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Italiani nel mondo<br />

Considerazioni di Dino Nardi sulla riforma dell’attuale normativa<br />

Ci vuole un restyling per il CGIE<br />

Affrontando il tema della riforma<br />

dell’attuale normativa dei Comites<br />

e Cgie, che sembra essere diventato<br />

il principale oggetto, se non l’unico,<br />

dell’attenzione del Comitato per<br />

le questioni degli italiani all’estero<br />

del Senato, è opportuno ricordare due<br />

cose. La prima, i Comites sono stati<br />

già riformati nel 2003 e quindi pochi<br />

anni orsono e, comunque, successivamente<br />

all’entrata in vigore della legge<br />

sul voto all’estero (L. 429/2001).<br />

La seconda cosa è che a seguito del<br />

voto all’estero e della riforma della<br />

legge sui Comites (L.286/2003),<br />

lo stesso Cgie iniziò immediatamente<br />

a discutere di una ormai indispensabile<br />

riforma anche della normativa<br />

del Consiglio Generale (datata 1998).<br />

Una discussione che coinvolse l’associazionismo<br />

italiano nel mondo ed<br />

i Comites e che portò il Cgie ad approvare,<br />

quasi all’unanimità nel maggio<br />

2007, un documento su come il<br />

Cgie vedeva una sua autoriforma e<br />

che implicitamente era anche un sollecito<br />

per il legislatore a mettervi le<br />

mani.<br />

Ciò premesso diventa quindi difficile<br />

comprendere la necessità di<br />

una nuova riforma dei Comites limitandone,<br />

oltretutto, la loro istituzione<br />

in quelle Circoscrizioni consolari<br />

in cui risiedono molte migliaia<br />

di italiani. Facendo così scomparire<br />

molti degli attuali Comites quando,<br />

invece, in presenza di un costante<br />

impoverimento del mondo associativo,<br />

ci sarebbe la necessità di un loro<br />

incremento numerico. D’altra parte<br />

è ormai notorio che l’autorevolezza<br />

dei Comites non dipende solo dalla<br />

normativa che li regola, né dal numero<br />

di cittadini che rappresentano<br />

bensì dalla competenza ed autorevolezza<br />

dei suoi membri (con in primis<br />

il presidente) ed anche dalla passione<br />

ed il tempo che gli eletti mettono<br />

in questo loro impegno di volontariato.<br />

E veniamo al Cgie. Ovviamente<br />

questo organismo, con l’introduzione<br />

del voto all’estero per corrispondenza<br />

e l’elezione di diciotto parlamentari,<br />

va sicuramente ritoccato ed<br />

il primo a riconoscerlo, come ho già<br />

ricordato, è stato proprio lo stesso<br />

Consiglio Generale attualmente in<br />

carica. Un restyling che: 1) ne riduca<br />

il numero dei suoi membri rispalmandoli<br />

nei vari Paesi e continenti<br />

sulla base dei dati aggiornati<br />

dell’AIRE e rivedendo la composizione,<br />

anche numerica, di quelli di<br />

nomina governativa; 2) ne riveda la<br />

ripartizione geografica per renderla<br />

conforme a quella della Circoscrizione<br />

Estero; 3) rafforzi il ruolo delle<br />

Commissioni continentali riducendo<br />

ad una sola volta all’anno la<br />

convocazione dell’assemblea plenaria;<br />

4) introduca un limite di mandato<br />

per i suoi membri. Tanto per citare<br />

alcuni esempi. Pertanto, a mio<br />

modesto avviso, al momento, non<br />

c’è alcun bisogno di modificare l’attuale<br />

normativa dei Comites mentre<br />

è assolutamente necessario un restyling<br />

di quella del Cgie e non sicuramente<br />

uno stravolgimento di entrambi<br />

le leggi. Dopo di che subito<br />

al voto ed entro quest’anno senza<br />

ulteriori e incomprensibili rinvii<br />

che sarebbero inaccettabili. Tutto<br />

questo in attesa di capire quale impianto<br />

istituzionale di rappresentanza<br />

nei confronti dello Stato italiano<br />

vorranno poi avere (sempre che lo<br />

Dino Nardi<br />

vogliano davvero) le giovani generazioni<br />

di figli e nipoti di emigrati,<br />

unitamente ai nuovi migranti italiani<br />

(semplici lavoratori, stagisti, ricercatori<br />

e tecnici) che sempre più<br />

popolano il mondo.<br />

Purtroppo di tutt’altro avviso è il<br />

Comitato per le questioni degli italiani<br />

all’estero del Senato che, invece,<br />

si è stranamente incaponito nel<br />

voler riformare in profondità con un<br />

colpo solo sia i Comites che il Cgie<br />

infischiandosene del parere negativo<br />

di tanti Comites e dello stesso<br />

Consiglio Generale. Peccato! Perché<br />

certamente non mancherebbero,<br />

a questo Comitato ed ai senatori<br />

che lo compongono, altri e più sentiti<br />

problemi che hanno oggi gli italiani<br />

all’estero a cui dedicare altrettanta<br />

attenzione e dedizione come, per<br />

esempio, il ripristino dell’esenzione<br />

dell’ICI sulla loro abitazione in Italia,<br />

i tagli alle politiche scolastiche<br />

ed all’assistenza agli indigenti, la<br />

funzionalità della rete consolare e la<br />

chiusura di molti Uffici consolari in<br />

regioni ad alta presenza di emigrati.<br />

Ma tant’è, con buona pace di tutti<br />

coloro che vivono fuori dei confini<br />

nazionali!<br />

Dino Nardi<br />

Coordinatore UIM Europa e membro CGIE<br />

<strong>Panorama</strong> 25

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