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- 1 - Renzo Zagnoni La stoRia deLL'industRia deL feRRo neLLa ...

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Preliminari di contratto tra la Mangona ed A. Ferrari e V. Cicali per la futura gestione dell’impiego di capo<br />

chiodaiolo a Pistoia 131 . in ogni modo nell’anno 1851 i ferrari venivano considerati dall’opinione pubblica<br />

imprenditori del ferro ben avviati nel pistoiese e messi allo stesso livello dei Vivarelli-Colonna,<br />

come documenta una pubblicazione di quell’anno relativa alle manifatture della città toscana: Né<br />

possiamo passare sotto silenzio le ferriere del Fenzi, dei Vivarelli Colonna, e dei Ferrari, che con immensa utilità<br />

del commercio, e col nobile scopo di somministrare lavoro al paese, agiscono continuamente, tirandosi quivi<br />

quadrelli e fili di ferro, vanghe e badili 132 .<br />

Il Filippo Ferrari dunque che alla fine dell’Ottocento avrebbe acquistato la ferriera dei Calvi a Corvella<br />

era quasi sicuramente un discendente diretto dei fratelli filippo e angelo ferrari livellari, nella<br />

prima metà dell’ottocento, della ferriera del malconsiglio 133 : l’omonimia fra due di questi personaggi<br />

farebbe anche ipotizzare che il secondo fosse il nipote del primo.<br />

<strong>La</strong> politica di acquisizione di impianti del ferro nella montagna bolognese da parte di filippo ferrari<br />

nell’ultimo ventennio dell’Ottocento non si limitò alla ferriera Calvi: come abbiamo visto egli acquisì<br />

anche la proprietà della ferriera della Venturina dei Vivarelli-Colonna, dove lo troviamo attivo nel<br />

1883 134 . entrambi gli acquisti si inseriscono dunque nella strategia di questo imprenditore, una strategia<br />

che gli consentì di entrare in possesso di due dei più importanti impianti della montagna bolognese.<br />

ancora una volta un toscano, proprietario di impianti nel pistoiese, si inserisce nell’industria<br />

del ferro nella montagna bolognese.<br />

I Ferrari possedevano l’impianto ex Calvi ancora nel 1911, quando della proprietà si interessava il<br />

capitano Carlo Rimini, curatore degli interessi delle sorelle ferrari, ed in particolare della moglie<br />

Olga, evidentemente erede e probabilmente figlia, del Filippo che abbiamo già incontrato. <strong>La</strong> fonte<br />

che ci informa di ciò ci fa anche sapere che non erano mai stati i proprietari ferrari-Rimini a gestire<br />

direttamente i due impianti di silla e della Venturina, poiché da molto tempo essi avevano dato in<br />

affitto la ferriera ex Calvi a due fratelli che il Rimini in quell’anno così definisce: i signori Gaudenzio e<br />

Francesco Chelotti, affittuari da lunghi anni della nostra ferriera 135 .<br />

ed ecco un nuovo cognome nella storia dell’industria in montagna, un’altra famiglia toscana entra in<br />

scena nell’industria del ferro: i garfagnini Chelotti. Dal tenore della dichiarazione di Carlo Rimini sopra<br />

ricordata, ci sembra probabile che costoro si fossero trasferiti nella ferriera ex Calvi nel momento<br />

stesso della sua acquisizione da parte di filippo ferrari che, come abbiamo visto, era avvenuta in un<br />

momento compreso fra il 1884 ed il 1893. Ciò parrebbe confermato dal fatto che eugenio Chelotti,<br />

fratello di Gaudenzio e zio di Francesco, è documentato come maestro di ferriera alla Venturina fin<br />

dal 1876, quando la stessa apparteneva ancora ai Vivarelli-Colonna 136 . evidentemente eugenio Chelotti,<br />

chiamato dai Viverelli-Colonna, si era trasferito alla Venturina ed aveva cominciato a lavorare<br />

nella ferriera; vi era poi rimasto anche dopo il passaggio della stessa a filippo ferrari ed in seguito<br />

aveva chiamato a lavorare con lui sia il fratello Gaudenzio sia il figlio Francesco, che troviamo en-<br />

131 A. Quattrucci, <strong>La</strong> Magona del ferro, gestione aziendale e provvidenze sociali<br />

nell’evoluzione delle fabbriche del Granducato di Toscana, Napoli 1994, p. 173, che cita un documento<br />

dell’Archivio di Stato di Firenze, Magona, Appendice II, sg. E, anni 1794-95, 1801-1803.<br />

132 G. Maestripieri, Rapporto dell’esposizione di belle Arti e Manifatture nelle stanze<br />

dell’Accademia di Scienze, Lettere ed Arti dal 22 a tutto il 31 luglio 1851, Pistoia 1851, p. 17, citato<br />

da Le officine Michelucci e l’industria artistica e del ferro in Toscana (1834-1918), Pistoia 1980, p.<br />

163.<br />

133 Su questi argomenti cfr. anche L’industria del ferro nel territorio pistoiese. Impianti,<br />

strumenti e tecniche di lavorazione dal Cinquecento al Novecento, a cura di R. Breschi, A. Mancini,<br />

M.T. Tosi, Prato 1983, p. 39, che cita il lavoro del Mori. Ringrazio gli amici pistoiesi Alberto Cipriani<br />

e Andrea Ottanelli per le utili indicazioni bibliografiche che mi hanno fornito.<br />

134 Statistica industriale, 1887, p. 16.<br />

135 <strong>La</strong> documentazione è in ASB, Genio civile, busta 738.<br />

136 Archivio Parrocchiale delle Capanne, cart. Libri d’amministrazione e stati d’anime,<br />

Stati d’anime, vol. 1876.<br />

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