AuraSoma e visione Olistica - Academy of Light
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CINZIA UGOLINI<br />
Maiolo, Novembre ‘11<br />
Corso in<br />
COUNSELING<br />
con specializzazione in<br />
AURA-SOMA<br />
TESI<br />
AURA-SOMA VISONE OLISTICA<br />
<strong>Academy</strong> <strong>of</strong> <strong>Light</strong> s.r.l. via Mameli 104 int. d/108 - Pesaro
INTRODUZIONE<br />
“Con l’uomo termina l’evoluzione inconscia e ha inizio L’evoluzione consapevole. Ma<br />
questa evoluzione non inizia con l’uomo in quanto tale, bensì solo se “tu” lo decidi”.<br />
(Osho Rajneesh)<br />
Solitudine, dubbio, aggressività, sessualità, morte, mancanza di autostima possono<br />
diventare i più comuni esempi di difficoltà esistenziale per i quali un counselor<br />
olistico possa essere consultato. Un agevolatore al passo coi tempi, riflette i<br />
mutamenti sociali e pr<strong>of</strong>essionali e ha familiarità con molti approcci e strategie.<br />
L’individuo è in continua evoluzione ed in alcuni momenti questa evoluzione può<br />
essere rallentata; e l’apporto fenomenologico-esistenziale nell’assetto formativo<br />
del counselor olistico, consente di porre l’accento sul processo di cambiamento.<br />
L’obiettivo dell’aiuto è quello di integrare i tre campi - cognitivo, affettivo e<br />
comportamentale - per aiutare il cliente a diventare consapevole delle sue<br />
responsabilità e scelte.<br />
Il contesto della relazione costituisce il più importante veicolo di cambiamento,<br />
attraverso le sue qualità strutturali (setting, regole, confini, contratto) e di<br />
processo interpersonale (coinvolgimento, fiducia, empatia, sintonizzazione,<br />
alleanza).<br />
La comunicazione, verbale e non verbale, è il mezzo attraverso il quale prende vita<br />
la relazione. Quando le comunicazioni del counselor olistico si collocano a un buon<br />
grado di corrispondenza con i parametri interpersonali del cliente, il processo di<br />
aiuto procede più efficacemente.<br />
Il counselor olistico è un operatore che promuove il benessere globale<br />
dell’individuo. Il suo compito è quello di riconoscere le risorse utili della persona e<br />
usarle come punti di forza per un suo migliore divenire. Sa come sviluppare<br />
nell’altro auto-realizzazione, capacità esplorativa, curiosità, creatività relazionale,<br />
perché tutto questo gli appartiene a livello personale. Ha imparato a usare con<br />
padronanza il modello dell’integrazione pluralistica, sapendo quando e come<br />
applicare metodi, strategie e tecniche rogersiane, fenomenologico-esistenziali ed<br />
1
esperienziali. Integra il sapere con il saper essere e quindi con il saper fare e<br />
creare, per un counseling moderno, versatile e mirato.<br />
Il presente elaborato nasce con l’intento di <strong>of</strong>frire una rassegna su questo<br />
argomento vastissimo e pur essenziale:<br />
Un’introduzione generale alle basi culturali, teoriche e pratiche del counseling con<br />
orientamento olistico, che tratti “la relazione d’aiuto” come processo di crescita e<br />
di sviluppo del potenziale umano. Il principio ispiratore di base è quello della<br />
Psicologia Umanistica.<br />
Si è cercato di <strong>of</strong>frire una <strong>visione</strong> che ne includesse alcuni approcci teorici<br />
essenziali, come quello storico, e psicologico, con una <strong>visione</strong> pragmatica, più<br />
esistenziale; per poi s<strong>of</strong>fermarsi su una parte più specifica della figura e del lavoro<br />
del counselor olistico.<br />
Nella seconda parte viene trattato l’argomento Aura-Soma Color Care Sistem<br />
attraverso la storia socio-culturale, la fisica, le neuroscienze e la psicologia del<br />
colore, la descrizione del sistema, l’importanza fondamentale di una consulenza e<br />
l’atteggiamento del counselor olistico nell’Aura-Soma. Per concludersi con la<br />
presentazione dello svolgimento di casi di studio sia individuali che di gruppo.<br />
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PARTE PRIMA<br />
COUNSELING – ORIGINE – SVILUPPO<br />
<strong>Academy</strong> <strong>of</strong> <strong>Light</strong> s.r.l. via Mameli 104 int. d/108 - Pesaro
PROLOGO<br />
Quando qualcuno ha il ”coraggio” di contattarti, presentandosi con tutta la sua<br />
insicurezza, paura, confusione, vergogna, difesa, e gi{ un grande “successo”. E’ il<br />
primo passo a un volere comunicare, esporsi. Esporre una confusione, una<br />
difficoltà del momento, una paura. Spesso ciò che succede è un volere sapere; Ci si<br />
sente chiedere: “sono fuori di testa?”, “sono sbagliato?”, “cosa c’è che non va in<br />
me?”. Partono tutti da un disagio dell’essere: “forse non sono normale…”, “mi sento<br />
perso…”. Il nostro equilibrio è delicato, ci basta un saluto mancato, freddo; si perde<br />
sicurezza per uno sguardo un po’ duro ed irritante; il timore ci assale per un<br />
ritardo imprevisto, per una dimenticanza fortuita.<br />
Ogni giorno siamo alle prese con questo doloroso bilanciarci, tesi a trattenere e<br />
proteggere la centralità di un bene e di un senso da cui partire per continuare a<br />
vivere e a costruire nuovi significati.<br />
Vi è in tutti il bisogno di rintracciare nella propria biografia una traccia di sé in cui<br />
riconoscersi, e a cui dare espressione. Eppure spesso viviamo vite opache a cui non<br />
prestiamo la minima attenzione: un po’ di lavoro, un po’ di consumo, un po’ di<br />
famiglia, un po’ di calcio, un po’ di tv e la vita passa senza troppe domande. Ma<br />
quando ci poniamo domande di senso si viene a creare quella situazione<br />
paradossale in cui l’autenticit{, il porsi domande, l’essere se stesso, il conoscere se<br />
stesso diventa qualcosa di “non-normale” perché gli unici spazi che oggi davvero<br />
legittimano questa chiarificazione sono quelli che etichettano l’interrogazione<br />
esistenziale come un che di patologico.<br />
Tutti cercano di rientrare nella “normalit{”, quindi dare loro ascolto, riceverli con<br />
amorevolezza, saperli accogliere, farli sentire compresi e non giudicati, li<br />
rasserena, li tranquillizza, li fa sentire giusti.<br />
Il concetto di normalit{ è un’idea soggettiva, basata su aspetti culturali e sociali,<br />
mutabile nel tempo e luogo; un concetto di normalità unico ed adattabile per ogni<br />
essere vivente non esiste.<br />
In ogni società, cultura, epoca, esistono o sono esistite situazioni non adattabili a<br />
tutti. Il cannibalismo è “normale” tra i cannibali, non certo nelle nostre civilt{,<br />
l’avere più mogli è normale tra i mussulmani, non certo per i cattolici, l’ascoltare<br />
musica è normale per chi non è sordo, il vedere la tele<strong>visione</strong> è normale per chi<br />
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non è cieco, il parlare giapponese è normale per un giapponese ma non per un<br />
tedesco, potremmo elencare tanto altro per pagine e pagine.<br />
Tutti apparteniamo a una specie, che sia essa umana, animale, vegetale, minerale.<br />
Così generalizzate, si suddividono in sottoinsiemi, rarità, eccezioni e via dicendo,<br />
fino ad arrivare all’unicit{ dell’essere “Unico e irripetibile”. Non esiste rosa uguale<br />
a un’altra rosa, anche se nascono dallo stesso roseto. Anche i gemelli monozigoti<br />
sono diversi. E se per paradosso esistesse qualcosa o qualcuno identico, non sarà<br />
mai identico, perché non occuperà mai lo stesso spazio nello stesso tempo, il<br />
sormontare qualcosa di uguale porta sempre a qualcosa di diverso, di nuovo.<br />
Comprendere la propria unicità porta all’individualit{, porta alla libertà di essere.<br />
La diversità di essere non uguale o identico ai genitori, ai propri coetanei o colleghi<br />
di lavoro e di avere idee diverse, non sono segni di malattia; sapere questo “rilassa”<br />
l’individuo enormemente.<br />
Non c’è niente in natura di “identico”, possono esserci similitudini, somiglianze,<br />
appartenenze alla stessa specie, ma non identicità. Si può essere o fare qualcosa di<br />
simile, ma non uguale.<br />
La ricerca della normalit{ e dell’uguaglianza nascono dal bisogno di essere<br />
riconosciuti, visti, ascoltati, valorizzati e accettati. Dal bisogno di sentirsi parte<br />
integrante di un insieme, dal bisogno di sapere di esistere e di essere giusti così<br />
come si è. L’idea errata di uguaglianza porta alla distorsione dell’essere.<br />
Con l’avvio della industrializzazione, con l’introduzione dei mass-media, con lo<br />
sviluppo tecnologico e delle comunicazioni nascono quelle forme di stress, ansie,<br />
incomprensioni, disagi sociali, che portano l’essere umano lontano dalla sua<br />
origine.<br />
Tutto è meccanizzato, computerizzato, accelerato, creando così quella forza<br />
centrifuga che allontana dal proprio centro, dalla propria essenza.<br />
Ci allontana dal sentire, dalle sensazioni interne, dal vedere e ascoltare noi stessi<br />
dall’interno.<br />
I frastuoni, i rumori continui che ci circondano ci portano a ovattare la nostra<br />
capacità di ascolto. Le forti luci artificiali, a intermittenza, stroboscopiche ci<br />
portano a non guardare, a calare dei filtri davanti ai nostri occhi. Lo stare ore<br />
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davanti ai computer, alle televisioni ci portano a non avere più la capacità di<br />
relazione con l’altro, a creare un contatto fisico.<br />
Questo all’essere umano crea disordine, malessere, distacco dalla realt{, senso<br />
d’isolamento, solitudine. Quindi cosa facciamo? Cerchiamo qualcuno o qualcosa<br />
che ci faccia sentire OK. Dove siamo andati a finire? Appunto, persi!<br />
Persi nelle nostre periferie, nei nostri pensieri, nelle nostre idee e convinzioni.<br />
Discutiamo, litighiamo, arroghiamo le nostre posizioni, nella convinzione di essere<br />
noi giusti e gli altri sbagliati o viceversa. Oppure stiamo zitti, assecondiamo,<br />
ripetiamo, copiamo, perché noi sbagliati e gli altri giusti. Viviamo pieni di sensi di<br />
colpa, insicurezze, menzogne, falsità, incongruenze, opportunismi, incoerenze.<br />
La situazione mondiale a oggi ci riflette esattamente cosa abbiamo accumulato<br />
dentro le nostre menti: “Spazzatura”! Per il semplice fatto che così dentro così<br />
fuori. Le conseguenze sono enormi a livello collettivo e individuale, perché non c’è<br />
nessuna differenza nessuna separazione tra l’individuo e l’umanit{. L’umanit{ è la<br />
replica di ogni individuo e ogni individuo è la replica dell’umanit{.<br />
Perché il micro-cosmo è il riflesso del macro-cosmo.<br />
Il mondo è dentro di noi, e solo noi possiamo cambiare il tessuto della realtà. Ogni<br />
persona vive in base ad un programma, a una filos<strong>of</strong>ia di vita, risultato<br />
dell’interazione che i nostri geni hanno con l’ambiente (educazione, costumi,<br />
ecc…). Una <strong>visione</strong> più completa della realt{, anche di quei suoi lati più nascosti,<br />
difficili da individuare a causa della rigida struttura mentale, ci permette di avere<br />
una corretta interpretazione del senso della vita.<br />
A. Einstein (1879- 1955) scriveva:<br />
[…] “Io credo che l’orribile deterioramento nel comportamento etico della gente<br />
d’oggi derivi primariamente dalla meccanizzazione e disumanizzazione delle nostre<br />
vite. Un disastroso prodotto, accessorio dello sviluppo e della mentalità tecnica e<br />
della mentalità scientifica! Non vedo modo di frenare questa disastrosa<br />
inadeguatezza. L’uomo si raffredda più in fretta del pianeta che abita” […] ”se il buon<br />
senso dei popoli non fosse sistematicamente corrotto, per mezzo della scuola e della<br />
stampa, dagli speculatori del mondo politico e del mondo degli affari” […]<br />
“L’elemento prezioso nell’ingranaggio dell’umanit{ non è lo Stato, ma è l’individuo<br />
creatore e sensibile, è insomma la personalità; è questa sola che crea il nobile e il<br />
sublime, mentre la massa è solida nel pensiero e limitata nei suoi sentimenti […] non<br />
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vi è legge dell’universo che non possa essere modificata dall’esercizio della ragione,<br />
non vi è legge dei potenti che non possa essere sovvertita dal giusto desiderio dei<br />
popoli di vivere in pace e libertà”. (A. Einstein - Pensieri, idee, opinioni - 1934/50).<br />
E’ vero, non è tutto così catastr<strong>of</strong>ico. Per questo, quando qualcuno si sente perso è<br />
un “buon segnale”. E’ il primo segnale di “risveglio, ” un prendere coscienza di dove<br />
sei, in altre parole perso, fuori dal tuo centro. Benvenuto nel mondo del risveglio,<br />
nel mondo dei vivi. Risvegliato dal sonno ipnotico che la società t’induce, dal coma<br />
sociale.<br />
Attraverso pr<strong>of</strong>ondi dolori, forti situazioni scomode, esperienze traumatiche,<br />
conflitti, a volte apprendiamo e così avviene un risveglio, una rinascita. Non è forse<br />
così anche il modo in cui nasciamo? Non è certo una passeggiata priva di<br />
sensazioni intense e rischi per il nuovo nascituro.<br />
Bene, quindi l’essere accolti con amore, in accettazione di te così come sei, è già un<br />
grande supporto.<br />
Quando nasciamo è intrinseco in noi la capacità di scegliere o rifiutare le<br />
esperienze che potrebbero essere di agevolazione o di ostacolo alla nostra crescita.<br />
I genitori dovrebbero trasmettere amore incondizionato, fiducia, sicurezza, valore,<br />
accettazione del piccolo così com’è. In questo modo il sé del bambino si formerà in<br />
modo libero e autonomo. Questo col tempo farà un adulto pienamente realizzato.<br />
I genitori inconsapevoli, sommersi dalle loro strutture, trasmettono condizioni, il<br />
bambino assorbirà valori, mete, modi di essere incongruenti alla loro vera natura.<br />
Con questi condizionamenti si perde il proprio sé. Si crea un falso centro, basato su<br />
idee esterne, rigide. Le esperienze saranno distorte per mantenere la falsa<br />
coerenza del sé. Le esperienze non fluiranno più liberamente con le proprie<br />
tendenze attitudinali.<br />
Quando l’individuo durante l’infanzia vive situazioni insolite ed anormali, si creano<br />
gravi fratture tra il concetto di sé e l’esperienza; le difese non svolgono più la loro<br />
funzione di protezione, nasce uno stato d’incoerenza nel sé e comincia il disagio<br />
personale.<br />
Lo studio di noi stessi ci rende consapevoli di quante nozioni abbiamo accumulato<br />
nella nostra mente sin dall’infanzia, senza che esse siano state sottoposte a un<br />
preventivo vaglio critico: perciò è quasi impossibile che le nostre valutazioni siano<br />
così genuine e così solide come sarebbero state se avessimo avuto l’uso completo<br />
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della nostra essenza sin dalla nascita e se fossimo stati sempre guidati soltanto da<br />
essa. Occorre una re<strong>visione</strong> delle opinioni acquisite e la loro sostituzione, se<br />
necessario, con quelle legittimate da un criterio di verità.<br />
STORIA DEL COUNSELING<br />
Con l’avvento della Rivoluzione Industriale, incominciarono a cambiare i valori<br />
sociali ed economici, la gente cominciò a spostarsi dalle campagne alle città, ci<br />
furono cambiamenti anche nelle relazioni e nel modo in cui la gente affrontava e<br />
definiva i propri bisogni emotivi e psicologici. Nel corso del tempo tutte le società<br />
hanno fatto esperienza di problemi emotivi, psicologici e comportamentali; ogni<br />
cultura ha trovato dei modi tradizionali per affrontarli e risolverli. Si è sempre<br />
cercato di migliorare la vita in ogni aspetto.<br />
Durante la Prima Guerra Mondiale, gli psichiatri militari si trovarono nella<br />
condizione di trattare i militari traumatizzati, per poi rimandarli al fronte<br />
velocemente, da qui sorse la necessit{ di sviluppare le prime forme di “terapia<br />
breve”, focalizzata sui sintomi.<br />
Con l’avvento della Seconda Guerra Mondiale, i modelli di “terapia breve” furono<br />
ripresi, ampliati e <strong>of</strong>ferti ai Veterani che avevano bisogno di un nuovo<br />
orientamento pr<strong>of</strong>essionale; fu dato loro un programma di assistenza che<br />
comprendesse psicoterapia e counseling.<br />
Counseling deriva dal termine inglese to counsel, che a sua volta deriva dal verbo<br />
latino consulo-ère, che significa “consolare”, “confortare”, “venire in aiuto”. Un<br />
altro verbo latino: consulto-are, da consulo, che significa “consigliarsi”,<br />
“deliberare”, “riflettere”. Ciò pone il termine tra le forme del verbo italiano<br />
“consultare” come ricorso a competenze superiori per necessità contingenti.<br />
Il counseling prende forma negli USA attorno agli anni ’50 con Rollo May e Carl<br />
Rogers, i loro contributi sono stati fondamentali per la creazione ed evoluzione del<br />
counseling.<br />
Rollo May (1909-1994) è stato pr<strong>of</strong>essore e consulente psicologico degli studenti<br />
all’Universit{ del Michigan, è diventato famoso per aver composto e pubblicato nel<br />
1939 il primo volume del counseling: “L’arte del Counseling”. Egli amava definirsi<br />
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uno “psicologo esistenzialista”, così, partendo da una base psicoanalitica,<br />
introdusse tematiche umanistiche ed esistenzialiste, ponendo l’accento sulla<br />
dignit{ dell’essere umano e sulla persona in divenire; ritenendo l’empatia<br />
d’importanza essenziale nel lavoro di tutti quei pr<strong>of</strong>essionisti, insegnanti, medici e<br />
religiosi la cui attivit{ consiste nell’esercitare un’influenza sugli altri.<br />
La prima funzione del counseling secondo May è quella di aumentare il grado di<br />
libertà.<br />
Nonostante le esperienze passate, gli elementi ereditari e ambientali, ciascuno di<br />
noi può plasmare la propria vita attingendo alle proprie risorse di libertà. Tuttavia<br />
è necessaria la completa assunzione di responsabilità senza la quale la libertà non<br />
può esistere e uno dei principali obiettivi del counseling è proprio quello di aiutare<br />
il cliente ad accettare la responsabilità della propria condotta e degli esiti della<br />
propria vita.<br />
Parallelamente è indispensabile incoraggiare il cliente a trovare la propria<br />
individualità, la ricerca del suo vero sé e il coraggio di essere quel sé.<br />
Carl Rogers (1902-1987) fu pr<strong>of</strong>essore di psicologia all’Universit{ di Chicago,<br />
introdusse l’approccio psicoterapeutico centrato sul cliente. Col volume<br />
“Counseling e Psicoterapia…”, avviò la cosiddetta “rivoluzione americana” in<br />
campo psicoterapeutico. Qui scriveva che “lo scopo del counseling non è quello di<br />
risolvere un problema particolare, ma di aiutare l’individuo a crescere perché<br />
possa affrontare sia il problema attuale sia quelli successivi in maniera integrata,<br />
in altre parole con maggior autonomia, responsabilit{, consapevolezza”.<br />
Differenziandosi così dalla psicoanalisi che operava centrata sulla patologia e sulla<br />
relazione tra un paziente/figlio e un medico/genitore.<br />
Essi svilupparono nuovi approcci clinici basati sulla “cura della parola”. Il principio<br />
ispiratore di base è quello della Psicologia Umanistica e di Comunità, approcci che<br />
propongono una psicologia della salute, con una <strong>visione</strong> pragmatica, educativa,<br />
pedagogica e preventiva, più ecologica e meno curativa.<br />
I concetti di crescita, ciclo evolutivo e salute sono fondamentali; il presupposto è<br />
che l’individuo sia in continua evoluzione e che in alcuni momenti questa<br />
evoluzione può essere rallentata per delle difficoltà.<br />
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Un nuovo metodo chiamato: la terza via, la “terza possibilit{”, la via umanistica; si<br />
occupava di quegli aspetti che la Psicoanalisi e il Comportamentismo non<br />
consideravano sintomi di una malattia ma problemi legati a situazioni esistenziali.<br />
C. Rogers, R. May, rilevarono la necessit{ di considerare l’essere umano come<br />
organismo bio-psico-sociale promuovendone così una <strong>visione</strong> olistica, ossia di pari<br />
dignit{ e valore degli elementi biologici, psicologiche e sociali dell’esperienza<br />
umana.<br />
Le loro teorizzazioni sulla natura umana, essenzialmente “programmata” per<br />
l’autorealizzazione attraverso il riconoscimento e il soddisfacimento dei propri<br />
bisogni (fisiologici, emotivi e socio-relazionali) hanno preso forma in una pratica<br />
clinica e psicoterapeutica finalizzata allo sviluppo della salute psic<strong>of</strong>isica<br />
dell’individuo.<br />
La terapia centrata sul cliente di Rogers, nasce con l’idea di fondare una disciplina<br />
non medica, da una concezione dell’umano di matrice fenomenologica. Mette il<br />
cliente al centro del suo mondo, gli riconosce potenzialità di autodeterminazione e<br />
di trasformazione, pone la sua attenzione sulla capacità di ciascun individuo di<br />
arrivare a una personale comprensione del proprio destino, attraverso l’uso dei<br />
sentimenti e dell’intuizione piuttosto che della dottrina o della ragione. Si<br />
concentra inoltre sul comportamento presente piuttosto che sul passato, alla<br />
progettazione del futuro, dal patrimonio genetico ai talenti inespressi.<br />
Porta l’enfasi sui bisogni, alla responsabilità nella scelta delle soluzioni, al valore<br />
nell’indipendenza e nell’autonomia dell’individuo piuttosto che sugli obiettivi<br />
sociali condivisi.<br />
Gli sviluppi del counseling<br />
La figura pr<strong>of</strong>essionale del counselor, quindi, prende l’avvio in America<br />
rispondendo a tutte quelle persone che pur “non desiderando diventare psicologi o<br />
psicoterapeuti svolgono un lavoro che richiede una buona conoscenza della<br />
personalit{ umana”. Il counseling approda in Europa negli anni ’70, attraverso la<br />
Gran Bretagna, sia come servizio di orientamento pedagogico che come strumento<br />
di supporto nei servizi sociali e nel volontariato. Nel 1976 nasce la British<br />
Association for Counseling, nel 1994 nasce l’European Association for Counseling<br />
(EAC).<br />
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Le origini del counseling in Italia possono essere rintracciate nella storia<br />
dell’assistenza sociale, che ebbe inizio negli anni ’20. Il punto d’incontro tra<br />
assistente sociale e counselor è questo: l’interesse e l’attenzione sono totalmente<br />
focalizzate sulla persona, sui suoi bisogni, esigenze e difficoltà. Il counseling,<br />
dunque, nasce e muove i primi passi in Italia grazie agli spunti <strong>of</strong>ferti<br />
dall’assistenza sociale, per poi prenderne le distanze e seguire un percorso<br />
autonomo.<br />
Oggi opera assieme alla psicologia, alle neuroscienze, alle terapie comportamentali,<br />
al coaching, all’analisi filos<strong>of</strong>ica, alla psico-educazione, ecc.<br />
Definizione di counseling<br />
Il counseling (in inglese britannico counselling) indica un’attivit{ pr<strong>of</strong>essionale che<br />
tende a orientare, sostenere e sviluppare le potenzialità del cliente,<br />
promuovendone atteggiamenti attivi, propositivi e stimolando le capacità di scelta.<br />
Si occupa di problemi non specifici (prendere decisioni, miglioramento delle<br />
relazioni interpersonali) e contestualmente circoscritti (famiglia, lavoro, scuola).<br />
Gli ambienti applicativi sono la prevenzione, il sostegno e l’attivazione di risorse<br />
umane. Il counseling, quindi, è una relazione d’aiuto che sostiene e favorisce<br />
l’individuo nella sua crescita personale per un miglioramento della qualità della<br />
vita.<br />
Differenza sostanziale con la psicologia è che il counseling si occupa dei fattori<br />
