Premio Energheia Vol.9

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15.06.2013 Views

PASO DOBLE Menzione speciale Giuria nona edizione Premio Energheia Su un treno tutto è relativo, tutto è divenire. Guardi fuori, e la campagna scivola via, si scioglie in una macchia confusa di verde, marrone ed azzurro. Persino i viaggiatori cambiano, scendono, salgono, i loro volti si fondono in un unico Signor Nessuno che siede lì accanto a te ma in realtà non c’è se non sei tu ad invocarlo. Persone scelte a caso dal destino, e che si trovano sulla stessa barca (o sullo stesso treno) per forza, indipendentemente dalle loro volontà. Non sei mai stato bravo a cominciare una conversazione costruttiva con il viaggiatore che sobbalza impaziente lì di fronte, sorridendo ad un libro assurdo; stavolta, comunque, è differente; stavolta, il viaggiatore porta una terza abbondante di reggiseno e legge con entusiasmo l’ultimo libro di Benni. “Sa, lei mi ricorda un’amica dei tempi del liceo...” butti lì senza convinzione, annegando in un brivido freddo. Speri che lei non alzi lo sguardo. Forse non ha sentito. La sorte ha voluto così. Tu ci hai provato, in fondo. Non si può sfidare il destino. Ritenta, sarai più fortun... “Davvero?”, esclama lei. Annuisci come un idiota. Lei continua a leggere. Il sordido impiegato del catasto accanto a te che scruta Il sole 24 ore lancia un’occhiata maligna alla tua interlocutrice. Poverino: ci vuole silenzio, altrimenti non può concentrarsi, non riesce a leggere. Il fatto che abbia appena smesso di esaminare Il resto del Carlino la dice lunga sulle sue facoltà mentali. La musa di fronte a te ti sta osservando, aspetta che tu racconti uno dei tuoi fantastici anneddoti. “Prima superiore”, esordisci, annegando nei rosei ricordi scientifici. “In classe mia c’era questa ragazza perennemente sola, triste, silenziosa. Non aveva amiche e non conosceva nessuno: passava la pausa a studiare, in classe. Un giorno scor- 27

go l’ultimo cd dei Millencolin in una tasca del suo zaino. Da quel momento mi è stata subito simpatica, e col tempo siamo diventati grandi amici. La ragazza è rimasta nella mia scuola solo due anni, poi si è trasferita al liceo artistico. Non ho mai saputo molto di lei.” Tu concludi il tuo scarno racconto mentre l’impiegato del catasto scuote la testa e gira violentemente pagina. Lei sembra rapita dalle tue capacità narrative. Sorridi tronfio. “Come si chiamava questa ragazza?”, ti chiede infine, fissandoti con curiosità. Giada, occhi grandi e capelli neri, sorriso raro, l’insicurezza che trabocca da tutti i pori. Giada. “È mia sorella”, conclude lei senza un’espressione, tornando a Benni. L’impiegato del catasto tira su col naso, scuotendo pesantemente la testa. Disapprova. Ci sono tante cose che potresti dire, ma ti esibisci in un triste “Incredibile!” che non attira la sua attenzione. Sembra definitivamente persa nei meandri del libro. Tu taci. La superiorità del fato è lampante. “Stasera aprono una nuova birreria, a Bolzano. Tu sei di Bolzano, vero? Scommetto che ci sarà anche Giada. Nel caso tu volessi incontrarla”. L’impiegato del catasto pare allibito, incredulo. Vi guarda come se fosse vittima di Scherzi a parte. Il treno è un nonluogo. Guardi fuori dal finestrino. Alberi schizzano via veloci come pensieri. Ti viene una voglia irrefrenabile di bere una birra. Nella birreria l’atmosfera è quella di una cava di carbone. Fumo buio, rumore, caldo, sudore. La musica di sottofondo è una litania inutile. Ordini una Beck’s, ti siedi al bancone e guardi la porta. Dopo quattro ordinazioni e due giri della lancetta lunga, sei ancora lì. Nell’angolo, seduti ad un tavolo, due tizi rasati cominciano a discutere con civiltà ed eleganza dei massimi sistemi. Finisci l’ennesima birra, è tardi, decidi di alzarti e tornare a casa. Solo allora ti sfila davanti, leggera come un filo di fumo bianco, impacchettata dentro un vestito supermoderno. Bella. Sculetta via, apre il pesante portone in legno, sguscia fuori in men che non si dica. Scomparsa. La tua mente annebbiata dai fumi dell’alcol giunge alla conclusione dopo una decina di minuti. Te ne rimani imbambolato 28

go l’ultimo cd dei Millencolin in una tasca del suo zaino. Da<br />

quel momento mi è stata subito simpatica, e col tempo siamo<br />

diventati grandi amici. La ragazza è rimasta nella mia scuola<br />

solo due anni, poi si è trasferita al liceo artistico. Non ho mai<br />

saputo molto di lei.”<br />

Tu concludi il tuo scarno racconto mentre l’impiegato del<br />

catasto scuote la testa e gira violentemente pagina. Lei sembra<br />

rapita dalle tue capacità narrative. Sorridi tronfio.<br />

“Come si chiamava questa ragazza?”, ti chiede infine, fissandoti<br />

con curiosità.<br />

Giada, occhi grandi e capelli neri, sorriso raro, l’insicurezza<br />

che trabocca da tutti i pori. Giada.<br />

“È mia sorella”, conclude lei senza un’espressione, tornando<br />

a Benni.<br />

L’impiegato del catasto tira su col naso, scuotendo pesantemente<br />

la testa. Disapprova. Ci sono tante cose che potresti<br />

dire, ma ti esibisci in un triste “Incredibile!” che non attira la<br />

sua attenzione. Sembra definitivamente persa nei meandri del<br />

libro. Tu taci. La superiorità del fato è lampante.<br />

“Stasera aprono una nuova birreria, a Bolzano. Tu sei di<br />

Bolzano, vero? Scommetto che ci sarà anche Giada. Nel caso<br />

tu volessi incontrarla”.<br />

L’impiegato del catasto pare allibito, incredulo. Vi guarda<br />

come se fosse vittima di Scherzi a parte. Il treno è un nonluogo.<br />

Guardi fuori dal finestrino. Alberi schizzano via veloci<br />

come pensieri. Ti viene una voglia irrefrenabile di bere una<br />

birra.<br />

Nella birreria l’atmosfera è quella di una cava di carbone.<br />

Fumo buio, rumore, caldo, sudore. La musica di sottofondo è<br />

una litania inutile. Ordini una Beck’s, ti siedi al bancone e<br />

guardi la porta. Dopo quattro ordinazioni e due giri della lancetta<br />

lunga, sei ancora lì. Nell’angolo, seduti ad un tavolo,<br />

due tizi rasati cominciano a discutere con civiltà ed eleganza<br />

dei massimi sistemi. Finisci l’ennesima birra, è tardi, decidi<br />

di alzarti e tornare a casa. Solo allora ti sfila davanti, leggera<br />

come un filo di fumo bianco, impacchettata dentro un vestito<br />

supermoderno. Bella. Sculetta via, apre il pesante portone in<br />

legno, sguscia fuori in men che non si dica. Scomparsa. La<br />

tua mente annebbiata dai fumi dell’alcol giunge alla conclusione<br />

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