PROGETTO INTEGRAMICI

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15.06.2013 Views

INDICE 1. PREMESSA 2. SOCIOGRAMMI 3. TUTORING DIREZIONE DIDATTICA DI ARGENTA Via XVIII Aprile, 2/a - 44011 ARGENTA (FE) PROGETTO INTEGRAMICI Progetto di integrazione degli alunni con difficoltà di apprendimento 4. L’ORGANIZZAZIONE IN CLASSE 5. IL GIOCO DELLE SORPRESE 6. ATTIVITÀ DIDATTICA E INTEGRAZIONE 7. IL VIDEO PARTECIPATIVO 8. IL DISEGNO COME MEZZO DI COMUNICAZIONE 9. BIBLIOGRAFIA Premessa Docenti: Ghezzo Luisa – Bonini Roberta Pag. 1 Pag. 2 Pag. 8 Pag. 12 Pag. 14 Pag. 16 Pag. 21 Pag. 23 Pag. 30 Possedere abilità sociali è una della caratteristiche fondamentali per il nostro vivere con gli altri: il loro sviluppo deve essere considerato come uno dei primi obiettivi da favorire lungo l’arco della vita. La socialità, ossia lo stare insieme in un rapporto costruttivo e reciprocamente gratificante, è una dimensione forte di ogni essere umano che si modella grazie a continui processi di apprendimento, spesso non intenzionali, ma può anche essere insegnata con una metodologia specifica. Acquisire la competenza sociale è fondamentale perché i bambini disabili possano raggiungere una reale integrazione e un buon adattamento nel contesto sociale. Le ragioni che hanno portato all’integrazione scolastica dei soggetti con handicap si fondano su motivazioni di natura giuridica, pedagogica, ideologica ed etica. La validità del modello dell’integrazione è stata supportata e giustificata da numerose ricerche che mettono in luce i vantaggi che tale modello offre rispetto a quelli ottenuti affidando il trattamento delle disabilità a strutture “speciali”. […] La prospettiva dell’integrazione cerca di cogliere nella singolarità dell’essere persona i bisogni specifici di ciascuno al fine di comprendere l’originalità e gli aspetti di condivisione. Integrare vuol dire, quindi, “promuovere la persona dell’altro ad essere se stessa, a mantenere la sua identità e ad espandersi progressivamente verso un rapporto di intimità, di amore e collaborazione”. L’integrazione non è uno stato naturale, ma il risultato di un processo culturale; occorre quindi realizzarla, provocarla, organizzarla con lo sforzo e l’impegno della collettività. 1 1 Abilità sociali contesti e qualità delle integrazioni, a cura di Giuseppe Elia, Laterza 2002

INDICE<br />

1. PREMESSA<br />

2. SOCIOGRAMMI<br />

3. TUTORING<br />

DIREZIONE DIDATTICA DI ARGENTA<br />

Via XVIII Aprile, 2/a - 44011 ARGENTA (FE)<br />

<strong>PROGETTO</strong> <strong>INTEGRAMICI</strong><br />

Progetto di integrazione degli alunni con difficoltà di apprendimento<br />

4. L’ORGANIZZAZIONE IN CLASSE<br />

5. IL GIOCO DELLE SORPRESE<br />

6. ATTIVITÀ DIDATTICA E INTEGRAZIONE<br />

7. IL VIDEO PARTECIPATIVO<br />

8. IL DISEGNO COME MEZZO DI COMUNICAZIONE<br />

9. BIBLIOGRAFIA<br />

Premessa<br />

Docenti: Ghezzo Luisa – Bonini Roberta<br />

Pag. 1<br />

Pag. 2<br />

Pag. 8<br />

Pag. 12<br />

Pag. 14<br />

Pag. 16<br />

Pag. 21<br />

Pag. 23<br />

Pag. 30<br />

Possedere abilità sociali è una della caratteristiche fondamentali per il nostro vivere con gli altri: il<br />

loro sviluppo deve essere considerato come uno dei primi obiettivi da favorire lungo l’arco della<br />

vita.<br />

La socialità, ossia lo stare insieme in un rapporto costruttivo e reciprocamente gratificante, è una<br />

dimensione forte di ogni essere umano che si modella grazie a continui processi di apprendimento,<br />

spesso non intenzionali, ma può anche essere insegnata con una metodologia specifica.<br />

Acquisire la competenza sociale è fondamentale perché i bambini disabili possano raggiungere una<br />

reale integrazione e un buon adattamento nel contesto sociale.<br />

Le ragioni che hanno portato all’integrazione scolastica dei soggetti con handicap si fondano su<br />

motivazioni di natura giuridica, pedagogica, ideologica ed etica. La validità del modello<br />

dell’integrazione è stata supportata e giustificata da numerose ricerche che mettono in luce i<br />

vantaggi che tale modello offre rispetto a quelli ottenuti affidando il trattamento delle disabilità a<br />

strutture “speciali”.<br />

[…] La prospettiva dell’integrazione cerca di cogliere nella singolarità dell’essere persona i<br />

bisogni specifici di ciascuno al fine di comprendere l’originalità e gli aspetti di condivisione.<br />

Integrare vuol dire, quindi, “promuovere la persona dell’altro ad essere se stessa, a mantenere la<br />

sua identità e ad espandersi progressivamente verso un rapporto di intimità, di amore e<br />

collaborazione”.<br />

L’integrazione non è uno stato naturale, ma il risultato di un processo culturale; occorre quindi<br />

realizzarla, provocarla, organizzarla con lo sforzo e l’impegno della collettività. 1<br />

1 Abilità sociali contesti e qualità delle integrazioni, a cura di Giuseppe Elia, Laterza 2002


Sociogrammi classe seconda a.s. 2010-2011<br />

Il sociogramma serve a fotografare le relazioni esistenti in un gruppo in un dato momento. Sono<br />

dinamiche di gruppo. Si usa il termine dinamiche proprio perché cambiano continuamente. Dalla<br />

tabulazione dei sociogrammi si vede che alcune cose rimangono fisse, altre mutano continuamente,<br />

questi fattori hanno sempre un significato utile per la lettura delle relazioni. Il sociogramma che<br />

proponiamo analizza l’aspetto organizzativo del gruppo e l’aspetto socio-affettivo.<br />

La proposta che si fa ai bambini è molto semplice: si consegna un primo biglietto, in cui l’alunno<br />

dovrà scrivere il proprio nome seguito da una freccia. Si pone poi la domanda: se nella prossima<br />

ora dovessimo fare un lavoro a coppie, con chi desidereresti lavorare? La freccia deve portare al<br />

nome di un compagno o di una compagna della classe.<br />

Si consegna poi un secondo biglietto, su cui porre, come nel caso precedente, il nome e la freccia.<br />

Questa volta la domanda sarà: qual è un compagno di questa classe, anche diverso da quello che<br />

hai scritto prima, al quale raccontereste un segreto, se l’aveste? Alla consegna del terzo biglietto si<br />

chiederà: con chi giocheresti durante il momento del gioco libero?<br />

il biglietto<br />

Con la domanda n.1 si verifica la capacità di organizzazione.<br />

Con le domande n.2 e n.3 si verifica l’aspetto socio-affettivo del gruppo (fiducia per il segreto,<br />

affettività per il gioco).<br />

Un altro modo di somministrare il sociogramma è con il cerchio pronto con i nomi dei componenti<br />

della classe. La freccia rossa indica la risposta uno, la freccia blu la risposta due, la freccia verde, la<br />

tre.<br />

Marco<br />

Francesco<br />

Nicolas<br />

Edoardo<br />

Nada<br />

Sara<br />

Daud Riciard<br />

Rosalia<br />

Aurora<br />

Valerio<br />

2


E’ importante che i bambini capiscano il qui e ora di questo gioco: quello che scriveranno vale per<br />

quel momento, gli amici si possono cambiare, le relazioni umane sono sempre in movimento. Si<br />

può decidere di somministrare il sociogramma alla classe tutti giorni oppure una o due volte alla<br />

settimana o con scadenza ancora diversa. Noi abbiamo monitorato le relazioni una volta al mese<br />

durante tutto l’anno scolastico.<br />

Questo lavoro, che gli alunni hanno accolto sempre come un gioco divertente, ci è stato utilissimo<br />

per osservare nel corso dell’anno l’andamento dell’integrazione dei due alunni in difficoltà e<br />

naturalmente per intervenire con giochi, regole, conversazioni e azioni, sulle dinamiche sociali della<br />

classe, in modo da avere un ambiente sereno e un clima collaborativo.<br />

Un fattore non trascurabile è stata la motivazione alla scrittura spontanea per Valerio, che ha scritto<br />

per la prima volta da solo, senza alcun aiuto, sui biglietti del sociogramma di marzo.<br />

Valerio Dadu (Daud)<br />

prima scrittura spontanea<br />

nel sociogramma di marzo.<br />

Studiare i sociogrammi significa non focalizzarsi sulle singole persone, ma osservare il gruppo<br />

immaginandolo come un organismo e non un insieme di organi, un organismo che funziona tutto<br />

insieme.<br />

Dai grafici scaturiscono le coppie forti, i potenziali leader, gli isolamenti, gli alunni considerati<br />

inaffidabili, gli alunni che non distinguono i ruoli (nelle tre domande scelgono sempre lo stesso<br />

compagno), l’energia affettiva generale. Se il grafico si cristallizza significa che i bambini non<br />

sanno che l’altro ha più facce, più qualità e può rivestire diversi ruoli sociali. Se, al contrario, i<br />

grafici cambiano sempre, non ci sono ruoli all’interno del gruppo e anche questo non è da<br />

considerarsi positivo.<br />

I dati emersi ci sono serviti per programmare le attività di integrazione per Nicolas e Valerio.<br />

Porto ad esempio due sociogrammi somministrati durante l’anno, con la relativa analisi.


