Barbiere di Siviglia - Teatro La Fenice

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15.06.2013 Views

50 rompere la regolare struttura delle quartine del testo poetico), o addirittura la totale omissione del breve monologo di Fiorello nell’atto primo dopo il duetto tra il Conte e Figaro. In quest’edizione si è deciso di integrare nel testo tali versi tra parentesi quadra, come pure si è proceduto al completamento di alcune didascalie poste subito dopo l’indicazione di scena che nell’originale risultano palesemente incomplete o del tutto assenti. Vi è però anche un buon numero di casi nei quali il testo musicato si scosta in maniera piuttosto netta da quello stampato: non si tratta delle divergenze consuete che si riscontrano sovente nella letteratura operistica, ma di punti nei quali la partitura offre una vera e propria versione alternativa, dotata tra l’altro di coerenza metrica e dignità poetica. Si va dai versi di recitativo risistemati, alle quartine sostituite (accade ad esempio nella cavatina di Figaro), sino al punto forse più evidente, nel finale primo poco prima del «Largo concertato», dove ben quattordici versi del libretto stampato vengono sostituiti in toto da dieci versi dal significato simile ma dalla struttura metrica in parte diversa. La scelta di quest’edizione è di presentare nel corpo principale la versione del libretto a stampa (parole e versi non intonati sono resi in corsivo nel testo), e di segnalare mediante un apparato di note con numeri romani i punti nei quali la partitura si differenzia in maniera significativa, tralasciando dunque varianti meramente grafiche o di importanza trascurabile. Alle note in numeri arabi è demandata, come di consueto, la funzione di rimando alla guida all’ascolto. 3 ATTO PRIMO Scena prima p. 51 Scena Vª p. 65 ATTO SECONDO p. 81 APPPENDICI: L’orchestra p. 101 Le voci p. 103 STEFANO PIANA 3 Per l’analisi si fa riferimento a GIOACHINO ROSSINI, Il barbiere di Siviglia, edizione critica a cura di Alberto Zedda, Milano, Ricordi, © 1969 (PR 1044); i luoghi degli esempi vengono individuati mediante l’indicazione del numero musicale, seguiti dalla cifra di richiamo e il numero di battute (in esponente) che la precedono (a sinistra) o la seguono (a destra); le tonalità minori sono contraddistinte dall’iniziale minuscola (maiuscola per le maggiori). Nella descrizione dei brani si farà talora uso di termini che si riferiscono alla cosiddetta «solita forma», che prevede la suddivisione di un duetto o di un concertato in un «tempo d’attacco», tonalmente aperto, dove l’azione scenica procede per arrivare a un culmine che innescherà la successiva sezione, il «cantabile» o «largo concertato», tonalmente chiuso e in tempo lento o moderato, dove i personaggi meditano sull’accaduto. Il successivo «tempo di mezzo» farà procedere ulteriormente l’azione e condurrà alla «stretta», tonalmente chiusa, dove i personaggi traggono ciascuno le proprie conclusioni.

Almaviva, o sia L’inutile precauzione [IL BARBIERE DI SIVIGLIA] Commedia del signor Beaumarchais di nuovo interamente versificata, e ridotta all’uso dell’odierno teatro musicale italiano da Cesare Sterbini romano. Da rappresentarsi nel nobile Teatro di Torre Argentina nel carnevale dell’anno 1816 con musica del maestro Gioachino Rossini. PERSONAGGI IL CONTE D’ALMAVIVA Tenore BARTOLO, dottore in medicina, tutore di Rosina Basso ROSINA, ricca pupilla in casa di Bartolo Contralto FIGARO, barbiere Basso BASILIO, maestro di musica di Rosina, ipocrita Basso BERTA, vecchia governante in casa di Bartolo Soprano FIORELLO, servitore di Almaviva Basso AMBROGIO, servitore di Bartolo Basso UN UFFICIALE Basso UN ALCADE, O MAGISTRATO Basso Un notaro. Alguazils, o siano agenti di polizia. Soldati. Suonatori di istrumenti. La scena si rappresenta in Siviglia.

