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Mysterion - rivista di spiritualità e mistica

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www.MYS ERION.it<br />

S. BONGIOVANNI S.I.<br />

40<br />

1 (2008) 32-42<br />

che in alcuni dei suoi più alti esponenti la teologia negativa non culmina nella pura e<br />

semplice negazione del linguaggio umano: essa sembra <strong>di</strong>sporsi, invece, ad un’apertura<br />

<strong>di</strong> pensiero e <strong>di</strong> <strong>di</strong>scorso che, pur implicando una ra<strong>di</strong>cale trasformazione della parola<br />

umana, non coincide tuttavia con l’annullamento <strong>di</strong> ogni possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>re.<br />

In questo senso la bella espressione <strong>di</strong>onisiana (commentata dall’Aquinate) per la<br />

quale: ‘Noi siamo uniti a Dio come a uno sconosciuto’, può essere emblematicamente<br />

ripresa in quanto sintetizza il legame profondo tra la teologia negativa e l’esperienza<br />

umana del mistero <strong>di</strong>vino. Una tale formulazione infatti risulta capace <strong>di</strong> mantenere<br />

uniti i due poli fondamentali della <strong>di</strong>namica simbolica instaurata dal mistero: l’impossibilità<br />

<strong>di</strong> ridurre Dio (l’ignoto) ad una conoscenza umana e ai suoi concetti (la celebre<br />

agnosia), e ciononostante il permanere <strong>di</strong> un’attrazione profonda verso <strong>di</strong> Lui che si<br />

realizza nell’esperienza progressiva dell’unione con Dio. Il carattere nascosto che emana<br />

dall’esperienza del mistero <strong>di</strong>vino ‘rivolge’ l’uomo verso il riconoscimento <strong>di</strong> un’unione<br />

<strong>di</strong> cui non è il protagonista (<strong>di</strong> qui l’assenza <strong>di</strong> una conoscenza determinata: l’unione<br />

oltre l’intelletto) e che tuttavia accade, ma non senza <strong>di</strong> lui. In tal modo, il mistero attrae<br />

profondamente pur nell’oscurità <strong>di</strong> una conoscenza non dominabile dai concetti umani.<br />

Il mistero presenta, dunque, un aspetto positivo nell’attrazione fiduciale, affettivamente<br />

connotata, che supera la paura dell’ignoto <strong>di</strong> cui si fa esperienza. Si potrebbe<br />

forse <strong>di</strong>re che nel mistero autentico la luce della conoscenza passa essenzialmente attraverso<br />

l’attrazione e l’amore che ci coinvolge, pur nell’esperienza simultanea – ed è questo<br />

il secondo inscin<strong>di</strong>bile aspetto, questa volta ‘negativo’ – dell’assenza <strong>di</strong> ogni conoscenza<br />

intellettuale determinata. Il mistero ci sor-prende nell’aspetto patico della nostra<br />

esistenza, rendendo possibile una sorta <strong>di</strong> epochè delle abituali attese cognitive.<br />

Come si può rilevare, pensato in questo modo il Mistero non è mai il puro oscuro<br />

negativo e negatore: ma è un Ignoto ricercato, uno Sconosciuto che attrae suscitando<br />

nell’uomo un atteggiamento fiduciale che sfocia nell’affidamento. Il Mistero è esperienza<br />

<strong>di</strong> espansione della Vita nell’uomo che si lascia coinvolgere: in questo caso, non è<br />

negata la possibilità <strong>di</strong> una certa comunicazione, con<strong>di</strong>visione, <strong>di</strong> una parola fiduciale e<br />

testimoniale che si espone all’assenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>fese e <strong>di</strong> certezze calcolabili. Il fine dell’esperienza<br />

del Mistero allora non è l’annullamento <strong>di</strong>struttore della parola umana, ma l’avvio<br />

<strong>di</strong> una parola vulnerabile e in<strong>di</strong>fesa.<br />

Conclusione: l’evidenza sim-bolica del Mistero<br />

Per arricchire il percorso fin qui compiuto occorrerebbe riferirci ad altre figure del<br />

Mistero che nella storia hanno attraversato il pensiero occidentale (e non soltanto questo).<br />

Tuttavia, rimanendo su quanto detto possiamo già presentare alcune osservazioni<br />

conclusive da intendere quali momenti provvisori <strong>di</strong> una comprensione da approfon<strong>di</strong>re<br />

e che si considera comunque aperta.<br />

a. La <strong>di</strong>mensione sim-bolica del Mistero lo riconosce come metaproblematico e inoggettivabile.<br />

Un tale statuto del Mistero (nel suo riferimento al <strong>di</strong>vino) presenta almeno<br />

due aspetti con risvolti antropologici ed epistemologici:

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