Barbiere di Siviglia - Teatro La Fenice
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56 Ah di tanta cortesia obbligati in verità. (Oh che incontro fortunato! È un signor di qualità.) CONTE Basta basta, non parlate… ma non serve, non gridate… maledetti, andate via… ah canaglia, via di qua. Tutto quanto il vicinato, questo chiasso sveglierà. FIORELLO Zitti, zitti… che rumore!… Ma che onore? Che favore!… Maledetti, andate via, ah canaglia, via di qua. Ve’ che chiasso indiavolato, ah che rabbia che mi fa. (I suonatori partono) CONTE Gente indiscreta!… IV Ah quasi con quel chiasso importuno tutto quanto il quartier han risvegliato. Alfin sono partiti!… IV (Guardando verso la ringhiera) Alfin sono partiti!…E non si vede! GIOACHINO ROSSINI È inutile sperar. (Passeggia riflettendo) È inutile sperar. (Eppur qui voglio aspettar di vederla. Ogni mattina ella su quel balcone a prender fresco viene in sull’aurora. Proviamo.) Olà, tu ancora ritirati, Fiorel. FIORELLO ritirati, Fiorel.Vado. Là in fondo attenderò suoi ordini. (Si ritira) CONTE attenderò suoi ordini.Con lei se parlar mi rïesce non voglio testimoni. Che a quest’ora io tutti i giorni qui vengo per lei deve essersi avveduta. Oh vedi, Amore a un uomo del mio rango come l’ha fatta bella!… eppure!… eppure!… Oh deve esser mia sposa!… (Si sente da lontano venire Figaro cantando) Chi è mai quest’importuno?… Lasciamolo passar; sotto quegli archi non veduto vedrò quanto bisogna; già l’alba è appena, e Amor non si vergogna. (Si nasconde sotto il portico) segue nota 2d strumentale sbarazzino caratterizzato dalle appoggiature accentate, davvero lontano dalle elaborate raffinatezze precedenti: ESEMPIO 6 (26 49 ) A ciò segue un crescendo (bissato come da prassi), nel quale sembra quasi che il Conte e Fiorello cerchino disperatamente di fermare il meccanismo musicale che il coro con le sue incalzanti terzine di crome ha innescato: non vi riescono, anzi, vengono pure loro coinvolti. Il tutto culmina in un passo da suonarsi a tutta forza che sancisce definitivamente la vanità dei tentativi messi in opera dal Conte e dal suo servo; solo nell’ultima decina di battute infatti, con l’allontanarsi dei rumorosi suonatori, la musica ritrova la via del piano e del pianissimo. Non sarà questa l’unica volta in quest’opera dove a una forma musicale codificata dalla prassi (il crescendo) corrisponde una situazione scenica (lo strepito crescente dei suonatori) che le calza a pennello: musica e dramma trovano qui procedimenti analoghi che si amplificano e si svelano a vicenda. IV «FIORELLO / Ah quasi […] Alfin sono partiti!… / CONTE /».
IL BARBIERE DI SIVIGLIA – ATTO PRIMO SCENA II a FIGARO con chitarra appesa al collo, e detto FIGARO La ran la lera 3 la ran la là. Largo al factotum della città. Presto a bottega, che l’alba è già. La ran la lera la ran la là. Ah che bel vivere, che bel piacere per un barbiere di qualità! Ah bravo Figaro, bravo bravissimo, fortunatissimo per verità! La ran la lera la ran la là. Pronto a far tutto la notte e il giorno, sempre d’intorno in giro sta. Miglior cuccagna per un barbiere, vita più nobile no, non si dà. Rasori e pettini, lancette e forbici, 3 n. 2. Cavatina Figaro. Allegro vivace – , Do. La pace dell’alba subisce un ulteriore e definitivo colpo con l’uscita in scena di Figaro, impegnato da quell’autentico torrente in piena di musica e parole che è la sua celeberrima cavatina. Si tratta forse di un brano la cui fama ha valicato i confini dell’opera invadendo altri territori: se da una parte frammenti di testo («Figaro qua, Figaro là», «Uno alla volta, per carità», eccetera) sono diventati luoghi comuni dell’espressione verbale sfruttati come è ovvio anche nel campo cinematografico e pubblicitario, dall’altra la musica è diventata un patrimonio così trasversale da trasformarsi anche una sorta di cover per il genere leggero, sfruttata da gruppi come il Quartetto Cetra sino a Elio e le Storie Tese. Rossini riesce a creare tale dirompente flusso musicale ricorrendo a un’abilissima combinazione di alcuni incisi melodici, esposti nell’introduzione orchestrale, tutti basati sulle terzine di crome, che sembrano quasi venir generati l’uno dall’altro: ESEMPIO 7 (n. 2 – 16 31, A; 31, B; 31 20 , C) L’indaffaratissimo barbiere si inserisce in tutto ciò dapprima in lontananza poi, giunto sul palco, con un esordio spettacolare, portato già nelle prime battute ad avvicinarsi al limite acuto della propria estensione. Il lungo testo viene sciorinato con una linea vocale sillabica sempre basata sulle crome terzinate, interrotta per un momento, verso la metà, da un’efficace e ben calibrata pausa musicale e teatrale, dove