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Barbiere di Siviglia - Teatro La Fenice

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ROSSINI L’ECONOMO. UN ESEMPIO DI STRATEGIA ITERATIVA<br />

curamente con l’assenso <strong>di</strong> Rossini) il finale <strong>di</strong> Ciro in Babilonia nella sua Aspasia e<br />

Cleomene. 10 Senza contare i centoni, i riadattamenti, cambi <strong>di</strong> titolo, tutto per sod<strong>di</strong>sfare<br />

il moloc del sistema produttivo.<br />

A parte questi «stratagemmi ed equivoci» Rossini fu colui che valorosamente, accettando<br />

più o meno il sistema produttivo, riuscì, per parafrasare l’anonimo, a «fare<br />

una bella musica in quin<strong>di</strong>ci giorni». Non solo con il proprio maggior talento, ma anche<br />

perché, nella vita come nell’opera, l’economia era il suo maggior talento. <strong>La</strong> stessa<br />

tendenza all’economia che lo fece <strong>di</strong>ventare in età matura un agiato possidente terrorizzato<br />

dai rivolgimenti politici e dal costo della vita, lo portò a impiegare a proprio<br />

vantaggio le pastoie in cui era costretto.<br />

L’opera italiana stava infatti raggiungendo, tra 1800 e 1815, un punto <strong>di</strong> squilibrio.<br />

L’orchestrazione si ispessiva. Il recitativo si riduceva in estensione. Gli ensembles guadagnavano<br />

spazio rispetto alle arie: più strumenti, più personaggi per cui scrivere, più<br />

inchiostro da spandere e più tempo richiesto dalla scrittura.<br />

Tutte le maggiori innovazioni, o, per meglio <strong>di</strong>re, i maggiori ritocchi rossiniani nelle<br />

forme dell’opera italiana consistono in una accorta strategia iterativa volta a risparmiare<br />

le forze compositive e al contempo a potenziare il messaggio. Di quest’ultimo<br />

aspetto non ci occupiamo in questa sede 11 e ve<strong>di</strong>amo solo alcuni proce<strong>di</strong>menti tecnici<br />

che <strong>di</strong>ventano <strong>di</strong>stintivi del nuovo stile rossiniano nel corso degli anni:<br />

– la vecchia aria in due movimenti (Andante-Allegro) viene progressivamente sistematizzata:<br />

l’Allegro <strong>di</strong>venta a poco a poco quella che conosceremo come «cabaletta»,<br />

ossia un pezzo ripetuto due volte;<br />

– il peso maggiore dei pezzi d’assieme viene controbilanciato da alcuni fattori ‘economizzanti’.<br />

Innanzitutto il ricorso a una struttura che <strong>di</strong>venterà presto standard,<br />

e che dunque in qualche misura fornisce già la griglia (quadripartita) in cui inserire<br />

gli elementi motivici;<br />

– in questa griglia quadripartita (anche se «con alcuna licenza») accadrà spesso che<br />

due dei quattro o più movimenti che comporranno il nocciolo del numero musicale<br />

presentino lo stesso materiale tematico (accade soprattutto nell’opera seria a<br />

cominciare da Tancre<strong>di</strong>);<br />

– non solo: il primo movimento <strong>di</strong> duetti, ensemble e finali comincia con un «primo<br />

tempo» in cui i personaggi (negli assieme anche più <strong>di</strong> due) espongono la stessa<br />

melo<strong>di</strong>a, pur con parole <strong>di</strong>verse;<br />

– allo stesso tipo <strong>di</strong> economia corrisponde il proce<strong>di</strong>mento cosiddetto del «falso canone»,<br />

tipico dei tempi lenti (ma non solo): i personaggi espongono in successione<br />

– ma questa volta accavallandosi – lo stesso inciso, più o meno lungo;<br />

10 Cfr. DANIELE CARNINI, L’opera seria italiana prima <strong>di</strong> Rossini (1800-1813): il finale centrale, PhD, Università<br />

degli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Pavia, 2007, pp. 35-39.<br />

11 Ivi, pp. 170-174, per una <strong>di</strong>scussione del punto. Parte dell’argomentazione che segue si trova nel medesimo<br />

lavoro.<br />

17

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