50<br />

rompere la regolare struttura delle quartine del testo poetico), o ad<strong>di</strong>rittura la totale<br />

omissione del breve monologo <strong>di</strong> Fiorello nell’atto primo dopo il duetto tra il Conte e<br />

Figaro. In quest’e<strong>di</strong>zione si è deciso <strong>di</strong> integrare nel testo tali versi tra parentesi quadra,<br />

come pure si è proceduto al completamento <strong>di</strong> alcune <strong>di</strong>dascalie poste subito dopo l’in<strong>di</strong>cazione<br />

<strong>di</strong> scena che nell’originale risultano palesemente incomplete o del tutto assenti.<br />

Vi è però anche un buon numero <strong>di</strong> casi nei quali il testo musicato si scosta in<br />

maniera piuttosto netta da quello stampato: non si tratta delle <strong>di</strong>vergenze consuete che<br />

si riscontrano sovente nella letteratura operistica, ma <strong>di</strong> punti nei quali la partitura offre<br />

una vera e propria versione alternativa, dotata tra l’altro <strong>di</strong> coerenza metrica e <strong>di</strong>gnità<br />

poetica. Si va dai versi <strong>di</strong> recitativo risistemati, alle quartine sostituite (accade ad<br />

esempio nella cavatina <strong>di</strong> Figaro), sino al punto forse più evidente, nel finale primo poco<br />

prima del «<strong>La</strong>rgo concertato», dove ben quattor<strong>di</strong>ci versi del libretto stampato vengono<br />

sostituiti in toto da <strong>di</strong>eci versi dal significato simile ma dalla struttura metrica in<br />

parte <strong>di</strong>versa. <strong>La</strong> scelta <strong>di</strong> quest’e<strong>di</strong>zione è <strong>di</strong> presentare nel corpo principale la versione<br />

del libretto a stampa (parole e versi non intonati sono resi in corsivo nel testo), e <strong>di</strong><br />

segnalare me<strong>di</strong>ante un apparato <strong>di</strong> note con numeri romani i punti nei quali la partitura<br />

si <strong>di</strong>fferenzia in maniera significativa, tralasciando dunque varianti meramente<br />

grafiche o <strong>di</strong> importanza trascurabile.<br />

Alle note in numeri arabi è demandata, come <strong>di</strong> consueto, la funzione <strong>di</strong> rimando<br />

alla guida all’ascolto. 3<br />

ATTO PRIMO Scena prima p. 51<br />

Scena Vª p. 65<br />

ATTO SECONDO p. 81<br />

APPPENDICI: L’orchestra p. 101<br />

Le voci p. 103<br />

STEFANO PIANA<br />

3 Per l’analisi si fa riferimento a GIOACHINO ROSSINI, Il barbiere <strong>di</strong> <strong>Siviglia</strong>, e<strong>di</strong>zione critica a cura <strong>di</strong> Alberto<br />

Zedda, Milano, Ricor<strong>di</strong>, © 1969 (PR 1044); i luoghi degli esempi vengono in<strong>di</strong>viduati me<strong>di</strong>ante l’in<strong>di</strong>cazione del<br />

numero musicale, seguiti dalla cifra <strong>di</strong> richiamo e il numero <strong>di</strong> battute (in esponente) che la precedono (a sinistra)<br />

o la seguono (a destra); le tonalità minori sono contrad<strong>di</strong>stinte dall’iniziale minuscola (maiuscola per le maggiori).<br />

Nella descrizione dei brani si farà talora uso <strong>di</strong> termini che si riferiscono alla cosiddetta «solita forma», che<br />

prevede la sud<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> un duetto o <strong>di</strong> un concertato in un «tempo d’attacco», tonalmente aperto, dove l’azione<br />

scenica procede per arrivare a un culmine che innescherà la successiva sezione, il «cantabile» o «largo concertato»,<br />

tonalmente chiuso e in tempo lento o moderato, dove i personaggi me<strong>di</strong>tano sull’accaduto. Il successivo<br />

«tempo <strong>di</strong> mezzo» farà procedere ulteriormente l’azione e condurrà alla «stretta», tonalmente chiusa, dove i personaggi<br />

traggono ciascuno le proprie conclusioni.

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