Barbiere di Siviglia - Teatro La Fenice
Barbiere di Siviglia - Teatro La Fenice Barbiere di Siviglia - Teatro La Fenice
134 FRANCO ROSSI – DALL’ARCHIVIO STORICO DEL TEATRO LA FENICE Dopo il tradizionale periodo di lutto (quindici giorni), il teatro riapre proprio con Rossini: naturalmente la compressione degli spettacoli seguita alla chiusura involontaria venne vissuta con qualche sofferenza. Le recite dell’Otello con la Malibran vengono ridotte a tre, e alla Norma di Bellini vengono affiancate anche La Cenerentola di Rossini e Il barbiere di Siviglia. In quest’opera Maria Malibran calamita l’attenzione del pubblico, tuttavia «La gazzetta di Venezia» lamenta la sfortuna che aveva colpito l’impresa (non una lacrima per il defunto imperatore...): Come vi scrissi, questo Barbiere fu l’opera d’un istante e come tutte le cose d’un istante vi si vide dentro la fretta con la quale fu concepito. Sottosopra, chi ne toglie la Malibran e Donzelli, fu un povero Barbiere, un barbieretto [... ma ] la colpa non è d’altri che della fortuna, la quale volentieri contrasta le belle imprese, e così in quest’occasione anche quella della Fenice. Non rimase dunque che la sola Rosina, cara Rosina, che quando la gente si pensava ch’ella avesse già dato ad ogni sua ricchezza nel canto, ben in tal sera mostrò che le rimaneva in serbo ancora qualcosa! Bisognava udire que’ rapidi passaggi dalle più acute alle note più basse, nel primo tempo della cavatina, e la purezza e l’agilità di quella voce in quell’«Io son docile», per conoscere che cosa è magistero e perfezione di canto! Nell’aria dell’amorosa lezione alla quale aggiunse l’aria famosa del Tancredi, e tale fu la soavità ch’ella creò in quel concetto e coll’atto della voce, che la maestria aggiunta d’alcuni modi e accidenti, che parve cosa nuova, cosa bellissima, non più udita. Certo che così la sentiva nella sua ispirazione il Rossini! S’intende che a que’ due luoghi il teatro fu elevato si può dire a rumore e che ne chiese la replica. In nessuna sera ella cantò più poco quanto a parte, ma in nessuna forse meglio quanto a virtù. E quando parlo del canto intendo separarlo dall’azione; nella quale io sono di lei, a me parve in tal sera, e parve ancora a qualch’altro, a lei stessa inferiore. Certo quella Rosina è maliziata, furbetta, ma la Malibran la fece furbetta un po’ troppo: vi fu qualche scappatella. Quell’accostare il dito a lumini per riscontrare la macchia d’inchiostro, quel dare a Don Alonso una buona spinta dopo averlo a se tratto per cantargli la buona notte, quello scompigliare i fogli al povero tutore e a gettarglieli in terra, certo son cose che han fatto ridere; ma si potrebbe chiedere chi han fatto? E certo non si troverebbe che fosse la parte del pubblico più gentile. 8 E fu proprio a causa dei giorni caotici, che seguirono la scomparsa di Francesco I, che si creò una coda significativa alla conclusione della stagione. Le prime conseguenze che derivarono dall’inaspettata scomparsa dell’imperatore pesarono sulla parte più debole delle masse, in questo caso i secondi ballerini (quindi le parti di fatto destinate ai comprimari), che inoltrarono alla Presidenza, il 15 marzo, una supplica per tentare di porre almeno in parte riparo alle perdite economiche, sia pur involontarie, che si vennero a sopportare da ambo le parti. Sotto molto punti di vista, le lamentele avanzate nella supplica sono ampiamente motivate e del tutto comprensibili, dal momento che i ballerini vennero costretti a stare su piazza (situazione da ritenersi meno pesante, ovviamente, per le masse più o meno stabili) e a mantenersi spendendo del proprio e senza il vantaggio di trovarsi in totale libertà per lo stesso periodo. Questa situazione, che ovviamente era del tutto involontaria e che non a caso veniva regolata da un apposito articolo contrattuale, era destinata a pesare ben più sui comprimari, di quanto non avvenisse per le prime parti e contribuiva quindi a mettere in evidente difficoltà proprio la parte più debole tra le masse. Nonostante le motivazioni – qui del tutto comprensibili – l’amministrazione dell’ente non poté andare incontro alle esigenze degli artisti; proprio per questo motivo, la supplica venne respinta. La richiesta inoltrata alla Nobile Società, del resto, era stata rapidamente fatta propria anche da Natale Fabrici, che senza por tempo in mezzo aveva chiesto alla Nobile Presidenza la liquidazione relativa alle proprie spettanze. La risoluzione del contratto viene quindi rispettosamente ma anche pressantemente chiesta dallo stesso Fabrici, una prima volta il 15 marzo, 9 e una seconda 8 «Gazzetta di Venezia», 3 aprile 1835, recensione a firma di Filinto. 9 Lettera di Natale Fabrici alla Presidenza, 18 marzo 1835.
