N. 2 - Settembre 2011 - OFItalia
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48 Teatro Editoriale Cari amici di “Due metri sotto il palco”, bentornati! Eccoci qua con il secondo numero della rivista e della nostra rubrica. Come vi avevamo promesso avremo una recensione ed un intervista ai protagonisti del teatro che ci piace. Pur uscendo dalla torrida estate che, si sa, per il teatro è un po’ un periodo morto (il caldo mi ha dato alla testa e non rispondo più della mia ironia da quattro soldi) siamo riusciti a rintracciare uno degli spettacoli più interessanti del momento, “genova 01” di Fausto Paravidino e a coinvolgere l’autore in una tavola rotonda sul valore del teatro nel nostro paese. Nei prossimi numeri, con l’inizio di stagione, avremo un’intervista a Maurizio Lastrico, comico di punta di Zelig e autore di uno dei best sellers di quest’anno ( “Nel mezzo del casin di nostra vita” Mondadori) che tornerà a lavorare in teatro con lo Stabile di Genova nella commedia in padovano di Ruzante “La Moscheta” e sarà in scena con Tullio Solenghi. Avremo anche un’intervista con Arianna Scommegna, una delle più interessanti attrici del panorama nazionale. Nel frattempo non mi resta che augurarvi buona lettura. Al prossimo numero Matteo Alfonso
“Genova 01” Piazza Alimonda, Genova 20 Luglio 2011 La prima emozione forte arriva mentre aspetto, seduto su un’aiuola di Piazza Alimonda, una birra fresca in mano, che lo spettacolo cominci. Sono li che mi guardo intorno e mi cade l’occhio sulla targa affissa su un palazzo: indica che siamo in Piazza Alimonda, ma sulla parola Alimonda è stata tracciata una riga ed al suo posto è stato scritto Carlo Giuliani, Ragazzo. È in quel preciso momento che mi rendo conto che da quel tragico giorno in cui un ragazzo perse la vita per un rigurgito di violenza dello stato sono passati dieci anni. Dieci anni passati veloci e la sensazione che il paese non sia cambiato quasi per niente. Dieci anni che non sono bastati a far emergere con chiarezza la verità su quello che accadde quel giorno. Ispirato da numerose testimonianze e documenti, e scritto da Paravidino su commissione del Royal Court al termine di uno stage, “Genova 01” è un “teatro-documento” suddiviso in 4 “giornate” e affidato alla lettura (o interpretazione) di più voci. È stato presentato per la prima volta il 28 febbraio 2002 al Jerwood Theatre Downstairs di Londra dal Royal Court con 15 attori; poi in Italia, sotto forma di lettura scenica il 17 marzo al Teatro della Limonaia di Firenze, prodotto da Laboratorio Nove e interpretato da Iris Fusetti, Simone Gandolfo, Ketti Di Porto e Fausto Paravidino. Il 7 giugno 2003 va in scena al Schaubühne am Lehniner Platz di Berlino, sempre affidato alla lettura di 4 attori; e infine, il 21 gennaio 2003 al Teatro Vittoria di Roma, per la regia di Filippo Dini. Da allora continua ad essere rappresentato con successo in Italia e in Europa. Esistono due versioni del testo: una breve, compresa nella raccolta “Teatro” pubblicata nel 2002 da Ubulibri ; e una più lunga, un atto unico suddiviso in cinque parti e prologo come nella forma classica della tragedia: 1 - Giovedì, la festa e i presagi del dramma 2 - Venerdì, lo scoppio delle violenze e la morte di Carlo Giuliani 3 - S a b a t o , 300.000 persone caricate sui blindati 4 - Sabato notte, la scuola Diaz 5 - Sabato notte inoltrata, Bolzaneto “Genova 01” è stato inizialmente concepito dall’autore come “un testo aperto”: Paravidino ha voluto sottolinearne l’universalità e la perenne attualità con la mancanza di personaggi e con la continua riscrittura del contenuto alla luce dei particolari che emergono col passare del tempo. Oggi, a Genova, vedo lo spettacolo per la quinta volta e ancor più delle volte precedenti ho la fortissima impressione che, pur essendo passati dieci anni, questo teatro sia ancora terribilmente necessario. In scena, su un palchetto di fortuna montato in un angolo di Piazza Alimonda, ci sono Iris Fusetti, Fausto Paravidino, Carlo orlando, vito Saccinto, Barbara Moselli ed Alessia Bellotto. Due microfoni che vengono passati tra le mani degli attori che come un vero e proprio coro greco ci portano la testimonianza di quello che accadde in quei giorni. La danza dei microfoni è come un contrappunto alla forza rit- mica della narrazione, che procede inarrestabile e delicata, con forza e grazia. Ed è proprio questa la cosa che più colpisce in questa versione dello spettacolo meno agita e più raccontata di altre a cui ho assistito: la straordinaria coesioni degli attori, la sintonia perfetta delle voci e dei corpi, delle coscienze e dell’intelligenza degli artisti in scena. Un’amalgama così compatto e lieve si può raggiungere solo con una profonda compromissione di chi racconta con il materiale narrato; confrontandosi onestamente con quello che accadde e con la propria responsabiltà di narratori questi attori riescono a ricreare quello un tempo doveva essere il coro nelle tragedie greche, non tanto nella forma, quanto nella sostanza. Il coro è il popolo che si confronta con i suoi problemi, è la cittadinanza che si fa domande, è la coscienza che canta. Genova 01 è uno spettacolo necessario e vorremmo vederlo messo in scena più spesso. 49
