Barbiere di Siviglia - Teatro La Fenice
Barbiere di Siviglia - Teatro La Fenice Barbiere di Siviglia - Teatro La Fenice
108 GIANNI RUFFIN García (Manuel del Pópulo Vicente; 1755-1832; ritratto nel costume di Otello) fu per Rossini il primo Almaviva e il primo Norfolk; fu inoltre il primo Almaviva a Londra e a Parigi, e il primo Lindoro a Londra. Partecipò alla prima rappresentazione di Medea (Egeo) di Mayr. Fu fecondo compositore (operette, opere, canzoni). Padre della Malibran, della Viardot, e di Manuel, anch’egli cantante (baritono) ma soprattutto celebre didatta e trattatista. Anonimo, ritratto di Luigi Zamboni. Milano, Museo Teatrale alla Scala. Oltre che come primo Figaro, Zamboni (1767-1837) è attestato nelle riprese dell’Inganno felice (Tarabotto; Bologna, 1812), dell’Italiana in Algeri (Mustafà; Firenze, 1814), della Pietra del paragone (Pacuvio; Verona, 1819). Partecipò alle prime rappresentazioni di Claudina in Torino (Giannotto) e Carlotta e Verter (Giorgio) di Coccia, di Ser Marcantonio (Tobia) di Pavesi. priccio degli interpreti: a volte pertinenti alla vicenda e di marchio rossiniano, altre volte semplicemente belle canzoni di baule, come «Yo soy contrabandera» della Malibran o le variazioni di bravura su La biondina in gondoleta cantate dalla Ronzi de Begnis. Testo celeberrimo, cantato decine di migliaia di volte su palcoscenici di ogni livello, il Barbiere ha subito manipolazioni musicali e stravolgimenti istrionici di ogni tipo, e solo negli ultimi decenni si è tornati ad un maggior rigore filologico.
Argomento-Argument - Synopsis - Handlung Argomento ATTO PRIMO In una piazza di Siviglia alcune persone si aggirano sotto le finestre di una casa: è quasi giorno e il Conte d’Almaviva vuole conquistare con una serenata il cuore di una fanciulla conosciuta a Madrid qualche tempo prima. Ma le pur eleganti parole non sortiscono alcun effetto e l’alba consiglia una prudente ritirata: soddisfatti della generosità del Conte i musicisti lo ringraziano rumorosamente prima di andarsene per lasciarlo in compagnia di Fiorello, suo fido servitore. Le speranze di vedere l’amata ancora non sono cessate, quando un allegro canticchiare annuncia l’arrivo di un estraneo. La prudenza di Almaviva, pronto nel nascondersi, è però eccessiva: l’importuno è Figaro, un barbiere amico di antica data trasferitosi già da qualche tempo a Siviglia. Messo al corrente delle intenzioni del Conte egli si dichiara disposto, come già in molte altre occasioni, ad aiutarlo; la fortuna vuole poi che la fanciulla sia ben conosciuta dal barbiere, che svolge in casa di Rosina le sue fin troppo eterogenee mansioni. La porta della casa si apre in quel momento per lasciarne uscire don Bartolo, anziano medico e tutore della ragazza, della quale ambisce la mano. La cura posta nel richiudere la porta e le poche parole bisbigliate fanno presagire al Conte la passione che anima il vecchio. Figaro ha già preso le redini dell’azione e pretende che l’innamorato canti ancora e comunichi così alla ragazza il suo nome ed il suo amore. Questa volta la serenata sortisce miglior effetto e Rosina, la fanciulla, accenna brevemente a una risposta. L’accordo tra il Conte e Figaro è presto raggiunto: al primo interessa l’amore, al secondo, venale, il danaro, ed è proprio grazie all’oro di Almaviva che le idee del barbiere si fanno più precise, geniali. Nel pomeriggio arriva un reggimento di soldati e, con un ordine di alloggio, il corteggiatore potrà entrare nella casa dell’amata e parlarle. Rosina si sta preparando per prendere contatto con lo sconosciuto ammiratore; ha già scritto un biglietto per lui e pensa al modo migliore per farglielo avere. In quel momento entra Figaro che, in poche parole, mette al corrente la fanciulla della passione che anima il suo amico, presentato come un suo cugino di nome Lindoro: è però interrotto da don Bartolo, sospettoso come sempre, che indaga sulla sicurezza della sua casa. Ne è ospite abituale don Basilio, insegnante di musica, amico del proprietario e gran imbroglione, che porta la notizia dell’arrivo in città del Conte d’Almaviva: per liberarsene qualsiasi mezzo sarà valido, magari anche un’arma vile come la calunnia. Figaro e Rosina hanno però udito tutto ed è loro cura prendere accordi per mettersi in contatto con il conte: il barbiere avverte la ragazza che tra poco questi cercherà di introdursi nella casa; gli basterà avere solo un piccolo segno d’incoraggiamento, un biglietto che Rosina ha, del resto, già preparato. In pochi minuti Figaro parte, accortosi dell’arrivo del sempre più geloso don Bartolo. Un violento bussare alla porta annuncia Almaviva, travestito da soldato e finto ubriaco, che
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García (Manuel del Pópulo Vicente; 1755-1832; ritratto nel costume <strong>di</strong> Otello) fu per Rossini il primo Almaviva<br />
e il primo Norfolk; fu inoltre il primo Almaviva a Londra e a Parigi, e il primo Lindoro a Londra. Partecipò alla<br />
prima rappresentazione <strong>di</strong> Medea (Egeo) <strong>di</strong> Mayr. Fu fecondo compositore (operette, opere, canzoni). Padre della<br />
Malibran, della Viardot, e <strong>di</strong> Manuel, anch’egli cantante (baritono) ma soprattutto celebre <strong>di</strong>datta e trattatista.<br />
Anonimo, ritratto <strong>di</strong> Luigi Zamboni. Milano, Museo Teatrale alla Scala. Oltre che come primo Figaro, Zamboni<br />
(1767-1837) è attestato nelle riprese dell’Inganno felice (Tarabotto; Bologna, 1812), dell’Italiana in Algeri (Mustafà;<br />
Firenze, 1814), della Pietra del paragone (Pacuvio; Verona, 1819). Partecipò alle prime rappresentazioni <strong>di</strong><br />
Clau<strong>di</strong>na in Torino (Giannotto) e Carlotta e Verter (Giorgio) <strong>di</strong> Coccia, <strong>di</strong> Ser Marcantonio (Tobia) <strong>di</strong> Pavesi.<br />
priccio degli interpreti: a volte pertinenti alla vicenda e <strong>di</strong> marchio rossiniano, altre volte semplicemente<br />
belle canzoni <strong>di</strong> baule, come «Yo soy contrabandera» della Malibran o le variazioni <strong>di</strong><br />
bravura su <strong>La</strong> bion<strong>di</strong>na in gondoleta cantate dalla Ronzi de Begnis. Testo celeberrimo, cantato decine<br />
<strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> volte su palcoscenici <strong>di</strong> ogni livello, il <strong>Barbiere</strong> ha subito manipolazioni musicali<br />
e stravolgimenti istrionici <strong>di</strong> ogni tipo, e solo negli ultimi decenni si è tornati ad un maggior<br />
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