Mysterion - rivista di spiritualità e mistica
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www.MYS ERION.it<br />
S. BONGIOVANNI S.I.<br />
Per un senso simbolico<br />
del mistero<br />
Rendere ragione del mistero<br />
<strong>di</strong> Secondo Bongiovanni S.I.<br />
32<br />
1 (2008) 32-42<br />
Pur essendo caduta ampiamente in <strong>di</strong>suso nella filosofia contemporanea la nozione<br />
<strong>di</strong> mistero non è assente, anche se assume denominazioni <strong>di</strong>verse e non compromesse<br />
con versioni più o meno spiritualistiche del suo senso.<br />
Storicamente la nozione <strong>di</strong> mistero è servita ad in<strong>di</strong>care tre significati fondamentali 1 :<br />
- una verità <strong>di</strong> fede in<strong>di</strong>mostrabile e in un certo senso incomprensibile (per es. il Mistero<br />
della Trinità);<br />
- un problema che si ritiene insolubile o la cui soluzione si attribuisce al dominio<br />
religioso e/o mistico (per es. il Mistero dell’essere);<br />
- più prosaicamente, un qualsiasi problema <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile e non imme<strong>di</strong>ata soluzione.<br />
Nella teologia cristiana è comunemente assunto come mistero in senso ampio ciò <strong>di</strong><br />
cui l’intelletto finito non può <strong>di</strong>mostrare l’esistenza o penetrare l’essenza. In senso proprio,<br />
il mistero è ciò che simbolicamente riunisce ed esprime i due aspetti, esistenza ed<br />
essenza. Di esso si può avere qualche conoscenza (per analogia) soltanto grazie alla<br />
Rivelazione. Da questo orientamento interpretativo i misteri cristiani sono considerati<br />
meta-razionali ma non irrazionali o assur<strong>di</strong>: in quanto la ragione può arrivare a mostrare<br />
la loro non-assur<strong>di</strong>tà razionale.<br />
In ambito filosofico la definizione del mistero è molto più ardua ed esigente e non si<br />
legittima con lo stesso proce<strong>di</strong>mento della teologia, escludendo il ricorso autoritativo ad<br />
una Rivelazione esterna. L’affermazione filosofica si giustifica soltanto sulla base del rigore<br />
dell’argomentazione razionale. In particolare, occorre evitare termini il cui significato<br />
appare <strong>di</strong>fficilmente argomentabile dal punto <strong>di</strong> vista razionale, o risulta comunque sfuggente<br />
o oscuro nel suo impiego. In ogni caso, il ricorso alla nozione <strong>di</strong> mistero non può<br />
<strong>di</strong>spensare da un’attività cognitiva che con pazienza ne chiarifichi l’evidenza, rendendo<br />
ragione del suo utilizzo. Evitando il ricorso a polemiche antirazionali o irrazionali, si può<br />
tentare <strong>di</strong> evidenziarne le potenzialità simboliche che, sia pure eccedendola, non vanificano<br />
e non squalificano l’impegno della ragione umana ma – in qualche modo – la conducono<br />
davanti alla sua stessa origine: ‘ciò a cui la ragione stessa s’inchina’ (Schelling).<br />
L’indagine che segue si propone <strong>di</strong> sondare la possibilità <strong>di</strong> un significato razionale<br />
possibile del mistero, pur senza pervenire in alcun modo ad una razionalizzazione <strong>di</strong> ciò<br />
che per la sua stessa essenza supera ogni potere della ragione. In questo senso, si parlerà<br />
<strong>di</strong> una simbologia del mistero.<br />
1 Cf N. ABBAGNANO, Dizionario <strong>di</strong> Filosofia, UTET, Torino 1961.