Legenda:<br />

Sociogramma 21 gennaio 2010<br />

scelto da 1 persona scelto da 3 persone o più scelto da 2 persone<br />

scelto da nessuno coppia forte<br />

Domanda 1 – lavoro a coppie<br />

(capacità di organizzazione)<br />

Domanda 2 – segreto (fiducia)


Domanda 3 – gioco (socialità)<br />

Il sociogramma di gennaio ci fotografa una situazione diversa, rispetto ai grafici dei mesi<br />

precedenti, in cui Valerio, Daud (l’alunno di famiglia pakistana con scarsa padronanza della lingua<br />

italiana) e Nicolas risultavano emarginati (non erano scelti da nessuno) e sceglievano compagni che<br />

riconoscevano come più capaci di loro.<br />

In gennaio si crea la coppia forte Valerio – Daud, che in questo periodo uniscono le loro capacità<br />

comunicative, ancora molto scarse, per giocare insieme. Notiamo che Valerio sa distinguere i ruoli<br />

e preferisce dare fiducia a Riciard, suo compagno fin dal primo anno della scuola materna.<br />

Per il lavoro Valerio sceglie per la prima volta Nicolas, con cui lavora spesso in coppia con<br />

materiale differenziato per lo sviluppo delle capacità linguistiche, insieme all’insegnante di<br />

sostegno.<br />

Anche Nicolas dimostra di riconoscere i ruoli all’interno della classe e sceglie tre compagni diversi<br />

per le tre domande. E’ ancora proteso verso i compagni più abili e capaci, in tutti e tre i campi.<br />

Questo perché sappiamo che la sua forte dislessia lo porta ad un senso di inferiorità che si manifesta<br />

spesso con la vergogna o con la negazione dell’errore.<br />

Tocca a noi insegnanti programmare attività che possano dare fiducia in se stesso a Nicolas, che<br />

possano accrescere la sua autostima, annientare la vergogna per vivere meglio a scuola, con gli altri<br />

e con se stesso.<br />

Se guardiamo, come si dovrebbe fare, l’organismo-classe, notiamo che si è cristallizzata da mesi la<br />

coppia forte di due bambine (Nada e Aurora) entrambe con ottimi risultati scolastici e buone<br />

organizzatrici.<br />

Si nota poi la difficoltà di Riciard che per la prima volta sceglie “nessuno” anche se il regolamento<br />

non lo prevede. Quella mattina è arrabbiato, come accade tanti altri giorni. I suoi problemi sociali<br />

derivano da un frequente stato nervoso, che va e viene, repentinamente, rendendo il bambino<br />

instabile ma affascinante nel gioco e nelle attività creative. Il potenziale leader (inconsapevole) è<br />

Marco, alunno sorridente e sbadato che affascina i suoi compagni per la semplicità e la purezza.<br />

In gennaio il nostro organismo-classe non è ancora ben amalgamato, lo si nota dai tanti “scelti da<br />

nessuno”.


Sociogramma 7 marzo 2011<br />

Domanda 1 – lavoro a coppie<br />

(capacità di organizzazione)<br />

Dai sociogrammi di marzo sull’organizzazione e la socialità (lavoro e gioco libero) vediamo un<br />

nuovo assetto della piccola società della classe.<br />

Il nostro organismo comincia a funzionare in modo armonioso, vi sono pochi “scelti da nessuno”, le<br />

coppie forti non sono più cristallizzate come nei mesi precedenti. Il lavoro di tutoring, il gioco delle<br />

sorprese, le attività collettive, il video partecipativo danno i primi frutti.<br />

Domanda 2 – segreto (fiducia)


Domanda 3 – gioco (socialità)<br />

Il sociogramma di marzo sulla fiducia è invece molto particolare: i leader indiscussi sono Marco e<br />

Aurora, molti sembrano non meritare affidamento, tranne Valerio, Nicolas e Daud, che sono<br />

finalmente considerati dagli altri per il loro valore umano, i compagni non si focalizzano più sulle<br />

loro difficoltà di comunicazione e di apprendimento, ma hanno capito le loro qualità e le loro<br />

potenzialità personali. Questo traguardo per noi è molto importante, è lo scopo dell’intero lavoro<br />

d’integrazione.<br />

Naturalmente il percorso dei sociogrammi è lungo e con ogni probabilità non ne raccoglieremo i<br />

frutti completamente nemmeno alla fine del quinquennio, ma sappiamo che questo lavoro<br />

contribuirà a formare persone con valori e competenze sociali indispensabili per la vita.


Tutoring<br />

Comenio: “ chi insegna, impara”<br />

Lo studio dei sociogrammi ci ha condotto alla ricerca di attività per l’integrazione. Un progetto<br />

educativo che si è rivelato molto efficace fin dal primo mese di quest’anno scolastico è il tutoring.<br />

Abbiamo osservato dai sociogrammi che alcuni bambini sceglievano continuamente gli stessi<br />

compagni nella risposta relativa al lavoro, mentre gli alunni in difficoltà di apprendimento e<br />

stranieri erano sempre scelti da nessuno.<br />

I bambini si sono sempre aiutati tra loro sia di propria iniziativa che stimolati dagli adulti.<br />

Per tutoring s’intende l’insegnamento reciproco tra i compagni: perché ciò avvenga bisogna<br />

abbinare con cura tutor e tutee, cioè chi insegna attivamente e chi riceve l’insegnamento.<br />

Vi sono tre modalità principali secondo cui può essere strutturato il processo di<br />

insegnamento/apprendimento: cooperativa, competitiva e individualista.<br />

Nella struttura cooperativa la riuscita di un alunno implica automaticamente anche la riuscita degli<br />

altri.<br />

In quella competitiva, invece, la riuscita di uno implica automaticamente che gli altri non riescano.<br />

In quella individualista, infine, i traguardi degli alunni sono autonomi e indipendenti e il fatto che<br />

uno raggiunga il proprio obiettivo non incide sugli altri e li lascia probabilmente indifferenti.<br />

Negli anni ‘80- ‘90 si è dedicata considerevole attenzione all’apprendimento cooperativo (Sarah,<br />

1980- A. Johnson e Johnson1983 1996) e sono stati messi a confronto studi sperimentali sugli<br />

effetti di esperienze di apprendimento cooperativo, competitivo e individualista su alunni disabili e<br />

normodotati.<br />

Dai risultati è emerso che, rispetto alle esperienze di apprendimento competitivo o individualista,<br />

quelle di apprendimento cooperativo hanno favorito una maggiore interazione fra bambini disabili e<br />

non disabili e una maggiore autostima e empatia in tutti gli alunni. L’apprendimento cooperativo<br />

stimolava inoltre l’interazione verbale e la prossimità fisica.<br />

I bambini tutor imparano a essere formativi nei confronti dei loro tutee, sviluppano un senso di<br />

orgoglio e di autorealizzazione e acquisiscono fiducia e senso di responsabilità.<br />

