N. 2 - Settembre 2011 - OFItalia

N. 2 - Settembre 2011 - OFItalia N. 2 - Settembre 2011 - OFItalia

15.06.2013 Views

14 “De pena mortis” (Il dolore della morte) Il dolore derivante dalla morte di una persona cara è forse una delle più intense esperienze che dobbiamo affrontare durante la nostra vita. Esso penetra in profondità la nostra persona, tocca le nostre emozioni, può modificare le relazioni interpersonali e persino il nostro aspetto fisico. Nessuno conosce la ricetta perfetta per superare quei momenti, ciascuno li vive in maniera diversa. Ciononostante, esistono degli elementi comuni a tutti. Che voi siate il diretto interessato oppure l'amico o il collega di qualcuno che ha appena perso una persona cara, può comunque essere assai utile capire alcuni dei tratti emotivi fondamentali tipici di questi momenti. La cosa più ingiusta della vita? E’ il modo in cui questa finisce, ed il lutto è il lento processo di ridefinizione del nostro mondo e della nostra realtà privati della presenza di una persona che ci era particolarmente cara. Rimarginare una ferita così profonda richiede tempo e pazienza. Non esiste una formula buona per tutti, né un calendario da rispettare. I sentimenti che ci assalgono sono un miscuglio di dolorose emozioni: pena, rabbia, colpa, rimpianto, vuoto, desiderio e stato di abbandono. Alcune di queste ci aggrediscono e ci travolgono come po- tenti ondate, lasciandoci affranti e provati dietro di esse; altre sembrano radicarsi e persistere a lungo nel tempo. Senza contare che la perdita di una persona amata può risvegliare un senso generale di doloroso abbandono radicato in precedenti episodi della nostra vita. Elaborare un lutto implica il riuscire a dare un senso alla morte di un congiunto e contemporaneamente ad esprimere tutti i contenuti psichici di dolore che la perdita ha messo in moto tornando più volte sull'immagine, sui sentimenti e le memorie legate alla persona che amavamo, fino a che quella perdita non ci risulta più così intollerabile e dolorosa. Sebbene il processo di cicatrizzazione possa essere lungo e doloroso, e una parte di noi rimarrà "colpita" dall'evento per sempre, il tempo, tuttavia, porta a sviluppare una progressiva accettazione della morte e della scomparsa. Ma il principale ostacolo che si presenta durante tale cammino è il rapporto di dipendenza dalla persona defunta. In alcuni casi vengono spesso vissute vere e proprie allucinazioni, vediamo il defunto girare per casa, ci sentiamo in colpa per non aver fatto o

detto qualcosa e cerchiamo in tutti i modi di tenerlo legato a noi. In questo contesto si rende difficile l’elaborazione del lutto perché il congiunto scomparso agisce ancora come immagine nella psiche dei sopravvissuti, continuando ad esistere come presenza effettiva e, pur non essendo più presente, la sua fisionomia viene rintracciata in un viso intravisto tra la folla o nei primi confusi momenti che seguono il risveglio mattutino, momento in cui i congiunti non si rendono ancora conto che il defunto non c’è più. Questo processo di dipendenza e di non ac- cettazione della perdita deriva dal connubio tra il non aver mai espresso i propri immaginari sulla morte e il bisogno di avere un contatto fisico con il defunto, tanto da venir definito "lutto complicato" o “lutto patologico” , nel quale si rinforzano le condizioni di stress e di depressione dell’individuo perché incapace di ritornare a modelli di comportamento funzionali al contesto relazionale e ad un nuovo progetto di vita. C’è una sostanziale differenza tra l’essere stati testimoni di una “ buona morte” (quando il morente ha affrontato il suo destino in modo sereno e si parla quindi di “lutto normale”) e quando invece la morte della persona a noi cara è collegata a delitto o ingiustizia profonda, (un incidente stradale, un omicidio, una morte improvvisa che scaturiscono poi inevitabilmente nel “lutto patologico”). Se la persona cara è morta dopo aver ascoltato se stessa, aver messo a posto le questioni in sospeso e risolto i conflitti personali, ha vissuto una “buona morte”, ( in caso contrario il senso delle questioni pendenti grava sugli eredi che sentono pesare su loro stessi la necessità di riparazione), ma se la persona è perita a causa di una ingiustizia o di un delitto è molto difficile che i superstiti possano uscire dal lutto patologico senza aver avuto un’autentica riparazione psicologica. Non si tratta solo di aver avuto la possibilità di assicurare alla giustizia i colpevoli o di vederli giustamente puniti ma, come insegnano le ricerche sulla vittimologia e sulla real justice, si tratta di vedere emergere nel colpevole il pentimento profondo per la sua azione. Senza tale pentimento non è possibile l’esercizio del perdono che consente la piena elaborazione del lutto. Alcuni si sentono responsabilizzati a mantenere vivo dentro di sé il dolore per non tradire il ricordo del defunto, così facendo restano legati al passato per sempre, mentre il processo di elaborazione lo si può attuare soltanto rivolgendo lo sguardo al futuro. Non esistono sentimenti rispettabili o sentimenti deprecabili. Ciascuna emozione gioca un suo ruolo specifico nel processo di cicatrizzazione. Siamo tutti tentati dal chiudere in un cassetto le emozioni più difficili e dolorose. Soprattutto coloro che pensano di doversi mostrare sempre e comunque come i più forti. Ma si rischia di ottenere lo scopo contrario; si accresce lo stress e si rallenta il processo di elaborazione del lutto. “Un grido del cuore negato e represso può portare a una produzione di rabbia ingiustificatamente espressa ed a una non voluta brutalità e rudezza nei confronti degli altri. Non pretendiamo di negare queste emozioni, lasciamo che i sentimenti affiorino”. Presidente Feder.Co.F.It. Regione Toscana Dott.ssa Catassi Katia Dott.ssa Catassi Katia 15

