Barbiere di Siviglia - Teatro La Fenice

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15.06.2013 Views

132 FRANCO ROSSI – DALL’ARCHIVIO STORICO DEL TEATRO LA FENICE pensabile che un teatro importante come La Fenice si trovasse invischiato in una simile impellenza e, d’altra parte, lo stesso allestimento delle opere ne risentì: solo una novità per Venezia, la Camilla di Paër che, non a caso, fu provvista di libretto stampato. Per l’Elisabetta regina d’Inghilterra fu giocoforza ricorrere all’esemplare milanese del 1817, per Il matrimonio segreto venne utilizzato quello del 1794, per La Cenerentola e per Il barbiere di Siviglia si dovette ricorrere ai libretti del 1817, tutti stampati per il San Moisé. La stagione risultò dunque organizzata più che affrettatamente, vista quasi con fastidio dalla Nobile Società che si limitò, di fatto, ad ospitare una compagnia di giro e che, quindi, incise ben poco nella programmazione. Non è facile nutrire certezze circa lo stesso assetto della compagnia, che annovera Giovanni Rubini con la moglie Adelaide Comelli. Saranno necessari altri dieci anni perché la discutibile esperienza della stagione estiva venga dimenticata, e ce ne vorranno altri sette perché un altro capolavoro di mezzo carattere entri nella normale programmazione fenicea: siamo nel 1833 e L’elisir d’amore, con Fanny Tacchinardi Persiani e Giovanni Battista Milesi, ottiene uno schietto successo che non mancherà di indurre a un qualche ripensamento la Nobile Società. Solo pochi mesi dopo, infatti, il Rossini buffo torna in scena, questa volta con due lavori che in breve conquisteranno definitivamente il cuore del pubblico: La Cenerentola e Il barbiere di Siviglia. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a una situazione che deve essere chiarita. La struttura della stagione 1834-1835 viene definita per tempo dalla Nobile Società in accordo con l’appaltatore Natale Fabrici, 4 e prevede la recente Parisina di Donizetti (a diciotto mesi dal debutto) unita al ballo Oreste di Antonio Cortesi. La stagione doveva proseguire poi con Il crociato in Egitto di Meyerbeer, ripresa dell’edizione di dieci anni prima, per poi continuare con I Capuleti e i Montecchi unito a L’ultimo giorno di Missolungi, e con la prima assoluta di Carlo di Borgogna di Giovanni Pacini, per poi volgere alla conclusione con la ripresa dell’Otello rossiniano. Il successo arrise alla intera stagione in modo assai equilibrato: Parisina resse per otto sere consecutive, mentre Il crociato in Egitto giunse con facilità a nove repliche; grande favore arrise all’Oreste (ben ventiquattro recite), mentre I Capuleti e i Montecchi vantarono ben sedici riprese, grazie anche alla diva Giuditta Grisi, a sua volta a proprio agio anche nel difficile ruolo en travesti di Armando nel Crociato. A turbare una situazione per molti aspetti idilliaca è la morte dell’imperatore d’Austria Francesco I, comunicata con la massima ufficialità dal governatore Spaur il 14 marzo 1835; 5 un primo accenno ufficiale al precario stato di salute era stato dato fin dal 4 marzo, 6 sollecitando la chiusura del teatro dello stesso per un triduo di preghiere nei giorni 5-7 marzo; in realtà, già il 6 marzo si era diffusa la notizia della morte dell’Imperatore, che ebbe come conseguenza la chiusura della sala fino al giorno 23 incluso. L’organizzazione della stagione volgeva oramai al termine, dopo ben quarantotto recite (e la cavalchina) sulle cinquanta previste. A complicare la situazione diplomatica era intervenuto però l’annuncio di una breve ma importante appendice alla stagione, che negli intendimenti della Nobile Società si sarebbe dovuta concludere con alcune recite straordinarie dedicate alla celebre «Artista Malibran». Uno scritto del socio Costantino Mariuzzi lamenta il modo in cui la dirigenza del teatro aveva gestito la situazione, nonostante l’eccellenza dell’interprete, all’epoca idolatrata. 7 4 Tutti i documenti citati si trovano in Archivio Storico del teatro, Buste Spettacoli n. 4. 5 Dalla Presidenza dell’I. R. Governo, 14 marzo 1835. 6 Alla Presidenza del Teatro La Fenice, 4 e 6 marzo 1835. 7 Alla Presidenza della Fenice, 6 gennaio 1835.

FIGARO «VOGA, VOGA, ARRANCA, ARRANCA»… Il barbiere di Siviglia al Teatro La Fenice di Venezia, 1969; regia di Lamberto Puggelli, scene e costumi di Paolo Bregni. in scena; Ugo Benelli (Almaviva), Teresa Berganza (Rosina), Domenico Trimarchi (Figaro), Alfredo Mariotti (Bartolo). Archivio storico del Teatro La Fenice. 133

FIGARO «VOGA, VOGA, ARRANCA, ARRANCA»…<br />

Il barbiere <strong>di</strong> <strong>Siviglia</strong> al <strong>Teatro</strong> <strong>La</strong> <strong>Fenice</strong> <strong>di</strong> Venezia, 1969; regia <strong>di</strong> <strong>La</strong>mberto Puggelli, scene e costumi <strong>di</strong> Paolo<br />

Bregni. in scena; Ugo Benelli (Almaviva), Teresa Berganza (Rosina), Domenico Trimarchi (Figaro), Alfredo Mariotti<br />

(Bartolo). Archivio storico del <strong>Teatro</strong> <strong>La</strong> <strong>Fenice</strong>.<br />

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