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Parte seconda. Il disegno del verde nell’archite ura funeraria 109<br />

Capitolo 4. La le ura storica: epoche / culture<br />

l’indecenza dei nostri cimiteri, o per meglio dire, di ques recin dei mor , appena<br />

circonda da miserabili placche e abbandona ad ogni violenza” 40 .<br />

La ques one dell’anonimato e della totale nudità del terreno suscita però for<br />

opposizioni, e già nel 1776 i toni vengono smorza , consentendo la personalizzazione<br />

a raverso l’introduzione di sepolture dis nte e monumen commemora vi. Nel<br />

1794 Jean-Bap ste Avril propone la mi gazione della visione brutalizzante della<br />

morte con l’immagine moralizzatrice di un cimitero ideale come campo di delizie, un<br />

terreno in aperta campagna che rispe le prescrizioni igieniche, ma anche la volontà<br />

di celebrare l’individualità, nel conforto o erto dalla vegetazione 41 .<br />

Come già per la riconciliazione con la natura, è in ne l’Edi o di Saint Cloud a<br />

sancire il diri o all’individualità e riconoscibilità della sepoltura, nel principio<br />

innova vo delle inumazioni a rotazione che garan scono per tu un congruo periodo<br />

di memoria. Inoltre, per chi può pagare, is tuisce la concessione perpetua, un piccolo<br />

lo o di terreno in proprietà su cui edi care un monumento commemora vo segno<br />

dello status sociale, col suo piccolo giardino privato. È questo l’evento fondatore del<br />

culto moderno dei mor , ssando anche i cara eri della cerimonia, e del cimitero<br />

borghese, nonostante nel testo non siano propos riferimen archite onici.<br />

È la cultura accademica a concre zzare l’idea del nuovo cimitero ideale, specchio<br />

della ci à e delle sue gerarchie, producendo notevoli sperimentazioni proge uali.<br />

Nella pra ca, però, le realizzazioni si devono confrontare con le necessità impellen<br />

di approntare spazi risponden al regolamento, spesso con scarsità di fondi che<br />

poco concedono alla magni cenza, e per molto tempo le realizzazioni sono molto<br />

sempli cate e si parla ancora di ‘depotoirs de la mort’ 42 .<br />

La situazione italiana, tra “macchine funebri” e “orridi deposi ”<br />

Negli stessi anni, in Italia la situazione si presenta frammentaria a causa della<br />

complessa situazione poli ca e norma va derivante dalla parcellizzazione degli Sta .<br />

Nei territori asburgici, come la Lombardia, sono estesi dal 1767 i decre giuseppini<br />

in materia di polizia mortuaria, ma senza riuscire a scal re le vecchie usanze no<br />

all’estensione del decreto napoleonico nel 1806 43 . La legge francese trova un terreno<br />

favorevole alla sua applicazione, proprio perché la ques one delle sepolture era<br />

stata già a rontata dai singoli governan , spin dagli studi di medicina preven va o<br />

da emergenze sanitarie.<br />

Emergono in questo campo tre stru ure realizzate nel corso del Se ecento e che<br />

concre zzano le istanze igieniste di impronta illuminista: il Cimitero dell’Ospedale di<br />

S. Spirito a Roma del 1745 e il Cimitero delle 366 fosse a Napoli del 1762, proge a

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