I bambini si dimostrano molto motivati al tutoring, appena terminano un lavoro offrono il loro aiuto<br />

per aiutare i compagni che non hanno ancora terminato. Se questo meccanismo non riscuotesse<br />

successo negli alunni e fosse solo tenuto in vita dalle insegnanti, non potrebbe durare più di qualche<br />

settimana.<br />

Un alunno presta una decina ad una compagna per il calcolo delle sottrazioni


Nella classe sono inseriti alcuni alunni molto dotati e maturi, in grado di aiutare, organizzare<br />

decidere.<br />

Abbiamo cominciato proprio da loro: essendo molto veloci nel terminare il proprio lavoro, chiedono<br />

spesso di aiutare i compagni in difficoltà. L’idea ha avuto successo e ben presto questa attività è<br />

diventata consuetudine in classe: tutti aiutano tutti. Francesco ha difficoltà nell’ortografia, ma sa<br />

aiutare in matematica, Rosalia legge scorrevolmente anche a prima vista e può aiutare Nicolas, che<br />

presenta una forte dislessia, Valerio ha difficoltà a copiare dalla lavagna e può farsi dettare le parole<br />

da Nada. Gli alunni hanno scoperto in un lasso di tempo veramente breve che ogni persona ha delle<br />

potenzialità e delle debolezze, quindi ogni componente della classe può dare secondo le sue<br />

competenze e ricevere senza sentirsi in difetto.<br />

Inoltre i tutor possono acquisire una maggiore comprensione dei processi e delle difficoltà<br />

dell’insegnamento e instaurare quindi un rapporto migliore con i propri insegnanti e adulti.<br />

Anche dal punto di vista intellettivo vi sono effetti positivi del tutoring.<br />

I tutor traggono vantaggi cognitivi da quest’esperienza: rivedono o consolidano conoscenze già<br />

acquisite, colmano lacune, individuano altri significati e riformulano le proprie conoscenze ma<br />

soprattutto dovendo utilizzare le conoscenze per uno scopo ben specifico, le assimilano meglio.<br />

Vi sono vantaggi anche per i tutee: nel rapporto personale l’apprendimento è maggiormente<br />

individualizzato. Il tutee nel rapporto uno a uno riceve un feedback regolare e partecipe sulla<br />

correttezza dei propri sforzi ed è soggetto a un attento monitoraggio che porta a massimizzare il<br />

tempo dedicato all’attività.<br />

Glynn (1985) sostiene che gli alunni generalmente hanno un minimo controllo sulle interazioni<br />

dell’apprendimento e perciò dipendono eccessivamente dal controllo esterno degli insegnanti.<br />

L’autore specifica quattro caratteristiche fondamentali degli ambienti che favoriscono un<br />

apprendimento attivo e indipendente.<br />

La prima consiste nella capacità dell’alunno di avviare il processo, anziché limitarsi a reagire a<br />

stimoli controllati da altri.<br />

La seconda è rappresentata dalla condivisione dell’attività da parte di allievi più abili e meno abili,<br />

fra i quali esiste una relazione sociale positiva, in modo che l’apprendimento risulti funzionale per<br />

entrambe le parti.<br />

La terza caratteristica è la reciprocità o influsso reciproco, in cui ciascun partecipante all’interazione<br />

modifica il comportamento dell’altro.<br />

La quarta caratteristica del contesto di apprendimento attivo, infine, riguarda l’intensità e il tipo di<br />

feedback fornito agli alunni.<br />

Dalle ricerche svolte emerge che applicarsi attivamente per il raggiungimento dell’obiettivo<br />

produce un apprendimento più efficace. Attraverso il tutoring si costruiscono delle procedure di<br />

feedback democratiche che consentano agli alunni di acquisire un controllo sempre maggiore sulla<br />

propria crescita e sul proprio sviluppo.<br />

Sia il tutor che il tutee sviluppano attività sociali e atteggiamenti positivi, oltre migliorare entrambi<br />

il proprio rendimento.<br />

Il tutoring permette di migliorare il rapporto tra gli alunni e aiuta a sviluppare la coesione sociale.<br />

I sociogrammi sul lavoro hanno svolto una duplice funzione: il monitoraggio dell’opinione che gli<br />

alunni hanno dei compagni nel campo dell’organizzazione e il controllo delle coppie tutor tutee che<br />

via via si andavano formando. I sociogrammi sono stati quindi il punto di partenza ma anche quello<br />

di arrivo, perché ci sono serviti per l’osservazione sistematica e la verifica.<br />

Glynn sostiene che lasciando all’alunno più controllo, gli insegnanti favorirebbero la capacità di<br />

estendere ciò che viene appreso a nuovi contesti ed in particolare a quei contesti in cui è necessario<br />

agire autonomamente, senza il sostegno o il controllo dell’insegnante.<br />

Vi sono anche dei vantaggi o aspetti positivi per gli insegnanti nell’applicazione del tutoring, infatti<br />

non essendo gli insegnanti onniscienti è possibile attraverso questo metodo agire da gestori di un<br />

apprendimento efficace, piuttosto che proporsi come fonte di tutto lo scibile.<br />

Il tutoring si può applicare a progetti estesi ma il progetto tutoring prende la sua forza se la prima


volta che è proposto ha successo e perché ciò avvenga occorre che il progetto sia semplice e<br />

limitato.<br />

Per organizzare le coppie di tutor e tutee il livello delle abilità non dev’essere l’unico fattore<br />

discriminante, poiché anche le relazioni sociali nel gruppo degli alunni hanno molta importanza.<br />

Meglio evitare le coppie di migliori amici così come crearne tra bambini che già hanno rapporti<br />

interpersonali problematici. E’ necessario avere cautela se i tutee sono timidi o poco autonomi e i<br />

tutor hanno un carattere dominante se non autoritario.<br />

E’ auspicabile tenere in considerazione le proposte dei singoli alunni, poiché talvolta dimostrano<br />

una sorprendente maturità nella scelta di un tutor adeguato.<br />

Poiché avvenga un progetto tutoring sono necessarie alcune importanti abilità: abilità sociali per<br />

stabilire buone relazioni interpersonali, capacità di padroneggiare il materiale didattico, ed abilità di<br />

controllo e di registrazione dei risultati.<br />

E’ molto importante la disposizione del tutor verso il compito che lo aspetta, è opportuno suscitare<br />

negli alunni fin dall’inizio un orientamento positivo verso questo ruolo, per stabilire buone relazioni<br />

con i tutee e stimolarne positivamente la motivazione.<br />

Il progetto può sembrare ambizioso e complesso ma in realtà molti alunni svolgono spontaneamente<br />

attività di aiuto in contesti diversi, il progetto di tutoring si basa su un repertorio di comportamenti<br />

che i bambini possiedono già.<br />

Un progetto di questo tipo può porre problemi sia a livello sociale che cognitivo: per avviare il<br />

progetto è consigliabile proporre esercizi ripetitivi e semplici in modo che anche bambini con<br />

disturbi di apprendimento possono offrirsi per aiutare compagni magari a livello cognitivo normale<br />

ma molto lenti o facili alle distrazioni.<br />

Un alunno aiuta un compagno a costruire la tabellina del 6<br />

E’ ciò che è accaduto con Valerio. Il giorno che Valerio si è proposto come tutor di Riciard è stato<br />

un grande traguardo per noi. Riciard, alunno dotato di buone capacità, non è in grado di mantenere<br />

l’attenzione per tempi prolungati, il suo lavoro risulta lento e impreciso. Valerio, pur avendo grosse<br />

difficoltà di linguaggio e di apprendimento della letto-scrittura, lo ha aiutato a mantenere la<br />

concentrazione sul lavoro.<br />

Anche Nicolas si è offerto spesso come tutor durante l’anno scolastico: sceglie come tutee bambini<br />

che considera più deboli di lui e fortemente bisognosi d’aiuto. Con loro esercita una pazienza<br />

infinita e una dolcezza che si notano difficilmente nei modi di fare in bambini così piccoli. Nicolas<br />

aiuta spesso un alunno gravemente disabile iscritto in classe quarta: gli parla, sfoglia libri e riviste<br />

insieme a lui, lo fa giocare, lo loda ogni volta che qualcosa gli riesce bene, lo incoraggia quando<br />

sbaglia. Come già detto nel profilo dell’alunno, Nicolas mostra enorme sensibilità e soffre per la sua


dislessia. Il tutoring gli ha dato la possibilità di esercitare un comportamento di protezione verso i<br />

più deboli, questo ha innescato il meccanismo dell’autostima, che nel corso della classe prima<br />

sembrava totalmente assente.<br />

Nel tutoring gli alunni devono lavorare facendo riferimento agli insegnanti per qualsiasi problema, e<br />

devono sapere che possono rivolgersi all’insegnante per ricercare le soluzioni più opportune qualora<br />

vi siano incomprensioni o fasi di stallo.<br />

L’alunna tutor detta dalla malacopia un testo libero al suo tutee


L’organizzazione in classe: le routine<br />

Fin dalla classe prima, il neuropsichiatra degli alunni in difficoltà ci hanno consigliato vivamente di<br />

utilizzare routine nel nostro metodo educativo. Abbiamo quindi cercato un modo pratico e consueto<br />

di procedere nell'attività quotidiana, non solo per dare sicurezza ad ogni singolo componente del<br />

gruppo, ma anche per responsabilizzare ciascuno ed insegnare un modo di vivere corretto nella<br />

piccola società della classe. Per saper rispettare le regole ogni individuo deve sentirsi libero, spiega<br />

