Barbiere di Siviglia - Teatro La Fenice
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SERENA FACCI<br />
rale. 3 Questo tuttavia non spiega perché Rossini abbia voluto risolvere proprio con l’allestimento<br />
<strong>di</strong> una serenata la questione dell’introduzione. Tanto più che la scelta appare<br />
ridondante, in quanto la comme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Beaumarchais prevedeva già un, ineliminabile,<br />
canto sotto il balcone. Michele Girar<strong>di</strong> ha fatto notare che la doppia serenata crea<br />
un «<strong>di</strong>sequilibrio», una molteplicità <strong>di</strong> piani ricettivi, rispetto per esempio alla linearità<br />
del libretto <strong>di</strong> Paisiello, che forse furono tra le cause dello spazientirsi del pubblico<br />
più conservatore alla prima rappresentazione romana dell’opera. 4<br />
Non si può non pensare che questo espe<strong>di</strong>ente scenico, che rende la cavatina del tenore<br />
non un monologo cantato, ma un canto vero e proprio con una funzione ben attestata<br />
e riconoscibile, si accordava con la personalità <strong>di</strong> Manuel García, primo interprete<br />
del Conte d’Almaviva, a sua volta compositore e interprete anche <strong>di</strong> arie da salotto<br />
che usava accompagnare alla chitarra. Ma queste qualità musicali del tenore <strong>di</strong> <strong>Siviglia</strong><br />
furono, come si vedrà, particolarmente valorizzate soprattutto nella seconda serenata.<br />
Forse, dunque, fu solo un lezioso uso-abuso <strong>di</strong> un genere popolaresco in voga, eppure,<br />
le due serenate ‘funzionano’.<br />
1. <strong>La</strong> serenata <strong>di</strong> apertura: la <strong>di</strong>chiarazione amorosa cantata sotto il balcone<br />
L’ingresso <strong>di</strong> musici per l’allestimento <strong>di</strong> una serenata, come scena d’apertura, non era<br />
un espe<strong>di</strong>ente nuovo nel teatro. Ci sembra significativo, in questa sede, ricordarne l’utilizzo<br />
in una delle tante versioni in musica del Don Giovanni: il balletto, su musiche <strong>di</strong><br />
Christoph W. Gluck con la coreografia <strong>di</strong> Gasparo Angiolini e libretto <strong>di</strong> Ranieri de’<br />
Calzabigi, andato in scena nel 1761. 5<br />
Per Rossini tale soluzione fu utile a risolvere <strong>di</strong>versi problemi. <strong>La</strong> scena iniziale del<br />
Barbier de Séville <strong>di</strong> Beaumarchais è tutt’altro che d’impatto. Il Conte è «solo, con gran<br />
mantello scuro e cappello abbassato sugli occhi» in una «via <strong>di</strong> <strong>Siviglia</strong>». Estraendo<br />
l’orologio si rammarica perché il giorno è «meno inoltrato» <strong>di</strong> quel che credesse. Aspettando<br />
che arrivi il momento in cui Rosina si affaccerà attraverso la gelosia, informa <strong>di</strong><br />
essere stanco della vita alla corte <strong>di</strong> Madrid e soprattutto <strong>di</strong> amori facili e dettati dall’interesse,<br />
mentre «è così bello essere amati per se stessi» 6 (<strong>di</strong> questi pensieri da aristocratico<br />
in crisi <strong>di</strong> identità sembra mancar traccia nell’opera <strong>di</strong> Rossini-Sterbini, e prima<br />
ancora in quella <strong>di</strong> Paisiello). 7 I personali ragionamenti del Conte sono interrotti<br />
3 Nell’Avvertimento al Pubblico, contenuto nel libretto a stampa, Sterbini e Rossini giustificano l’inserimento<br />
dei cori, che non erano nella versione <strong>di</strong> Paisiello, perché «voluti dal moderno uso».<br />
4 MICHELE GIRARDI, Un Figaro più attraente, DGG 435 763-2 (2 CD), © 1992, pp. 46-53.<br />
5 Cfr. NINO PIRROTTA, Don Giovanni in musica. Dall’Empio punito a Mozart, Venezia, Marsilio, 1991.<br />
6 PIERRE AUGUSTE CARON DE BEAUMARCHAIS, <strong>La</strong> trilogia <strong>di</strong> Figaro, a cura <strong>di</strong> Andrea Calzolari, Milano, Arnoldo<br />
Mondadori, 1981, p. 47.<br />
7 Il barbiere <strong>di</strong> <strong>Siviglia</strong> <strong>di</strong> Giovanni Paisiello, nel frontespizio della prima rappresentazione non portava l’in<strong>di</strong>cazione<br />
dell’autore del libretto, successivamente attribuito a Giuseppe Petrosellini, ma la sola in<strong>di</strong>cazione «Liberamente<br />
tradotto dal francese». L’ipotesi che sia stato lo stesso Paisiello a comporre il testo in italiano senza<br />
troppo <strong>di</strong>scostarsi dall’originale è anche in GIOVANNI PAISIELLO, Il barbiere <strong>di</strong> <strong>Siviglia</strong>, e<strong>di</strong>zione critica a cura <strong>di</strong><br />
Francesco Paolo Russo, <strong>La</strong>aber, <strong>La</strong>aber Verlag, 2001.