N. 2 - Settembre 2011 - OFItalia

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52 Riti e Tradizioni Le Prefiche: Quando il cordoglio era un mestiere

Dal nord al sud dell’Italia, le prefiche, anche se chiamate con nomi diversi, sono presenti in quasi tutte le tradizioni regionali. In Puglia vi erano le “repute” o più correttamente “chiangimorti”, in Lombardia le “piansune”, in Toscana venivano chiamate “lamentatrici”, mentre in Piemonte ad essere “ingaggiate” erano le “piagnone”, ma testimonianze di queste figure si trovano in Sardegna, come anche in Molise e Abruzzo. Nomi diversi quindi che a parte qualche leggera variante indicavano sempre la stessa figura, la prefica per l’appunto che veniva incaricata dai familiari per piangere i propri defunti. A quel punto la veglia e il funerale si trasformavano in una sorta di rappresentazione teatrale del dolore, le cui protagoniste erano queste donne che si straziavano con grida e lamenti che la maggior parte delle volte superavano quelle degli stessi familiari, in alcuni casi arrivavano persino a strapparsi i capelli, a graffiarsi il viso e a simulare svenimenti. Ma non si trattava di una semplice recita, accollandosi l’onere del dolore a modo loro esorcizzavano la morte e la paura verso di essa, da sempre una costante dell’esistenza stessa. La parola Prefica deriva dal latino “praeficere” ovvero guidare, erano loro infatti che anticamente e fino a qualche decennio fa “guidavano” il pianto durante le celebrazioni funebri. Nell’antica Roma le prefiche erano co- loro che seguivano i portatori di fiaccole durante i cortei funebri ufficiali o quelli dei membri delle famiglie gentilizie, con il compito di innalzare strazianti grida di dolore e intonare nenie per elogiare il defunto. Testimonianze della presenza di figure simili si trovano anche in altri popoli mediterranei come ad esempio greci, egiziani, spagnoli, siriani, fenici, corsi, palestinesi, etc… Un mestiere non semplice quello delle prefiche che dovevano piangere ed esprimere cordoglio per persone con cui non avevano mai avuto nessun rapporto in vita, per fare questo esse venivano istruite fin dalla tenera età, imparando così ad esternare in una certa maniera la loro afflizione verso i trapassi. Ovviamente tutto il rituale non era lasciato al caso ma seguiva determinate regole e non sarebbe errato pensare che esistessero delle vere e proprie tecniche e regole seguite durante le cerimonie. Tuttavia la consapevolezza che lo strazio delle prefiche fosse illusorio o comunque non propriamente sentito, non influiva assolutamente sulla partecipazione dei presenti che non riuscivano a rimanere impassibili dinanzi a tanto sgomento e dolore. Questa pratica che ormai è quasi o completamente scomparsa, anticamente era molto sentita e gradita, ma al giorno d’oggi potrebbe sembrare alquanto macabra o comunque eccessiva. Antonio Fiori 53

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Riti e Tradizioni<br />

Le Prefiche:<br />

Quando il cordoglio era un mestiere

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