Barbiere di Siviglia - Teatro La Fenice
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«UNA CANZONETTA, COSÌ ALLA BUONA»<br />
se bisogno, ivi compresi coloro che, come il Conte d’Almaviva, volevano far bella figura<br />
con una ragazza o con la famiglia <strong>di</strong> lei de<strong>di</strong>candole una ‘ricca’ serenata.<br />
Nella seconda parte dell’aria (cabaletta), la serenata sembrerebbe interrompersi o<br />
comunque prendere una nuova piega. L’innamorato non si rivolge più a Rosina, ma in<br />
un entusiasta soliloquio manifesta la sua agitazione nell’impazienza <strong>di</strong> scorgere la sua<br />
bella. Tale stato emotivo, perfettamente immaginabile nel contesto dei canti sotto il balcone,<br />
viene qui a giustificare una nuova convenzione: quella <strong>di</strong> avere nelle arie bipartite<br />
una seconda parte più animata e virtuosistica. Anche l’accompagnamento si ispessisce<br />
con l’entrata dei fiati. Se popolareggiante è la situazione non lo è la musica che<br />
tra<strong>di</strong>sce, dunque, il camuffamento del Conte nel povero Lindoro.<br />
<strong>La</strong> buffa scena che segue la cavatina è anch’essa funzionale all’efficacia musicale <strong>di</strong><br />
questa introduzione. Convinto <strong>di</strong> aver visto Rosina, il Conte viene smentito da Fiorello,<br />
figurando da povero illuso, e imme<strong>di</strong>atamente dopo si trova coinvolto in una chiassosa<br />
<strong>di</strong>scussione con i musici che chiedono denaro e, avutolo, si producono in eccessivi<br />
gesti <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne e lode. Il risultato è un pieno sonoro <strong>di</strong> grande sapienza teatrale,<br />
alla fine <strong>di</strong> un crescendo che percorre tutta la scena. Esso però non è del tutto ingiustificato<br />
dalla situazione, che ritrae in un bozzetto tutto sommato plausibile, un modello<br />
stereotipato, come è appunto la serenata sotto la finestra.<br />
<strong>La</strong> serenata, da canto <strong>di</strong> strada a «topos» teatrale<br />
Non si può comprendere appieno il senso <strong>di</strong> un genere come la serenata sotto la finestra,<br />
9 se non si considera quale doveva essere l’ambiente sonoro dei centri urbani (Parigi,<br />
<strong>Siviglia</strong>, Napoli o Roma), in epoca pre-industriale e pre-registrazione sonora,<br />
quando cioè la voce umana poteva essere protagonista del sound ambientale e, inoltre,<br />
l’unico modo per ascoltare la musica era eseguirla. Il canto, il mezzo più economico <strong>di</strong><br />
fare musica, era pervasivo, presente sia nelle occasioni <strong>di</strong> lavoro, sia in quelle ricreative.<br />
Di giorno come <strong>di</strong> notte. 10<br />
<strong>La</strong> serenata sotto la finestra, che sarebbe <strong>di</strong>fficile definire utilizzando criteri formali<br />
sia poetici, sia musicali, è riconoscibile soprattutto per alcune caratteristiche nel contenuto<br />
delle liriche (l’in<strong>di</strong>rizzamento verso una persona a cui ci si rivolge <strong>di</strong>rettamente, la<br />
9 Uso questa locuzione per in<strong>di</strong>viduare precisamente il genere <strong>di</strong> cui si vuole qui parlare. Il termine serenata<br />
infatti, sia in ambito popolare, sia colto è polisemantico. È usato (insieme al parallelo mattinata) per in<strong>di</strong>care in<br />
Italia e altri paesi del Me<strong>di</strong>terraneo (Spagna, Grecia), alcuni canti <strong>di</strong> nozze <strong>di</strong> elogio allo sposo o alla sposa. In<br />
Abruzzo, la serenata del <strong>di</strong>stacco, accompagnava (e talvolta accompagna ancora) il corteo nuziale. Serenate possono<br />
essere definite i canti <strong>di</strong> questua <strong>di</strong> elogio per i padroni <strong>di</strong> casa. In ambito colto, nel periodo barocco, la Serenata<br />
era un genere rappresentativo minore, usato a scopi celebrativi, spesso nei matrimoni, mentre nel Settecento<br />
una forma strumentale, più leggera della sinfonia, evocativa <strong>di</strong> uno stile rasserenante e notturno. In generale si<br />
può <strong>di</strong>re che ciò che serpeggia nei <strong>di</strong>fferenti tipi <strong>di</strong> serenata è da una parte la benevolenza verso un destinatario (<strong>di</strong><br />
cui l’amore è una delle forme), e in tal caso si privilegerebbe l’etimologia dal latino serenus, dall’altra un’ambientazione<br />
serale. In alcuni <strong>di</strong>aletti «la serena» (sostantivo) in<strong>di</strong>ca la notte stellata, che <strong>di</strong> per sé <strong>di</strong>spone al buon umore<br />
e alla benevolenza. È questa una sorta <strong>di</strong> sintesi tra i due possibili significati.<br />
10 Di notte, in campagna, anche alcune attività come l’assistenza agli animali, richiedevano la veglia. I bergamini<br />
(assistenti delle vacche) nelle cascine del cremonese cantavano per tenersi svegli.<br />
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