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180 Donatella Bontempi PAESAGGI DELLA MEMORIA. Botanica funeraria nel Cimitero della Villetta a Parma Il bisogno di recintare: il modello del Paradiso Nei termini usa per de nire il giardino - ghorto, hortus, ort - è forte il signi cato di recinto e di chiusura. Il giardino è infa un luogo per eccellenza dove si addensano fa carichi di signi ca simbolici. L’a o di erigere il muro di cinta implica il desiderio di protezione e la volontà di cesura con ciò che si trova al di là di questo perimetro 28 . “Se qualcuno doveva pensare ad una vita oltre la morte, che res tuisse all’uomo la libertà e la bellezza, compromesse dalla fa ca dell’esistenza, il luogo sperato, desiderato, immaginato, per mol non poteva essere che la sublimazione delle componen più preziose della vita sulla Terra, ordinate secondo un disegno di incomparabile armonia: il paradiso-giardino a raversa la storia del pensiero escatologico e ispira poe , ar s , archite ” 29 . L’idea di giardino è infa legata al conce o di Eden, gura arche pica dell’inizio e della ne dei tempi e simbolo di felicità, che si innesta su tradizioni preceden : la mitologia orientale del kepos, recinto prote o nel grembo della grande madre, luogo e simbolo della vita, rappresentato da un albero (l’immagine dell’albero del bene e del male appare invece per la prima volta nella Bibbia). In seguito l’iconogra a dell’hortus conclusus evoca anche la purezza della Vergine Maria e suggerisce meditazioni sulla natura del rapporto fra l’uomo ed il mistero della vita e della morte. I termini geometrici ed archite onici del discorso si sovrappongono a quelli loso ci ed esistenziali: anche nei cimiteri edi ca in modo monumentale, il paesaggio cos tuisce il legame e lo sfondo insos tuibile per una idea di pace paradisiaca che unisce in un circolo la ne di tu o con l’inizio di tu o, nel giardino. FIG. 6.14 Assonometria di un cimitero ‘ada o per una parrocchia di campagna’, che ricorda un orto medievale. [da CURL pag. 261] FIG. 6.15 L’allineamento di cipressi è evoca vo al pari della vista del recinto murario, e forse anche di più. Elaborazione autografa a schizzo.
Parte seconda. Il disegno del verde nell’archite ura funeraria 181 Capitolo 6. La le ura formale: scale di le ura / stru ure Le tre chiusure Si deve a Jean D. Urbain 30 la formulazione dell’idea di delimitazione e sbarramento dovuta alla triplice chiusura della bara, del sepolcro e del recinto che deriva dalla negazione e dall’occultamento della morte codi ca dal cimitero o ocentesco. Già la recinzione dei sepolcre urbani a par re da XVII secolo aveva segnato una forte separazione rispe o ai preceden medioevali, dove lo spazio circostante la chiesa era aperto e integrato alla stru ura urbana accogliendo le funzioni più svariate. Questa chiusura deriva da molteplici ragioni: pietas religiosa, sicurezza, tutela giuridica, ma i camposan rimangono sempre connessi alla chiesa. Nella concezione o ocentesca, la ves zione ed esposizione del cadavere mascherano l’avvenuto decesso, la bara è sigillata e murata nel loculo, a sua volta nascosto all’interno del monumento funerario. La stessa sepoltura è una delle tre forme di occultamento della morte, assieme alla distruzione (cremazione) ed alla conservazione (mummi cazione). Il muro di cinta, cor na con nua e introversa, è des nato ad occultare alla vista l’intero territorio dei mor come ‘fron era topologica’. Talvolta, un canale corre tu ’intorno al perimetro e l’a raversamento di un ponte per accedere all’ingresso enfa zza la sensazione di entrare in un luogo sospeso. In ne, lo stesso recinto è dissimulato per mezzo di cor ne o elemen naturali di transizione rispe o alla ci à. La codi cazione del conce o di chiusura nel mondo funerario è determinata dal desiderio di fare come se nulla fosse nascosto, per esorcizzare la morte. Le soluzioni pologiche date a questo problema corrispondono a diversi ‘ pi di ri uto della morte’, e la vegetazione è chiamata a fare la sua parte in ognuno di ques passaggi: dal corteo funebre / il ore, al sepolcro / l’arbusto, al recinto / l’albero.
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Capitolo 6. La le ura formale: scale di le ura / stru ure<br />
Le tre chiusure<br />
Si deve a Jean D. Urbain 30 la formulazione dell’idea di delimitazione e sbarramento<br />
dovuta alla triplice chiusura della bara, del sepolcro e del recinto che deriva dalla<br />
negazione e dall’occultamento della morte codi ca dal cimitero o ocentesco. Già<br />
la recinzione dei sepolcre urbani a par re da XVII secolo aveva segnato una forte<br />
separazione rispe o ai preceden medioevali, dove lo spazio circostante la chiesa era<br />
aperto e integrato alla stru ura urbana accogliendo le funzioni più svariate. Questa<br />
chiusura deriva da molteplici ragioni: pietas religiosa, sicurezza, tutela giuridica, ma i<br />
camposan rimangono sempre connessi alla chiesa.<br />
Nella concezione o ocentesca, la ves zione ed esposizione del cadavere<br />
mascherano l’avvenuto decesso, la bara è sigillata e murata nel loculo, a sua volta<br />
nascosto all’interno del monumento funerario. La stessa sepoltura è una delle tre<br />
forme di occultamento della morte, assieme alla distruzione (cremazione) ed alla<br />
conservazione (mummi cazione). Il muro di cinta, cor na con nua e introversa,<br />
è des nato ad occultare alla vista l’intero territorio dei mor come ‘fron era<br />
topologica’. Talvolta, un canale corre tu ’intorno al perimetro e l’a raversamento<br />
di un ponte per accedere all’ingresso enfa zza la sensazione di entrare in un luogo<br />
sospeso. In ne, lo stesso recinto è dissimulato per mezzo di cor ne o elemen<br />
naturali di transizione rispe o alla ci à.<br />
La codi cazione del conce o<br />
di chiusura nel mondo funerario è<br />
determinata dal desiderio di fare come<br />
se nulla fosse nascosto, per esorcizzare<br />
la morte. Le soluzioni pologiche date<br />
a questo problema corrispondono a<br />
diversi ‘ pi di ri uto della morte’, e la<br />
vegetazione è chiamata a fare la sua<br />
parte in ognuno di ques passaggi: dal<br />
corteo funebre / il ore, al sepolcro /<br />
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