazione<br />

culturale che gli fu data fin dall’inizio.<br />

8<br />

9


Introduzione alla cultura<br />

giapponese<br />

Hisayasu Nakagawa<br />

Bruno Mondadori<br />

€ 11,50 - 128 p. - 2006<br />

Il Giappone visto da vicino


Il Giappone visto da vicino<br />

l’e s s e n z a della c e r a m I c a<br />

giapponese<br />

a cura di Antonio Ricchiari<br />

Negli ultimi anni il numero di amatori della<br />

ceramica raku è cresciuto in tutto il<br />

mondo, ma non tutti conoscono la storia<br />

di questa particolare tecnica di cottura e<br />

di manipolazione della ceramica introdotta verso il<br />

1600 in Giappone e giunta fino ad oggi; pochissimi<br />

sanno che Raku è il cognome della famiglia che da<br />

oltre 400 anni tramanda ininterrottamente la tradizione<br />

di questa arte e ancora più ridotto è il numero<br />

di persone che ha avuto occasione di vedere personalmente<br />

questi capolavori.<br />

La ceramica e le sue tecniche si perde nella<br />

notte dei tempi; trascurando i Paesi di ampie e più<br />

antiche tradizioni, fra i popoli asiatici sono i cinesi<br />

che hanno portato la ceramica più in alto. in Cina si<br />

trovano già sotto la dinastia Shang (1766-1123 a.C.)<br />

ceramiche lavorate a mano presentanti forme che<br />

richiamano quelle dell’arte dei panieri e dei recipienti<br />

naturali. Sotto la dinastia Chou (1122-294 a.C.) il<br />

tornio comincia a far concorrenza alla lavorazione a<br />

mano. Sotto la dinastia Han la ceramica si sviluppa<br />

riccamente e diventa molto variata.<br />

D’altronde, appena ci si allontana dal centro<br />

L’essenza della ceramica giapponese<br />

100- Antonio Ricchiari -<br />

cinese, la ceramica diventa più primitiva nei suoi<br />

procedimenti e nei suoi prodotti. Il Giappone è da ricollegarsi<br />

alla Cina per la bontà dei suoi prodotti.<br />

La quasi totalità dei vasi usati per ospitare i<br />

bonsai (suiban) ebbero origine in Cina ed in Giappone,<br />

alcuni in Corea, Formosa e nell’Asia del Sud; altri<br />

ancora vennero poi costruiti in Olanda e nel Portogallo<br />

e poi esportati in Giappone.<br />

I cinesi iniziarono a fare vasi di porcellana<br />

durante la dinastia Sung (420-479), la dinastia Yuan<br />

(1260-1368) e la dinastia Ming (1369-1644); queste<br />

porcellane erano dei manufatti artistici straordinari<br />

ed erano gelosamente custoditi come pezzi antichi,<br />

per cui i vasi non potevano essere utilizzati per le<br />

piante. Durante l’era di Yamato (538) il Buddismo si<br />

diffuse dalla Cina in Giappone e con esso te antiche<br />

terraglia; in seguito molti sacerdoti e pellegrini che si<br />

trovarono a visitare la Cina, cominciarono ad esportare<br />

e diffondere in Giappone l’arte della lavorazione<br />

di questa ceramica.<br />

Durante il periodo Kamakura (1192-1319)<br />

molti buddisti fondarono diverse sette; tra i loro lavori<br />

ci hanno lasciato un rotolo di pergamena che<br />

mostra un gruppo di piante composto da alberi ed<br />

erba in un vaso basso: questo è considerato l’inizio


del periodo Muromachi (1333-1573) il bonsai inizia<br />

a cambiare poiché vengono eliminate le rocce e rimane<br />

soltanto la pianta spesso sistemata in cassette<br />

di legno poiché i vasi di ceramica sono ancora scarsi<br />

poiché sono importati dalla Cina. Soltanto l’incremento<br />

della produzione nazionale di tali vasi sia di<br />

ceramica che di porcellana nel periodo Edo (1603-<br />

1868) favorisce la più ampia diffusione del bonsai.<br />

La creazione della ceramica Raku è stata introdotta<br />

da Chojiro durante il periodo Momoyama<br />

(1573-1615) ed egli rappresenta la prima generazione<br />

di questa famiglia. Allora la ceramica smaltata a<br />

vetro tricromata (san cai) basata sulle tecniche provenienti<br />

dalla regione cinese del Fujian era prodotta<br />

a Kyoto; un documento scritto ci dà notizia che<br />

il padre di Chojiro, Ameya, di origine cinese fosse<br />

colui il quale introdotto le tecniche della ceramica<br />

smaltata della Cina, sebbene non fosse rimasta nessuna<br />

delle sue opere a testimoniarlo. Questi oggetti<br />

giapponesi san cai non erano però chiamati Raku e<br />

fu solo dopo che Chojiro conobbe il maestro del tè<br />

Sen no Riku (1522-1591) ed iniziò a creare delle tazze<br />

per il chanoyu (la cerimonia del tè), che gli aggetti<br />

Raku ebbero sviluppo. Si può dire che la creazione di<br />

