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Donatella Bontempi<br />

PAESAGGI DELLA MEMORIA. Botanica funeraria nel Cimitero della Villetta a Parma<br />

questa verdolatria? Perché il verde evoca il vegetale, dunque la cloro lla, e quindi la<br />

vita? Senza dubbio, ma basta questo perché il verde, un valore biologico, assurga al<br />

ruolo di valore este co, perché questo valore ecologico diven valore paesaggis co?<br />

[...] É proprio necessario che il paesaggio sia un vasto cespo di la uga, una minestra<br />

di acetosella, un brodo naturale?”.<br />

Lo spazio verde, spesso dequali cato a green, si riduce ad una porzione di<br />

terreno indi erenziata, residuo inedi cato i cui limi vengono stabili sull’astra o<br />

di una mappa. Non si ricorda la storia se il disegno non ene conto del contesto e<br />

della tradizione, non trasme e cultura se è sistemato secondo le sole regole della<br />

comodità, non è arte se si limita alla confezione: a-topico, a-temporale, an-ar s co,<br />

“è un nulla vegetale [...] non si è avanza di un passo nella creazione del paesaggio<br />

quando ci si è contenta di sistemare spazi verdi”. Si è quasi al paradosso di dover<br />

proteggere il paesaggio dai suoi stessi sedicen prote ori. Lo stesso problema si<br />

riscontra nei recin cimiteriali, quando lo spazio verde è solo ‘terreno di risulta’, privo<br />

di signi cato e di valore proge uale.<br />

È ridu vo considerare come prevalente l’aspe o ecologico della vegetazione, in<br />

quanto ne è solo una delle sfacce ature. Al reale problema della cemen cazione<br />

e della plas cazione, occorre rispondere con soluzioni complesse, in cui<br />

coesistono valori este ci, urbanis ci, storici, sociali, e non si può prescindere da una<br />

proge ualità che tenga conto dei signi ca simbolici. La stessa nozione ordinaria di<br />

verde urbano è inada a ad a rontare la realtà dei nuovi spazi pubblici: il ridurre la<br />

natura a ‘verde’ me e a nudo la povertà del modello culturale. Eppure, tale esigenza<br />

legi ma è causata da una mancanza reale: ad essere insu cien ed inadegua<br />

sono gli strumen di analisi e proge azione e la comprensione del rapporto di<br />

interdipendenza tra l’archite ura e la natura, specialmente all’interno delle ci à.<br />

Conseguenza inevitabile è una so os ma delle sue potenzialità espressive, con il<br />

rischio di una banalizzazione dei risulta .<br />

Riguardo al tema funerario, si nota un’analoga carenza di linguaggio e di<br />

signi cato. Le traduzioni non le erali e gli sli amen di signi cato contribuiscono<br />

a chiarire come di eren consuetudini storiche, maturate dentro a dis n rappor<br />

con la natura, la terra e la morte, abbiano portato al consolidarsi di pra che di<br />

sepoltura, e di frequentazione dei cimiteri, dissimili tra i paesi occidentali. Lampante<br />

è il caso della locuzione ‘verde cimiteriale’ che, se in italiano è correlata a problemi<br />

di manutenzione e usata sovente in termini denigratori, è intraducibile nelle lingue<br />

anglosassoni e nordiche, dove termini di eren che suonano come ‘piantumazione’,

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