esterni che intervengono sullo stato di disagio delle persone, al contempo, la<br />
psicologia lavora sulla patologia: il counseling quindi opera sulla salute e sul<br />
benessere psic<strong>of</strong>isico, tuttavia, anche il counseling ha come modelli di riferimento<br />
teorie della psicologia. Lo sviluppo del counseling è stato influenzato da diversi<br />
correnti e tradizioni culturali.<br />
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PERSONAGGI E SCUOLE DI PSICOLOGIA<br />
Sigmund Freud (1856-1939) è il primo ad intuire il mistero che si cela dietro al<br />
pensiero umano. Dobbiamo a lui quel sistema di analisi della personalità umana,<br />
chiamata psicoanalisi, (da psico, psiche, anima, più comunemente “mente” o analisi<br />
della mente), che fornisce al couselor insegnamenti di grande valore sui modi di<br />
funzionamento della mente umana.<br />
Egli osservò che gli equilibri raggiunti all’interno della mente dell’individuo<br />
possono essere gettati in un disordine caotico dalla rimozione.<br />
In realt{, la rimozione rappresenta la disonest{ dell’individuo nei confronti di se<br />
stesso.<br />
Il processo è circa il seguente: uno stimolo istintivo preme dall’ES”, la dimensione<br />
dove risiedono desideri, paure, tendenze istintive e ogni sorta di contenuti psichici<br />
presenti nell’inconscio” e cerca espressione nel mondo esterno. Ma l’IO che sta alle<br />
soglie della COSCIENZA e fa da mediatore fra l’ES e il mondo esterno, è<br />
consapevole delle proibizioni che la societ{ oppone contro l’esprimersi di quel<br />
particolare desiderio, e quindi decide, con qualche stratagemma, di reprimerlo<br />
(rimozione). Ma la rimozione significa soltanto che quella spinta istintuale<br />
eserciterà di nuovo una pressione sotto altra forma: questa volta, attraverso<br />
qualche sindrome nevrotica, come ad esempio l’ansia, o l’imbarazzo, o la<br />
dimenticanza, o la rabbia, o la tristezza, o il dolore, o addirittura forme più gravi di<br />
psicosi”.<br />
Carl Gustav Jung (1875-1961) di notevole importanza sono il suo pensiero e le<br />
sue tesi, egli sostiene che l’”inconscio” individuale di cui parla Freud è solo un<br />
momento particolare dell’”inconscio collettivo”, che contempla la presenza di un<br />
sostrato spirituale comune a tutta l’umanit{.<br />
L’inconscio collettivo è un complesso di “archetipi”, cioè d’immagini simboliche,<br />
modelli di comportamento e di sostanza comuni cui tutta l’umanit{ si riferisce.<br />
Immagini che traducono simbolicamente i momenti rilevanti della vita d’ogni<br />
uomo di ogni tempo. Per esempio sono archetipi, l’idea della madre, la saggezza, il<br />
viaggio, la casa, l’amore, l’ombra, il tempo, lo spazio, la delusione, l’attaccamento, la<br />
separazione, il lutto, e così via. Jung è il primo a portare l’elemento di trans-<br />
personale nella psicologia.<br />
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PSICOSINTESI<br />
La Psicosintesi di Assagioli rientra nella corrente della psicologia trans-personale.<br />
Assagioli (1888-1974) è stato un pioniere della corrente olistica, perché ha una<br />
<strong>visione</strong> bio-psico-spirituale dell’essere umano.<br />
Una psicologia con direzione, cioè che è l’essere umano che può dare la propria<br />
direzione alla sua esistenza. Questo significa assumersi la propria responsabilità.<br />
Un punto di fondamentale importanza, quando l’individuo esce da un<br />
atteggiamento vittimistico dove imputa tutto ciò che gli accade a cause esterne, e<br />
incomincia a dirigere e scegliere liberamente dove impiegare le proprie energie.<br />
E’ importante come trattiamo il nostro corpo, come respiriamo, come ci nutriamo,<br />
chi frequentiamo e a cosa diamo la priorità.<br />
E’ importante assumersi la responsabilità di ciò che vogliamo fare e quale<br />
atteggiamento emozionale tenere nella nostra vita.<br />
Condurre una vita sana, dare spazio al rilassamento, all’ascolto, alla presenza, alla<br />
presa di coscienza di ciò che accade dentro di se, può influenzare i nostri sistemi<br />
biologici e portare all’equilibrio psico-fisico.<br />
Il Sé personale di cui parla Assagioli è quella parte che noi chiamiamo Testimone e<br />
non s’identifica con nessun contenuto, è preesistente alla strutturazione della<br />
personalità che si viene a formare attraverso tutte le impostazioni mentali,<br />
culturali e sociali.<br />
La nostra personalità è formata da tante sub-personalità, sono parti del nostro Io<br />
che nascono principalmente e servono per proteggere la nostra vulnerabilità<br />
durante la vita. Diventa un problema quando ci identifichiamo molto con una di<br />
queste sub personalità.<br />
E’ importante nella psicosintesi il procedimento della disidentificazione, cioè<br />
andare nella posizione del testimone “direttore d’orchestra” e poter riconoscere<br />
che abbiamo a nostra disposizione varie possibilità. Riconoscere che ogni parte ha<br />
una motivazione per la sua formazione e che non esiste una migliore o peggiore ma<br />
riconoscerne il motivo e il messaggio che ci vuole comunicare. E’ la capacità di<br />
discernere quando usare un certo atteggiamento oppure no che fa la differenza.<br />
14
TERAPIA DELLA GESTALT<br />
La psicoterapia della Gestalt si sviluppa agli inizi degli anni '50 del secolo scorso,<br />
dal lavoro di Fritz Perls (1893-1970) medico ebreo di origine tedesca;<br />
egli fonda, nel 1952, il Gestalt Institute <strong>of</strong> New York. L'approccio della psicoterapia<br />
della Gestalt trae spunto dai concetti sviluppati in seguito alle ricerche nel campo<br />
della percezione svolte dagli psicologi della Gestalt, che dimostrano come l'uomo<br />
non percepisce le cose come elementi distinti e sconnessi, ma le organizza in<br />
insiemi significativi, mediante il processo percettivo. Uno dei concetti basilari di<br />
tale approccio è che il tutto è più della somma delle sue parti; esso spiega la<br />
modalità del funzionamento di base non solo del processo percettivo, ma anche<br />
dell'apparato psichico in generale.<br />
Quando noi osserviamo una figura geometrica, per esempio un quadrato, non lo<br />
vediamo come quattro linee e quattro angoli, ma come un oggetto unico. Ecco che<br />
l'oggetto, formato da tutte le parti che lo compongono, viene percepito come una<br />
totalità in cui il risultato finale è più della somma delle sue parti. La psicologia della<br />
Gestalt è dunque una dottrina olistica, ossia si basa sull'idea che le proprietà di un<br />
sistema non possano essere spiegate esclusivamente tramite le sue componenti,<br />
ma vadano analizzate nella loro interezza. Tale concezione viene applicata<br />
all'essere umano, producendo una <strong>visione</strong> della persona come una totalità più<br />
grande e complessa delle parti che la compongono, ossia: corpo, mente, pensieri,<br />
sentimenti, immaginario, movimento. La persona è costituita dal funzionamento<br />
integrato nel tempo e nello spazio dei vari aspetti del tutto.<br />
Da questo punto di vista curare esclusivamente un aspetto della persona o<br />
identificare una parte come la causa del problema significa frammentare<br />
artificialmente ciò che in realtà è qualcosa che funziona come unità. La<br />
psicoterapia della Gestalt pone particolare attenzione anche a quello che la scienza<br />
definisce "processo omeostatico". Tale processo governa le funzioni basilari della<br />
vita al fine di conservare l'equilibrio organismico e quindi la sua salute in<br />
condizioni variabili. Da esso discendono comportamenti coerenti e adeguati, atti a<br />
soddisfare i molteplici bisogni. Mentre la scienza si occupa e studia i bisogni<br />
fisiologici (ad esempio la regolazione fisiologica del livello di zucchero nel sangue),<br />
la psicologia tratta dei bisogni di natura psicologica dell'individuo e dei<br />
meccanismi omeostatici o adattativi con cui vengono soddisfatti, riconoscendo,<br />
15
comunque, che i due processi (biologico-fisiologico e psicologico) sono sempre<br />
interconnessi.<br />
In una situazione di normalità l'organismo fa fronte a diversi bisogni che si<br />
manifestano simultaneamente, ma dal momento che può svolgere adeguatamente<br />
solo una funzione alla volta, deve operare una scelta entro una scala gerarchica di<br />
valori, seguendo uno schema che dà priorità al bisogno in primo piano (in<br />
"figura"), quello che preme con maggiore urgenza per il proprio appagamento,<br />
lasciando retrocedere temporaneamente nello "sfondo" gli altri. La psicoterapia<br />
della Gestalt descrive il funzionamento organismico come l'organizzazione di<br />
questa dinamica figura/sfondo. Se, invece, il processo omeostatico fallisce, perché<br />
l'individuo non è stato capace di identificare i suoi reali bisogni, o perché non ha<br />
saputo stabilire con il suo ambiente un contatto adeguato, la Gestalt (che in tedesco<br />
significa "forma") non si chiude, rimane inconclusa; e una Gestalt inconclusa pone<br />
continue interferenze al flusso di scambi tra l'individuo e l'ambiente,<br />
determinando una certa fissità nelle modalità con cui questi manipola e interagisce<br />
con l'ambiente stesso.<br />
L'elemento che differenzia maggiormente l'individuo sano da quello nevrotico è,<br />
infatti, proprio l'elemento di mobilità. Un modello sano di funzionamento prevede,<br />
dunque, un continuo, armonico e ritmato processo di apertura e chiusura verso<br />
l'ambiente. Uno di principali obiettivi della terapia della Gestalt è quello di<br />
ripristinare l'autoconsapevolezza che viene a mancare quando si manifesta un<br />
disturbo psicologico; ciò può essere fatto ristabilendo la capacità di<br />
discriminazione del soggetto, aiutandolo a scoprire cosa è e cosa non è lui stesso,<br />
cosa lo realizza e cosa lo frustra. La persona viene guidata verso l'integrazione,<br />
nella ricerca del giusto equilibrio e del confine tra sé e il resto del mondo.<br />
- Concetto del qui e ora<br />
Grande peculiarità nel counseling è il concetto del “Qui e Ora”, l’importanza del<br />
presente, il linguaggio e le tecniche non verbali di Fritz Perls in altre parole di<br />
come un cliente abbia bisogno di aiuto immediato e non gli si possa proporre<br />
un’esplorazione di se stesso che duri degli anni, ma si lavora cercando di capire<br />
come mai è arrivato alla richiesta di sostegno. Perls è convinto che ogni essere<br />
umano possiede tutte le risorse per vivere una vita pienamente realizzata.<br />
16
La formula del qui e ora nasce nell’ambito della corrente fenomenologica, che ha<br />
condizionato tutte le altre psicoterapie umanistiche.<br />
L’esperienza svolta nel presente, se illuminata dalla consapevolezza, è l’unica che<br />
può favorire il cambiamento, cioè il passaggio stabile a uno stadio psichico più<br />
salutare, l’unica che può indirizzare l’individuo verso l’autorealizzazione, e<br />
l’autorealizzazione è lo scopo di ogni persona, secondo la psicoterapia umanistica:<br />
“l’autorealizzazione è possibile solo se la consapevolezza del tempo e dello spazio<br />
penetra ogni angolo della nostra esistenza; fondamentalmente essa è il senso<br />
dell’attualit{, l’apprezzamento dell’identit{ della realtà e del presente” (L’Io, la fame<br />
e l’aggressivit{, 1995).<br />
Il passato e il futuro non hanno valore in sé in quanto, in realtà, essi esistono solo<br />
come funzioni del presente. Il passato rivive nel presente riveduto e rivalutato in<br />
base alle conoscenze attuali di un individuo; il futuro, non ancora accaduto, esiste<br />
solamente sotto forma d’ipotesi fatte nel presente. Possiamo immaginare, in una<br />
<strong>visione</strong> lineare del tempo, il tempo stesso rappresentato su una linea retta, dove il<br />
presente è una variabile che si può muovere verso sinistra cioè verso il passato<br />
(ma questa è solo una convenzione), e in questo modo attua la funzione del<br />
RICORDARE, oppure si può muovere verso il futuro, verso destra, e in tal modo<br />
attua la funzione del PROGRAMMARE. In effetti, ammesso che il tempo si possa<br />
rappresentare in modo lineare, per ogni istante dato esiste solo la funzione<br />
presente, che si può muovere in direzione di un tempo più o meno “passato” o più<br />
o meno “futuro”; è rarissimo il caso in cui la funzione presente sia tutta<br />
concentrata nell’istante presente: “il presente è il punto-zero, sempre mutevole dei<br />
due opposti passato e futuro. Una personalità ben equilibrata è capace di tenere in<br />
conto il passato e il futuro senza abbandonare il punto-zero del presente, senza<br />
considerare passato e futuro come realtà. Tutti noi guardiamo sia avanti che<br />
indietro, ma chi è incapace di affrontare un presente spiacevole e vive principalmente<br />
nel passato o nel futuro, chiuso in un pensiero storico o futuristico, non è adattato<br />
alla realt{” (L’Io, la fame e l’aggressivit{, 1995).<br />
Tutte queste considerazioni non devono però indurci a credere che ciò che abbia<br />
valore sia solo il presente, inteso come coinvolgimento nelle esperienze presenti in<br />
senso letterale. In realtà, le dimensioni del passato e del futuro formano “i confini<br />
17
psicologici dell’esperienza presente e un contesto psicologico dove la figura che è<br />
presente abbia uno sfondo adeguato” (Polster & Polster, Terapia della Gestalt<br />
integrata, 1986).<br />
Il “saper cogliere l’istante”, cioè l’immediatezza dell’esperienza, è un sintomo di<br />
salute; l’importanza dell’esperienza nel presente diviene evidente nella prassi<br />
psicoterapeutica se si considera che “solo nel presente i sistemi sensorio e motorio<br />
dell’individuo possono funzionare ed è nella prospettiva di queste funzioni che<br />
l’esperienza presente può essere palpabile e viva”. Infatti, il completamento<br />
dell’esperienza, ciò che è identificato come la chiusura di una gestalt, si attua<br />
soltanto quando sopraggiunge la scarica motoria, la quale sola è in grado di liberare<br />
la persona dai legami disfunzionali e dal passato che si ripresenta in modo stantio.<br />
Ora, la scarica motoria e la realtà sensoriale sono disponibili solo nel presente. La<br />
Gestalt, in contrasto con la Psicoanalisi, non si focalizza solo sul passato, ma anche<br />
sugli altri “tempi” e costituisce pertanto una psicoterapia delle possibilit{, oltreché<br />
dell’adattamento: “con un carattere retrospettivo, l’analista può sprecare anni nel<br />
cercare la luna nel pozzo. Essendo convinto che scavare il passato è una panacea per<br />
la nevrosi, collabora soprattutto con la resistenza del paziente ad affrontare il<br />
presente. Scavare costantemente nel passato presenta un altro svantaggio, quello di<br />
trascurare di prendere in considerazione l’opposto, il futuro, lasciando da parte perciò<br />
un intero gruppo di nevrosi” (L’Io, la fame e l’aggressività, 1995).<br />
La meta della terapia deve essere quella di dargli i mezzi con cui risolvere sia i suoi<br />
problemi attuali sia quelli sia potrebbero insorgere domani o l’anno prossimo.<br />
Questo strumento è l’autoappoggio. L’incapacit{ cronica di restare nel presente<br />
provoca diversi disagi psichici. La prima polarit{ riguarda l’incapacit{ di staccarsi<br />
dal passato: “nell’analisi del carattere retrospettivo si trova sempre un sintomo<br />
distinto: la soppressione del pianto. Il lutto è una parte del processo di rassegnazione,<br />
necessario se uno deve superare l’avvinghiamento al passato. Per riacquistare la<br />
18
capacità di stabilire nuovi contatti, è necessario portare a termine l’elaborazione del<br />
lutto. Essa si effettua nel presente: l’importante non è ciò che la persona morta<br />
significava per chi la piange, ma ciò che lei significa ancora per lui” (L’Io, la fame e<br />
l’aggressivit{, 1995). La seconda polarità riguarda la tendenza a proiettarsi nel<br />
futuro, il cui sintomo tipico è l’angoscia: “la formula dell’angoscia è semplicissima:<br />
l’angoscia è la lacuna tra l’ora e il poi. Se siete nel presente, non potete essere<br />
angosciati, dato che l’eccitazione fluisce immediatamente nell’attivit{ spontanea,<br />
senza soluzione di continuit{” […] “ogni volta che si abbandona la base sicura del<br />
presente e si comincia a preoccuparsi del futuro, si fa l’esperienza dell’angoscia” (La<br />
terapia gestaltica parola per parola, 1980). Il disagio, in questo caso, è legato<br />
soprattutto all’incapacit{ di vedere nel futuro il vuoto fertile, la possibilit{ insita nel<br />
futuro: “siamo pieni di aspettative catastr<strong>of</strong>iche riguardo alle disgrazie che ci possono<br />
succedere, o di aspettative anastr<strong>of</strong>iche riguardo alle fortune che ci capiteranno. E così<br />
riempiamo questo intervallo tra l’ora e il poi con polizze d’assicurazione, programmi,<br />
lavori fissi e via dicendo. In altre parole, non siamo disposti a vedere il vuoto fertile, la<br />
possibilit{ del futuro” (La terapia gestaltica parola per parola, 1980).<br />
Perls definisce la Gestalt come la «terapia della concentrazione», l’unico modo per<br />
restare nel presente è la concentrazione che significa ‘andare dritti al centro di una<br />
situazione’; essa è collegata all’interesse, che è l’ ‘essere in una situazione’, e<br />
all’attenzione, che è l’ ‘aumentare della tensione verso un oggetto’. In definitiva, i tre<br />
ingredienti per restare nel presente sono: essere in una situazione, andare dritti al<br />
centro e aumentare la tensione, cioè rimanere nella situazione: “la concentrazione<br />
perfetta è un armonioso processo di cooperazione conscia e inconscia. Nel senso<br />
comune, la concentrazione è una pura e semplice funzione dell’Io, non sostenuta da<br />
interesse spontaneo. Essa è identificata con il dovere, la coscienza o gli ideali, ed è<br />
caratterizzata da intense contrazioni muscolari, da irritabilità e da un tale sforzo che<br />
produce stanchezza e provoca nevrastenia e perfino esaurimenti nervosi” (L’Io, la<br />
fame e l’aggressivit{, 1995).<br />
Perls distingue due tipi di concentrazione: quella negativa e quella positiva. “Nella<br />
concentrazione negativa l’individuo si costringe ad occuparsi di faccende verso cui<br />
non è sufficientemente interessato. Più che sul compito, è concentrato nella difesa<br />
contro ogni disturbo (rumori, eccetera). Contrae i muscoli, aggrotta le ciglia, stringe la<br />
19
occa, serra le mandibole e trattiene il respiro per poter tenere a freno il malumore –<br />
un malumore che è pronto a esplodere in ogni momento, contro ogni interferenza. La<br />
concentrazione positiva è descritta nel modo migliore dalla parola “fascino”; qui<br />
l’oggetto occupa il primo piano senza nessuno sforzo, il resto del mondo sparisce, il<br />
tempo e i dintorni cessano di esistere; non sorge conflitto interno o protesta contro la<br />
concentrazione. Questa concentrazione si trova facilmente nei bambini, e spesso negli<br />
adulti quando sono impegnati in qualche lavoro interessante o in un hobby” (L’Io, la<br />
fame e l’aggressivit{, 1995).<br />
La Gestalt è basata sulla sperimentazione nel qui-e-ora, anziché sull’interpretazione:<br />
“non chiediamo ai nostri pazienti di parlare dei loro traumi e problemi nell’area<br />
lontana del tempo passato e della memoria, bensì di risperimentare i loro problemi e<br />
traumi – che costituiscono le loro situazioni insolute nel presente – nel qui-e-ora” […]<br />
“il paziente deve elaborare e assimilare i sentimenti interrotti, per la maggior parte di<br />
dolore intenso, ma che possono avere anche elementi di trionfo, di colpa, o altro. Non<br />
basta ricordare semplicemente un evento passato, ci si deve ritornare<br />
psicodrammaticamente” (L’approccio della Gestalt, 1977). Inoltre, “in quanto terapia<br />
sperimentale, la tecnica gestaltica esige che il paziente sperimenti quanto più di sé<br />
stesso, sperimenti al limite della sua capacità nel qui-e-ora. Chiediamo al paziente di<br />
diventare consapevole dei suoi gesti, della sua respirazione, delle sue emozioni, della<br />
sua voce e delle sue espressioni facciali, e dei suoi pensieri pressanti. Sappiamo che<br />
quanto più diventa consapevole di se stesso, tanto più imparerà riguardo al suo sé.<br />
Man mano che sperimenta i modi in cui s’impedisce di ‘essere’ ora – i modi in cui<br />
s’interrompe – comincerà anche a sperimentare il sé che ha interrotto” (L’approccio<br />
della Gestalt, 1977). Anche la ‘regola fondamentale’ cambia, rispetto all’approccio<br />
psicoanalitico: “il presupposto fondamentale che imponiamo ai nostri pazienti<br />
all’inizio della terapia, e che conserviamo, sia in parole sia in spirito, per tutta la sua<br />
durata, è contenuto nella semplice frase: ora io sono consapevole. La parola ‘ora’ ci<br />
trattiene nel presente e sottolinea il fatto che nessuna esperienza è possibile se non nel<br />
presente. L’‘io’ è usato come antidoto a ‘esso’ e sviluppa il senso di responsabilit{ del<br />
paziente nei confronti dei suoi sentimenti, pensieri e sintomi, il ‘sono’ è il suo simbolo<br />
esistenziale. La parola ‘consapevole’ d{ al paziente il senso delle proprie capacit{ e<br />
abilità, del suo apparato sensoriale, motorio e intellettuale” (L’approccio della Gestalt,<br />
20
1977). Le tecniche della Gestalt sono basate sullo stabilire un continuum di<br />
consapevolezza, al fine di divenire consapevoli momento per momento di quel che<br />
sta succedendo. Il paziente resisterà nel procedere nel continuum di consapevolezza,<br />
e lo farà non appena tale consapevolezza riguarderà qualcosa di spiacevole. Infatti,<br />
“poiché il nevrotico trova difficile vivere e sperimentare sé stesso nel presente, troverà<br />
difficile lavorare con la tecnica del qui-e-ora. Interromperà la sua partecipazione nel<br />
presente con ricordi del passato, e insisterà a parlarne come se fossero realmente<br />
passati. Trova meno difficile associare che non concentrarsi” (L’approccio della<br />
Gestalt, 1977).<br />
Da parte sua, il terapeuta della Gestalt deve saper utilizzare la propria capacità di<br />
restare nel presente e metterla al servizio del setting terapeutico. Così, la sua<br />
maggiore consapevolezza diviene uno strumento attraverso il quale il paziente<br />
aumenta la propria.<br />
Abraham Maslow (1908-1970) fondatore della cosiddetta psicologia umanistica,<br />
nel trattare quelli che sono i bisogni delle persone, crea la sua teoria sulla<br />
Motivazione. Disegna la sua famosa piramide, nella quale si evidenziano tutti i<br />
gradini evolutivi personali e culturali delle necessità umane.<br />
21
La realizzazione di questa piramide dipende dalla capacità di mantenersi sempre<br />
in contatto con la parte interiore di se stessi e dall’opportunit{ che l’ambiente<br />
esterno agevoli questo contatto. Senza entrambe le condizioni, è sicuramente<br />
difficile sentirci realizzati nella vita e, come ci ricorda Jung, possiamo invece<br />
diventare vittime della nostra anima, quella parte nascosta della nostra mente che<br />
non riesce a esprimersi. Sono molte le potenzialità individuali che si assopiscono di<br />
fronte ad emozioni negative che incoraggiano invece il mantenimento di una grigia<br />
vita vissuta nella mediocrità. Si assiste spesso a manifestazioni personali in cui<br />
tutto il proprio patrimonio energetico si sottomette alla frustrazione, all’ira che si<br />
nasconde dietro l’indignazione, oppure dietro ai sentimenti di colpa che oscurano<br />
la <strong>visione</strong> di un futuro possibile, delle paure che ostacolano i propri passi e<br />
dell’odio che avvelena i rapporti umani.<br />
Le circostanze di vita sono però molto più fantasiose e ricche della nostra<br />
immaginazione, permettendoci di reagire in modo a volte non preventivato. Vi<br />