un’unica tazza per la cerimonia del tè segna l’origine<br />

della ceramica Raku. Le tazze da tè create da Chojiro<br />

erano inizialmente chiamate ima-yaki (“oggetti<br />

di adesso”), che significa oggetti prodotti nel tempo<br />

presente; in seguito furono chiamati juraku-yaki,<br />

(cotto juraku) probabilmente dal Governatore del<br />

tempo, Toyotomi Hideyoshi (1537-1598). Il termine<br />

Raku deriva da Jurakudai, il nome di un palazzo, uno<br />

dei grandi simboli di quel tempo, costruito da Hideyoshi;<br />

in seguito Raku divenne il nome della famiglia<br />

che produceva questi oggetti e questo è l’unico<br />

caso di un nome di famiglia diventato sinonimo di<br />

una produzione di ceramica attraverso la storia. Tra<br />

l’altro, ci sono poche famiglie dedite alla produzione<br />

di ceramiche che si sono succedute ininterrottamente<br />

come la famiglia Raku. L’utilizzo esclusivo delle<br />

smaltature monocrome crea un’estetica unica che<br />

mira all’eliminazione del movimento, della decorazione<br />

e della variazione della forma.<br />

In questo la ceramica Raku riflette, rispetto<br />

agli altri tipi di ceramica, gli ideali di wabicha, la forma<br />

della cerimonia del tè basata sull’estetica wabi,<br />

sostenuta da Sen no Rikyu. Il punto focale della filosofia<br />

di wabicha erano le nozioni di “nothingness”<br />

(non essere) derivato dal Buddhismo e il “isness”<br />

(essere) del Taoismo. La ceramica Raku è modellata<br />

a mano invece che al tornio, e questo particolare la<br />

rende molto diversa dagli altri tipi di ceramica giapponese.<br />

La lavorazione manuale aumenta la possibilità<br />

del modellato e permette allo spirito dell’artista<br />

di esprimersi attraverso le opere compiute con particolare<br />

chiarezza ed intimità.<br />

Chojiro, attraverso la sua negazione del movimento,<br />

della decorazione e della variazione della<br />

forma, andò oltre i confini dell’espressione individualistica<br />

ed elevò la tazza per il tè ad una manifestazione<br />

di spiritualità astratta. Da 400 anni e per 15<br />

generazioni la famiglia Raku ha mantenuto una tradizione<br />

unica della ceramica, 400 anni di ritualità nei<br />

quali la produzione limitata delle tazze per il tè ha<br />

rappresentato il punto focale di una continua ricerca<br />

nel campo della tradizione. Questi artisti sono razionalmente<br />

consapevoli nel produrre queste opere<br />

(tazze, vasi per i fiori hanaire, recipienti per l’acqua<br />

fredda mizusashi, contenitori d’incenso kôgô, etc.)<br />

e tale consapevolezza che non appartiene alle generazioni<br />

passate, cresce in modo evidente nel loro<br />

approccio creativo.<br />

L’essenza del che-no-yu dunque è quella di<br />

offrire una tazza di tè e gustarla; alcuni maestri di<br />

questa cerimonia ampliarono questo atto, semplicissimo<br />

nella sua essenza, ad un campo molto vasto<br />

che spazia dall’architettura, all’arte dei giardini, alla<br />

calligrafia, alla pittura, cercando attraverso queste<br />

arti di approfondire il valore intrinseco della vita, il<br />

senso religioso e la filosofia. Ed il bonsai rientra certamente<br />

in questa ricerca.<br />

L’essenza della ceramica giapponese<br />

- Antonio Ricchiari -101


Axel’s World<br />

“Il rapporto tra allievo e maestro deve<br />

essere vivo come lo era in epoca feudale giapponese<br />

e talmente stretto che l’allievo deve<br />

accettare sempre l’ opinione del maestro per<br />

cui se il discepolo vede una cosa bianca, ma<br />

il suo maestro dice che è nera, l’allievo deve<br />

accettarlo. Solo in questo modo si riesce a<br />

crescere spiritualmente, affrontando veramente<br />

il giusto spirito del fare bonsai.<br />

”<br />

L’essenza della ceramica giapponese<br />

102- Antonio Ricchiari -<br />

Il va l o r e<br />

dell’insegnamento<br />

di Axel Vigino<br />

Questo è ciò che<br />

scrive in merito al<br />

rapporto allievo/<br />

istruttore uno dei<br />

più grandi Maestri di arte<br />

bonsai al mondo, il grandissimo<br />

Masahiko Kimura.<br />

Per molte persone che<br />

coltivano e praticano l’arte<br />

del bonsai, il rapporto tra


maestro e allievo è una<br />

delle cose più importanti,<br />

infatti Kimura dice che se<br />

non si presta piena attenzione<br />

alle parole del proprio<br />

maestro, in ogni disciplina<br />

- dallo sport alla musica,<br />

dalla scuola al tirocinio<br />

l’apprendimento è minimo<br />

e nei peggiori casi viene<br />

