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Mysterion - rivista di spiritualità e mistica

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www.MYS ERION.it<br />

S. BONGIOVANNI S.I.<br />

41<br />

1 (2008) 32-42<br />

- l’uomo è esistenzialmente coinvolto nel suo accadere e una tale appartenenza esclude<br />

ogni possibilità <strong>di</strong> ridurre o <strong>di</strong> oggettivare il Mistero come un ‘davanti a sè’;<br />

- il Mistero si colloca nel frammezzo (Zwischen) tra l’impossibilità <strong>di</strong> una conoscenza<br />

intellettuale determinata e compiuta, e l’attrazione fiduciale che spinge l’uomo al<br />

desiderio dell’unione e dell’affidamento ad esso (teologia negativa). O, ancora, nell’oscillazione<br />

fenomenologica irrisolvibile che lo situa tra il movimento del donarsi e quello<br />

del ritrarsi: un ritrarsi donatore che si eclissa in ciò che dona.<br />

Nel movimento del tenere-insieme agnosia e unione, appartenenza e affidamento,<br />

donarsi e ritrarsi, fondamento e abisso si compone la <strong>di</strong>mensione simbolica del Mistero.<br />

b. Nella sua rilevanza filosofica il Mistero non può essere pensato come qualcosa <strong>di</strong><br />

oscuro chiuso in se stesso e geloso <strong>di</strong> sé. In modo più ra<strong>di</strong>cale, occorre superare la<br />

comprensione implicita del Mistero come <strong>di</strong> un ‘qualcosa’, un ‘in sé’ oggetto <strong>di</strong> una<br />

rivelazione particolare. Propriamente, il Mistero è il ‘nulla’ (del mondo) delle cose. Ciò<br />

che non coincide con il loro annullamento, ma <strong>di</strong>spone ed apre alla più profonda verità<br />

del modo del loro apparire ed offrirsi: il loro gratuito donarsi.<br />

In questo senso, il Mistero può essere pensato come la <strong>di</strong>mensione stessa dell’apparire<br />

<strong>di</strong> ogni cosa, inseparabile da ciò che appare. La <strong>di</strong>mensione essenziale del Mistero<br />

non si compie nell’autoreferenzialità della rivelazione <strong>di</strong> un ‘se stesso’. Il Mistero è propriamente<br />

irrivelabile, invisibile in quanto tale: non v’è nulla <strong>di</strong> esso che possa essere<br />

‘oggetto’ <strong>di</strong> una visione particolare, in quanto ciò che <strong>di</strong> esso si manifesta si s-vela nell’aprirsi<br />

e nell’apparizione <strong>di</strong> un mondo in quanto tale 9 . Il Mistero si rivela in ciò che si<br />

manifesta e si dona, in ciò che appare, inconfuse et in<strong>di</strong>vise.<br />

c. Il Mistero non si dà nella rivelazione <strong>di</strong> sé, come <strong>di</strong> un’entità più o meno separata,<br />

ma nell’essere essenziale rivelazione, manifestazione dell’altro: qui si evidenzia il senso<br />

etico originario del Mistero che coincide con la sua <strong>di</strong>fferenza ontologica rispetto a tutto<br />

ciò che ‘è’, la sua ra<strong>di</strong>cale alterità. Il Mistero non ‘è’, ma dona ciò che è ed appare. È il<br />

mondo stesso nell’evento del suo apparire (e non in quanto cosa) a custo<strong>di</strong>re e rivelare<br />

il mistero. Il darsi <strong>di</strong> un mondo in quanto tale: il Mistero non esiste ‘accanto’ ad un<br />

mondo che appare, ma si <strong>di</strong>ffonde e si ritrae nello stesso movimento dell’apparire. Il<br />

Mistero non può essere cosificato come se si trattasse <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> presente e <strong>di</strong>sponibile<br />

nell’orizzonte del mondo. Il Mistero non è una ‘cosa’ del mondo, ma è il fatto stesso<br />

che ci sia un mondo 10 . In tal senso, non è localizzabile nello spazio o fissabile in un<br />

9 Anche la rivelazione biblica, propriamente, è intesa nella sua verità quando viene compresa non nei<br />

termini ambigui dell’autoreferenzialità <strong>di</strong> un ‘Dio’ che fissa l’uomo su <strong>di</strong> Sé e sulla propria Gloria.<br />

Piuttosto, la rivelazione del Dio vivente coincide con l’apertura <strong>di</strong> una storia umana e <strong>di</strong> un senso fino<br />

allora non percepiti. Il mistero del Dio biblico non induce alcuna fissazione su <strong>di</strong> un idolo, ma è il dono<br />

inatteso <strong>di</strong> una luce nuova sull’esperienza e sulla storia umana. Anche in questo caso, dunque, il Mistero<br />

non illumina se stesso, ma la sua rivelazione è luce per colui a cui si rivolge senza poter mai <strong>di</strong>venire<br />

oggetto <strong>di</strong> una qualsiasi manipolazione da parte della volontà umana.<br />

10 È qui ripresa la formulazione del ‘mistico’ <strong>di</strong> L. WITTGENSTEIN del Tractatus 6.44: «Ciò che è<br />

mistico, non è come sia il mondo, ma il fatto che esso sia».

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