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15.06.2013 Views

12 Panorama Societá Osservazioni indotte dalle passeggiate in natura con il quattroza Cani, ma perché ringhiano i pr di Marino Vocci Mi è capitato centinaia di volte, nelle mie abitudinarie, quasi quotidiane, passeggiate con il mio buonissimo cane, di essere investito da un domanda rivoltami dalla persona incontrata occasionalmente, anche lei accompagnata da un cane, non importa di che razza, o se di piccola o di grande taglia: “Maschio o femmina?” Partendo da questo interrogativo, che solo a un profano può sembrare un po’ stravagante, racconterò di alcune mie esperienze di uomini (o donne che siano) con un cane al seguito. Si rischia infatti, in questi momenti, di non dare la risposta giusta o attesa, o soprattutto la risposta che può rasserenare lo sguardo preoccupato della persona che hai davanti. Se rispondi che il tuo cane è femmina, questo può andar bene se l’altro è un maschio, ma questa è sempre soltanto una tua supposizione, perché, a raffica, ti viene posta un’altra domanda, soprattutto se il maschio che hai davanti mostra segni di... irrequietezza e ti si avvicina con amorevole trasporto: “È in calore?” Capita così che mentre cammini tranquillamente con il tuo cane al guinzaglio, in mezzo al bosco, di colpo ti scontri con una realtà che contrasta completamente con la piacevolezza e il silenzio del luogo che ti circondava fino ad un attimo prima: la domanda quasi sempre viene “sparata” come una fucilata, e la cortesia è lungi dall’essere rispettata. A volte il tono è anche bellicoso e da attaccabrighe, e la maggior animosità viene mostrata proprio da coloro che non rispettano le regole non scritte del buon comportamento e che invece in modo arrogante pretendono dagli altri il totale rispetto. Hai quindi uomini e donne che di sovente ti guardano in... cagnesco e il più delle volte camminano senza tenere al guinzaglio il “beniamino” che in taluni casi magari appartiene a razze incluse nell’elenco di animali pericolosi, che ti si avvicina digrignando i denti. Sembra incredibile e non so spiegarmi proprio il perché, ma quando passeggi così accompagnato molte delle persone che incontri hanno qualcosa da rimproverarti o perlomeno qualche sarcastico commento da fare, il più delle volte magari in maniera indiretta, oppure si impegnano a superarti velocemente senza neppure rivolgerti uno sguardo o un saluto, con un senso di fastidio. Questo per quanto riguarda le persone. I cani invece sono animali ai quali è giusto e anche salutare dedicare un po’ del nostro tempo: fa bene a noi e non solo. Accudire un cane, tra le altre cose, vuol dire anche essere costretti a stare all’aria aperta, a recuperare il piacere del movimento, ma, com’è ampiamente dimostrato, è un ottima terapia (pet-teraphy) contro il “logorio della vita moderna”. Non solo questi animali, anche altri quali i gatti, asini, cavalli, delfini e molti altri animali ancora, ci aiutano a mantenere il benessere e un buon livello di qualità della vita. Hanno infatti un rapporto immediato e diretto con le persone, riescono a trasmettere un‘energia positiva, un’energia non viziata dal raziocinio. Ma è soprattutto bello, anzi straordinario, avere un cane per amico, perché ti permette nello stesso momento di combattere la solitudine e godere della bellezza della solitudine, perché un animale sa starti vicino in modo molto discreto. Esiste infatti la bella solitudine; quella in cui stai da solo con i tuoi pensieri, ascolti il canto di un usignolo, guardi e ti emozioni davanti a un bel paesaggio, senti più intensamente il profumo di un fiore. Questa solitudine volontaria ha un valore speciale quando viene condivisa con quello che per tradizione è l’amico più fedele, discreto e affettuoso che si possa immaginare. E poi è veramente interessante osservare il comportamento delle persone con i cani: alcuni sono fraterni e affettuosi, altri sono burberi e violenti, altri ancora, e credo siano i peggiori, li usano e poi li abbandonano. Trovo altrettanto stupefacente il comportamento dei cani nei confronti delle persone o dei cani loro simili quando s’incontrano. Ce ne sono taluni che assolutamente ignorano tutto e tutti, altri abbaiano forsennatamente appena scorgono in lontananza un loro simile. Ci sono poi anche delle sorprese divertenti, come la mia Thea, che in tutta la sua vita, e ha ormai undici anni che per un golden retriver della sua stazza sono veramente tanti,