sostituito da una nota di<br />

diffidenza.<br />

Infatti chi non dà mai<br />

ascolto agli insegnamenti<br />

di qualcuno la cui conoscenza<br />

è superiore alla<br />

propria sarà sicuramente<br />

guardato come un immaturo.<br />

Naturalmente tutto<br />

ciò richiede una grande<br />

elasticità mentale, soprattutto<br />

nelle occasioni in cui<br />

tu credi di sapere qualcosa<br />

di molto importante e pensi<br />

che dicendola al tuo mae-<br />

stro egli si stupisca, mentre<br />

appena hai finito di dirlo lui<br />

già ti corregge e tu, arrabbiato<br />

e deluso, rimani con<br />

un’idea sbagliata, ma con<br />

la consapevolezza (in molti<br />

casi minima) del tuo errore,<br />

e purtroppo c’è il rischio<br />

che entrambi perdano la fiducia<br />

reciproca.<br />

Io nel mio piccolo<br />

penso che bisogna credere<br />

in se stessi e nel proprio<br />

Maestro fino a formare un<br />

tutt’uno.<br />

Continuo a pensare<br />

di aver avuto una grande<br />

fortuna nell’aver trovato,<br />

qui in Occidente, sulla mia<br />

via, un maestro di vita. Infatti,<br />

a differenza del Giappone,<br />

dove ognuno può<br />

contare per la propria crescita<br />

sull’appoggio di una<br />

colta e saggia persona,<br />

in Europa l’insegnamento<br />

di questi valori è più unico<br />

che raro e i bambini devono<br />

accontentarsi dell’insegnamento,<br />

in molti casi<br />

superficiale e insufficiente,<br />

degli assistenti scolastici. I<br />

genitori a volte non hanno<br />

la possibilità di seguire i figli<br />

perché impegnati con il<br />

lavoro e a volte alcuni non<br />

sono in grado di assumersi<br />

questa responsabilità, delegando<br />

questa fase d’insegnamento<br />

ad altri strumenti<br />

poco educativi o non<br />

orientatati alla vera realtà<br />

delle cose (televisione, videogiochi,<br />

ecc.).<br />

Spero che tanti bambini abbiano<br />

la mia fortuna e incontrino<br />

un Maestro lungo<br />

la loro strada o che lo trovino<br />

prendendo per mano il<br />

loro papà.<br />

L’essenza della ceramica giapponese<br />

- Antonio Ricchiari -103


Che insetto è?<br />

Simbiosi tra funghi endotrofici responsabili di<br />

tracheomicosi su Juniperus Spp. e Pinus mugus<br />

di Luca Bragazzi<br />

Spostando il discorso sul genere Pinus,<br />

vediamo le manifestazioni che<br />

su questa specie mostrano la presenza<br />

ed azione dei funghi associati<br />

alla tracheomicosi. Purtroppo, anche in<br />

questo caso, come per il Juniperus Rigida il<br />

fungo è in latenza già<br />

in natura e si manifesta<br />

in maniera molto<br />

aggressiva già nelle<br />

fasi in post-raccolta o<br />

post-rinvaso.<br />

I sintomi su Pinus<br />

Mugus, sono evidenti<br />

sugli aghi vecchi e<br />

vengono manifestati<br />

con delle bandature<br />

gialle trasversali ben<br />

evidenti (Foto 1).<br />

Fin quando la manifestazione è limitata<br />

alle sole bandature, significa che<br />

l’esemplare è in salute e riesce a contrastare<br />

a livello fisiologico con barriere biochimiche.<br />

Nel momento in cui, operazioni bonsaistiche<br />

invadenti interrompono lo status di vigore<br />

dell’esemplare, i sintomi si presentano come<br />

molto più evidenti e molto pericolosi per la<br />

salute stessa dell’esemplare portandolo nei<br />

casi più gravi a morte, anche in tempi molto<br />

ristretti; dieci – quindici giorni (Foto 2, 3).<br />

L’operazione bonsaistica più pericolosa,<br />

II parte<br />

è indubbiamente il taglio degli aghi. Dal 2006<br />

circa, la presenza e la manifestazione di tali<br />

patologie è in continuo incremento con aumento<br />

dell’aggressività dei funghi associati<br />

alla tracheomicosi, in base a questo monitoraggio<br />

sul territorio nazionale italiano, è oggi<br />

assolutamente sconsigliabile effettuare il taglio<br />

degli aghi, per evitare che il fungo acceleri<br />

la sua azione deleteria (Foto 4-5).<br />

Non solo il Pinus Mugus ne è affetto,<br />

ma anche altre specie quali Thumbergii, Sylvestris,<br />

Nigra, Pentaphylla e Densiflora ne<br />

manifestano i sintomi (Foto 6-7).<br />

<strong>Bonsai</strong>sticamente parlando, non è auspicabile<br />

che questo fungo riesca a svolgere<br />

la sua azione deleteria, bisogna perciò prestare<br />

molta attenzione a due pratiche che ad<br />

oggi risultano essere la migliore soluzione per<br />

il loro controllo: PREVENZIONE FITOSANI-<br />