14<br />

“De pena mortis”<br />

(Il dolore della morte)<br />

Il dolore derivante dalla morte di una persona cara è forse una delle più intense esperienze che dobbiamo<br />

affrontare durante la nostra vita. Esso penetra in profondità la nostra persona, tocca le nostre<br />

emozioni, può modificare le relazioni interpersonali e persino il nostro aspetto fisico. Nessuno conosce la<br />

ricetta perfetta per superare quei momenti, ciascuno li vive in maniera diversa.<br />

Ciononostante, esistono degli elementi comuni a tutti. Che voi siate il diretto interessato oppure l'amico<br />

o il collega di qualcuno che ha appena perso una persona cara, può comunque essere assai utile capire<br />

alcuni dei tratti emotivi fondamentali tipici di questi momenti.<br />

La cosa più ingiusta della vita? E’<br />

il modo in cui questa finisce, ed il<br />

lutto è il lento processo di ridefinizione<br />

del nostro mondo e della<br />

nostra realtà privati della presenza<br />

di una persona che ci era particolarmente<br />

cara. Rimarginare<br />

una ferita così profonda richiede<br />

tempo e pazienza. Non esiste una<br />

formula buona per tutti, né un<br />

calendario da rispettare.<br />

I sentimenti che ci assalgono sono<br />

un miscuglio di dolorose emozioni:<br />

pena, rabbia, colpa, rimpianto,<br />

vuoto, desiderio e stato di abbandono.<br />

Alcune di queste ci aggrediscono<br />

e ci travolgono come po-<br />

tenti ondate, lasciandoci affranti<br />

e provati dietro di esse; altre sembrano<br />

radicarsi e persistere a lungo<br />

nel tempo. Senza contare che<br />

la perdita di una persona amata<br />

può risvegliare un senso generale<br />

di doloroso abbandono radicato<br />

in precedenti episodi della nostra<br />

vita. Elaborare un lutto implica il<br />

riuscire a dare un senso alla morte<br />

di un congiunto e contemporaneamente<br />

ad esprimere tutti i<br />

contenuti psichici di dolore che<br />

la perdita ha messo in moto tornando<br />

più volte sull'immagine,<br />

sui sentimenti e le memorie legate<br />

alla persona che amavamo, fino<br />

a che quella perdita non ci risulta<br />

più così intollerabile e dolorosa.<br />

Sebbene il processo di cicatrizzazione<br />

possa essere lungo e doloroso,<br />

e una parte di noi rimarrà<br />

"colpita" dall'evento per sempre,<br />

il tempo, tuttavia, porta a sviluppare<br />

una progressiva accettazione<br />

della morte e della scomparsa.<br />

Ma il principale ostacolo che si<br />

presenta durante tale cammino<br />

è il rapporto di dipendenza dalla<br />

persona defunta. In alcuni casi<br />

vengono spesso vissute vere e<br />

proprie allucinazioni, vediamo il<br />

defunto girare per casa, ci sentiamo<br />

in colpa per non aver fatto o

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!