36 Energia eolica: una vera alternativa per l’Italia?
La produzione di energia elettrica alternativa ai comuni sistemi basati su carburanti fossili vede l’italia come paese precursore in Europa e nel mondo, con gli impianti di produzione idroelettrica, più di 2.000 concentrati nelle regioni alpine, alcuni risalenti alla prima metà del novecento e gli impianti geotermoelettrici le cui prime sperimentazioni, in Toscana, risalgono ai primi anni del secolo scorso, con l’installazione della prima centrale geotermica del mondo nel 1913. Negli ultimi 20 anni, le crescenti difficoltà di approvvigionamento energetico hanno indotto molti paesi, tra cui il nostro, a sviluppare nuove metodologie di produzione energetica basati essenzialmente sulla trasformazione dell’energia solare e di quella eolica. Società come ENEL e associate dispongono oggi di una capacità produttiva da fonti alternative (idro, geo, eolico e fotovoltaico) pari a circa 2.500 MW e, a titolo di esempio, la sola energia geotermica prodotta può coprire il 25% del fabbisogno energetico di una regione di notevole importanza come la già citata Toscana e il 2% circa del fabbisogno nazionale. Le principali differenze localizzative di impianti di produzione energetica da carburanti fossili e da fonti alternative quali quelle citate, è intuitiva: gli impianti “tradizionali” possono essere installati ovunque (con ovvie eccezioni di sicurezza per popolazione ed ambiente) mentre le fonti alternative necessitano di volta in volta di forte insolazione (fotovoltaico), di presenza massiccia di acqua e di dislivelli altitudinali importanti (idroelettrico), di attività geotermica e di forte ventosità (eolica). La sintesi di quanto appena affermato è che gli impianti di produzione di ener- gia alterntiva siano, perché di una qualche convenienza economica, direttamente correlati alle caratteristiche di ciascun territorio. Quanto appena affermato si traduce semplicemente, ma nelle pratica non sempre ovviamente, nella inutilità di impianti idroelettrici nelle aree costiere della Sicilia, più vocata invece per la forte insolazione al fotovoltaico, o di impianti di generazione eolica in Pianura Padana. Al di là della generazione elettrica, l’energia del vento viene impiegata dall’uomo da molti secoli e non solo nelle aree nord europee (i mulini a vento olandesi p.es.), ma anche in alcune regioni italiane: in Sicilia, ma non solo, i mulini a vento venivano utilizzati per la macinatura, per esempio del sale. La produzone di energia elettrica attraverso turbine azionate dalla forza del vento vede come precursori storici gli Stati Uniti e i paesi del Nord Europa, in primis la Danimarca. Per comprendere il divario tra gli USA e il nostro paese relativamente alla produzione di energia elettrica dall’eolico è sufficiente confrontare la potenza complessiva installata al 2007 in Italia (2.700 MW circa) con la potenza installata nel solo 2007 negli Stati Uniti pari a 20.000 MW. Altro dato interessante e più vicino a noi, riguarda la Danimarca, che produce attraverso l’eolico, circa il 20% del fabbisogno nazionale (in Italia tale percentuale è vicino al 2%). Contrariamente a quello che questi pochi dati farebbero pensare, l’Italia è invece particolamente vocata alla produzione di energia dal vento, presentando uno sviluppo costiero e orografico vicino alla costa molto sviluppato. La frammentazione della popolazione italiana, ancora oggi fortemente decentrata rispetto ai grandi poli metropolitani, permetterebbe lo sviluppo di tale metodologia di produzione, consentendo la diffusione di piccoli parchi eolici che renderebbero i singoli paesi autosufficienti dal punto di vista energetico (si pensi che esistono oggigiorno aerogeneratori singoli da 1 a 3 MW). Sono diversi e vari i motivi di questa lentezza evolutiva: innanzitutto una scarsa attenzione al problema della diversificazione delle fonti energetiche e quindi una scarsa programmazione industriale, che ha visto finora la produzione di energia alternativa correlata agli obblighi di legge che impongono ai grandi produttori elettrici una percentuale di produzione da fonti rinnovabili. Da non tacere, secondariamente, un’avversione di alcune forze ambientaliste, peraltro impegnate a favore dello sviluppo delle energie da fonti rinnovabili, contro gli impatti ambientali che la costruzione diei parchi eolici comporta, nella fattispecie sul paesaggio e sulla componente avifaunistica (uccelli) e chirotterologica (pipistrelli) del territorio. A riguardo di quest’ultimo problema, autorevoli studi zoologici ritengono pressocchè ininfluente l’esistenza di piccoli parchi eolici di recente tecnologia sulle citate componenti faunistiche. Per quanto riguarda l’impatto “estetico” delle pale ciascuna opinione risulta autoreferenziale. Concludendo: l’energia eolica è una grande opportuntà per il nostro paese, le condizioni ambientali sussistono, la tecnologia e la forza economica per il suo sviluppo anche, latitano forse forza politica e capacità di programmazione. Come sempre? Mauro TITA Naturalista 37