TARIA e CONCIMAZIONE. La prima serve a<br />

mantenere innocuo il fungo, la seconda ad<br />

irrobustire la pianta nei suoi confronti.<br />

La prevenzione la si dovrà attuare con<br />

fungicidi sistemici a base di Metalaxyl alternati<br />

a fungicidi di copertura a base di Rame<br />

Idrossido in grado di rallentare e rendere innocua<br />

questa patologia, che non risulta essere<br />

debellabile.<br />

Gli interventi saranno attuati soprattutto<br />

in primavera-inizio estate, fine estateinizio<br />

autunno ogni 20-25gg, evitando giorna-<br />

104 Simbiosi tra funghi endotrofici responsabili di tracheomicosi<br />

su Juniperus Spp. e Pinus mugus - II parte - Luca Bragazzi -


nate calde, piovose, presenza<br />

di vento e qualsiasi condizione<br />

che ostacoli l’applicazione<br />

del prodotto, l’ideale sarà<br />

l’applicazione serale.<br />

La concimazione attuata<br />

con concimi organici nei<br />

periodi primaverile-autunnale<br />

renderà la struttura vegetale<br />

più robusta sia dal punto<br />

di vista morfologico che fisiologico.<br />

Utilissime ai processi<br />

fisiologici saranno le applicazioni<br />

di microelementi.<br />

Per piante importate e<br />

stressate, conviene un’esposizione<br />

a mezz’ombra per una<br />

ventina di giorni, con applicazioni<br />

ogni 15gg per due mesi<br />

di fitostimolanti, e parallelamente,<br />

delle applicazioni settimanali<br />

per un mese con dei<br />

bioattivatori del suolo a base<br />

di acidi umici per ripristinare<br />

subito la piena funzionalità<br />

radicale.<br />

L’esposizione in pieno<br />

sole dev’essere graduale.<br />

6 7<br />

2 3<br />

4 5<br />

Simbiosi tra funghi endotrofici responsabili di tracheomicosi<br />

su Juniperus Spp. e Pinus mugus - II parte - Luca Bragazzi -105<br />

1


Sommario Generale<br />

2009<br />

<br />

<br />

<strong>Bonsai</strong> Creativo School - Accademia


Dal mondo del <strong>Bonsai</strong> & Suiseki<br />

n. 1 - pag. 01 “Giardini giapponesi” - I di G. L. Enny<br />

n. 1 - pag. 03 “Il messaggero” di D. Schifano<br />

n. 2 - pag. 01 “Giardini giapponesi” - II di G. L. Enny<br />

n. 2 - pag. 04 “E sopra le nuvole... un mondo” di S. Bassi<br />

n. 3 - pag. 01 “Giardini giapponesi” III di G. L. Enny<br />

n. 3 - pag. 03 “Alla ricerca dei suiseki in fiumi e torrenti” di A. Attinà<br />

n. 4 - pag. 01 “Giardini giapponesi” IV di G. L. Enny<br />

n. 4 - pag. 03 “Painting stones” di C. Gori<br />

n. 4 - pag. 05 “Si fa presto a dire sassi” di D. Schifano<br />

n. 4 - pag. 07 “A proposito di Shiatsu” di M. Baruffaldi<br />

n. 5 - pag. 01 “Il giardino Zen” I parte di G. L. Enny<br />

n. 5 - pag. 03 “Metamorfosi” di S. Bassi<br />

n. 5 - pag. 05 “Le terapie olistiche” di G. Terlizzi<br />

n. 6 - pag. 01 “Il giardino Zen - II parte” di G. L. Enny<br />

n. 6 - pag. 04 “La base fa la differenza” di S. Bassi<br />

n. 6 - pag. 08 “Le terapie olistiche - II parte” di G. Terlizzi<br />

n. 6 - pag. 10 “Vuto ‘ndare in Giappon?” di M. Tarozzo<br />

n. 7/8 - pag. 01 “Progettare il giardino giapponese - I” di G. L. Enny<br />

n. 7/8 - pag. 03 “Non solo suiseki” di C. M. Galli<br />

n. 7/8 - pag. 07 “BCI Artist, photographer, writer Award 2009” di A. Ricchiari<br />

n. 7/8 - pag. 08 “Lo Zen e l’acquario” di C. Scafuri<br />

n. 9 - pag.06 Il furto più odioso! di D. Abbattista<br />

n. 9 - pag.08 I meridiani di G. Terlizzi<br />

n. 9 - pag.10 Cosa sapere prima di progettare il proprio giardino<br />

giapponese - II di G. L. Enny<br />

n. 9 - pag. 14 Qualche pensiero sull’Haiku di M. Beggio<br />

n. 9 - pag. 18 Storia di una pietra di D. Schifano<br />

n. 9 - pag. 23 Forse non tutti sanno che il ginepro... di E. Ruo<br />

n. 10 - pag. 06 Il giardino Zen - riflessioni - di G. L. Enny<br />

n. 10 - pag. 10 Olivi di Puglia: gli olivi del Gargano di D. Abbattista<br />

n. 10 - pag. 17 Inchiostro, misterioso specchio di D. di Perna<br />

n. 10 - pag. 22 Le pietre vive di M. e A. Schenone di L. Queirolo<br />

n. 10 - pag. 26 Il giardino di Bruno Beltrame di L. Bragazzi<br />

n. 11- pag. 06 Il giardino giapponese. Scenografia paesaggistica<br />

rappresentata in piccolo spazi di G. L. Enny<br />

n. 11 - pag. 10 La crisi, la scuola e il sogno di F. Santini<br />

n. 11 - pag. 14 Il giardino di Giovanni Genotti di A. Defina<br />

n. 12 - pag. 06 Le piante usate nei giardini giapponesi di G. L. Enny<br />

n. 12 - pag. 10 Oltre il bonsai, la misura di un uomo: Gianni Picella di A. Ricchiari<br />