l’incedere ritmico si fa un po’ più libero e meno stringente (la strofa «V’è la risorsa poi del mestiere», che si trova solo in partitura). È un breve respiro, che evidenzia ancora di più il rinnovato incalzare della musica che, da quando Figaro evoca la folla che lo cerca, diventa, in virtù dell’inciso B (es. 7: un altro di quei temi costruiti in modo che la risoluzione ritmica sia sempre all’inizio del frammento successivo), sempre più inarrestabile: è come se il compositore lanciasse la sua macchina musicale a velocità folle e incontrollabile. È una conclusione che riesce, nonostante il ritmo tenuto altissimo sin dall’inizio, a imprimere un’accelerazione ulteriore. Dopo la serenata (e tutto ciò che ne è seguito) e questa entrata di Figaro, i poveri abitanti di Siviglia non possono più dormire, e solo la bella Rosina sembra al momento non reagire minimamente a tutto ciò. 57
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IL BARBIERE DI SIVIGLIA – ATTO PRIMO<br />
SCENA II a<br />
FIGARO con chitarra appesa al collo, e detto<br />
FIGARO<br />
<strong>La</strong> ran la lera 3<br />
la ran la là.<br />
<strong>La</strong>rgo al factotum<br />
della città.<br />
Presto a bottega,<br />
che l’alba è già.<br />
<strong>La</strong> ran la lera<br />
la ran la là.<br />
Ah che bel vivere,<br />
che bel piacere<br />
per un barbiere<br />
<strong>di</strong> qualità!<br />
Ah bravo Figaro,<br />
bravo bravissimo,<br />
fortunatissimo<br />
per verità!<br />
<strong>La</strong> ran la lera<br />
la ran la là.<br />
Pronto a far tutto<br />
la notte e il giorno,<br />
sempre d’intorno<br />
in giro sta.<br />
Miglior cuccagna<br />
per un barbiere,<br />
vita più nobile<br />
no, non si dà.<br />
Rasori e pettini,<br />
lancette e forbici,<br />
3 n. 2. Cavatina Figaro. Allegro vivace – , Do.<br />
<strong>La</strong> pace dell’alba subisce un ulteriore e definitivo colpo con l’uscita in scena <strong>di</strong> Figaro, impegnato da quell’autentico<br />
torrente in piena <strong>di</strong> musica e parole che è la sua celeberrima cavatina. Si tratta forse <strong>di</strong> un brano la cui fama<br />
ha valicato i confini dell’opera invadendo altri territori: se da una parte frammenti <strong>di</strong> testo («Figaro qua, Figaro<br />
là», «Uno alla volta, per carità», eccetera) sono <strong>di</strong>ventati luoghi comuni dell’espressione verbale sfruttati come è<br />
ovvio anche nel campo cinematografico e pubblicitario, dall’altra la musica è <strong>di</strong>ventata un patrimonio così trasversale<br />
da trasformarsi anche una sorta <strong>di</strong> cover per il genere leggero, sfruttata da gruppi come il Quartetto Cetra<br />
sino a Elio e le Storie Tese. Rossini riesce a creare tale <strong>di</strong>rompente flusso musicale ricorrendo a un’abilissima<br />
combinazione <strong>di</strong> alcuni incisi melo<strong>di</strong>ci, esposti nell’introduzione orchestrale, tutti basati sulle terzine <strong>di</strong> crome, che<br />
sembrano quasi venir generati l’uno dall’altro:<br />
ESEMPIO 7 (n. 2 – 16 31, A; 31, B; 31 20 , C)<br />
L’indaffaratissimo barbiere si inserisce in tutto ciò dapprima in lontananza poi, giunto sul palco, con un esor<strong>di</strong>o<br />
spettacolare, portato già nelle prime battute ad avvicinarsi al limite acuto della propria estensione. Il lungo testo<br />
viene sciorinato con una linea vocale sillabica sempre basata sulle crome terzinate, interrotta per un momento, verso<br />
la metà, da un’efficace e ben calibrata pausa musicale e teatrale, dove l’incedere ritmico si fa un po’ più libero<br />
e meno stringente (la strofa «V’è la risorsa poi del mestiere», che si trova solo in partitura). È un breve respiro,<br />
che evidenzia ancora <strong>di</strong> più il rinnovato incalzare della musica che, da quando Figaro evoca la folla che lo cerca,<br />
<strong>di</strong>venta, in virtù dell’inciso B (es. 7: un altro <strong>di</strong> quei temi costruiti in modo che la risoluzione ritmica sia sempre<br />
all’inizio del frammento successivo), sempre più inarrestabile: è come se il compositore lanciasse la sua macchina<br />
musicale a velocità folle e incontrollabile. È una conclusione che riesce, nonostante il ritmo tenuto altissimo sin<br />
dall’inizio, a imprimere un’accelerazione ulteriore. Dopo la serenata (e tutto ciò che ne è seguito) e questa entrata<br />
<strong>di</strong> Figaro, i poveri abitanti <strong>di</strong> <strong>Siviglia</strong> non possono più dormire, e solo la bella Rosina sembra al momento non<br />
reagire minimamente a tutto ciò.<br />
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