Maria Montessori: dalla libertà deve emergere la disciplina.<br />

Un individuo disciplinato è capace di regolarsi da solo quando sarà necessario seguire delle regole<br />

di vita. Il lavoro è lungo, la strada è tortuosa soprattutto con le generazioni a cui insegniamo oggi,<br />

che ricevono un’educazione improntata solo sul concetto di libertà e poco sul concetto di rispetto<br />

delle regole. Molti genitori ai colloqui ci dicono di non saper far rispettare semplici regole di<br />

convivenza famigliare ai loro bambini. Un clima sereno, che tenga conto del bambino come<br />

individuo che può partecipare alla propria educazione, pur tenendo presente che è compito<br />

dell’adulto trovare l’input per educare, possa fare dei nostri alunni future persone responsabili.<br />

Abbiamo quindi programmato alcune routine allo scopo di inserire nella maniera migliore Gli<br />

alunni in difficoltà. Queste attività si sono rivelate utili per tutta la classe.<br />

La giornata in classe<br />

Si tratta di un cartello che riporta gli spazi per le foto degli insegnanti, le materie, il giorno della<br />

settimana. A turno, ogni mattina, l’alunno che in mensa farà il cameriere (la rotazione è<br />

giornaliera), deve di primo mattino completare il cartello applicando le foto, i simboli delle materie<br />

e il nome del giorno della settimana. Deve poi leggere ai compagni il programma della giornata.<br />

Il cartello della giornata a scuola<br />

La scatola nera<br />

Nonostante il nome non sia dei più invitanti, si tratta soltanto di una scatola di metallo nero<br />

contenente il materiale di cancelleria comune alla classe. A volte gli alunni non trovano la penna o<br />

la gomma e si ferma l’intera lezione a causa del materiale mancante. Abbiamo quindi fornito la<br />

classe di materiale comune, con la raccomandazione di tenerlo in ordine e di usarlo con cura. Invece<br />

dopo i primi mesi di scuola le penne e le matite di classe erano andate perse, nessuno considerava<br />

questo materiale come anche proprio. Così abbiamo programmato un nuovo intervento educativo: il<br />

responsabile della scatola nera. La rotazione del ruolo è settimanale, compito del responsabile è fare<br />

l’inventario del materiale ogni lunedì e controllare durante la settimana chi prende e chi consegna la<br />

cancelleria. E’ necessario saper contare coordinando il movimento con la voce, è necessario


possedere il concetto di quantità e saper sommare tutto il materiale. Gli alunni in difficoltà hanno<br />

appreso lentamente queste abilità durante i mesi di scuola.<br />

Nicolas giudicava questo compito troppo difficile, ha quindi voluto assumere il ruolo di<br />

responsabile per ultimo. Il materiale non è più andato perso, gli alunni hanno acquisito il concetto di<br />

oggetti comuni e hanno imparato il corretto comportamento da tenere con le cose di tutti.<br />

Il gioco libero<br />

La scatola nera del materiale di cancelleria comune<br />

Per l’integrazione dei due alunni in difficoltà abbiamo dato molta importanza al gioco libero, sia in<br />

giardino che in classe. Il gioco è il terreno adatto per instaurare relazioni sociali positive: giocando,<br />

i bambini imparano la vita e i rapporti con gli altri. Anche in questo contesto i bambini hanno a<br />

disposizione dei giocattoli comuni, da tenere con cura e da riporre ogni volta che si è finito di<br />

giocare. Oppure gli alunni hanno la possibilità di utilizzare giochi di società portati per la giornata<br />

delle sorprese. In classe prima e all’inizio di quest’anno scolastico, durante le osservazioni del<br />

gioco libero, vedevamo un alunno isolarsi e un altro assumere un comportamento passivo di fronte<br />

ad atteggiamenti aggressivi di alcuni compagni. Durante l’anno abbiamo dedicato qualche<br />

conversazione sul gioco libero. Riflettere sui propri atteggiamenti è importante e aiuta a modificare<br />

il proprio comportamento sul campo, in un secondo momento, anche se questa operazione nell’età<br />

della scuola primaria è molto difficile. Le richieste di andare d’accordo, di non prevaricare, di<br />

includere tutti nel gioco, di mettere in comune i giocattoli, sembrano semplici o addirittura banali,<br />

ma in un gruppo di bambini queste abilità sono le basi per la convivenza civile.<br />

Riordino dell’aula dopo il gioco libero


Il gioco delle sorprese<br />

Questo gioco ha un titolo inventato dai bambini lo scorso anno, all’inizio della classe prima. Si<br />

tratta però di un’attività didattica antica, che ha le sue radici nel metodo pedagogico delle sorelle<br />

Agazzi, che alla fine del 1800 inclusero nella loro didattica il museo delle cianfrusaglie: una sala<br />

adibita a museo che raccoglieva materiali ritrovati dai bambini come spaghi, rocchetti e sassolini.<br />

L’attività, largamente usata nella scuola dell’infanzia, utilizza con un metodo assai semplice il<br />

concetto che l’alunno è attore del suo processo formativo.<br />

Il gioco delle sorprese ha avuto molti nomi nel corso degli anni e nelle diverse realtà scolastiche: da<br />

museo delle cianfrusaglie, alla miniuniversità nelle scuole primarie degli anni ’70. Nella nostra<br />

classe è stato proposto dall’insegnante prevalente nei primi giorni di scuola della prima, allo scopo<br />

di far portare in classe oggetti transazionali che facilitassero il passaggio tra scuola dell’infanziascuola<br />

primaria e tra famiglia e scuola.<br />

Un’alunna mostra il suo notebook giocattolo nell’ambito del gioco delle sorprese<br />

Gli alunni mostrano l’oggetto, il disegno, il giocattolo o il gioco di società, il manufatto creato da<br />

loro stessi, o ancora fanno ascoltare un brano selezionato in precedenza da un CD di loro proprietà,<br />

per condividerlo con le insegnanti e i compagni. L’esperienza doveva durare pochi giorni, ma ha<br />

avuto molto successo all’interno della classe, sia per i bambini normodotati, che tenevano via via<br />

piccole lezioni ai compagni, sia per gli alunni in difficoltà di linguaggio, che avevano la possibilità<br />

di parlare, di esprimersi su oggetti a familiari che perciò infondevano loro sicurezza. Ancora oggi il<br />

lunedì dedichiamo mezz’ora al gioco delle sorprese. Tutti possono partecipare con qualcosa portato<br />

da casa, ma naturalmente non è obbligatorio presentare oggetti ogni settimana. Questo gioco non<br />

solo sviluppa l’autostima dell’alunno e aiuta con una forte motivazione lo sviluppo dell’espressione<br />

orale, ma anche amalgama socialmente la classe, favorisce la fiducia e la stima negli altri, nelle loro<br />

capacità.


Osservazione di un piccolo mappamondo mostrato durante il gioco delle sorprese<br />

Costruzione di forme geometriche solide nell’ambito del gioco delle sorprese


Un esempio di attività didattica e integrazione: le lettere<br />

Oltre all’integrazione nella vita sociale in classe, abbiamo cercato nel corso dell’anno di far<br />

partecipare il più possibile alle attività didattiche curricolari i bambini seguiti dall’insegnante di<br />

sostegno. A volte però abbiamo programmato delle attività appositamente per loro, da svolgere con<br />

tutti. L’attività sulle lettere nasce da due unità didattiche: il gesto grafico e l’espressione artistica.<br />

Abbiamo svolto il lavoro in tre lezioni di due ore ciascuna.<br />

Prima lezione: le lettere adesive<br />

Su un cartoncino nero formato A4 gli alunni dovevano applicare lettere in stampato maiuscolo e<br />

minuscolo, forme geometriche e forme di animali, disponendole in modo da comunicare qualcosa,<br />

che poi avrebbero spiegato a voce alla fine della lezione. L’attività è stata importantissima per la<br />

sicurezza con cui gli alunni in difficoltà di apprendimento hanno condotto il lavoro. Avevano a che<br />

fare infatti con contenuti a loro familiari: le lettere e le forme.<br />

I due alunni hanno potuto quindi concentrarsi sull’espressione artistica, sulla comunicazione di ciò<br />

che volevano esprimere. Abbiamo introdotto i lavori con la presentazione di alcuni elaborati del<br />