FIGARO «VOGA, VOGA, ARRANCA, ARRANCA»… volta a distanza di tre giorni, motivando l’urgenza con le comprensibili «esigenze degli artisti»; in questo frangente, suona per certi aspetti un poco minacciosa la frase «codesta Presidenza sa quali, e tanti sieno gl’esborsi, che deve fare l’Impresario in questo momento per saldare gl’Artisti che vanno a cessare sia onde preparare le Opere per la Malibran, e quindi non è giusto né conveniente che si ritardi all’Impresario il pagamento di quanto gli compete». 10 Non ci sono ovviamente giustificati motivi per resistere alle esigenze di Fabrici, e alle sue richieste, puntuale come sempre, risponde il teatro risolvendo definitivamente la questione e riconoscendo all’appaltatore il diritto alla cifra residua, pari alle due recite di fatto soppresse. Il trambusto seguito a questo notevole e sempre temuto disagio non ebbe a nuocere nei rapporti tra appaltatore e Teatro La Fenice (che continuarono serenamente anche nella successiva stagione di carnevale quaresima), ma il vantaggio previsto per le recite aggiuntive di Maria Malibran non fruttò a un teatro oramai distratto dagli ultimi eventi quei benefici effetti sul bilancio che aveva invece avuto la coda della precedente stagione 1833-1834. Ne trasse vantaggio il Teatro Emeronittio in San Giovanni Grisostomo, il cui impresario, Antonio Gallo, riuscì a strappare la grande artista alla sala maggiore, per una recita straordinaria della Sonnambula (8 aprile 1835): da allora prese il nome di Teatro Malibran. 11 Il barbiere di Siviglia al Teatro La Fenice Melodramma buffo in due atti di Cesare Sterbini, musica di Gioachino Rossini; ordine dei personaggi: 1. Il Conte d’Almaviva 2. Bartolo 3. Rosina 4. Figaro 5. Basilio 6. Fiorello 7. Ambrogio 8. Berta 9. Un Uffiziale. Nelle locandine e libretti il genere passa da melodramma a dramma buffo a opera buffa (o giocosa) a commedia; un asterisco dopo la data indica che l’opera fu divisa in tre atti; quando è noto, si riporta accanto al nome dell’interprete il brano intonato da Rosina come aria della lezione. 1825 – Recite straordinarie 3 agosto 1825 (2 recite); mancano altri dati. 1835 – Recite straordinarie 2 aprile 1835 (1 recita). 1. Domenico Donzelli 2. Carlo Cambiaggio 3. Maria García Malibran («Di tanti palpiti», dal Tancredi) 4. Guglielmo Balfe 5. Nicolò Fontana 6. Lorenzo Lombardi 8. Marietta Bramati – M° cemb., dir. delle musiche e del coro: Luigi Carcano. 10 Minuta della Presidenza a Natale Fabrici, 19 marzo 1835. 11 Cfr. MICHELE GIRARDI, Maria Malibran a Venezia nel 1835, in La sonnambula di Bellini, Venezia, Teatro Malibran, 1984, pp. 361-370 (1988 2 , pp. 89-98). 135
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FIGARO «VOGA, VOGA, ARRANCA, ARRANCA»…<br />
volta a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> tre giorni, motivando l’urgenza con le comprensibili «esigenze degli artisti»; in<br />
questo frangente, suona per certi aspetti un poco minacciosa la frase «codesta Presidenza sa quali,<br />
e tanti sieno gl’esborsi, che deve fare l’Impresario in questo momento per saldare gl’Artisti che<br />