mpe al seguito oprietari? avrà abbaiato sì e no una cinquantina di volte, pochissime cioè. Ebbene il più delle volte che ha accolto qualcuno con il suo sommesso bau bau, è stato quando abbiamo incontrato un vecchio, ma soprattutto malvestito o trasandato. In quelle rare occasioni mi è sembrato che Thea si fosse sintonizzata improvvisamente su modelli di comportamento più vicini e consoni a quello che si usa correntemente definire il mondo di oggi, che non condivido, e cioè quelli che individuano il modello vincente nell’essere... giovani... ricchi e belli ! Anche se, così dicono almeno alcuni veterinari, questa non è proprio una sorpresa, perché i cani nella loro immaginazione hanno un’idea ben definita dell’uomo... normale, e quando incontrano uno che non coincide con il loro schema di uomo... normale, reagiscono abbaiando. Ancora un piccola osservazione, diverse volte mi capita di intravvedere una certa somiglianza, non soltanto di tipo fisico, tra cane e padrone (il che, in qualche caso, non è certo un complimento, fosse per l’uno che per l’altro), ma constato, sempre più spesso, che i cani sono migliori dei loro padroni.● Riflessioni in cornice di Luca Dessardo Catastrofi naturali di vario genere, l’ultima delle quali il terremoto in Cile - avvenuto prima ancora che cessasse la preoccupazione per le vittime del sisma che ha distrutto Haiti - sembrano succedersi con una frequenza e intensità sempre maggiori, denudando l’uomo di tutta la sua vanità. E nelle macerie che rimangono ritroviamo da una lato solidarietà spicciola, e dall’altro un insulso fatalismo che non giova a nessuno. Partiamo dalla solidarietà che si manifesta subito dopo le immagini di morte e rovina trasmesse dai media. Certamente va detto come troppo frequentemente questa solidarietà si riveli ipocrita: dalla sicurezza delle nostre case con un sms od una telefonata mandiamo qualche soldo di aiuto alle vittime, e questo è spesso un modo facile di lavarci la coscienza. Ma di quale colpa dobbiamo mai purgarci? Dalla nostra indifferenza, che non siamo in grado di sopportare. I senzatetto d’inverno muoiono di freddo per le strade (questo febbraio ne è morto uno a Fiume, soffocato dal fumo della candela con la quale tentava di riscaldarsi), ma passandoci vicino distogliamo lo sguardo. E poi pretendiamo di redimerci con un obolo di sms. Inoltre, il nostro è anche un tentativo di scuoterci di dosso il senso di colpa di essere nati più privilegiati - ecco il vero peccato originario che oggi ci angoscia. Figli della morale cattolica, per noi è un peso essere “nati meglio” rispetto ad altri. E allora una telefonata può fare tutta la differenza: per noi, piuttosto che per i bisognosi. L’universalità della disgrazia - ed invero negli ultimi tempi le catastrofi naturali colpiscono abbastanza indiscriminatamente - sta però cambiando qualcosa. Il pericolo si sta facendo sempre più generale, tanto che l’idea della fine del mondo è sempre più pressante. Come il Candide di Voltaire escla- Societá Sulla fine del mondo mava di fronte al terremoto di Lisbona “Ecco la fine del mondo!”, così anche oggi sono numerosi coloro che riprendendo in mano testi profetici (da Nostradamus al calendario Maya, fino ai segreti di Fatima), leggono nelle recenti devastazioni l’inizio della fine. Il problema dell’atteggiamento fatalista è che attribuendo la caratteristica di ineluttabilità a qualunque cosa accada perdiamo immediatamente ogni senso di responsabilità. Se si tratta di destino, ogni tentativo intrapreso per difenderci è inutile, perché alla fine il futuro è già scritto. Tanto vale non fare nulla per migliorare la situazione. Al massimo, insegna il Savonarola, potremmo pentirci dei nostri peccati. Religiosi o meno, la penitenza di fronte ad una qualsivoglia forza superiore che si manifesta in tutta la sua potenza rimane pur sempre passiva. Una sorta di penitenza coatta - a differenza di una fede che non ha bisogno di prove per essere forte o di una buona condotta che non abbia bisogno di minacce per mantenersi tale. Rifuggendo dunque dal bieco egoismo della penitenza sul letto di morte, lasciamo cadere in acqua anche l’idea che la fine sia inevitabile e abbracciamo piuttosto la consapevolezza o anche, se serve, la velleità che con le nostre azioni possiamo pur cambiare qualcosa. Prendiamo pertanto da una parte l’idea dell’universalità della disgrazia, concetto che la religione ha spesso tentato di insegnarci, insita nell’ipotesi della fine del mondo, e utilizziamola per purificare la solidarietà dalle sue aberrazioni utilitaristiche. Lo ha capito bene il premio Nobel Al Gore, il quale spiega che dobbiamo vedere nella disgrazia (ambientale, ma nulla vieta di trascendere questo limite) un nemico comune che possa, appunto, accomunarci. Nella prevenzione, e non solamente nel pianto rassegnato. Altrimenti la fine potrebbe veramente essere vicina. ● Panorama 13

