Barbiere di Siviglia - Teatro La Fenice
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90<br />
BASILIO<br />
Buona sera… ben <strong>di</strong> core…<br />
obbligato… in verità. XXV<br />
(Ah che in sacco va il tutore.)<br />
Non gridate, intesi già.<br />
(Parte)<br />
FIGARO<br />
Orsù, signor Don Bartolo. 14c<br />
BARTOLO<br />
Son qua.<br />
(Bartolo siede, e Figaro gli cinge al collo uno sciugatoio<br />
<strong>di</strong>sponendosi a fargli la barba; durante l’operazione<br />
Figaro va coprendo i due amanti)<br />
Son qua. Stringi, bravissimo.<br />
CONTE<br />
Rosina, deh ascoltatemi.<br />
ROSINA<br />
Vi ascolto, eccomi qua.<br />
(Siedono fingendo stu<strong>di</strong>ar musica)<br />
CONTE (a Rosina con cautela)<br />
A mezza notte in punto<br />
a prendervi qui siamo:<br />
or che la chiave abbiamo<br />
non v’è da dubitar.<br />
FIGARO (<strong>di</strong>straendo Bartolo)<br />
Ahi!… ahi!…<br />
BARTOLO<br />
Ahi!… ahi!… Che cosa è stato?…<br />
FIGARO<br />
Un non so che nell’occhio!…<br />
guardate… non toccate…<br />
soffiate per pietà.<br />
ROSINA<br />
A mezza notte in punto<br />
anima mia t’aspetto.<br />
Io già l’istante affretto<br />
che teco mi unirà. XXVI<br />
GIOACHINO ROSSINI<br />
segue nota 14b<br />
plice «Buonasera» <strong>di</strong> Rosina) è bruscamente interrotta nelle ultime due battute dalla stizzita conclusione, che rivela<br />
i veri sentimenti dei personaggi. Dopo il Conte, anche Rosina e Figaro in<strong>di</strong>rizzano un saluto del tutto simile,<br />
a cui lo stesso Basilio risponde con l’ennesima replica della stessa melo<strong>di</strong>a (il tutto ricorda la ripetizione sino alla<br />
noia del saluto iniziale <strong>di</strong> Don Alonso). I primi tre personaggi si passano vicendevolmente la parola in maniera armonicamente<br />
lineare e coerente, da Sol a Re, e <strong>di</strong> nuovo a Sol, tonalità che Rosina porge a Figaro; quest’ultimo<br />
però gioca un piccolo scherzetto musicale a Don Basilio virando improvvisamente con cadenza a si, e così facendo<br />
obbliga il maestro <strong>di</strong> musica a riprendere il <strong>di</strong>scorso in Sol senza beneficiare della comoda modulazione <strong>di</strong> cui<br />
avevano goduto gli altri. Se nella prima parte del brano dominano tali cerimoniosi saluti in punta <strong>di</strong> fioretto, nella<br />
conclusione sembra avere il sopravvento la stizza, <strong>di</strong>pinta musicalmente dalle veloci terzine <strong>di</strong> semicrome <strong>di</strong> Rosina<br />
e Figaro sotto le quali un Bartolo che sino ad ora non ha proferito un suono ripete per conto suo quel «Buonasera»<br />
quasi sul serio: segno che non deve aver capito molto della situazione. Il piano del Conte <strong>di</strong> rispe<strong>di</strong>re Don<br />
Basilio a casa propria e <strong>di</strong> annichilire Bartolo con la storia della finta trama sembra al momento essere riuscito<br />
perfettamente.<br />
XXV «poi <strong>di</strong>man si parlerà.».<br />
14c n. 13: [Tempo <strong>di</strong> mezzo.] Allegro – , Si bemolle Mi bemolle.<br />
Con l’uscita <strong>di</strong> Don Basilio la situazione scenica sembra un po’ semplificarsi: da una parte vi è Bartolo che Figaro<br />
<strong>di</strong>strae a bella posta facendogli la barba, dall’altra i due amanti che continuano a tessere il loro <strong>di</strong>alogo progettando<br />
quel rapimento reso possibile dalla sottrazione al mazzo della chiave della «gelosia». Due scenette contemporanee<br />
ma separate richiedono musicalmente due tratteggi <strong>di</strong>versi: da una parte una gran<strong>di</strong>nata <strong>di</strong> semicrome dei<br />
violini primi accompagna il barbiere nell’esercizio più autentico delle sue funzioni; dall’altra un placido passaggio<br />
<strong>di</strong> semiminime legate all’unisono degli archi sul pedale <strong>di</strong> fagotti e contrabbassi sorregge gli scambi <strong>di</strong> battute degli<br />
innamorati e getta una piccola pennellata <strong>di</strong> mistero notturno in una scena movimentatissima e tutt’altro che<br />
romantica. Tutto ciò permette a Rossini <strong>di</strong> organizzare formalmente il brano all’interno <strong>di</strong> una struttura <strong>di</strong> tipo A-<br />
B-A-B, dove alle due sezioni musicali che si alternano corrispondono altrettante situazioni sceniche. Tale equilibrio,<br />
raggiunto così faticosamente, non tarderà però a spezzarsi <strong>di</strong> nuovo, non appena Bartolo capterà le parole<br />
degli innamorati.<br />
XXVI «che a te mi stringerà».