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- 1 - Renzo Zagnoni La stoRia deLL'industRia deL feRRo neLLa ...

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confermata più avanti dallo stesso testo: nel derogare alla regola che impediva ai terreni po sti a meno<br />

di tre miglia dai confini di essere venduti, il vicele gato di Bologna addusse due ragioni: “attenta loci<br />

sterilitate et non satis felici successu fabrice ferri”; tale mancanza di suc cesso dell’iniziativa viene<br />

attribuita dallo stesso testo al fatto erano state più le spese di impianto che i guadagni della produzione.<br />

fu dunque lo scarso successo della fabbrica del ferro a spingere i suoi costruttori alla vendita.<br />

i fratelli butelli di treppio ed i fratelli nanni di Casio prose guirono comunque l’attività produttiva,<br />

ma non per lungo tempo. da una documentazione degli anni 1555-1560, che riguarda questa fer riera<br />

e quella del monachino, entrambe risultano infatti apparte nere alla famiglia toscana dei serristori a<br />

cui i nuovi proprie tari l’avevano evidentemente venduta in una data compresa fra il 1521 ed il 1555;<br />

la seconda ferriera, quella del monachino, era posta nel vicinissimo granducato di toscana, lungo lo<br />

stesso fiume, la Limentra Orientale, a qualche chilometro a monte delle Fabbriche di Stagno. A metà<br />

del Cinquecento le due vicine ferriere avevano da tempo abbandonato la lavorazione del ferro proveniente<br />

dalla miniera locale scoperta a metà del Quattrocento, che si era evidentemente rivelata di<br />

scarsa produttività; il materiale veniva infatti importato dall’elba, la vena elbana, trasportata a dorso<br />

di mulo dal porto di signa, attraverso la via di prato, la stessa strada che, come vedremo, avrebbero<br />

percorso il minerale di ferro o il ferro semilavorato anche nell’ottocento per giungere alle ferriere<br />

della montagna pistoiese e bolognese. in questo periodo alle fabbriche ed al monachino si producevano<br />

in particolare ver zelle e chioderie sotto la guida di un tale guasparri, mentre il conduttore era il<br />

bresciano giovanni antonio di benedetto 18 . anche in questo primissimo periodo le maestranze specializzate<br />

proveni vano da brescia o da bergamo, zone dove più antica era la tradi zione del battere il<br />

ferro: ancora nelle ferriere ottocentesche troveremo personale proveniente da quelle zone.<br />

Qualche informazione sulla ferriera delle fabbriche di stagno ci viene anche da un documento ecclesiastico,<br />

la visita pastorale che monsignor ascanio marchesini condusse in tutta la diocesi bolo gnese<br />

nel 1573. dalla relativa relazione apprendiamo che l’oratorio della Concezione, che in precedenza<br />

era stato costruito dai Volta, in quell’anno apparteneva “a certi patrizi fiorentini o pistoiesi dei Villani”<br />

e che lo stesso, pur non essendo consa crato, era un relligiosus locus “costruito per comodità di<br />

un certo palazzo ivi esistente, costruito nel passato dai signori della Volta, poi venduto ai predetti<br />

Villani” 19 . Le strutture edi lizie ed abitative che si erano sviluppate attorno alla ferriera dovevano<br />

dunque essere un complesso molto importante, se si era sentito la necessità di costruirvi anche un<br />

oratorio per comodità di chi ci abitava e ci lavorava; l’informazione sembra confermata anche dall’uso<br />

del termine palatium con cui il visitatore definì la casa dei Volta.<br />

per questi stessi secoli XV e XVi arturo palmieri, in un suo scritto del 1910, ci informa anche dell’esistenza<br />

in montagna di un consistente numero di fabbri 20 . fra questi, anche nei secoli seguenti, ebbero<br />

particolare importanza gli acquafresca di bargi che si specializzarono nella produzione di armi di<br />

fattura arti gianale ed artistica 21 .<br />

1.3. <strong>La</strong> ferriera di Castiglione dei pepoli fra Cinque e seicento<br />

18 Vedi D. Toccafondi, <strong>La</strong> ferriera del Granduca: la fabbrica del Monachino “Per<br />

l’introduzione dell’arte de’ corsaletti” (1590-1625), in “L’acqua e il fuoco”, pp. 59-76, a p. 65.<br />

19 “Quod pertinet ad patricios quosdam Florentinos seu Pistoirien ses de Villanis (...)<br />

sed est relligiosus locus ad comoditatem cuiusdam Palatii ibidem existentis olim a Dominis de Volta<br />

Bono niensi facti et predictis Villanis venditi, fabricatus”, in AAB, Visite pastorali, vol. 8, c. 629v.<br />

20 A. Palmieri, I lavoratori del contado bolognese durante le Si gnorie, in “Atti e memorie<br />

della Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna”, s. III, vol. XXVIII, 1909-10, pp. 18-<br />

78.<br />

21 Cfr. G.B. Comelli, Di un celebre armaiuolo della montagna bolo gnese, in “Atti e<br />

memorie della Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna”, s. III, vol. XI, 1892-93,<br />

pp. 29-38 e L.G. Boccia, Gli Acquafresca di Bargi, in “Physis. Rivista inter nazionale di storia della<br />

scienza”, IX, 1967, pp. 91-160.<br />

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