Barbiere di Siviglia - Teatro La Fenice
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LE COMPTE<br />
Tous les matins, ici, d’une voix tendre,<br />
je chanterai mon amour sans espoir;<br />
je bornerai mes plaisirs à vous voir;<br />
et puissiez-vous en trouver à m’entendre!<br />
FIGARO<br />
Oh ! ma foi, pour celui-ci !…<br />
(Il s’approche et baise le bas de l’habit de son maître) 26<br />
SERENA FACCI<br />
Paisiello è anche in questo caso abbastanza aderente al modello teatrale. Il Conte si<br />
domanda «Ma come mai cantar» e Figaro gli porge la chitarra <strong>di</strong>cendo «Come lei puole,<br />
tutto ciò che <strong>di</strong>rà sarà eccellente». È stato tagliato il riferimento al «from from<br />
from» inesperto sulla chitarra, che sarebbe sicuramente stato in contrasto con il raffinato<br />
accompagnamento per archi e mandolino scritto dal compositore napoletano.<br />
Il barbiere <strong>di</strong> <strong>Siviglia</strong> <strong>di</strong> Paisiello fu concepito, composto ed eseguito la prima volta<br />
a San Pietroburgo nel 1782. Lo stimolo era venuto dalla rappresentazione della comme<strong>di</strong>a<br />
<strong>di</strong> Beaumarchais nella città russa avvenuta nel 1781 e nel febbraio del 1782. Può<br />
non essere in<strong>di</strong>fferente il fatto che un mandolinista genovese, Zaneboni, al termine <strong>di</strong><br />
una <strong>di</strong> queste rappresentazioni eseguisse in un concerto alcune sue composizioni per<br />
mandolino. Anche se non ci sono testimonianze del fatto che Zaneboni suonasse durante<br />
la comme<strong>di</strong>a, e nemmeno che sia stato il primo esecutore della complessa parte<br />
<strong>di</strong> mandolino scritta da Paisiello per la serenata, è lecito supporre che si sia esibito in<br />
sala, seguendo una prassi comune all’epoca, anche perché lo strumento godeva <strong>di</strong> una<br />
certa popolarità nella città russa. 27<br />
Il mandolino genovese <strong>di</strong> Zaneboni, a sei corde, era <strong>di</strong>verso da quello napoletano,<br />
che viene comunemente usato per eseguire la serenata <strong>di</strong> Paisiello e con il quale il compositore<br />
<strong>di</strong> area partenopea aveva sicuramente maggior <strong>di</strong>mestichezza; esso era uno degli<br />
strumenti musicali estranei all’orchestra e <strong>di</strong> uso popolare che i compositori della<br />
scuola napoletana erano usi inserire nelle loro opere. Paisiello era interno a questa prassi.<br />
Un mandolino in abbinamento con il colascione compare in L’Osteria <strong>di</strong> Marechiaro;<br />
e in Nina ossia <strong>La</strong> pazza per amore una zampogna accompagna in scena il canto <strong>di</strong><br />
un pastore.<br />
Nel <strong>Barbiere</strong> si crea una situazione apparentemente paradossale in quanto la sonorità<br />
del mandolino concertante sostituisce quella della chitarra ridotta a mero oggetto<br />
scenico e convenzionalmente riprodotta nell’accompagnamento degli archi. Solo nel libretto<br />
della ripresa lon<strong>di</strong>nese del 1807, si fa riferimento a una mandola che spunta fra<br />
le mani <strong>di</strong> Figaro, invece della chitarra, e viene da questi offerta al Conte all’atto della<br />
26 BEAUMARCHAIS, Le Barbier de Séville, I.5.<br />
27 Informazioni su Zaneboni e sul mandolino genovese sono in JAMES TYLER-PAUL SPARKS, The Early Mandolin,<br />
Oxford, Clarendon Press, 1989. Si veda inoltre l’introduzione a PAISIELLO, Il barbiere <strong>di</strong> <strong>Siviglia</strong>, e<strong>di</strong>zione<br />
critica cit.