sono momenti in cui la ragione prende notevolmente il sopravvento rispetto al<br />
flusso delle emozioni, e percorre strade che, alla luce di un giusto discernimento, si<br />
rivelano migliori rispetto alla fatica che richiede il percorrerle.<br />
D’altro canto, vi sono momenti in cui, invece, abbiamo avuto la sensazione di<br />
affidarci a una specie d’intuito che ci indicava quale via avremmo dovuto<br />
percorrere, senza una precisa e razionale convinzione circa quello che avremmo<br />
trovato in seguito.<br />
In entrambi questi casi, i risultati possono essere tanto positivi quanto negativi,<br />
perché le condizioni che intervengono e che spesso non dipendono da noi possono<br />
agevolare o ostacolare il raggiungimento della meta. Certo, quello che, in effetti,<br />
accade nella maggioranza dei casi, è una vita che trascorre mescolando la ragione<br />
con il sentire, in un amalgama spesso inconscia e costantemente operativa. I grandi<br />
progressi dell’umanit{ e della scienza devono tutto alla ragione, che sa orientare<br />
opportunamente ogni essere umano verso la scoperta di ciò che appare a prima<br />
vista insondabile.<br />
Questo è possibile solo se si accende anche il motore emozionale, legato a sua volta<br />
a episodi della vita quotidiana che appaiono a prima vista poco importanti. Può<br />
bastare l’ascolto di una melodia, la vista di un quadro oppure di un poster,<br />
incrociare lo sguardo ironico di un passante per strada perché dentro di noi accada<br />
22
qualche cosa d’inaspettato, improvvisamente nuovo.<br />
Bastano piccole cose, con il loro valore, perché un’intera giornata di lavoro si<br />
predisponga a essere ben organizzata, come a farci capire che un atto<br />
emotivamente rilevante prolunghi il suo effetto ben oltre l’istante in cui si<br />
manifesta. Le emozioni, anche se durano relativamente poco, perché sono<br />
un’alterazione di un equilibrio dinamico fra interno ed esterno di se stessi, hanno<br />
conseguenze che durano nel tempo. A volte, alcune cose, alcuni eventi, non sono<br />
sufficientemente percepiti e compresi come fondamentali per le formulazioni di un<br />
pensiero. Eppure, il piacere e il bisogno di sentire che qualche cosa di positivo,<br />
dentro e fuori di noi, esista è spesso in grado di annullare ogni angoscia e<br />
solitudine.<br />
Le emozioni principali sono otto, suddivise in quattro coppie:<br />
• La rabbia e la paura.<br />
• La tristezza e la gioia.<br />
• La sorpresa e l’attesa.<br />
• Il disgusto e l’accettazione.<br />
Da queste emozioni, definite anche primarie, emergono quelle cosiddette<br />
secondarie, come: l’allegria, la vergogna, l’ansia, la speranza, il perdono, la<br />
nostalgia, l’<strong>of</strong>fesa, e cosi via. Tutte assieme riempiono la nostra vita e ne<br />
condizionano diversi aspetti, come la scelta del partner, le amicizie cui ci leghiamo,<br />
la scelta della pr<strong>of</strong>essione.<br />
Tutto questo avviene perché siamo dotati sin dalla nascita di uno specifico<br />
programma emozionale, geneticamente stabilito, che si attiva in tutte le situazioni<br />
quotidiane e che favorisce l’adozione di specifici comportamenti in base<br />
all’ambiente in cui si vive.<br />
Il passato che crediamo di lasciare dietro di noi, come se non avesse più a che fare<br />
con la nostra vita per il solo fatto che “è stato”, assieme all’educazione ricevuta e gli<br />
obiettivi che abbiamo raggiunto, costituiscono la base di quello che oggi siamo.<br />
oltre a questo, in modo assai più impercettibile, inconscio, siamo il risultato di<br />
qualcosa che pur manifestandosi in tutte le nostre azioni e pensieri più razionali<br />
sembra essere lontano dalla nostra mente: il cuore, i sentimenti e le emozioni.<br />
I significati più pr<strong>of</strong>ondi delle nostre azioni, dei nostri progetti di vita, dei desideri<br />
e dei bisogni che esprimiamo continuamente, non sono il mero frutto di<br />
23
considerazioni razionali, asettiche e lontane dalle emozioni che la vita propone e<br />
spesso impone. La qualità della nostra partecipazione agli eventi della vita dipende<br />
tanto dalla dimensione prettamente logica del pensare quanto da quella emotiva,<br />
secondo una dinamica che è molto più confusa di quello che si crede. Anzi, direi che<br />
la mente ama in ogni sua manifestazione, senza creare la di<strong>visione</strong> che spesso la<br />
scienza vorrebbe fra ciò che si pensa e ciò che si sente.<br />
Nella vita degli artisti, nelle persone cui il destino sembra aver riservato un ruolo<br />
speciale di guida per l’intera umanit{, la fusione fra il cuore che sente e la mente<br />
che pensa è talmente evidente da apparire qualcosa di assolutamente originale.<br />
Eppure non è così, perché ogni persona si trova nelle condizioni di vivere con una<br />
mente che ama continuamente, anche quando crede di ragionare oggettivamente.<br />
Tutto quello che accade nella nostra mente è nello stesso tempo razionale ed<br />
emozionale, e tendo a credere che la sfera emozionale giochi un ruolo ancora più<br />
vincolante di quella razionale nella formazione dei pensieri. È come se il cuore<br />
avesse occhi con i quali vedere la vita e la mente avesse le mani per creare ciò che<br />
anticipatamente vedono gli occhi.<br />
Non è sufficiente imporci un programma da seguire per essere certi di poterlo<br />
seguire. Non basta l’esercizio di atti di volont{ per essere sicuri che raggiungeremo<br />
lo scopo prefissato. Vi è in ognuno di noi una voce interiore che guida la mente nel<br />
suo esercizio razionale, come se ogni persona fosse guidata nel proprio agire da<br />
una serie d’imperativi creativi e ineffabili, senza dei quali non si sentirebbe di<br />
essere viva.<br />
Cominciare a considerare la nostra mente come il risultato di questo<br />
funzionamento misto, ragione e cuore, significa comprendere che le nostre azioni<br />
non sono solo il risultato di calcoli di convenienza o meno di qualcosa, oppure il<br />
frutto di energie che devono misurarsi con situazioni indipendenti da noi.<br />
Protagora ci dice: “L’uomo è la misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto<br />
sono e di quelle che non sono in quanto non sono”. Ciò significa che l’essere umano,<br />
pensando con il cuore e sentendo con la ragione, stabilisce la relazione d’amore<br />
con quello che conosce.<br />
24
ANALISI TRANSAZIONALE<br />
Il contributo dell’Analisi Transazionale dello psichiatra Eric Berne (1919-1970)<br />
comprende la descrizione coerente dello sviluppo della personalità, e del<br />
funzionamento intrapsichico e delle relazioni interpersonali, è caratterizzata da<br />
alcuni principi filos<strong>of</strong>ici fondamentali (filos<strong>of</strong>ia umanistica – l’OKness e la<br />
decisionalità) ed è arricchita da un sistema di tecniche per l’intervento in diversi<br />
settori di applicazione. L’A.T. tende a promuovere l’autonomia nelle persone, come<br />
capacit{ di essere consapevoli e spontanee, di sperimentare l’intimit{ e di operare<br />
in modo etico.<br />
- Gli stati dell’io<br />
L’Analisi Transazionale ha individuato tre sistemi in cui si articola la personalit{<br />
dell’uomo e li ha definiti stato dell’Io Genitore, stato dell’Io Adulto e stato dell’Io<br />
Bambino (rispettivamente G, A, B).<br />
Io Genitore = sentimenti, pensieri e modelli di comportamento incorporati<br />
dall’esterno, da figure genitoriali con cui l’individuo è entrato in contatto durante<br />
la sua vita. Può manifestarsi come Genitore Normativo (GN) che proibisce e<br />
comanda, e come Genitore Affettivo (GA) che <strong>of</strong>fre sostegno e protezione.<br />
Io Bambino = risalgono all’infanzia individuale della persona, della quale<br />
rappresentano le tracce più o meno vive presenti in ciascuno di noi. Può esprimersi<br />
come Bambino Libero (BL), libero dall’influenza genitoriale o come Bambino<br />
Adattato/Ribelle (BA/BR) che si adegua all’influenza genitoriale o reagisce a essa.<br />
Io Adulto = adeguato alla realt{ del momento, nell’interazione che l’individuo ha<br />
con il suo ambiente. A livello funzionale elabora dati interni ed esterni della<br />
persona.<br />
Per identificare quale sia lo stato dell’Io della persona con cui stiamo interagendo,<br />
le due strade possibili alla relazione di counseling sono:<br />
- il piano comportamentale<br />
- il piano sociale<br />
Eventuali problemi nel funzionamento degli stati dell’Io possono derivare da:<br />
- Esclusione = la persona è spesso in uno solo degli stati dell’Io e non utilizza tutte<br />
le risorse di cui è a disposizione.<br />
25
- Contaminazione = alcuni contenuti dell’adulto vengono “contaminati” da quelli<br />
del Genitore e del Bambino, che sono presi come dati di fatto, dando luogo a<br />
valutazioni non obiettive.<br />
- Posizioni di vita<br />
L’atteggiamento positivo o negativo che noi abbiamo nei confronti di noi stessi e<br />
degli altri determina la nostra Posizione di Vita.<br />
Sono state individuate quattro Posizioni di Vita fondamentali (La Matrice di<br />
Harris) e ognuno di noi ha una dominante nella quale tende a porsi più spesso:<br />
- (Genitore): IO sono ok-TU non sei ok<br />
- (Bambino): IO non sono ok-TU sei ok<br />
- (Adolescente): IO non sono ok-TU non sei ok<br />
- (Adulto): IO sono ok-TU sei ok<br />
E’ importante che il counselor s’impegni a mantenere una posizione (IO sono ok-<br />
TU sei ok) nella relazione pr<strong>of</strong>essionale, qualunque sia la posizione del cliente che<br />
ha di fronte.<br />
- Segni di riconoscimento<br />
Essere riconosciuti dai propri simili è un bisogno primordiale che ci accompagna<br />
per tutta la vita ed è uno dei motivi per cui entriamo in relazione con gli altri, per<br />
ottenere cioè quelli che in A.T. sono chiamati “Segni di Riconoscimento”.<br />
I Segni possono essere classificati in base all’intento (positivo/negativo) e alla<br />
direzione (condizionata/incondizionata); avremo così Segni di Riconoscimento:<br />
- incondizionati positivi (“sei formidabile!”, “mi piace stare con te”)<br />
- incondizionati negativi (“sei insopportabile”, “sei un buono a nulla”)<br />
- condizionati positivi (“mi è piaciuto come hai risposto al capo”)<br />
- condizionati negativi (“il tuo intervento alla riunione è stato intempestivo”)<br />
Ogni stato dell’Io ha bisogno di specifici Segni di Riconoscimento, che devono<br />
essere di buona qualit{; devono far riferimento alle caratteristiche o all’operato<br />
che una persona sia veramente capace di esprimere. Esempio: per (G) la sua<br />
capacità di proteggere; per (A) la sua capacit{ d’indagine; per (B) la sua creatività,<br />
l’intuito e adattamento costruttivo. I segni di Riconoscimento incondizionati invece<br />
raggiungono tutti gli stati dell’Io e sono generalmente più potenti, sia in negativo<br />
sia in positivo.<br />
26
E’ utile per il counselor ricordare le cinque “regole d’oro” di (Steiner, 1974):<br />
- Dare liberamente Segni di Riconoscimento positivi (quelli che si danno per<br />
scontati.)<br />
- Chiedere Segni di Riconoscimento positivi (normalmente non si fa per paura di<br />
un rifiuto.)<br />
- Accettare quelli positivi (quelli che si rifiutano per timore di sembrare<br />
presuntuosi.)<br />
- Rifiutare quelli negativi (direttamente o verbalizzato dentro di sé, se non sono<br />
costruttivi.)<br />
- Gratificare se stessi.<br />
Altrettanto efficace è l’applicazione delle quattro tappe per un feed back efficace:<br />
- Descrivere uno specifico comportamento osservabile<br />
- Esprimere il proprio sentimento/pensiero<br />
- Suggerire un’opzione di comportamento<br />
- Considerare le Conseguenze positive che tale scelta comporterà.<br />
- Strutturazione del tempo<br />
Berne riconosce un altro bisogno che caratterizza la natura umana, la “fame di<br />
struttura”: è il bisogno di stabilire una struttura temporale all’interno della quale<br />
scambiare Segni di Riconoscimento con le altre persone. Sono sei modalità di<br />
strutturare il tempo che vengono presentate secondo una scala di intensità<br />
emotiva.<br />
Isolamento: è l’allontanamento fisico e/o mentale, ci si affida solo a se stessi per<br />
ottenere riconoscimenti.<br />
Rituale: ad es. saluti formali o cerimonie. Lo scambio di Segni di Riconoscimento è<br />
superficiale, si tratta di un modo poco rischioso.<br />
Passatempo: scambio di transizioni complementari su di un argomento noto ad<br />
entrambi gli interlocutori (sport, vacanze, moda…). Rappresenta il procedimento<br />
rituale da cui le persone passano per conoscersi meglio.<br />
Attività: è una serie Transizioni Complementari, dirette all’intervento pratico sulla<br />
realt{ esterna (hobbies, lavoro…).<br />
27
Gioco psicologico: è una comunicazione distorta, procura Segni di Riconoscimento<br />
negative a entrambi gli interlocutori e avviene spesso da una mancanza di<br />
consapevolezza.<br />
Intimità: è il più gratificante, lo scambio dei segni di Riconoscimento è diretto e<br />
spontaneo, il rapporto è di fiducia e onestà reciproca, procura positività. Si realizza<br />
attraverso Transizioni di affetto (G-B) o di comunione (B-B).<br />
Ciascuno può trovare il modo più equilibrato e soddisfacente per sé di strutturare<br />
il proprio tempo nelle diverse fasi della vita.<br />
- Copione<br />
Esiste un “Copione” ripetitivo nella vita, formatosi e deciso nella prima infanzia<br />
sotto la pressione genitoriale. Avere la conoscenza degli elementi che intervengono<br />
a determinarlo e della dinamica della sua formazione ed evoluzione è<br />
indispensabile per il counselor; anche se non interviene direttamente può<br />
riconoscere e individuare assieme al cliente, alcuni aspetti legati al Copione, e<br />
assieme possono trovare alternative più costruttive sul piano comportamentale;<br />
attraverso cui le persone col tempo svilupperanno il proprio Copione.<br />
- Gioco psicologico<br />
Un Gioco psicologico si presenta come un dialogo con sottintesi in cui almeno uno<br />
dei due interlocutori a un certo punto rimane sorpreso e si sente a disagio.<br />
Avvengono in maniera inconsapevole, con schemi ripetitivi il cui inizio è sempre<br />
una svalutazione di sé, dell’altro o della situazione, che può essere verbale o non<br />
verbale. Uno dei più efficaci modi di analizzare un Gioco psicologico è il Triangolo<br />
drammatico (Karpman, 1968), che rileva i tre possibili ruoli di Vittima,<br />
Persecutore e Salvatore che sono assunti in modo inconsapevole dalle persone<br />
coinvolte.<br />
28
Le Vittime spesso abusano della propria debolezza e dolore, nascondendo la forza;<br />
i Persecutori della propria forza e aggressività, nascondendo la debolezza e paura;<br />
i Salvatori della debolezza altrui esprimendo bontà ed interesse, nascondendo<br />
bisogni personali e solitudine.<br />
I tre ruoli non sono legittimati quando una persona si trova in uno di questi ruoli e<br />
risponde al “Lì e Allora” (passato) piuttosto che al “Qui e Ora” (presente), utilizza<br />
vecchie decisioni di copione decise da bambino o che accolse dai genitori. Non<br />
esiste Salvatore senza una Vittima e un Persecutore (e viceversa); i tre ruoli sono<br />
co-dipendenti e ogni ruolo ha i suoi vantaggi: la Vittima riceve attenzioni, non ha<br />
responsabilità nelle decisioni; il Salvatore si sente buono, utile, angelico, spirituale;<br />
il Persecutore si sente forte, potente, decide per gli altri, si sente superiore. Da<br />
questo si capisce come la Vittima sia nella posizione di maggior forza rispetto gli<br />
altri.<br />
Il cambio di ruolo da parte di almeno uno dei due interlocutori determina la<br />
conclusione del Gioco con il tornaconto finale. La consapevolezza di queste<br />
modalità di comunicazione improduttive e la conoscenza delle possibili alternative<br />
<strong>of</strong>frono al cliente un potente strumento di evoluzione personale.<br />
Erich Fromm (1900-1980) è considerato uno dei maggiori rappresentanti della<br />
psicologia post-freudiana. La sua posizione propositiva è stata definita "Socialismo<br />
umanistico", egli ha una <strong>visione</strong> di un mondo umano che sappia realizzare le<br />
istanze sociali e superare l'alienazione dell'uomo, le spinte a fuggire dalla libertà,<br />
che sappia vivere l'amore per la vita.<br />
La corrente di pensiero, fortemente influenzata dal marxismo, si ispira a diverse<br />
matrici culturali: la dialettica e la fenomenologia hegeliana, il nichilismo di<br />
Nietzsche e di Heidegger, la psicoanalisi di Freud.<br />
Fromm riconosce l’esigenza che emerge, pur tra conflitti e diversit{ di ogni genere,<br />
non solo dalla cultura ma dalla vita stessa della societ{ contemporanea: l’esigenza<br />
di salvare nell’uomo non l’istinto ma la libertà, e di rendere possibile a ognuno la<br />
realizzazione di una personalità propria in una comunità che ponga fine alla<br />
distruzione e all’odio.<br />
In una società imprenditoriale si sviluppano processi di automazione e di<br />
alienazione, umani che obbediscono passivamente e uomini che funzionano come<br />
29
macchine. Un uomo, insomma, frutto della brama di “avere” e non del desiderio di<br />
“essere”; un uomo, secondo Fromm, che non per natura ambisce al possesso<br />
materiale, ma che condizionato nell’avidit{ e nell’egoismo dall’ambiente in cui vive.<br />
" Il guaio della vita di oggi è che molti di noi muoiono prima di essere nati<br />
pienamente ."<br />
L’approccio esistenziale nella conversazione per Fromm è: coloro che fanno<br />
propria la modalità dell’essere rispondono spontaneamente e produttivamente, si<br />
dimenticano di se stessi, delle nozioni e della posizione che hanno. Il loro io non è<br />
d’intralcio ed è proprio per tale motivo che possono rispondere appieno all’altra<br />
persona e alle idee di questa. Creano nuove idee, proprio perché non si aggrappano<br />
a nulla.<br />
Queste persone si basano, appunto, sul concetto dell’essere, sul fatto che sono vive<br />
e che qualcosa di nuovo avrà vita; a patto che abbiano il coraggio di lasciarsi<br />
andare e rispondere.<br />
Nella conversazione costoro esprimono in pieno la propria vitalità, perché non si<br />
auto s<strong>of</strong>focano con ansie e preoccupazioni per ciò che hanno; la loro vivacità è<br />
contagiosa, al punto che sovente aiuta l’altro a uscire dal proprio egocentrismo. In<br />
tal modo la conversazione cessa di essere uno scambio di beni e diviene un dialogo<br />
in cui più non importa chi abbia ragione e chi torto.<br />
30
PROGRAMMAZIONE-NEURO-LIGUISTICA<br />
La Programmazione-Neuro-Linguistica pone l’accento sulla pragmatica della<br />
comunicazione cioè su come l’utilizzo del linguaggio influisce sulla “mente” e<br />
viceversa; postulato base per lo studio delle interazioni umane nel loro<br />
background culturale (Palo Alto) e sugli studi della linguistica trasformazionale di<br />
Noam Chomsky (1968).<br />
Bandler e Grinder i padri della PNL svilupparono quest’approccio all’inizio degli<br />
anni ’70 studiando i migliori terapeuti e comunicatori, hanno notato come<br />
nonostante i loro approcci fossero totalmente divergenti avessero tutti un<br />
denominatore comune: i loro interventi permettevano di fare dei cambiamenti<br />
introducendo maggiori scelte nei comportamenti dei loro clienti, aumentando le<br />
"dimensioni" dei loro modelli del mondo. L'ampliamento del modello del mondo ha<br />
inizio con lo studio degli scambi linguistici che avvengono tra terapeuta e cliente.<br />
La PNL prevede l’intervento sulla persona modificandone in qualche modo gli<br />
schemi di comportamento che sono automatici e inconsci portandoli invece a<br />
livello conscio tramite l’uso del linguaggio.<br />
La sigla PNL racchiude le tre componenti della tecnica:<br />
Programmazione: capacità di intervenire sugli schemi di comportamento.<br />
Neuro: lo studio dei processi neurologici attraverso i quali l’esperienza è ricevuta<br />
ed elaborata attraverso i cinque sensi.<br />
Linguistica: l’uso del linguaggio per riportare ad un livello di coscienza gli schemi<br />
inconsci ed automatici.<br />
Il presupposto più noto in PNL, "la mappa non è il territorio", è d'aiuto nel<br />
sottolineare le relazioni che intercorrono fra linguaggio e comportamento.<br />
Bandler e Grinder costatarono che la maggior parte dei loro pazienti presentavano<br />
l’incapacit{ di agire: un’apparente paralisi dovuta alla povert{ di possibilit{ a loro<br />
disposizione.<br />
Ciò per gli autori non è dovuto alla mancanza di risorse in se stessi o nell'ambiente<br />
che li circonda, ma al fatto che il loro "modello del mondo" è impoverito, poiché<br />
hanno commesso l'errore di confondere la mappa con il territorio.<br />
"Ciò che abbiamo scoperto non è che il mondo è troppo limitato o che non vi sono<br />
31
scelte, ma che costoro impediscono a se stessi di scorgere le opzioni e le possibilità<br />
che gli si dischiudono perché queste non sono disponibili nei loro modelli del mondo.<br />
Il paradosso più comune che scorgiamo nella condizione umana è questo: i processi<br />
che ci permettono di sopravvivere, crescere, cambiare e provare gioia sono gli stessi<br />
processi che ci permettono di mantenere un modello del mondo impoverito, la nostra<br />
capacità di creare dei simboli, cioè di creare dei modelli.” (La struttura della magia -<br />
1975).<br />
L'uomo, non può avere accesso alla realtà che lo circonda in modo diretto,<br />
l'esperienza avviene attraverso i cinque sensi: vista, udito, tatto, gusto e olfatto.<br />
Quindi ogni persona ha una mappa percettiva VAS: (Visivo, Auditivo, Cinestetico).<br />
I due studiosi hanno individuato tre meccanismi principali attraverso i quali<br />
confondiamo la mappa con il territorio: la generalizzazione, la cancellazione e la<br />
deformazione.<br />
- La generalizzazione è quel meccanismo che ci permette di prendere piccole<br />
porzioni d’informazione e costruirne un intero paradigma informativo,<br />
trasformando piccole regioni della mappa in grandi Stati con un’unica<br />
caratteristica. Ad esempio, quando da bambini possiamo avere avuto l’esperienza<br />
con il fuoco e ci scottiamo e generalizziamo questa esperienza al fatto che tutte le<br />
fonti di calore o tutte le cose che hanno una fiamma sono pericolose. Lo stesso<br />
meccanismo necessario alla nostra sopravvivenza si ritorce contro di noi.<br />
- La cancellazione è quel processo per il quale eliminiamo alcune parti<br />
dell'esperienza, dando selettivamente più significato ad altre. Tale meccanismo<br />
può essere utile in alcuni contesti, come il famoso "effetto cocktail party" con il<br />
quale escludiamo il rumore di fondo per cogliere le parole dell'interlocutore che ci<br />
interessa ascoltare, oppure non prestare attenzione alle lodi che ci vengono fatte<br />
dalle persone che, crediamo, non abbiano mai una parola dolce per noi.<br />
- La deformazione è quel meccanismo che ci permette di modificare la nostra<br />
percezione a partire dai dati sensoriali in base alle nostre aspettative (o credenze).<br />
Essa ci permette, ad esempio, di immaginare scenari possibili fantasticando sui<br />
dati sensoriali a nostra disposizione; Allo stesso tempo però, la deformazione, può<br />
dare una percezione alterata della realtà in concordanza con le nostre credenze<br />
può farci sembrare un saluto affrettato come una mancanza nei nostri rispetti, o lo<br />
sguardo di una persona cara come persecutorio.<br />
32
Nella realtà questi tre meccanismi funzionano accavallandosi tra di loro e<br />
ponendosi tra la mappa e il territorio.<br />
Bandler osservò che la focalizzazione sul passato o sul contenuto del problema è il<br />
motivo perché il cliente non riesce a superare i suoi disagi.<br />
