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N. 2 - Settembre 2011 - OFItalia

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La produzione di energia elettrica<br />

alternativa ai comuni sistemi basati<br />

su carburanti fossili vede l’italia<br />

come paese precursore in Europa<br />

e nel mondo, con gli impianti<br />

di produzione idroelettrica, più<br />

di 2.000 concentrati nelle regioni<br />

alpine, alcuni risalenti alla prima<br />

metà del novecento e gli impianti<br />

geotermoelettrici le cui prime<br />

sperimentazioni, in Toscana, risalgono<br />

ai primi anni del secolo scorso,<br />

con l’installazione della prima<br />

centrale geotermica del mondo<br />

nel 1913. Negli ultimi 20 anni, le<br />

crescenti difficoltà di approvvigionamento<br />

energetico hanno indotto<br />

molti paesi, tra cui il nostro, a<br />

sviluppare nuove metodologie di<br />

produzione energetica basati essenzialmente<br />

sulla trasformazione<br />

dell’energia solare e di quella eolica.<br />

Società come ENEL e associate<br />

dispongono oggi di una capacità<br />

produttiva da fonti alternative<br />

(idro, geo, eolico e fotovoltaico)<br />

pari a circa 2.500 MW e, a titolo<br />

di esempio, la sola energia geotermica<br />

prodotta può coprire il 25%<br />

del fabbisogno energetico di una<br />

regione di notevole importanza<br />

come la già citata Toscana e il 2%<br />

circa del fabbisogno nazionale. Le<br />

principali differenze localizzative<br />

di impianti di produzione energetica<br />

da carburanti fossili e da fonti<br />

alternative quali quelle citate, è intuitiva:<br />

gli impianti “tradizionali”<br />

possono essere installati ovunque<br />

(con ovvie eccezioni di sicurezza<br />

per popolazione ed ambiente)<br />

mentre le fonti alternative necessitano<br />

di volta in volta di forte insolazione<br />

(fotovoltaico), di presenza<br />

massiccia di acqua e di dislivelli<br />

altitudinali importanti (idroelettrico),<br />

di attività geotermica e di<br />

forte ventosità (eolica). La sintesi<br />

di quanto appena affermato è che<br />

gli impianti di produzione di ener-<br />

gia alterntiva siano, perché di una<br />

qualche convenienza economica,<br />

direttamente correlati alle caratteristiche<br />

di ciascun territorio.<br />

Quanto appena affermato si traduce<br />

semplicemente, ma nelle pratica<br />

non sempre ovviamente, nella<br />

inutilità di impianti idroelettrici<br />

nelle aree costiere della Sicilia, più<br />

vocata invece per la forte insolazione<br />

al fotovoltaico, o di impianti<br />

di generazione eolica in Pianura<br />

Padana. Al di là della generazione<br />

elettrica, l’energia del vento viene<br />

impiegata dall’uomo da molti<br />

secoli e non solo nelle aree nord<br />

europee (i mulini a vento olandesi<br />

p.es.), ma anche in alcune regioni<br />

italiane: in Sicilia, ma non solo, i<br />

mulini a vento venivano utilizzati<br />

per la macinatura, per esempio<br />

del sale. La produzone di energia<br />

elettrica attraverso turbine azionate<br />

dalla forza del vento vede come<br />

precursori storici gli Stati Uniti e i<br />

paesi del Nord Europa, in primis<br />

la Danimarca. Per comprendere il<br />

divario tra gli USA e il nostro paese<br />

relativamente alla produzione<br />

di energia elettrica dall’eolico è<br />

sufficiente confrontare la potenza<br />

complessiva installata al 2007 in<br />

Italia (2.700 MW circa) con la potenza<br />

installata nel solo 2007 negli<br />

Stati Uniti pari a 20.000 MW. Altro<br />

dato interessante e più vicino<br />

a noi, riguarda la Danimarca, che<br />

produce attraverso l’eolico, circa il<br />

20% del fabbisogno nazionale (in<br />

Italia tale percentuale è vicino al<br />

2%). Contrariamente a quello che<br />

questi pochi dati farebbero pensare,<br />

l’Italia è invece particolamente<br />

vocata alla produzione di energia<br />

dal vento, presentando uno sviluppo<br />

costiero e orografico vicino alla<br />

costa molto sviluppato. La frammentazione<br />

della popolazione<br />

italiana, ancora oggi fortemente<br />

decentrata rispetto ai grandi poli<br />

metropolitani, permetterebbe lo<br />

sviluppo di tale metodologia di<br />

produzione, consentendo la diffusione<br />

di piccoli parchi eolici<br />

che renderebbero i singoli paesi<br />

autosufficienti dal punto di vista<br />

energetico (si pensi che esistono<br />

oggigiorno aerogeneratori singoli<br />

da 1 a 3 MW). Sono diversi e vari<br />

i motivi di questa lentezza evolutiva:<br />

innanzitutto una scarsa attenzione<br />

al problema della diversificazione<br />

delle fonti energetiche e<br />

quindi una scarsa programmazione<br />

industriale, che ha visto finora<br />

la produzione di energia alternativa<br />

correlata agli obblighi di legge<br />

che impongono ai grandi produttori<br />

elettrici una percentuale di<br />

produzione da fonti rinnovabili.<br />

Da non tacere, secondariamente,<br />

un’avversione di alcune forze ambientaliste,<br />

peraltro impegnate a<br />

favore dello sviluppo delle energie<br />

da fonti rinnovabili, contro gli impatti<br />

ambientali che la costruzione<br />

diei parchi eolici comporta, nella<br />

fattispecie sul paesaggio e sulla<br />

componente avifaunistica (uccelli)<br />

e chirotterologica (pipistrelli) del<br />

territorio. A riguardo di quest’ultimo<br />

problema, autorevoli studi zoologici<br />

ritengono pressocchè ininfluente<br />

l’esistenza di piccoli parchi<br />

eolici di recente tecnologia sulle<br />

citate componenti faunistiche. Per<br />

quanto riguarda l’impatto “estetico”<br />

delle pale ciascuna opinione<br />

risulta autoreferenziale. Concludendo:<br />

l’energia eolica è una<br />

grande opportuntà per il nostro<br />

paese, le condizioni ambientali<br />

sussistono, la tecnologia e la forza<br />

economica per il suo sviluppo anche,<br />

latitano forse forza politica e<br />

capacità di programmazione.<br />

Come sempre?<br />

Mauro TITA<br />

Naturalista<br />

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