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“Genova 01”<br />
Piazza Alimonda, Genova<br />
20 Luglio <strong>2011</strong><br />
La prima emozione forte arriva mentre<br />
aspetto, seduto su un’aiuola di<br />
Piazza Alimonda, una birra fresca in<br />
mano, che lo spettacolo cominci.<br />
Sono li che mi guardo intorno e mi cade<br />
l’occhio sulla targa affissa su un palazzo:<br />
indica che siamo in Piazza Alimonda,<br />
ma sulla parola Alimonda è<br />
stata tracciata una riga ed al suo posto<br />
è stato scritto Carlo Giuliani, Ragazzo.<br />
È in quel preciso momento che mi rendo<br />
conto che da quel tragico giorno in<br />
cui un ragazzo perse la vita per un rigurgito<br />
di violenza dello stato sono<br />
passati dieci anni. Dieci anni passati<br />
veloci e la sensazione che il paese non<br />
sia cambiato quasi per niente. Dieci<br />
anni che non sono bastati a far emergere<br />
con chiarezza la verità su quello<br />
che accadde quel giorno.<br />
Ispirato da numerose testimonianze e<br />
documenti, e scritto da Paravidino su<br />
commissione del Royal Court al termine<br />
di uno stage, “Genova 01” è un “teatro-documento”<br />
suddiviso in 4 “giornate”<br />
e affidato alla lettura (o interpretazione)<br />
di più voci.<br />
È stato presentato per la prima volta il<br />
28 febbraio 2002 al Jerwood Theatre<br />
Downstairs di Londra dal Royal Court<br />
con 15 attori; poi in Italia, sotto forma<br />
di lettura scenica il 17 marzo al Teatro<br />
della Limonaia di Firenze, prodotto da<br />
Laboratorio Nove e interpretato da<br />
Iris Fusetti, Simone Gandolfo, Ketti Di<br />
Porto e Fausto Paravidino. Il 7 giugno<br />
2003 va in scena al Schaubühne am Lehniner<br />
Platz di Berlino, sempre affidato<br />
alla lettura di 4 attori; e infine, il 21<br />
gennaio 2003 al Teatro Vittoria di Roma,<br />
per la regia di Filippo<br />
Dini. Da allora continua ad<br />
essere rappresentato con<br />
successo in Italia e in Europa.<br />
Esistono due versioni del testo:<br />
una breve, compresa nella<br />
raccolta “Teatro” pubblicata<br />
nel 2002 da Ubulibri ; e<br />
una più lunga, un atto unico<br />
suddiviso in cinque parti e<br />
prologo come nella forma<br />
classica della tragedia:<br />
1 - Giovedì, la festa e i presagi<br />
del dramma<br />
2 - Venerdì, lo<br />
scoppio delle<br />
violenze e la<br />
morte di Carlo<br />
Giuliani<br />
3 - S a b a t o ,<br />
300.000 persone<br />
caricate sui<br />
blindati<br />
4 - Sabato notte,<br />
la scuola Diaz<br />
5 - Sabato notte<br />
inoltrata, Bolzaneto<br />
“Genova 01” è<br />
stato inizialmente concepito dall’autore<br />
come “un testo aperto”: Paravidino<br />
ha voluto sottolinearne l’universalità e<br />
la perenne attualità con la mancanza<br />
di personaggi e con la continua riscrittura<br />
del contenuto alla luce dei particolari<br />
che emergono col passare del<br />
tempo.<br />
Oggi, a Genova, vedo lo spettacolo per<br />
la quinta volta e ancor più delle volte<br />
precedenti ho la fortissima impressione<br />
che, pur essendo passati dieci anni,<br />
questo teatro sia ancora terribilmente<br />
necessario.<br />
In scena, su un palchetto di fortuna<br />
montato in un angolo di Piazza Alimonda,<br />
ci sono Iris Fusetti, Fausto Paravidino,<br />
Carlo orlando, vito Saccinto,<br />
Barbara Moselli ed Alessia Bellotto.<br />
Due microfoni che vengono passati tra<br />
le mani degli attori che come un vero e<br />
proprio coro greco ci portano la testimonianza<br />
di quello che accadde in<br />
quei giorni. La danza dei microfoni è<br />
come un contrappunto alla forza rit-<br />
mica della narrazione, che procede<br />
inarrestabile e delicata, con forza e<br />
grazia. Ed è proprio questa la cosa che<br />
più colpisce in questa versione dello<br />
spettacolo meno agita e più raccontata<br />
di altre a cui ho assistito: la straordinaria<br />
coesioni degli attori, la sintonia<br />
perfetta delle voci e dei corpi, delle coscienze<br />
e dell’intelligenza degli artisti<br />
in scena. Un’amalgama così compatto<br />
e lieve si può raggiungere solo con una<br />
profonda compromissione di chi racconta<br />
con il materiale narrato; confrontandosi<br />
onestamente con quello<br />
che accadde e con la propria responsabiltà<br />
di narratori questi attori riescono<br />
a ricreare quello un tempo doveva essere<br />
il coro nelle tragedie greche, non<br />
tanto nella forma, quanto nella sostanza.<br />
Il coro è il popolo che si confronta<br />
con i suoi problemi, è la cittadinanza<br />
che si fa domande, è la coscienza che<br />
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