n. 12 - pag. 13 Una passione: i suiseki di C. Nuti<br />

n. 12 - pag. 16 Il giardino di Roberto Raspanti di C. Scafuri<br />

>> <strong>Bonsai</strong>-do: pratica e sapere<br />

n. 11 - pag. 20 SHU HA RI - i livelli della via di M. Bandera<br />

>> Mostre ed Eventi<br />

n. 1 - pag. 06 Sakka Ten Autumn Trees di A. Zamboni<br />

n. 2 - pag. 06 Coordinamento <strong>Bonsai</strong>sti Siciliani di F. La Rosa<br />

n. 2 - pag. 07 I° trofeo per principianti NBC di L. Del Fico<br />

n. 3 - pag. 05 Nasce la Med <strong>Bonsai</strong> di G. Monteleone<br />

n. 3 - pag. 09 Noelandres Trophydi H. Vleugels<br />

n. 4 - pag. 09 La mia UBI 2009di G. Monteleone<br />

n. 4 - pag. 11 Festa di Primavera di S. Guerra<br />

n. 5 - pag. 07 <strong>Bonsai</strong>Zone Exhibition ‘09 di C. De Bari<br />

n. 5 - pag. 10 III Congresso di Rivalta di S. Guerra<br />

n. 5 - pag. 11 Brindisi <strong>Bonsai</strong> di P. Di Giulio<br />

n. 6 - pag. 13 Arco<strong>Bonsai</strong> 2009 di A. Meriggioli<br />

n. 6 - pag. 15 Mostra di Primavera di D. Abbattista<br />

n. 6 - pag. 17 Carignano Fiori & Vini di A. Defina<br />

n. 7/8 - pag. 10 Nationale <strong>Bonsai</strong> e Suiseki Show di E. Ferrari<br />

n. 7/8 - pag. 15 XI Mostra Naz. <strong>Bonsai</strong> e Suiseki di D. Abbattista, D. Schifano<br />

n. 9 - pag. 28 Mostra <strong>Bonsai</strong> Centro Italia - Foligno di L. Bragazzi<br />

n. 10 - pag. 34 XII Congresso A.I.A.S. di L. Queirolo<br />

n. 10 - pag. 40 IX So-Saku <strong>Bonsai</strong> Award<br />

XIV Congresso IBS di D. Rubertelli, C. Scafuri<br />

n. 11 - pag. 24 Congresso NBSKE di E. Rossi<br />

n. 11 - pag. 28 Festival del bonsai di Imperia di G. Pezzone<br />

n. 11 - pag. 31 Una giornata come le altre di M. Tarozzo<br />

n. 12 - pag. 22 Oltre il Verde - <strong>Bonsai</strong> Competition 2 di P. Strada<br />

n. 12 - pag. 25 Premio Genova 2009 Comunicato stampa<br />

n. 12 - pag. 26 <strong>Bonsai</strong> & Friends di M. Tarozzo<br />

>> Dalle pagine di <strong>Bonsai</strong>&News<br />

n. 10 - Pag. 48 Un facile boschetto su lastra di N. Kajiwara<br />

n. 11 - Pag. 35 Da pianta a bonsai di M. Takahashi<br />

n. 12 - Pag. 34 Arriva l’inverno: cosa fare? di S. Hiramatsu<br />

>> In libreria<br />

n. 1 - pag. 08 <strong>Bonsai</strong> - Tecniche e segreti di coltivazione di C. Scafuri<br />

n. 2 - pag. 09 “Wabi-Sabi” di A. Ricchiari<br />

n. 2 - pag. 09 Bon-Sai di A. Ricchiari<br />

n. 3 - pag. 11 Il <strong>Bonsai</strong> dalla A allo Zen di A. Ricchiari<br />

n. 3 - pag. 11 <strong>Bonsai</strong> d’avanguardia di M. Bandera<br />

n. 4 - pag. 12 Tecniche bonsai. Vol. I e II di A. Ricchiari<br />

n. 5 - pag. 13 <strong>Bonsai</strong>. Il Bosco: la natura in miniatura di A. Ricchiari<br />

n. 5 - pag. 13 La pienezza del nulla di A. Ricchiari<br />

n. 6 - pag. 19 <strong>Bonsai</strong>. L’arte di coltivare alberi in miniatura di A. Ricchiari<br />

n. 6 - pag. 19 Lo spirito dell’arte giapponese di A. Ricchiari<br />

n. 7/8 - pag. 19 Sentieri bonsai di A. Ricchiari<br />

n. 7/8 - pag. 19 <strong>Bonsai</strong> - corso base di C. Scafuri<br />

n. 9 - pag. 32 <strong>Bonsai</strong> & News di A. Ricchiari<br />

n. 10 - pag. 52 Masahiko Kimura di A. Ricchiari<br />

n. 11 - Pag. 38 Man Lung Penjing di A. Ricchiari<br />

n. 12 - Pag. 38 ”<strong>Bonsai</strong>” - Gianfranco Giorgio di A. Ricchiari<br />