12 <strong>Panorama</strong><br />

Societá<br />

Osservazioni indotte dalle passeggiate in natura con il quattroza<br />

Cani, ma perché ringhiano i pr<br />

di Marino Vocci<br />

Mi è capitato centinaia di volte,<br />

nelle mie abitudinarie,<br />

quasi quotidiane, passeggiate<br />

con il mio buonissimo cane, di<br />

essere investito da un domanda rivoltami<br />

dalla persona incontrata occasionalmente,<br />

anche lei accompagnata<br />

da un cane, non importa di che razza,<br />

o se di piccola o di grande taglia:<br />

“Maschio o femmina?”<br />

Partendo da questo interrogativo,<br />

che solo a un profano può sembrare<br />

un po’ stravagante, racconterò<br />

di alcune mie esperienze di uomini<br />

(o donne che siano) con un cane al<br />

seguito. Si rischia infatti, in questi<br />

momenti, di non dare la risposta<br />

giusta o attesa, o soprattutto la risposta<br />

che può rasserenare lo sguardo<br />

preoccupato della persona che hai<br />

davanti. Se rispondi che il tuo cane<br />

è femmina, questo può andar bene<br />

se l’altro è un maschio, ma questa<br />

è sempre soltanto una tua supposizione,<br />

perché, a raffica, ti viene posta<br />

un’altra domanda, soprattutto se<br />

il maschio che hai davanti mostra<br />

segni di... irrequietezza e ti si avvicina<br />

con amorevole trasporto: “È in<br />

calore?”<br />

Capita così che mentre cammini<br />

tranquillamente con il tuo cane<br />

al guinzaglio, in mezzo al bosco,<br />

di colpo ti scontri con una realtà<br />

che contrasta completamente con la<br />

piacevolezza e il silenzio del luogo<br />

che ti circondava fino ad un attimo<br />

prima: la domanda quasi sempre<br />

viene “sparata” come una fucilata, e<br />

la cortesia è lungi dall’essere rispettata.<br />

A volte il tono è anche bellicoso<br />

e da attaccabrighe, e la maggior<br />

animosità viene mostrata proprio da<br />

coloro che non rispettano le regole<br />

non scritte del buon comportamento<br />

e che invece in modo arrogante pretendono<br />

dagli altri il totale rispetto.<br />

Hai quindi uomini e donne che<br />

di sovente ti guardano in... cagnesco<br />

e il più delle volte camminano senza<br />

tenere al guinzaglio il “beniamino”<br />

che in taluni casi magari appartiene<br />

a razze incluse nell’elenco di<br />

animali pericolosi, che ti si avvicina<br />

digrignando i denti. Sembra incredibile<br />

e non so spiegarmi proprio il<br />

perché, ma quando passeggi così accompagnato<br />

molte delle persone che<br />

incontri hanno qualcosa da rimproverarti<br />

o perlomeno qualche sarcastico<br />

commento da fare, il più delle<br />

volte magari in maniera indiretta,<br />

oppure si impegnano a superarti velocemente<br />

senza neppure rivolgerti<br />

uno sguardo o un saluto, con un senso<br />

di fastidio.<br />

Questo per quanto riguarda le<br />

persone. I cani invece sono animali<br />

ai quali è giusto e anche salutare<br />

dedicare un po’ del nostro tempo:<br />

fa bene a noi e non solo. Accudire<br />

un cane, tra le altre cose, vuol dire<br />

anche essere costretti a stare all’aria<br />

aperta, a recuperare il piacere del<br />

movimento, ma, com’è ampiamente<br />

dimostrato, è un ottima terapia<br />

(pet-teraphy) contro il “logorio della<br />

vita moderna”. Non solo questi animali,<br />

anche altri quali i gatti, asini,<br />

cavalli, delfini e molti altri animali<br />

ancora, ci aiutano a mantenere il benessere<br />

e un buon livello di qualità<br />

della vita. Hanno infatti un rapporto<br />

immediato e diretto con le persone,<br />

riescono a trasmettere un‘energia<br />

positiva, un’energia non viziata<br />

dal raziocinio. Ma è soprattutto<br />

bello, anzi straordinario, avere un<br />

cane per amico, perché ti permette<br />

nello stesso momento di combattere<br />

la solitudine e godere della bellezza<br />

della solitudine, perché un animale<br />

sa starti vicino in modo molto<br />

discreto. Esiste infatti la bella solitudine;<br />

quella in cui stai da solo con<br />

i tuoi pensieri, ascolti il canto di un<br />

usignolo, guardi e ti emozioni davanti<br />

a un bel paesaggio, senti più<br />

intensamente il profumo di un fiore.<br />

Questa solitudine volontaria ha un<br />

valore speciale quando viene condivisa<br />

con quello che per tradizione<br />

è l’amico più fedele, discreto e affettuoso<br />

che si possa immaginare.<br />

E poi è veramente interessante<br />

osservare il comportamento delle<br />

persone con i cani: alcuni sono fraterni<br />

e affettuosi, altri sono burberi e<br />

violenti, altri ancora, e credo siano<br />

i peggiori, li usano e poi li abbandonano.<br />

Trovo altrettanto stupefacente<br />

il comportamento dei cani nei confronti<br />

delle persone o dei cani loro<br />

simili quando s’incontrano. Ce ne<br />

sono taluni che assolutamente ignorano<br />

tutto e tutti, altri abbaiano forsennatamente<br />

appena scorgono in<br />

lontananza un loro simile.<br />

Ci sono poi anche delle sorprese<br />

divertenti, come la mia Thea, che<br />

in tutta la sua vita, e ha ormai undici<br />

anni che per un golden retriver della<br />

sua stazza sono veramente tanti,

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