Manifesto Futurista, spiegando a livello elementare come i poeti di quell’epoca disponessero sul<br />

foglio le lettere in modo da comunicare pensieri e sentimenti e non per comporre parole e frasi di<br />

senso compiuto. Sembra un concetto difficile per bambini di sette anni, ma in realtà non lo è. L’arte<br />

moderna e contemporanea si presta molto più dell’arte di altre epoche per le attività coi bambini,<br />

che hanno caratteristiche di spontaneità e immediatezza, come l’arte del nostro tempo.<br />

Pagina del Movimento Futurista


Opera di Valerio Opera di Nicolas<br />

Valerio ha composto le uniche due parole che sa scrivere con sicurezza: il suo nome e quello della<br />

sua sorellina. Con la matita bianca ha poi prodotto una parola che voleva essere l’unione dei due<br />

nomi: VANNA. Nella spiegazione finale Valerio illustra che la sua opera d’arte rappresenta le cose<br />

della vita, un po’ di tutto. La casa è in basso a sinistra, la Z più sopra sta a simboleggiare il sonno, il<br />

riposo, gli animali gialli in basso a destra sono la rabbia, l’elefantino e la palla in alto vogliono<br />

rappresentare il gioco.<br />

Nonostante la sua forte difficoltà di linguaggio, Valerio spiega bene ciò che ha creato. Si sente<br />

sicuro perché si è espresso prima con il linguaggio iconico, poi con la parola.<br />

Nicolas, nel suo elaborato, ricorda un film per ragazzi: Un ponte per Terabithia. Durante tutto il<br />

lavoro e nella spiegazione finale Nicolas non è stato in grado di spiegare a cosa si stava riferendo.<br />

Ha detto solo, alla fine, che Terra Bitia è un paese. Il film, americano, è di genere fantasy, i<br />

protagonisti sono un ragazzino e una ragazza, che scoprono dall’altra parte del fiume un mondo<br />

fantastico, che viene appunto chiamato Terabithia. Nel lungometraggio si trattano gli argomenti del<br />

bullismo, della fantasia, della musica. Nel film muore la protagonista, ecco perché nella spiegazione<br />

finale del proprio elaborato Nicolas dice che la sua opera parla della morte. Nicolas è un bambino<br />

molto sensibile, a volte ha sopportato silenziosamente piccoli aggressioni verbali da parte di alunni<br />

che lo prendono in giro.<br />

Abbiamo dedicato molto tempo, durante l’anno scolastico, a quest’argomento, per aiutare Nicolas a<br />

parlare e a non vergognarsi, e per aiutare a sua volta un altro alunno a non aggredire e schernire i<br />

compagni giudicati da lui più deboli. Nicolas ama la fantasia, i supereroi, i mondi inesistenti. Ha<br />

trascorso molto tempo, fin da piccolissimo, davanti alla tv, è un grande fruitore di film, non solo per<br />

bambini. Ai colloqui con i genitori abbiamo trattato questo argomento fin dai primi incontri: ci<br />

eravamo accorte infatti che i suoi interventi erano monotematici su ciò che aveva visto per<br />

televisione, al punto da confondere la realtà con la finzione. Ancora oggi Nicolas sostiene che i<br />

supereroi esistono. Il film citato propone proprio questo contenuto: i genitori vogliono che la figlia<br />

impari ad usare la fantasia e non si distrugga davanti alla televisione. Un’altra passione di Nicolas è<br />

la musica, anche se a causa della forte dislessia ha difficoltà ritmico-motorie e di intonazione. Nella<br />

spiegazione orale del suo lavoro, Nicolas fatica ad illustrare a parole ciò che ha creato. Non trova i<br />

termini, sostituisce ogni sostantivo con “coso” e “cosa”. Quanto più Nicolas vorrebbe condividere<br />

con gli altri i suoi sentimenti profondi, tanto più si rende conto di non essere in grado di spiegarsi a<br />

parole. Anche in questo caso l’alunno ha avuto come mezzo facilitatore per la comunicazione orale<br />

una rappresentazione iconica, una sorta di scudo che l’ha aiutato a parlare.


Elaborato di Aurora<br />

La cosa importante è che questa modalità è stata offerta a tutti in maniera uguale. Tutti hanno<br />

parlato del loro disegno utilizzando il loro disegno come mediatore.<br />

Questa attività è utile anche per lo scopo contrario: per chi sa esprimersi oralmente, ma non riesce a<br />

tradurre i pensieri in espressione artistica.


Seconda lezione: la pasta di sale<br />

La seconda attività è manipolativa. Con i bambini ho preparato la pasta di sale colorata e abbiamo<br />

usato gli stampini con lettere e numeri. Anche in questo caso il linguaggio principale è stato quello<br />

dell’arte. Gli alunni sono stati invitati a scegliere gli stampini per comporre sequenze di lettere,<br />

numeri o parole. L’espressione orale è stata curata durante il lavoro: ogni alunno doveva spiegare<br />

cosa stava creando. Anche in questo caso abbiamo programmato un’attività che potesse essere<br />

valida per tutti e contemporaneamente mettere in luce le capacità di Valerio e Nicolas, che tanto<br />

amano le attività manipolative. Il lavoro è servito anche per il ripasso dell’alfabeto stampato<br />

maiuscolo e la lettura dei numeri con due cifre, campo in cui gli alunni in difficoltà di linguaggio<br />

sono ancora deboli.<br />

Colore nella pasta impasto formine lettere e numeri<br />

Stampo lettere e numeri prodotti dagli<br />

alunni in difficoltà<br />

Elaborati finiti


Terza lezione: la cera da modellare<br />

Questa terza e ultima lezione è stata programmata tenendo conto del lavoro svolto lo scorso anno<br />

sul gesto grafico. Ad ogni alunno vengono consegnati 6 cartoncini rigidi di piccole dimensioni. In<br />

ogni cartoncino bisognerà creare e applicare una lettera in corsivo, prodotta con una cordicella<br />

preparata con la cera da modellare. Questo lavoro, ancora una volta di manipolazione, aiuta il<br />

bambino a prendere coscienza del segno grafico. La dott.ssa Venturelli ci ha insegnato a spiegare ai<br />

bambini il verso da seguire nelle lettere in corsivo, staccando il meno possibile la matita dal<br />

quaderno, per avere una scrittura fluida.<br />

Oggi gli alfabetieri propongono un andamento eccessivamente statico e rotondo, in cui le singole<br />

lettere sono spesso composte da più tratti spezzati. Tutto questo non significa che si tratta di un<br />

modello facile, adatto a un bambino; al contrario, la continua interruzione del tracciato, se<br />

rispettata, obbliga a rallentare il movimento, con talvolta anche ritorni anomali verso sinistra<br />

(come nelle lettere con l’ovale: ad esempio la lettera ‘a’).<br />

( Alessandra Venturelli, Dal gesto gesto alla scrittura, 2009)<br />

L’attività tende allo sviluppo della motricità fine, della coordinazione per quanto riguarda l’aspetto<br />

manipolativo e allo sviluppo dell’espressione orale, ancora una volta mediato da un lavoro pratico.<br />

Gli alunni sono invitati, durante l’operazione, a descrivere i loro movimenti, le loro intenzioni,<br />

l’obiettivo del loro lavoro.<br />

Preparazione delle cordicelle di<br />

cera<br />

creazione di una “i” Creazione del numero uno<br />

elaborato finale elaborato finale


“61” “m 7” Alla fine i cartoncini vengono<br />

impacchettati col cellophane<br />

Il video partecipativo<br />

L’idea del video partecipativo scaturisce dall’osservazione diretta che praticavamo ogni giorno nel<br />

momento del gioco libero, allo scopo di monitorare le relazioni sociali in contesti non strutturati.<br />

