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Mysterion - rivista di spiritualità e mistica

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www.MYS ERION.it<br />

G. GUGLIELMI C.S.J.<br />

61<br />

1 (2008) 43-63<br />

uno stato, cioè <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sposizione abituale che va al <strong>di</strong> là degli atti particolari d’amore.<br />

Lonergan spiega questa situazione a partire dal legame duraturo che si stabilisce tra due<br />

innamorati:<br />

«Un uomo o una donna che s’innamora è impegnato nell’amore non soltanto quando si<br />

occupa dell’amato, ma sempre. Al <strong>di</strong> là degli atti particolari <strong>di</strong> amore c’è lo stato anteriore <strong>di</strong><br />

essere innamorati; e tale stato anteriore è, per così <strong>di</strong>re, la fonte <strong>di</strong> tutte le proprie azioni.<br />

Per cui l’amore reciproco è l’intrecciarsi <strong>di</strong> due vite. Esso trasforma l’“io” e il “tu” in un<br />

“noi” così intimo, così sicuro, così duraturo che ognuno fa attenzione, immagina, pensa, fa<br />

progetti, sente, parla, agisce tenendo presenti tutti e due» 59 .<br />

Questo stato <strong>di</strong>namico, specifica Lonergan, è uno stato conscio <strong>di</strong> amore, <strong>di</strong> gioia, <strong>di</strong><br />

pace, che si manifesta in atti <strong>di</strong> benignità, bontà, fedeltà, mitezza, temperanza (Gal 5,22ss) 60 .<br />

Dire però che è conscio non è lo stesso che <strong>di</strong>re che è conosciuto. Ricor<strong>di</strong>amo, infatti, che<br />

la coscienza è solo la presenza del soggetto a se stesso. È una presenza imme<strong>di</strong>ata che il<br />

soggetto esperisce non fuori dai suoi atti ma nel mentre opera. Lo stato <strong>di</strong>namico <strong>di</strong><br />

essere innamorati <strong>di</strong> Dio è dunque uno stato conscio che però non accompagna le attività<br />

del livello esperienziale (vedere, toccare, u<strong>di</strong>re, odorare, gustare), né le operazioni intellettuali<br />

(indagare, capire, formulare), e nemmeno quelle razionali (riflettere, or<strong>di</strong>nare,<br />

soppesare l’evidenza, emettere giu<strong>di</strong>zi razionali). Se così fosse questa coscienza <strong>di</strong>venterebbe<br />

consapevolezza, poiché in tal caso i dati coscienziali passerebbero al vaglio dell’intelligenza<br />

e del giu<strong>di</strong>zio critico e non si tratterebbe più <strong>di</strong> una imme<strong>di</strong>atezza. Al contrario<br />

è una coscienza che rifugge me<strong>di</strong>azioni concettuali poiché consiste in un sottrarsi all’oggettivazione<br />

e un ritorno me<strong>di</strong>ato all’imme<strong>di</strong>atezza che si può riscontrare «nell’accoppiarsi<br />

degli amanti e nella nube della non conoscenza del mistico in preghiera» 61 . Lo stato<br />

<strong>di</strong>namico <strong>di</strong> essere innamorati <strong>di</strong> Dio riguarda perciò un altro tipo <strong>di</strong> coscienza (presenza<br />

a se stessi), <strong>di</strong> quella cioè che accompagna solo le operazioni del quarto livello della coscienza:<br />

deliberazione, valutazione, decisione, azione libera e responsabile. Lo stato <strong>di</strong>namico<br />

è frutto del movimento <strong>di</strong>scensivo dall’alto verso il basso che raggiunge l’uomo<br />

nella sua soggettività esistenziale, cioè al quarto livello della coscienza. Questa coscienza<br />

unita a Dio fornisce al soggetto esistenziale la capacità <strong>di</strong> deliberare, giu<strong>di</strong>care, decidere e<br />

agire con quella tranquillità e libertà <strong>di</strong> colui che opera ogni cosa perché è innamorato 62 .<br />

Lo stato <strong>di</strong>namico presenta alcuni caratteri essenziali. Poiché si tratta <strong>di</strong> uno stato<br />

<strong>di</strong>namico conscio ma non per questo conosciuto, «è esperienza <strong>di</strong> un mistero» 63 . Poiché<br />

è uno stato <strong>di</strong> innamoramento, questo «mistero non soltanto attrae ma affascina; ad esso<br />

59 B. LONERGAN, Il Metodo in Teologia, cit., 63.<br />

60 Ibidem, 138.<br />

61 Ibidem, 109. Nella nota (21a) de Il Metodo in Teologia, il traduttore aggiunge: «Questa espressione<br />

usata più volte da Lonergan è presa da un libro <strong>di</strong> <strong>mistica</strong> <strong>di</strong> un anonimo inglese anteriore alla riforma:<br />

The Cloud of Unknowing [tr. it., La nube della non conoscenza, Adelphi, Milano 1998]. La stessa espressione<br />

ricorre nel titolo del libro <strong>di</strong> W. JOHNSTON, The Mysticism of the Cloud of Unknowing, Desclée,<br />

New York-Rome-Paris-Tournai, 1967», autore più volte citato da Lonergan nei suoi scritti.<br />

62 B. LONERGAN, Il Metodo in Teologia, cit., 139. «Per cui il dono dell’amore <strong>di</strong> Dio occupa il fondo<br />

e la ra<strong>di</strong>ce del quarto e supremo livello della coscienza intenzionale dell’uomo. Si inserisce alla sommità<br />

dell’anima, all’apex animae»: Ivi.<br />

63 Ivi.

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