>> <strong>Bonsai</strong> ’cult’<br />

n. 1 - pag. 09 “Alcuni punti fermi di A. Ricchiari, G. Genotti<br />

n. 2 - pag. 10 “Gli stili bonsai di G. Genotti<br />

n. 3 - pag. 12 “Amare il bonsai di A. Ricchiari<br />

n. 4 - pag. 13 “Estetica o quintessenza del bonsai? di A.Dal Col<br />

n. 4 - pag. 14 “Valutazione di un bonsai in mostra di G. Genotti<br />

n. 5 - pag. 14 “Le dimostrazioni di G. Genotti<br />

n. 5 - pag. 16 “L’etica ed il bonsai di A. Ricchiari<br />

n. 6 - pag. 20 “Figura e ruolo del Maestro bonsai tra oriente<br />

ed occidente di A. Ricchiari<br />

n. 6 - pag. 22 “Un giudizio sui giudici... di G. Genotti<br />

n. 7/8 - pag. 20 “Lo stile. Dettagli di bellezza di A. Ricchiari<br />

n. 7/8 - pag. 22 “La raccolta in natura di G. Genotti<br />

n. 9 - pag. 35 Associazioni ed associazionismo.<br />

Un tema sempre attuale di G. Genotti<br />

n. 9 - pag. 38 <strong>Bonsai</strong> e arte. Un dibattito aperto da sempre di A. Ricchiari<br />

n. 10 - pag. 53 Quando i riconoscimenti sono d’obbligo di A. Ricchiari<br />

n. 11 - pag. 39 Il Buddhismo Zen di A. Ricchiari<br />

n. 12 - pag. 39 Metodica di giudizio per la valutazione<br />

di un bonsai di G. Genotti<br />

n. 12 - pag. 40 Il fascino delle conifere di A. Ricchiari<br />

>> La mia esperienza<br />

n. 1 - pag. 11 La mia favoletta di A. Defina<br />

n. 1 - pag. 13 Tra il dire e il fare... di D. Rubertelli<br />

n. 2 - pag. 11 Ricottura del filo di rame di S. Guerra<br />

n. 2 - pag. 12 Cipresso toscano inclinato di S. Biagi<br />

n. 3 - pag. 13 Bosco di faggi su pietra di N. Crivelli<br />

n. 3 - pag. 15 Percorso evolutivo di un acero campestre - I di A. Dal Col


n. 4 - pag. 15 L’occasione del fare, I parte di V. Cannizzo<br />

n. 4 - pag. 16 Costruzione di un tavolino di S. Guerra<br />

n. 4 - pag. 18 Percorso evolutivo di un acero campestre, II di A. Dal Col<br />

n. 5 - pag. 18 L’occasione del fare - II parte di V. Cannizzo<br />

n. 5 - pag. 20 Rinvasiamo un ficus di D. Rubertelli<br />

n. 5 - pag. 22 Percorso evolutivo di un acero campestre, III di A. Dal Col<br />

n. 6 - pag. 24 Alcuni appunti sulla defogliazione di A. Meriggioli<br />

n. 6 - pag. 26 Realizzazione di un ishizuki di C. M. Galli<br />

n. 6 - pag. 29 Percorso evolutivo di un acero campestre, IV di A. Dal Col<br />

n. 7/8 - pag. 24 The magic tree di A. Dal Col<br />

n. 7/8 - pag. 27 Il battesimo sul campo di D. Dabringhausen<br />

n. 7/8 - pag. 30 Il biancospino dedicato a mio padre di G. La Susa<br />

n. 7/8 - pag. 33 La nostra demo ad Arco di Trento di F. Springolo, M. Tarozzo<br />

n. 7/8 - pag. 37 Realizzazione di un ishizuki - II di C. M. Galli<br />

n. 7/8 - pag. 40 Un week-end a Metz di N. Crivelli<br />

n. 9 - pag. 40 Il brutto anatroccolo di F. Santini<br />

n. 9 - pag. 45 Il cipresso chiamato Mustafà di G. Pappalardo e A. Ricchiari<br />

n. 9 - pag. 52 Innestiamo un ginepro di A. Meriggioli<br />

n. 10 - pag. 56 Una lavorazione alla Med<strong>Bonsai</strong> di C. Fragomena<br />

n. 10 - pag. 62 The fairy Queen di R. Cicciarello<br />

n. 10 - pag. 70 Juniperus oxycedrus di S. Biagi<br />

n. 11 - pag. 42 Lavorazione e restyling di un vecchio<br />

olivastro yamadori di P. Fugali<br />

n. 11 - pag. 45 Cedro “il solitario” di G. Messina<br />

n. 11 - pag. 49 Tecnica del taglio degli aghi e delle candele sul pino nero<br />