Il video partecipativo vero e proprio si muove sulla frontiera fra audiovisivo e azione sociale<br />

attraverso laboratori di formazioni e produzione. E’ processo e dinamica sociale: lavora sulla<br />

possibilità di innescare micro- trasformazioni sociali tramite l’esperienza orizzontale di video<br />

produzione. Il video partecipativo è anche vera produzione audiovisiva, capace di creare<br />

comunicazione inaspettata e creare ponti fra mondi separati da frontiere. E’ cinema del reale, che<br />

consente agli spettatori di essere autori e narratori consapevoli.<br />

Nelle realtà sociali difficili il video partecipativo è utilizzato per prendere coscienza delle situazioni<br />

problematiche così come sono nella realtà. Si creano piccole troupe cinematografiche, in genere<br />

gruppi di giovani che vivono quelle stesse situazioni, e si formano le persone fornendo loro le<br />

competenze di base per le riprese e il montaggio video. Saranno i componenti della troupe che<br />

sceglieranno i contenuti da raccontare, producendo un documentario costruito con gli occhi di chi<br />

vive, ogni giorno in prima persona, la realtà raccontata.<br />

Abbiamo dunque pensato di proporre il video partecipativo all’interno della nostra classe. I bambini<br />

hanno imparato la grammatica cinematografica di base durante la visione di film di animazione: le<br />

principali inquadrature, la colonna sonora, lo zoom, i movimenti di macchina. Dopo questo breve<br />

elementare lavoro, abbiamo dato direttamente in mano ad ognuno, a turno, la videocamera con la<br />

consegna di raccontare la realtà del gioco libero dei compagni. Ne è scaturito un video partecipativo<br />

in cui tutti hanno potuto spiegare i motivi delle riprese, la scelta dei soggetti e delle situazioni.<br />

E’ interessante vedere come i bambini con una videocamera in mano si sentano diversi e importanti.<br />

C’è chi chiama gli amici inquadrati, chi sceglie la posizione migliore come se fosse un vero video<br />

reporter, chi dimentica la timidezza. Nicolas, ad esempio, pare usi la videocamera come uno scudo<br />

contro la vergogna, parla con Francesco attraverso il piccolo monitor in modo spigliato ed<br />

entusiasta. Ma è importante osservare anche chi sa di essere ripreso: Riciard ringrazia o si<br />

improvvisa in piccoli show, un altro alunno, così aggressivo nella vita quotidiana, si vergogna e si<br />

nasconde. Anche da queste osservazioni abbiamo imparato a conoscere gli alunni della classe,<br />

oppure abbiamo avuto conferme di ciò che pensavamo: Francesco aggredisce nella vita sociale<br />

perché è insicuro, Marco rimane nelle nuvole anche davanti ad un obiettivo, Riciard è sempre<br />

spontaneo.


Guardando il video partecipativo a posteriori si notano particolari delle dinamiche sociali tra<br />

bambini, impossibili da cogliere durante i momenti del gioco libero dal vivo. E’ uno strumento<br />

molto utile per la conoscenza dei propri alunni e per l’intervento nell’integrazione.<br />

Video partecipativo durante il gioco libero


Il disegno come mezzo di comunicazione<br />

Il disegno è un ottimo strumento sia per osservare la crescita cognitiva del bambino, sia per cogliere<br />

i tratti caratteriali, le dinamiche affettive e relazionali e i conflitti in cui il bambino stesso è<br />

immerso.<br />

Alcuni test come il disegno della persona, dell’albero, della famiglia, per citare i più famosi, sono<br />

ancora attualmente utilizzati per la psicodiagnosi in età evolutiva.<br />

L’attività grafica spontanea ci accompagna per tutto l’arco della vita, a volte i bambini disegnano<br />

per scaricare un eccesso di energia emotiva e fisica, altri disegnano per passare il tempo, altri per<br />

sperimentare e perfezionare le abilità necessarie per diventare adulti o per esercitare e migliorare le<br />

proprie abilità pittoriche. La soddisfazione del comunicare qualcosa è un’altra risposta alla<br />

domanda del perchè si disegna: per condividere anche con gli altri qualcosa di sè.<br />

Attraverso il disegno il bambino sviluppa aspetti fondamentali per la sua evoluzione:<br />

i prerequisiti essenziali della lettura e scrittura, la fiducia in se stesso, l’esperienza della motivazione<br />

interna, la creatività.<br />

Per gli alunni in difficoltà di linguaggio è molto importante poter esprimersi con il linguaggio<br />

iconico, poiché è un linguaggio nascosto, silenzioso, non verbale e ciò rende la loro comunicazione,<br />

in questo campo, uguale a quella dei compagni.<br />

Il disegno è un modo per raccontare e raccontarsi, è un canale di comunicazione.<br />

Si può parlare di disegno solo quando il bambino dà un significato al suo tracciato: il disegno ha<br />

inizio quando il bambino comprende il valore simbolico del suo segno grafico.<br />

Con l’analisi del disegno si possono rilevare tratti del carattere, sia normali che patologici.<br />

Reperire queste caratteristiche aiuta l’insegnante a relazionarsi meglio col bambino.<br />

Abbiamo deciso di far disegnare alla classe sia soggetti tipici proposti dalla psicodiagnosi: famiglia,<br />

casa, albero; sia elementi relativi al percorso sull’integrazione, legati al concetto di amicizia.<br />

Per poterli interpretare abbiamo utilizzato gli studi della dottoressa Raugna psicoterapeuta,<br />

pedagogista clinica, docente di psicologia della scrittura e interpretazione del disegno<br />

impiegata presso l’ISFAR (Istituto Superiore Formazione Aggiornamento e Ricerca di Firenze) e<br />

presso l’UIM (Università Internazionale della nuova Medicina, di Milano).<br />

L’evoluzione del disegno infantile viene descritta dalla psicoterapeuta Raugna come una sequenza<br />

di fasi.<br />

La fase del realismo intellettuale avviene tra i 5 e i 9 anni di età, ed è quella in cui si trovano i nostri<br />

alunni.<br />

In questa fase il bambino tende a disegnare non ciò che oggettivamente vede delle cose intorno a sé,<br />

ma ciò che sa delle cose, ad esempio disegna cose che non potrebbe vedere e non altre visibili nella<br />

realtà (gambe sotto i pantaloni, come se questi fossero trasparenti).<br />

Come si osserva dai disegni dei nostri alunni, in questa fase avviene il cambiamento del punto di<br />

vista del bambino. Ogni oggetto ha una forma esemplare: l’uomo è rappresentato frontalmente;<br />

mentre gli animali, i mezzi di trasporto sono di profilo.<br />

Il bambino disegna nella forma che gli sembra più significativa. Ogni elemento dovrebbe avere la<br />

propria base d’appoggio, mentre nei disegni della famiglia di Valerio e Nicolas ciò non avviene,<br />

entrambi lasciano i soggetti sospesi nella parte centrale del foglio che è quella che rappresenta l’IO<br />

freudiano. Il fatto che i personaggi galleggino, indica che il bambino è perso nella sua fantasia, che<br />

tende a vivere nella sua dimensione fantastica. Questi bambini possono alterare molto la realtà,<br />

spesso sono consapevoli che la realtà di quel momento è la loro dimensione e altri non vi possono<br />

entrare. Sono bambini ricchi di idee e creativi, a volte fuggono nella fantasticheria, l’alterazione<br />

della realtà è così potente che la può sostituire.


Disegno della famiglia di Valerio Disegno della famiglia di Nicolas<br />

In questo disegno, sempre seguendo l’interpretazione fornita dalla dottoressa Raugna, è possibile<br />

vedere che entrambi inseriscono la madre nella parte sinistra come è previsto, e ciò rappresenta<br />

l’interiorizzazione della figura materna ed il passato. Nella parte destra è rappresentato invece il<br />

futuro, lì Valerio ha disegnato sua sorella minore, in questa parte del foglio è rappresentato<br />

l’andare verso.<br />

Nicolas invece nella parte destra del foglio inserisce il padre che peraltro è anziano (perciò<br />

difficilmente può indicare il futuro), forse ha preferito metterlo alla destra per poter inserire se<br />

stesso al centro, in mezzo ai genitori.<br />

Al centro viene raffigurato il presente e Valerio inserisce sé stesso e il padre, mentre Nicolas<br />

inserisce se stesso.<br />

Valerio nei disegni dimostra di avere un tratto retto, spigoloso, ciò significa che il bambino è<br />

introverso, che ha un temperamento d’indipendenza e chiusura, usa cautela nelle relazioni fino ad<br />

avere difficoltà di adattamento all’esterno, ciò è tipico dei bambini che faticano a stabilire contatti.<br />

Per questi bambini, persone nuove, nuovi gruppi, creano problemi.<br />

Sono bambini che hanno capacità d’azione, decisi, determinati nella scelta.<br />

Il tratto spigoloso indica anche una critica accentuata del mondo esterno, ed una scarsa capacità<br />

autocritica, la tendenza a mantenere l’irreversibilità delle decisioni ed una difficoltà di adattamento.<br />

Vi sono anche altre caratteristiche riconducibili al tratto retto ma non tutte rappresentano Valerio,<br />

ad esempio il fatto che questi bambini mostrino spesso un atteggiamento di difesa e polemico, e che<br />

dicono di no per difendersi.<br />

Al contrario di Valerio, Nicolas nei disegni mostra un tratto curvo.<br />

Il tratto curvo è femminile, indica una recettività passiva (cioè l’accoglienza delle cose esterne<br />

posticipandone la critica, l’accettare le cose per poi vagliarle, ed una recettività intelligente e<br />

intuitiva).<br />

Una dose di curvità nel tratto facilita l’apprendimento. La curvità descrive il bambino come<br />

estroverso e con capacità di adattamento.<br />

Il tratto curvo definisce la persona con un temperamento di dipendenza (persona che dipende dagli<br />

altri perché si fida che gli altri gli vorranno bene: questi bambini hanno una grande voglia di<br />

appartenere e di essere accettati). In questi bambini in generale non c’è diffidenza, hanno una forte<br />

capacità di socializzazione e comunicabilità.<br />

Nicolas non è un bambino diffidente ma può apparirlo poiché spesso tende a non accettare i consigli<br />

soprattutto relativi alle strategie didattiche, perché è caparbio, vorrebbe farcela da solo.