[…]” Se il passato li ha fatti essere come sono, farceli tornare li render{ ancora di più<br />
come sono ora.”<br />
Il cervello è un sistema di archiviazione, non un sistema di riscrittura. Non ha una<br />
funzione di cancellazione; perciò non si può riscrivere un nuovo passato. Quello<br />
che si può fare è dare nuovi imput al cervello per andare in una nuova direzione,<br />
’qui’ anziché ‘l{’.<br />
Un metodo per dar forza e radicare un nuovo tipo di comportamento è<br />
l’ancoraggio, si tratta di processi di stima di un qualche valore utile per riattivare<br />
un particolare stato emotivo positivo e adatto a risolvere e/o affrontare<br />
determinate situazioni.<br />
Gli ancoraggi sono sostanzialmente una qualsiasi rappresentazione d’origine<br />
interna o esterna che ne innesca un’altra o una serie di rappresentazioni. Si<br />
possono stabilire delle ancore in ciascuna delle nostre modalità sensoriali: le<br />
espressioni del volto, i gesti, il tono e il ritmo della voce, il tatto, gli odori e i gusti<br />
possono essere ancore per altre rappresentazioni.<br />
Identificare uno stato sintomatico che la persona vuole cambiare e ancorarlo.<br />
Individuare nella storia personale del cliente, la risorsa più appropriata per<br />
eliminare la difficoltà; può essere anche un’immaginazione, l’ancoraggio può<br />
avvenire ugualmente. Integrare infine le due esperienze. Se il cliente si sente<br />
soddisfatto si procede con il ricalco nel futuro altrimenti si possono cercare delle<br />
risorse più adeguate. Per mettere le risorse al passo con il futuro non si deve fare<br />
altro che far identificare il contesto in cui normalmente si manifesta la risposta<br />
problematica.<br />
…”E’ come quando avete cambiato casa, ma con l’auto andate ancora a quella<br />
vecchia, finché non vi costruite nel cervello qualcosa che regoli in anticipo il pilota<br />
automatico. Il trucco consiste nel tornare indietro prima che sia cominciato il<br />
problema e costruire una nuova strada nel vostro ‘impianto cerebrale’, in modo da<br />
dimenticarsi il problema. Ciò non significa, come spesso si crede, che vi state<br />
nascondendo i problemi che salteranno fuori da qualche altra parte. Non vi state<br />
33
nascondendo i problemi, li state aggirando e affrontando da una direzione più<br />
pr<strong>of</strong>icua. Dovete far convergere la vostra attenzione in una certa direzione e non in<br />
un’altra, così tutto quello che fate è imparare una direzione migliore verso la quale<br />
far convergere la vostra attenzione.”…” Non ha nessuna importanza com’era il vostro<br />
passato, avete sempre un nuovo futuro.” (Magia in azione, 1992).<br />
USO STRATEGICO DELLA COMUNICAZIONE UMANA<br />
La comunicazione è un aspetto essenziale della vita. Sarebbe arduo cercare di<br />
mettere in dubbio la fondatezza di tale affermazione, specialmente nel caso degli<br />
esseri umani: tutti noi, attraverso una serie di segnali che si sono sviluppati ed<br />
evoluti nel corso dei secoli, comunichiamo costantemente con gli altri esseri<br />
viventi e con l'ambiente circostante. Fin dalla nascita ci troviamo immersi come<br />
soggetti attivi e dotati di capacità comunicative all'interno di una situazione<br />
relazionale che coinvolge le nostre primarie figure d'attaccamento e, nello stesso<br />
tempo, siamo inconsapevolmente coinvolti in un continuo processo di acquisizione<br />
delle regole della comunicazione.<br />
La comunicazione umana è generalmente definita dalle teorie classiche come uno<br />
scambio d’informazioni tra le persone. In una prospettiva che faccia riferimento<br />
alla Teoria dei Sistemi possiamo altresì definirla come l'insieme delle relazioni che<br />
intercorrono e che si sviluppano tra gli individui e tra questi ultimi e il loro<br />
ambiente naturale. Come si arriva a questa definizione? Essenzialmente partendo<br />
dalla considerazione che, per studiare il comportamento umano, non possiamo<br />
isolare l'individuo dal suo contesto, ma dobbiamo sempre considerare gli effetti<br />
che il suo comportamento ha sugli altri, le loro reazioni e il contesto in cui avviene<br />
l'interazione. Ne consegue che, se pensiamo che per studiare il comportamento<br />
umano dobbiamo prendere in considerazione la relazione tra le parti all'interno di<br />
un sistema, allora studieremo la comunicazione umana come veicolo delle<br />
manifestazioni comportamentali osservabili nella relazione stessa. Secondo<br />
Gregory Bateson la comunicazione si crea attraverso le incessanti alchimie e<br />
trasformazioni che si generano all'interno delle relazioni tra gli elementi che<br />
compongono il sistema; la comunicazione, dunque, nasce e si sviluppa nel segno<br />
34
delle differenze e del cambiamento, in un universo di messaggi che acquisiscono<br />
un chiaro significato solamente se collocate nel loro contesto relazionale e<br />
ambientale.<br />
“La comunicazione è un processo di scambio d’informazione e d’influenza reciproca<br />
che avviene tra due o più persone o fra due o più gruppi in un determinato contesto o<br />
situazione”. (Watzlawick 1967)<br />
- Comunicazione efficace<br />
Il peso delle varie componenti della comunicazione:<br />
Per il 7% dalle parole<br />
Per il 38% dal tono di voce<br />
Per il 55% dal linguaggio non verbale(mimica, entusiasmo, gestualità, contatto<br />
visivo, ecc.)<br />
Alcuni elementi per una comunicazione efficace:<br />
- Ascoltare, Osservare<br />
- Ripetere quanto si è capito per verificare quanto si è capito<br />
- Evitare valutazioni<br />
- Identificarsi nell’altro<br />
- Porre domande<br />
- Uscire dal proprio quadro di riferimento<br />
- Prestare attenzione alle comunicazioni non verbali<br />
- Non imporre a tutti i costi il proprio pensiero<br />
- Entrare in rapporto con l’interlocutore<br />
“Il risultato della comunicazione è ciò che viene recepito indipendentemente da ciò<br />
che viene detto”.<br />
- Canali della comunicazione:<br />
- linguistico = canale uditivo - vocale (competenza verbale e intonazionale)<br />
- non-linguistico = canale visivo - gestuale (competenza paralinguistica e<br />
cinesica ossia Non Verbale)<br />
- Comunicazione Non Verbale: insieme di segnali (quindi di significati) che il nostro<br />
corpo invia muovendosi, agendo nello spazio, interagendo con l’altro ed<br />
esprimendosi.<br />
35
E’ difficilmente controllabile, falsificabile e manipolabile, (come invece accade per<br />
la Comunicazione Verbale), è veloce, più a contatto con le emozioni (rispetto<br />
alla Comunicazione Verbale), meno accessibile da parte di chi la invia e più<br />
accessibile da chi la riceve.<br />
La comunicazione non verbale, in altre parole, il linguaggio del corpo, il tono della<br />
voce, le espressioni facciali, assume un ruolo chiave nella costruzione della<br />
relazione; in particolare è possibile potenziare una relazione rispondendo e<br />
rispecchiando i seguenti aspetti:<br />
- Postura: la posizione del corpo, le gambe i piedi e la distribuzione del peso. La<br />
posizione delle braccia, delle mani, delle dita.<br />
- Espressione: La direzione ed i movimenti oculari.<br />
- Respiro: La frequenza e la direzione del respiro, dell’addome e della cassa<br />
toracica.<br />
- Movimento: La direzione del passo ed il ritmo del moto.<br />
- Voce: Ritmo, volume, intonazione, tono, ed il tipo di parole utilizzate<br />
- Stile comunicativo: Se è visivo, uditivo, o tattile cinestesico.<br />
I CNV assumono anche un significato sociale: determinano, infatti, la percezione<br />
che abbiamo dell’altro.<br />
Esempio: segnali di apertura, sguardo frequente, generano giudizi ai quali si<br />
reagisce con comportamenti positivi; mentre la congruenza del comportamento in<br />
rapporto al contesto genera una percezione più o meno positiva dell’Altro.<br />
Spesso, infatti, la prima impressione che abbiamo di un interlocutore può<br />
condizionare i nostri giudizi e i rapporti con esso (effetto alone).<br />
- La comunicazione non verbale (CNV)<br />
1. SEGNALI GESTUALI, MIMICI E POSTURALI linguaggio corporeo, che costituiscono<br />
gli aspetti cinesici della comunicazione verbale (CNV): comprendono<br />
gesticolazioni, movimenti del tronco, degli arti, delle mani, le espressioni della<br />
mimica facciale (quali riso, sorriso, il movimento degli occhi, la direzione e durata<br />
dello sguardo, la dilatazione pupillare), la postura;<br />
2. PARALINGUAGGIO: si riferisce al modo in cui il messaggio verbale viene emesso,<br />
ritmo e tempi del discorso, vocalizzazioni accessori ( i sospiri, gli sbadigli, il<br />
deglutire, l'inspirare rumorosamente etc.), interlocuzioni vocali (quali uh-uh,<br />
36
mmheh);<br />
3. ASPETTI SPAZIALI O PROSSEMICA: consiste nell'uso che l'uomo fa del proprio<br />
spazio sociale e personale e della percezione che ne ha.<br />
Alla comunicazione non verbale vanno riconosciute diverse funzioni rispetto alla<br />
comunicazione verbale, che invece ha la funzione meta comunicativa - contenuto<br />
più appropriata:<br />
- La CNV può ripetere semplicemente con un gesto o movimento ciò che viene<br />
detto verbalmente (es.: spiegando una strada indico la direzione con la mano).<br />
- Contraddire il messaggio verbale (es.: lodare con tono sarcastico); in questo caso<br />
si tende a dare più credito al messaggio non verbale ritenuto più spontaneo o più<br />
difficile da simulare o mascherare. Tra le caratteristiche di un individuo c'è la<br />
tendenza a dare maggior credito ai segnali verbali o a quelli non verbali, come<br />
conseguenza di esperienze precedenti o la dominanza di un emisfero celebrale<br />
sull'altro.<br />
- Completare la parola con un espressione (es.: lode accompagnata da un sorriso).<br />
- Accentuare, sottolineare parti del messaggio verbale; le emozioni vengono<br />
trasmesse soprattutto da espressioni facciali, mentre il livello di eccitazione viene<br />
segnalato in modo più affidabile dagli atteggiamenti del corpo.<br />
- Regolare le interazioni e la comunicazione indicando gerarchie e priorità tra gli<br />
interlocutori, dando il ritmo delle interazioni: in genere ci si basa inconsciamente<br />
su segnali quali il cenno del capo, un movimento degli occhi, un cambiamento di<br />
posizione o combinazione di questi, per verificare se viene recepito ciò che si sta<br />
dicendo , per controllare l'attenzione dell'altro al discorso, per smettere di parlare<br />
o per intervenire.<br />
Il linguaggio corporeo è spesso più leggibile e ricco di significato, atteggiamenti<br />
associati tra loro o ripetuti e frequenti, caratterizzano in un certo modo peculiare<br />
quella specifica persona.<br />
- Le pause, i silenzi, le esitazioni del discorso sono un interrotto commento.<br />
Secondo la scuola di Palo Alto e i "pragmatici della comunicazione umana", tutti gli<br />
aspetti fin qui descritti avrebbero un ruolo di trasformazione rispetto al linguaggio<br />
37
verbale, in quanto attribuirebbero gli aspetti di relazione dei messaggi verbali le<br />
modalità dei rapporti reciproci tra i soggetti in azione.<br />
In ogni caso è impossibile non comunicare, prende ad esistere già dal primo<br />
colloquio una fitta rete di influenzamenti e sottili feedback, dei quali è compito del<br />
terapeuta tenere il "passo", regolando l'ampiezza delle maglie.<br />
- Le componenti della comunicazione<br />
Il processo comunicativo è un processo circolare. La circolazione è bilaterale: il<br />
ruolo di ricevente ed emittente si alterna più volte nel corso di una conversazione<br />
in modo reversibile.<br />
- CODIFICA: Il messaggio che l'emittente trasmette al ricevente è l'atto finale di un<br />
processo in cui un contenuto psichico si trasforma in un fatto oggettivo.<br />
L'emittente, cioè, attua un processo di codifica del messaggio: ossia attua una serie<br />
di operazioni cognitive (organizza materiale linguistico e concettuale ed<br />
espressivo), relazionali (deve renderlo decifrabile dall'altro, è consapevole<br />
dell'alone semantico) ed emotive.<br />
Dopo aver codificato e inviato il messaggio, l'emittente deve controllare, attraverso<br />
il feedback inviato dal ricevente, l'effettiva comprensione del messaggio.<br />
- DECODIFICA: la ricezione da parte del ricevente si chiama processo di decodifica.<br />
La decodificazione è preceduta dall'ascolto autentico che assicura una ricezione<br />
decentrata. Per l'ascolto autentico è necessaria la flessibilità comunicativa.<br />
Elementi indispensabili sono:<br />
- volontà di prestare attenzione all'emittente<br />
- disponibilità all'ascolto<br />
- operazione d’interpretazione del messaggio senza restare ancorati ai propri<br />
sistemi di significato.<br />
La decodifica sarà influenzata dal processo di categorizzazione del ricevente:<br />
abituato a ordinare input provenienti da esterno.<br />
- Quando si comunica efficacemente<br />
- Condizione fondamentale per la buona riuscita di una conversazione: che<br />
emittente e ricevente condividano lo stesso codice comunicativo, ossia un insieme<br />
38
di segnali e simboli verbali e non-verbali accessibili a entrambi. Il codice si<br />
acquisisce tramite processi di apprendimento e socializzazione.<br />
- E' necessaria anche la flessibilità comunicativa: la capacità e volontà di adattarsi<br />
al proprio interlocutore per realizzare la comunicazione decentrata, ossia per<br />
l'altro (la comunicazione egocentrica è quella rigida, che non tiene conto dell'altro)<br />
- Per attuare una comunicazione decentrata l’individuo deve possedere:<br />
consapevolezza metalinguistica (ossia la consapevolezza che il linguaggio non ha<br />
codici universalmente validi e che il senso di gesti e parole può essere interpretato<br />
diversamente in base ai diversi interagenti e contesti). Ci vuole dunque: flessibilità<br />
semantica e flessibilità degli schemi di riferimento.<br />
- Per attuare una comunicazione decentrata è necessario il “role taking”: la<br />
capacità di assumere il punto di vista dell'interlocutore per poter realmente<br />
comunicare con lui.<br />
- Per attuare una comunicazione decentrata è necessario ri-codificare il messaggio<br />
per l'Altro: dopo aver codificato ciò che intendo trasmettere, adatto (ri-codifico) il<br />
messaggio all'interlocutore in base a sue caratteristiche.<br />
- Per attuare una comunicazione decentrata è necessaria la disponibilità emotiva:<br />
accettare l'altro (porsi cioè in relazione simmetrica) anche dal punto di vista<br />
emotivo.<br />
39
LA TEORIA DEI SISTEMI IN PSICOLOGIA<br />
L’indirizzo psicologico sistemico si è sviluppato a Palo Alto, riprendendo in<br />
concetto di sistema di Von Bertanlaffy (1901-1972); che gi{ negli anni ’30<br />
elaborava gli studi sulla teoria dei sistemi organici, per poi arrivare nel ’68 alla<br />
pubblicazione del suo volume principale “Teoria Generale dei Sistemi”. Una teoria<br />
dell’organizzazione applicabile ai sistemi viventi e non viventi, “Pensare in termini<br />
di sistemi gioca un ruolo dominante in un ampio intervallo di settori che va dalle<br />
imprese industriali e dagli armamenti sino ai temi più misteriosi della scienza<br />
pura”.<br />
Si definisce un sistema come un insieme di unità che interagiscono secondo<br />
determinate regole, si può parlare di un sistema solo nel caso in cui i singoli<br />
elementi che lo compongono interagiscano tra di loro, cioè siano connessi tra loro<br />
funzionalmente e abbiano determinate regole.<br />
L’individuo stesso è un sistema e non è isolato ma interagisce con l’esterno<br />
integrandosi in altri insiemi relazionali; il più rilevante individualmente e<br />
socialmente è sicuramente la famiglia.<br />
Il sistema relazionale ci condiziona fortemente, ci fornisce i codici di<br />
comportamento riconosciuti perché comuni agli membri di quel sistema; qualsiasi<br />
comportamento anomalo è considerato appartenente a un altro sistema ed è<br />
quindi incomprensibile per gli altri. Ad esempio, alcuni dei comportamenti della<br />
patologia mentale sono interpretati secondo la teoria dei sistemi come dei<br />
comportamenti difformi del contesto, perché è come se la persona agisse legata ad<br />
un altro contesto che non è quello presente.<br />
I sistemi hanno delle caratteristiche:<br />
- Totalità. Lao Tse nel secolo VI a.C. sosteneva che la somma delle parti non<br />
costituisce il tutto, ogni elemento, all’interno del sistema ha delle capacit{ o delle<br />
proprietà che non sono sue, ma che realizziamo nell’unione.<br />
- Struttura. Ogni sistema ha una struttura, cioè si suddivide in sottosistemi.<br />
- Confini. Ogni sistema pur essendo circoscritto scambia informazioni con altri<br />
sistemi esterni.<br />
- Progettualità. Si è detto che ogni sistema interagisce secondo determinate regole.<br />
Ogni sistema tende a perseguire un proprio progetto. La progettualità è uguale alla<br />
funzionalità.<br />
40
- Finalità. Se si prendono due sistemi pur conoscendo la situazione iniziale, non è<br />
dato conoscere l’esito finale. Due sistemi inizialmente uguali possono andare<br />
incontro a esiti differenti o sistemi differenti possono avere un esito simile.<br />
L’effetto non è legato alla causa in maniera determinata, ma al come interagiscono<br />
nel tempo i vari elementi e i vari sistemi confinanti. Questa nozione è importante,<br />
perché modifica una <strong>visione</strong> meccanicistica legata a molte correnti della psicologia,<br />
a quelle del primo comportamentismo che vedeva causa ed effetto in maniera<br />
lineare; alla psicoanalisi iniziale che sosteneva se c’è un trauma infantile di<br />
conseguenza ci sar{ una nevrosi nell’adulto. Non è così semplice e lineare, dipende<br />
da moltissimi fattori che interagiscono, il che rende lo studio più complesso.<br />
- La storia. Ogni sistema ha una sua evoluzione storica, un suo ciclo vitale. Ci sono<br />
dei sistemi che hanno una vita breve, altri che possono essere momentanei, e altri<br />
come il sistema familiare che hanno una durata lunghissima (vi si appartiene<br />
anche dopo la morte).<br />
La teoria sistemica parte dal presupposto che modificando un elemento del<br />
sistema, si modificano progressivamente gli altri, questo è fondamentale nella<br />
terapia sistemica, poiché agendo sull’individuo (sintomatico) si porta<br />
miglioramento in tutto il sistema. Modificando i comportamenti di un membro<br />
possono modificare, per esempio, situazioni di conflitto.<br />
Ogni sistema ricerca l’equilibrio, che non è statico ma dinamico, in continua<br />
mutazione e si modifica per adattarsi al meglio alla situazione. Leve di<br />
cambiamento presenti in ogni sistema, fanno sì che questo si adatti, riallineandosi<br />
in un nuovo equilibrio. Secondo la teoria sistemica, uno stimolo minimo può<br />
portare a risultati massimi, anzi minore è il cambiamento maggiore sar{ l’impatto<br />
sul sistema stesso. Ogni sistema possiede un circuito di feed back che comunica<br />
informazioni utili al suo funzionamento, in questo modo è in grado di elaborare un<br />
aggiustamento costante.<br />
41
FENOMENOLOGIA<br />
Fondatore della fenomenologia viene universalmente riconosciuto Edmund<br />
Husserl, Il termine fenomenologia ha avuto una fortuna considerevole, sebbene il<br />
suo significato muti a seconda dell'autore preso in considerazione: Hegel<br />
intendeva con fenomenologia il manifestarsi dello Spirito agli occhi del filos<strong>of</strong>o<br />
nella storia, nell'arte e nella religione, mentre in Kant fenomenologia va intesa in<br />
un senso più propriamente etimologico, cioè come la manifestazione degli eventi<br />
naturali percepibili dall'uomo. Con il termine fenomenologia, oggi, s’intende il<br />
movimento fondato da Husserl, che si propone l'esplorazione sistematica della<br />
coscienza trascendentale, delle varie possibilità coscienziali e diventa al tempo<br />
stesso lo studio dell'apriori universale delle scienze. Più semplicemente l'intento<br />
della fenomenologia è quello di studiare o quantomeno descrivere i modi in cui le<br />
essenze ci si presentano. E’ più semplice comprendere il significato complesso<br />
della fenomenologia e della sua evoluzione ricorrendo alle definizioni di due dei<br />
suoi maggiori rappresentanti; per Friedric Hegel la fenomenologia è un approccio<br />
alla filos<strong>of</strong>ia che inizia con l'esplorazione dei "fenomena" che si presenta a noi<br />
nell'esperienza conscia come mezzo per cogliere lo Spirito Assoluto che è dietro il<br />
fenomeno. Husserl distinse tra l'"atto mentale" e il "fenomeno" a cui tale atto è<br />
diretto, propone di "mettere tra parentesi" (ovvero sospendere il giudizio) tutto<br />
ciò che si conosce, arrivando a non poter mettere tra parentesi se stessi come<br />
coscienza.Nell'indagine fenomenologica ci si apre alla percezione di una vasta<br />
gamma di fenomeni senza giudicare ne concentrarsi su nessuno in particolare,<br />
questo tipo d’indagine richiede uno stato interiore privo di preconcetti, intenzioni<br />
e giudizi.<br />
42
FIGURA DEL COUNSELOR OLISTICO<br />
- Il counselor olistico è un operatore del benessere che opera sulla persona sana o<br />
sulla parte “non patologica” della persona con disagi, stimolando un’evoluzione<br />
naturale, un rilassamento nel corpo e nella mente, una comprensione e maggior<br />
consapevolezza di sé.<br />
- Molto importante per un counselor è quello dell’onestà con se stessi, bisogna<br />
avere un senso di umiltà e congruenza; per questo bisogna avere una conoscenza<br />
più chiara possibile di se stessi, riconoscere i propri limiti e i propri confini.<br />
- Per entrare in empatia, in risonanza con ciò che accade dentro il cliente, bisogna<br />
avere la capacità di andare a sentire cosa avviene dentro se stessi. Accettare i<br />
propri limiti è segno di rispetto per se stessi e gli altri. Per questo quando ci si<br />
trova davanti a situazioni per noi ancora non completamente elaborate o non<br />
conosciute è importante indirizzare il cliente verso altri pr<strong>of</strong>essionisti. E’<br />
importante ricordare che noi possiamo portare il cliente soltanto dove noi stessi<br />
siamo arrivati e che noi trasmettiamo quello che siamo e non quello che sappiamo.<br />
- Per il counselor è necessario che periodicamente partecipi a incontri di<br />
super<strong>visione</strong> per continuare anche con se stesso un lavoro di maggiore<br />
consapevolezza e crescita personale.<br />
- La funzione del counselor è facilitare lo sviluppo delle capacità decisionali e<br />
l’utilizzazione delle potenzialit{ del cliente per auto-comprendersi, aiutandolo<br />
soprattutto a superare quei periodi di crisi e d’incertezze che gli impediscono di<br />
attivare le risorse che ogni individuo ha dentro di se e di trovare, quindi, la<br />
soluzione al problema, modificando e migliorando il proprio comportamento nella<br />
gestione dei conflitti, dello stress, dell’autostima e di esprimersi così pienamente e<br />
liberamente.<br />
L’ansia, il dolore, la rabbia, la paura del futuro, l’incertezza, le preoccupazioni e lo<br />
stress, limitano ogni nostra potenzialità vitale: capire noi stessi, dunque, è<br />
importantissimo al fine di affrontare con fiducia e serenità gli avvenimenti del<br />
nostro vivere. In ugual misura, però, è importante anche sapere accettare i nostri<br />
dubbi, i nostri pregiudizi, perché solo conoscendoli staremo bene non solo con noi<br />
stessi ma anche con gli altri.<br />
43
Migliorare la qualità della vita e quindi favorire una positiva crescita globale della<br />
persona significa capire il disagio che in un particolare momento della nostra vita<br />
ci attanaglia e ci chiude a ogni possibile <strong>visione</strong> positiva della nostra esistenza.<br />
