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Veteran Car Club Enrico Bernardi

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di’ la Mercedes di Gigliola<br />

meno. Oggi l’auto vale 7/8000 euro”. La Mercedes 220SE è del<br />

1962, color grigio scuro graffite, 2200 cc., sei cilindri, iniezione meccanica<br />

e cambio automatico. “Quando l’ho acquistata aveva appena<br />

superato i centomila chilometri”, ricorda Munaro. E aggiunge: “Ho<br />

percorso con la Mercedes di Gigliola 35 mila chilometri e devo onestamente<br />

riconoscere che non mi ha mai lasciato a piedi. Tranne una<br />

volta, ma è stata colpa mia. Non mi ero accorto che l’indicatore della<br />

benzina era guasto. Rimasi a secco in piena notte. Tuttavia, anche<br />

quella volta ho avuto fortuna perché dopo cinquecento metri c’era un<br />

distributore automatico aperto, riempii una tanica vuota e il viaggio<br />

proseguì. La Mercedes di Gigliola mi ricorda l’adolescenza, anni davvero<br />

magici, gli scontri epici fra Gianni Morandi e Claudio Villa,<br />

Canzonissima, la bionda francesina Sylvie Vartan. Mi sono documentato<br />

sulla storia di Gigliola e l’ho amata ancor più”. Poi mostra i<br />

documenti e aggiunge con un sorriso: “Vede, sul libretto l’hanno intestata<br />

a papà perchè lei, Gigliola, nel 1964 non solo non aveva l’età<br />

per amare ma neppure l’età per guidare…”.<br />

“Ringrazio i collezionisti perchè tutelano la storia”<br />

Quando Gigliola Cinquetti ha saputo che la sua<br />

vecchia Mercedes è finita in buone mani non ha<br />

nascosto il suo entusiasmo: “Sono davvero felice<br />

che la protagonista di tanti ricordi sia conservata<br />

con amore”, ha detto la cantante veronese.<br />

Negli anni Sessanta Luigi Cinquetti, detto Getti,<br />

acquistò la Mercedes pochi mesi dopo il successo<br />

della figlia a Sanremo. C’era bisogno di un’auto<br />

robusta, affidabile e al tempo stesso prestigiosa.<br />

Un mezzo capace di divorare migliaia di chilometri<br />

, spesso nel cuore della notte, per raggiungere<br />

le città dei concerti e dei recitals. I<br />

Cinquetti acquistarono la Mercedes di seconda<br />

mano, in perfette condizioni. “Guidava sempre<br />

papà, vicino a lui stava il maestro Sergio<br />

Ravazzin, io mi sdraiavo sul sedile posteriore<br />

cercando di riposare”. ‘Ola’, questo il diminutivo<br />

usato in famiglia Cinquetti per chiamare Gigliola,<br />

percorse con la 220SE centomila chilometri. “E<br />

vorrei precisare che nel 1965 non c’erano le<br />

autostrade, le tangenziali, i raccordi e le superstrade<br />

di oggigiorno”, dice con un sorriso. Poi<br />

continua: “Il viaggio da<br />

Milano a Roma durava<br />

otto, nove ore. Se c’era<br />

da raggiungere la<br />

Francia, la Germania, la<br />

Danimarca o l’Olanda,<br />

bisognava mettere in<br />

preventivo due o tre giorni<br />

di viaggio. Più d’una<br />

volta varcammo anche il<br />

blocco dei paesi sovietici<br />

e raggiungemmo la<br />

Polonia, la Romania.<br />

Erano vere e proprie<br />

avventure perché i tempi si dilatavano enormemente,<br />

le strade erano infinite, spesso deserte e<br />

pochissimi masticavano l’inglese, davvero altri<br />

tempi”. Dopo la Mercedes, le auto di Gigliola<br />

sono state Lancia, Daimler, Rover. Ma i ricordi<br />

più emozionanti ed intensi sono legati all’auto<br />

tedesca. Anche nel mondo della musica leggera<br />

l’auto rappresentava un simbolo, una meta da<br />

raggiungere. Spiega Gigliola: “Rita Pavone arrivava<br />

al Cantagiro con una Jaguar E color rosa,<br />

Little Tony era innamorato delle Ferrari sin da<br />

giovane e tuttora vanta una splendida collezione,<br />

Caterina Caselli viaggiava con la britannica<br />

Morgan”. La Cinquetti formula anche una valutazione<br />

sociale: “Negli anni Sessanta le auto erano<br />

semplicemente più belle. Capisco perfettamente<br />

i collezionisti e gli appassionati. E li ringrazio perché<br />

tutelano un capitolo importante dell’evoluzione<br />

motoristica. Le auto avevano una personalità<br />

distinta, non come oggi che sono tutte uguali.<br />

Anche la gente era diversa perché diverso era il<br />

rapporto con l’automobile. Faccio un esempio:<br />

anche quarant’anni fa il<br />

traffico provocava ingorghi<br />

e code. Ma bastava<br />

una battuta per riportare<br />

un po’ di armonia. E a<br />

casa, alla sera, sembrava<br />

di aver vissuto all’interno<br />

di un film di Alberto<br />

Sordi, con il vigile, il parcheggiatore<br />

e il pappagallo<br />

che ti fa i complimenti<br />

dal finestrino, davvero<br />

tutto un altro<br />

mondo…”.<br />

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