Dall’analisi dei disegni, si può comprendere che Nicolas che predilige la forma al colore.<br />

Non ama colorare, non usa il colore come elemento determinante, ma come riempitivo, i colori a<br />

pastello sono sfumati.<br />

Nicolas crea figure relativamente piccole, con attenzione ai particolari.<br />

Queste caratteristiche definirebbero Nicolas all’interno della tipologia razionale.<br />

Disegno di Nicolas “Amici”<br />

La tipologia razionale descrive il bambino come un soggetto con buon senso del dovere,<br />

responsabile, dotato di intelligenza logica; un bambino che ha scarsa capacità intuitiva e percettiva<br />

(se gli manca un passaggio non comprende).<br />

Nei disegni Nicolas rispetta i margini ciò indica che è in equilibrio, ma non sfrutta tutti gli spazi.<br />

I soggetti di Nicolas sono piccoli, questo dimostra un complesso di inferiorità che è legato<br />

all’impressione di essere un soggetto di minor diritto.<br />

Chi disegna in piccolo vorrebbe essere trasparente, non si fida degli altri.<br />

I bambini che disegnano soggetti piccoli giocano più con la testa che con il corpo. Faticano a<br />

trasformare con la fantasia, la funzione degli oggetti ad esempio l’armadio resta l’armadio, il<br />

bastone resta il bastone, ecc..<br />

Il disegno piccolo indica che la persona non è curiosa e ciò può pregiudicare la possibilità di fare<br />

esperienza; il bambino non osa.<br />

Se nei disegni però vi sono particolari, come nel caso di Nicolas, significa scarsa fiducia in se<br />

stesso.<br />

Disegno di Nicolas “Harry Potter” Disegno di Nicolas “Kirikù e la strega Karabà”


Nei disegni di Nicolas ogni elemento ha la sua base d’appoggio. Utilizza la parte bassa del foglio, e<br />

i soggetti hanno i piedi appoggiati a terra, ciò indica che Nicolas è un bambino stabile di carattere e<br />

l’interpretazione psicologica direbbe privo di entusiasmo, che agisce senza coinvolgimento; io però<br />

credo che ciò non si verifichi in Nicolas, in quanto è un bambino che accetta con grande esaltazione<br />

ogni proposta.<br />

Questi bambini possono essere contenti della vita senza troppe domande, senza perché. Conducono<br />

una vita regolare: giocano, studiano, mangiano, corrono, ma sono privi di fantasia ed hanno<br />

difficoltà nella drammatizzazione.<br />

Il tratto del segno grafico può essere anche definito legato o slegato.<br />

Sia Nicolas, che Valerio, hanno un tratto legato, ciò dimostra coerenza tra pensiero e azione,<br />

atteggiamento di perseveranza, stabilità e costanza negli affetti e nelle azioni, capacità di sintesi e<br />

capacità di collegamento. Nonostante l’analisi dei disegni di Nicolas porti per molti aspetti alla<br />

conclusione che rientra nella tipologia razionale, il suo tratto legato stempera un po’ questo<br />

concetto. Nicolas, pur non essendo intuitivo in molti campi, ha la capacità di collegare certe cose,<br />

soprattutto se di suo interesse (ad esempio fatti che accadono realmente a episodi visti alla<br />

televisione).<br />

Il tratto di Nicolas però, a differenza di quello di Valerio, mostra talvolta una pressione discontinua,<br />

cioè nello stesso andamento alterna momenti di pressione forte a debole. Il tratto è abbastanza lento,<br />

non fluido, ciò indica un alto grado di emotività, un ingorgo energetico, un conflitto tra i propri<br />

bisogni, le proprie pulsioni e l’impatto con la realtà. Il disegno dà la sensazione di disegno sporco,<br />

da ciò si può capire che il bambino ha un elevato grado d’ansia.<br />

L’analisi del disegno prevede la misurazione della pressione del tratto grafico.<br />

La pressione indica l’energia vitale del soggetto. La forza che il bambino esprime nell’imprimere la<br />

propria volontà nell’ambiente.<br />

Per decifrare la pressione viene utilizzata una scala graduata<br />

Entrambi, disegnando, dimostrano una pressione nella norma, cioè il loro tratto si inserisce nel<br />

intervallo compreso tra i valori 40 e 70. Ciò indica che sono bambini equilibrati e che hanno una<br />

sufficiente capacità di imprimersi nell’ambiente.


Il colore<br />

Nella fase del realismo intellettuale c’è un periodo in cui i bambini fanno il disegno a matita,<br />

colorano e fanno il contorno nero, come si può vedere nel disegno di Valerio.<br />

Ciò blocca l’energia dei colori. Questa caratteristica può indicare che il bambino ha problemi<br />

psicologici di chiusura, di comprensione: conoscendo Valerio questo lo si può affermare.<br />

L’utilizzo del colore è molto importante.<br />

E’ opportuno guardare sempre la predominanza del colore. Togliendo il cielo e l’erba, bisogna<br />

osservare: figura umana (vestiti), pareti case, soggetti.<br />

E’ importante guardare anche i colori rifiutati (colori non utilizzati dell’astuccio).<br />

Il colore rappresenta il mondo emotivo. Il rapporto con il colore è di reciprocità: è oggettivo e<br />

soggettivo al tempo stesso, permette di far uscire ciò che uno ha dentro, contemporaneamente si è<br />

influenzati dalla visione dei colori stessi.<br />

Il bambino dovrebbe utilizzare una media di cinque o sei colori per disegno. Sia Valerio che<br />

Nicolas hanno un vario utilizzo del colore, usando sia i colori caldi che freddi.<br />

I colori freddi viola, blu, azzurro, manifestano calma, riflessione interiore, passività.<br />

Se vengono utilizzati con molto nero o molte zone bianche si è in presenza di un temperamento<br />

introverso con tendenza alla tristezza e alla malinconia.<br />

I colori caldi giallo, arancione, rosso, esprimono, provocano, suscitano attività, eccitazione,<br />

vengono utilizzati da soggetti attivi, vivaci, curiosi, con buona gioia di vivere e impulsività.<br />

Disegno di Valerio “amici” Disegno di Valerio “la casa”<br />

Valerio e Nicolas usano il verde, colore che indica un punto di equilibrio dove tutto riposa e si<br />

acquieta: nel disegno della famiglia di Valerio è utilizzato per i pantaloni del padre, per i propri e<br />

per la sua maglia. Mentre Nicolas lo utilizza nella porta della casa: ciò potrebbe indicare il senso di<br />

pace che Nicolas prova entrando in casa.<br />

Il verde indica un affetto stabile, solido, persistente. Dimostra una potenziale energia interna, senso<br />

dell’orgoglio, volontà di operare, autocontrollo e superiorità.<br />

Viene utilizzato dai soggetti che sostengono la propria convinzione indipendentemente da<br />

circostanze esterne, indica volontà ostinata nel perseguire un proprio fine, il bisogno di affermarsi;<br />

il soggetto che usa il verde deve controllare che tutto vada secondo le sue aspettative, ha una<br />

memoria accurata dei fatti e capacità di analisi critica delle situazioni.<br />

Il verde è il colore della crescita: la crescita dell’Io, crescita del processo di maturazione e crescita<br />

della sfera intellettuale con tutti i problemi di relazione con gli altri.<br />

Per il bambino il verde è il colore della crescita come consapevolezza di sé, io sono.