La vera trasformazione è il superamento del problema, che spetta solamente al<br />
cliente.<br />
- Il cliente, è così definito, perchè sceglie e decide liberamente sull’andamento della<br />
conversazione dell’incontro, assumendosene la responsabilità, così facendo, il<br />
facilitatore dovrebbe astenersi dagli eventuali giudizi e interpretazioni.<br />
- Chi giudica e fa distinzioni tra bene e male non è in grado di aiutare, significa che<br />
da valori discriminanti alle energie perché esclude qualcuno/qualcosa mentre per<br />
aiutare, bisogna comprendere e lasciare un posto dentro di sé al tutto così com’è.<br />
Il giudizio toglie ampiezza alla nostra <strong>visione</strong> e ci scollega dalle possibili soluzioni,<br />
viceversa operare rispettando il sistema di appartenenza del cliente è molto più<br />
efficace; quest’atteggiamento naturalmente è possibile per il counselor solo se egli<br />
stesso è in pace con se stesso.<br />
Un vecchio proverbio indiano dice: “ Non puoi giudicare un uomo finché non<br />
cammini per un miglio nei suoi mocassini”.<br />
- Nel counseling si lavora facendo consapevolizzare il cliente del proprio disagio<br />
non patologico, che può essere un momento critico, un periodo di transizione o di<br />
confusione che riguarda qualcosa che sta avvenendo nel suo presente, <strong>of</strong>frendogli i<br />
modi attraverso i quali possa trovare la maniera di contribuire in prima persona<br />
sulle scelte personali per il proprio benessere e prendendo coscienza della propria<br />
integrità e senso di unità ovvero olistica.<br />
- La sfida è aiutare le persone ad aiutarsi, a capire che quella che credono sia la<br />
realtà è solo il loro modello della realtà ed è anche portarle in una posizione dalla<br />
quale possono dire: “ Se questo è solo un modello, io piuttosto preferirei quello lì”.<br />
“Se vuoi rendere omaggio a qualcuno, spingiti più avanti di quanto non abbia fatto<br />
lui”.<br />
- Il counselor aiuta a creare le condizioni ottimali per una risoluzione efficace di<br />
una situazione critica, attraverso un percorso di autoconsapevolezza e<br />
integrazione, avvalendosi di più strumenti di consapevolezza e di trasformazione<br />
per il benessere globale delle persone. Attingendo da diverse tecniche e<br />
conoscenze di cultura personale, di rilassamento, meditazione, di comunicazione,<br />
44
una base di psicologia, una conoscenza del corpo umano e delle sue funzioni,<br />
tecniche corporee, energie sottili, sviluppo del potenziale umano ecc… Questo<br />
perché la comprensione non avviene solo sul piano mentale - razionale, ma anche<br />
su quello emotivo e corporeo. Far capire alla persona che si può agire<br />
direttamente, il corpo è il loro, il cuore è il loro.<br />
Creando uno spazio riservato alla pr<strong>of</strong>ondit{ dell’essere, che va dal fuori al dentro,<br />
che rispetta e rafforza la propria autenticit{ ponendo l’accento al senso di<br />
responsabilit{ nel riconoscimento e nell’accettazione di sé; prendere coscienza di<br />
sé, rendersi conto di esistere, “Cogito ergo sum” (Cartesio).<br />
- E’ una relazione d’aiuto che rientra negli interventi di "breve durata" e lavora<br />
prevalentemente sul “qui e ora”. Possono esserci periodi di crisi legati a<br />
determinati momenti della vita che non richiedono un lungo periodo per essere<br />
elaborati. Altri momenti legati a crisi o stati di disagio e s<strong>of</strong>ferenza che risalgono ad<br />
antiche e storiche mancanze, quindi sono necessari tempi più lunghi.<br />
- Il counselor deve mantenere la massima riservatezza sulle informazioni fornite<br />
dai clienti, utilizza la relazione del counseling per l’esclusivo interesse del cliente.<br />
QUALITA’ DEL COUNSELOR OLISTICO<br />
In un incontro di counseling olistico è necessario ascoltare, accogliere,<br />
comprendere e mai giudicare; un counselor deve avere capacit{ d’osservazione,<br />
presenza empatica, rispetto, trasparenza, congruenza, capacità di condi<strong>visione</strong>,<br />
comunicazione e sdrammatizzazione, riservatezza e dare sostegno per ritrovare la<br />
libertà di essere se stesso.<br />
- L’umorismo può aiutare a sdrammatizzare quelle situazioni che irrigidiscono i<br />
modelli comportamentali, la troppa serietà blocca il sistema. Se si può ridere di<br />
qualcosa, è possibile anche cambiarla.<br />
- L’essere nella dimensione di presenza è indispensabile per il counselor olistico<br />
durante un incontro col cliente; solo stando nel vuoto del cuore sarà possibile<br />
riceverlo, ascoltarlo e sentirlo.<br />
- Rimanendo centrati, nella <strong>visione</strong> panoramica del cuore si possono cogliere<br />
quelle sfumature, informazioni preziose per le risoluzioni che l’inconscio gi{<br />
possiede ma la mente del cliente, non riesce a cogliere a causa delle sue<br />
convinzioni, confusioni e credenze.<br />
45
- Per avere risposte dal presente è necessario essere nel qui e ora e non nel mondo<br />
delle idee, stare nella dimensione del vuoto, nel non sapere, rimanere ricettivo e<br />
imparare l’ascolto di se stessi; bisogna saper accogliere quello che c’è dentro una<br />
persona.<br />
“Parlare è un mezzo per esprimere se stessi agli altri, ascoltare è un mezzo per<br />
accogliere gli altri in se stessi” (Wen-Tzu).<br />
- Attraverso l’ascolto empatico (da empateia = passione; en patos = sentire<br />
insieme) avviene la comprensione dell’altro che permette la libera espressione del<br />
cliente e crea le condizioni per la sua crescita e trasformazione, nella direzione da<br />
lui stessa scelta e decisa.<br />
- Il counselor deve avere consapevolezza dei propri pensieri, emozioni vissuti<br />
durante un incontro col cliente, essere integro, in altre parole congruente. Questo<br />
favorisce la capacità di non proiettare aspetti personali sulla persona che si ha di<br />
fronte.<br />
- La Meditazione aiuta lo sviluppo dello spazio del vuoto, di presenza, aiuta a<br />
stabilire una connessione più pr<strong>of</strong>onda con il subconscio e con l’intelligenza<br />
intuitiva. E’ l’arte del disidentificarsi dai propri pensieri e dalle proprie emozioni,<br />
di rallentare e sospendere i propri processi mentali.<br />
Aiuta a mettere ordine nei nostri dubbi e nelle nostre resistenze, ad accettare e<br />
rispettare la realtà e gli altri, così come si presentano e tenerne conto quando ci<br />
apprestiamo a intervenire per modificare una situazione. E’ un rapporto crescente<br />
con il nostro centro da cui trarre forza e verificare attraverso un feed back<br />
interiore, come ci poniamo verso la realtà esterna, come ci sentiamo<br />
pr<strong>of</strong>ondamente; è un aiuto a cogliere più facilmente questi aspetti anche negli altri,<br />
al di là di quello che affermano con le parole.<br />
Nel buddismo la concentrazione e l’introspezione se coltivate durante la<br />
meditazione svilupperanno la capacità di stare calmi, d’essere chiari e di <strong>of</strong>frire<br />
comprensione e amore. Vi è un’immagine bellissima di Quan Yin in piedi sulla<br />
testa di un Drago nel mezzo di un mare in tempesta con il vento incalzante, che<br />
quasi le strappa la veste. Lei è tranquilla in mezzo a tutto questo.<br />
46
“La meditazione è il culmine dell’amore: E’ amore non per una singola persona, ma<br />
per l’intera esistenza. E’ una relazione vivente con l’intera esistenza che ti circonda.<br />
Se puoi essere in amore con ogni situazione, allora sei in meditazione”.<br />
(Osho Rajneesh)<br />
47
PARTE SECONDA<br />
LA VISIONE DEL COLORE<br />
AURA-SOMA COLOR CARE SYSTEM<br />
<strong>Academy</strong> <strong>of</strong> <strong>Light</strong> s.r.l. via Mameli 104 int. d/108 - Pesaro
STORIA SOCIO-CULTURALE DEL COLORE<br />
La complessa relazione tra l’uomo, la luce ed i colori ha avuto le sue radici nel lento<br />
cammino che ha portato allo sviluppo della specie. Le nostre funzioni psichiche di<br />
base, quali le emozioni, la memoria, l’attenzione si sono organizzate sotto la spinta<br />
di pressioni ambientali strettamente legate con la lotta per la sopravvivenza.<br />
La specie umana si caratterizza anche per lo sviluppo sociale, quindi le basi<br />
biologiche della nostra mente si sono via via completate attraverso lo stretto<br />
rapporto con l’ambiente culturale. Anche il mondo degli oggetti e degli abiti suscita<br />
emozioni e il ricordo del loro uso si associa non tanto alla materia, quanto alla luce<br />
ed ai colori, all’ambiente fisico e sociale in cui si è costruito il loro valore simbolico.<br />
Il colore attraverso lo sviluppo sociale è diventato anche un fondamentale fattore<br />
espressivo, culturale e addirittura pratico dell’uomo. Vedi in alcune società il<br />
colore è usato per distinguersi dagli altri o per indicare gerarchie o appartenenza a<br />
gruppi; per motivi rituali, soprattutto in occasioni d’eventi come: nascita, pubertà,<br />
matrimonio, morte ed infine, per motivi estetici.<br />
Nel corso dei tempi il colore ha assunto sempre più importanza ed è utilizzato<br />
come mezzo più veloce d’identificazione; può essere usato per particolari esigenze<br />
(vedi il rosso per indicare pericolo); per individuare velocemente e da lontano la<br />
qualità degli oggetti (vedi l’arancio usato per la “scatola nera”). E’ considerato utile<br />
alla produzione e sul piano delle vendite (una macchina rossa è più veloce di una<br />
verde. Una Ferrari è più eccitante); è certamente il più potente strumento<br />
emozionale. Il colore umanizza la tecnologia: computer, telefonini, audio-video si<br />
stanno sempre più colorando, le loro qualità superficiali diventano quindi sempre<br />
più importanti, costituiscono il primo livello di un’interfaccia amichevole.<br />
Il colore, in quanto energia, fattore espressivo e culturale è in grado di coinvolgerci<br />
tutti.<br />
Il colore è un’espressione di vibrazioni d’energia. Il colore è energia, la parte<br />
visibile delle radiazioni elettromagnetiche. Ogni oggetto che percepiamo come<br />
colorato, quando è colpito dalla luce, ri-emette energia elettromagnetica che il<br />
nostro cervello legge come colore e che entrando nel nostro corpo, attraverso gli<br />
occhi e la pelle, interagisce con il sistema neur<strong>of</strong>isiologico attivando la corteccia<br />
cerebrale, stimolando il sistema nervoso autonomo, attivando le funzioni<br />
51
emozionali, simboliche, estetiche, intervenendo sui parametri biologici e<br />
psicologici.<br />
Il colore è una categoria prevalentemente psichica, una rappresentazione<br />
percepita dal nostro io, non è una caratteristica obiettiva del mondo esterno, non è<br />
un “qualcosa” di realmente posseduto dalle cose, dalle superfici.<br />
Dobbiamo abituarci a considerare il colore come il risultato di un processo<br />
personale innescato dalla “pioggia di fotoni” sugli oggetti e sulle superfici,<br />
completato però dalla nostra esperienza; in altre parole, i colori esprimono il<br />
nostro modo di pensare, le nostre emozioni, la nostra storia personale e si<br />
riflettono sull’ambiente, innalzando o abbassando il nostro spirito. Si potrebbe dire<br />
che ognuno di noi ha un colore privilegiato, ha bisogno dei suoi colori, della sua<br />
luce. Questo ci fa capire bene perché sentiamo di personalizzare gli oggetti, i<br />
vestiti, gli ambienti nei quali viviamo.<br />
Il modello espressionistico considera le qualità fenomenologiche-psicologiche e<br />
metaforico-simboliche che consentono di comprendere le determinanti attraverso<br />
le quali il fenomeno colore condiziona azioni e reazioni in grado di determinare i<br />
nostri sentimenti complessi. Attraverso questo modello siamo in grado di disvelare<br />
la nostra personalità.<br />
PERCEZIONE DEL COLORE<br />
Grazie all‘effetto fotopico, di giorno, vediamo più vicina una luce rossa, mentre per<br />
l’effetto scotopico,di notte, vediamo più vicina una luce blu. La composizione del<br />
colore della luce naturale, cambia dall‘alba al tramonto. Per esempio una stanza<br />
sarà soggetta, nel corso della giornata, ai seguenti mutamenti percettivi: di mattina<br />
sembrerà più fredda; a mezzogiorno apparirà del colore con cui è stata dipinta; di<br />
pomeriggio sembrerà più calda ed i colori saranno saturi. Sia in primavera sia in<br />
autunno il variare della luce naturale è lo stesso, anche se in primavera vi sarà più<br />
luce pomeridiana e in autunno più luce mattutina. In inverno la luce è più grigia,<br />
più blu, pertanto più fredda. In estate la luce è più gialla arancione pertanto più<br />
calda. La luce naturale però cambia radicalmente se ci si sposta di latitudine, il<br />
grigiore del cielo del centro e del nord Europa fa si che alcuni colori debbano<br />
essere più saturi, cosa non necessaria per i paesi dell‘area mediterranea.<br />
52
Nella percezione ottica del colore esiste anche una componente termica. E‘ stato<br />
sperimentato in due diversi ambienti, tinteggiando l‘uno in verde-blu, l‘altro in<br />
rosso-arancio, la sensibilità personale al freddo o al caldo differiva di ben tre-<br />
quattro gradi. Nel locale verde-blu le persone sentivano freddo a una temperatura<br />
di 15° centigradi, in quello rosso-arancio a 11° centigradi. Ciò dipende dal fatto,<br />
scientificamente provato, che il verde-blu rallenta la circolazione sanguigna,<br />
mentre il rosso-arancio l‘attiva. Un altro esperimento è stato fatto sui cavalli. Una<br />
scuderia di cavalli fu divisa in due parti, di cui una venne dipinta in blu, e l‘altra in<br />
rosso-arancio. Nella zona blu i cavalli, dopo una corsa, si rilassavano rapidamente,<br />
nella zona rossa rimanevano a lungo eccitati e irrequieti. Inoltre la zona blu non<br />
era più infestata da mosche, numerose invece nella zona rossa. L‘esistenza di un<br />
rapporto tra colore, salute e benessere è stata riconosciuta universalmente, il<br />
colore è gioia, festa, attenzione; il grigio è disattenzione, apatia, introversione (per<br />
la grigia quotidianit{ s’intende la discrepanza tra realtà ed esigenze). I colori sono<br />
esperienze sensoriali e come tali interagiscono con altre esperienze come il tatto,<br />
l‘olfatto, il gusto, l‘udito. Pensiamo solo all‘effetto diverso che hanno sulla nostra<br />
psiche una bella mattinata di sole, una giornata di pioggia e la notte.<br />
LA FISICA DEL COLORE<br />
Per capire il colore bisogna spiegare il meccanismo della percezione visiva: per<br />
poter vedere qualsiasi cosa , abbiamo bisogno di un minimo di luminosità, cioè di<br />
una minima presenza di luce; al buio siamo completamente ciechi. Per vedere non<br />
occorre nessun “mezzo“ di propagazione.<br />
Per vedere non abbiamo bisogno del contatto fisico con l‘oggetto, anzi, come<br />
sappiamo, possiamo restarne lontani. Questo avviene perché l‘oggetto ri-emette<br />
una sufficiente quantità di fotoni da arrivare alla nostra rètina ed incontrare le<br />
cellule gangliari, cellule bipolari, bastoncelli e coni.<br />
Il meccanismo della percezione visiva può essere riassunto come segue:<br />
1. Le cose illuminate ri-emettono una parte della luce, la quale arriva ai nostri occhi<br />
e vi penetra.<br />
2. I nostri occhi elaborano la luce ri-emessa da un oggetto codificandone forma,<br />
rapporto chiaro-scuro e colore.<br />
53
3. Queste diverse codifiche vengono inviate al cervello che ce le fa percepire<br />
attivandosi in diverse aree ben identificate dalle Neuroscienze.<br />
4. La percezione visiva avviene quindi grazie al cervello e nel cervello stesso: è<br />
quindi “virtuale“ come i nostri pensieri e la nostra immaginazione e, come questi,<br />
in grado di provocare risposte emotive ed atteggiamenti psicologici diversi.<br />
5. La <strong>visione</strong> è un‘interpretazione intersoggettiva della realtà che ci circonda ma,<br />
attivandosi in sinergia con le complessità del pensiero e della situazione<br />
psicologica dell‘individuo, assume anche delle connotazioni di soggettivit{.<br />
Esempio: due sorelle stanno osservando un uomo né bello né brutto che sta<br />
andando loro incontro. Tutte e due stanno osservando la stessa persona e la<br />
percepiscono visivamente nello stesso modo. Tutte e due gli sorridono ma mentre<br />
per la futura cognata è un uomo come tanti, per l‘altra è l‘uomo più bello in<br />
assoluto.<br />
Quindi, la luce interagisce con la materia che incontra sul suo cammino (che in<br />
condizioni normali ha un andamento radiale e una velocità di 299.792 Km/sec<br />
nell‘atmosfera terrestre); a seconda del modo in cui interagisce, creer{ i<br />
presupposti perché questa materia ci appaia più o meno visibile e differentemente<br />
colorata. La luce è energia elettromagnetica visibile solamente nel momento in cui<br />
s’imbatte in una qualsiasi materia.<br />
La luce quindi è un‘energia resa visibile dal suo diffondersi, riflettersi, “ri-<br />
emettersi“ dopo aver interagito con la materia.<br />
“L‘energia“ che chiamiamo “luce“ è costituita da un‘unit{ energetica denominata<br />
“fotone“ o “quanto di energia“.<br />
I quanti di energia costituiscono quindi l‘unit{ dell‘energia elettromagnetica che<br />
noi siamo in grado di percepire come luce solo entro certi limiti di soglia (un po’<br />
come per il suono); se siamo al di sopra della soglia si parlerà di ultravioletto, se<br />
sotto si parlerà di infrarosso che percepiremo come calore e non più come colore. I<br />
quanti che rientrano nel visibile sono appunto anche chiamati fotoni (dal greco<br />
“phòs“= luce di cui il genitivo “photòs“ sta a significare “della luce“ in quanto ad<br />
essa attinente).<br />
I fotoni, che siano di origine naturale (Sole) o artificiale (fuoco, candela,<br />
lampadina…), viaggiano tutti alla stessa velocit{, cambia solamente la loro quantit{<br />
a seconda della fonte. Significa che quelli che oscillano più velocemente<br />
54
descriveranno una sinusoide più fitta rispetto a quelli che oscilleranno con una<br />
minore frequenza.<br />
La distanza tra i culmini delle onde descritte, corrisponde alla “lunghezza<br />
d’onda.<br />
Ad una lunghezza d‘onda corta corrisponderanno quindi fotoni di alta energia (alta<br />
frequenza), mentre ad una lunghezza d‘onda lunga corrisponderanno fotoni di<br />
bassa energia (bassa frequenza).<br />
Quindi è grazie ai fotoni che noi possiamo vedere le cose intorno a noi e<br />
distinguerne i colori.<br />
NEUROFISIOLOGIA E COLORE<br />
Noi esseri umani possiamo interpretare le diverse lunghezze d’onda<br />
elettromagnetica comprese nella banda che chiamiamo “luce” sott<strong>of</strong>orma di<br />
diverse sensazioni cerebrali che chiamiamo “colori”. Se siamo stati “progettati” in<br />
questo modo significa che troviamo il nostro equilibrio psic<strong>of</strong>isiologico in ambienti<br />
policromi (come quelli naturali) e non in ambienti monocromi, cioè come una forte<br />
e quasi assoluta dominante cromatica.<br />
L’uomo si è evoluto per migliaia di anni nell’ambiente naturale e tutti i suoi<br />
apparati sensoriali sono derivati da questa esperienza. Il percorso della luce e<br />
quindi del colore è comune per tutti gli uomini; luce, occhi, ipotalamo, sistema<br />
nervoso neurovegetativo.<br />
La Neur<strong>of</strong>isiologia ha studiato gli effetti che la luce riflessa ha sul nostro organismo<br />
e di conseguenza sul nostro atteggiamento psicologico. La luce è vita perché attiva<br />
il Sistema Endocrino il quale a sua volta scatena una serie di reazioni ben<br />
strutturate in tutti gli altri sistemi funzionali del nostro organismo: il Sistema<br />
Nervoso centrale, Periferico, Immunitario, Neurovegetativo.<br />
Ciò significa che è il cervello a farci percepire il mondo dei colori, ed è vero che le<br />
diverse qualità e quantità dei fotoni vanno a determinare tutta una serie di input<br />
che il cervello d{ a tutto l’organismo.<br />
Studi medici hanno constatato che le radiazioni luminose agiscono sugli equilibri<br />
del nostro organismo e del Sistema Nervoso Neurovegetativo, che si dividono in<br />
due sottosistemi che realizzano l’ottimizzazione di alcuni parametri del nostro<br />
equilibrio fisiologico agendo in antagonismo tra loro.<br />
55
- Le radiazioni luminose di bassa frequenza elettromagnetica stimolano<br />
maggiormente l’attivit{ del S.N.N.Simpatico il quale, stimolando a sua volta le<br />
ghiandole surrenali, provoca un aumento dell’adrenalina nel sangue, innalzando la<br />
frequenza cardiaca. La sensazione psicosomatica fa sì che l’aumento della<br />
frequenza cardiaca indotta da un aumento, “non basale” (vale a dire non normale)<br />
dell’adrenalina stimoli a sua volta una generale attivazione di tutti i sistemi di<br />
difesa e d’attenzione dell’organismo e della psiche; ci sentiamo pronti a scattare<br />
per fuggire o per difenderci, ai nostri sensi viene tolta efficacia per concentrare<br />
tutte le risorse d’energia disponibili ai muscoli che si sono contratti, ecco quindi<br />
che psicologicamente ci sentiamo eccitati o agitati o ansiosi, positivamente o<br />
negativamente a seconda della situazione e tutto questo solo perché abbiamo visto<br />
“rosso”.<br />
- Le radiazioni luminose di alta frequenza elettromagnetica stimolano<br />
maggiormente l’attivit{ del S.N.N.Parasimpatico il quale, agisce da antagonista-<br />
riequilibratore nei confronti del Simpatico, inibisce la secrezione d’adrenalina,<br />
inducendo la dilatazione delle arterie con la conseguente diminuzione della<br />
pressione, abbassandosi così la frequenza cardiaca il nostro polso rallenta, avremo<br />
quella sensazione psicosomatica che chiamiamo fiducia, tranquillità, pace. Questo<br />
fenomeno psicologico l’avremo osservando il colore “blu”.<br />
- Le radiazioni luminose di media frequenza non hanno alcun effetto attivante sul<br />
S.N. Neurovegetativo, esempio il colore “verde”.<br />
Il colore non è né una sostanza né una frazione della luce. E‘ una sensazione, la<br />
percezione di un elemento colorato da una luce che lo illumina, ricevuta dall‘occhio<br />
e comunicato al cervello.<br />
Studi recenti hanno dimostrato, che i non vedenti reagiscono ai colori nello stesso<br />
modo dei vedenti.<br />
L‘uomo percepisce il colore attraverso tre fasci di coni (rosso, verde, blu);<br />
percepisce il bianco-nero attraverso i bastoncelli. Dalla diversa ricerca di diversi<br />
studiosi (Dr. David Hubel – Neurologo e Docente alla Harvard Medical School di<br />
Boston, nobel ’81. Dr. Semir Zeki – Pr<strong>of</strong>. di Neurobiologia all‘Universit{ di Londra.<br />
Dr. Mitchell Glickstein – Pr<strong>of</strong>. presso l‘Universit{ di Washington. Pr<strong>of</strong>. James Keith<br />
Bowmaker – Fisiologo e Direttore del Centro Oftalmologo di Londra), è emerso che<br />
i colori vengono prodotti sulla retina, elaborati in varie fasi, dalla retina alla<br />
56
corteccia visiva e finalmente interpretati e portati alla coscienza in un complesso<br />
processo mentale che coinvolge oltre alla vista altre funzioni quali l‘attenzione, la<br />
memoria, il segno. Difetti nella percezione del colore avvengono a causa di<br />
anomalie del cromosoma X. L‘uomo è dotato di un solo cromosoma X a differenza<br />
della donna, per questo motivo circa il 15% degli uomini non legge bene il colore.<br />
Anomalie come: Daltonici, Deuteranopi, Tritanopi.<br />
Anche alcune malattie non ci permettono di leggere bene un colore: le malattie del<br />
fegato, un tumore, la sclerosi multipla, il diabete.<br />
La frequenza di anomalie nella <strong>visione</strong> del colore, varia anche a seconda della zona<br />
più o meno avanzate tecnologicamente (Vi è un rapporto di quasi il 15% nelle zone<br />
più sviluppate, e del 2% nelle zone abitate da pescatori e cacciatori).<br />