e sul pino silvestre di A. Dal Col<br />

n. 12 - pag. 41 Il mio amico Olmo di G. L. Enny<br />

n. 12 - pag. 44 ...toscano come me! di S. Biagi<br />

n. 12 - pag. 52 Il Faggio <strong>Patriarca</strong> - I di A. Dal Col<br />

>> A lezione di suiseki<br />

n. 1 - pag. 15 Quanto grande di L. Queirolo<br />

n. 2 - pag. 14 Introduzione al suiseki di L. Queirolo<br />

n. 3 - pag. 19 Sabbiatura: soluzione da scartare? di L. Queirolo<br />

n. 4 - pag. 21 Esposizione di una pietra in un vassoio di L. Queirolo<br />

n. 5 - pag. 24 Arenarie di L. Queirolo<br />

n. 6 - pag. 32 Suiban, doban & sabbia & acqua… di L. Queirolo<br />

n. 7/8 - pag. 44 Il ma attorno ad una pietra di L. Queirolo<br />

n. 9 - pag. 55 Evoluzione personale nell’arte di osservare<br />

le pietre: “la storia siamo noi!” di L. Queirolo<br />

n. 9 - pag. 60 L’arte del Suiseki di F. G. Rivera<br />

n. 10 - pag. 74 Furyu di L. Queirolo<br />

n. 10 - pag. 76 La pietra viva: lo spirito della pietra di L. Queirolo<br />

n. 11 - pag. 54 Colore & Disegno & Forma &..: i Gioielli<br />

Figurati del pianeta Gaia di L. Queirolo e G. De Vita<br />

n. 12 - pag. 58 “Stile e gusto” di L. Queirolo e B. Li<br />

>> Noi... di <strong>Bonsai</strong> Creativo School<br />

n. 10 - Pag 78 The american job: Hurricane,<br />

San José Juniper di S. Segneri, D. Abbattista, 10<br />

n. 11 - Pag. 64 Da Anaconda a Kenshin. La lunga storia di un prezioso<br />

Juniper Chinensis (var. Formosana) di L. Bragazzi, S. Segneri<br />

n. 12 - pag. 62 “Il padre”. Storia di cipresso di R. Raspanti, C. Scafuri<br />

>> L’opinione di...<br />

n. 4 - pag. 26 “Sandro Segneri” di G. Monteleone<br />

n. 5 - pag. 29 “Donato Danisi” di G. Monteleone<br />

n. 6 - pag. 38 “Gianfranco Giorgi” di A. Ricchiari<br />

n. 7/8 - pag. 49 “Giorgio Castagneri” di G. Monteleone<br />

n. 9 - pag. 62 Edoardo Rossi di G. Monteleone<br />

n. 10 - pag. 88 Carlo Oddone di A. Ricchiari<br />

n. 11 - pag. 74 Stefano Frisoni di G. Monteleone<br />

n. 12 - pag. 72 Alfredo Salaccione di P. Strada<br />

>> A scuola di estetica<br />

n. 1 - pag. 18 Note sull’estetica dei bonsai - I di A. Ricchiari<br />

n. 2 - pag. 18 Note sull’estetica dei bonsai - II di A. Ricchiari<br />

n. 3 - pag. 23 Note sull’estetica dei bonsai III di A. Ricchiari<br />

n. 4 - pag. 30 Lo studio degli stili di base come ricerca ed<br />

interpretazione estetica di A. Ricchiari<br />

n. 5 - pag. 32 L’estetica dell’eretto formale di A. Ricchiari<br />

n. 6 - pag. 40 Lo stile inclinato di A. Ricchiari<br />

n. 7/8 - pag. 52 Lo stile a cascata di A. Ricchiari<br />

n. 9 - Pag. 67 Lo stile a semicascata di A. Ricchiari<br />

n. 10 - Pag. 91 Il boschetto - I di A. Ricchiari<br />

n. 11 - Pag. 91 Il boschetto - II di A. Ricchiari<br />

n. 12 - Pag. 77 Lo stile del Letterato di A. Ricchiari<br />

>> L’essenza del mese<br />

n. 1 - pag. 19 Acero tridente di A. Acampora, A. Ricchiari, P. Strada<br />

n. 2 - pag. 21 Olivo di A. Ricchiari<br />

n. 3 - pag. 28 Bougainvillea di A. Ricchiari<br />

n. 4 - pag. 33 Sughera di A. Ricchiari<br />

n. 5 - pag. 35 Azalea – I di R. Smiderle<br />

n. 6 - pag. 43 Azalea - II di R. Smiderle<br />

n. 7/8 - pag. 56 Azalea - III di R. Smiderle<br />

n. 9 - pag. 70 Il ficus - I di A. Acampora<br />

n. 10 - pag. 94 Il ficus - II di A. Acampora<br />

n. 11 - pag. 84 Il rosmarino di A. Acampora<br />

n. 12 - pag. 81 Il carpino - I di A. Acampora<br />

>> Non tutti sanno che...<br />

n. 10 - Pag. 100 Il pino silvestre di E. Ruo<br />

n. 11 - Pag. 87 Il melograno - I di E. Ruo<br />

n. 12 - Pag. 83 Il melograno - II di E. Ruo<br />

>> Note di coltivazione<br />

n. 1 - pag. 24 I concimi chimici di L. Bragazzi<br />

n. 2 - pag. 24 I concimi organici di L. Bragazzi<br />

n. 3 - pag. 31 I concimi organici - evoluzioni tecniche - I di L. Bragazzi<br />

n. 4 - pag. 36 I concimi organici -evoluzioni tecniche - II di L. Bragazzi<br />

n. 5 - pag. 37 I micro-elementi di L. Bragazzi<br />

n. 6 - pag. 46 I biostimolanti - I di L. Bragazzi<br />

n. 7/8 - pag. 60 I biostimolanti - II di L. Bragazzi<br />

n. 9 - pag. 73 La defogliazione - I di Luca Bragazzi<br />

n. 10 - pag. 104 La defogliazione - II di L. Bragazzi<br />

n. 11 - pag. 90 L’uso delle micorrize nella coltivazione bonsai - I di L. Bragazzi<br />

n. 12 - pag. 86 L’uso delle micorrize nella coltivazione bonsai - II di L. Bragazzi<br />

