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66<br />

Donatella Bontempi<br />

PAESAGGI DELLA MEMORIA. Botanica funeraria nel Cimitero della Villetta a Parma<br />

privato, altamente quali cato e quali cante nel Seicento; luogo d’incontro della élite<br />

ci adina durante il Se ecento, si è trasformato in ambito idealmente interclassista<br />

nell’O ocento (con la cos tuzione di gerarchie di parchi, suddivise per frequentazioni)<br />

e poi in spazio con for connotazioni sociali nel Novecento, quando le classi urbane<br />

più deboli hanno acquisito piena voce poli ca” 15 .<br />

Dal punto di vista funzionale, i parchi urbani sono luoghi concepi per favorire i<br />

processi di socializzazione come espressione della vita quo diana, specialmente per<br />

i ce sociali disagia che, frequentando ques luoghi assieme - o almeno accanto<br />

- ai benestan , sono incen va a migliorare il proprio comportamento, se non lo<br />

stato sociale. Se da un lato essi sono segnale di democrazia e uguaglianza, dall’altro<br />

la loro rilevanza quan ta va è un indicatore della ricchezza e dell’a enzione<br />

dell’amministrazione pubblica.<br />

A raverso il passaggio nel Movimento Moderno 16 , si ra orzano le teorizzazioni<br />

e le standardizzazioni, no allo svuotamento di contenu conseguente alla<br />

riduzione della ci à ai soli parametri quan ta vi come rapporto di suolo edi cato/<br />

edi cabile, in relazione alle des nazioni d’uso. Il dimensionamento, la piani cazione<br />

territoriale, ques oni di natura quan ta va e localizza va, le di erenze tra verde di<br />

ci à e di campagna sono gli elemen prioritari. L’a enzione si sposta sull’ogge o<br />

archite onico, mentre lo spazio aperto rimane un residuo inedi cato, non proge ato.<br />

Diventando operazione cosme ca, il passo verso il degrado formale è breve. Solo<br />

pochi so olineano il giusto ruolo della vegetazione di cui già nel 1904, nella sua<br />

Cité industrielle, Tony Garnier 17 a erma: “le piante sono parte integrante della<br />

scena urbana”, proponendo un nuovo paesaggio emancipato dal mito del ritorno<br />

alla natura, ma in rapporto posi vo e razionale con essa: “le condizioni di natura,<br />

le quali debbono cos tuire un giusto contrappeso agli elemen ar ciali origina<br />

dalla macchina [...] La natura interviene in modo sostanziale in quella funzione della<br />

vita che è l’abitare (spazio, sole, verde); è presente anche nella funzione del lavorare<br />

(verde e cielo); ha una parte di prim’ordine nella cultura del corpo e della mente<br />

(sito e paesaggio); in essa, in ne, è inserita la circolazione” (Le Corbusier 18 ). Dunque<br />

il verde in ci à può e deve essere considerato non solo come scenario e fondale<br />

este co, ma come a ore comprimario all’archite ura nella realizzazione dello spazio<br />

del vivere quo diano.

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