Dal Io voglio del viola, che come si vedrà viene utilizzato da Nicolas sia nel disegno della famiglia<br />

che in quello della casa, il bambino passa all’Io sono del verde.<br />

Il verde è consigliato per i bambini che hanno paura di crescere, di diventare grandi e rifiutano di<br />

avviare il processo di maturazione.<br />

Talvolta Nicolas si è dimostrato molto infantile attuando comportamenti egocentrici che hanno<br />

richiesto interventi decisi e severi per migliorare la situazione. Ciò è avvenuto soprattutto nella<br />

prima parte dell’anno, Nicolas interveniva inesorabilmente senza rispettare il turno. Voleva sempre<br />

esprimersi, anche durante i momenti di lavoro individuale borbottava o elaborava ad alta voce i<br />

ragionamenti. Talvolta canticchiava o pronunciava parole al di fuori del contesto. Dopo i richiami<br />

Nicolas ha compreso ed ha imparato a contenere gli impeti, probabilmente ha accettato di avviare il<br />

suo processo di maturazione.<br />

Valerio utilizza il blu per la maglia del papà, e per altri soggetti dei suoi disegni.<br />

Il blu indica la necessità di pace, tranquillità emotiva. Il bisogno fisiologico di riposo, mette in moto<br />

un meccanismo di autoprotezione.<br />

Se nel disegno al blu corrisponde una netta dominanza di rosso, e nel disegno dell’amicizia di<br />

Valerio ciò accade, significa che vi è agitazione mentale, con difficoltà di apprendimento per<br />

incapacità di fermarsi sulle cose.<br />

Il blu può essere usato dall’esterno per stimolare bambini dispersivi, vivaci, può essere usato per<br />

entrare di più dentro sé stessi.<br />

Valerio usa molto il rosso.<br />

Il rosso è il colore più caldo in assoluto dello spettro. Psicologicamente significa eccitazione,<br />

stimolazione.<br />

I simboli del rosso sono il sangue e il fuoco, essi possono avere elementi negativi e positivi.<br />

Il rosso è il colore che lascia meno indifferenti: o piace o non piace.<br />

Dall’esterno va proposto con cautela; se viene vissuto positivamente il rosso è stimolante attivo, è il<br />

colore della conquista, indica desiderio espansivo;<br />

Il sentimento corrispondente al rosso è l’appetito come desiderio intenso in tutte le sue forme (lotta,<br />

sessualità, ….).<br />

Chi usa il rosso dimostra un’energia tenace, entusiasmo ed eccesso, coscienza di sé, fiducia in se<br />

stesso. Questo colore indica l’intensità con cui viene agita e vissuta un’azione.<br />

Il rosso può venire anche rifiutato, come nel caso di Nicolas, perché la sua energia viene anche<br />

percepita come una minaccia rivolta a sé. Chi non utilizza il rosso lo fa perché questo colore in lui<br />

provoca una sovreccitazione, si verificherebbe un carico di energia che la persona non riuscirebbe a<br />

sopportare. L’assenza può anche significare una momentanea pausa di riflessione, ma se l’assenza<br />

persiste può indicare uno stato di esaurimento psico-fisico che può essere dovuto a malattia o stress.<br />

Valerio utilizza anche il giallo e l’arancione, mentre Nicolas fa uno scarso uso del giallo ma<br />

utilizza molto l’arancione.<br />

Il giallo simboleggia il sole, comunica leggerezza, tende a dilatarsi, ad irradiare.<br />

Simbolicamente indica la sensazione del libero sfogo. E’ la ricerca del nuovo in tutte le sue forme.<br />

Chi ama il giallo è sempre alla ricerca di cose nuove, posti lontani.<br />

Rappresenta il rilassamento psichico inteso come assenza di preoccupazione.<br />

E’ un colore instabile, nulla deve diventare impegnato e impegnativo.<br />

Il giallo indica spontaneità, capacità di scelta istintiva. Il bambino che utilizza frequentemente il<br />

giallo mette in atto delle scelte legate alla sua sensazione di benessere.<br />

E’ importante osservare la tonalità di giallo utilizzata. Quello di Valerio è chiaro e delicato, indica<br />

spontaneità artistica.<br />

A Valerio piace molto utilizzare il giallo oro, ciò indica felicità raggiante, totalmente sbloccata.<br />

La presenza di giallo generalmente ci dice che il bambino ha un grande desiderio di rilassamento, di<br />

liberarsi dalle preoccupazioni e di speranza di felicità.


L’arancione, è la vivacità del giallo stemperata dall’energia del rosso. Indica la capacità di vivere le<br />

proprie scelte, vivere totalmente la funzione attribuita all’oggetto (ad esempio giocare finchè il<br />

gioco non è finito). Non è spontaneamente presente nei colori primari e presuppone una scelta.<br />

Utilizzarlo indica che è avvenuto un processo di evoluzione, che permette di vivere fino in fondo le<br />

proprie scelte.<br />

L’arancione è utile per stimolare la positività. Proporre l’utilizzo dell’arancione è consigliato per<br />

risolvere i conflitti con l’ambiente e i conflitti interiori; l’uso dell’arancione è valido per stimolare<br />

le positività presenti nel bambino.<br />

Sia Nicolas che Valerio utilizzano il marrone.<br />

Il marrone è il colore della gioia di vivere, legato al legno, alle radici e alla terra.<br />

Esso rappresenta la gioia determinata dal soddisfacimento dei bisogni corporei primari, lo star bene<br />

con il proprio corpo.<br />

La presenza di questo colore è importante perché indica un rapporto positivo con l’aspetto fisico –<br />

biologico del sé.<br />

Colorare con il marrone significa concedersi il piacere di avvertire la propria esistenza anche<br />

attraverso i propri sensi.<br />

Può essere utile proporre l’utilizzo del marrone a bambini depressi con scarsa fiducia in se stessi,<br />

con atteggiamenti rinunciatari.<br />

Le zone bianche, non disegnate, tra i vari personaggi sono zone pericolose, che il soggetto non osa<br />

andare a toccare.<br />

Disegno di Nicolas “la casa”<br />

Nicolas colora di viola l’antenna della casa.<br />

Il viola non è un colore massicciamente presente in natura, perciò chi lo usa lo fa volutamente.<br />

L’utilizzo del viola si rivolge al misticismo, ad una tendenza magica e si traduce come il desiderio<br />

di conquistare, sedurre, affascinare il mondo e al tempo stesso essere sedotti e conquistati.<br />

Il viola indica l’urgenza di esprimere un bisogno, segnala che il bambino sta vivendo una situazione<br />

di conflitto con l’ambiente vissuto come limitante (limitazione dello spazio, uso limitante del<br />

linguaggio inteso come il fatto di non poter cambiare nome alle cose).<br />

Tutto ciò che si colora di viola tende a esprimere uno stato interno.


Nicolas utilizza il viola insieme ad altri colori, ciò indica che il bambino ha trovato la modalità per<br />

esprimere i propri bisogni.<br />

L’uso dell’azzurro come si vede nelle finestre, nel tetto e nel camino della casa di Nicolas, indica<br />

serenità, libertà, leggerezza, sensibilità percettiva ed intuitiva, indica che il bambino ha la capacità<br />

di cogliere l’essenza della realtà oltre i cinque sensi.<br />

L’utilizzo dell’azzurro dimostra che il bambino vuole muoversi, che ha mezzi disponibili per agire<br />

ma che non ha ancora la forza di utilizzarli.<br />

E’ consigliato proporre l’utilizzo dell’azzurro ai bambini, che presentano difficoltà espressive di<br />

linguaggio, sia nel senso di difficoltà gravi che nel rifiuto di parlare. E’ consigliato per quei bambini<br />

che hanno un comportamento timido e sono molto sensibili.<br />

Bibliografia<br />

N. Cuomo, L'altra faccia del diavolo, UTET, TO, 1995<br />

N. Cuomo, E. Bacciaglia I modi dell’insegnare: tra il dire e il fare…, tra le buone prassi e le cattive<br />

abitudini, AEMOCON, BO 2005<br />

G. Elia, Abilità sociali, contesti e qualità delle integrazioni, Laterza, Bari 2002<br />

M. Ragna, Contenuti del corso: Il disegno enigma o autorivelazione? Parola e disegno, sviluppo del<br />

disegno, scrittura e disegno, 1997<br />

Keith Topping, Tutoring l’insegnamento reciproco tra compagni, Erickson 1997<br />

A.A. V.V. La dislessia raccontata agli insegnanti, editrice Libriliberi 2002<br />

M. Emiliani, E. Partesana, Dislessia: proviamo con le sillabe. Il metodo S.L.B. (Semplifichiamo la<br />

Lettura a tutti i Bambini), Edizioni Libri Liberi, Firenze, 2008<br />

A. Terracciano, Contenuti corso di formazione e aggiornamento per operatori all’interno dei servizi<br />

psicosociali…… www.zalab.org/newsite/video-partecipativo/

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