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Parte prima. Migrazioni lessicali dall’arte dei giardini 83<br />

Capitolo 3. Alcune ri essioni sulla parola verde<br />

- Il cuscino. È un ‘incrocio’ tra le altre tre pologie: una composizione di ori piena,<br />

da appendere in ver cale come la corona, ma realizzata su un supporto circolare,<br />

ovale o talvolta a forma di cuore o croce, che si può anche appoggiare sopra la bara.<br />

Per o erta (è usato anche il temine più generico di ‘omaggio’) si intende invece<br />

l’a o di portare un mazzo, un cesto o un vaso di ori vivi - e quindi l’ogge o stesso<br />

- al cospe o del defunto nella camera ardente, accompagnato da un messaggio di<br />

dedica. Può essere anche inteso come un a o di ‘san care’ il defunto, perché è<br />

consuetudine o rire ori alle immagini devozionali dei san . Il ca olicesimo pone<br />

l’accento sul momento del cordoglio nella camera ardente e della funzione in chiesa,<br />

per i quali la presenza dei ori è uno degli elemen accessori pici, assieme ad<br />

immagini ed ogge sacri, allo svolgersi dei ri e delle preghiere, a nché “siano<br />

di sollievo al cris ano che crede, senza urtare l’uomo che piange” 45 . Le o erte e<br />

gli addobbi ‘seguono’ il defunto durante tu o il rito, essendo porta dalla camera<br />

ardente alla chiesa in cui è celebrato il funerale, ed in ne dispos a orno al luogo di<br />

sepoltura nché non deperiscono.<br />

Dimostrazioni di ricordo ed a e o sul sepolcro<br />

La prassi dell’o erta oreale trova la sua naturale con nuazione nel ‘portare i<br />

ori al cimitero’ (in diale o si dice urì) da parte di chi fa visita in modo occasionale<br />

o periodico, con la manifestazione di ricordo ed a e o condivisi nella ricorrenza del<br />

2 Novembre. A volte cri cata come usanza che legi ma a ‘dimen carsi’ dei defun<br />

per il resto dell’anno, la celebrazione del giorno dei mor ha radici an che e anzi<br />

nell’O ocento il camposanto era a volte aperto ai visitatori solo in quel giorno,<br />

celebrato con grande devozione e partecipazione di popolo 46 .<br />

Dal Medioevo no al Se ecento 47 il culto quo diano dei mor non era pra cato<br />

per l’impossibilità di individuare il punto della sepoltura (e e uata solitamente<br />

in sommarie fosse comuni) e per la convinzione dell’incomunicabilità tra i due<br />

mondi. A par re dall’O ocento invece la nuova cultura roman ca della morte,<br />

sostenuta dai le era , incontra il desiderio generalizzato di esternare il cordoglio,<br />

riprende un’usanza presente già nell’an chità più remota, in cui l’omaggio oreale<br />

rappresentava un modo per onorare il defunto, rianimarlo nella sua esistenza<br />

ultraterrena, dimostrargli a e o, ricordarlo e dialogare con lui. I Romani nei giorni<br />

successivi al funerale rinnovavano l’o erta di alimen e vino e di ori, ghirlande e<br />

corone (con preferenza per le rose) per sfamare, rallegrare e rianimare il defunto<br />

con una ricca ritualità dovuta alla credenza nella sopravvivenza dell’anima che

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