Becher nel ‘54, dedusse l‘origine del fascio retinopotalamico dalle cellule<br />
vegetative multipolari, che scoprì nella retina fra le cellule ottiche. Definì queste<br />
cellule come “ avamposti del cervello medio“.<br />
Il legame che c‘è fra il sistema vegetativo e l‘occhio conduce alla triade: sistema<br />
vegetativo-endocrino-psiche. E‘ risaputo che il sistema vegetativo è in relazione<br />
con tutti gli organi: così diventa comprensibile, l‘effetto delle onde cromatiche che<br />
attraverso l‘occhio raggiungono gli organi interni.<br />
IL COLORE COME TRATTAMENTO<br />
La luce è vita, quindi il colore è vita. I presupposti sono ottimi per ritenere il colore<br />
come un elemento fondamentale per il nostro equilibrio psic<strong>of</strong>isiologico e per la<br />
nostra stessa vita. Il mondo è colorato, ai colori della natura l’uomo ha saputo<br />
aggiungere conoscenza.<br />
I manoscritti dei tempi antichi mostrano che in India, Cina ed Egitto, i sacerdoti<br />
guaritori possedevano un sistema completo di scienza del colore.<br />
Gli antichi Egizi conoscevano il potere e l‘influenza dei colori e, nei loro grandi<br />
templi come Karnak e Tebe, vi erano sale del colore in cui veniva praticata la<br />
ricerca sull‘uso del colore. Ippocrate, grande medico dell‘antichit{ fu un<br />
sostenitore dell‘effetto terapeutico della luce del sole. Altre culture, esponevano le<br />
persone ammalate al sole identificato come divinità, nella speranza della loro<br />
guarigione.<br />
57
Oggi la chiamiamo Cromoterapia, ossia la tecnica che consiste nel ripristinare<br />
l‘equilibrio di mente e corpo tramite l‘applicazione di raggi di luce colorata sul<br />
corpo. Come dire che, per ogni disagio, c‘è una luce adatta.<br />
La Cromoterapia non cura i sintomi ma scende alle radici dello squilibrio.<br />
L’applicazione di un certo colore è suggerita per un certo disturbo, è frequente che<br />
quello stesso colore venga sconsigliato se il cliente presenta determinati stati<br />
fisiologici di “eccesso–carenza“ che possono acuirsi durante il trattamento,<br />
provocando un peggioramento nel bilancio finale dello stato di benessere<br />
dell‘interessato. Il colore influenza tanto i nostri stati emotivi quanto l‘andamento<br />
del nostro stato psichico, e quindi anche le condizioni di benessere fisico.<br />
Tutta la materia e soprattutto “il vivente“ emette ed assorbe energia<br />
elettromagnetica. Noi viviamo quindi immersi in campi elettromagnetici naturali e<br />
artificiali. Basti poi pensare al funzionamento del cervello per capire il delicato<br />
equilibrio del nostro campo elettromagnetico personale che, ovviamente,<br />
dovrebbe sempre essere in condizioni di equilibrio perfetto. Eventuali difetti di<br />
flusso del nostro campo elettromagnetico indotti da cause esterne o per colpa<br />
nostra causerebbero l‘insorgere del dis-agio nella locazione dove il flusso<br />
energetico viene alterato. Come l‘agopuntura si propone di ripristinare l‘equilibrio<br />
perso mediante l‘applicazione di aghi metallici che, inseriti in punti specifici,<br />
creano un sottocampo magnetico riequilibrante quello diagnostico in difetto, così<br />
la cromoterapia si propone di attuare lo stesso riequilibrio con la luce colorata che,<br />
si sa, non è altro che energia elettromagnetica luminosa con diverse frequenze a<br />
seconda del colore percepito.<br />
Anche nella medicina tradizionale allopatica viene applicato l‘uso del colore, ci<br />
basti pensare all‘uso delle radiazioni rosse (infrarossi), e blu (ultravioletti).<br />
Ci sono molte altre forme di cura con il colore: St<strong>of</strong>fe colorate da applicare durante<br />
la notte sulle parti malate, acqua solarizzata (cioè esposta al sole dentro vetro<br />
colorato) da bere, il cibarsi di determinati alimenti a seconda del loro colore, il<br />
visualizzare e respirare un certo colore.<br />
Claudio Galeno (131 a.c.), formulò la sua teoria dei temperamenti. Distinse<br />
quattro tipi di carattere che definì: malinconico, collerico, sanguigno e flemmatico.<br />
Confrontando i quattro temperamenti del colore (rosso, giallo, verde e blu) studiati<br />
da Eberhard Hinweise, e quelli umani risulta una incredibile corrispondenza.<br />
58
- L‘uomo malinconico è lento nei movimenti, serio, sostenuto, privo di energia,<br />
estremamente sensibile. Il colore blu corrisponde a questo temperamento.<br />
- L‘uomo collerico è facilmente infiammabile, irritabile, sempre in movimento, facile<br />
all‘entusiasmo, irascibile. Il colore corrispondente è il rosso.<br />
- L‘uomo sanguigno è luminoso, sereno, positivo, ottimista. Il colore corrispondente<br />
è il giallo.<br />
- L‘uomo flemmatico è pigro, indifferente, materialista, razionale, freddo. Il colore<br />
corrispondente è il verde.<br />
J. W. Goethe (1749-1832) Il poeta romantico ritiene che i colori siano qualche cosa<br />
di vivo, di umano, che abbiano origine indubbiamente nelle varie manifestazioni<br />
naturali ma trovino la loro composizione e il loro perfezionamento nell'occhio, nel<br />
meccanismo della <strong>visione</strong> e nella spiritualità dell'animo dell'osservatore. I colori<br />
non possono essere spiegati con una teoria solo meccanicistica ma devono trovare<br />
spiegazione anche nella poetica, nell'estetica, nella psicologia, nella fisiologia e nel<br />
simbolismo.<br />
Egli definì gli aspetti fisiologici del colore in relazione alla capacità percettiva<br />
dell‘occhio: formulò una interessante teoria del colore, valida ancor oggi. Questa<br />
teoria è una legge di armonia che vale sia per i colori sia per i suoni. Goethe parte<br />
dal presupposto che esistono solo tre colori puri: rosso, giallo e blu. Tutti gli altri<br />
derivano dalla mescolanza di questi. Goethe pone agli angoli di un triangolo<br />
equilatero, figura armonica, i tre colori. Mischiando i tre colori si ottengono i colori<br />
composti: Rosso + giallo = arancione. Giallo + blu = verde.<br />
Blu + rosso = viola. Ponendo questi colori composti fra gli altri puri si ottiene un<br />
altro triangolo equilatero. Così si può ottenere il cerchio a sei colori. I colori posti<br />
direttamente uno di fronte all‘altro vengono chiamati complementari. Ossia rosso-<br />
verde, arancione-blu, giallo-viola. Mescolando un colore puro con il suo<br />
complementare, si ottiene il grigio. Perché tornano sempre a neutralizzarsi. I colori<br />
dall‘uomo vengono percepiti come caldi o freddi. Se con una linea si uniscono i<br />
punti in cui si trovano il rosso e il verde nel cerchio dei colori, nella metà destra<br />
avremo i colori caldi, nella sinistra i freddi.<br />
“Se l‘occhio non fosse simile al sole non potrebbe mai scorgere il sole, se la forza di<br />
Dio non fosse in noi come potrebbe estasiarci il Divino“ (Goethe).<br />
59
PSICOLOGIA E COLORE<br />
“Ho cercato di esprimere le terribili passioni umane attraverso il rosso e il verde“ (V.<br />
Van Gogh).<br />
Il colore emerge come un complesso elemento che nella vita quotidiana lega<br />
incessantemente la realtà materiale alla dimensione psichica di ogni individuo.<br />
Alla <strong>visione</strong> del colore e delle combinazioni cromatiche si risponde con<br />
atteggiamenti, comportamenti e reazioni emotive complesse che possono avere<br />
una valenza in parte culturale e in parte individuale, più propriamente psicologica;<br />
per esempio la scelta cromatica, come la particolare simpatia o antipatia per un<br />
determinato colore non sia casuale ma avvenga in maniera inconsapevole per un<br />
qualche motivo.<br />
I test dei colori di M. Lüscher, che dal 1947 è stato il più usato fra quelli che<br />
utilizzavano il colore, <strong>of</strong>fre uno strumento di valutazione dell’individuo per quello<br />
che realmente è, poiché questo tipo di test non risente di quegli ostacoli che<br />
normalmente possono invalidare un questionario o un’inchiesta, come, ad<br />
esempio, le false risposte dovute all’alta desiderabilit{ sociale, ecc.<br />
Lo psicologo svizzero Max Lüscher, che sul colore ha fondato la diagnostica<br />
psicologica, si è basato proprio sulla trasduzione di effetto psico-neur<strong>of</strong>isiologico<br />
psiche-soma. Il test dei colori si basa sull’assunto che la preferenza mostrata verso<br />
ciascuna tinta e le reazioni che questa provoca nel soggetto cambiano a seconda<br />
degli individui e dei momenti, pertanto il test viene utilizzato come strumento<br />
diagnostico dello stato psic<strong>of</strong>isico del soggetto. […] Il giallo rappresenta il colore<br />
della luce solare perché ci stimola neur<strong>of</strong>isiologicamente in modo simile; con la luce<br />
l‘uomo delle caverne andava alla scoperta del mondo circostante con circospezione e<br />
curiosit{ alla ricerca di cambiamenti per la sua vita. Il blu rappresenta l‘avvento<br />
della notte e l‘uomo delle caverne faceva rientro nella sua, dove trovava riparo e<br />
protezione, dove ritrovava i congiunti e la tranquillità del sonno.<br />
- Le relazioni che intercorrono tra luce, colori e personalità<br />
Ciascun colore riflette come in uno specchio l’individuo e la societ{, aderisce a temi<br />
inconsci, esprime atteggiamenti psichici e affettivi, agisce sull’emotivit{ con<br />
attrazioni e repulsioni, diventa luogo della realtà e dell'irrealtà.<br />
60
Quindi il colore viene interpretato come chiave di lettura di contenuti spirituali,<br />
altrimenti difficilmente esprimibili. I colori creano dunque un sistema di<br />
rappresentazione comunicazione e interpretazione. Il colore è inteso però, anche<br />
come metafora di conoscenza del mondo e in questo caso quindi occupa tre luoghi:<br />
lo spazio di Dio, lo spazio dell’uomo e lo spazio della scienza.<br />
- Nello spazio divino il colore rivela la presenza di Dio, i colori sono il frutto<br />
dell’interazione fra luce e oscurit{. Nel Medioevo si riteneva che la luce che filtrava<br />
attraverso le vetrate colorate delle chiese avesse addirittura proprietà curative.<br />
- Nello spazio dell’uomo il colore acquista una propriet{ razionale ed empirica e la<br />
luce diventa un mezzo di esplorazione della natura, che permette la <strong>visione</strong> chiara<br />
delle cose e determina le caratteristiche fisiche degli elementi. In questo spazio il<br />
colore diventa anche simbolo sociale, (dove il blu rappresenta nei diversi momenti<br />
storici il “barbarico”, l’“imperiale”, il “borghese”, il “proletario”, il “libertario” e il<br />
“conservatore”, il rosso invece simboleggia il “sacrificale”, il “regale”, la<br />
“corruzione”, il “popolare/socialista”, il “consumistico”, mentre al viola vengono<br />
associati solitamente la “trasgressione”, le “alte gerarchie di potere”, lo<br />
“spiritualismo magico”, la “passione”, ecc. )<br />
- Nello spazio della scienza il colore invece si associa alle proprietà chimico-fisiche<br />
e percettive, e con i progressi scientifici e tecnologici il colore diventa sintetico e<br />
indistruttibile acquistando nuovi significati anche nell’immaginario collettivo.<br />
- Affettività e colore<br />
Il colore è soprattutto ricco di valenze e significati affettivi ed emotivi. E’ infatti<br />
rivelatore degli strati più pr<strong>of</strong>ondi degli affetti. La mancanza di colore nel mondo<br />
affettivo di una persona è un indizio di distanziamento dall’oggetto e di una difesa<br />
dal coinvolgimento emotivo.<br />
Anche i test proiettivi rivelano le valenze affettive del colore e la sua funzione di<br />
rivelazione della situazione emozionale dell’individuo, in cui la presenza o assenza<br />
del colore o la preferenza per uno rispetto ad un altro, sono indicazioni del<br />
differimento e del controllo degli impulsi. Ad esempio, secondo Schafer, nel test di<br />
Rorschach, dove le risposte-colore rivestono un’importanza diagnostica tutta<br />
particolare, ad una scarsa insistenza sul colore corrisponderebbe un s<strong>of</strong>focamento<br />
dell’affettivit{ e dell’impulso.<br />
Nel rapporto colore-affetto, l’esperienza sembra dimostrare che le risposte colore<br />
61
indichino il modo dell’individuo di vivere e trattare affetti, impulsi, azioni e il suo<br />
modo di affrontare gli impulsi emozionali: Le risposte-colore sarebbero indicative<br />
anche della riuscita o meno del differimento della soddisfazione istintuale o della<br />
estensione della rimozione necessaria a un controllo degli impulsi ed<br />
eventualmente al loro fallimento. L’accentuazione delle risposte colore può<br />
indicare una costellazione psichica ricca di affettività, ma un eccesso di tali risposte<br />
rappresenta una perdita di controllo e l’emergere di un’affettività impulsiva e<br />
selvaggia.<br />
Queste considerazioni rimandano ancora una volta al test di Lüscher che individua<br />
la struttura psicologica dell’individuo basandosi sull’attrazione e la repulsione per<br />
ciascun colore. Infatti il colore non è soltanto esperienza percettiva e affettiva, ma<br />
le combinazioni cromatiche sono in grado di generare risposte comportamentali,<br />
emotive e fisiche particolari, e quindi il rifiuto e la predilezione per un colore<br />
rivelano precisi aspetti caratteriali e tendenze emotive nei confronti della vita<br />
affettiva e di relazione.<br />
In breve, i colori parlano di noi, dando informazioni sui nostri desideri, bisogni,<br />
paure, rifiuti, basta saper decifrare il messaggio.<br />
Secondo J. Itten, autore del libro “L’arte del colore”, ognuno di noi ha un colore<br />
privilegiato. La conformazione del nostro volto, il taglio degli occhi, il colore delle<br />
labbra, dei capelli e della pelle influenzano costantemente la nostra scelta di un<br />
gruppo di colori, rispetto ad altri. Gli accordi cromatici sono del tutto soggettivi<br />
nella scelta delle tonalità, nel gioco dei chiari-scuri, nelle sfumature poiché<br />
dipendono dall’esperienza, dal carattere, dalla mentalità, dalle emozioni, dal gusto<br />
e sensibilità di ogni persona.<br />
Il colore influenza il nostro stato emotivo e la nostra energia vitale più pr<strong>of</strong>onda. I<br />
nostri ricordi appartengono al colore dell‘anima, perdono via via lucentezza, così<br />
come accade a certi dipinti che hanno lasciato allo scorrere del tempo la luce che li<br />
impregnava. Spesso le immagini del passato riemergono confuse, in bianco e nero<br />
o poco colorate. Questo avviene poiché i ricordi sono “lontani“ dal centro<br />
dell‘energia vitale: Centro che è il colore. Ecco allora le immagini nere, sfumate,<br />
senza luce della depressione o la lucentezza che impregna ogni istante dei nostri<br />
momenti felici.<br />
62
Il sogno in bianco e nero è indice di un‘avvenuta censura dei desideri.<br />
[…]“ è possibile vedere nella scelta del colore da parte dell‘inconscio un modo per<br />
esprimere le emozioni legate a ogni singolo elemento del sogno“.<br />
(A. Carotenuto - Colors in Dream - 1995).<br />
- Il colore nelle fasi evolutive della psiche umana.<br />
L‘uso del colore costituisce una chiave d‘accesso al mondo interno del bambino che<br />
nella prima infanzia fa un uso soggettivo piuttosto che oggettivo-naturalistico del<br />
colore. Dai tre ai sei anni i bambini hanno comunque una spiccata preferenza per il<br />
colore che per la forma (questa forma si ribalta con il proseguire dello sviluppo). Il<br />
rosso fuoco può essere usato dai bambini per esprimere rabbia, desideri di<br />
distruzione, mentre il nero della notte può caricarsi di tutte le angosce depressive<br />
e il giallo del sole può invece rappresentare una gioiosa voglia di espansione. I<br />
bambini più piccoli, sono attratti da tinte forti, calde e intense mentre con il<br />
progredire dell‘et{, i toni si fanno meno violenti e subentrano le sfumature, il<br />
colore si “raffredda“. Bambini piccoli che denotano problemi emotivi orientano<br />
invece la loro scelta verso tinte fredde.<br />
Anche l‘assenza del colore all‘interno di un disegno infantile è particolarmente<br />
indicativo di un vuoto affettivo e, a volte, di una tendenza antisociale.<br />
Per studiare il concetto di “Doppio di Sé” nel bambino, è stato fatto un esperimento<br />
che consiste nel chiedere ad alcuni bambini, di età compresa fra i 2 e i 7 anni, di<br />
disegnare se stessi e la propria ombra, e di spiegare che cos’è secondo loro<br />
l’ombra. Quello che emerse è il fatto che i bambini, nella maggior parte dei casi,<br />
percepiscono l’ombra come una compagna di giochi. E cosa accade di strano<br />
dunque nei disegni di alcuni bambini? Accade che l’ombra, che nella realt{ è scura<br />
e monocromatica, acquista dei colori nelle loro rappresentazioni, ed insieme al<br />
colore, acquista anche emozioni, atteggiamenti e a volte comportamenti, in<br />
maniera tale che diventa spesso difficile distinguere nei disegni qual è l’ombra e<br />
qual è il bambino che la proietta. Questo non sembra accadere invece nei bambini<br />
che disegnano la propria ombra più fedelmente alla realtà, ovvero scura e<br />
monocromatica. In questo caso l’ombra rispecchia totalmente le movenze e le<br />
espressioni facciali del bambino che la proietta, il quale, ovviamente, è invece<br />
63
dotato di colori! Ciò dimostra come sia importante per il bambino la percezione del<br />
colore e come rappresenti, già dai primi anni, un simbolo di vita e di dinamismo.<br />
Anche neur<strong>of</strong>isiologi ed etologi sono dell’opinione che esista una relazione tra<br />
<strong>visione</strong> dei colori ed emozioni, poiché è dimostrata l’importanza fondamentale<br />
della <strong>visione</strong> di colori particolari per mettere in moto delle sequenze istintuali<br />
specifiche. Così si spiega come la funzione della distinzione dei colori sia svolta<br />
dall’emisfero cerebrale non dominante (il destro) deputato alla creatività e alle<br />
emozioni.<br />
C.G. Jung, il simbolismo del colore<br />
Nella dimensione psicoterapeutica il colore rappresenta invece una risorsa per le<br />
tematiche di compimento dell’analisi. Il metodo dell’immaginazione attiva che<br />
esprime uno dei nuclei centrali nel progetto junghiano e che vincola l’attendibilit{<br />
dell’individuo allo sviluppo creativo dei propri simboli.<br />
L’immaginazione attiva costituisce un piano di realtà psichica nel quale gli opposti<br />
di cui siamo fatti se la vedono tra di loro, si confrontano i punti di vista egoici e<br />
quelli dell’inconscio.<br />
Inoltre per quanto riguarda il simbolismo del colore, Jung ipotizza una tipologia<br />
che stabilisce delle simmetrie tra colori e funzioni di coscienza: i colori e le<br />
funzioni psichiche ad essi correlate si rivelano come porte d’entrata<br />
nell’esplorazione della psiche dell’individuo.<br />
“Nell’immaginazione attiva ogni colore porta con sé qualcosa di ciò che fu,<br />
contrassegni di storia personale, ma ora riluce come indice di trascendenza.”<br />
Nel percorso analitico, attraverso l’uso del colore l’individuo può approdare a quei<br />
luoghi arcaici dell’anima che fino a quel momento non hanno trovato alcun altro<br />
modo di espressione.<br />
Dando la possibilit{ di colorare e macchiare viene concessa l’occasione di lasciare<br />
una indelebile traccia di sé, e i dipinti possono arrivare a costituire la massima<br />
espressione delle necessità del soggetto.<br />
In passato la scienza ha mantenuto un atteggiamento distaccato e un po’<br />
disinteressato nei confronti di questo argomento, lasciando piuttosto che si<br />
occupassero di tali argomenti filos<strong>of</strong>i, antropologi o studiosi che si occupavano di<br />
64
culture orientali. A causa di ciò, purtroppo, oggi mancano esperimenti e prove di<br />
laboratorio che contribuiscano a dare validità alle teorie di psicologia del colore.<br />
Tuttavia questo campo sembra comunque essere in ascesa, poiché anche la<br />
semplice esperienza di vita insegna come la luce e il colore contribuiscano ad<br />
attenuare s<strong>of</strong>ferenze e disagi nelle persone.<br />
“ I colori agiscono sull’anima suscitando sensazioni, risvegliando emozioni e pensieri<br />
che ci distendono o ci agitano, che provocano gioia o tristezza”. (Goethe)<br />
65
AURA-SOMA COLOR CARE SYSTEM<br />
E’ il nostro cervello che interpreta il mondo, che crea i colori, i suoni, gli odori e le<br />
emozioni. E’ nella nostra mente che la realtà prende forma. Dunque il mondo è<br />
dentro di noi, e solo noi possiamo cambiare il tessuto della realtà. Ogni persona<br />
vive in base ad un programma, ad una filos<strong>of</strong>ia di vita, risultato dell’interazione che<br />
i nostri geni hanno con l’ambiente (educazione, costumi, ecc…). Una <strong>visione</strong> più<br />
completa della realtà, anche di quei suoi lati più nascosti, difficili da individuare a<br />
causa della rigida struttura mentale, ci permette di avere una corretta<br />
interpretazione del senso della vita.<br />
Le molteplici componenti del colore sono tutte tra loro correlate, tutte devono<br />
essere tenute presenti in ogni aspetto, per realizzare una metodologia che sappia<br />
valutare con logica sistemica la complessità del fenomeno colore.<br />
Aura-Soma supera il pensiero lineare della medicina tradizionale, non appartiene a<br />
nessuna corrente né filos<strong>of</strong>ica né religiosa, tuttavia abbraccia la conoscenza e la<br />
comprensione di molti metodi di saggezza antica. Vicky Wall amava definirla “Un<br />
buon vino in nuove bottiglie”.<br />
Aura in latino significa luce, il colore personale che denota l’intento della nostra<br />
anima; significa anche brezza, un lieve movimento d’aria. Soma deriva da varie<br />
fonti; in greco significa corpo, in aramaico l’essere, e in sanscrito energie viventi.<br />
Perciò Aura-Soma significa la luce, il colore, le energie viventi e in movimento<br />
dell’essere incarnato. Aura-Soma quindi è materializzazione dell’energia dei colori.<br />
Aura-Soma Colour Care Consultant è un sistema Olistico in continua evoluzione,<br />
che aiuta a prendere coscienza della propria responsabilità, che supporta ed<br />
armonizza l’energia del corpo-mente-spirito, tramite essenze che contengono le<br />
qualit{ e gli effetti benefici del colore, delle piante e la lunghezza d’onda dei<br />
cristalli e delle gemme. Aura-Soma è una sintesi unica d’energie provenienti da<br />
diversi regni: minerale (cristalli, gemme), vegetale (fiori, piante ed erbe), umano<br />
(colore).<br />
66
STORIA<br />
Vicky Wall (1918-1991), nacque a Londra da una famiglia ebrea di origine<br />
Hassidica.<br />
Era la settima figlia di un settimo figlio, suo padre apparteneva alla scuola<br />
esoterica ebraica dei Cassidici, mistici conoscitori della cabala, l’Albero della vita;<br />
ed era anche un pr<strong>of</strong>ondo conoscitore delle erbe medicinali, e trasmise questa sua<br />
conoscenza a Vicky, introducendola così ai principi fondamentali della Medicina e<br />
alla Scienza della Signatura di Paracelso (1493-1541), secondo cui tutto quello che<br />
in natura esiste somigliante nella forma ad un organo del corpo umano, è in grado<br />
di curare quell’organo.<br />
Vicky aveva una conoscenza pr<strong>of</strong>onda dei metodi farmaceutici naturali, esperta di<br />
tinture vegetali, podologa, pranoterapeuta naturale e in più possedeva il dono della<br />
<strong>visione</strong> aurica. In età avanzata venne colpita da un attacco di trombosi coronarica<br />
che danneggiò molto il suo cuore e che dopo un po’ la portò alla cecit{ completa. La<br />
sua cecità fisiologica non le impedì di continuare a vedere i colori aurici, è vero che<br />
lei non vedeva più gli esseri viventi nella loro forma fisica, ma ne percepiva<br />
l’Essenza.<br />
Vicky si rifugiava spesso in meditazione e preghiera, ed è proprio in meditazione<br />