>> Tecniche bonsai<br />

n. 1 - pag. 25 Applicazione del filo di A. Acampora<br />

n. 2 - pag. 25 I terricci di A. Acampora, P. Strada<br />

n. 3 - pag. 32 Il rinvaso di A. Acampora<br />

n. 4 - pag. 37 La pizzicatura di A. Acampora<br />

n. 5 - pag. 38 La potatura delle caducifoglie di G. Genotti - A. Ricchiari<br />

n. 6 - pag. 47 Il tambahoo di A. Acampora<br />

n. 7/8 - pag. 61 La legna secca di A. Acampora<br />

n. 9 - pag. 76 La scelta del vaso - I di Antonio Acampora<br />

n. 10 - pag. 106 La scelta del vaso - II di A. Acampora<br />

n. 11 - pag. 92 Come fare shitakusa di A. Acampora<br />

n. 12 - pag. 88 Percepire il Wabi-Sabi di A. Acampora<br />

>> L’angolo di Oddone<br />

n. 9 - Pag. 78 Il ginepro di C. Oddone<br />

n. 10 - Pag. 112 L’acero di C. Oddone<br />

n. 11 - Pag. 95 Il faggio - I di C. Oddone<br />

n. 12 - Pag. 93 Il faggio - II di C. Oddone


Vita da club<br />

n. 1 - pag. 30 <strong>Napoli</strong> <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong> ONLUS di A. Acampora<br />

n. 2 - pag. 30 <strong>Bonsai</strong>sieme di A. Defina<br />

n. 3 - pag. 35 <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong> Messina di R. Cicciarello<br />

n. 4 - pag. 39 Arbores <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong> di A. Gesualdi<br />

n. 4 - pag. 40 Progettobonsai di V. Cannizzo<br />

n. 5 - pag. 40 <strong>Bonsai</strong>Zone di C. De Bari<br />

n. 6 - pag. 49 Oltre il verde-<strong>Bonsai</strong>Gymnasium di M. Tarozzo<br />

n. 7/8 - pag. 65 <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong> Castelli Romani di C. Cofani<br />

n. 7/8 - pag. 67 <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong> di Lorena di L. Pepe<br />

n. 9 - pag. 84 Drynemetum <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong> ONLUS di G. Pezzoni<br />

n. 10 - pag. 120 Gruppo <strong>Bonsai</strong>sti Medio Valdarno<br />

- Sez. “Renzo Santini” di F. Santini<br />

n. 11 - pag. 98 II° Trofeo <strong>Napoli</strong> <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong> di C. Scafuri<br />

n. 12 - pag. 96 Associazione Culturale Roma <strong>Bonsai</strong> di L. Monni<br />

>> Il Giappone visto da vicino<br />

n. 6 - pag. 51 La Katana: una delle vie orientali - A. Ricchiari<br />

n. 7/8 - pag. 68 Il Giappone: l’impero dei gesti - A. Ricchiari<br />

n. 7/8 - pag. 70 Nel Giappone delle donne” - A. L. Somma<br />

n. 7/8 - pag. 70 Novelle orientali” - A. L. Somma<br />

n. 9 - pag. 86 L’estetica nella cerimonia del tè di A. Ricchiari<br />

n. 9 - pag. 90 Libro d’ombra - Tanizaki Junichiro di Anna Lisa Somma<br />

n. 10 - pag. 124 Dolcezza e rimpianti di A. L. Somma<br />

n. 10 - pag. 125 Mangiare con gli occhi. L’estetica del cibo di A. Ricchiari<br />

n. 11 - pag. 100 La casa della luce sepolta nell’oscurità di A. L. Somma<br />

n. 11 - pag. 101 Lo stile. Dettegli di Bellezza di A. Ricchiari<br />

n. 12 - pag. 99 Alla scoperta dei sentiri che conducono<br />

in Giappone di A. L. Somma<br />

n. 12 - Pag. 100 L’essenza della ceramica giapponese di A. Ricchiari<br />

>> Axel’s World<br />

n. 11 - Pag. 104 <strong>Bonsai</strong> a 11 anni: una grande passione di A. Vigino<br />

n. 12 - Pag. 102 Il valore dell’insegnamento di A. Vigino<br />

>> Che insetto è?<br />

n. 1 - pag. 32 Patologia vegetale - I di L. Bragazzi<br />

n. 2 - pag. 31 Patologia vegetale - II di L. Bragazzi<br />

n. 3 - pag. 36 Patologia vegetale - III di L. Bragazzi<br />

n. 4 - pag. 41 Patologia vegetale - IV di L. Bragazzi<br />

n. 5 - pag. 41 Patologia vegetale - V di L. Bragazzi<br />

n. 6 - pag. 55 Patologia vegetale - VI di L. Bragazzi<br />

n. 7/8 - pag. 71 Patologia vegetale - VII di L. Bragazzi<br />

n. 9 - pag. 91 Danni da stress ambientali – I di L. Bragazzi<br />

n. 10 - pag. 129 Danni da stress ambientali - II di L. Bragazzi<br />

n. 11 - pag. 106 Simbiosi tra funghi endotrofici responsabili di<br />

tracheomicosi su Juniperus Spp. e Pinus Mugus - I di L. Bragazzi<br />

n. 12 - pag. 104 Simbiosi tra funghi endotrofici responsabili di<br />

tracheomicosi su Juniperus Spp. e Pinus Mugus - II di L. Bragazzi


<strong>Bonsai</strong> Creativo School - Accademia<br />

Anno I - n.12<br />

<br />

<br />

<strong>Bonsai</strong>&Suiseki<br />

magazine<br />

Dicembre 2009

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!