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di Elvio Baccarini<br />
Leggendo alcuni commenti e<br />
dialogando con varie persone<br />
ho trovato divertenti alcuni atteggiamenti<br />
ispirati dal recente spettacolo<br />
dell’Ivan de Zajc di Fiume, la<br />
“Lisistrata” di Aristofane. Prima che<br />
il lavoro fosse presentato al pubblico,<br />
ne scrivevo in una corrispondenza email<br />
con un noto filosofo londinese<br />
amante del teatro che mi ha rivelato<br />
che il lavoro era stato messo in scena<br />
presso il liceo che frequentava qualche<br />
decennio fa, suscitando parecchio<br />
sgomento e un giudizio globale<br />
di “volgarità”. Due sono i pensieri<br />
che questo racconto mi ha ispirato,<br />
in relazione ad alcuni dei commenti<br />
successivi alla “Lisistrata” presentata<br />
a Fiume. Il primo è legato alla<br />
supposta inadeguatezza dello spettacolo<br />
nei confronti del pubblico formato<br />
da allievi delle scuole. Mi ha<br />
sorpreso non poco che vi siano reazioni<br />
di questo tipo parecchi decenni<br />
dopo che lo stesso lavoro venne stato<br />
messo in scena non solo per, ma addirittura<br />
da, allievi di una scuola londinese<br />
tradizionalista (una di quelle<br />
nelle quali si reclutano i futuri studenti<br />
di Oxford e Cambridge).<br />
Il secondo pensiero è la mia sorpresa<br />
di fronte al fatto che le stesse<br />
cose che scandalizzavano qualche<br />
decennio fa una scuola londinese<br />
tradizionalista possono scandalizzare<br />
ancora. Al contrario, a me la<br />
“Lisistrata” fiumana è apparsa innocua.<br />
In fin dei conti, tutti abbiamo<br />
imparato, negli anni liceali, che<br />
esiste questo testo. Non mi sembra<br />
sia il caso dover imparare che esiste,<br />
ma evitarne il contenuto (un po’<br />
come si faceva, o si fa ancora, nelle<br />
edizioni rivolte alle scuole del “Decamerone”,<br />
con la censura di alcuni<br />
capitoli).<br />
Per alcuni il punto è proprio<br />
questo: il teatro (soprattutto un teatro<br />
nazionale quale il de Zajc) dovrebbe<br />
essere un luogo elevato nello<br />
spirito e nelle maniere. La mia<br />
Cultura e mondo d’oggi<br />
convinzione è che vi debbano essere<br />
sedi privilegiate della produzione<br />
culturale d’alto livello. Un teatro<br />
nazionale, ovviamente, è per eccellenza<br />
una di queste. Non condivido,<br />
però, l’opinione che questa sede<br />
debba essere staccata dalla realtà<br />
in cui vive e lo affermo per più di<br />
un motivo.<br />
Il primo è che il teatro non è una<br />
testimonianza della creatività del<br />
passato. Il teatro deve essere una<br />
sede creativa e innovativa dell’arte.<br />
Con ciò non voglio esprimermi<br />
con toni di scarso apprezzamento<br />
nei confronti dei classici. Il valore<br />
dei classici sta nella forza e nella<br />
capacità di affrontare temi di validità<br />
eterna per l’umanità. Non voglio<br />
neppure sostenere un’aprioristica<br />
tendenza all’innovazione nella<br />
rappresentazione dei classici.<br />
Le presunte innovazioni sono state<br />
troppe volte soltanto banalizzazioni<br />
e depauperamenti. In fin dei conti,<br />
la “Lisistrata” che serve da spunto<br />
a questo mio commento, e che volentieri<br />
difendo da alcune critiche,<br />
è un testo classico, peraltro rappresentato<br />
in modo molto fedele (le innovazioni<br />
sono trascurabili). Voglio<br />
dire, però, che il teatro contemporaneo<br />
non può limitarsi soltanto a<br />
rappresentare i classici nella loro<br />
forma elegante e di buone maniere.<br />
Soprattutto, non può limitarsi<br />
soltanto a rappresentare i classici.<br />
Ritengo che le due migliori (e migliori<br />
in modo sensibile) rappresentazioni<br />
di teatro drammatico a Fiume<br />
negli anni recenti siano “Turbofolk”<br />
di Oliver Frljić e “Lo Zoo di<br />
vetro” con la regia di Anica Tomić<br />
e l’apporto drammaturgico di Jelena<br />
Kovačić. Nel primo caso, si tratta<br />
di un progetto d’autore e una feroce<br />
e molto ironica critica sociale,<br />
nel secondo caso di un rifacimento<br />
molto sensibile del lavoro di Tennessee<br />
Williams, la cui intenzione è<br />
quella di farci vivere e comprendere<br />
le sensazioni di un dramma familiare<br />
attuale. In entrambi i casi i lavo-<br />
Attualitá<br />
La «Lisistrata» fiumana è apparsa innocua<br />
ri sono molto lontani da un’estetica<br />
indirizzata all’espressione elegante<br />
e alle buone maniere, ma il valore<br />
delle due rappresentazioni sta<br />
proprio nella forza espressiva e nella<br />
connessione a temi esistenziali e<br />
sociali attuali, in un’estetica viva e<br />
comunicativa.<br />
Il secondo motivo per il quale<br />
giudico inadeguate le visioni tradizionaliste<br />
a proposito del teatro nazionale<br />
è legato al pubblico. Sono<br />
molto fermo nell’opposizione alla<br />
commercializzazione dell’alta cultura.<br />
Sono, però, anche cosciente<br />
dell’esigenza di equilibri nei confronti<br />
del rapporto con il pubblico.<br />
Uno dei momenti più belli, per<br />
me, negli ultimi anni a teatro è stata<br />
l’esecuzione del “Sekstet Verklärte<br />
Nacht” di Arnold Schönberg (in<br />
programma, lo stesso giorno, anche<br />
Haydn). Sabato 20 febbraio, eravamo<br />
una cinquantina. Questa è l’alta<br />
cultura della quale vorrei godere<br />
frequentemente, ma va tenuto conto<br />
anche della realtà, ovvero di quale<br />
sia il suo pubblico. Un altro esempio<br />
che posso offrire, al di fuori del<br />
de Zajc, è la rassegna jazzistica che<br />
si svolge ogni anno in primavera a<br />
Fiume - non ho mai vista riempita<br />
dal pubblico la sala dell’HKD. La<br />
“Lisistrata”, invece, è stata venduta<br />
in ogni ordine di posto.<br />
Proprio come dicevo, è evidente<br />
che nella scelta del repertorio ci<br />
vuole equilibrio, tenendo in considerazione<br />
la funzione sociale del teatro,<br />
che è quella di offrire cultura<br />
elevata, ma anche di attirare pubblico.<br />
Ovviamente, non tutti gli spettacoli<br />
offerti nel repertorio potranno<br />
soddisfare tutti. Alcuni si entusiasmeranno<br />
per la “Lisistrata”, altri<br />
per “Turbofolk”, altri per Schönberg,<br />
altri ancora per “Lucia di<br />
Lammermoor”. Alcuni sono aperti<br />
nei confronti di tutte queste forme<br />
espressive. L’importante, però, non<br />
è che tutti siano soddisfatti sempre,<br />
ma che ciascuno abbia la possibilità<br />
di scegliere. ●<br />
<strong>Panorama</strong> 9