vanno a cessare sia onde preparare le Opere per la Malibran, e quin<strong>di</strong> non è giusto né conveniente<br />
che si ritar<strong>di</strong> all’Impresario il pagamento <strong>di</strong> quanto gli compete». 10 Non ci sono ovviamente giustificati<br />
motivi per resistere alle esigenze <strong>di</strong> Fabrici, e alle sue richieste, puntuale come sempre, risponde<br />
il teatro risolvendo definitivamente la questione e riconoscendo all’appaltatore il <strong>di</strong>ritto alla<br />
cifra residua, pari alle due recite <strong>di</strong> fatto soppresse. Il trambusto seguito a questo notevole e<br />
sempre temuto <strong>di</strong>sagio non ebbe a nuocere nei rapporti tra appaltatore e <strong>Teatro</strong> <strong>La</strong> <strong>Fenice</strong> (che<br />
continuarono serenamente anche nella successiva stagione <strong>di</strong> carnevale quaresima), ma il vantaggio<br />
previsto per le recite aggiuntive <strong>di</strong> Maria Malibran non fruttò a un teatro oramai <strong>di</strong>stratto dagli<br />
ultimi eventi quei benefici effetti sul bilancio che aveva invece avuto la coda della precedente<br />
stagione 1833-1834. Ne trasse vantaggio il <strong>Teatro</strong> Emeronittio in San Giovanni Grisostomo, il cui<br />
impresario, Antonio Gallo, riuscì a strappare la grande artista alla sala maggiore, per una recita<br />
straor<strong>di</strong>naria della Sonnambula (8 aprile 1835): da allora prese il nome <strong>di</strong> <strong>Teatro</strong> Malibran. 11<br />
Il barbiere <strong>di</strong> <strong>Siviglia</strong> al <strong>Teatro</strong> <strong>La</strong> <strong>Fenice</strong><br />
Melodramma buffo in due atti <strong>di</strong> Cesare Sterbini, musica <strong>di</strong> Gioachino Rossini; or<strong>di</strong>ne dei personaggi:<br />
1. Il Conte d’Almaviva 2. Bartolo 3. Rosina 4. Figaro 5. Basilio 6. Fiorello 7. Ambrogio 8.<br />
Berta 9. Un Uffiziale. Nelle locan<strong>di</strong>ne e libretti il genere passa da melodramma a dramma buffo a<br />
opera buffa (o giocosa) a comme<strong>di</strong>a; un asterisco dopo la data in<strong>di</strong>ca che l’opera fu <strong>di</strong>visa in tre<br />
atti; quando è noto, si riporta accanto al nome dell’interprete il brano intonato da Rosina come<br />
aria della lezione.<br />
1825 – Recite straor<strong>di</strong>narie<br />
3 agosto 1825 (2 recite); mancano altri dati.<br />
1835 – Recite straor<strong>di</strong>narie<br />
2 aprile 1835 (1 recita).<br />
1. Domenico Donzelli 2. Carlo Cambiaggio 3. Maria García Malibran («Di tanti palpiti», dal<br />
Tancre<strong>di</strong>) 4. Guglielmo Balfe 5. Nicolò Fontana 6. Lorenzo Lombar<strong>di</strong> 8. Marietta Bramati – M°<br />
cemb., <strong>di</strong>r. delle musiche e del coro: Luigi Carcano.<br />
10 Minuta della Presidenza a Natale Fabrici, 19 marzo 1835.<br />
11 Cfr. MICHELE GIRARDI, Maria Malibran a Venezia nel 1835, in <strong>La</strong> sonnambula <strong>di</strong> Bellini, Venezia, <strong>Teatro</strong><br />
Malibran, 1984, pp. 361-370 (1988 2 , pp. 89-98).<br />
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