che una notte del ’83, come lei sempre ha ricordato, fu ispirata e guidata da mani<br />
invisibili a creare le prime bottiglie colorate che inizialmente chiamò Balance; oggi<br />
si chiamano Equilibrium.<br />
Inizialmente pensò di aver creato semplici oli di bellezza, durante una fiera lì<br />
presentò pubblicamente assieme ai cosmetici di sua creazione e lì, incominciò a<br />
capire a cosa servivano realmente, quando si accorse che la gente sceglieva le<br />
bottiglie con i colori che lei vedeva intorno a loro. Questo voleva dire che loro<br />
“erano” i colori che sceglievano. Nel tempo attraverso la ricerca, la<br />
sperimentazione e il riscontro delle persone che usavano gli oli, con il supporto<br />
dell’amica Margaret Cockbain chiropratica e Mike Booth compresero il valore e il<br />
potere curativo che avevano questi oli.<br />
Mike Booth (1950) ha studiato arte e pedagogia e poi ha appr<strong>of</strong>ondito conoscenze<br />
sull’omeopatia, teos<strong>of</strong>ia, buddismo e tecniche meditative. Insieme alla moglie<br />
Claudia, ha ricevuto il compito di continuare l’opera di Vicky diffondendola nel<br />
mondo. Oggi è direttore dell’A.S.I.A.C.T.<br />
67
IL SISTEMA OLISTICO AURA-SOMA<br />
Il colore influenza il nostro stato emotivo e la nostra energia vitale più pr<strong>of</strong>onda.<br />
Ad ogni colore corrisponde uno stato emotivo. Questo si può notare in ciò che<br />
indossiamo, in ciò che scegliamo, disegniamo l’immensit{ del nostro spazio intimo.<br />
Il colore dà supporto ad una comprensione più pr<strong>of</strong>onda di noi stessi, c’insegna che<br />
i nostri pensieri modificano il nostro corpo, il nostro stato d’animo. Scoprirne il<br />
significato può aiutare a conoscerci, a comprendere più a fondo i nostri bisogni e<br />
per stare meglio. La nostra biografia è dentro la nostra biologia.<br />
Nello stato di rilassamento, ognuno di noi scopre di avere un colore personale, a<br />
volte i conflitti, lo stress, le vicissitudini esistenziali lo modificano; ritrovarlo ci<br />
aiuta a ripristinare l’armonia del nostro essere.<br />
Il colore può mostrarci nuove possibilità e questo perché ci parla al livello più<br />
pr<strong>of</strong>ondo della consapevolezza. Si tratta di un linguaggio che va oltre le parole.<br />
Una comprensione del linguaggio del colore può aiutarci a trovare risposte che<br />
sono celate nel pr<strong>of</strong>ondo del nostro essere, ha il potere di toccarci pr<strong>of</strong>ondamente,<br />
così pr<strong>of</strong>ondamente fino a quanto noi lo permettiamo.<br />
Sembra così che Aura-Soma <strong>of</strong>fre la possibilità di raggiungere gli aspetti più<br />
pr<strong>of</strong>ondi del nostro essere, di accedere a qualche cosa che fa parte della<br />
consapevolezza stessa.<br />
Aura-Soma può essere, a tutti gli effetti, considerata un supporto di <strong>visione</strong> olistica<br />
per la risoluzione di quei problemi di natura non patologica (problemi esistenziali,<br />
decisionali e relazionali) con metodologie e tecniche olistiche non aventi finalità<br />
terapeutiche.<br />
68
ANATOMIA SOTTILE DELL’AURA-SOMA<br />
Per la decodificazione del linguaggio del colore e della sua efficacia sul corpo<br />
umano l’Aura-Soma si collega alla teoria induista dei chakra.<br />
L’aura si può definire come un campo colorato a forma ovoidale più o meno esteso<br />
che racchiude i corpi sottili e circonda il corpo fisico. I colori più vicini al corpo<br />
fisico generalmente si presentano più intensi, e nella misura in cui si allontanano<br />
dal corpo fisico diventano gradualmente più impercettibili fino a dissolversi. La<br />
luminosità del colore dipende dal livello di coscienza in cui si trova la persona.<br />
L’aura muta i suoi colori in base a come la coscienza si espande o si chiude.<br />
Dal punto di vista energetico l’Aura-Soma riconosce nell’uomo i diversi corpi<br />
sottili: corpo elettromagnetico, corpo eterico, corpo astrale.<br />
I corpi sottili sono strutture che compongono l’aura. Qui prendiamo in<br />
considerazione soltanto quei corpi sottili con i quali le sostanze dell’Aura-Soma<br />
agiscono.<br />
- Il Corpo Elettromagnetico, si trova a pochi centimetri di distanza dal corpo fisico,<br />
è per sua natura molto sensibile, qualsiasi cambiamento emozionale o stato<br />
dell’essere o di temperatura si ripercuote su questo campo. E’ collegato al primo<br />
chakra, la sua struttura è molto densa. Su di esso agiscono gli Equilibrium e i<br />
Pomander.<br />
- Il Corpo Eterico, si trova subito dopo il campo elettromagnetico, la sua espansione<br />
può raggiungere i 20/30 cm, è collegato al secondo chakra, la sua struttura è più<br />
fluida. Qui vengono registrate tutte le memorie della nostra infanzia, tutti i traumi<br />
e i vari schok, e la sede, così si dice, del nostro bambino interiore, il nostro<br />
inconscio. Qui agiscono i Pomander.<br />
- Il Corpo Astrale, si trova a 30/40 cm di distanza dal fisico, è collegato al terzo<br />
chakra, questo campo si può espandere enormemente, ed è quello che riceve più<br />
nutrimento dal sole. Qui vengono registrate le memorie delle vite passate, è da qui<br />
che si possono compiere i viaggi astrali, è il campo energetico che riceve più<br />
nutrimento dal sole, è dove l‘uomo inizia la sua crescita personale, individuale,<br />
facendosi tesoro di tutte l‘esperienze da lui vissute in questa e altre vite. Qui<br />
agiscono le Quintessenze.<br />
Oltre alla comune aura, nell’Aura-Soma viene presa in considerazione quella che<br />
Vicky Wall chiamava Vera Aura.<br />
69
- La Vera Aura, si trova due dita sopra l‘ombelico e due dita all‘interno, questa è la<br />
collocazione fisiologica, viene percepita come una sfera luminosa che circonda la<br />
prima cellula. Nelle culture orientali questo centro viene chiamato Hara.<br />
L’anatomia sottile include anche tre stelle:<br />
La Stella dell’Anima, situata nell’ottavo chakra, è la nostra coscienza che ci<br />
permette di attivare la Stella dell’Incarnazione, situata al centro della Vera Aura,<br />
rappresenta la prima monade dove è contenuta l’eterna essenza dell’anima, che<br />
viaggia di vita in vita. Infine la Stella della Terra, situata sotto i piedi, è il nostro<br />
destino sulla terra per questa incarnazione.<br />
APPLICAZIONE DEI PRODOTTI AURA-SOMA<br />
L’Essenze (Equilibrium) dell’Aura-Soma vengono applicate sul corpo dove viene<br />
assorbita dalla pelle (paragonata ad una antenna che capta informazioni<br />
dall‘esterno, per poi amplificarle e trasmetterle all‘interno), penetra nel sistema<br />
linfatico per dirigersi nell’area del corpo e nei nostri centri energetici, i chakra e sui<br />
corpi sottili, dove la sua energia è maggiormente richiesta. Insieme agli<br />
Equilibrium il lavoro è supportato anche dagli altri prodotti fondamentali quali le<br />
Pomander che attraverso olfatto (l’unico senso non condizionabile) agiscono sul<br />
corpo elettromagnetico e quello eterico con lo scopo di riequilibrarlo, purificarlo e<br />
proteggerlo; le Quintessenze dei Maestri le quali danno l‘opportunit{ di<br />
riconnettersi con la propria sorgente, attraverso i raggi dei Maestri ritroviamo<br />
l‘orientamento verso il nostro sapere pr<strong>of</strong>ondo. Con l‘applicazione di un‘essenza<br />
dei Maestri ci apriamo al messaggio di un determinato Maestro, lasciandoci così<br />
ispirare dalla sua energia e dalla sua saggezza. Hanno una vibrazione più sottile,<br />
per questo sono in grado di entrare in risonanza con il corpo astrale. Le Essenze<br />
del Colore e gli Arcangeloi attraverso il principio della risonanza sul sistema<br />
simpatico portano le migliori vibrazioni per il benessere ed equilibrio.<br />
Tramite l’uso dell’Aura-Soma si riesce a mettere il corpo su una giusta lunghezza<br />
d'onda e ci può aiutare a divenire consapevoli delle nostre caratteristiche e<br />
dell’energia che emaniamo.<br />
I prodotti Aura-Soma danno una possibilità per comprendere noi stessi ad un<br />
livello pr<strong>of</strong>ondo e possono produrre un beneficio molto evidente sul piano corpo-<br />
mente-spirito, rieducano l’individuo a prendersi cura di sé, ad assumersi la propria<br />
70
esponsabilit{, riprendendo nelle mani le redini della propria vita. “Non è delegato<br />
a niente e nessuno la propria evoluzione”.<br />
Ci aiutano ha riconoscere e ad accettare noi stessi con tutte le nostre tendenze<br />
inconsce e gli schemi di comportamento. Di fatto, soltanto quando ci accettiamo<br />
come siamo, siamo liberi di cambiare, possiamo lasciar andare i vecchi modelli, la<br />
paura o qualunque altra cosa sia; possiamo così riprenderci la nostra individualità,<br />
la libert{ d’essere noi stessi così come siamo.<br />
71
FORMAZIONE DEL COUNSELOR AURA-SOMA<br />
Comprende diversi moduli che costituiscono ognuno un cammino all’interno di noi<br />
stessi per uscirne rinnovati e rigenerati alla luce dell’energia del cuore e dell’amore<br />
per chi veramente siamo.<br />
Il counselor di Aura-Soma ha lavorato sulle proprie tematiche facendo esperienza<br />
personale dei prodotti dell‘Aura-Soma e con altri tipi di tecnica di crescita<br />
personale; di fondamentale importanza la conoscenza del linguaggio dei colori, sia<br />
a livello scientifico sia a livello psicologico, capacità intuitive, capacità di rendersi<br />
trasparenti e di entrare in sintonia col consultante.<br />
CONSULTAZIONE<br />
La consultazione è un aspetto chiave per l’Aura-Soma, perché la posizione di ogni<br />
colore nella selezione delle quattro Equilibrium ci <strong>of</strong>fre l’opportunit{ di ri-<br />
conoscerci.<br />
La consulenza è un evento che vede il cliente e il consulente uno di fronte all’altro<br />
seduti nella stessa stanza.<br />
Una consulenza necessita di annoverare una trasmissione energetica personale<br />
che va oltre le parole e che può verificarsi solo di persona.<br />
Questa interazione, associata all’utilizzo degli Equilibrium, potrebbe condurre<br />
verso lo sviluppo del Corpo di luce (Aura-Soma). Questo è dove avviene la<br />
possibilità di trasmissione.<br />
La scelta e il linguaggio universale dei colori ci permettono di comprendere e<br />
riconoscere noi stessi, poiché il nostro vero sé utilizza l’energia del colore per<br />
rivelarsi a noi. E’ il nostro vero sé che in primo luogo è attratto dagli Equilibrium;<br />
così scopriamo chi siamo e comprendiamo i nostri doni e talenti che abbiamo<br />
scelto per la nostra crescita interiore.<br />
Nel caso dell’Aura-Soma, non si parla di ”intrusivit{”, perché attraverso la scelta<br />
del colore (Equilibrium) è come guardarsi a uno specchio, Vichy Wall amava<br />
definire l’Aura-Soma “Uno specchio della nostra anima”. Un riflesso della nostra<br />
essenza attraverso il colore, siamo noi che scegliamo, noi che ci ‘mettiamo a nudo’<br />
davanti a noi stessi; e decidiamo attraverso l’amore, la comprensione e<br />
consapevolezza di portare trasformazione, luce, armonia lì dove è andata perduta.<br />
72
Qualità di consultazione<br />
Rimanere in uno spazio di cuore empatico, <strong>of</strong>frire una sensazione di pace e<br />
accoglienza può far si che questo si trasmetta anche al cliente. Ricordare che<br />
parlare per tutto il tempo non è vitale. Può essere utile <strong>of</strong>frire una veloce sinopsi<br />
delle bottiglie per aiutare il cliente ad avere un’idea di quello che i colori<br />
rappresentano e mostrare come il movimento del colore attraverso le bottiglie<br />
suggerisca decisioni diverse nella vita. Ricordare che ogni scelta di colore<br />
rappresenta la migliore scelta possibile che la persona possa fare in quel momento<br />
vista la situazione che sta sperimentando; vi è l’opportunità per il cliente di<br />
praticare l’essere positivo. Non vi è mai un negativo implicito nelle bottiglie.<br />
Ogni individuo è più che capace di trovare abbastanza negatività nella propria vita<br />
senza che noi contribuiamo e confermiamo questo. Vicky era solita dire “il nostro<br />
unico diritto è di non essere negativi”.<br />
Nell’essere positivo il cliente conferma i propri doni invece di sentirseli raccontare.<br />
Se vi è comprensione, allora, forse i clienti acquisiranno anch’essi maggiore<br />
consapevolezza. Se un consulente è centrato, nell’accettazione di se stesso con le<br />
proprie imperfezioni, e nell’essere ordinario (io mi amo così come sono), allora,<br />
forse questo potrà essere contagioso per il cliente.<br />
Ricordarsi di rispettare e accettare le persone per quello che sono. A tutti noi è<br />
sempre stato detto come dobbiamo essere o comportarci, ciò che è giusto e ciò che<br />
è sbagliato. Creandoci così un‘idea che così come siamo non andiamo bene. Ci è<br />
stata tolta la libertà di essere, creandoci sensi di colpa, insicurezze, vergogne,<br />
coltivando odi, rancori e s<strong>of</strong>ferenze. Tutto questo in nome di cosa? Di una religione,<br />
di un’idea d‘amore, d‘ideologie politiche, ecc; quindi quale senso di libertà e<br />
rilassamento avviene quando qualcuno ci accoglie senza giudizi e idee di come<br />
dovremmo essere. E‘ come tornare a casa, liberi di toglierci ogni abito e metterci a<br />
proprio agio.<br />
Comunicazione e ascolto<br />
Creare un’atmosfera rilassante, amorevole, di fiducia, senza barriere, saper<br />
rimanere centrati, essere testimone del proprio stesso Essere, ascoltare e<br />
formulare domande appropriate è importante per un consulente.<br />
73
La capacità di sapere ascoltare è fondamentale in una consultazione, quando si<br />
parla allo stesso tempo si ascolta.<br />
La comunicazione, diventa più una condi<strong>visione</strong> delle proprie conoscenze e delle<br />
esperienze acquisite piuttosto che un insegnare o consigliare. Quando si ascolta il<br />
cliente, bisogna ricordarsi che in quel momento anche tu puoi apprendere<br />
qualcosa di nuovo per te stesso. Consulente/cliente diventano un unico specchio,<br />
dove uno può riflettere l‘immagine dell‘altro.<br />
Si può iniziare una consulenza con una domanda prima di parlare delle bottiglie.<br />
Può essere un’opportunità per iniziare ad ascoltare maggiormente il cliente;<br />
interrogarlo su quello che magari è già stato espresso sul colore scelto, può essere<br />
una condi<strong>visione</strong>. Formulando domande aperte si può iniziare ad imparare il suo<br />
linguaggio e ad avere una impressione della sua situazione di vita e di quello che<br />
sarebbe più rilevante in questo momento. E’ un bene adattarsi al suo linguaggio,<br />
alle sue parole e comprendere al meglio le sue metafore. Il consulente agisce come<br />
un catalizzatore e può essere in grado di praticare il non essere intrusivo nel modo<br />
migliore.<br />
Osservare il respiro del cliente e seguire il suo ritmo con il nostro ci aiuta ad<br />
ascoltare in un modo più pr<strong>of</strong>ondo.<br />
Mentre il cliente parla, ascolta quello che sente di se stesso, così come fa il<br />
consulente e se il consulente è presente, il cliente diverrà realmente più<br />
consapevole anche di quello che egli stesso dice. Quando il cliente aiuta il<br />
consulente a comprendere, egli stesso comprende meglio. I colori diventano le sue<br />
guide e non solo le nostre.<br />
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PARTE TERZA<br />
SVOLGIMENTO PRATICA<br />
<strong>Academy</strong> <strong>of</strong> <strong>Light</strong> s.r.l. via Mameli 104 int. d/108 - Pesaro
SVOLGIMENTO DI UN INCONTRO DI COUNSELING<br />
Quando incontro un cliente per un primo colloquio, il primo passo è quello<br />
dell’ascolto. Lascio parlare il cliente, cercando di interrompere il meno possibile ed<br />
intervenendo per <strong>of</strong>frire sostegno laddove fosse necessario. Il cliente deve<br />
imparare a osservarsi nelle sue diverse manifestazioni e a prestare attenzione a ciò<br />
che sperimenta mentre parla della sua esperienza. Gli fornisco delle indicazioni,<br />
attraverso delle domande affinché possa divenire maggiormente consapevole. In<br />
modo particolare per la sua esperienza cognitiva: Ti viene in mente qualcosa,<br />
magari un ricordo, mentre parli della tua esperienza? E come questa può essere<br />
tradotta in parole; il suo aspetto emotivo: Cosa provi mentre racconti ora di questi<br />
fatti? Che emozione sperimenti? Rabbia, tristezza, paura, risentimento, delusione,<br />
ecc; l’aspetto delle sensazioni fisiche: Cosa provi fisicamente? Caldo, freddo,<br />
formicolii, tensione o rilassamento.<br />
Inoltre l’aspetto posturale del proprio corpo, quando questo si muove o rimane in<br />
una posizione statica.<br />
Il cliente deve allenarsi ad essere presente, in contatto con la propria triplice<br />
esperienza e consapevolezza.<br />
Nelle sedute successive si può cominciare chiedendo semplicemente informazioni<br />
sulla sua condizione:Come va? Riportando la sua attenzione sulla sua esperienza<br />
del qui e ora.<br />
Il primo scopo è quello di guidarlo a sviluppare maggiormente la consapevolezza<br />
di sé. Sono convinta che questo fatto sia di primaria importanza e decisivo nella<br />
crescita personale così come nel trovare soluzioni ai propri problemi.<br />
Un secondo scopo è quello di guidarlo a sviluppare la sua capacità di risposta, la<br />
sua responsabilità affinché possa attraverso di essa modificare il proprio<br />
atteggiamento di fronte ai vecchi problemi e trovare nuove risposte ad essi. Più che<br />
tendere alla eliminazione dei sintomi, mi preoccupo quindi di renderli più<br />
accettabili anche se in una certa misura attraverso l’applicazione delle varie<br />
tecniche e lo sviluppo della consapevolezza del cliente, mi propongo altresì di<br />
aiutarlo a diminuirne l’impatto durante il corso del processo degli incontri<br />
prestabiliti.<br />
Posso così sintetizzare tre passi principali durante gli incontri:<br />
1. Sviluppo della consapevolezza.<br />
77
2. Sviluppo della respons-abilita’.<br />
3. Modifica dell’atteggiamento e del comportamento.<br />
Il mio approccio personale al lavoro di counseling prevede l’applicazione di una<br />
sequenza di tecniche che attraversa alcune fasi: osservazione, esplorazione,<br />
valutazione ed intervento con l’applicazione di tecniche derivate principalmente<br />
dalla Gestalt, dalla bioenergetica, Aura-soma, equilibrio delle energie sottili,<br />
costellazioni, body work e dalla meditazione.<br />
Importanza del campo terapeutico: contatto, transfert e controtransfert<br />
Nel counseling si pone l'enfasi sulla relazione basata sul contatto che viene<br />
osservato fenomenologicamente piuttosto che sulla relazione basata sul transfert.<br />
E' comunque certo che le relazioni umane sono un insieme di contatto e transfert.<br />
Secondo me rimane centrale il lavoro sistematico sul transfert e il lavoro interno<br />
sul controtransfert.<br />
Tutto il lavoro accade nel campo che sta tra il cliente e il counselor. Si tratta di un<br />
campo invisibile costituito dai sentimenti di entrambi. Metà del contributo alla<br />
formazione di questo campo viene dal cliente e metà dal counselor: transfert e<br />
controtransfert.<br />
E’ importante osservare come funziona questo campo: Se ha movimento, se<br />
progredisce o è un campo morto, piatto, in cui non accade niente. Come lo<br />
percepisce e lo vive il cliente, e come il cliente vive il counselor, quali proiezioni gli<br />
attribuisce, è necessario esplorare con il cliente questi aspetti se non si vuole che il<br />
processo si blocchi.<br />
Oltre alla manifestazione del transfert dobbiamo tenere presente anche quella del<br />
controtransfert. E' importante quando si lavora essere in grado di essere<br />
supervisori di se stessi. E' infatti importante che il counselor abbia una relazione<br />
col cliente che non sia contaminata dai propri elementi transferali e proiettivi.<br />
Varie manifestazioni del controtransfert si possono verificare quando il cliente o la<br />
situazione ricorda al counselor qualcosa del suo passato, che magari non è risolto,<br />
o un problema ancora aperto. Oppure può esserci una particolare attrazione o<br />
repulsione del counselor per il racconto del cliente. In generale, l'atteggiamento<br />
che bisogna avere riguardo al proprio controtransfert è di cercare di osservarlo e<br />
di permettere che avvenga dentro di sé. Non è realisticamente possibile non<br />
78
averne. Bisogna avere un occhio sul cliente e un altro dentro, a tutti i livelli di<br />
consapevolezza: sensazioni, sentimenti, immagini, pensieri, ecc. Si deve fare in<br />
modo che il proprio controtransfert si sviluppi senza bloccarlo né agirlo. Il passo<br />
successivo è di tipo cognitivo, cioè si cerca poi di comprenderne il senso e<br />
soprattutto di capire in che misura viene dal cliente o da noi. Quando proviene dal<br />
cliente ci si deve domandare cosa rappresenta del suo passato.<br />
STUDIO DEL CASO:<br />
Ascolto della storia e invito alla consapevolezza<br />
Una ragazza di 34 anni, con una vita realizzata sul campo lavorativo e sociale,<br />
comunica una grossa difficolt{ nel rapporto con l’altro sesso, ogni qualvolta che<br />
inizia una storia, tempo un mese massimo due, finisce con grandi delusioni.<br />
Prigioniera d’esperienze passate dolorose, un rapporto deludente col padre, fugge<br />
dalla realtà emotiva sommergendosi di lavoro, suo unico punto di grande successo.<br />
Grande capacità comunicativa ma controllata, come se dovesse tenere lontano<br />
qualsiasi incontro emozionale. Riconosce le sue emozioni ma ne parla come se non<br />
le appartenessero.<br />
La invito a selezionare i colori dell’Aura-Soma. Riconosco in lei il desiderio innato<br />
di ricercare una verità, il bisogno di fondersi in un amore, la paura e la mancanza di<br />
fiducia nel prossimo, a volte troppo severa con se stessa per le scelte fatte.<br />
Provo a vedere se c’è disponibilit{ nell’osservare le situazioni da lei descritte sotto<br />
un’altra prospettiva, si chiude, e mi allontana come se improvvisamente fossi<br />
diventata un nemico, e un atteggiamento di giudizio nascosto la porta a cambiare il<br />
tono della voce, e a porsi con superiorità intellettiva.<br />
Spesso c’è l'incapacità di concepire la situazione come qualcosa che possa<br />
comunque cambiare e si é portati a credere che l'influenza del passato non sia<br />
modificabile e ci si rassegna "congelando" il conflitto. In questo modo si manifesta<br />
il meccanismo della auto-interruzione dell’attivit{ del sé.<br />
Decido di non fare pressione e mi limito a dare sostegno e a creare un programma<br />
di riferimento: “Ora è così, prendi semplicemente nota, c’è molta difficoltà a<br />
cambiare; vedi se questo puoi accettarlo, perché credo sia possibile osservare tutto<br />
con occhi diversi, ma un po’ alla volta e con piccoli passi”. Cerco d’incoraggiarla a<br />
79
confidare sulla sua intrinseca capacità di trattare con i problemi (rifacendomi sulla<br />
sua capacità lavorativa.)<br />
Valuto la presenza e il grado delle difficoltà della cliente. La intervisto ed esploro le<br />
risposte della cliente alle proposte di lavoro: Come vedi la possibilità di entrare in<br />
contatto con questo o quel problema? Ti va bene? Quando vuoi, se ti sembra<br />
troppo, possiamo interrompere. Le chiedo il permesso per lavorare ai suoi<br />
problemi. Credo che ciò le trasmetta il senso di essere lei stessa a decidere della<br />
propria vita e quindi a responsabilizzarsi e non ultimo di sentirsi accettata e<br />
rispettata.<br />
Le propongo una meditazione sul cuore guidata, portandola a sentire ogni parte<br />
del suo corpo, a rilassare ogni tensione muscolare, così facendo incomincerà a<br />
percepirsi di più dal suo interno. E’ un primo passo per prendere coscienza di un sé<br />
