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FIG 4.5<br />

Foto d’epoca<br />

della Via Appia<br />

an ca, 1880 circa.<br />

“La Via Appia è il<br />

più mirabile dei<br />

cimiteri an chi,<br />

in nitamente<br />

evoca vo [...]<br />

Pini romani<br />

ombreggiano la<br />

strada, nché<br />

la strada si apre<br />

e dà vista sulla<br />

pianura, dove si<br />

possono vedere<br />

le ombre delle<br />

nuvole chiazzare<br />

il paesaggio.<br />

Le tombe,<br />

collocate tra pini<br />

e cipressi, creano<br />

un paesaggio<br />

d’Arcadia<br />

indimen cabile.<br />

Pini, mir ,<br />

cipressi e rose<br />

sono a anca<br />

alla rassegnata<br />

bellezza delle<br />

tombe in rovina”.<br />

(cit. trad. da Curl,<br />

p.68) [da www.<br />

fondazionezeri.<br />

unibo.it]<br />

Parte seconda. Il disegno del verde nell’archite ura funeraria 97<br />

Capitolo 4. La le ura storica: epoche / culture<br />

Da sempre l’albero è l’organismo che meglio incarna il ciclo della vita, il<br />

rinnovamento e la forza generatrice, ed è per questo considerato un intermediario<br />

con l’aldilà e un custode dei mor . Già nell’an co Egi o, Osiride è la divinità sia<br />

dei mor che della vegetazione 12 . Presso diversi popoli è di usa la tradizione di<br />

piantare un albero ogni volta che nasce un bambino, a nché cresca con lui e ne sia il<br />

riferimento simbolico naturale. Quando l’uomo muore, viene sepolto ai piedi del suo<br />

albero che con nua a vivere e fru care come suo monumento funerario 13 . In altri<br />

casi, la sepoltura è individuata da un albero piantato sopra di essa. Nei paesi nordici<br />

è presente la gura dell’albero custode, centro simbolico a orno al quale la famiglia<br />

crea il proprio cimitero privato, senza alcuna recinzione.<br />

So o diverse forme, a ngendo agli elemen sopra cita , si assiste alla formazione<br />

di uno spazio sacro e religioso che consacra il rapporto tra l’uomo e la natura e, se<br />

des nato al culto dei mor , è caricato da espressioni di commemorazione 14 . Si può<br />

dire che ancora oggi “fare un giardino, in fondo, è un modo di invocare la natura,<br />

enunciare una sorta di preghiera in cui si sussurra la speranza di non averla ancora<br />

perduta. Per questo, non importa quali siano il disegno o le piante scelte, un giardino<br />

ci potrà persuadere solo quando trasme erà sommessa la sensazione che vi vibri una<br />

qualche invisibile corda che riconne a a un non so che di sorgivo e forse selva co.<br />

Chiamiamolo il nostro an co cercare, tra le piante, la vita” 15 .

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