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Premio Energheia Vol.9

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senza la velocità nell’attraversarlo, Mutter R., so che lo pensi.<br />

Me l’hai insegnato, disgraziatamente, e ho fatto come hai<br />

sempre fatto tu: veloce, più veloce, su una motocicletta o coi<br />

soli piedi, coi soli pensieri, più veloce di tutti e di ogni cosa,<br />

sempre un passo, due passi avanti al resto. Sempre da sola.<br />

Ho fatto come ti ho vista fare, sui tuoi cavalli che mandavi al<br />

galoppo e che spingevi fino al limite, e non c’era modo di<br />

starti dietro, neanche con lo sguardo. Quando tornavi, ansimavi<br />

come l’animale che montavi, ed eri quasi bella, in un<br />

modo magnetico che non ho dimenticato mai. Li avrei uccisi<br />

tutti, quei tuoi cavalli che ti rendevano così impudente e distante<br />

da me. Con le mie mani, senza un’ombra di timore. Poi<br />

è arrivata la mia automobile, bianca come un angelo, e a quel<br />

punto niente aveva più un senso. Ero io ad andare veloce,<br />

fino ai limiti, fin dentro il cuore dello spazio, per sentirlo battere<br />

stupido sulla faccia quando abbassavo i finestrini. Eri tu<br />

a guardarmi allontanare, e non c’era maledetto cavallo che<br />

tenesse. Ti ricordi, Mutter R.?<br />

Continui a guardare fuori, fai come se non esistessi, come<br />

se non occupassi questo letto su cui mi avete sdraiato, e non<br />

avessi un corpo, per quanto magro da mettere disagio. Ho le<br />

ossa che quasi bucano la pelle. La pelle che quasi diventa<br />

trasparente. Hai timore di guardarmi, di poggiare gli occhi su<br />

di me per più di qualche secondo. Scivoli oltre, ti fermi ovunque,<br />

ovunque, anche sui miei fogli, e sulla mia grafia sconnessa<br />

che li riempie come un ricamo fitto e illeggibile: ovunque,<br />

anche sulla superficie silenziosa di questo piccolo lago<br />

che non ami perché non somiglia al tuo, perché non riflette<br />

gli stessi colori e gli stessi spazi larghi della tua valle: perché<br />

l’ho scelto per farne la mia casa, senza dirti una parola. Questo<br />

ti è risultato intollerabile. Senza dirti una parola, come è<br />

accaduto per tutte le altre scelte della mia vita, senza nessuna<br />

intenzione di condividerle con te, né di rendertene immediatamente<br />

partecipe. Comparirti davanti coi capelli tagliati corti,<br />

simulando una disinvoltura inesistente, mentre i tuoi occhi<br />

mi sfiorano appena e mi scavalcano con deliberata disattenzione,<br />

come se nulla fosse successo, nulla fosse cambiato.<br />

Scrivere per ore, senza mai abbandonare la presa delle dita<br />

sul pennino, le mani contratte dal dolore, le palpebre appesantite<br />

dalla stanchezza. Scrivere e trascurare le tue braccia, i<br />

tuoi rari sorrisi, e mai confessarti una parola, mai dedicartene<br />

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