più pr<strong>of</strong>ondo, la capacità di essere in contatto con il momento presente e di<br />
incontrarsi in modo vitale con la propria realtà interna ed esterna e permettere un<br />
adattamento creativo.<br />
Il senso è che quando interrompiamo prematuramente la manifestazione dei<br />
conflitti, magari per evitare la s<strong>of</strong>ferenza o per la paura di perdere, inibiamo la<br />
creatività del sé, il suo potere di assimilare il conflitto e di formare una nuova<br />
Gestalt.<br />
- Successivamente torna con più disponibilità, mi comunica di essere riuscita a<br />
tornare dentro quello spazio di cuore sperimentato la volta precedente e di essersi<br />
sentita più libera e meno oppressa dai suoi giudizi.<br />
Per darle più presenza e consapevolezza di se la porto in un processo di<br />
consapevolezza su com'è la sua respirazione, com’è organizzato il suo corpo, quali<br />
sono i suoi modelli di movimento e in che relazione sono questi movimenti e il<br />
respiro con le emozioni. Inoltre la aiuto ad esplorare e a lasciare andare ciò che<br />
vuole accadere nel corpo, a comprendere quale impulso motorio è presente e a<br />
quale contesto si lega.<br />
Individuazione delle polarità e scelta della tecnica<br />
- All’incontro successivo, menzionando un vecchio proverbio cinese che dice: di<br />
ogni verità è vero anche il suo contrario, le propongo di sperimentare e di<br />
esplorare come se fosse uno scienziato, il suo giudice interiore, la sua parte critica<br />
80
e colpevolizzante; e la parte di sé che si sente giudicata, l’altra di vittima debole e<br />
impotente.<br />
Spiegandole che in ogni uomo è presente un doppio aspetto, e che normalmente<br />
queste due parti sono in conflitto e non sono mai soddisfatte. E che possono essere<br />
una causa primaria dei nostri disagi. Noi abbiamo dei problemi solo perché<br />
crediamo in essi e accettiamo le idee che li sostengono.<br />
Le faccio disegnare su due fogli un’immagine, una del suo giudice e l’altro della<br />
parte giudicata. Si colloca in piedi prima su una poi sull’altra, le due parti prima si<br />
rivelano indipendentemente una dall’altra e poi comunicano fra loro.<br />
Il lavoro serve per attivare una condizione di consapevolezza, una sorta di punto<br />
neutrale che possa sperimentare entrambi i lati della propria manifestazione,<br />
senza aver il bisogno di risolverne le differenze; sperimentare gli opposti senza<br />
volerli eliminare, superando in questo modo il dualismo tra le polarità.<br />
Essere testimoni e prestare attenzione, senza giudizio alla propria manifestazione,<br />
così facendo, dice Perls, si crea una sorta “di conflitto creativo che invita alla<br />
crescita, al cambiamento, all'eccitazione, all'avventura di vivere". Anche lo stesso<br />
Freud sosteneva che una terapia si conclude quando il cliente diviene consapevole<br />
che quei suoi problemi che considerava inaccettabili in realtà sono accettabili.<br />
Riuscendo a far lavorare la cliente all’integrazione delle sue polarità, cioè<br />
aiutandola a concedersi di essere l’uno e l’altro, piuttosto che l’uno o l’altro, si<br />
diminuisce l’ansietà di fondo di essere sbagliata. Nella teoria paradossale del<br />
cambiamento Beisser afferma che solo accettando di essere ciò che si è, si può<br />
cambiare e ricordo che anche Perls sosteneva che Io sono quello che sono e non<br />
posso fare a meno di essere ciò che sono. Alla fine della seduta condivide una sorta<br />
di pace interiore e più amorevolezza per se stessa.<br />
- All’incontro successivo mi comunica che le sono emerse memorie della sua<br />
infanzia, dove riconosce molte delle frasi dette dalla parte giudicante nell’incontro<br />
precedente, come memorie appartenenti sia al padre sia alla madre; e la parte che<br />
subisce quella di lei bambina intrappolata nel gioco di dover essere come i genitori<br />
la vogliono per essere amata. Questo le procura dolore e rabbia, così le creo lo<br />
spazio protetto di poter esprimere questi sentimenti incoraggiandola e<br />
81
sostenendola nell’espressione emotiva, che queste emozioni vanno bene ed è<br />
libera di manifestarle.<br />
Si sente più espansa ed ha meno oppressione, più salda sulle sue gambe.<br />
Le propongo, quindi, di esplorare maggiormente la sfera emozionale, conoscerle e<br />
riconoscerle per non cadere negli eccessi o repressione emozionale, ma anzi a<br />
saper prendersi cura di se stessi quando un’emozione la attraversa.<br />
Una tecnica espressiva ha lo scopo di favorire l'aumento della consapevolezza e del<br />
"potere" personale. Attivare il potenziale creativo significa farla divenire<br />
consapevole della sua capacità di avere un buon contatto con il suo ambiente, del<br />
suo essere in grado di manifestarsi in modo non stereotipato o di routine e della<br />
sua capacità di far fronte a tutte quelle novità che in ogni momento si presentano<br />
nella sua vita, senza dover necessariamente accettare passivamente tutto ciò che<br />
non gli torna semplicemente adattandosi.<br />
Con delle cordelle le chiedo di delimitare quattro spazi attribuendo ad ognuno un<br />
gruppo emozionale (rabbia, paura, tristezza, gioia) e poi è stata guidata dentro<br />
ogni spazio cercando di percepire con il corpo, esprimere e sperimentare il più<br />
possibile le emozioni di riferimento.<br />
Dopo di che guidata in una meditazione del cuore che la portasse più in pr<strong>of</strong>ondità,<br />
in quello spazio di silenzio e comprensione e di presenza che va al di là delle<br />
tempeste emotive.<br />
La sua comprensione finale è stata: “Le emozioni sono come le onde di un oceano,<br />
esistono! Se impari a cavalcarle sono un’esperienza intensa e vitale, se le reprimo<br />
possono s<strong>of</strong>focarmi ed annegarmi. L’importante è riconoscerle e farle fluire con<br />
maestranza”.<br />
- All’incontro successivo condivide di aver acquisito sempre più spazio ed<br />
incominciare a sentirsi meglio, non più insicura e sbagliata nelle sue scelte. Le<br />
propongo di lavorare attraverso le costellazioni familiari per sentire la pr<strong>of</strong>ondità<br />
del legame e il sostegno energetico di entrambi i genitori.<br />
Lo scopo è quello di distinguere l’amore che si prova per i genitori da eventuali<br />
difficoltà di relazione che avvengono ad un livello più superficiale e distinguere il<br />
dare la vita dalla capacità o possibilità di essere bravi genitori.<br />
82
- Tornò dopo un mese, la sua voce si era addolcita, quella severità e durezza<br />
verbale non era più presente. Mi comunicò la sua comprensione e <strong>visione</strong> diversa<br />
dei suoi genitori, il padre non era più quell’orco cattivo di cui lei doveva difendere<br />
la madre. Rimaneva ancora la difficolt{ d’incontrare nuovi amori, anche se<br />
sperimentava diversi approcci. Le proposi di lavorare sull’energia maschile e<br />
femminile invitandola a partecipare ad un gruppo sulla donna. Nel frattempo, di<br />
concedersi una serie di massaggi rilassanti e “coccolosi”.<br />
Lo scopo è quello di permettersi di entrare più in contatto con il suo corpo e con<br />
l’esperienza del ricevere attraverso le sensazioni piacevoli del tocco.<br />
- All’incontro successivo si presentò una donna luminosa, in amore con se stessa.<br />
La sua pressione nel trovare un uomo diminuì, comprese l’importanza di prendersi<br />
del tempo per se stessa. La invitai ad iscriversi ad una scuola di ballo latino e a<br />
continuare a venire a degli incontri di meditazione. Col tempo imparò a saper<br />
delegare ai suoi colleghi alcuni compiti nell’ambito lavorativo, alleggerendosi così<br />
di quel carico e pressione di dover dimostrare di valere. Cambiò anche il suo modo<br />
di vestirsi, passando da un’assenza di colore e linearità ad una morbidezza di<br />
forme e colori pastello.<br />
-Feed back<br />
Oggi dichiara: incontro uomini, riesco ad ascoltare le mie emozioni senza avere più<br />
paura che esse mi travolgano, non cerco più un modello d’uomo ideale costruito<br />
solamente per tenermeli lontani, ma mi permetto di esplorare e incontrare gli<br />
uomini per quello che sono, ho trovato un equilibrio tra la mia parte di sostegno e<br />
la mia parte vulnerabile, non posso dire di essere una top model ma il<br />
riconoscermi come donna e apprezzarmi per come sono senza il bisogno di<br />
costruire un’immagine diversa perché richiesta dal sociale mi fa sentire viva, più in<br />
armonia e in amore con me stessa.<br />
CONDUZIONE DI UN CORSO AURA-SOMA CON APPROCCIO OLISTICO<br />
Sviluppo del corso<br />
Usando le tecniche e il linguaggio del colore è possibile portare avanti un lavoro<br />
combinato su emozioni, immaginazione, memoria che diventa così una modalità<br />
narrativa di conoscenza di sé. In questo contesto, le emozioni e le sensazioni sono<br />
83
sia gli strumenti per procedere verso il benessere che gli indicatori che segnalano<br />
la strada da prendere, le scelte da fare. Si sperimenta la comunicazione con se<br />
stessi e con gli altri attraverso il colore, la rottura dei soliti schemi e la scoperta di<br />
nuove prospettive, attivando risorse ed energie precedentemente bloccate.<br />
Si seguono dei fili conduttori:<br />
-Colori e forme dei sentimenti: contatto, consapevolezza e trasformazione<br />
dell’emozione.<br />
-Il gusto i pr<strong>of</strong>umi e i colori del cibo: riconoscimento e consapevolezza della<br />
relazione sensoriale con il cibo.<br />
-Gli altri: riconoscimento di sé e dell’altro, consapevolezza delle emozioni e<br />
contatto con il bisogno autentico nella relazione con l’altro/gli altri.<br />
Ogni corso inizia con una meditazione guidata attraverso l’uso del Pomander, il<br />
processo creativo inizia con il lasciarsi andare così come si è: si esprimono idee,<br />
impulsi, impressioni, desideri e non vi è critica nell’esperienza poiché la finalit{ è<br />
etica.<br />
Segue una proposta di lavoro con fogli e colori messi a disposizione: è importante<br />
potersi mostrare nella propria individualità e unicità, sperimentando il rischio di<br />
essere se stessi in un luogo dove non si viene giudicati ma visti, per poi osare<br />
essere ciò che si è anche nella vita quotidiana. Il valore dell’improvvisazione è<br />
straordinario, poiché la persona, stimolata ad agire con libertà e naturalezza, segue<br />
il mutamento di pensieri e azioni, trovando un’autenticit{ e un’immediatezza<br />
sorprendenti anche a se stessa.<br />
Si passa poi all’espressione di quello che la persona ha scoperto di sé, cosa sente e<br />
l’effetto che gli fa. Il ruolo del conduttore in questo stadio è aiutare la persona ad<br />
accorgersi e riconoscere l’esperienza, con i suoi limiti e le sue incongruenze,<br />
esprimere ed ampliare le sue possibilit{, “scoprire” le sue risorse e dirigere le sue<br />
azioni con intenzionalità cosciente.<br />
Feed back<br />
I partecipanti hanno:<br />
- Sperimentato l’assenza del giudizio, parlando in prima persona solo di sé e<br />
dell’effetto che fa quello che l’altro dice.<br />
- Sperimentato il contatto con le proprie emozioni (disponibilità a farlo e per<br />
84
quanto tempo).<br />
- Espresso (con forme e colori - in varie modalit{) il proprio stato d’animo,<br />
meravigliandosi del risultato del proprio lavoro e “scoprendo” qualcosa di sé.<br />
- Nominato le proprie emozioni (il proprio grado di disponibilità a farlo).<br />
- Operato una sintesi, scegliendo l’emozione più rappresentativa.<br />
- Verificato la propria disponibilità a cogliere le sfumature e la trasformazione<br />
delle emozioni.<br />
- Percepito il gruppo e il loro spazio all’interno del gruppo.<br />
“Se ci togliamo gli occhiali scuri forse possiamo percepire le infinite sfumature di<br />
colore che la persona davanti noi ci porta, senza saperlo e… meravigliarcene.<br />
La natura (es. i suoi colori) ci guida alla percezione della totalit{, dell’armonia e<br />
della completezza”. (Goethe)<br />
85
CONCLUSIONI<br />
Nasce spontaneo pensare che noi esseri umani, così come ogni altra cosa che ci<br />
circonda, siamo l‘espressione perfetta ed unica della vita stessa. E siamo<br />
semplicemente meravigliosi, unici!<br />
Nel corso della vita inevitabilmente ci sono momenti di frustrazione e dolore a<br />
causa di condizionamenti, traumi, stress, ecc; il nostro equilibrio viene perduto e<br />
occorre forza e coraggio per affrontarli. E’ qui, in questi casi, che ci possiamo<br />
rivolgere al Counseling come supporto per ritrovare il proprio benessere.<br />
Rivolgersi a un Counselor Olistico non è una dichiarazione d’impotenza, ma la<br />
prima tappa di un cammino interiore, fatto di esplorazione, di conoscenza della<br />
propria personalità, alla ricerca dei propri limiti e paure, fino ad arrivare ad avere<br />
la consapevolezza della propria dimensione, il giusto equilibrio interiore.<br />
Decidere di intraprendere un percorso di counseling significa assumersi la<br />
responsabilità di noi stessi e smettere di credere che debbano essere gli altri a<br />
risolverci la vita.<br />
Il couseling quindi non è un cammino per “disadattati” né per chi non ce la fa, ma è<br />
assumersi le proprie responsabilità nei confronti di se stesso.<br />
Questo è il primo passo per un futuro fatto di positività e di benessere globale.<br />
Trasparenza, amore, accettazione, comprensione e consapevolezza sono per me le<br />
chiavi fondamentali per una consultazione di Aura-Soma. Dove il compito del<br />
counselor è quello di essere semplicemente presente e dar voce ai colori scelti dal<br />
consultante. Creare un’atmosfera amichevole e di fiducia, dove anche la<br />
comprensione delle situazioni in “ombra“ diventano interessanti da scoprire,<br />
magari con un pizzico d‘umorismo e leggerezza; il tutto ricordandosi sempre che<br />
l‘Aura-Soma non è una terapia invasiva.<br />
Gli Equilibrium, i pomander, le quintessenze sono solo dei “mezzi“, dei compagni di<br />
viaggio per attraversare l‘oscurit{ e tornare verso la luce con le proprie capacit{,<br />
riaccendendo la nostra fiamma interiore; poiché l‘Aura-Soma definisce l‘essere<br />
umano originariamente un Essere di Luce.<br />
L‘Aura-Soma ci ridà la propria responsabilità e consapevolezza, dove alla fine<br />
siamo noi che decidiamo liberamente se o non attraversare il fiume della vita.<br />
87
“ Chi vive momenti di difficolt{ in famiglia, sul lavoro, nelle relazioni affettive… chi<br />
deve affrontare piccole e grandi scelte… chi deve superare situazioni stressanti…<br />
chi ha la necessità di parlare delle proprie esperienze vissute fatte anche di rabbia,<br />
dolore e tristezza… chi desidera superare problemi nei diversi contesti e fasi della<br />
vita agendo sul rafforzamento delle proprie risorse personali e quindi ritrovare<br />
uno stato di benessere… può rivolgersi al counselor olistico”.<br />
88
BIBLIOGRAFIA<br />
Avere o Essere. Erich Fromm, Ed. Mondadori 1977<br />
Cocchi di mamma, cocche di papà. Anna Zanardi, Ed. Tecniche nuove 2010<br />
Critica e verità. Roland Barthes, Ed. G. Einaudi 1969<br />
Dalla medicazione alla meditazione. Osho Rajneesh, Ed. Red 1993<br />
L’Approccio della gestalt. F. Perls, Ed. Astrolabio 1977<br />
L’Arte del Couseling. Rollo May, Ed. Astrolabio 1989<br />
L’Io, la fame e l’aggressivit{. F. Perls, Ed. Astrolabio 1978<br />
La Rivoluzione interiore. Osho Rajneesh, Ed. Mediterranee 2001<br />
La Struttura della magia. R. Bandler, J. Grinder, Ed. Astrolabio 1979<br />
La Terapia Gestaltica, parola per parola. F. Perls, Ed. Astrolabio 1980<br />
Magia in azione. Richard Bandler, ed. Astrolabio 1993<br />
Manuale di Counseling. Rodolfo Sabbadini, Ed. Franco Angeli 2009<br />
Potere personale. Carl R. Rogers, Ed Astrolabio 1978<br />
Pragmatica della comunicazione umana. P. Watzlawick, J.H. Beavin, D.D.<br />
Jackson, Ed. Astrolabio 1971<br />
Psicosintesi. Roberto Assagioli, Ed. Astrolabio 1993<br />
Arte del Colore. Johannes Itten, Ed. Il Saggiatore<br />
Aura-Soma. Dalichow – Booth, Ed. Mediterranee 1998<br />
Aura Soma La medicina dei colori. Philippa Merivale, Ed. Armenia 1999<br />
Aura Soma Specchio dell’anima. Galaadriel Flammini, Ed. Tecniche nuove<br />
1999<br />
Chakras. Anodea Judith, Ed. Armenia 1989<br />
Cromoterapia. Franca Silvani, Ed. I nuovi delfini<br />
Dizionario dei Simboli. J.C. Cooper, Ed. Franco Muzzio 2006<br />
Essenze dei Maestri e Pomander. Bind – A. Klinger, Ed. Centro di Benessere<br />
Psic<strong>of</strong>isico<br />
Guarire con i colori. Roland Hunt, Ed. MEB<br />
Guarire con i colori. Vicky Wall, Ed. Mediterranee 1991<br />
Il Cromoambiente. Paolo Brescia, Ed. Ist. del colore Milano<br />
L’Alchemia della Trasformazione. Wadud -Waduda, Ed. Urra 1995<br />
L’essenza dei colori. Rudolf Steiner, Ed. Antropos<strong>of</strong>ica 1997<br />
La fisica del colore. Giulio Bertagna, Ed. Ist. del colore Milano 2004<br />
La psicolgia del colore. Giulio Bertagna, Ed. Ist. del colore Milano 2004<br />
La psicologia del colore. Magda Di Renzo, Ed. Scientifiche Magi 2005<br />
La terra promessa della guarigione. Flammini-Hasinger, Ed. Mediterranee<br />
1998<br />
Luci della Grande Loggia Bianca. Michel Coquet, Ed. Amrita 1994<br />
Manuale pratico di Cromopuntura. Peter Mandel, Ed. Tecniche Nuove 2000<br />
Teoria dei colori. , J.W. Goethe, Ed. Il Saggiatore<br />
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INDICE<br />
Introduzione ..................................................................................... pag. 1<br />
Parte Prima<br />
Couseling – Origini - Sviluppi<br />
Prologo .................................................................................................. 5<br />
Storia del Counseling (R. May, C. Rogers) ............................................ 9<br />
Gli sviluppi del Counseling ..................................................................... 11<br />
Definizione di counseling ....................................................................... 12<br />
Personaggi e scuole di Psicologia (S. Freud, C.G.Jung) ....................... 13<br />
Psicosintesi ............................................................................................ 14<br />
Terapia della Gestalt .............................................................................. 15<br />
- Concetto del qui e ora .......................................................................... 16<br />
Abraham Maslow .................................................................................... 21<br />
Analisi transazionale .............................................................................. 25<br />
- Gli stati dell’io ....................................................................................... 25<br />
- Posizioni di vita .................................................................................... 26<br />
- Segni di riconoscimento ....................................................................... 26<br />
- Strutturazione del tempo ...................................................................... 27<br />
- Copione ................................................................................................ 28<br />
- Gioco Psicologico ................................................................................. 28<br />
Erich Fromm ........................................................................................... 29<br />
Programmazione Neuro Linguistica ...................................................... 31<br />
Uso strategico della Comunicazione umana .......................................... 34<br />
- Comunicazione efficace ...................................................................... 35<br />
- Comunicazione non verbale (CNV) ...................................................... 36<br />
- Le componenti della comunicazione .................................................... 38<br />
- Quando si comunica efficacemente ..................................................... 38<br />
La teoria dei Sistemi in Psicologia .......................................................... 40<br />
Fenomenologia ....................................................................................... 42<br />
Figura del Counselor Olistico ................................................................. 43<br />
Qualità del Counselor Olistico ................................................................ 45<br />
Meditazione ............................................................................................ 46<br />
Parte Seconda<br />
La <strong>visione</strong> del colore/Aura-Soma Color Care System<br />
Storia socio-culturale del colore ............................................................. 51<br />
Percezione del colore ............................................................................. 52<br />
La Fisica del colore ................................................................................ 53<br />
Neur<strong>of</strong>isiologia e colore .......................................................................... 55<br />
Il colore come trattamento ...................................................................... 57<br />
- Claudio Galeno .................................................................................... 58<br />
J. W. Goethe .......................................................................................... 59<br />
Psicologia e colore ................................................................................. 60<br />
- Le relazioni che intercorrono tra luce, colori e personalità ................... 60<br />
- Affettività e colore ................................................................................. 61<br />
- Il colore nelle fasi evolutive della psiche umana ................................... 63<br />
- C. G. Jung, il simbolismo del colore ..................................................... 64<br />
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Aura- Soma Color Care System ............................................................. 63<br />
Storia ...................................................................................................... 67<br />
Il Sistema Olistico Aura-Soma ................................................................ 68<br />
Anatomia Sottile dell’Aura-Soma ............................................................ 69<br />
Applicazione dei prodotti Aura-Soma ..................................................... 70<br />
Formazione del Counselor Aura-Soma .................................................. 72<br />
Consultazione ......................................................................................... 72<br />
- Qualità di consultazione ....................................................................... 73<br />
- Comunicazione e ascolto ..................................................................... 73<br />
Parte Terza<br />
Svolgimento e pratica<br />
Svolgimento di un incontro di Counseling .............................................. 77<br />
Studio del Caso:<br />
Ascolto della Storia e invito alla consapevolezza ................................... 79<br />
- Individuazione delle polarità e scelta della tecnica ............................... 80<br />
- Feed back ............................................................................................ 83<br />
Conduzione di un corso Aura-Soma con approccio olistico ................... 83<br />
- Feed back ............................................................................................ 84<br />
Conclusioni ............................................................................................. 87<br />
Bibliografia.............................................................................................. 89<br />
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