Barbiere di Siviglia - Teatro La Fenice
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SERENA FACCI<br />
Una tra<strong>di</strong>zione mai documentata vuole che questa parte <strong>di</strong> chitarra fosse opera dallo<br />
stesso primo interprete del Conte, il tenore Manuel García. Compositore anch’egli,<br />
<strong>di</strong> opere, operette, ma anche pezzi brevi, era solito accompagnarsi con questo strumento.<br />
Aveva una certa conoscenza della musica popolare andalusa e compose <strong>di</strong>verse<br />
segui<strong>di</strong>llas prendendo spunto dall’omonimo genere cantato <strong>di</strong> derivazione tzigana accompagnato<br />
appunto dalla chitarra. A Parigi, dove soggiornò a lungo, prese parte a circoli<br />
culturali in cui si ragionava sull’unità tra cultura d’arte e popolare (in particolare<br />
fu amico <strong>di</strong> George Sand). 34 Dovette sentirsi dunque a suo agio nella parte del cantore<br />
<strong>di</strong> strada, gestendo una libertà esecutiva (che dall’accompagnamento dovette sicuramente<br />
estendersi anche alla parte <strong>di</strong> canto) concessagli da Rossini.<br />
<strong>La</strong> scelta <strong>di</strong> Rossini <strong>di</strong> non scrivere l’accompagnamento della serenata si può leggere<br />
in <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong>. Da una parte si può guardare in<strong>di</strong>etro, all’opera buffa napoletana,<br />
e alla convenzione, a cui si è già fatto cenno, <strong>di</strong> affidare a personaggi popolari l’esecuzione<br />
in scena <strong>di</strong> musiche e canti con strumenti (come la chitarra) dei quali non era<br />
scritta integralmente la parte. Dall’altra c’è la nascente tra<strong>di</strong>zione della canzone napoletana<br />
otto-novecentesca, che nelle performance minimali (senza pianoforte e senza orchestrina)<br />
è accompagnata dalla chitarra con semplici arpeggi. Paisiello e Mozart avevano<br />
fatto delle loro serenate piccoli gioielli, buoni ancora per le raffinate orecchie<br />
aristocratiche dei committenti. Rossini tratta la serenata crudamente per quello che è:<br />
«una canzonetta, così alla buona», proprio come la definisce Figaro.<br />
<strong>La</strong> <strong>di</strong>stanza dal non-modello <strong>di</strong> Paisiello è intensa anche nella qualità della melo<strong>di</strong>a.<br />
L’aria paiselliana è stabilmente nella tonalità d’impianto, con una successione armonica<br />
che non si allontana troppo dai gra<strong>di</strong> fondamentali (I, IV, V, con qualche passaggio<br />
a ii e iii). Un’unica breve modulazione alla dominante Fa maggiore è sulla cadenza interme<strong>di</strong>a<br />
della seconda e terza strofa, ma viene subito smentita dall’interlu<strong>di</strong>o strumentale<br />
che riprende la tonalità d’impianto (Si bemolle maggiore). <strong>La</strong> linea melo<strong>di</strong>ca <strong>di</strong><br />
venti battute <strong>di</strong>vise in do<strong>di</strong>ci più otto da un interlu<strong>di</strong>o strumentale è però interamente<br />
costituita da chiari incisi <strong>di</strong> due battute l’uno. Se un affetto si volesse evocare in questo<br />
brano non potrebbe essere che la serenità.<br />
<strong>La</strong> canzone <strong>di</strong> Rossini, già a battuta 5 presenta un cromatismo (un Re ) che lascia incerti<br />
sulla qualità della cadenza (modulazione alla dominante o cadenza sospesa?). Seguono<br />
i passaggi modulanti nella parte interme<strong>di</strong>a che accompagnano l’eccitata salita<br />
verso il Mi coronato, acme del brano. Quin<strong>di</strong> c’è l’accorato ritornello con il secondo<br />
grado abbassato (Si ), e ben due melismi <strong>di</strong>scendenti prima della ‘serena’ conclusione in<br />
Do Maggiore. C’è tutto il pathos dell’ossessione amorosa, pur se placato in qualche modo,<br />
dalla ripetizione strofica, unica reminiscenza <strong>di</strong> un cantare conta<strong>di</strong>no che proprio<br />
nella rigi<strong>di</strong>tà formale della ripetizione trova una sorta <strong>di</strong> anestetizzato straniamento.<br />
34 Su Manuel Garcia e sul suo ruolo nel <strong>Barbiere</strong> <strong>di</strong> <strong>Siviglia</strong> si veda JAMES RADOMSKI, Manuel Garcia (1775-<br />
1832). Chronicle of the Life of a bel canto Tenor at the dawn of Romanticism, Oxford-New York, Oxford University<br />
Press, 2000; SAVERIO LAMACCHIA, Il vero Figaro e il falso Lindoro: riesame del «<strong>Barbiere</strong>» <strong>di</strong> Rossini, PhD,<br />
Università degli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Bologna, a.a. 2003-2004, cap. II.