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Donatella Bontempi<br />

PAESAGGI DELLA MEMORIA. Botanica funeraria nel Cimitero della Villetta a Parma<br />

e quindi di cingue are. È legato agli dei degli inferi: a ributo di Crono, personi cazione del tempo che crea<br />

e distrugge; albero di Ade, dio dei mor , poiché il cupo fogliame esprime malinconia e dolore; consacrato<br />

a Mitra, che vi sarebbe nato; associato ad Apollo e Artemide. Già in epoca greco-romana, chiamato Arbor<br />

Funeralis, è piantato nelle necropoli perché le radici scendono so oterra in ver cale così da non intaccare<br />

le tombe, e ra gurato sulle tombe e nelle immagini del paradiso, come segno della speranza nell’aldilà.<br />

Gli Etruschi adornavano di rami di cipresso le lampade mortuarie. Insieme alla palma, al cedro e all’olivo, è<br />

uno dei qua ro legni con cui venne costruita la croce di Gesù; compare nelle rappresentazioni dei mar ri,<br />

iconologicamente si lega alla Disperazione. Nell’an ca Roma la casa dove è morto qualcuno è ‘funesta’ e<br />

decorata con rami di cipresso o di tasso per avver re i passan . È talmente iden cato con la morte che in<br />

diale o romanesco usa dire ‘andare agli alberi pizzu ’ (appun ) come espressione per ‘morire’. Per la sua<br />

ver calità e l’erigersi verso l’alto, indica l’anima che si avvia verso il Regno Celeste. Signi ca lu o, dolore<br />

perenne e morte: rami, corone o bacche di cipresso sono riscontrabili nell’arte funeraria e per iden care<br />

un luogo consacrato.<br />

Mitologia: Ciparisso e il Cervo<br />

Cornucopia<br />

La cornucopia, dal la no ‘corno dell’abbondanza’, è un vaso a forma di corno ritorto di capra o toro,<br />

traboccante di ori e fru , simbolo mitologico di cibo e abbondanza, fecondità (concordia e provvidenza),<br />

fortuna e felicità, richiama l’agricoltura. È spesso ra gurata in braccio ad Abbondanza o Copia, divinità<br />

allegorica sia della mitologia greca che della mitologia romana, personi cata come una prosperosa fanciulla<br />

coronata di ori e circondata da ogni sorta di bene, con in mano un fascio di spighe. Iconologicamente<br />

è a ributo di Fortuna, Ospitalità ed Europa. Secondo la mitologia greca, è legata a Zeus, Ercole, Cerere<br />

e Tellus, essa si riempie di ogni delizia e di ogni prodo o della terra e dell’uomo. Nell’arte romana e<br />

rinascimentale, anche funeraria, ha conosciuto una grande fortuna, è rappresentata non di rado sui<br />

monumen funerari.<br />

Mitologia: Zeus e il corno di Amaltea, Acheloo ed Eracle<br />

Edera<br />

Molto di usa nell’arte funeraria, le sue foglie perenni ne fanno esempli cazione di immortalità e<br />

rigenerazione; il fa o di rampicare aderendo al suo supporto ne fa un segno di devozione, amicizia, fedeltà<br />

e amore imperituro, ma per la sua natura invasiva incarna anche la contaminazione del bene da parte delle<br />

forze del male. Duratura e tenace, è simbolo della permanenza della forza vegeta va e della persistenza<br />

del desiderio, del mito dell’eterno ritorno, del ricordo. Già presente nell’arte dell’An co Oriente ed Egi o,<br />

nell’an chità greca l’edera, nonostante l’aspe o scuro ed austero, è consacrata a Dioniso, cui cinge la<br />

fronte ed il bastone rso (il nome greco è Perikiosos, ‘avvolgitore di colonne’). È a ancata alla vite, l’altra<br />

pianta sacra a Dioniso, per evidenziarne il dualismo: mentre la vite durante l’inverno giace come morta<br />

per rinascere con la primavera dando il suo ‘succo infuocato’, l’edera orisce in autunno; mentre la vite ha<br />

bisogno di luce e calore, l’edera di ombra e freddo. Dioniso è anche il dio del trasporto amoroso, per cui<br />

l’edera ben visualizza la passione che spinge gli ama ad avvolgersi l’uno all’altra come fa sui tronchi degli<br />

alberi. Per i Cel rappresenta la ricerca di se stessi, la danza spiraliforme dell’anima verso l’illuminazione.<br />

Nell’iconogra a cris ana medioevale, assurge a modello dell’immortalità dell’anima dopo la morte del<br />

corpo, avendo radici robuste ed avvinghiandosi con forza ai tronchi è di cile da es rpare, come quando<br />

Dio è nell’anima di un uomo niente lo può sradicare. Accanto a sogge religiosi, ne rappresenta la<br />

devozione e la fedeltà a Cristo.<br />

Mitologia: Dioniso<br />

Fiore<br />

Nel linguaggio dei ori, ad ogni specie è associata una cara eris ca o un messaggio. Ma il ore in sé è il<br />

principio passivo e femminile (calice, coppa). La crescita e la oritura sono associa alla manifestazione,<br />

all’elisir della vita, allo sviluppo spontaneo ma perfe o, sintesi del ciclo vitale e tu avia e mero. Per i<br />

Cel il ore simboleggia l’instabilità delle creature e della natura fugace della vita, della bellezza e dei<br />

piaceri. Nell’Ikebana, i ori sono dri e rigidi come lo slancio della fede, oppure caden come il declino<br />

e il uire verso l’abisso. Per i cris ani, il ore è immagine delle virtù dell’anima, dell’amore e armonia<br />

della natura primordiale, dell’infanzia. I ori (specialmente di campo) sono simbolo della caducità di ogni

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